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Anno LIX - N. 9 - 15 maggio 2011 - Rivista quindicinale - kn 14,00 - EUR 1,89 - Spedizione in abbonamento postale a tariffa intera - Tassa pagata ISSN-0475-6401<br />

<strong>Panorama</strong><br />

www.edit.hr/panorama<br />

Le testate minoritarie<br />

vittime del mercato


La casita simbolo istriano<br />

P er tutto maggio le casite istriane situate nei pressi di Santa Fosca<br />

possono venir visitate da coloro che vogliono conoscere<br />

direttamente le tradizioni della campagna. Solo sul territorio di<br />

Dignano si calcola ce ne siano 1300, mentre in tutta la regione arrivano<br />

a circa 2500. Da sei anni a questa parte, grazie ad un progetto<br />

voluto dalla Municipalità di Dignano, sono state ricostruite<br />

o rinnovate oltre cinquanta di queste costruzioni che un tempo<br />

servivano ai contadini per custodire gli arnesi ma anche per ripararsi<br />

dalla pioggia o dal sole. Il progetto, denominato “La mia casita”<br />

è stato riconosciuto anche dall’Ue, che ha partecipato finanziariamente<br />

al restauro di queste pittoresche costruzioni. Ogni venerdì<br />

e sabato con un apposito trenino, che parte dinanzi alla chiesa<br />

di Santa Fosca, si entra nel fitto del bosco e si raggiunge il sito<br />

“le tre casite” dove si sta lavorando nel recupero di una di queste,<br />

poi si continua verso la chiesa di San Michele di Bagnole e quindi<br />

si raggiunge il sito “le due casite” dove si lavora alacremente per<br />

il restauro di ambedue. Il giro, gratis, dura circa un’ora e mezza.<br />

Al recupero delle casite possono partecipare tutti coloro che vogliono<br />

conoscere questa tecnica di costruzione con lastre in pietra<br />

senza l’ausilio di terra né tantomeno di cemento.<br />

(testo e foto di Ardea Velikonja)<br />

2 <strong>Panorama</strong>


di Mario Simonovich<br />

Le prime avvisaglie vengono dal<br />

mercato della corrente elettrica<br />

che, nel momento in cui leggete<br />

queste righe, viene importata per il<br />

40 per cento, ammettono le fonti ufficiali,<br />

oltre il 45, sostengono i soliti<br />

“addetti ai lavori”. Che il fornitore<br />

sia la Serbia poco importa, il prezzo<br />

è europeo: 60 euro per Megawattora,<br />

ossia dieci in più di quanto costava<br />

all’inizio della primavera. Fatto un<br />

rapido calcolo, l’aumento è di un impressionante<br />

20 p.c. dovuto, si dice,<br />

agli effetti sia fisici che psicologici<br />

della catastrofe della centrale giapponese<br />

di Fukushima e “supportato” dal<br />

prezzo del greggio, pure in queste settimane<br />

in fase ascendente. Anche se<br />

per un momento si trascurano le cause<br />

in tutti i loro non pochi meandri,<br />

a chiunque capisca un poco di tariffe,<br />

prezzi e ricavi, è più che evidente<br />

che anche un’economia avanzata<br />

come quelle occidentali avrebbe non<br />

poche difficoltà a “digerire” un tale<br />

peso sullo stomaco. Per una debilitata<br />

come quella croata, l’onere è tale da<br />

poterle imprimere un moto oscillatorio<br />

di ampiezza tale da non poter più<br />

assumere la posizione precedente. Da<br />

notare poi che non siamo ancora alle<br />

calure agostane, quando entreranno<br />

in funzione migliaia di condizionatori,<br />

fra l’altro in larga percentuale messi<br />

in funzione per rendere l’estate più<br />

godibile alle decine di migliaia di turisti<br />

per la cui presenza ci stiamo votando<br />

a tutti i santi ad ogni giorno che<br />

passa.<br />

Non basta: alle preoccupazioni<br />

derivanti dal settore energetico si assommano<br />

quelle già presenti che si<br />

stanno pericolosamente profilando in<br />

campo alimentare. Le statistiche ufficiali<br />

dicono che in Croazia, dall’inizio<br />

di gennaio a tutto marzo, ai generi<br />

alimentari è stato impresso un balzo<br />

del 4,5 p.c. Ora, posto che le stesse<br />

statistiche ci assicurano che per mangiare<br />

e bere spendiamo in media un<br />

terzo delle nostre paghe, ne deriva<br />

che solo per far fronte a questa voce<br />

chi ha una paga media è costretto a<br />

In primo piano<br />

L’economia delle famiglie destinata a peggiorare nei mesi a venire<br />

Prezzi: inevitabile l’impennata<br />

sborsare ogni mese quasi un centinaio<br />

di kune in più, il che porta il totale<br />

della spesa alimentare vicinissimo<br />

alle duemila kune. Inutile dire che a<br />

questo punto gran parte delle famiglie<br />

dovrà pensare a un serio taglio<br />

alle altre voci di spesa, fra cui, fuor<br />

d’ironia, il cosiddetto voluttuario. Il<br />

rincaro, puntualizzano gli esperti, è<br />

ascrivibile solo in una parte trascurabile<br />

alle spese dell’energia. Causa<br />

prima è invece il processo di manipolazione<br />

che negli ultimi mesi è stato<br />

particolarmente sentito nell’ambito<br />

delle maggiori borse alimentari<br />

mondiali. A risentirne in particolare<br />

è stato lo zucchero. Abbiamo visto<br />

tutti che, dopo essere stato offerto<br />

per mesi dalle grosse catene alimentari<br />

ad un prezzo che non toccava le<br />

sei kune per chilo, da qualche tempo<br />

il prodotto è irreperibile a meno di<br />

sette, talvolta sette e mezzo. Perché?<br />

Perché la speculazione ha elevato il<br />

suo prezzo all’ingresso sui mercati<br />

mondiali da 600 a 850 dollari. Neanche<br />

a dire che del rincaro i produttori<br />

- e si sa che in genere sono paesi<br />

economicamente deboli e quindi relativamente<br />

poveri - non hanno avuto<br />

neppure le briciole.<br />

Anche gli agricoltori croati s’impegnano<br />

a trarre tutto l’utile possibile<br />

dalla situazione. Per il grano di<br />

quest’anno - hanno già fatto sapere -<br />

chiederanno non meno di 2,40 kune,<br />

ossia, va precisato, il doppio di<br />

quanto aveva offerto il governo l’anno<br />

passato. Saranno anche richieste<br />

giustificate, va però notato che alle<br />

borse alimentari tedesche a tutt’oggi<br />

la farina (si badi: non grano) viene<br />

offerta a non più di 2,20 kune. Domanda:<br />

cederanno coloro che producono<br />

il grano o chi è costretto ogni<br />

giorno a comprare il pane? Non è<br />

difficile capire chi si trovi in una posizione<br />

più sguarnita.<br />

Infine la ciliegina sulla torta: la<br />

perdita del potere d’acquisto nei<br />

mesi a venire è scontata, anche perché<br />

taluni datori di lavoro si preparano<br />

pure a tagli nominali delle paghe.<br />

Aggiungiamoci il caroprezzi e<br />

siamo a posto.●<br />

Costume<br />

e scostume<br />

A Letica<br />

un Papa italiano<br />

non piace proprio<br />

Slaven Letica, enfant terrible<br />

della scena politico-scientifico-sociale<br />

della Croazia, ha<br />

colpito di nuovo. Identico lo<br />

scenario: la vivace trasmissione<br />

“Quinto giorno” in onda al venerdì<br />

in seconda serata sul primo<br />

programma della TV croata;<br />

identica la tesi: l’idiosincrasia<br />

nei confronti degli italiani.<br />

Il dibattito, a cui l’esimio regolarmente<br />

partecipa a scadenza<br />

settimanale per confrontarsi<br />

con altri tre nomi di spicco<br />

della vita culturale croata, è<br />

partito, stavolta, data l’attualità,<br />

dal caso Osama (che gli ha<br />

anche procurato uno scivolone<br />

in quanto ha affibbiato questo<br />

nome anche al presidente Usa).<br />

Si è parlato quindi della maxicorruzione<br />

in cui sono rimaste<br />

invischiate alcune decine di<br />

doganieri, per approdare infine<br />

alla prossima imminente visita<br />

del Papa in Croazia in merito a<br />

cui il quartetto si è dichiarato<br />

all’unanimità favorevole. Letica<br />

però ha voluto allargare il<br />

discorso alla canonizzazione di<br />

Stepinac, per lui più importante<br />

del riconoscimento dell’indipendenza<br />

croata. Infine, tratteggiando<br />

la figura del Papa, se<br />

ne è dichiarato entusiata, aggiungendo<br />

che comunque gli<br />

andrebbe bene un pontefice di<br />

qualsivoglia nazionalità purché<br />

non sia italiano, perché questi<br />

“sono come la fabbrica tabacchi<br />

di Rovigno: fino a ieri<br />

hanno monopolizzato il papato”.<br />

Che dire? Nulla. L’autore<br />

di un’affermazione del genere<br />

si qualifica da solo.<br />

<strong>Panorama</strong> 3


<strong>Panorama</strong><br />

www.edit.hr/panorama<br />

Ente giornalistico-editoriale<br />

EDIT<br />

Rijeka - Fiume<br />

Direttore<br />

Silvio Forza<br />

PANORAMA<br />

Redattore capo responsabile<br />

Mario Simonovich<br />

caporedattore-panorama@edit.hr<br />

Progetto grafico - tecnico<br />

Daria Vlahov-Horvat<br />

Redattore grafico - tecnico<br />

Annamaria Picco<br />

Collegio redazionale<br />

Bruno Bontempo, Nerea Bulva,<br />

Diana Pirjavec Rameša, Mario<br />

Simonovich, Ardea Velikonja<br />

REDAZIONE<br />

panorama@edit.hr<br />

Via re Zvonimir 20a Rijeka - Fiume, Tel.<br />

051/228-789. Telefax: 051/672-128, direttore:<br />

tel. 672-153. Diffusione: tel. 228-766<br />

e pubblicità: tel. 672-146<br />

ISSN 0475-6401 <strong>Panorama</strong> (Rijeka)<br />

ISSN 1334-4692 <strong>Panorama</strong> (Online)<br />

ABBONAMENTI: Tel. 228-782. Croazia:<br />

an nuale (24 numeri) kn 300,00 (IVA inclusa);<br />

semestrale (12 numeri) kn 150,00 (IVA inclusa);<br />

una copia kn 14,00 (IVA inclusa). Slovenia:<br />

annuale (24 numeri) euro 62,59 - semestrale<br />

(12 numeri) euro 31,30 - una copia euro 1,89.<br />

Italia: annuale (24 numeri) euro 70,00 una<br />

copia: euro 1,89.<br />

VERSAMENTI: per la Croazia sul cc.<br />

2340009-1117016175 PBZ Riadria banka d.d.<br />

Rijeka. Per la Slovenia: Erste Steiermärkische<br />

Bank d.d. Rijeka 7001-3337421/EDIT SWIFT:<br />

ESBCHR22. Per l’Italia - EDIT Rijeka<br />

3337421- presso PBZ 70000 - 183044 SWIFT:<br />

PBZGHR2X.<br />

Numeri arretrati a prezzo raddoppiato<br />

INSERZIONI: Croazia - retrocopertina<br />

1.250,00 kn; retrocopertina interna 700,00 kn;<br />

pagine interne 550,00 kn; Slovenia e Italia<br />

retrocopertina 250,00 euro; retrocopertina interna<br />

150.00 euro; pagine interne 120,00 euro.<br />

PANORAMA esce con il concorso finanziario<br />

della Repubblica di Croazia e della<br />

Repubblica di Slovenia e viene parzialmente<br />

distribuita in convenzione con il<br />

sostegno del Governo italiano nell’ambito<br />

della collaborazione tra Unione Italiana<br />

(Fiume-Capodistria) e l’Università<br />

Popolare (Trieste)<br />

EDIT - Fiume, via Re Zvonimir 20a<br />

edit@edit.hr<br />

La distribuzione nelle scuole italiane di Croazia<br />

e Slovenia e nei Dipartimenti di italianistica<br />

delle Università di Croazia e Slovenia avviene<br />

all’interno del progetto “L’<strong>Edit</strong> nelle scuole II”<br />

sostenuto dall’Unione Italiana (Fiume- Capodistria)<br />

e finanziato dal Governo italiano (ai sensi<br />

della Legge 296/2006, Art. 1322, Convenzione<br />

MAE-UI N° 2840 del 29 ottobre 2008, Contratto<br />

N° 104 del 3 settembre 2009).<br />

Consiglio di amministrazione: Roberto Battelli<br />

(presidente), Fabrizio Radin (vicepresidente),<br />

Agnese Superina, Franco Palma, Ilaria Rocchi,<br />

Marianna Jelicich Buić, Livia Kinkela.<br />

4 <strong>Panorama</strong><br />

<strong>Panorama</strong> testi<br />

N. 9 - 15 maggio 2011<br />

Sommario<br />

IN PRIMO PIANO<br />

L’economia delle famiglie destinata a<br />

peggiorare nei mesi a venire<br />

PREZZI: INEVITABILE<br />

L’IMPENNATA .............................. 3<br />

di Mario Simonovich<br />

ATTUALITÀ<br />

Aleksandar Tolnauer, presidente del<br />

Consiglio per le minoranze nazionali<br />

LE TESTATE MINORITARIE<br />

VITTIME DEL MERCATO............. 6<br />

Delegazione dell’OSCE guidata da<br />

Riccardo Migliorini in visita a Fiume<br />

TUTELA DELLA CNI<br />

E INTEGRAZIONI EUROPEE....... 9<br />

di Diana Pirjavec Rameša<br />

Ampie speranze dall’incontro fra<br />

D’Alema ed i vertici della minoranza<br />

TUTELA PERMANENTE:<br />

UN PUNTO FERMO .................... 10<br />

ISTRIA NOBILISSIMA<br />

VINCITORI E SEGNALATI......... 12<br />

150 ANNI DELL’UNITÀ D’ITALIA<br />

Significativo il contributo di queste<br />

terre al processo pervenuto a un punto<br />

essenziale un secolo e mezzo fa (5)<br />

BERNARDO BENUSSI E LA<br />

STORIOGRAFIA ISTRIANA.........16<br />

di Fulvio Salimbeni<br />

SOCIETÀ<br />

Il premio Langer alla memoria di una<br />

donna dalla forza incrollabile<br />

ELANE PRINTEMPS, LO SPIRITO<br />

BUONO DI HAITI......................... 18<br />

di Marino Vocci<br />

RIFLESSIONI IN CORNICE<br />

STATO DI DIRITTO.<br />

CHE ROBA È?............................... 19<br />

di Luca Dessardo<br />

TEATRO<br />

Fiume, ennesimo successo per il “Festival<br />

internazionale delle piccole scene”<br />

DESTABILIZZARE<br />

LE BUONE COSCIENZE.............20<br />

di Bruno Bontempo<br />

CINEMA<br />

”Aftershock”, del cinese Xiaogang<br />

Feng, il vincitore di un Far East Film<br />

Festival piuttosto atipico<br />

QUANDO LA MADRE DECIDE<br />

QUALE FIGLIO SALVARE.......... 22<br />

di Massimiliano Deliso<br />

CINEMA E DINTORNI<br />

In “Habemus Papam” di Nanni Moretti<br />

un aspetto del disagio essenziale che<br />

pervade la nostra epoca<br />

FUMATA BIANCA, MA L’ELETTO<br />

NON ACCETTA. PERCHÉ?.......... 26<br />

di Gianfranco Sodomaco<br />

ARTE<br />

La cittadina vive in permanenza una<br />

stagione artistica molto intensa<br />

CASTUA, IN UN GIORNO<br />

14 MOSTRE.................................... 24<br />

di Erna Toncinich<br />

REPORTAGE<br />

Festival delle erbe officinali di Chersano<br />

UN TÈ ALLA MENTA AL GIORNO... 28<br />

di Ardea Velikonja<br />

LETTURE ISTRIA NOBILISSIMA<br />

”IL GIARDINO NUDO”................ 34<br />

di Ester Barlessi<br />

ITALIANI NEL MONDO<br />

PROSSIMAMENTE UN<br />

CONVEGNO FRA TESTATE....... 38<br />

a cura di Ardea Velikonja<br />

MADE IN ITALY<br />

IL TURISMO COME VOLANO<br />

DI SVILUPPO.................................40<br />

a cura di Ardea Velikonja<br />

RICERCHE<br />

Che cosa ci dicono i cognomi usati in<br />

Istria, Quarnero, Dalmazia e Trieste (17)<br />

ANTONIAZZO, ANTICHI<br />

NOBILI DI CHERSO..................... 42<br />

di Marino Bonifacio<br />

MUSICA<br />

Mai successo per un’opera lirica in 233 anni<br />

SUSANNA MÄLKKI, PRIMO DIRET-<br />

TORE DONNA ALLA SCALA......... 44<br />

MATOŠEVIĆ: GLI ORCHESTRALI TI<br />

VALUTANO IN POCHI MINUTI... 45<br />

a cura di Bruno Bontempo<br />

SPORT<br />

Barcelona-Manchester Utd, finale di<br />

Campions League<br />

ALLIEVO BRAVO, MA MAESTRO<br />

NON ANCORA IN PENSIONE... 46<br />

MILAN-ALLEGRI: BUONA<br />

LA PRIMA, SUBITO VINCENTI... 47<br />

Di Maggio-Monroe come Longoria-Parker<br />

NOZZE A TEMPO CON I CAMPIONI...48<br />

a cura di Bruno Bontempo<br />

IN COPERTINA: una casita nei pressi di Dignano (foto di Ardea Velikonja)


Il 5 maggio ricorre la<br />

Giornata della Città di<br />

Pola e ogni anno nel corso<br />

dell’assemblea solenne<br />

vengono premiati cittadini<br />

ed enti che si sono distinti<br />

nel loro lavoro o nella loro<br />

lunga carriera. I laureati di<br />

quest’anno sono stati Zoran<br />

Todorović-Todor, per<br />

il suo impegno umanitario,<br />

Davor Komar, presidente<br />

della Società distrofici, il<br />

S ono<br />

Alzata di scudi del deputato al<br />

seggio specifico del Parlamento<br />

sloveno Roberto Battelli (nella<br />

foto) in merito alle modifiche alla<br />

legge sulle carte d’identità appena<br />

approvata dal massimo organo statale.<br />

Le norme hanno suscitato profondo<br />

malcontento in seno alla Comunità<br />

nazionale dato che contemplano<br />

la possibilità di non rilasciare il documento<br />

in forma bilingue per tutti i<br />

residenti nel territorio nazionalmente<br />

misto, dato che si potrà richiedere<br />

la carta d’identità in qualsiasi Unità<br />

violoncellista Stjepan Hauser.<br />

La Pergamena cittadina<br />

è andata a Radio Pola,<br />

lo Stemma a Mikaela Ristoski,<br />

campionessa europea<br />

di atletica, mentre cittadino<br />

onorario per il 2011<br />

è stato proclamato Gualtiero<br />

Mocenni (nella foto),<br />

noto scultore nato a Pola<br />

ma residente a Milano. Visibilmente<br />

commosso Mocenni<br />

nel ricevere il premio<br />

Agenda<br />

Per la Giornata della Città premiato lo scultore nato accanto all’Arena<br />

Gualtiero Mocenni cittadino onorario di Pola<br />

quasi quattro decenni che mi<br />

adopero per non lasciar morire<br />

la ricca tradizione musicale istria-<br />

ha tenuto a sottolineare che<br />

nella sua lunga carriera ha<br />

ricevuto tanti premi e riconoscimenti<br />

ma questo della<br />

sua città natale è il più importante.<br />

Da rilevare infine<br />

che proprio a Pola c’è il numero<br />

più alto di sue sculture<br />

e che l’artista sta preparando<br />

un nuovo progetto<br />

che certamente interesserà<br />

la Municipalità. Infine il<br />

Premio Città di Pola è an-<br />

na, così Emil Zonta, musicista e musicologo<br />

ha commentato il premio<br />

che ha ricevuto dalla Comunità autogestita<br />

della nazionalità italiana di<br />

Capodistria per l’attività svolta nel<br />

2010. “Credo che non sia soltanto un<br />

nostro diritto tutelare le tradizioni locali,<br />

ma che sia diventato un dovere”,<br />

ha continuato Zolta nel ringraziare il<br />

presidente della CAN Alberto Scheriani<br />

che gli ha consegnato il premio<br />

(nella foto). Secondo Zolta “i ragazzi<br />

di oggi dimostrano un certo interesse<br />

per la musica popolare e le scuo-<br />

amministrativa slovena a prescindere<br />

dal Comune di residenza. Infatti al<br />

di fuori del territorio nazionalmente<br />

misto non sarebbero previsti formulari<br />

bilingui. Commentando la nuova<br />

legge Battelli ha detto che “si tratta di<br />

un espediente che segue il principio<br />

dell’esercizio del diritto individuale<br />

solo sul territorio nazionalmente misto”.<br />

L’emendamento al testo di legge<br />

presentato dal deputato comunque<br />

non ha avuto successo. Visto tutto<br />

questo sia Battelli che il deputato ungherese<br />

Laszlo Göncz valuteranno la<br />

dato a Herman Buršić, storico<br />

e studioso per lunghi<br />

anni direttore del Museo<br />

storico al Castello. ●<br />

La Comunità autogestita costiera di Capodistria gli ha assegnato il premio per l’attività 2010<br />

