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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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fiere, anche se va osservato che Dante si imbatterà in esse fuori dalla<br />

selva, ciò che non collima con lo stato in quel luogo espresso da “v’”.<br />

Propendere per un significato più ampio <strong>di</strong> “ben”, come presa <strong>di</strong> coscienza,<br />

momento esperienziale, implica invece comprendere nelle “tre<br />

cose” tutto ciò che accade e che si mostra a Dante sino all’apparizione<br />

<strong>di</strong> Virgilio. Da segnalare, a margine, la lezione “alte”, <strong>di</strong> pregnanza<br />

semantica e poetica <strong>di</strong> gran lunga inferiore ad “altre”, qui accolta.<br />

vv. 10-27: Dante cerca <strong>di</strong> darsi una spiegazione razionale <strong>di</strong> quanto è successo<br />

e, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> uscire da quella situazione angosciosa, confortato<br />

dal giorno nascente e dalla vista rassicurante <strong>di</strong> un colle illuminato dal<br />

sole; tuttavia perdura nel suo animo come una sensazione negativa, che<br />

prefigura quanto sta per accadergli.<br />

v. 10: io...io: nello stesso verso, Dante passa con <strong>di</strong>sinvoltura dall’io narrante<br />

all’io personaggio, dando luogo così ad una <strong>di</strong>alettica che, accompagnando<br />

tutta la lettura, non consentirà mai <strong>di</strong> sentire il viaggio come<br />

semplice visione, ma lo manifesterà sempre nel suo pieno fieri.<br />

v. 11: sonno: ancora un termine fisico applicato alla sfera morale: il sonno<br />

(ve<strong>di</strong> Intr. al I canto) qui evocato dal Poeta è, infatti, quello indotto dal<br />

peccato, quella caduta <strong>di</strong> tensione che spesso, più ancora della volontà<br />

del male, provoca l’inavvertito scivolamento nel peccato. Anche in<br />

questo caso Dante si appoggiava saldamente ad una vetusta tra<strong>di</strong>zione<br />

allegorica, <strong>di</strong> cui si scorgono chiaramente i precedenti: San Paolo,<br />

Lettera ai Romani, 13,11; S. Agostino, Enarratio in Psalmos, LXII,<br />

4 (“Somnum animae est oblivisci Deum”); Boezio, De consolatione<br />

philosophiae, I, 2 (“...lethargum patitur, communem illusarum mentium<br />

morbum”); B. Latini, Trésor, II, 39 (“Il savio, che opera secondo sua<br />

scienza, è simile a colui che veglia; e quegli, che non opera secondo sua<br />

scienza, è simile a colui che dorme, e all’ubriaco”); S. Tommaso,<br />

Summa theologica, I, 84,8 (“Nel sonno non si può avere perfetto il<br />

giu<strong>di</strong>zio della ragione”).<br />

Alcuni, basandosi sul senso letterale del termine “sonno”, hanno inferito<br />

che Dante voglia presentare il suo viaggio come una visione mistica:<br />

ma ciò contrad<strong>di</strong>ce con forza al continuo, quasi insistentemente puntiglioso,<br />

richiamarsi del Poeta al corpo come elemento materiale (cfr. n.<br />

al verso 28).<br />

– 107 –

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