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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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In altre occasioni ancora Dante si troverà a guardare in alto, come<br />

vedremo: nel Purgatorio, proprio ai pie<strong>di</strong> del ripi<strong>di</strong>ssimo monte, quasi<br />

cercando un’ispirazione per risolvere il problema dell’ascensione,<br />

ostico allo stesso Virgilio-Ragione; nel Para<strong>di</strong>so, per ringraziare i beati<br />

o per porre loro questioni teologiche.<br />

Da ricordare, infine, il modello scritturale, in questo caso il Salmo<br />

122,1: “Alzai i miei occhi verso il monte da dove arriverà il mio aiuto”.<br />

v. 17: vestite: cfr. Aen. VI, 640: “largior hic campos aether et lumine vestit”.<br />

pianeta: da uomo del suo tempo, Dante seguiva il modello astronomico<br />

elaborato da Tolomeo sulla scorta <strong>di</strong> Aristotele, secondo cui il sole rappresentava<br />

il quarto pianeta del sistema; anche la chiarissima simbologia<br />

del sole-Dio appartiene inequivocabilmente al mondo me<strong>di</strong>oevale,<br />

benché se ne possano rintracciare le lontane ascendenze nell’antichità<br />

orientale. Tuttavia è solo nel Me<strong>di</strong>oevo che l’immagine solare <strong>di</strong> Dio<br />

<strong>di</strong>venta “letteraria”, così da costituire un τóπος della scrittura mistica e<br />

francescana; lo stesso Dante si <strong>di</strong>ffonde sull’argomento in Cv III, XII,<br />

7: “Nullo sensibile in tutto lo mondo è più degno <strong>di</strong> farsi essemplo <strong>di</strong><br />

Dio che ‘l sole; lo quale <strong>di</strong> sensibile luce sé prima e poi tutte le corpora<br />

celestiali e le elementali allumina; ...”<br />

v. 18: altrui: Dante è decisamente uscito dallo stato <strong>di</strong> torpore che lo aveva<br />

obnubilato al punto <strong>di</strong> farlo “ritrovare” nella selva: ormai il suo<br />

sguardo, cui era stata data la possibilità <strong>di</strong> scorgere il “colle”, è talmente<br />

limpido da poter constatare, come una volta, la portata vastissima dell’amore<br />

<strong>di</strong> Dio. In “altrui” sembra <strong>di</strong> sentire, allo stesso tempo, un moto<br />

<strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne da parte <strong>di</strong> Dante-umanità, una consapevolezza dell’attuale<br />

stato <strong>di</strong> indegnità <strong>di</strong> Dante-peccatore, un senso <strong>di</strong> sollievo, da<br />

parte del Dante-trascrittore, per essere ormai anch’egli parte del gruppo<br />

degli “altrui”.<br />

calle: (= strada); il termine, d’uso comune nella Firenze <strong>di</strong> Dante, rimane al<br />

giorno d’oggi nello spagnolo e nel <strong>di</strong>aletto veneziano.<br />

v. 20: lago del cor: cavità interna dove la me<strong>di</strong>cina me<strong>di</strong>oevale poneva la<br />

<strong>di</strong>mora degli spiriti vitali (E. Colonna, Il reggimento de’ principi, I, III,<br />

9: “In avendo paura... il sangue si muove delle membra <strong>di</strong> fuore e torna<br />

a quelle dentro, donde l’uomo <strong>di</strong>venta pallido”); presto <strong>di</strong>venne,<br />

seguendo la sorte <strong>di</strong> molti fenomeni naturali, τóπος stilnovistico: lo<br />

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