Zonta custode della musica tradizionale<br />

le fanno il possibile per insegnar loro<br />

la tradizione ma sono condizionate<br />

dai piani di studio ministeriali”. Per<br />

quanto riguarda i piani per il futuro<br />

il musicista ha annunciato che ha appena<br />

concordato la costruzione di fisarmoniche<br />

diatoniche triestine con<br />

una famiglia slovena dato che esiste<br />

un grande interesse dei giovani per<br />

suonare questo strumento completamente<br />

in legno che finora era impossibile<br />

acquistare. A fare da “modello”<br />

sarà la sua triestina che ha ben 120<br />

anni.●<br />

La nuova legge in Slovenia commentata dal nostro deputato Roberto Battelli<br />

Carte d’identità bilingui: profondo malcontento<br />

possibilità di rivolgersi alla Corte costituzionale<br />

per verificare l’ammissibilità<br />

delle norme.●<br />

<strong>Panorama</strong> 5


di Diana Pirjavec Rameša<br />

Una visita all’<strong>Edit</strong>, un Convegno<br />

su mass media e minoranze<br />

ad Abbazia, tanti importanti<br />

relatori sia in rappresentanza<br />

dell’Ufficio governativo per le minoranze<br />

che del mondo dell’Università,<br />

insomma l’agenda del presidente del<br />

Consiglio per le minoranze nazionali<br />

della Repubblica di Croazia Aleksandar<br />

Tolnauer e quella dei suoi collaboratori<br />

è stata piena, piena. Ha ritagliato<br />

per “<strong>Panorama</strong>” un po’ di tempo<br />

soffermandosi su alcune scelte diremmo<br />

“strategiche” compiendo pure<br />

una lucida analisi del rapporto stampa<br />

minoritaria e mercato, ma soprattutto<br />

cercando di capire che cosa significhi<br />

per una comunità nazionale<br />

fare informazione. Una cosa va detta<br />

da subito, ed è una delle conclusioni<br />

a cui si è giunti al convegno di Abbazia<br />

promosso dall’Ufficio governativo<br />

e dal Consiglio per le minoranze:<br />

le minoranze non sono molto soddisfatte<br />

degli spazi informativi che a<br />

loro vengono riservati dai mass media,<br />

soprattutto non dalla televisione<br />

pubblica. Ci sono problematiche legate<br />

al mondo minoritario di cui sarebbe<br />

bene parlare, e non solo in termini<br />

scandalistici, come tante volte<br />

succede. Ci sono argomenti che non<br />

vengono affrontati e che invece sono<br />

6 <strong>Panorama</strong><br />

Attualità<br />

Aleksandar Tolnauer, presidente del Consiglio per le minoranze nazion<br />

Testate minoritarie, vittime del<br />

Noi consideriamo i mass media della Comunità<br />

italiana come un modello, un punto di riferimento<br />

anche per le altre minoranze. Per più motivi. Non si<br />

tratta solo della tradizione che queste testate vantano,<br />

bensì degli alti standard professionali che vengono<br />

applicati. Dobbiamo tener conto che “La voce<br />

del Popolo” è l’unico quotidiano minoritario ad essere<br />

in edicola. Magari anche altre minoranze riuscissero<br />

ad arrivare a questi livelli! C’è poi “<strong>Panorama</strong>”,<br />

che è una rivista seria e che noi seguiamo<br />

con interesse<br />

interessanti anche per capire le dinamiche<br />

della società in cui viviamo.<br />

Al convegno è stato ribadita pure la<br />

funzione di ponte svolta dalle minoranze<br />

tra la Croazia e le istituzioni<br />

europee, un’importante cartina di<br />

tornasole grazie a cui nel giudicare<br />

quanto stia accadendo in Croazia le<br />

minoranze hanno avuto un ruolo importante.<br />

Non bisogna sfuggire da un<br />

dato di fatto: da un’analisi compiuta<br />

risulta che nel 2010 le minoranze<br />

sono state trattate dal Telegiornale<br />

della Radiotelevisione croata 66<br />

volte: ciascuno dei servizi non è durato<br />

più di mezzo minuto. Poco, ed è<br />

evidente che bisogna migliorare, cercando<br />

di ritagliare nuovi spazi infor-<br />

mativi destinati alle minoranze e perché<br />

no gestiti dalle minoranze. Un<br />

impegno per tutti: editori, giornalisti<br />

ed anche politici.<br />

Tolnauer, Lei ha avuto modo di<br />

incontrare a Fiume la dirigenza<br />

<strong>Edit</strong>, i capiredattori ed i responsabili<br />

dei singoli settori. Che idea si<br />

è fatto di questa realtà?<br />

“Posso dire con grande soddisfazione<br />

che siamo stati all’<strong>Edit</strong>. Il<br />

Consiglio per le minoranze ha parecchi<br />

compiti, uno di questi è assicurare<br />

i mezzi per le attività delle<br />

istituzioni minoritarie attingendo i<br />

mezzi dal Bilancio statale ed è questo<br />

il motivo per cui abbiamo voluto<br />

incontrare i dirigenti <strong>Edit</strong>.<br />

A fare visita all’<strong>Edit</strong> agli inizi di maggio sono stati Aleksander Tolnauer, presidente del Consiglio per le minoranze<br />

della Croazia, il presidente dell’Ufficio governativo per le minoranze Branko Sočanac, la sua vice<br />

Bahrija Sejfić e Zdenka Čunhil, membro del Consiglio e deputata della minoranza ceca e slovacca al Sabor


ali della Croazia<br />

mercato<br />

Noi consideriamo i mass media<br />

della Comunità italiana come un modello,<br />

un punto di riferimento anche<br />

per le altre minoranze. Per più motivi.<br />

Non si tratta solo della tradizione che<br />

queste testate vantano, bensì degli alti<br />

standard professionali che vengono<br />

applicati. Dobbiamo tener conto che<br />

‘La voce del Popolo’ è l’unico quotidiano<br />

minoritario ad essere in edicola.<br />

Magari anche altre minoranze riuscissero<br />

ad arrivare a questi livelli!<br />

C’è poi ‘<strong>Panorama</strong>’, che è una rivista<br />

seria e che noi seguiamo con interesse.<br />

Non è piaggeria la nostra, sono<br />

giudizi di qualità condivisi anche da<br />

altri, da altre minoranze che guardano<br />

con attenzione alle pubblicazioni<br />

della Comunità nazionale italiana. Da<br />

questo incontro è scaturita la necessità<br />

di collegare e far dialogare gli<br />

editori che pubblicano giornali e riviste<br />

per le minoranze, mettendoli nella<br />

condizione di poter scambiare le proprie<br />

esperienze.<br />

’La Voce del Popolo’, ‘<strong>Panorama</strong>’,<br />

testimoniano e promuovono l’attività<br />

della CNI. Si tratta di testate che tengono<br />

in vita l’identità italiana e la affermano,<br />

ma sono anche pubblicazioni<br />

strettamente legate al territorio, ben<br />

integrate nella società a cui si rivolgono.<br />

Testimoniano dei problemi che<br />

esistono, affrontano questioni che riguardano<br />

la nostra contemporaneità<br />

come pure argomenti che toccano<br />

il passato e in tal senso contribuiscono<br />

alla convivenza. Si tratta di testate<br />

il cui compito è affermare la presenza<br />

italiana in questo territorio, presenza<br />

peraltro imprescindibile considerata<br />

la storia di queste terre. Ed è proprio<br />

grazie a queste conquiste che gli<br />

italiani si possono definire completamente<br />

integrati nel pieno rispetto delle<br />

loro peculiarità identitarie”.<br />

Al convegno si è parlato dei problemi<br />

che riguardano il rapporto<br />

mass media e minoranze...<br />

“Se volessimo fare un sunto, va<br />

detto che abbiamo analizzato il modo<br />

in cui le minoranze vengono trattate<br />

dai mass media. E la percezione di<br />

come vadano le cose viene fatta focalizzando<br />

alcuni punti fondamentali.<br />

Bisogna capire, infatti, in quale modo<br />

i media realizzano la promozione e<br />

l’affermazione delle minoranze. Si<br />

tratta di elementi che incidono sulla<br />

società in senso lato e sulla percezione<br />

che questa ha, delle minoranze<br />

stesse. È importante capire in quale<br />

modo le minoranze vengano recepite<br />

dai mass media dalla maggioranza<br />

e come vengono trattate nell’ambito<br />

dei mass media minoritari. Inoltre è<br />

importante capire come questi argomenti<br />

vengono recepiti dall’opinione<br />

pubblica, sia nelle sie considerazioni<br />

positive che in quelle negative. Oggi<br />

in Croazia l’opinione pubblica si informa<br />

soprattutto attraverso la televisione<br />

pubblica. È chiaro, dunque, che<br />

i cittadini si fanno un’idea sulle minoranze<br />

soprattutto attraverso la TV<br />

pubblica”.<br />

Qual è la Sua posizione in merito?<br />

Attualità<br />

Aleksandar Tolnauer presidente del Consiglio per le minoranze della Croazia<br />

“Va detto che in Croazia è stato<br />

fatto molto per quanto riguarda il<br />

progresso delle minoranze e dei loro<br />

diritti. Purtroppo meno di tutto è stato<br />

fatto nell’ ambito dei mass media.<br />

La televisione pubblica tende a ghettizzare<br />

in modo permanente le minoranze<br />

attraverso una trasmissione il<br />

cui format è stato superato da tempo.<br />

Non mi riferisco alle persone che<br />

realizzano questo programma che<br />

ha il nome di ‘Prizma’, ma mi riferisco<br />

alle scelte editoriali, al modello<br />

di base di questo programma. È un<br />

format che non risponde alle reali necessità<br />

delle minoranze perché queste<br />

vengono semplicemente ‘ingabbiate’<br />

nel programma e tutto finisce qui.<br />

Nel format in questione le minoranze<br />

parlano di se stesse, ma direi che<br />

questo è un approccio insufficiente a<br />

dare un quadro completo del mondo<br />

minoritario. Compiendo questa scel-<br />

<strong>Panorama</strong> 7


8 <strong>Panorama</strong><br />

Attualità<br />

ta, la televisione pubblica ha<br />

realizzato da un punto di vista<br />

formale l’obbligo di dedicarsi<br />

alle minoranze. La forma,<br />

è stata in ogni caso accontentata.<br />

Bisognerebbe capire se i<br />

contenuti siano soddisfacenti.<br />

Credo sia importante discutere<br />

della qualità del progetto,<br />

e noi in un certo senso lo abbiamo<br />

fatto e continueremo a<br />

farlo”.<br />

Come si può realizzare<br />

di fatto l’integrazione delle<br />

minoranze nell’ambito dei<br />

mass media, soprattutto della<br />

TV pubblica, il loro libero<br />

accesso all’informazione?<br />

“Lo si può realizzare solo<br />

se le minoranze trovano i loro<br />

spazi nel palinsesto quotidiano.<br />

Non si può pensare altrimenti<br />

che attraverso una loro<br />

presenza quotidiana sui mass<br />

media. Non ha senso proporre<br />

l’argomento minoranze<br />

solo ad un pubblico ristretto, quello<br />

minoritario appunto. L’argomento<br />

minoranze va inserito in tutti i programmi<br />

in cui questo tema può essere<br />

trattato e proposto all’attenzione di<br />

un pubblico molto più vasto. Ad essere<br />

sinceri esiste un altro problema, la<br />

mancanza di giornalisti che possono,<br />

con professionalità, affrontare l’argomento<br />

minoranze. Il Consiglio già nel<br />

2004 ha passato dei mezzi alla Radiotelevisione<br />

croata destinati all’aggiornamento<br />

e alla specializzazione di alcuni<br />

giornalisti, sette in tutto, in funzione<br />

della trasmissione destinata alle<br />

minoranze, in questo caso ‘Prizma’”.<br />

E che cosa è successo?<br />

“Buona parte dei giornalisti che<br />

hanno seguito il corso di aggiorna-<br />

mento sono stati trasferiti poi in altre<br />

redazioni, non certo per colpa loro.<br />

Il più delle volte quando si affronta<br />

il tema minoranze si preferisce andare<br />

alla ricerca non tanto della notizia<br />

quanto del sensazionalistico. Le minoranze<br />

appaiono nelle trasmissioni<br />

Da un’analisi compiuta risulta che nel 2010 le<br />

minoranze sono state trattate dal Telegiornale della<br />

Radiotelevisione croata solo 66 volte: ciascuno dei<br />

servizi non è durato più di mezzo minuto. Un risultato<br />

che non soddisfa le necessità informative minoritarie<br />

e che bisogna migliorare, cercando di ritagliare<br />

nuovi spazi informativi destinati alle minoranze e<br />

gestiti dalle minoranze. Un impegno per tutti: editori,<br />

giornalisti ed anche politici.<br />

Tv in primo luogo quando si presentano<br />

in chiave politica, il che potrebbe<br />

anche essere una cosa positiva, ma<br />

non è sufficiente. Andare alla ricerca<br />

di sensazionalismo è consono ad<br />

una tivù commerciale, non dovrebbe<br />

riguardare la tivù pubblica. Altra<br />

lacuna sono le trasmissioni nelle lingue<br />

originali delle minoranze, ed è un<br />

problema che ci portiamo appresso da<br />

tempo. Nel ‘97 la Croazia ha assunto<br />

l’impegno di realizzare trasmissio-<br />

ni televisive nelle lingue delle<br />

minoranze, poi è andata come<br />

è andata..”<br />

Il problema è anche di ordine<br />

finanziario, presuppongo...<br />

”Non sarei d’accordo,<br />

è solo un alibi. Se in Croazia<br />

vive il 7,4 p.c. di popolazione<br />

che appartiene ad una<br />

delle minoranze, e se questi<br />

gruppi sono presenti nei programmi<br />

della Radiotelevisione<br />

croata,che ha tantissimi<br />

programmi e numerose ore di<br />

trasmissione, con appena il<br />

2 p.c,allora è naturale essere<br />

scontenti.<br />

E non si può parlare solo<br />

di un problema di ordine finanziario.<br />

In fondo si tratta di<br />

370.000 persone che pagano<br />

il canone e che non sono prese<br />

in considerazione dai programmi.<br />

Inoltre, stiamo parlando<br />

di una televisione pubblica,<br />

dove è ben chiaro quali sono<br />

i suoi obblighi. I mass media commerciali,<br />

le televisioni, la carta stampata<br />

trattano la questione minoranze<br />

in ben altro modo, pensano in primo<br />

luogo ai guadagni, al mercato a cui<br />

si rivolgono, ma la televisione pubblica<br />

ha dei doveri, degli obblighi a<br />

cui deve far fronte. Che le minoranze<br />

siano in un certo senso vittime del<br />

mercato mediatico è a dir poco chiaro.<br />

In questo contesto si verifica inoltre<br />

un’altra anomalia, se così la posso<br />

definire: i mass media delle minoranze,<br />

volendo rassomigliare quanto più<br />

a coloro che sono sul mercato, cercano<br />

di piazzare titoli scandalistici. Ed è<br />

proprio qui che si scatenano numerose<br />

polemiche”.<br />

Presuppongo Lei si riferisca alla<br />

polemica che il settimanale della<br />

Comunità serba in Croazia “Novosti”<br />

ha innescato tempo fa a seguito<br />

di un’infelice copertina...<br />

”Ma sì anche a quello”.<br />

Parliamo di mass media minoritari<br />

e integrazioni europee. Sino a<br />

che punto l’Ue segue i mass media<br />

delle minoranze? Cambierà qualcosa<br />

nel momento in cui la Croazia<br />

entrerà nell’Ue?<br />

”Sì, li seguono, per nostra grande<br />

soddisfazione. Ci sono però delle<br />

cose su di cui molte persone non<br />

sono informate. Il trattamento delle


minoranze non si basa su di un modello<br />

europeo unico. Ciascun paese<br />

ha le proprie specificità e la Croazia e<br />

ancora più particolare in questo senso<br />

alla luce delle 22 minoranze etniche<br />

che qui vivono e al nostro retaggio<br />

storico. Siamo in contatto e anche<br />

l’Ue si rende conto che non tutto<br />

è stato regolamentato per quanto riguarda<br />

la presentazione delle minoranze<br />

sui mass media. Ma a voler parlare<br />

di standard europei bisogna parlare<br />

di una società di cittadini in cui<br />

tutti hanno eguali opportunità ed in<br />

cui l’appartenenza etnica non è quella<br />

predominante.Probabilmente in un<br />

prossimo futuro dovremo ripensare<br />

tante attività anche in riferimento a<br />

questo modello. Mi auguro che quello<br />

che riesca ad emergere sia in ogni<br />

caso la qualità, oltre che il rispetto e<br />

la tutela di alcuni valori fondamentali<br />

a tutela della minoranze”.<br />

Qual è il ruolo del Consiglio per<br />

le minoranze che Lei presiede?<br />

”Ci tengo a dire che in primo luogo<br />

è la sussidiarietà. Noi abbiamo il<br />

C onoscere<br />

le condizioni di vita<br />

della minoranza italiana in<br />

Istria e nel Quarnero. Incontrare i<br />

massimi rappresentanti delle istituzioni<br />

in cui la CNI opera, parlare con<br />

gli operatori culturali, gli insegnanti<br />

i rappresentanti delle autonomie locali,<br />

la dirigenza di Unione Italiana<br />

con in testa l’onorevole Furio Radin.<br />

Tutto questo è servito all’alta delegazione<br />

dell’OSCE per aver conferma<br />

della vitalità della nostra comunità,<br />

della sua grande progettualità,<br />

e del fatto che la CNI è da sempre<br />

importante veicolo dei processi democratici<br />

che coinvolgono il territorio<br />

dell’insediamento storico. Il<br />

trattamento riservato alle minoranze<br />

in Croazia, l’applicazione dei diritti<br />

dell’uomo ed in particolare di quelli<br />

minoritari sono soddisfacenti e dunque<br />

per quanto riguarda questo importante<br />

segmento l’accesso della<br />

Croazia all’UE è cosa fatta. I rappresentanti<br />

della delegazione parlamentare<br />

italiana e croata presso l’Assemblea<br />

dell’Organizzazione per la Si-<br />

compito di creare quelle condizioni<br />

necessarie per realizzare i finanziamenti<br />

destinati alle varie etnie. I presupposti<br />

in base a cui operiamo sono<br />

la sussidiarietà, l’indipendenza dei<br />

mass media delle minoranze nella realizzazione<br />

dei loro compito informativi.<br />

Noi non vogliamo interferire<br />

sulle libertà editoriali, anche se ci<br />

siamo trovati in situazioni difficili. Ci<br />

impegniamo a realizzare quegli standard<br />

grazie a cui è permesso esprimere<br />

un giudizio critico e argomentato.<br />

Non ci è mai passato per la mente di<br />

troncare i finanziamenti ad un giornale<br />

minoritario per degli articoli che a<br />

nostro avviso non erano condivisibili.<br />

Anche se ci sono state pressioni in<br />

questo senso”.<br />

Si riferisce sempre a “Novosti”?<br />

”Sì, ma non sono gli unici. Noi<br />

abbiamo il compito di assicurare la<br />

realizzazione delle condizioni previste<br />

dalla Legge costituzionale sulle<br />

Minoranze e dalla Costituzione stessa.<br />

Questo è il nostro compito, anche<br />

in riferimento ai mass media<br />

Attualità<br />

Dobbiamo aiutare le comunità a realizzare<br />

il diritto alla propria identità,<br />

alla propria cultura, alla lingua<br />

alla propria fede religiosa. All’interno<br />

del mondo minoritario non esiste<br />

una voce unisona, nemmeno all’interno<br />

di una stessa minoranza tutti<br />

la pensano alla stesso modo, e credo<br />

tutto sommato che ciò sia naturale.<br />

Ed è per questo che il nostro compito<br />

è inserire in questi rapporti standard<br />

democratici in cui ciascuno può<br />

spremersi liberamente.<br />

È un’operazione non certo facile<br />

ma questo è il nostro compito.<br />

Siamo fieri, inoltre, che nelle trattative<br />

condotte con il Governo siamo<br />

riusciti a far crescere negli ultimi<br />

dieci anni il Fondo pro minoranze<br />

di cui dispone il Consiglio di<br />

ben 113 p.c.. Credo non sia cosa<br />

da poco. Nulla ci è stato regalato,<br />

ma lo abbiamo ottenuto grazie anche<br />

alle argomentazioni forniteci<br />

dalla minoranze a cui noi riconosciamo<br />

l’importante ruolo che di<br />

fatto hanno”. ●<br />

Delegazione dell’OSCE guidata da Riccardo Migliorini in visita a Fiume<br />

Tutela della CNI e integrazioni europee<br />

I parlamentari dell’OSCE hanno fatto pure visita all’<strong>Edit</strong><br />

curezza e la Cooperazione in Europa<br />

(OSCE) guidata da Riccardo Migliorini<br />

vicepresidente dell’Assemblea e<br />

dal relatore per gli Affari politici e<br />

sicurezza Tonino Picula hanno fatto<br />

tappa a Fiume dove si sono incontrati<br />

con il presidente della Regione<br />

Litoraneo Montana Zlatko Komandina,<br />

sono stati poi all’<strong>Edit</strong>, altro incontro<br />

importante quello a Pola con<br />

la dirigenza municipale e regionale,<br />

ad accoglierli c’erano infatti dal vicepresidente<br />

della Regione Viviana<br />

Benussi, il sindaco di Pola Boris<br />

Miletić. Altra tappa importante Rovigno<br />

dove gli ospiti hanno fatto visita<br />

al CRS.<br />

A seguito della delegazine c’era<br />

pure il Console generale d’Italia a<br />

Fiume Renato Cianfarani e l’ambasciatore<br />

croato a Roma Tomislav<br />

Vidošević.●<br />

<strong>Panorama</strong> 9


10 <strong>Panorama</strong><br />

Attualità<br />

Ampie speranze dall’incontro fra D’Alema ed i vertici della minoranza<br />

Tutela permanente: un punto fermo<br />

Unione Italiana oltremodo soddisfatta<br />

per l’incontro che i<br />

vertici, il presidente Furio<br />

Radin ed il capo dell’esecutivo Maurizio<br />

Tremul, hanno definito “sentito<br />

e vicino’’. Massimo D’Alema si è<br />

ritagliato un po’ del frenetico tempo<br />

dettato dalla campagna in vista delle<br />

elezioni amministrative in Italia per<br />

incontrare, a Capodistria, la Comunità<br />

Nazionale Italiana di Slovenia e<br />

Croazia ascoltarne i problemi, sentire<br />

quali siano i suoi desideri e le aspettative.<br />

E sono stati numerosi i presidenti<br />

delle Comunità degli Italiani ed<br />

i rappresentanti delle istituzioni della<br />

nostra etnia che hanno apprezzato<br />

l’intervento, ma soprattutto l’impegno<br />

che l’esponente del Partito Democratico<br />

si è assunto: l’approvazione<br />

della legge di tutela permanente,<br />

ormai da diversi anni auspicata dalla<br />

leadership della nostra etnia. Una richiesta<br />

che D’Alema ha definito ragionevole<br />

e legittima e che il Parlamento<br />

Italiano deve accogliere. Egli<br />

se ne ne farà pertanto personalmente<br />

promotore anche per dar continuità,<br />

come ha detto, a quelle azioni di sostegno<br />

alla nostra etnia portate avanti<br />

a fine anni ’90 proprio dalla sua opzione<br />

ma soprattutto per garantire<br />

alla minoranza una normativa organica<br />

che le eviti esposizioni a mutevolezze<br />

di carattere politico e finan-<br />

Cordialità, amicizia e condivisione di vedute hanno caratterizzato l’incontro<br />

