MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...
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colle, cioè, allegoricamente, dalla vita attiva alla vita contemplativa<br />
(Ulisse. Ricerche semantiche sulla D.C. I, 17-23, Firenze, 1966), interpretando<br />
il verso nel senso secondo cui questo passaggio è inagibile ai<br />
viventi, gravati dal peso del corpo: ipotesi limitata però nei suoi presupposti<br />
dall’improbabile significato assegnato a “passo”, che inficerebbe<br />
l’efficacia della similitu<strong>di</strong>ne precedente. Altri vedono in “viva” un pre<strong>di</strong>cativo<br />
dell’oggetto, leggendo “(passo) che non lasciò (spiritualmente)<br />
vivo nessuno”: nella sua semplicità, mi sembra l’ipotesi più accettabile,<br />
se pensiamo che lo stesso Dante, nel passo-selva, stava per perdere la<br />
vita (spirituale: “tant’è amara che poco è più morte”).<br />
vv. 28-60: Ormai ritenendosi al sicuro, Dante intraprende la via del colle,<br />
ma imme<strong>di</strong>atamente è bloccato da una lonza; superato questo ostacolo<br />
grazie al sollievo che gli offrono l’alba e la stagione primaverile, il<br />
Poeta deve affrontare un feroce leone e, subito dopo, una vorace lupa:<br />
la situazione sembra irrime<strong>di</strong>abile.<br />
v. 28: corpo lasso: recentemente la Risset (Dante scrittore, trad. <strong>di</strong> M. Galletti,<br />
Milano, 1984) ha definito la Divina Comme<strong>di</strong>a “epopea del corpo<br />
<strong>di</strong> Dante”: infatti il Poeta fa spesso riferimento alla propria corporeità, a<br />
<strong>di</strong>fferenza degli altri racconti me<strong>di</strong>oevali <strong>di</strong> viaggi compiuti nell’al<strong>di</strong>là,<br />
che narrano sempre esperienze extracorporee (cfr. n. al verso 1).<br />
v. 29: piaggia: dal latino me<strong>di</strong>oevale plagia = leggera salita.<br />
deserta: alcuni autori si soffermano sul pessimismo <strong>di</strong> Dante, che ritiene<br />
assai infrequenti le conversioni dal male al bene, cioè il cammino dalla<br />
selva al colle; altri hanno sottolineato come il senso <strong>di</strong> vuoto interiore e<br />
<strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne che il peccato ha provocato nel Poeta si materializzino<br />
nella desolazione della “piaggia”. Pur tenendo fermo il valore <strong>di</strong> queste<br />
letture, mi sembra da evidenziare anche la valenza positiva della solitu<strong>di</strong>ne<br />
in quanto momento <strong>di</strong> raccoglimento interiore, <strong>di</strong> preparazione ad<br />
un evento rituale-drammatico quale sarà, tra breve, l’apparizione e la<br />
messa in fuga delle tre fiere; analogamente in Purgatorio l’azione liturgica<br />
sarà sempre accompagnata dalla tendenza all’isolamento ed al<br />
silenzio.<br />
v. 30: ‘l piè fermo: dal punto <strong>di</strong> vista letterale, è chiaro il movimento ascensionale<br />
compiuto dal Poeta, mentre meno limpida si presenta l’interpre-<br />
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