capodistriano fra l’esponente del PD Massimo D’Alema ed i rappresentanti<br />

della minoranza (foto di Gianni Katonar)<br />

ziario. Mutevolezze che per l’anno<br />

in corso hanno imposto tagli del 13<br />

per cento ai finanziamenti garantiti<br />

per le attività della nostra minoranza<br />

e sui quali D’Alema non ha voluto<br />

polemizzare anche se una frecciatina<br />

al Governo non è potuta mancare.<br />

“Comprendo la necessità di rigore<br />

nella spesa pubblica ma nella scelta<br />

delle priorità occorrerebbero criteri<br />

meno rozzamente lineari” ha detto<br />

aggiungendo che “ad alcune situazio-<br />

ni va dato un valore particolare”. Europeista<br />

convinto, nel ricordare con<br />

una certa emozione l’abbattimento<br />

della frontiera posta fra la Slovenia<br />

e l’Italia e la sua simbolica passeggiata<br />

compiuta nel gennaio 2007 tra<br />

Gorizia e Nova Gorica “con la percezione<br />

di far parte di un’unica civiltà”,<br />

D’Alema ha voluto esprimere la<br />

persuasione che è proprio in questa<br />

area tormentata dalla storia e dalle<br />

tragedie del passato che va a costruirsi<br />

una parte importante della nuova<br />

Europa. Il messaggio è quello di<br />

seguire le eloquenti indicazioni che<br />

sono pervenute nell’incontro triestino<br />

avvenuto nell’estate scorsa fra i<br />

presidenti dei tre stati, Napolitano,<br />

Turk e Josipović: superare il passato<br />

con il suo carico di rancori, nazionalismi<br />

e volgersi a guardare al futuro,<br />

ovvero alla prospettiva di integrazione<br />

e alla necessità di crescere<br />

assieme non in termini di competizione<br />

ma di collaborazione.<br />

Riconoscendo l’impegno italiano,<br />

in termini di risorse umane e materiali<br />

investite nell’integrazione europea<br />

dei Balcani,l’ospite ha salutato<br />

la prossima adesione della Croazia<br />

all’Unione Europea ed “il sapere<br />

che Roma è in prima fila” - ha detto -


“può essere un punto di forza, un salto<br />

di qualità anche per la minoranza<br />

italiana”.<br />

L’invito dunque a riflettere sul<br />

ruolo della CNI nella prospettiva di<br />

un progetto integrato di crescita economica,<br />

civile e culturale in una regione<br />

che tenderà in misura sempre<br />

maggiore ad essere un’area senza<br />

confini. Un’area nella quale la minoranza<br />

italiana in Slovenia e Croazia<br />

ma anche quella slovena in Italia<br />

potrebbero ritagliarsi un ruolo da<br />

protagoniste. ●<br />

L. P. A.<br />

Richiesta dell’associazione non governativa GONG<br />

Bruxelles non riduca le pressioni su Zagabria<br />

La ventata di moralizzazione che<br />

sta investendo la vita pubblica in<br />

Croazia è un “prodotto autoctono”?<br />

Assolutamente no, dicono i giornalisti<br />

più addentro nella questione. Tutto<br />

fa capo all’esplicito ultimatum venuto<br />

da Bruxelles che l’ha cantata ai<br />

maggiorenti croati a chiare lettere: o<br />

affrontavano di petto l’idra della corruzione<br />

e potevano dimenticare per<br />

sempre la strada d’accesso all’Unione<br />

europea. E non era l’unica mossa<br />

severa, aggiungono: da quella città<br />

sono state ispirate tutte le azioni di<br />

maggior evidenza, dalla tutela delle<br />

minoranze alla collaborazione con<br />

l’Aia e fino alla liberalizzazione del<br />

mercato. Insomma ordini perentori<br />

- affannosamente quanto vanamente<br />

contrastati dai “talibani” di casa, che<br />

non sono affatto pochi - arrivano qui<br />

uno dopo l’altro, da una decina d’anni<br />

a questa parte.<br />

Le maggiori difficoltà, si sa, si<br />

sono concentrate nel campo della giustizia.<br />

Qui si assommano due categorie<br />

altamente “perfettibili”: l’intensificazione<br />

delle azioni volte al contenimento<br />

del fenomeno criminale nei<br />

suoi diversi apsetti e, in parallelo,<br />

un’adeguata informazione all’opinione<br />

pubblica in relazione a quanto sopra.<br />

Insomma se si fa, è sempre poco<br />

e alla gente nulla si fa sapere neppure<br />

in mertito a quel poco. Profondamente<br />

convinta dell’insostenibilità di<br />

questo stato di cose che getta un’ombra<br />

molto lunga sul paese e sulle sue<br />

istituzioni fino a metterne in dubbio<br />

l’essenziale credibilità, l’associazione<br />

GONG ha sostenuto l’assoluta<br />

necessità che l’azione di monitoring<br />

nei confronti di Zagabria non venga<br />

a cessare ma sia mantenuta con immuata<br />

fermezza nei confronti di tutti<br />

i meccanismi che contribuiscono al<br />

Attualità<br />

Il ministro alla Giustizia<br />

Dražen Bošnjaković<br />

processo. A Bruxelles l’organizzazione<br />

chiede di mantenere intatta tutta la<br />

sua fermezza fino a che la situazione<br />

nel campo della giustifica non migliori.<br />

È un passo irrinunciabile, si dice,<br />

in quanto troppi soggetti “di casa”<br />

non mostrano la doverosa buona volontà<br />

alla cooperazione ●<br />

<strong>Panorama</strong> 11


La XLIV edizione del Concorso d’Arte e di Cultura<br />

“Istria Nobilissima” ha visto un’adesione uguale<br />

all’anno scorso, con un calo netto rispetto agli anni in<br />

precedenza. Però anche se il numero dei partecipanti<br />

è minore la qualità e molto maggiore, così Marianna<br />

Jelicich-Buić, titolare dei Settori “Cultura” e “Teatro,<br />

Arte e Spettacolo dell’UI, nel presentare i risultati delle<br />

Commissioni giudicatrici riunitesi nella sede della CI di<br />

Fiume il 7 maggio scorso.<br />

”Poca adesione o forse meglio detto numero non<br />

soddisfacente dei giovani che si sono presentati a questo<br />

che è il Concorso più importante della CNI. Eppure abbiamo<br />

tanti giovani talenti, quindi bisogna fare qualcosa<br />

con le SMSI, con i docenti in modo da pubblicizzare<br />

quanto più il Concorso. Poca adesione quest’anno anche<br />

per i cittadini di Croazia e Slovenia che non appartengono<br />

al mondo della CNI, ed anche qui per il prossimo<br />

anno ci vorrà una forte campagna pubblicitaria”, ha<br />

concluso la vicepresidente aggiungendo che le premiazioni<br />

avverranno a fine ottobre inizio novembre.<br />

12 <strong>Panorama</strong><br />

Istria Nobilissima<br />

Vincitori e segnalati al XLIV Concorso d’Arte e di Cultura UI-UPT<br />

Sulle orme dell’edizione precedente<br />

Categoria “LETTERATURA”<br />

SEZIONI:<br />

1. POESIA IN LINGUA ITALIANA<br />

Primo premio: Laura Marchig, Fiume<br />

Titolo: Horror temporum<br />

Motivazione: “Prosa poetica e liriche, fortemente<br />

evocative, in buon equilibrio fra contrasto e paradosso,<br />

private lacerazioni e autoironia, da cui trapela l’umano<br />

disorientamento in un mondo privo di certezze”.<br />

Secondo premio: Umberto Matteoni, Pola<br />

Titolo: Senza titolo<br />

Motivazione: “Liriche limpide e semplici, ispirate a<br />

calda espressività e comunicabilità: il poeta proietta in<br />

una scrittura essenziale un’ampia gamma di temi emotivi,<br />

in cui prevale l’eterno motivo dell’uomo e della<br />

sua caducità”.<br />

Menzioni onorevoli:<br />

Claudio Geissa, Capodistria<br />

Titolo: Inseminazione patetica<br />

Ivan Pavlov, Umago<br />

Titolo: L’eterna tenebra del tempo immemorabile<br />

2. POESIA IN UNO DEI DIALETTI DELLA<br />

COMUNITÀ NAZIONALE ITALIANA<br />

Primo premio: Elvia Nacinovich, Fiume<br />

Titolo: Cumo cuna mouta orassion<br />

Motivazione: “Serie di liriche ludiche e intelligenti,<br />

in dialetto dignanese, la cui pregnanza semantica attesta<br />

una volta di più che il lessico popolare può farsi<br />

strumento di poesia veicolando sentimenti e istanze<br />

che sono universali e atemporali”.<br />

Secondo premio: Libero Benussi, Rovigno<br />

Titolo: Ancùra - Ancora<br />

Motivazione: “Una ricca tessitura d’immagini plastiche<br />

e figurative e di valenze metaforiche incentrata<br />

sull’incalzare del tempo, sulla simbologia stagionale<br />

che muta di segno e di significato sulla campagna e nel<br />

mare di Rovigno, caratterizza questa soggettiva silloge<br />

in cui i recuperi memoriali dell’autore e il suo senso<br />

dell’identità si intrecciano al dialetto”.<br />

Menzioni onorevoli:<br />

Romina Floris, Valle<br />

Titolo: Como ‘n ra∫aborgo sul sol<br />

3. PROSA IN LINGUA ITALIANA<br />

Primo premio: Nelida Milani Kruljac, Pola<br />

Titolo: Il triciclo<br />

Motivazione: “È un racconto articolato che rivela<br />

maturità di scrittura e sicurezza di conduzione narrativa;<br />

e che prospetta una condizione di violenza e di orrori,<br />

generati dalla guerra, e un doloroso desiderio di


istabilimento della giustizia. La narrazione è condotta<br />

in modo incisivo tra richiami a eventi storici e considerazioni<br />

paradigmatiche dei problemi toccati”.<br />

Secondo premio: Rosanna Bubola, Buie<br />

Titolo: Due fiume e due lune<br />

Motivazione: “Due racconti che si accordano con il<br />

titolo, scorrevoli, linguisticamente corretti che si avvalgono<br />

di un buon rapporto tra parte narrativa e dialogica,<br />

belle atmosfere, a tratti surreali. Nel secondo racconto<br />

in particolare emerge il tratteggio di un mondo<br />

arcaico considerato dall’ottica di una giovane che desidera<br />

altro dalla vita, il raggiungimento di un sogno...”.<br />

Menzioni onorevoli:<br />

Mario Schiavato, Fiume<br />

Titolo: L’amore di Vito<br />

4. PROSA IN UNO DEI DIALETTI<br />

DELLA COMUNITÀ NAZIONALE ITALIANA<br />

Primo premio: non assegnato<br />

Secondo premio: non assegnato<br />

Menzioni onorevoli:<br />

Ester Barlessi, Pola<br />

Titolo: Fosca e dintorni<br />

5. SAGGI DI ARGOMENTO LETTERARIO<br />

E LINGUISTICO<br />

Primo premio: Vito Paoletić, Pola<br />

Titolo: Alcune considerazioni linguistico-filologiche<br />

sul dizionario di F. Veranzio<br />

Motivazione: “Saggio di carattere filologico, corredato<br />

da note esplicative, analisi linguistica comparata,<br />

fondata su testi indicati nella bibliografia, linguisticamente<br />

corretto, ben impostato ed elaborato, con argomentazioni<br />

fondate sui testi di riferimento”.<br />

Secondo premio: Elia Benussi, Rovigno<br />

Titolo: El rouvighi∫ par douti<br />

Motivazione: “Quaderno attivo di carattere didattico-propedeutico,<br />

teso a mantenere e diffondere tra i<br />

bambini la conoscenza del dialetto rovignese basato<br />

sull’importanza che il linguaggio iconico ha nell’educazione<br />

della prima infanzia. Se ne suggerisce la pubblicazione<br />

atta a favorire la conservazione del dialetto<br />

come cultura e bene immateriale”.<br />

Menzioni onorevoli:<br />

Anita Forlani, Dignano<br />

Titolo: Le fimene giluse<br />

Marina Kancijanić, Fiume<br />

Titolo: Le donne “in carta ed ossa”, da Petronilla<br />

a Persepolis…<br />

Categoria “TEATRO”<br />

SEZIONI:<br />

1. TESTI TEATRALI<br />

Primo premio: non assegnato<br />

Secondo premio: Roberta Dubac, Buie<br />

Titolo: Done de fiori e fanti de cuori<br />

Motivazione: “Nell’ambito del teatro amatorial-dialettale<br />

si premia questo testo per il ritmo sostenuti delle battute”.<br />

Menzioni onorevoli:<br />

Sergio Settomini, Capodistria<br />

Titolo: Giro d’aria in Calegaria<br />

Giuseppe Pippo Rota, Umago<br />

Titolo: La telefonata<br />

Istria Nobilissima<br />

Categoria “ARTI VISIVE”<br />

SEZIONI<br />

1. PITTURA, SCULTURA E GRAFICA<br />

Primo premio: Tanja Pečanić, Umago<br />

Titolo: Porto 1<br />

Motivazione: “Per l’equilibrio compositivo e la raffinata<br />

soluzione cromatica”.<br />

Secondo premio: Boris Herceg, Fiume<br />

Titolo: Autimuro<br />

Motivazione: “Per l’interessante proposta materica<br />

su piani orizzontali”.<br />

Menzioni onorevoli:<br />

Tea Paškov Vukojević, Fiume<br />

Titolo: Il rosso nel sangue<br />

Silvia Cindrić, Momiano<br />

Titolo: Disegno a matita 2<br />

2. DESIGN, ARTI APPLICATE, ILLUSTRAZIONE<br />

Primo premio: Annamaria (Bruna) Vidotto, Fiume<br />

Titolo: Forma 2<br />

Motivazione: “Per l’originale allusione morfologica<br />

di forma organica marina”.<br />

Secondo premio: Arnalda Bulva, Samobor<br />

Titolo: Figura 2<br />

Motivazione: “Per l’equilibrata proposta plasmico<br />

pittorica”.<br />

Menzioni onorevoli:<br />

Elide Stubelj, Portorose<br />

Titolo: Vaso raku con coperchio<br />

Miriam Monica, Pirano<br />

Titolo: Alberina<br />

3. FOTOGRAFIA<br />

Primo premio: Egon Hreljanović, Fiume<br />

Titolo: Collezione “Variazioni”<br />

Motivazione: “Per la sensibile attenzione naturalistica<br />

e l’equilibrio compositivo al limite dell’astrazione”.<br />

Secondo premio: Luca Dessardo, Fiume<br />

Titolo: Collezione “La musica è finita“<br />

Motivazione: “Per la coerenza progettuale della soluzione<br />

scenografica”.<br />

Menzioni onorevoli:<br />

Ivor Hreljanović, Fiume<br />

Titolo: Collezione “Espressioni”<br />

Gianfranco Abrami, Umago<br />

Titolo: La mia Istria 3<br />

Categoria “ARTE CINEMATOGRAFICA, VIDEO E<br />

TELEVISIONE”<br />

SEZIONI:<br />

1. ARTE CINEMATOGRAFICA, VIDEO<br />

E TELEVISIONE<br />

Primo premio: Alessandra Argenti Tremul, Capodistria<br />

Titolo: Istria nel tempo<br />

Motivazione: “Il lavoro si distingue per l’equilibrio,<br />

la ponderatezza del testo e la meticolosa scelta delle<br />

immagini storiche. La chiarezza espositiva consente<br />

una piena fruizione dell’opera a un vasto pubblico senza<br />

penalizzare il rigore della ricerca”.<br />

Secondo premio: Anna Apollonio, Capodistria<br />

<strong>Panorama</strong> 13


14 <strong>Panorama</strong><br />

Istria Nobilissima<br />

Titolo: Una vita una storia: Alessandro Damiani<br />

Motivazione: “L’opera rivela una ricerca preparatoria<br />

molto accurata in funzione della realizzazione di un<br />

ritratto ben riuscito di uno degli intellettuali di spicco<br />

della CNI”.<br />

Menzioni onorevoli:<br />

Martino Šesnić, Fiume<br />

Titolo: senza titolo<br />

2. SAGGI DI CRITICA E STORIA DEL CINEMA,<br />

VIDEO E TELEVISIONE<br />

Primo premio: Massimo Seppi, Pola<br />

Titolo: Metodologie e tecniche dell’inchiesta filmata<br />

attraverso 50 anni di amore in Italia<br />

Motivazione: “Si premia l’impegno dell’affrontare<br />

tematiche che richiedono rigore metodologico e<br />

capacità selettiva a fronte di un vasto campo d’indagine”.<br />

Categoria “MUSICA”<br />

SEZIONI:<br />

1. COMPOSIZIONE (coro o musica da camera)<br />

La commissione giudicatrice non ha assegnato nessun<br />

premio ai lavori presentati nella categoria E1 in<br />

quanto non ha rilevato in essi contenuti musicali di significativo<br />

spessore. Inoltre non li ritiene aderenti allo<br />

spirito di valorizzazione del patrimonio artistico culturale<br />

degli italiani sul territorio del loro insediamento<br />

storico (v.art. 23 del bando).<br />

2. ESECUZIONE VOCALE O STRUMENTALE<br />

Primo premio: Alba Nacinovich, Fiume<br />

Motivazione: “Per il caleidoscopio di vibrazioni e<br />

stati d’animo a comporre un mosaico di emozioni”.<br />

Secondo premio: David Kumpare, Medolino<br />

Motivazione: “Per la naturalezza e l’istinto musicale<br />

sorretti da una buona capacità strumentale”.<br />

Menzioni onorevoli:<br />

Samantha Stell e Anamarija Lovrečić, Pola<br />

Chiara Jurić, Pola<br />

NOTA: la Commissione non ha ritenuto di prendere<br />

in considerazione il lavoro “Il ballo di paesi” di<br />

Vladimir Terlević perché non eseguito dal vivo.<br />

3. SAGGI DI MUSICOLOGIA<br />

Primo premio: Vlado Benussi, Rovigno<br />

Titolo: Bitinade - studio comparato e catalogo del<br />

genere musicale e folkloristico rovignese<br />

Motivazione: “Per la chiarezza lessicale, l’analisi<br />

formale e il contenuto che valorizza il patrimonio musicale<br />

folkloristico rovignese”.<br />

Categoria “PREMIO GIOVANI”<br />

(per i giovani dai 15 fino ai 18 anni di età)<br />

SEZIONI:<br />

1. POESIA O PROSA IN LINGUA ITALIANA<br />

Primo premio: Martina Sanković, Fiume<br />

Titolo: Domani ci 6?<br />

Motivazione: “Racconto completo del vissuto dei<br />

giovani. Riprende il linguaggio giovanile e la loro<br />

scrittura. Nella modernità del linguaggio emergono<br />

immagini di toccante poetica”.<br />

Secondo premio: Martina Ivančić, Rovigno<br />

Titolo: Meingule - Briciole<br />

Motivazione: “Interessante l’uso del dialetto che dà<br />

peso e onore al cuore e alle radici. Buona la musicalità<br />

che emerge dalla lettura”.<br />

Menzioni onorevoli:<br />

Pamela Sirotić, Umago<br />

Titolo: Dal diario del fiordo<br />

Victoria Maria Savron, Buie<br />

Titolo: Il prosciutto<br />

N.B.: per una migliore valutazione sarebbe stato necessario,<br />

per la parte poetica, un numero minimo di 5<br />

poesie.<br />

4. MUSICA, COMPOSIZIONE ED ESECUZIONE<br />

Primo premio: Nicol Vidak, Albona<br />

Motivazione: “Per la freschezza e l’entusiasmo<br />

dell’esecuzione sorretti da grande convinzione e consapevolezza<br />

formale”.<br />

5. ARTI VISIVE - PITTURA, SCULTURA, GRAFICA<br />

E FOTOGRAFIA<br />

Primo premio: non assegnato<br />

Secondo premio: non assegnato<br />

Menzioni onorevoli:<br />

Lana Gržetić, Fiume<br />

Titolo: Porcellino<br />

Categoria “CITTADINI RESIDENTI NELLA RE-<br />

PUBBLICA ITALIANA, DI ORIGINE ISTRIANA,<br />

ISTRO-QUARNERINA E DALMATA ATTESTATA<br />

DA UN APPOSITO DOCUMENTO”<br />

SEZIONI:<br />

1. PROSA NARRATIVA SU TEMATICHE CHE IN-<br />

TERESSANO IL MONDO COMUNE ISTRIANO,<br />

ISTRO-QUARNERINO E DALMATA, NELLA SUA<br />

PIÙ AMPIA ACCEZIONE CULTURALE, UMANA E<br />

STORICA<br />

Primo premio: non assegnato<br />

Secondo premio: non assegnato<br />

Menzioni onorevoli:<br />

Nicolò Giraldi, Trieste<br />

Titolo: Un treno per l’impero<br />

“PREMIO GIORNALISTICO”<br />

SEZIONI:<br />

1. PREMIO PER IL MIGLIOR SERVIZIO, COM-<br />

MENTO, ARTICOLO E ALTRO GENERE GIORNA-<br />

LISTICO, TRASMISSIONE RADIO O TELEVISIO-<br />

NE, O PER UNA SERIE DI QUESTI, PUBBLICATI<br />

SUI GIORNALI, ALLA RADIO O ALLA TELEVISIO-<br />

NE DELLA COMUNITÀ NAZIONALE ITALIANA NEL<br />

2010, DI PARTICOLARE INTERESSE PER LA STES-<br />

SA E PER L’AFFERMAZIONE SOCIALE E PROFES-<br />

SIONALE DELLA CATEGORIA<br />

Primo premio: Flavio Forlani, Capodistria<br />

Titolo: Verde Istria<br />

Motivazione: “Per l’attualità del tema trattato, per<br />

il puntuale e attento lavoro di ricerca fondativo di<br />

un’impostazione redazionale chiara e coerente. L’in-


dividuazione dei siti naturali meno noti descritti da<br />

interlocutori competenti ha consentito la realizzazione<br />

di una serie di trasmissioni andate in onda su Radio<br />

Capodistria, dedicate al patrimonio ambientale istriano,<br />

di indubbia valenza informativa e formativa. La<br />

trattazione di un tema ecologico-naturalistico da parte<br />

di un giornalista della Comunità nazionale italiana,<br />

nella sua originalità, appare sorprendentemente<br />

ma pienamente in linea, con la necessità propria della<br />

CNI, di tutelare il territorio di insediamento storico<br />

degli italiani di Croazia e Slovenia nella sua totalità<br />

socio-antropologica e ambientale”.<br />

Menzione onorevole: Dario Saftich, Fiume<br />

Titolo: serie di commenti pubblicati su “La Voce<br />

Del Popolo”.<br />

Motivazione: “Saftich affronta temi diversi in maniera<br />

schietta ed in alcuni passi pungente dimostrando<br />

una scorrevole padronanza della prosa in italiano.<br />

Inoltre si occupa di argomenti d’attualità, come il<br />

mercato immobiliare ed il rimpasto del governo croato<br />

senza perdere di vista questioni storiche per lungo<br />

tempo taciute, come i devastanti bombardamenti alleati<br />

di Zara”.<br />

Categoria LETTERATURA<br />

- Premio OSVALDO RAMOUS<br />

A 1) Poesia in lingua italiana 16<br />

A 2) Poesia in uno dei dialetti della Comunità Nazionale<br />

Italiana 6<br />

A 3) Prosa in lingua italiana 11<br />

A 4) Prosa in uno dei dialetti della Comunità Nazionale<br />

Italiana 1<br />

A 5) Saggi di argomento letterario e linguistico 5<br />

Categoria TEATRO - Premio RANIERO BRUMINI<br />

B 1) Testi teatrali 3<br />

Categoria ARTI VISIVE<br />

- Premio ROMOLO VENUCCI<br />

C 1) Pittura, scultura e grafica 14<br />

C 2) Designa, arti applicate, illustrazione 10<br />

C 3) Fotografia 18<br />

Categoria ARTE CINEMATOGRAFICA, VIDEO<br />

E TELEVISIONE<br />

D 1) Arte cinematografica, video e televisione 3<br />

D 2) Saggi di critica e storia del cinema, video e televisione<br />

1<br />

Categoria MUSICA<br />

- Premio LUIGI DALLAPICCOLA<br />

E 1) Composizione (coro, musica da camera, musica<br />

sinfonica) 3<br />

E 2) Esecuzione strumentale o vocale 5<br />

E 3) Saggi di musicologia 1<br />

Categoria PREMIO GIOVANI<br />

- Premio ADELIA BIASIOL<br />

(Per i giovani dai 15 ai 18 anni d’età)<br />

F 1) Poesia o prosa in lingua italiana 7<br />

F 4) Musica - composizione ed esecuzione 1<br />

I partecipanti in cifre<br />

Istria Nobilissima<br />

Un momento della conferenza stampa<br />

NOTA: la commissione invita l’attivo consultivo dei<br />

mass media di dedicare al premio giornalistico “Paolo<br />

Lettis” un punto all’ordine del giorno della sua prossima<br />

riunione nell’intento di migliorare le disposizioni<br />

del bando di concorso per raggiungere una maggiore<br />

adesione.<br />

F 5) Arti visive - pittura, scultura, grafica e fotografia 1<br />

Categoria CITTADINI RESIDENTI NELLA RE-<br />

PUBBLICA ITALIANA, DI ORIGINE ISTRIANA.<br />

ISTRO-QUARNERINA E DALMATA ATTESTATA<br />

DA UN APPOSITO DOCUMENTO<br />

G 1) Prosa narrativa su tematiche che interessano il<br />

mondo comune istriano, istro-quarnerino e dalmata,<br />

nella sua più ampia accezione culturale, umana e<br />

storica 2<br />

G 2) Prosa, anche in dialetto, su tematiche che interessano<br />

il mondo comune istriano, istro-quarnerino e dalmata,<br />

nella sua più ampia accezione culturale, umana e<br />

storica 4<br />

Categoria CITTADINI DELLA REPUBBLICA DI<br />

CROAZIA E SLOVENIA, NATI E RESIDENTI<br />

NELL’ISTRIA, NELL’ISTRO-QUARNERINO O IN<br />

DALMAZIA IN POSSESSO DI UN’OTTIMA CO-<br />

NOSCENZA DELLA LINGUA ITALIANA<br />

H 1) Prosa narrativa su tematiche che riguardano la<br />

convivenza, la multiculturalità, le prospettive del suo<br />

sviluppo e del suo approfondimento nel quadro europeo,<br />

la partecipazione comune alla storia umana, culturale<br />

e civile del territorio istriano, istro-quarnerino e<br />

dalmata 1<br />

H 2) Poesia su tematiche che riguardano la convivenza,<br />

la multiculturalità, le prospettive del suo sviluppo e del<br />

suo approfondimento nel quadro europeo, la partecipazione<br />

comune alla storia umana, culturale e civile del<br />

territorio istriano, istro-quarnerino e dalmata 1<br />

Premio giornalistico “PAOLO LETTIS” 3<br />

TOTALE PARTECIPANTI 117<br />

<strong>Panorama</strong> 15


150 anni dell’unità d’Italia<br />

16 <strong>Panorama</strong><br />

Significativo il contributo di queste terre al processo pervenuto a un pun<br />

Bernardo Benussi e la storio<br />

Pubblichiamo qui di seguito la quinta puntata<br />

dei testi per i 150 anni dell’unità d’Italia. I<br />

diversi aspetti dell’evento, che ha influito in<br />

maniera capitale non solo sul futuro della nazione<br />

ma anche sulle politiche e le prospettive europee,<br />

ci vengono illustrati dal prof. Fulvio Salimbeni,<br />

docente di storia contemporanea all’Univer-<br />

di Fulvio Salimbeni<br />

L’idea di Nazione formulata dalla cultura romantica<br />

europea nei primi decenni dell’Ottocento s’incentrava,<br />

oltre che sulla lingua e le tradizioni spirituali<br />

d’un popolo, sulla storia. Non è un caso che<br />

al principiare del nostro Risorgimento vi sia la celebre<br />

prolusione pavese di Ugo Foscolo del 22 gennaio<br />

1809, Dell’origine e dell’ufficio della letteratura,<br />

nella cui parte conclusiva s’esortavano gli Italiani<br />

“alle storie”. Da allora vi fu tutto un fiorire di ricerche<br />

e pubblicazioni sulla storia patria, a promuovere<br />

in maniera organica le quali sorsero specifiche istituzioni<br />

e riviste, e di ciò s’è già fatto cenno parlando<br />

del Rossetti e della cultura storica triestina nel XIX<br />

secolo, per tali ragioni definito “della storia”, che<br />

vide comparire le classiche opere di studiosi come<br />

Ranke, Thierry, Guizot, Acton e, in Italia, Michele<br />

Amari, Cesare Balbo, Francesco De Sanctis, Pasquale<br />

Villari. Fino all’affermarsi della storiografica<br />

economico-sociale di Marx ed Engels prevalente<br />

fu l’impostazione politica, istituzionale e diplomatica<br />

per un verso e di storia della civiltà per un altro,<br />

ma sempre sul fondamento dell’analisi rigorosa dei<br />

documenti d’archivio e di meticolose investigazioni<br />

nelle biblioteche secondo un’impostazione metodologica<br />

d’accertamento “positivo”, come si diceva<br />

allora, dei fatti e degli avvenimenti. Se all’inizio<br />

i principali centri d’indagine storica furono città<br />

come Torino - dove negli anni Trenta Carlo Alberto<br />

nel locale ateneo istituì la prima cattedra di storia<br />

italiana e fondò la Deputazione Subalpina di storia<br />

patria -, Firenze, dove nel 1842 nacque l’“Archivio<br />

storico italiano”, il cui stesso titolo era un preciso ed<br />

esplicito programma di lavoro, Milano e Napoli, poi<br />

l’unificazione nazionale portò a un accelerato sviluppo<br />

in tutta la penisola di tale settore disciplinare,<br />

sentito essenziale per meglio intendere passato e<br />

presente delle vicende nazionali nelle loro manifestazioni<br />

politiche, culturali e religiose; in tale contesto<br />

si spiega, tra l’altro, anche sollecitato dall’opera<br />

del Sismondi sulla Storia delle repubbliche italiane<br />

del Medio Evo (i nostri Comuni), oggetto d’una<br />

sua confutazione (Osservazioni sulla morale cattolica)<br />

per quanto concerneva il ruolo della religione<br />

cattolica nella storia nazionale, l’interesse del Man-<br />

sità di Udine, segretario generale dell’Istituto per<br />

gli incontri mitteleupei di Gorizia a collaboratore<br />

UPT per le attività culturali con le CI. La puntata<br />

odierna è incentrata sul ruolo avuto in queste terre<br />

dagli storici e dalle loro ricerche tanto nel campo<br />

strettamente politico che, più ampiamente, in<br />

quello civile.<br />

zoni per la storia medievale, in particolare di quella<br />

del periodo longobardo, cui, attendendo alla stesura<br />

dell’Adelchi, dedicò il Discorso sopra alcuni<br />

punti della storia longobardica in Italia. In seguito,<br />

nel 1883, a coordinare questo proliferare di iniziative,<br />

animate da un risentito impegno civile e tutt’altro<br />

che solo erudito, il Villari, forte delle esperienze<br />

tedesche, avrebbe fondato in Roma l’Istituto Storico<br />

Italiano, con il compito precipuo d’attendere alla<br />

pubblicazione delle “Fonti per la storia d’Italia”,<br />

mentre nel 1884 a Torino compariva la “Rivista storica<br />

italiana”, presto affermatasi tra le più prestigiose<br />

a livello internazionale.<br />

Tutto ciò s’è voluto ricordare per sommi capi per<br />

intendere il ruolo che la ricerca storica e gli storici<br />

hanno avuto anche nella vita civile delle “terre irredente”,<br />

dove nel 1869, come ricordato nella puntata<br />

rossettiana, prendeva avvio la s. II dell’“Archeografo<br />

Triestino”, cui, dal 1884 in poi, s’affiancarono gli<br />

“Atti e Memorie” della Società Istriana di archeologia<br />

e storia patria, istituita in quel medesimo anno<br />

a Parenzo - trasferendosi successivamente a Pola,<br />

dove sarebbe rimasta fino all’esodo del 1947 -, che<br />

per fine primario aveva quello di documentare la romanità<br />

e venezianità (perciò italianità, posto il significato<br />

nazionale allora a esse attribuito) della storia<br />

regionale, analizzata e illustrata in maniera puntuale<br />

tramite studi di carattere archeologico - e qui si<br />

riprendeva la già menzionata lezione kandleriana -,<br />

linguistico e storico in senso stretto, privilegiando<br />

l’edizione di documenti “sacri e profani”, pubblici<br />

e privati, recuperati negli archivi municipali, ma in<br />

particolare in quello statale di Venezia, dove, a fare<br />

da tramite tra i ricercatori istriani e la risorgente cultura<br />

storica veneziana, era Tommaso Luciani, volontario<br />

esule nella città di S. Marco, che segnalava o<br />

trascriveva carte utili per gli studiosi attivi sull’altra<br />

sponda adriatica. Si tenga, inoltre, presente che<br />

a Venezia nel 1870 era stato avviato l’“Archivio Veneto”,<br />

che sarebbe divenuto l’organo ufficiale della<br />

coeva Deputazione Veneta di storia patria, sempre<br />

pronta a ospitare contributi riguardanti gli antichi<br />

domini della Serenissima, quindi pure Istria e Dalmazia,<br />

e che in seguito avrebbe significativamente<br />

modificato la denominazione in Deputazione di storia<br />

patria per le Venezie, con ciò automaticamente


to essenziale un secolo e mezzo fa (5)<br />

grafia istriana<br />

proponendosi come organo ufficiale anche della Venezia<br />

Giulia, nell’accezione ascoliana comprendente<br />

Gorizia, Trieste e Istria, dunque l’intera regione<br />

adriatica “irredenta”, la cui denominazione ufficiale<br />

allora era “Litorale Austriaco”, e, pertanto, ospitando<br />

di frequente saggi alla sua storia attinenti. Il<br />

maggior esponente della storiografia istriana d’allora<br />

fu Bernardo Benussi, autore d’un fortunato Manuale<br />

di geografia, storia e statistica della regione<br />

Giulia (Litorale), di Nel Medioevo. Pagine di storia<br />

istriana e, infine, di L’Istria nei suoi due millenni<br />

di storia, opera conclusiva, di sintesi, di un’inesausta,<br />

pluridecennale attività, esplicatasi in decine<br />

di contributi su diversi aspetti, momenti, problemi di<br />

storia locale, tutti unificati, a ogni modo, da una risentita<br />

passione patriottica, che, peraltro, non faceva<br />

mai violenza alla serietà e al rigore del lavoro storico.<br />

Un atteggiamento, questo, dichiarato in modo<br />

esplicito in un discorso del Benussi ormai presidente<br />

della Società Istriana dopo l’unione al Regno d’Italia,<br />

allorché l’anziano studioso dichiarava che sia lui<br />

sia la sua generazione erano stati nazionalmente italiani<br />

e romantici, ma culturalmente tedeschi e positivisti,<br />

essendosi formati nelle università austriache,<br />

dove dominava la scuola storica germanica e la cui<br />

qualità scientifica onestamente si riconosceva. Piena<br />

conferma di questa “bontà dei cavalieri antichi”, verrebbe<br />

da dire guardando all’oggi, s’ha, inoltre, nella<br />

condotta politica di Francesco Salata, autorevole<br />

studioso di storia amministrativa, nato a Ossero<br />

nel 1876, forgiatosi lui pure negli anni d’anteguerra<br />

e poi, passato in Italia, ascoltato consulente del governo<br />

per le questioni delle “terre liberate e redente”,<br />

nel 1920 vero artefice del trattato di Rapallo, autore<br />

d’una fondamentale biografia di Guglielmo Oberdan<br />

e di numerosi pregevoli studi di storia risorgimentale,<br />

che, a conflitto concluso, ebbe l’ardire d’esortare<br />

i governanti del regno vittorioso a prendere a modello<br />

di riorganizzazione istituzionale lo scomparso impero<br />

asburgico, fondato sul decentramento e su larghe<br />

autonomie provinciali, riconoscendone in pieno<br />

la bontà degli ordinamenti civili, esempi, questi, emblematici<br />

della qualità morale e intellettuale di siffatti<br />

uomini, che erano i migliori rappresentanti dell’intelligenza<br />

istriana del tempo.<br />

Più o meno nei medesimi anni (1881-1895), inoltre,<br />

in Italia usciva, per iniziativa di Salomone Morpurgo<br />

e Albino Zenatti, entrambi allievi “irredenti”,<br />

nell’ateneo bolognese, del Carducci, allora maestro<br />

ideale degli irredentisti e notevole organizzatore culturale<br />

e promotore di studi storici in ambito nazionale,<br />

l’“Archivio storico per Trieste, l’Istria e il Trentino”,<br />

il cui titolo era per se stesso indicativo della<br />

volontà di rivendicare, sul fondamento d’inoppugnabile<br />

documentazione storica e letteraria, l’italianità<br />

delle provincie ancora soggette all’Austria. Un altro<br />

Bernardo Benussi (1846-1928)<br />

carducciano adriatico, Giuseppe Picciola, di Parenzo,<br />

docente nelle scuole superiori italiane, per parte<br />

sua proprio a ridosso della conflagrazione europea<br />

(1914) avrebbe dato alle stampe una nutrita raccolta<br />

di testi di Poeti italiani d’oltre i confini, a riprova<br />

dell’importanza che alla storia letteraria veniva data<br />

nel contesto delle battaglie nazionali del tempo, posto<br />

che, sulla scia del Foscolo e del Mazzini, la vera<br />

letteratura, non quella cortigiana del Cinquecento o<br />

delle pastorellerie arcadi del Settecento, era ritenuta<br />

l’espressione più alta e autentica dell’anima d’un popolo,<br />

il che spiega, tra l’altro, l’impostazione di quel<br />

capolavoro etico-politico che è la Storia di Francesco<br />

De Sanctis. Nel 1903, con impostazione più divulgativa,<br />

mirante a raggiungere un pubblico anche<br />

di non specialisti, nasceva la rivista “Pagine Istriane”,<br />

essa pure volta a far conoscere e a valorizzare<br />

la cultura e la storia regionale in chiave dichiaratamente<br />

nazionale, il che dimostra come lo stato maggiore<br />

liberal-nazionale sapesse agire con abilità, promuovendo<br />

istituzioni orientate a raggiungere fasce<br />

diverse dell’opinione pubblica, dalle maggiormente<br />

acculturate a quelle che lo erano meno, adattando gli<br />

strumenti disponibili, o ideandone, alle diverse situazioni<br />

e contesti.<br />

Questo stringato profilo di storiografia risorgimentale<br />

giuliana non sarebbe completo se non si<br />

menzionasse anche il giovanile volumetto di Silvio<br />

Benco, Trieste, apparso nel 1910, agile guida alla<br />

storia cittadina, corretta e documentata, connotata<br />

dai consueti motivi patriottici, cui nel 1919 sarebbe<br />

seguita l’ampia ricostruzione, in tre volumi, de Gli<br />

ultimi anni della dominazione austriaca a Trieste,<br />

per certi versi opera ancor oggi insostituibile e che al<br />

suo apparire concludeva davvero una stagione politica<br />

e culturale. ● (continua)<br />

150 anni dell’unità d’Italia<br />

<strong>Panorama</strong> 17


18 <strong>Panorama</strong><br />

Società<br />

Il premio internazionale Alexander Langer alla memoria di una donna<br />

Elane Printemps, lo spirito buo<br />

di Marino Vocci<br />

Da più parti in queste ultime<br />

settimane e anche alla visita<br />

di papa Ratzinger ad Aquileia<br />

e Venezia, si è sottolineata l’importanza<br />

di attuare concrete politiche<br />

di cooperazioni internazionali e<br />

prestare più attenzione alla necessità<br />

di operare per una vera fratellanza e<br />

cittadinanza euromediterranea.<br />

Sono scelte che, ho ricordato più<br />

volte proprio su “<strong>Panorama</strong>”, Alexander<br />

Langer, il grande e lungimirante<br />

uomo di confine, sosteneva oltre<br />

20 anni fa! E nel suo ricordo mi<br />

permetto di dire che oggi come ieri<br />

questa nostra Europa alza nuovi<br />

muri, è sempre più chiusa in se stessa,<br />

vive nella paura dell’altro. Eppure<br />

una risposta diversa ci deve essere:<br />

l’Europa deve tornare ad essere protagonista,<br />

ossia scegliere, con coraggio<br />

e lungimiranza, di condividere<br />

con altri un nuovo mondo più giusto,<br />

libero e democratico. E’ necessario<br />

non chiudere ma internazionalizzare<br />

sempre di più questi nostri territori e<br />

le politiche. Certamente utilizzando i<br />

nuovi strumenti quali le reti e le autostrade<br />

di Internet, ma anche e soprattutto<br />

con progetti comuni di cooperazione<br />

culturale, scientifica, commerciale,<br />

economica e politiche concrete<br />

di accoglienza e di solidarietà.<br />

Concrete e durature politiche di cooperazione<br />

internazionale con obbiettivo<br />

una vera fratellanza mondiale e<br />

in particolare Euromediterranea, che<br />

non siano urlate e televisive e non si<br />

esauriscano quindi in un giorno, una<br />

settimana, un mese!<br />

Anche per questo motivo non posso<br />

non ricordare che il Premio internazionale<br />

Langer va proprio in questa direzione.<br />

Come da tradizione dal 1997 la<br />

Fondazione/Stiftung Langer di Bolzano,<br />

proprio in questi giorni ha reso noto<br />

il nome della persona alla quale è stato<br />

assegnano il premio 2011. Un premio<br />

che ricordo intende onorare e tenere<br />

vivo il ricordo di Alexander Langer,<br />

presentando all’opinione pubblica<br />

il lavoro di persone, spesso anche sconosciute,<br />

che con scelte coraggiose, in-<br />

Il premio internazionale Alexander Langer 2011 è<br />

andato all’associazione di Haiti FDDPA in memoria<br />

di Elane Printemps “Dadoue” (nella foto)<br />

dipendenza di pensiero e forte radicamento<br />

sociale sono state capaci di illuminare<br />

situazioni emblematiche e percorrere<br />

strade innovative.<br />

Se si ripercorrono infatti gli anni<br />

passati, attraverso il nome delle premiate<br />

(molte infatti le donne) si incontrano<br />

persone che, spesso lontane dai<br />

riflettori mediatici, hanno testimoniato<br />

con forza e coraggio l’impegno per<br />

la pace, la libertà, la salvaguardia dei<br />

diritti umani, dell’ambiente, delle specie.<br />

Donne e uomini molto diversi tra<br />

loro per inclinazioni politiche e religiose,<br />

orientamento politico e religioso,<br />

collocazione sociale, età professione,<br />

vicende personali, ruoli familiari<br />

che avrebbero potute essere compagne<br />

di strada di Alex, con il talento di<br />

poter viaggiare con la sua leggerezza,<br />

costruire ponti spesso fra realtà contrapposte<br />

e agire nei conflitti con lo<br />

spirito della nonviolenza.<br />

Quest’anno il Comitato scientifico<br />

e di garanzia della Fondazione ha deciso<br />

di attribuire il premio internazionale<br />

Alexander Langer 2011 (10.000<br />

euro messi a disposizione dalla Banca<br />

Popolare Etica di Padova), all’associazione<br />

di Haiti FDDPA (Fos pou<br />

Defann Dwa Payzans Aysien) in me-<br />

moria di Elane Printemps “Dadoue”,<br />

che fin dai primi anni ‘ 90 si è battuta<br />

con coraggio e costanza al fianco<br />

della popolazione rurale nella strenua<br />

difesa dei suoi diritti fondamentali.<br />

Un premio alla memoria perché<br />

il 24 aprile 2010, dopo essere riuscita<br />

a scampare negli anni precedenti alle<br />

minacce di morte da parte dei latifondisti,<br />

Dadoue Printemps rimane vittima<br />

di un’aggressione a scopo di rapina<br />

a Cité Soleil, bidonville periferica<br />

di Port-au-Prince.<br />

Dadoue, nata a Môle Saint Nicolas<br />

(nel nord ovest del paese) a soli<br />

vent’anni decide di lasciarsi alle spalle<br />

la vita sicura e privilegiata del convento<br />

delle suore teresiane per aiutare<br />

i compaesani stremati dalla fame,<br />

a migliorare la propria sorte. Si reca a<br />

Dofiné, area di montagna arida e isolata,<br />

dove nel 1985 fonda il primo centro<br />

d’istruzione della zona, una scuola<br />

primaria. Grazie ai programmi di alfabetizzazione<br />

dei bambini e successivamente<br />

degli adulti, la popolazione di<br />

questi villaggi remoti inizia a sentirsi<br />

parte del tessuto sociale, attivandosi<br />

per trovare autonomamente soluzioni<br />

concrete in grado di affrontare la miseria<br />

e l’assenza dello Stato.


dalla forza incrollabile<br />

no di Haiti<br />

Nasce così, dall’impegno di alcuni<br />

contadini e dalla tenacia di Dadoue,<br />

l’organizzazione laica locale dei contadini,<br />

la FDDPA, impegnata nella lotta<br />

per il recupero della terra, tutt’ora<br />

nelle mani dei grandi proprietari terrieri,<br />

protetti dai governi che si sono<br />

succeduti. Nell’arco degli anni si è venuta<br />

così a creare una fitta rete di solidarietà<br />

e scambio tra diverse realtà rurali,<br />

favorendo progetti agricoli sostenibili,<br />

avviando sistemi di irrigazione,<br />

incentivando la produzione per l’autoconsumo<br />

e creando - con il lavoro<br />

collettivo - vivai per la riforestazione.<br />

Tutte iniziative miranti a garantire il<br />

sostenimento ai contadini, contrastando<br />

l’esodo verso le città, dove il più<br />

delle volte sono destinati a sopravvivere<br />

nelle immense bidonville.<br />

Con il terribile terremoto del 12<br />

gennaio 2010 e purtroppo solo per un<br />

breve periodo, l’attenzione del mondo<br />

e delle organizzazioni internazionali<br />

si è rivolta ad Haiti. Dadoue ha subito<br />

denunciato, insieme a molti altri esponenti<br />

dei movimenti civici dell’isola,<br />

l’assenza del governo e l’inefficacia di<br />

quella parte dei soccorsi che ha ignorato<br />

le reti sociali sul territorio, il cui patrimonio<br />

sta nella conoscenza dei bisogni<br />

della popolazione e nella capacità<br />

di trasformare l’emergenza in una spinta<br />

all’autorganizzazione per soluzioni<br />

adeguate a lungo termine.<br />

Attiva subito nei soccorsi ai terremotati,<br />

Dadoue ha organizzato una<br />

raccolta di fondi accompagnando associazioni<br />

mediche estere nelle località<br />

più colpite o isolate, curando gli sfollati<br />

nei campi autogestiti dalle reti popolari<br />

e organizzando la distribuzione di<br />

prodotti alimentari.<br />

Il premio in sua memoria è solo un<br />

omaggio alle innumerevoli iniziative<br />

dell’associazione FDDPA da lei avviate,<br />

ma vuole incoraggiare tutte quelle<br />

forze presenti ad Haiti, e in altre parti<br />

del mondo, che uniscano il loro impegno<br />

concreto di soccorso alle vittime di<br />

tragiche catastrofi ambientali, a quello<br />

per l’accesso dei diritti fondamentali<br />

necessari ad una vita degna, insieme<br />

alla lotta per la riduzione dei danni<br />

all’ambiente causati dall’uomo.●<br />

Riflessioni in cornice<br />

di Luca Dessardo<br />

Quasi 10 anni dopo l’attentato alle<br />

Torri Gemelle a New York, e un<br />

paio di guerre dopo, il 2 maggio Osama<br />

Bin Laden è stato trovato nel suo<br />

rifugio nei pressi di Islamabad in Pakistan.<br />

Trovato e immediatamente ucciso<br />

da un’unità dei reparti speciali<br />

della marina militare statunitense.<br />

Molto è stato detto riguardo alla<br />

morte del leader di al-Quaeda. Alcuni<br />

ipotizzano che sia stato ucciso da<br />

una sua guardia del corpo al momento<br />

dell’irruzione dei Seals, altri dicono<br />

che Bin Laden brandiva un’arma<br />

e che i Seals hanno risposto al fuoco.<br />

Altri ancora affermano che l’ordine<br />

sia sempre stato quello di ucciderlo,<br />

non di catturarlo. Quale sia la verità<br />

non lo sapremo mai, ma nel frattempo<br />

gli Stati Uniti rivendicano con orgoglio<br />

l’uccisione. Si è detto “sollevato”<br />

il presidente Barack Obama, il<br />

quale aveva autorizzato l’intera operazione.<br />

Di sicuro punta ad un nuovo<br />

mandato.<br />

Infatti, grande festa negli Stati<br />

Uniti, con tanto di folla in delirio davanti<br />

alla Casa Bianca nel momento<br />

in cui la notizia è stata ufficialmente<br />

confermata (su Twitter già circolava)<br />

la vendetta è finalmente stata consumata.<br />

Proprio di vendetta si tratta, e<br />

non di giustizia. Ha ragione Noam<br />

Chomsky a dire che Bin Laden avrebbe<br />

dovuto essere catturato vivo e processato<br />

per i crimini che gli vengono<br />

imputati. Se anche volessimo sorvolare<br />

sul fatto che l’operazione che ha<br />

portato alla sua uccisione era illegale,<br />

in quanto i Navy Seals hanno violato<br />

la sovranità del Pakistan, certamente<br />

non possiamo ignorare che si<br />

sia trattato di un’esecuzione.<br />

Ad ogni modo, passato lo straniamento<br />

iniziale e ripensando a quanto<br />

è accaduto, possiamo concordare<br />

che gli Stati Uniti hanno fatto una<br />

ben magra figura per come hanno gestito<br />

l’intera questione. La pubblicità<br />

data all’uccisione sembra riportarci<br />

ai tempi del vecchio West, quando<br />

Società<br />

Stato di diritto. Che roba è?<br />

giustizia e giustizia sommaria erano<br />

sostanzialmente la stessa cosa. Forse<br />

potremmo dire che visto che i terroristi<br />

di sicuro non combattono in maniera<br />

convenzionale, abbiamo il diritto di<br />

contrattaccare allo stesso modo. Ma<br />

se così fosse, dove sta la nostra tanto<br />

presunta, o, visti gli eventi recenti,<br />

presuntuosa, supremazia morale?<br />

Uccidere un Bin Laden ormai patetico,<br />

un uomo che, diciamolo in tutta<br />

sincerità, stava marcendo quasi del tutto<br />

dimenticato dal mondo, non è stata<br />

una prova di forza quanto una dimostrazione<br />

di infantile malignità. Se nel<br />

1960 il Mossad catturò Eichmann in<br />

Argentina e lo portarlo in Israele per<br />

processarlo, anche gli Stati Uniti oggi<br />

avrebbero dovuto agire similmente. Se<br />

avessero portato Osama davanti ad un<br />

corte, esponendolo in tutta la sua piccolezza,<br />

l’intero mondo Occidentale<br />

avrebbe immensamente guadagnato<br />

in credibilità facendo certamente provare<br />

almeno un poco di imbarazzo a<br />

chi vi predica contro.<br />

Al contrario, gli Stati Uniti non<br />

hanno nemmeno tentato di far credere<br />

che l’intenzione era quella di catturarlo<br />

e processarlo. Figurarsi, Bin Laden<br />

era semplicemente wanted dead. Il<br />

processo cui è stato sottoposto è quello<br />

mediatico, a partire dal momento<br />

in cui ha assunto la responsabilità<br />

per l’11 settembre. E dopo la morte,<br />

un altro processo alla sua immagine:<br />

un uomo che avvolto in una coperta<br />

guarda i propri highlights in televisione.<br />

Gli USA come PR: dopo aver fatto<br />

di lui un supervillano quasi da fumetto,<br />

lo hanno ucciso e “smascherato”.<br />

Eppure, il mondo non respira più<br />

tranquillo perché il cattivo è stato<br />

ucciso. E il cattivo in compenso<br />

ha avuta la propria morte gloriosa.<br />

Forse non un martirio, ma certamente<br />

un’uscita di scena che per un<br />

attimo lo riscatta da quella coperta<br />

e dall’ossessione per le immagini televisive<br />

dell’uomo che era anni fa.<br />

Speriamo soltanto che questa morte<br />

glamour non lo riporti ad essere<br />

l’idolo pop dei terroristi. ●<br />

<strong>Panorama</strong> 19


20 <strong>Panorama</strong><br />

Teatro<br />

Fiume, ennesimo successo per il «Festival internazionale delle piccole scene»<br />

Destabilizzare le buone coscienze<br />

di Bruno Bontempo<br />

Teatro (contemporaneo) come<br />

spunto di riflessione, sensibilità<br />

e memoria. Teatro come espressione<br />

della nostra realtà, socialmente e<br />

politicamente impegnato, che attraverso<br />

una chiave di lettura realistica affronta<br />

temi come la routine quotidiana,<br />

i tabù piccoloborghesi, l’intolleranza,<br />

il nazionalismo e il populismo che<br />

si traducono in demonizzazione e odio<br />

del diverso. Questi, in estrema sintesi, i<br />

temi che hanno caratterizzato la 18esima<br />

edizione del Festival Internazionale<br />

delle Piccole Scene di Fiume, dove il<br />

termine piccole non va assolutamente<br />

interpretato in senso riduttivo ma soltanto<br />

tecnico, di spazio. Un’edizione<br />

che, pur allestita nel segno del risparmio,<br />

è risultata alfine più che dignitosa<br />

e lecitamente molto apprezzata dalla<br />

critica e seguita da un pubblico numerosissimo,<br />

il cui interesse non tende affatto<br />

a scemare, anzi.<br />

E quel che più conta, il Festival,<br />

pur con un budget sensibilmente ridotto<br />

rispetto al passato, tagli che hanno<br />

costretto gli organizzatori a ridurre<br />

la durata della manifestazione ed il<br />

numero degli spettacoli, è rimasto fedele<br />

alla sua missione ed alla sua impostazione<br />

progettuale quale momento<br />

di provocazione e confronto con la<br />

realtà, occasione di riflessione estetica<br />

e poetica nella sua diversificata molteplicità<br />

di generi. Lo ha ribadito anche<br />

Bojan Munjin, uno dei più autorevoli<br />

critici teatrali della Croazia, frequen-<br />

tatore abituale dell’appuntamento fiumano<br />

e lucido protagonista delle interessanti<br />

tavole rotonde del dopoFestival:<br />

“Non lo dico per piaggeria, ma<br />

in un momento di gravi difficoltà, soprattutto<br />

finanziarie, è motivo di vanto<br />

per gli organizzatori esser riusciti a<br />

mantenere un livello qualitativo molto<br />

alto”.<br />

Inquadrando i momenti clou della<br />

rassegna fiumana, Bojan Munjin<br />

colloca ai vertici di questa edizione<br />

lo spettacolo ungherese “L’uomo dei<br />

dadi”, “narrativa percorsa da una cupa<br />

visione immaginaria del mondo contemporaneo<br />

e l’estetica autoriale volutamente<br />

arruffata e caotica” di Viktor<br />

Bodó, regista tra i più interessanti del<br />

panorama europeo contemporaneo,<br />

che avevamo già avuto modo di apprezzare<br />

all’edizione 2007 nel kafkiano<br />

“Mi tritano e sparisco”.<br />

Ovviamente la produzione più attesa<br />

di questa edizione delle “Piccole<br />

scene” era quella belgradese de<br />

“I signori Glembay” del drammaturgo<br />

croato Miroslav Krleža (regia del<br />

montenegrino Jagoš Marković, classe<br />

1966, uno dei più apprezzati nell’area<br />

ex jugoslava), quanto mai attuale nel<br />

trattare il declino dei valori e dei principi<br />

morali della società. “Nel ruolo di<br />

Leone Glembay abbiamo potuto ammirare<br />

tutta la bravura del macedone<br />

Nikola Ristanovski, considerato attualmente<br />

il miglior attore di queste<br />

terre, la cui presenza ha contribuito ad<br />

aumentare il prestigio della manifestazione”,<br />

ha ribadito Munjin, ricordan-<br />

do poi che “una delle peculiarità del<br />

Festival è stata il nuovo codice espressivo<br />

riscontrato nelle produzioni belgradesi<br />

più recenti”.<br />

“Dal teatro serbo il pubblico si<br />

aspetta tradizionalmente una recitazione<br />

forte e dai contorni marcati, con<br />

una ricchezza di espressività teatrale<br />

realistica - spiega Munjin -. Invece<br />

i due lavori visti a Fiume, soprattutto<br />

Il dramma di Mirjana e di quelli<br />

intorno a lei proposto dallo Jugoslovensko<br />

dramsko pozorište di Belgrado,<br />

ci hanno fatto conoscere impostazioni<br />

che ricordano il teatro tedesco<br />

espressionista, teso a strappare lo spettatore<br />

dalla concretezza della realtà<br />

per trascinarlo nella visione interiore<br />

dell’autore, a trasportare i personaggi<br />

su un piano mistico e simbolico, con<br />

la ricerca dell’essenza assoluta e non<br />

del particolare, con il perseguimento<br />

del’irrazionalismo e del lirismo estatico,<br />

che non racconta una storia ma<br />

esamina una situazione statica, dove<br />

tutto viene interpretato in modo stilizzato<br />

e straniato. E gli attori belgradesi<br />

lo hanno interpretato alla grande”.<br />

All’eccezionale Mirjana Karanović,<br />

attrice di rara sensibilità, bravura e intensità<br />

interpretativa, è stato meritatamente<br />

attribuito il premio riservato<br />

alla migliore attrice protagonista, gratifica<br />

che in campo maschile è andata<br />

a Nikola Ristovski.<br />

Per la prima volta nella storia del<br />

Festival i giudizi degli esperti e del<br />

pubblico sono stati diametralmente<br />

opposti. La giuria ha apprezzato mag-<br />

Una scena del Ciclope con il complesso rock fiumano Let 3. A destra: Vita di uno stolto, coproduzione Zajc-Hkd


Teatro<br />

Nikola Ristovski e Svetozar Cvetković nei Glembay, a destra Mirjana Karanović nel Dramma di Mirjana...<br />

giormente uno spettacolo dissacratore,<br />

sanguigno, potente e duro come “Ciclope“:<br />

in scena anche la “discussa, insolente<br />

e provocatoria” rock band fiumana<br />

Let 3, con il dichiarato intento<br />

di “destabilizzare le buone coscienze”.<br />

Il pubblico invece ha preferito l’“Ulisse”,<br />

che reinventa il mito greco senza<br />

tempo scritto da Omero con uno storytelling:<br />

bravo l’attore George Mann,<br />

che diventa egli stesso man mano tutti<br />

i personaggi, tuttavia il voto (media<br />

4.91) ci sembra eccessivo.<br />

Merita una citazione anche il discusso<br />

(e osteggiato già prima del debutto)<br />

“Generazione 91-95”, il cui allestimento<br />

era costato addirittura il posto<br />

all’allora direttrice del Teatro dei<br />

Giovani di Zagabria (Zkm). Assieme<br />

a “Ciclope”, avversato da una parte<br />

del pubblico forse per la sua aspra aggressività,<br />

rientra tra i lavori del Festival<br />

che hanno affrontato gli aspetti più<br />

dolorosi dell’attualità croata. I giovanissimi<br />

protagonisti (attori non professionisti<br />

nati proprio tra gli anni 1991-<br />

95) si interrogano sulle loro “diversità”<br />

etniche, culturali, religiose e rivendicano<br />

il diritto di sbattere in faccia a<br />

una società ancora incline a coltivare<br />

le sue meschinità, la loro disperazione<br />

per ciò che stanno passando e che<br />

hanno passato, confrontandosi coraggiosamente<br />

con il recente trascorso.<br />

“Il Festival ha affrontato diversi<br />

aspetti della nostra realtà, tra cui<br />

la violenza bellica degli Anni ‘90 - è<br />

l’opinione del nostro connazionale Elvio<br />

Baccarini, docente della Facoltà di<br />

Filosofia di Fiume e grande aficionados<br />

della rassegna -. L’allestimento di<br />

Generazione 91-95, con un’espressione<br />

teatrale che abbiamo avuto modo<br />

di conoscere già con Turbofolk messo<br />

in scena da Oliver Frljić allo Zajc<br />

Il programma e i premi<br />

I SIGNORI GLEMBAY, Krleža, Atelje 212 Belgrado, regia: Jagoš<br />

Marković - MIGLIOR ATTORE Nikola Ristanovski, ATTORE NON<br />

PROTAGONISTA Svetozar Cvetković, PREMIO SPECIALE ALLA<br />

CARRIERA Vlastimir Đuza Stojilković<br />

ULISSE, Theatre ad Infinitum, Londra, regia: Nir Paldi - PREMIO DEL<br />

PUBBLICO<br />

DON JUAN, Molière, Teatro popolare montenegrino, Podgorica, regia:<br />

Ana Vukotić<br />

GENERAZIONE 91-95, Dežulović/Ferčec/Šeparović, ZKM (Teatro zagabrese<br />

dei giovani), regia: Borut Šeparović - PREMIO SPECIALE ai<br />

giovani attori per l’impegno e la serietà con cui hanno affrontato un<br />

tema doloroso del passato e del presente della Croazia - MIGLIOR<br />

DRAMMATURGIA ex aequo Goran Ferčec<br />

VITA DI UNO STOLTO, Akutagawa, Tnc Zajc&Hkd Teatar, Fiume, regia:<br />

David Doiashvilli - ATTRICE NON PROTAGONISTA ex aequo<br />

<strong>Edit</strong>a Karađole - PREMIO MEDITERAN DEL NOVI LIST Damir<br />

Orlić e Dražen Mikulić<br />

CICLOPE, Euripide/Ferčec, Scena Gorica, Velika Gorica, regia: Ivica<br />

Buljan - MIGLIOR SPETTACOLO<br />

L’UOMO DEI DADI, Bodó/Vinnai/Turai/Róbert, Sputnik Shipping Company,<br />

Budapest, regia: Viktor Bodó - MIGLIOR REGIA E DRAMMA-<br />

TURGIA ex aequo Julia Róbert e Tamás Turai<br />

IL DRAMMA DI MIRJANA E DI QUELLI INTORNO A LEI,<br />

Martinić, Jugoslovensko dramsko pozorište, Belgrado, regia: Iva<br />

Milošević - MIGLIOR ATTRICE Mirjana Karanović - ATTRICE NON<br />

PROTAGONISTA ex aequo Branka Petrić<br />

nel 2008, non è stato una sorpresa, con<br />

unico elemento nuovo la presenza di<br />

ragazzi invece degli attori professionisti.<br />

Poi c’è stato un modo più intimistico<br />

di interpretare il contatto con la realtà,<br />

però con una forte dimensione sociale,<br />

affrontato da due lavori su temi<br />

psichiatrici, L’uomo dei dadi e Vita di<br />

uno stolto. Alcune teorie sociali e filosofiche,<br />

come il movimento antipsichiatria<br />

con Michel Foucault, reputano<br />

che spesso la psichiatria diventa<br />

una forma di repressione e indubbia-<br />

mente le persone con questo tipo di<br />

problemi sono una delle componenti<br />

sociali più esposte”.<br />

Infine, il giudizio complessivo sul<br />

Festival, perfettamente condivisibile:<br />

“Una grande, grandissima lode al direttore<br />

Nenad Šegvić, che di anno in<br />

anno, con risorse limitate, riesce a offrire<br />

un evento culturale di grande peso<br />

per Fiume”. Se il 18 conta ancora qualcosa,<br />

ebbene, si può dire che il Festival<br />

ha superato con successo l’esame della<br />

maggiore età. ●<br />

<strong>Panorama</strong> 21


22 <strong>Panorama</strong><br />

Cinema<br />

Aftershock, del cinese Xiaogang Feng, il vincitore di un Far East Film<br />

Quando la madre decide quale fi<br />

di Massimiliano Deliso<br />

Un’edizione strana, questa, del<br />

Far East Film Festival, che<br />

ha come sede il teatro Giovanni<br />

da Udine, appoggiato, per le varie<br />

rassegne a corredo, dalle sale del cinema<br />

Visionario. Tredicesima volta<br />

che il Cec, attraverso le istrioniche e<br />

versatili menti di Sabrina Baraccetti<br />

e Thomas Bertacche, si presenta a un<br />

pubblico proveniente da ogni parte<br />

del pianeta per saggiare le nuove produzioni<br />

asiatiche che riguardano tutti<br />

i generi cinematografici. Diciamo subito<br />

che il vincitore di quest’anno, il<br />

cinese Aftershock di Xiaogang Feng,<br />

non ha convinto appieno, pur essendo<br />

un lavoro completo, rilevante, che<br />

racconta le peripezie, le separazioni<br />

e i dolori di una famiglia durante il<br />

terremoto che nel 1976 sconvolse la<br />

Cina. Narra le vicende di una madre<br />

che, per un motivo atrocemente pratico,<br />

si trova a dover decidere chi dei<br />

due figli sacrificare per poterne salvare<br />

almeno uno. Tutto perfetto a livello<br />

tecnico, buona la sceneggiatura,<br />

ma questo non ne determina il trionfo<br />

di critica, come è accaduto invece in<br />

quasi tutte le precedenti edizioni del<br />

festival.<br />

A dire il vero, non c’è stato il film<br />

“svolta”, quello che entusiasma e, a<br />

volte, sorprende, però ci sono state<br />

alcune pellicole notevoli, al di là<br />

del vincitore, delle quali è bene fare<br />

menzione. Il lavoro più bello, per<br />

chi scrive, The Drunkhard, di Freddie<br />

Wong, regista di Hong Kong, è<br />

stata una vera e propria rivelazione<br />

che ha diviso critica e pubblico. Proiettato<br />

alle tre e mezza del pomeriggio<br />

in un teatro non certo gremito,<br />

racconta le vicende di uno scrittore<br />

squattrinato perennemente in preda<br />

ai fumi dell’alcool, interpretato da<br />

uno straordinario John Chang, che<br />

arranca disperatamente alla ricerca<br />

di una certa stabilità artistica ed<br />

“Aftershock” di Xiaogang Feng<br />

è stato ritenuto il film vincitore<br />

economica. Mr Lau, questo il nome<br />

del protagonista, si divide tra brevi<br />

liason a sfondo erotico con donne<br />

di qualsiasi età e sontuose e colos-<br />

Secondo classificato è “Under The Hawthorn Tree” di Zhang Yimou. Al terzo posto “Here comes The Bride”,<br />

del filippino Chris Martinez, divertente commedia molto applaudita dal pubblico del festival


Festival piuttosto atipico<br />

glio salvare<br />

sali sbronze dalle quali esce, il più<br />

delle volte, ammaccato, oltre che intorpidito.<br />

Questo stordimento viene<br />

rappresentato grazie a una regia impeccabile<br />

e fantasiosa, e tiene sempre<br />

come riferimento il cinema francese<br />

di stampo godardiano. Tutto è<br />

estremamente raffinato, ha un senso<br />

di impalpabile razionalità, le fumose<br />

scene colloquiali rimandano a un<br />

epoca quasi coloniale, dove le cose<br />

non acquistano un vero e proprio senso,<br />

mantenendo però una rara intensità<br />

emotiva. L’esistenza di Mr. Lau<br />

viene sconquassata dall’esigenza di<br />

un guadagno immediato, da spendere<br />

poi in qualche bettola, per questo<br />

motivo smette di scrivere sceneggiature<br />

e si dedica alacremente alla stesura<br />

di racconti porno. I riferimenti<br />

alla Beat Generation sono evidenti,<br />

un film coraggioso e potente.<br />

Un’altra produzione assolutamente<br />

degna di nota, che in questo<br />

caso non ha diviso critica e pubblico,<br />

è Confession, del regista giapponese<br />

Nakashima Tetsuya. Il dolore<br />

che percorre strade molto personali,<br />

in questo dramma nero dello stesso<br />

regista di “Girls” e “Memories of<br />

Matsuki”, acquista un alone estetico<br />

di rara bellezza. La storia dell’insegnante<br />

che si improvvisa detective<br />

per scoprire i responsabili della morte<br />

della figlioletta, e che poi, una volta<br />

individuati, esprime una furia vendicativa<br />

fuori dal comune, ma lo fa<br />

in maniera particolare, come se fosse<br />

estranea al mondo, come se in realtà<br />

la sofferenza l’avesse trasformata in<br />

un ectoplasma. Il contesto tecnico di<br />

questa pellicola è debordante, l’originalità<br />

delle riprese, l’uso intenso<br />

di colori inusuali per un film noir<br />

che non ne stravolgono affatto le dinamiche,<br />

l’interpretazione praticamente<br />

perfetta di tutti i protagonisti,<br />

trasformano una sceneggiatura non<br />

banale, certo, ma in qualche modo<br />

scontata, in un’autentica opera d’arte,<br />

con una personalità propria e autonoma<br />

rispetto alla normale rappresentazione<br />

di genere. I risvolti psicologici<br />

si sommano a brevi attimi di<br />

poesia in slow motion, per quasi due<br />

ore non c’è verso si staccare gli occhi<br />

dallo schermo. Un film pregiato.<br />

Published di Law Wing-cheong è<br />

stata una vera e propria sorpresa, perché<br />

si trattava di un thriller, e in questo<br />

caso, visto che trascendere nell’ovvio<br />

è diventato quasi un dovere per<br />

chiunque si cimenti in questa branca<br />

cinematografica, il risultato è ottimo.<br />

Il regista disegna attorno ai protagonisti<br />

un’atmosfera lenta, pesante,<br />

difficile da digerire per uno spettatore<br />

poco avvezzo a un certo tipo di struttura<br />

filmica, ma che diventa efficace<br />

mano mano che i fotogrammi scorrono<br />

sullo schermo. Niente da dire o da<br />

aggiungere, un bel film.<br />

Di tutt’altro tenore Seaside motel,<br />

made in Japan diretto da Moriya<br />

Kentaro. Il rimando all’occidentale<br />

“Four Rooms” è d’obbligo, anche<br />

se questa commedia brilla d’identità<br />

propria. Quattro vicende che si sviluppano<br />

in altrettante stanze di un<br />

sordido motel in maniera fluida e intelligententemente<br />

articolata. La fotografia<br />

è asciutta, realistica, la regia<br />

è curata, le risate lasciano il posto<br />

via via a riflessioni ben più caustiche.<br />

Niente male.<br />

Concludiamo questa carrellata sulle<br />

opere che hanno meglio impressionato<br />

con Under the Hawthorn Tree<br />

(Sotto l’albero del biancospino), che<br />

si è piazzata al secondo posto, del regista<br />

cinese Zahng Yimou, lo stesso<br />

di “House of Flying Daggers”, qui<br />

molto più intimista e alle prese con<br />

una pellicola autoriale. Si tratta di una<br />

Cinema<br />

love story, un amore impossibile tra<br />

due giovani che si incontrano in una<br />

cittadina di campagna che funge da<br />

centro di rieducazione, a seguito della<br />

direttiva maoista di “costruire le classi<br />

nei campi”. È un opera lieve, che<br />

si avvale della struggente fotografia<br />

di Zhao Xiaoding, che non scade mai<br />

nella retorica, soavemente adagiata<br />

alla semplicità di una sceneggiatura<br />

precisa nell’impostazione. Il successo<br />

che ha avuto tra il pubblico non ha<br />

sorpreso nessuno.<br />

Una citazione spetta senz’altro al<br />

film coreano The Man From Nowhere,<br />

che sbalordisce per sagacia tecnica<br />

e per la crudezza delle immagini, e<br />

che, se avesse avuto un finale più coraggioso<br />

e diverso dall’happy ending,<br />

si sarebbe candidato a buon diritto<br />

come un serio pretendente alla vittoria<br />

finale. Una nota dolente.<br />

Dispiace dirlo, ma Jonny To ci<br />

aveva abituato a ben altro, il suo<br />

Don’t go breaking my heart è totalmente<br />

commerciale, pur non essendo<br />

scadente nella qualità, uno di quei<br />

film dejavù di cui si può fare tranquillamente<br />

a meno. Inutile.<br />

Un breve cenno all’organiz-<br />

zazione,come sempre impeccabile,<br />

che alterna momenti di svago musicale<br />

a stravaccati istanti d’ozio a bordo<br />

teatro, un connubio perfetto. Il prossimo<br />

anno la quattordicesima edizione<br />

si terrà dal venti al ventotto aprile.<br />

Siete cortesemente invitati a partecipare,<br />

c’è un posto in prima galleria<br />

che vi aspetta.●<br />

<strong>Panorama</strong> 23


24 <strong>Panorama</strong><br />

Cinema e dintorni<br />

In Habemus Papam di Nanni Moretti un aspetto del disagio essenziale che<br />

Fumata bianca, ma l’eletto non acce<br />

di Gianfranco Sodomaco<br />

Q uando<br />

Nanni Moretti, nel<br />

1976, ha esordito col suo primo<br />

film, “Io sono un autarchico”,<br />

io avevo trent’anni e quel film, e<br />

quel titolo, avrei voluto firmarlo io.<br />

E credo che questo, all’epoca, valesse<br />

per molti di quella generazione.<br />

Ciò significa che ogniqualvolta Nanni<br />

si presenta con un nuovo film... la<br />

faccenda si fa subito complicata, c’è<br />

troppo coinvolgimento, anche perché<br />

lui stesso ha continuato a girare<br />

identificandosi con quella generazione<br />

‘sessantottina’, leggendo la realtà<br />

italiana, certo con tutta la sua personalissima<br />

creatività, come se molti di<br />

noi, nel nostro ‘piccolo’, l’avessero<br />

fatto. Così tutti i suoi film (dodici),<br />

chi più chi meno, sono una continua<br />

oscillazione tra un discorso politico<br />

‘diretto’ e una fuga dalla politica, ovviamente<br />

di sinistra, mano a mano le<br />

speranze, le utopie della sinistra vengono<br />

meno, o si trasformano in qualcosa<br />

di quasi irriconoscibile. Fino ad<br />

arrivare, ed è da qui che secondo me<br />

si deve ripartire, al 2001, quando Moretti<br />

gira “La stanza del figlio”, dove<br />

di ‘politico’ non c’è più niente, c’è<br />

solo l’angoscia di una famiglia per la<br />

perdita di un figlio, e il padre è uno<br />

psicanalista (interpretato dallo stesso<br />

Moretti)...<br />

Ebbene, nell’ultimo suo film,<br />

“Habemus papam”, Moretti continua<br />

a vestire i panni di uno psicanalista:<br />

sarà un caso? Non credo... Ma procediamo<br />

con ordine. “Habemus papam”<br />

inizia con le immagini televisive<br />

dei funerali di papa Wojtyla, Giovanni<br />

Paolo II, morto nel 2005 (fatto<br />

‘beato’ il Primo Maggio 2011). Subito<br />

dopo ‘entriamo’ nei palazzi vaticani<br />

dove, morto un papa se ne fa..., un<br />

bel numero di cardinali si appresta ad<br />

eleggere il nuovo.<br />

Ma questi cardinali, tranne qualcuno,<br />

non sono come uno se li immagina:<br />

sono dei vecchietti più o<br />

meno brontoloni, con i loro tic e le<br />

loro idiosincrasie, con i loro bisogni<br />

materiali, le loro diverse medicine<br />

da prendere nelle diverse ore ecc<br />

ecc. E quando inizia la votazione c’è<br />

chi copia dal compagno vicino, chi<br />

gioca con i nomi, e tutti che sperano<br />

di non essere eletti. Sono verosimili<br />

questi cardinali, questi alti prelati, o<br />

è Moretti che si diverte a prenderli (e<br />

a prenderci) in giro? Le cose diventano<br />

più chiare dopo che, andati a vuoto<br />

i primi tentativi (le prime fumate<br />

Una sequenza del film che è uscito nelle sale cinematografiche ad aprile<br />

nere, seguite attentamente dal ‘Popolo<br />

di Dio’ in piazza S. Pietro), finalmente<br />

si trova la persona ‘giusta’ che<br />

dovrà prendere le redini della Chiesa<br />

Cattolica nei prossimi anni, il cardinale<br />

Melville (Michel Piccoli) che<br />

però, dopo un timido sì ed essere vestito<br />

come si conviene per presentarsi<br />

alla folla dal celebre balcone... grida<br />

che no, che non se la sente, che<br />

la Chiesa ha tanti bisogni, tante cose<br />

da cambiare e lui non è all’altezza, ha<br />

paura ecc. ecc.! Sbigottimento totale<br />

ma anche la spia di una situazione:<br />

c’è qualcosa che non va nella grande<br />

famiglia dei cattolici... Uno dei cardinali,<br />

una specie di Segretario di Stato,<br />

uno che al potere non rinuncerebbe<br />

mai e forse per questo è stato ‘scartato’<br />

(Renato Scarpa), cerca di chetare<br />

e di convincere Melville a prendersi<br />

le sue responsabilità (con l’aiuto di<br />

Dio ce la farai sicuramente!, dice) ma<br />

quello peggio ancora, scappa in camera.<br />

Nel frattempo, dopo la fumata<br />

bianca, i fedeli aspettano fiduciosi.<br />

Solo che bisogna far presto, non<br />

è mai successa una cosa del genere.<br />

Sì, tanti secoli fa, Celestino V... ma è<br />

acqua passata! Non resta che chiamare<br />

un esperto, uno psicologo, meglio,<br />

uno psicanalista, per cercar di capire<br />

dove sta l’inghippo, di rimuovere<br />

l’ostacolo. Chiamano ‘il migliore


pervade la nostra epoca<br />

tta. Perché?<br />

di Roma’ (appunto, Nanni) che, tanto<br />

per cominciare, è separato dalla moglie,<br />

psicanalista pure lei (Margherita<br />

Buy, deliziosa) e, dice Nanni, forse è<br />

lei la migliore se non fosse per quella<br />

sua fissazione con il ‘deficit di accudimento’<br />

infantile (più o meno tutti<br />

avremmo avuto poche coccole durante<br />

l’infanzia...). Nanni arriva ma non<br />

può (sempre a causa del Segretario<br />

di Stato) fare il suo lavoro: non può<br />

chiedere a Melville niente che riguardi<br />

la sua infanzia, la sua sessualità, i<br />

suoi sogni ecc. Non resta che chiedergli,<br />

schizzando l’occhio, se ha problemi<br />

con la fede, ma quello risponde di<br />

no. Allora? Allora Nanni consiglia di<br />

portare Melville dalla moglie, dunque<br />

uscire segretamente dal Vaticano<br />

e sperare che... A mali estremi, estremi...<br />

Melville, vestito da borghese, dentro<br />

una macchina nera, scortato, dopo<br />

una piccola seduta con la psicanalista,<br />

scappa definitivamente, comincia<br />

a vagare da solo per la città. Un po’<br />

straniato si fa pagare un caffè in un<br />

bar, parla da solo sul tram attirando<br />

l’attenzione di un giovane, finisce in<br />

un teatro mentre stanno provando Cechov...<br />

Era lì che voleva arrivare (assieme<br />

a Moretti regista) perché Melville,<br />

in realtà (l’ha anticipato alla psicanalista),<br />

aspirava a diventare un attore,<br />

invece... Segue, dopo che Nanni<br />

ha organizzato uno ‘spiazzante’, ma<br />

mica tanto, torneo di pallavolo tra i<br />

cardinali (in attesa che il nuovo papa<br />

si decida – non sanno che è filato via),<br />

quella che probabilmente è la scena<br />

madre di tutto il film. Si viene a sapere<br />

che il papa e lì, nel teatro, e allora<br />

arrivano cardinali e guardie svizzere<br />

per recuperarlo mentre continuano le<br />

prove teatrali e Melville recita da solo<br />

Cechov, che conosce a memoria...<br />

Il dottor Brezzi (impersonato dal regista) con i cardinali<br />

La scena è da storia del cinema,<br />

indimenticabile, significativissima:<br />

la realtà si mescola con la finzione, i<br />

rappresentanti della Chiesa diventano<br />

parte di uno spettacolo, il vero papa<br />

è quel signore che ricorda nostalgicamente<br />

le battute attoriali e, forse, “se<br />

fosse un buon attore – come in gioventù<br />

non è stato – potrebbe essere<br />

Cinema e dintorni<br />

Nanni Moretti con Michel Piccoli (il Papa) in una foto di scena<br />

papa e insieme se stesso. Ma non ha<br />

sufficiente ‘arte’ per fingere, per ‘mettersi<br />

in scena’ come l’eletto in cui la<br />

folla può confidare, a cui può affidarsi.<br />

E tutto questo dirà, poi, alla finestra<br />

di Piazza San Pietro, e si ritirerà<br />

per sempre. La folla ammutolisce,<br />

spaventata più di lui. Ha perso ogni<br />

riferimento, ogni futuro. Vorrebbe seguire,<br />

ma la guida s’è dissolta. Non<br />

le resta che lo sgomento. Su questo si<br />

chiude il film: su questa immane tragedia<br />

d’abbandono, e sul sospetto che<br />

gli uomini vogliano obbedire, anche a<br />

costo di illudersi.” (Roberto Escobar,<br />

“L’Espresso”, 28 aprile)<br />

Il film più bello e maturo, in assoluto,<br />

di Nanni Moretti che ho voluto,<br />

nei limiti del possibile, dettagliare.<br />

Un film, più che sulla Chiesa e<br />

sul Papa, sul Potere e sulle Istituzioni<br />

(anche la Psicanalisi, a suo modo, è<br />

una istituzione) che, spesso e volentieri,<br />

fingono di essere adeguati allo<br />

scopo; peggio ancora, su Potere e Istituzioni,<br />

che più si nascondono dietro<br />

le loro immagini, le loro ‘maschere’,<br />

più nascondono le loro impotenze, la<br />

loro nullità. Ogni riferimento a situazioni<br />

politico-sociali nazionali ed internazionali…<br />

non è affatto casuale!<br />

Moretti (gli piace sempre giocare a<br />

fare l’’ambiguo’, il ritroso, a non voler<br />

darsi in pasto ai media e, per molti<br />

aspetti, ha ragione) ha affermato che<br />

non voleva chiamare in causa contingenze<br />

politiche o cose simili. E’ vero,<br />

ha fatto di più, molto di più...●<br />

<strong>Panorama</strong> 25


26 <strong>Panorama</strong><br />

Arte<br />

La cittadina vive in permanenza una stagione artistica molto intensa<br />

Castua, in un giorno 14 mostre<br />

Yasna Škorup Krneta mentre sta<br />

montando una delle sue opere<br />

di Erna Toncinich<br />

Tanto di cappello alla piccola<br />

Castua, cittadina ad una decina<br />

di chilometri a ovest di Fiume,<br />

innanzitutto per essere riuscita a<br />

salvaguardare il suo suggestivo aspetto<br />

di vecchio nucleo abitativo proibendo<br />

qualsivoglia pacchiana modernità<br />

architettonica. Da levare il cappello<br />

perciò a chi ha tenuto e tiene le redini<br />

della località come agli stessi castuani.<br />

Ma se gli elogi sono d’obbligo per<br />

il suo attuale aspetto architettonico-urbanistico<br />

e per chi ha contribuito a conservare<br />

il vecchio, altrettanti ne vanno<br />

alla cittadina di Castua quale contenitore<br />

di molteplici e continui accadimenti<br />

culturali e artistici. La località, sin da<br />

tempi lontani nota per la sua Bela nedeja,<br />

la sagra del vino novello, l’autoctona<br />

belica, già da parecchi anni fa<br />

da contenitore a manifestazioni culturali<br />

ed artistiche, mostre e spettacoli di<br />

ogni genere, con protagonisti rilevanti<br />

nomi nostrani e stranieri. E se la grande<br />

città vicina, ad esempio, offre un’estate<br />

culturale che dura un solo mese, la<br />

piccola Castua è capace di organizzare<br />

- e già da molti anni - un’estate culturale<br />

di una durata ben maggiore. Più<br />

che promettente è il programma della<br />

prossima 20.esima Estate culturale<br />

castuana che prende il via da un già<br />

collaudato 14.esimo Festival internazionale<br />

della chitarra, cui fa seguito<br />

un nutrito programma di mostre personali<br />

di arte figurativa, spettacoli vari<br />

tra cui l’esibizione del noto gruppo<br />

folcloristico Lado, del violinista Stefan<br />

Milenković, del noto attore Zijah<br />

Sokolović, di Mariachi Estrella con<br />

Fiesta mexicana, di fisarmonicisti del<br />

Portogallo, del Teatro Exit di Zagabria<br />

e di tanti altri per concludersi alla fine<br />

di agosto con le esecuzioni del Festival<br />

della canzone ciakava.<br />

Momenti culturali e artistici di richiamo<br />

attirano però pubblico a Castua<br />

anche fuori della stagione estiva.<br />

La vigilia di questo ultimo Primo<br />

Maggio si è svolta la manifestazione<br />

artistica Da mostra a mostra con<br />

protagonisti quattordici nomi delle<br />

arti figurative della vicina Fiume<br />

e di altre parti della Croazia, pittori,<br />

Alcune delle installazioni esposte in permanenza nel nucleo storico di Castua


Arte<br />

A sinistra: lo scorso anno, nell’ambito dell’Estate culturale castuana l’artista ha presentato queste ed altre opere<br />

del genere nel suggestivo spazio espositivo della chiesetta della SS. Trinità. Da quasi vent’anni Castua (a destra)<br />

è conosciuta per il suo intenso e attraente programma culturale<br />

scultori e fotografi le cui opere sono<br />

state ospitate negli spazi inusuali dei<br />

caffè, delle osterie, ristoranti, botteghe,<br />

atelier della cittadina. Quattordici<br />

mostre personali inaugurate tutte<br />

lo stesso giorno, con un intervallo<br />

di mezz’ora e in visione per una intera<br />

settimana. Idea superlativa: se il<br />

pubblico è restio ad entrare negli spazi<br />

espositivi tradizionali, l’arte arriva<br />

dove di pubblico non manca mai.<br />

Castua continua a regalare sorprese,<br />

sorprese che anche durano nel<br />

tempo. Da qualche tempo, in un suo<br />

mini-giardino (o se si vuole una aiuola<br />

con erba, fiori ed un alberello) al<br />

centro di uno slargo tra antiche case<br />

e volti, sono sistemate delle forme<br />

in ferro e altro materiale di recupero<br />

ispirate dalle architetture del luogo.<br />

Sono alcune delle installazioni ambientali<br />

di una pittrice, Yasna Škorup<br />

Krneta, presentate l’anno scorso nella<br />

chiesetta sconsacrata della SS. Trinità<br />

(già da tempo suggestivo spazio<br />

espositivo) in occasione della Giornata<br />

della Città di Castua e nell’ambito<br />

dell’Estate Culturale Castuana.<br />

Un breve filmato sulle varie fasi di lavoro<br />

delle installazioni ha completato<br />

la mostra che l’autrice ha chiamato<br />

Nel grembo di Madre Castua.<br />

Yasna Škorup Krneta, diplomata<br />

in pittura all’Accademia di Arti Figurative<br />

di Zagabria dove ha avuto per<br />

maestri alcuni tra i maggiori protagonisti<br />

dell’arte contemporanea croata,<br />

Detoni, Parać, Krsto Hegedušić<br />

e Kulmer, con studi di arti applicate<br />

compiuti ancor prima a Sarajevo,<br />

vive ad Abbazia e lavora nei suoi due<br />

atelier, quello di Abbazia e quello nelle<br />

vicinanze di Rovigno. Tutto l’operato<br />

della Škorup Krneta rivela il suo<br />

interesse per l’ambiente istriano che<br />

esprime, in pittura come in altri tipi<br />

di espressione figurativa, in un’ottica<br />

tutta personale, con uno stile che<br />

si mostra suo già da lunghi anni, contraddistinto<br />

da una sigla tutta propria<br />

e singolare. L’installazione ambientale<br />

lasciata dall’artista a Castua, un<br />

isolotto castuano fatto di una manciata<br />

di case deformate, sghimbesciate,<br />

campanile della parrocchiale di<br />

S. Elena compreso, “ubriaco” anche<br />

questo, stimolano riflessioni, sollecitano<br />

il passante che le osserva ad allacciare<br />

un rapporto ideale con il passato,<br />

con le architetture in pietra vecchie<br />

di secoli che le circondano, a relazionarle<br />

e relazionarsi con lo spazio<br />

ed il tempo. Questi corpi nel loro fantasioso<br />

racconto formale, intensi nella<br />

loro espressività, suggeriscono un<br />

mare di poesia.●<br />

<strong>Panorama</strong> 27


Oltre seimila i visitatori presenti in tre giorni: il mondo vegetale è stato oggetto di un inatteso interesse<br />

28 <strong>Panorama</strong><br />

Reportage<br />

Insperata adesione di pubblico al Festival delle erbe officinali di Chersano<br />

Un tè alla menta al giorno toglie...<br />

testo e foto di Ardea Velikonja<br />

Se finora dicendo Chersano si<br />

pensava alla piccola cittadina<br />

che taglia la viabile che dalla<br />

costa porta a Pisino, ora il suo nome<br />

si collega strettamente alle erbe usate<br />

in medicina. L’anno scorso infatti<br />

la Società turistica ha timidamente<br />

promosso il Primo Festival delle erbe<br />

officinali o, come sono state definite,<br />

“spontanee” con tanto di impiego<br />

esteso anche a fini culinari. Visto il<br />

successo della precedente edizione<br />

quest’anno la manifestazione è stata<br />

ripetuta, con grande interesse di pubblico<br />

ed espositori. Nel grande tendone<br />

allestito presso il campo sportivo<br />

si sono presentati oltre 30 espositori<br />

che in tre giorni hanno richiamato<br />

ben 6000 persone.<br />

Idea di centro del Festival è stata<br />

la raccolta organizzata delle erbe sotto<br />

la guida di Franko Zgrablić, esperto<br />

erborista di San Pietro in Selve.<br />

Due volte al giorno ha messo insieme<br />

un gruppo - di solito formato da<br />

parecchie persone - “armando” ciascun<br />

componente di bastone, fazzolletto<br />

da porre in testa, borsellino<br />

con forbici, matita, scotch ed erbario,<br />

e via tutti sui prati circostanti che in<br />

questa stagione promettono un “raccolto”<br />

più che abbondante. Trovata<br />

una data pianta ogni partecipante l’ha<br />

incollata nel piccolo erbario mentre<br />

Zgrablić ne illustrava le sue proprie-<br />

L’aceto di sambuco “patentato”<br />

da Franko Zgrablić<br />

tà terapeutiche e indicava il modo di<br />

trattarla. Le indicazioni sono state<br />

seguite con molta partecipazione da<br />

grandi e bambini.<br />

La genesi dell’idea ci viene spiegata<br />

dalla direttrice della Società turistica<br />

Patricia Zanketić: “Prima, per<br />

anni abbiamo cercato di ritagliarci<br />

un posticino nel campo del turismo<br />

pensando e ripensando su quel<br />

che si poteva offrire. Abbiamo cominciato<br />

tempo fa con gli asparagi<br />

e quando il mio amico Franko si è<br />

incluso abbiamo capito quel che ci<br />

restava da fare. Infatti, vista la vegetazione<br />

che caratterizza il territorio,<br />

abbiamo deciso di fare di Chersano<br />

la capitale delle erbe officinali. Visto<br />

il successo del Festival dell’anno<br />

scorso, quest’anno vi abbiamo aggiunto<br />

altri contenuti, che ci hanno<br />

dato molta soddisfazione. Le erbe<br />

quale materia sia in gastronomia che<br />

nelle terapie - trattate nei convegni<br />

- si sono mostrate molto ‘salutifere’.<br />

Quest’anno abbiamo ospitato il<br />

prof. Ljudevit Sabo della scuola per<br />

cuochi di Pola che assieme ai suoi<br />

studenti ha preparato cibi incredibili<br />

a base di erbe, dal pane alla menta<br />

alla polenta alle erbe. Una vera delizia<br />

che, come potete vedere, è andata<br />

a ruba. Ogni lezione sulle piante<br />

e il loro uso era piena di gente. Poi<br />

quest’anno abbiamo incluso il nuovo<br />

progetto della Ruralis e dell’Aroma<br />

art ‘Ivna’ denominato Case aromatiche.<br />

Si tratta di case rurali che<br />

in questo territorio sono molto numerose<br />

in cui c’è un profumo specifico,<br />

una specie di design profumato.<br />

Mi spiego: se volete togliervi lo<br />

stress potete soggiornare in una casa<br />

aromatica a base di rosmarino, se<br />

avete problemi di insonnia in una in<br />

cui in ogni stanza ci sarà la melissa,<br />

e così via”. Ivna Škoro dell’Aroma<br />

art ci ha spiegato che scopo di questo<br />

progetto è quello di promuovere<br />

un nuovo stile di vita attraverso<br />

l’aromaterapia in queste case rurali.<br />

Sarà il turista a scegliere l’aroma<br />

che vorrà avere in casa. →


Tanti botanici... in erba<br />

Nella foto in alto: cercate<br />

cercate e poi vi<br />

dirò di che si tratta.<br />

A sinistra: fazzoletto,<br />

forbici, matita, erbario,<br />

scotch e bastone,<br />

e... via. A lato: Franko<br />

Zgrablić aiuta a riconoscere<br />

le piante. Più in<br />

là: tutti attenti alla lezione.<br />

Sotto: aspettate<br />

un attimo che incollo le<br />

foglie. A destra: il piccolo<br />

erbario che ognuno<br />

si è portato a casa<br />

<strong>Panorama</strong> 29


La fiera del benessere<br />

Tinture, creme, olii essenziali con descritte le proprietà terapeutiche<br />

La 30 lavanda <strong>Panorama</strong> viene definita la regina delle piante aromatiche Quest’anno c’erano espositori da tutta la Croazia<br />

Bisog


na saper riconoscere anche le piante che contengono veleni: da una parte le “cattive”, dall’altra le “buone”<br />

Le marmellate<br />

si possono confezionare<br />

con tutti i frutti<br />

Anche Fužine era presente con le erbe dei suoi monti<br />

Ivan Lesinger preparava sul posto il tè a “misura”<br />

Una delle “case profumate” a Cosliacco. All’interno: un momento della meditazione al profumo di <strong>Panorama</strong> rosmarino<br />

31


L’uso delle erbe<br />

in cucina<br />

32 <strong>Panorama</strong><br />

Sopra: la pasta. In alto: il prof. Sabo con i ragazzi<br />

ha preparato vere prelibatezze. A destra:<br />

le uova ripiene di zia Olga, sotto: il pane<br />

alla menta; poi il piatto di polenta, sugo e insalata;<br />

tutto con le erbe e gli stuzzichini sono andati<br />

a ruba. In fondo a sinistra le sarde con i “pljukanci”<br />

e a destra l’orzo con tantissime erbe


Il prof. Ljudevit Sabo era impegnatissimo<br />

tra i fornelli, dato il grande<br />

interesse della gente che voleva<br />

gustare le specialità a base di erbe,<br />

ma ha trovato due minuti di tempo<br />

per spiegarci cosa ha preparato. “Noi<br />

anche a scuola insegnamo sia a raccogliere<br />

che usare le erbe officinali dato<br />

che sono sempre più numerosi i turisti<br />

che scelgono una vita sana e quindi<br />

i cibi naturali. Oggi ci siamo sbizzarriti<br />

un po’, abbiamo fatto il pane<br />

alla menta piperita, al rosmarino, una<br />

polenta con rosmarino, aglio orsino<br />

e rucola condita dal sugo di pomodoro,<br />

aglio orsino, carciofo e capperi,<br />

poi un’insalata di finocchio marino,<br />

lenticchie e rucola, il tutto condito<br />

con aceto di sambuco. Mi dispiace<br />

che non ci sia la portulaca, una pianta<br />

caratterizzata come l’unica che contiene<br />

gli acidi Omega3, cresce con le<br />

prime piogge di agosto e si mangia<br />

insalata e fa benissimo” ha concluso<br />

il prof. Sabo.<br />

Tra i tanti espositori che offrivano<br />

olii eterici, saponette, sacchetti<br />

regalo, abbiamo incontrato Ivan Lesinger,<br />

noto nella Contea quarnerina<br />

per essere l’autore di numerosi libri<br />

sulle piante aromatiche e i rimedi naturali.<br />

Lui si è portato appresso una<br />

cinquantina di sacchi con erbe e sul<br />

posto ha “confezionato” i tè a richiesta:<br />

soffrite di insonnia? Un bel tè alla<br />

melissa alla sera e non servono pastiglie.<br />

Avete bisogno di “tirarvi su”?<br />

Un bicchiere di infuso alla menta piperita<br />

al mattino a digiuno e vederete<br />

che in dieci giorni starete meglio.<br />

Per ultimo abbiamo lasciato volutamente<br />

Franko Zgrablić che a San<br />

Pietro in Selve si occupa di piante ed<br />

erbe medicinali. Da poco tempo ha<br />

ricevuto dal competente Ministero il<br />

permesso di produrre, unico in Croazia,<br />

l’aceto di sambuco. Ed è stato<br />

proprio lui a proporre alla direttrice<br />

della Società turistica di Chersano di<br />

includere nel Festival la raccolta organizzata<br />

di erbe, cosa che è stata un<br />

vero successo. “Mi occupo di erbe da<br />

una quarantina d’anni, tutti raccoglievano<br />

piante, mio nonno, mio papà e<br />

di conseguenza già da bambino lo facevo<br />

anch’io. Conosco circa 250 specie<br />

di piante tra aromatiche e terapeutiche.<br />

L’Istria è ricca di erbe officinali,<br />

ce ne sono più di 600. L’unica cosa<br />

che coltivo è il sambuco, di cui produco<br />

l’aceto che da alcuni mesi mi è<br />

Reportage<br />

Zia Olga, sei un mito!<br />

La più anziana espositrice, e certamente<br />

la più simpatica, è stata<br />

la connazionale Olga Načinović<br />

di Pola. Tutti la cercavano perché<br />

zia Olga è un mito a Chersano e<br />

in genere in zona. Ha 81 anni e ha<br />

passato la sua vita nei boschi a raccogliere<br />

tutto ciò che madre natura<br />

ci dà. Nata a Santa Domenica di<br />

Albona, ha lavorato come radiologo<br />

e nel tempo libero andava a raccogliere<br />

erbe. A venticinque anni<br />

si è ammalata gravemente e quando<br />

le abbiamo chiesto se le piante<br />

l’avessero aiutata ci ha risposto:<br />

“Mi vedete? Ho 81 anni e sono ancora<br />

qui. Quando ero bambina la<br />

mamma e la nonna mi facevano<br />

fare la cura di primavera per ripulire<br />

il corpo e quindi bevevo i tè con<br />

varie erbe, in autunno quella per<br />

preparare il corpo ai rigori invernali,<br />

in inverno quella per resistere al<br />

freddo, insomma il tè lo si beveva<br />

tutto l’anno.<br />

Faccio liquori con le sorbole, le<br />

erbe. Ho imparato a riconoscere le<br />

piante da mia mamma e poi mi sono<br />

comperata un libro da cui ho appreso<br />

tutto. La passione per le erbe ha<br />

fatto il resto. Conosco tutti i boschi<br />

da Pola, Dignano, Lisignano, Barbana<br />

e tutto il circondario. Fino<br />

all’anno scorso avevo la patente e la<br />

mia macchina posso dire che ormai<br />

andava da sola fino ai boschi. Oggi<br />

la patente non l’ho più ma nel bosco<br />

ci vado lo stesso. Le erbe mi appassionano<br />

talmente che alle volte passo<br />

anche dieci ore da sola nel bosco<br />

senza neppure accorgermi”.<br />

Le abbiamo chiesto qual è il segreto<br />

per stare così bene e avere un<br />

aspetto simile nonostante l’età. “Il<br />

segreto, al mattino un infuso alla<br />

stato riconosciuto come prodotto doc.<br />

Le erbe che raccolgo le asciugo in<br />

modo naturale, al buio e in un posto<br />

areato, e quindi le conservo nei vasi<br />

di vetro. Tutto, anche l’aceto, viene<br />

fatto in modo naturale e quindi non<br />

ci sono conservanti né additivi. Qualsiasi<br />

persona che viene da me mi racconta<br />

quali disturbi ha ed io gli preparo<br />

una cura completa che dura al mi-<br />

menta piperita, durante il giorno<br />

un infuso di iperico (o erba di San<br />

Giovanni) con milleofoglie, alla<br />

sera, per un sonno tranquillo, ci<br />

vuole una buona tazza di melissa.<br />

Però non si pensi che in un giorno<br />

si risolve tutto: ci vuole una cura di<br />

dieci giorni, poi si fa una pausa di<br />

una settimana e dopo si riprende,<br />

così nell’arco di 45 giorni. Ma se<br />

uno vuol liberarsi dello stress con<br />

cui oggi è costretto a vivere, sa che<br />

cosa le dico? Menta, menta e menta,<br />

sempre.<br />

Abito da sola ed ho adibito una<br />

stanza in cui asciugo queste piante,<br />

quindi le sminuzzo e le metto nei<br />

vasi di vetro, essenziali per la loro<br />

conservazione. Qui ci possono stare<br />

due anni, dopo di che perdono le<br />

qualità terapeutiche”.<br />

Ma zia Olga non ha portato al<br />

Festival solo le sue erbe, ha pure<br />

preparato ogni giorno circa 150<br />

porzioni di specialità alle erbe fatte<br />

con le sue mani: sardelle marinate,<br />

i famosi “pljukanci” alle sarde,<br />

orzo con rosmarino e finocchio<br />

marino, e uova ripiene (il tuorlo<br />

mescolato con asparati, capperi,<br />

aglio orsino e origano). Il tutto ovviamente<br />

è andato a ruba.●<br />

nimo 30 giorni. Preparo una miscela<br />

di tè, impacchi, liquidi erboristici,<br />

cibi a base di erbe, sciroppi. Ma perché<br />

credete che i nostri nonni vivevano<br />

tanto? Perché mangiavano tutto<br />

ciò che madre natura gli dava, non<br />

perché volevano fare cure, ma perché<br />

non avevano altro”, ha concluso<br />

Franko Zgrablić prima di partire con<br />

il gruppo lungo i prati.●<br />

<strong>Panorama</strong> 33


Lo scorso luglio sono stati attribuiti i Premi della<br />

XLIII edizione del concorso Istria Nobilissima, che<br />

hanno dato una nuova conferma dei potenziali creativi<br />

del gruppo nazionale italiano nei campi dell’arte e della<br />

cultura. Ritenendo che di tali potenziali debba fruire<br />

il maggior numero di lettori nelle pagine riservate alle<br />

letture, “<strong>Panorama</strong>” propone le opere a cui siano stati<br />

attribuiti premi o menzioni.<br />

Nella sezione “Prosa in lingua italiana” la giuria ha<br />

assegnato il secondo premio ad ESTER BARLESSi di<br />

Pola per il sua racconto dal titolo “Il giardino nudo”.<br />

Questa la motivazione: “Il racconti, ben strutturato ed<br />

equilibrato, ispirato ai nostri tempi, è sviluppato su una<br />

matrice di segno etico, psicologico ed esistenziale per<br />

evidenziare la tormentata storia di una famiglia e le difficoltà<br />

dei rapporti generazionali”.<br />

34 <strong>Panorama</strong><br />

Letture<br />

«Il giardino nudo»<br />

1. Alle dieci di sera già sentiva le palpebre pesanti e sognava<br />

il letto ma c’erano così tante cose da fare ancora, bisognava<br />

raccogliere la biancheria e le magliette che i bambini<br />

avevano lasciato un po’ sparsi sulle sedie e un po’ in<br />

bagno, gli asciugamani bagnati andavano stesi prima di finire<br />

nella cesta, la roba pulita per la scuola e l’asilo andava<br />

messa bene in vista sulle spalliere delle seggiole, a<br />

quell’ora ancora cuoceva il ragù che poi bisognava far freddare<br />

prima di metterlo in frigorifero e mai che le riuscisse<br />

di fare la doccia prima delle undici, perché al mattino non<br />

avrebbe potuto farla certamente ché con Stefano che si faceva<br />

la barba e i bambini con il loro viavai il bagno era una<br />

stazione ferroviaria, una gara a chi riusciva ad acchiapparlo<br />

per primo.<br />

Non appena metteva la testa sul cuscino partiva alla<br />

grande e non sentiva nemmeno il marito che entrava nella<br />

stanza, accendeva la luce, si svestiva e si infilava nel letto,<br />

tanto era stanca.<br />

Qualche volta Stefano entrava nel letto con quelle velleità<br />

di maschio che richiedevano di essere soddisfatte e senza<br />

tanti preamboli la svegliava, perché nonostante le loro<br />

esistenze si fossero irrimediabilmente divise i contatti fisici<br />

non erano mai venuti meno. Cominciava con qualche carezza<br />

ma sentendola reticente si sbrigava in fretta lasciandola<br />

con l’amaro in bocca, perché in quei momenti si sentiva<br />

trattata come un oggetto e per di più di poco valore. Si<br />

riaddormentava e la notte passava in fretta, le sembrava di<br />

avere appena chiuso gli occhi che già la sveglia suonava e<br />

ricominciava il solito tran tran. Erano ormai anni che il suo<br />

non era un sonno ristoratore, dormiva con il cervello sveglio<br />

e il mattino la trovava stanca come se avesse trascorso<br />

una notte di bagordi e le colleghe, in ufficio, scherzavano<br />

accennando alle sue occhiaie fonde: - Ma tu fai l’amore<br />

ogni notte per essere così abbacchiata al mattino?<br />

E lei scuotendo la testa pensava a quei fugaci incontri<br />

notturni dopo i quali quasi sempre Stefano le teneva il<br />

muso per giorni, perché quelle toccate e fughe non erano<br />

soddisfacenti. Era un egoista, abituato che tutto ruotasse in-<br />

torno a lui e non si capacitava che l’arrivo dei figli l’avesse<br />

cambiata non comprendendo o non volendo capire la sua<br />

stanchezza cronica fisica e psichica, e soprattutto non volendo<br />

ammettere che era lui la causa del suo cambiamento<br />

avvenuto nell’arco di una giornata. Non ne parlavano, perché<br />

lei si era convinta che non ne valesse la pena, il matrimonio<br />

era fallito quasi prima di incominciare ma lui non se<br />

ne rendeva conto e c’erano i figli, per loro valeva la pena di<br />

vivere anche se era duro quel lavoro continuo, ufficio-casa,<br />

casa-ufficio senza poter avere una spalla a cui appoggiarsi,<br />

qualcuno su cui potere fare affidamento, senza riposo tutti<br />

i giorni della settimana domenica compresa, anzi, la domenica<br />

di più.<br />

C’era stato un tempo, ma sembrava ormai così remoto<br />

che certe volte faceva fatica a ricordarlo, che le domeniche<br />

sembravano sprizzare gioia come se la giornata fosse stata<br />

una persona, una cosa viva con un non so che di attesa che<br />

metteva nel cuore una strana ansia lieta, come se ogni ora<br />

di quel giorno fosse destinata a qualcosa di imprevedibile<br />

che dovesse accadere e anche se non succedeva nulla bastava<br />

il volo di un uccello, una risata di bimbo o di donna in<br />

strada, le note di una canzone, per farla felice, consapevole<br />

che quello era un giorno di festa. La pigrizia la invadeva<br />

piano piano avvolgendola in un mantello di beatitudine e<br />

tutti i gesti che compiva erano lenti ma pieni di significato:<br />

lavarsi i capelli, spazzolarli a lungo, darsi lo smalto alle unghie,<br />

camminare per casa solo con una vaporosa vestaglia<br />

addosso, prendere il caffè quando più le piaceva, ascoltare<br />

le campane della chiesa vicina che sembravano scandire<br />

con i loro rintocchi: È festa! È festa! e soprattutto sapere di<br />

avere tempo, molto tempo da dedicare a se stessa e ai suoi<br />

pensieri, senza nessuna fretta, senza che niente e nessuno<br />

l’incalzasse. Se le godeva le domeniche allora!<br />

Poi era arrivato Stefano e le era sembrato che il mondo<br />

ad un tratto fosse cambiato, come se un nuovo sole avesse<br />

fatto la sua comparsa nel cielo e si era sentita improvvisamente<br />

vulnerabile quasi incapace di gestire il tumulto di<br />

sentimenti che la sua comparsa aveva scatenato in lei, un


pianetino che girava vorticosamente intorno a una stella. Le<br />

giornate erano diventate improvvisamente lunghe e vuote<br />

senza di lui, fatte solo di una smaniante attesa della sera,<br />

dei loro incontri, ma la domenica, già allegra prima, si era<br />

trasformata in qualcosa di magico, un’intera giornata solo<br />

per loro due.<br />

Erano due caratteri diametralmente opposti, lei ciarliera,<br />

allegra di un’allegria contagiosa che traspariva dagli occhi<br />

e dalla bocca sempre aperta al sorriso, sempre pronta allo<br />

scherzo, a porgere aiuto, a giustificare tutti. Lui un bel tenebroso,<br />

musone, pronto ad offendersi per un nonnulla, a<br />

scattare inaspettatamente come punto da una vespa se qualcosa<br />

non gli andava a genio, polemico e per niente comunicativo.<br />

Ma lei si era innamorata perdutamente e quelli che<br />

gli altri pensavano fossero difetti li considerava pregi.<br />

- Che scuffia che hai preso! - la prendevano bonariamente<br />

in giro amiche e colleghe. - Non potete essere più<br />

diversi!<br />

Lei rispondeva sorridendo convinta e felice: - I poli opposti<br />

si attraggono.<br />

E in quanto ad attrazione non si sbagliava. Fisicamente<br />

erano attratti l’una dall’altro come il ferro e la calamita ma<br />

era un altro paio di maniche andare d’accordo nel modo di<br />

fare e di pensare.<br />

Stefano era figlio unico, la madre, una signora proveniente<br />

da una famiglia agiata, una borghese che aveva attraversato<br />

gli anni bui del comunismo sempre con la puzza<br />

sotto il naso, il padre succube della moglie e sempre con la<br />

testa nelle nuvole imbevuta di teorie e utopie irrealizzabili.<br />

Lei, Noretta, nata in una famiglia proletaria, figlia di un<br />

tornitore sindacalista e di una casalinga, unica femmina, la<br />

minore di quattro figli.<br />

Anche le famiglie non potevano essere più diverse.<br />

La sua casa era un porto di mare, una stazione ferroviaria<br />

dove andavano e venivano gli amici dei fratelli come<br />

fossero a casa loro e dove di sabato pomeriggio si riunivano<br />

quelli del padre per giocare a briscola o a tressette fino<br />

a sera e non c’era giorno che qualche vicina non entrasse<br />

nella loro cucina per fare due chiacchiere con la madre una<br />

donna grassoccia e sorridente sempre pronta a mettere su<br />

un caffè per quelle visite improvvisate ma mai inopportune<br />

qualunque fosse l’ora.<br />

La prima volta che Stefano era venuto in casa si era<br />

guardato intorno disorientato per quella confusione, per<br />

quell’andare e venire continuo di estranei, per la familiarità<br />

con cui trattavano ed erano trattati. Gli amici del padre non<br />

avevano smesso di giocare a carte, si erano limitati a un salve<br />

continuando ad osservare ognuno il proprio avversario<br />

per cercare di carpirgli, attraverso i motti che scambiava,<br />

le carte di cui disponeva. Le bottigliette di birra sul tavolo,<br />

le spalle e le canottiere sudate dei giocatori lo avevano un<br />

po’ disgustato, perciò aveva preso un caffè in fretta seduto<br />

sull’orlo della sedia e si era subito alzato dicendole che dovevano<br />

andare, che sua madre li attendeva, ma appena in<br />

strada le aveva detto:<br />

- Facciamo quattro passi che abbiamo tempo.<br />

Noretta lo aveva guardato in maniera strana: - Ma non<br />

hai detto che tua mamma ci aspetta, che vuole conoscermi…<br />

- Sì - aveva ribattuto -, ma ci andiamo più tardi, a<br />

quest’ora mia mamma prende lezione di inglese.<br />

Letture<br />

- Lezione di inglese? Alla sua età ? - E non aveva potuto<br />

fare a meno di ridere sinceramente divertita credendo che<br />

scherzasse.<br />

- Che c’è da ridere? - aveva detto improvvisamente rabbuiato.<br />

Lei era diventata subito seria ma qualcosa le era scattato<br />

dentro, come un presentimento, un’inquietudine strana che<br />

aveva cercato di scacciare con fastidio ma che era riapparsa<br />

non appena aveva varcato la soglia della loro villetta, forse<br />

rafforzata alla vista del giardino curatissimo con i vialetti<br />

pavimentati a mosaico e le aiole di una simmetria perfetta<br />

come perfetta si era presentata la madre di lui che l’aveva<br />

accolta con un sorriso freddino e non aveva fatto nulla per<br />

metterla a suo agio. Le aveva chiesto se gradiva un tè e al<br />

suo rifiuto si era limitata ad osservarla in silenzio. Noretta<br />

non si era sentita mai in vita sua così a disagio e mentre attendeva<br />

che quello scrupoloso esame finisse era entrato il<br />

padre. L’uomo le aveva teso cordialmente la mano, le aveva<br />

chiesto con gentilezza in che rione della città abitasse,<br />

che scuola avesse frequentato, poi si era scusato dicendo<br />

che aveva del lavoro da sbrigare e li aveva lasciati soli. Né<br />

la madre né il padre avevano chiesto niente della sua famiglia.<br />

Per la prima volta da quando lo conosceva lei si era chiesta<br />

come sarebbe stata la sua vita con lui, certo non quella<br />

idilliaca che aveva sognato. Troppe differenze nel modo di<br />

vivere e di pensare ma poi aveva scosso la testa e si era detta<br />

che era di lui che era innamorata, non di sua madre o della<br />

sua casa e siccome l’amore è irrazionale aveva cercato di<br />

buttare dietro alle spalle le inquietanti sensazioni suscitate<br />

da quella prima visita in casa dei futuri suoceri.<br />

Erano incominciati i preparativi per il matrimonio. Sua<br />

madre tutta orgogliosa mostrava alle vicine il bel corredo<br />

che aveva preparato per la figlia, tutto per dodici, sissignore,<br />

loro non avevano molte possibilità ma non per niente<br />

lei era orserese e le donne di Orsera quando nasceva una<br />

femmina già dal primo mese di vita cominciavano a mettere<br />

da parte qualcosa per il corredo secondo le possibilità,<br />

oggi un canovaccio domani una tovaglia e quando la figlia<br />

cominciava ad andare a scuola arrivavano le lenzuola, tutte<br />

rigorosamente bianche e ricamate con tanto di cifre. Un<br />

bel corredo davvero, dicevano le amiche, e lei rispondeva<br />

che sì era bello, fatto poco per volta, con sacrifici, ma altrimenti<br />

non si combina nulla, come si fa quando i soldi sono<br />

sempre pochi e i figli tanti a mettere su un corredo da un<br />

giorno all’altro?<br />

Con la futura suocera i disaccordi si erano fatti più evidenti<br />

più il giorno del matrimonio si avvicinava.<br />

- Mio figlio deve sposarsi in chiesa - aveva detto categorica<br />

-, io ci tengo, anzi tutta la mia famiglia ci tiene!<br />

- Io non ci tengo affatto! - aveva ribadito il padre di lei -.<br />

Io e i preti siamo come il diavolo e l’acqua santa! Non mi<br />

sono sposato in chiesa e che cosa manca al mio matrimonio?<br />

Viviamo in pace, abbiamo fatto quattro figli e li abbiamo<br />

tirati su onesti che di più non si può pretendere! E poi,<br />

bisogna vedere cosa ne pensano i ragazzi, io, cara signora,<br />

non sono di quelli che vogliono interferire ma premetto che<br />

se vogliono farsi benedire dal prete, con i tempi che corrono<br />

la cosa andrà per le lunghe, perché forse lei non lo sa ma<br />

mia figlia non è neanche battezzata e dovrebbe farli tutti sacramenti<br />

previsti e ne consegue una trafila di catechismo,<br />

<strong>Panorama</strong> 35


36 <strong>Panorama</strong><br />

Letture<br />

io lo so che senza dottrina i preti non mollano specialmente<br />

ora che fanno alto e basso!<br />

Lei lo aveva guardato incredula mentre il labbro inferiore<br />

le si allungava, pendulo, in un’espressione di disgusto.<br />

- Non è battezzata?<br />

- Nossignora!<br />

- E se arrivassero figli?<br />

- Ma certo che verranno, perché non dovrebbero venire<br />

? Mi scusi sa, ma lei che ci tiene tanto ed è battezzata cos’ha<br />

in più che io non ho?<br />

- I sacramenti.<br />

- Ah, ecco! E mi scusi è con quelli che ha mangiato in<br />

tutti questi anni?<br />

Prima che lei potesse ribattere era intervenuta la moglie:<br />

- Ettore, ti prego, non è il caso, hai sempre sostenuto che<br />

ognuno fa quello che sente di fare!<br />

- Appunto! Perciò sentiremo cosa ne pensano i ragazzi.<br />

Mi scusi sa signora, ma non crede che anche suo marito dovrebbe<br />

dire la sua?<br />

- Non credo. Noi siamo sempre dello stesso parere.<br />

- Con permesso… -. Il signor Ettore si era girato borbottando<br />

tra i denti: - Quel povero cristo se non è del tuo parere<br />

vorrei vederlo!<br />

Ma la madre di Noretta si era affrettata a dire: - Io, sa,<br />

non sono contraria che si sposino in chiesa, anzi quelle cerimonie<br />

mi piacciono, sono commoventi, ma mio marito ha<br />

sempre avuto idee da socialista, forse da comunista e anche<br />

adesso è rimasto rosso di dentro ma mi creda è un pezzo<br />

di pane!<br />

L’altra non aveva risposto e la conversazione era finita lì.<br />

Per non cominciare la nuova vita con battibecchi Noretta<br />

aveva detto che si sarebbe fatta battezzare, comunicare e<br />

cresimare anche se ciò voleva dire posticipare le nozze di<br />

un bel po’.<br />

La madre con gran disappunto aveva osservato che secondo<br />

lei rimandare il matrimonio non portava fortuna e<br />

che pur non essendo superstiziosa non le faceva piacere.<br />

Il signor Ettore aveva storto il naso precisando che facesse<br />

pure come voleva ma che cedere ora avrebbe significato<br />

dover cedere sempre a quella marantiga (persona antipatica,<br />

vecchiaccia, strega - nda) della futura suocera e poi, aveva<br />

puntualizzato, lui non l’avrebbe accompagnata all’altare,<br />

che si arrangiasse come credeva, con il compare o con chicchessia,<br />

perché non era ancora nato quello che gli avrebbe<br />

fatto mettere piede in chiesa! Cosa credeva la vecchia? Di<br />

cambiarlo? Certo, lui rispettava tutti, a patto che non facessero<br />

i prepotenti! E lei, con quella puzza sotto il naso! Si era<br />

accorto, sì, di come li aveva squadrati tutti! Cattolica e praticante!<br />

Non erano mica retrogradi loro, anche se non andavano<br />

in chiesa! Vecchia arpia! Ma non sapeva che c’erano<br />

fior di intellettuali credenti e altrettanti no? Ma si tenesse<br />

pure la sua opinione, lui non era di quelli che cedevano,<br />

se sua figlia voleva farlo, ben fatto, voleva dire che era di<br />

un’altra pasta!<br />

Insomma, discussioni a non finire. Stefano era l’unico<br />

a tenersi in disparte, forse per non dover dare ragione alla<br />

madre o alla fidanzata ma in un certo senso si vedeva che<br />

gli faceva piacere che lei avesse ceduto, perché in una o due<br />

occasioni gli era sfuggito di dire che era lei l’unica persona<br />

ragionevole nella sua famiglia e lei per amor di pace era stata<br />

zitta anche se quelle osservazioni l’avevano urtata.<br />

Tira para e molla, lezioni di catechismo per più di due<br />

mesi e nel frattempo avevano cominciato a cercare casa,<br />

perché almeno per quello Noretta era stata categorica: in<br />

casa dei suoceri, anche se c’era tutto un piano a disposizione,<br />

mai e poi mai!<br />

Stefano aveva ceduto a malincuore brontolando che per<br />

l’affitto se ne sarebbe andato mensilmente un bel gruzzolo<br />

ma lei era stata irremovibile.<br />

L’appartamento in subaffitto era minuscolo e costoso.<br />

Noretta aveva ottenuto dalla padrona che fosse vuoto, perché<br />

non avrebbe potuto adattarsi a vivere in un posto arredato<br />

da altri, la casa doveva avere personalità, rispecchiare<br />

il gusto e l’indole di chi l’abitava, coricarsi in un letto che<br />

non fosse il suo sarebbe stato come trascorrere le notti in un<br />

albergo dove le persone vanno e vengono e non lasciano<br />

traccia del loro passaggio.<br />

Non appena aveva un po’ di tempo a disposizione si affrettava<br />

a raggiungere quello che mentalmente chiamava il<br />

mio giardino e vi trascorreva ore e ore qualche volta con la<br />

madre o un’amica ma per lo più da sola ad appendere stampe<br />

e tendine o semplicemente a prendersi un caffè immaginando<br />

come sarebbe stata in quella casa la sua vita con<br />

Stefano.<br />

Aveva comperato diverse piante e le aveva disposte qua<br />

e là per la cucina che ancora era vuota a parte un piccolo<br />

tavolino sul quale aveva sistemato un fornello elettrico per<br />

poter fare il caffè. La camera da letto era arrivata per prima<br />

e lei se la coccolava con gli occhi appoggiata allo stipite<br />

della porta, era come piaceva a lei, con il letto ampio dalla<br />

testata in canna bambù, i comodini chiari e l’armadio enorme<br />

che occupava tutta una parete.<br />

Stefano arrivava quasi sempre verso sera per riaccompagnarla<br />

a casa ed era stata proprio in una di quelle sere galeotte<br />

che le aveva detto: - Dai, proviamo se il letto è morbido<br />

-. E l’aveva presa per mano trascinandola nella camera<br />

e per lei era stato naturale sdraiarsi e fare l’amore, non che<br />

non l’avessero fatto prima, ma la consapevolezza di toccarsi,<br />

accarezzarsi in un nido sicuro, in un letto che avrebbero<br />

condiviso per sempre, con la sicurezza dovuta alla mandata<br />

di chiavi che avevano dato alla porta, in poche parole con<br />

la sensazione di essere in casa propria, l’aveva fatta sentire<br />

felice e aveva scacciato i timori che ogni tanto le si affacciavano<br />

alla mente pensando alle interferenze della madre<br />

di lui che avrebbero potuto portare conseguenze negative<br />

nella loro vita.<br />

Rivestendosi, si era sentita in pace, certa che in quella<br />

casa sarebbe stata al sicuro e avrebbe potuto vivere come le<br />

fosse piaciuto. Prima di uscire aveva sfiorato con gli occhi<br />

le belle piante che occhieggiavano dagli angoli della cucina<br />

vuota e puerilmente aveva sorriso mormorando: - Ciao<br />

Eden! -. Stefano aveva scosso la testa: - Sei una sentimentale<br />

inguaribile, un po’ sciocchina, te ne accorgi?<br />

Solo per un attimo si era sentita ferita ma aveva subito<br />

fatto spallucce e si era detta che siccome era felice non si<br />

sarebbe lasciata scoraggiare da nessuna battuta ironica, che<br />

Stefano con quella madre fredda che lo aveva allevato non<br />

poteva che essere freddino anche lui ma lei certamente lo<br />

avrebbe cambiato. Sua madre diceva sempre che è la donna<br />

che plasma l’uomo e lei si sarebbe data da fare per farlo<br />

diventare un po’ più affettuoso, più comunicativo ed era sicura<br />

di riuscirci.


Ma intanto intorno a lei aveva cominciato a farsi il vuoto.<br />

Le amiche e gli amici non la cercavano più come prima<br />

smontati dall’atteggiamento scostante di lui. In un primo<br />

momento non ci aveva fatto caso presa com’era dal lavoro,<br />

dai corsi di catechismo e dai preparativi per le nozze. In<br />

quel periodo non stava neanche troppo bene, spesso si sentiva<br />

stanca e come illanguidita e non vedeva l’ora che tutto<br />

quel trambusto finisse.<br />

Aveva scelto un abito color panna di shantung e una<br />

cappa dello stesso tessuto che le copriva le spalle e scivolava<br />

morbida fin sotto le ginocchia. Per il bouquet si era data<br />

tanto da fare perché lo voleva composto da spighe di grano<br />

e fiori di campo e nonostante non fosse stagione aveva<br />

scovato un fiorista che non si sa dove e come era riuscito a<br />

procurarle ciò che voleva.<br />

Finalmente il gran giorno era arrivato.<br />

Guardandola in piedi davanti allo specchio, vestita da<br />

sposa, la madre era scoppiata a piangere e per un istante anche<br />

a lei erano venute le lacrime agli occhi mentre una strana<br />

inquietudine le strizzava lo stomaco.<br />

Il signor Ettore l’aveva accompagnata fuori di casa<br />

fino alla macchina tra i battimani dei vicini che si erano<br />

tutti riversati in strada per vederla e per la verità un po’<br />

delusi di non vedere lo sposo con il suo corteo come comunemente<br />

usava, né di sentire le allegre canzoni suonate<br />

alla fisarmonica che annunciavano l’arrivo della sposa.<br />

Stefano aveva detto che l’avrebbe attesa davanti alla<br />

chiesa e che non c’era bisogno di nessun genere di carnevalata.<br />

Il padre, come aveva affermato di buon principio, si fermò<br />

davanti al sagrato consegnandola al giovane che faceva<br />

da testimone e la mamma pianse durante tutta la cerimonia.<br />

La suocera impeccabile in un abito di seta beige le sfiorò la<br />

guancia con un bacio prima di uscire dalla chiesa al braccio<br />

del marito e quel gesto fu tutto l’entusiasmo che riuscì<br />

a dimostrare nei suoi confronti, ma Noretta lì per lì non vi<br />

fece caso frastornata com’era dagli auguri e abbracci di parenti<br />

e amici.<br />

Ebbe inizio la vita a due nella nuova casa. La cucina era<br />

ancora quasi spoglia, non c’erano soldi per i mobili e così<br />

accanto ai bei vasi di fiori non c’era che un tavolino con<br />

quattro sedie e sul muro uno scaffale per i piatti e i bicchieri.<br />

Ma quell’arredamento spartano non impediva a Noretta<br />

di sentirsi felice nel suo giardino. Le piante crescevano rigogliose<br />

e sul davanzale fiorivano le petunie rosse e gialle<br />

che sembravano sorridere occhieggiando oltre le tendine<br />

vaporose.<br />

2. Verso la fine d’aprile, era già passato un mese dallo<br />

sposalizio, si accorse di essere incinta. Calcolando le date<br />

ebbe la certezza di aver concepito la famosa sera che avevano<br />

fatto per la prima volta l’amore nella loro casa. Non vedeva<br />

l’ora di dirlo a Stefano, lui doveva saperlo per primo,<br />

poi lo avrebbe detto alla mamma e avrebbe lasciato a lui il<br />

compito di dirlo ai suoi.<br />

Quel pomeriggio ebbe la più grande delusione della sua<br />

vita. Alla notizia Stefano reagì quasi con rabbia o forse con<br />

spavento.<br />

- Un bambino! Ma non è possibile! Non possiamo permettercelo!<br />

Non ancora! Ma ti rendi conto che non ci siamo<br />

abituati ancora noi a vivere assieme e già dovrebbe arrivarne<br />

un terzo?!<br />

Letture<br />

Le era sembrato che il mondo le crollasse addosso,<br />

ma non capiva che era del loro bambino che parlava?<br />

Perché sembrava incolparla? I figli si fanno in due e si<br />

accettano con amore, questo gli disse quasi piangendo<br />

augurandosi che cambiasse atteggiamento, che si fosse<br />

sbagliata, che avesse capito male. Ma Stefano la fermò<br />

deciso: - No, Noretta, io non sono pronto. Qualcosa si<br />

farà.<br />

Lo aveva guardato incredula senza trovare parole, con<br />

una gran voglia di pianto e quella che si era immaginata<br />

come una bellissima giornata da ricordare diventò un incubo<br />

e per la prima volta quella sera non gli si avvicinò e attese<br />

il sonno raggomitolata sull’orlo del letto con il cuore che<br />

le batteva in gola.<br />

Durante la settimana che seguì nessuno dei due toccò<br />

l’argomento e Noretta osservando il marito si chiedeva se<br />

fosse veramente lui la persona di cui si era pazzamente innamorata.<br />

Le tornavano in mente le parole delle amiche al<br />

tempo del suo fidanzamento, dicevano che era un musone,<br />

un introverso, uno che non sapeva e non voleva comunicare<br />

e dentro di sé si chiedeva se non avessero avuto ragione:<br />

poco più di un mese di vita in comune e già le sembrava di<br />

vivere con un estraneo.<br />

Scoprì che egli aveva parlato con i suoi il giorno che la<br />

suocera la invitò a prendere un tè. Alla madre lei non aveva<br />

ancora detto nulla, esitava perché sapeva che espansiva<br />

com’era avrebbe espresso la sua gioia in maniera esuberante<br />

e non sapeva la reazione che Stefano avrebbe avuto. La<br />

mamma si piccava di raccontare che ogni volta che aveva<br />

annunciato una gravidanza il signor Ettore aveva fatto capriole<br />

per la contentezza e aveva sempre brindato con gli<br />

amici, felice che la famiglia aumentasse anche se si dovevano<br />

fare non pochi sacrifici.<br />

La suocera non si sforzò minimamente di nascondere<br />

lo scontento. Mescolando lo zucchero nella tazza la guardava<br />

con occhi freddi e inquisitori e lei seduta sull’orlo<br />

della poltrona con lo sguardo che girava dal viso della<br />

donna alla finestra che dava sul giardino tutto giallo di bei<br />

narcisi fioriti, stava sulla difensiva, con le mani in grembo<br />

come per proteggere la creatura che c’era dentro, pensando<br />

che se l’altra le avesse mosso un rimprovero sarebbe<br />

certamente scattata come non aveva mai fatto in tutti<br />

i suoi venticinque anni, tanto, si diceva, non aveva niente<br />

da perdere.<br />

La delusione che aveva provato con Stefano le bruciava<br />

l’anima ma dalla suocera era pronta a difendersi. Ancora<br />

non immaginava che le parole che avrebbe pronunciato<br />

sarebbero state così velenose che oltre che ferirla e lasciarla<br />

senza parole l’avrebbero colmata di una rabbia così incontrollabile<br />

che non avrebbe creduto di poter mai provare.<br />

- Dunque ci siamo, sei incinta.<br />

- Sì -. Noretta era tesa come una corda sul punto di spezzarsi.<br />

- Non mi sembra proprio simpatico dare in pasto alla<br />

gente che eri incinta prima di sposarti.<br />

- Ma scusi a chi devo renderne conto? Cosa deve importarne<br />

alla gente? E infine di quale gente si preoccupa?<br />

La donna la squadrò con freddezza. - Ma tu sai ragazza<br />

mia che si vive anche per la gente, per non essere criticati<br />

o giudicati?<br />

( 1 e continua)<br />

<strong>Panorama</strong> 37


38 <strong>Panorama</strong><br />

Italiani nel mondo<br />

Lo ha annunciato il presidente della FUSIE, Giangi Cretti, in un’in<br />

Prossimamente un convegno fra te<br />

acura di Ardea Velikonja<br />

Presidente Cretti, come procede<br />

il lavoro della Fusie? Su quali<br />

iniziative state lavorando, e<br />

quali i progetti futuri?<br />

“A rilento. Viste le tragiche vicende<br />

internazionali e le priorità della<br />

politica interna - spiega il presidente<br />

Fusie a Italiachiamaitalia.com -, è<br />

ragionevolmente impossibile trovare<br />

un interlocutore politico o istituzionale<br />

che, sulle questioni di cui ci facciamo<br />

portavoce, mostri qualcosa che<br />

vada oltre un cortese interessamento.<br />

Ciò nonostante, siamo fortemente intenzionati<br />

ad affrontare i nuovi scenari<br />

che si stanno delineando, complici<br />

le mutate condizioni sociali dei<br />

connazionali che vivono all’estero, le<br />

nuove tecnologie e le nuove modalità<br />

di fruizione e diffusione delle informazioni,<br />

contribuendo ad una riflessione<br />

e ad un’eventuale ridefinizione<br />

del ruolo e della funzione dei media<br />

italiani fuori d’Italia. Anche attraverso<br />

una sostanziale riforma della normativa<br />

e del regolamento, che presiedono<br />

all’erogazione dei contributi a<br />

sostegno delle nostre testate. Prima<br />

tappa: la realizzazione di un convegno,<br />

dove fare incontrare idee, punti<br />

di vista, proiezioni e visioni, finalizzato<br />

all’individuazione di proposte<br />

condivise attorno alle quali far convergere<br />

anche il consenso politico e<br />

istituzionale. A tal fine, servono delle<br />

risorse - stiamo parlando di cifre relativamente<br />

esigue dell’ordine di poche<br />

decine di migliaia di euro - che<br />

sono necessarie per ridurre le spese<br />

che le testate italiane nel mondo<br />

aderenti alla Fusie, devono sostenere<br />

per poter partecipare a detto convegno.<br />

In una fase, che si allunga già da<br />

qualche anno, in cui il verbo declinato<br />

all’unisono - nei tempi del presente<br />

e del futuro, al modo certo dell’indicativo<br />

- è tagliare, trovare sostegni<br />

finanziari non è impresa facile”.<br />

I fondi per i giornali italiani<br />

all’estero sono stati recuperati... Un<br />

successo di tutte le forze che rappresentano,<br />

in Parlamento e fuori,<br />

gli italiani nel mondo?<br />

“Un risultato che va ascritto a tutti<br />

coloro che si sono impegnati perché i<br />

fondi fossero ripristinati. Alla sensibilità<br />

che come Fusie abbiamo incontrato<br />

al Dipartimento dell’<strong>Edit</strong>oria della<br />

Presidenza del Consiglio dei Ministri,<br />

e soprattutto all’azione incisiva degli<br />

onorevoli Di Biagio e Narducci e al<br />

costante sostegno dei Senatori Micheloni<br />

e Randazzo. Il ripristino rappresenta<br />

una piccola boccata d’ossigeno<br />

e il rimedio ad una decisione presa<br />

con una disinvoltura sconcertante<br />

e colpevolmente scorretta: nel 2010<br />

si era deciso di dimezzare l’ammontare<br />

dei fondi (2 milioni di euro stabiliti<br />

per legge, e invariati dal 2001)<br />

che la Presidenza del Consiglio eroga<br />

alle testate italiane (circa 160) edite o<br />

prevalentemente distribuite all’estero.<br />

Ma non per l’anno a venire, per l’anno<br />

precedente: vale a dire il 2009. Anno<br />

già consegnato alla storia e durante il<br />

quale le testate erano state ovviamente<br />

pubblicate. Contributi che, secondo<br />

una chiave di riparto che dovrebbe<br />

essere in via di definizione, gli editori<br />

dovrebbero ricevere entro la fine<br />

dell’estate. Perché non ci siano malintesi:<br />

gli editori riceveranno nell’estate<br />

del 2011 i contributi relativi alle pubblicazioni<br />

effettuate nel 2009. Anche<br />

questa è un’anomalia che andrebbe<br />

corretta”.<br />

Contributi all’editoria<br />

fare chiarezza<br />

L’opinione di molti è che sui contributi<br />

all’editoria italiana nel mondo<br />

si debba fare presto chiarezza:<br />

troppi sprechi, troppe risorse date<br />

senza criteri, veri e propri imbrogli<br />

che anche in questi ultimi mesi<br />

stanno venendo fuori. Lei come<br />

presidente Fusie, ce lo confermerà,<br />

ha già dichiarato che si deve rivedere<br />

il meccanismo con il quale si assegnano<br />

i contributi: ma quando si<br />

potrà passare dalle parole ai fatti?<br />

“Ho una frequentazione sufficientemente<br />

antica di questo mondo per<br />

poter affermare che gli sprechi e gli<br />

imbrogli, di cui pare si sia presa improvvisa<br />

cognizione, non costituisco-<br />

no malcostume degli ultimi anni. Personalmente,<br />

li ho regolarmente denunciati<br />

anche in epoche in cui imperava<br />

la logica del così fan (quasi)<br />

tutti. Della serie: “fesso te se non lo<br />

fai”. Ora, che comunque c’è maggior<br />

rigore nei controlli, limitarsi, sull’onda<br />

di una deriva di generica antipolitica,<br />

alla generalizzazione e non invece<br />

alla denuncia puntuale, più che un<br />

anelito alla correttezza rischia di essere<br />

un modo per screditare l’intera categoria”.<br />

Cretti, a colloquio con ItaliachiamaItalia,<br />

continua: “Nel merito: dipendesse<br />

da noi, la riforma della specifica<br />

legge e del regolamento d’applicazione<br />

sarebbero realtà da tempo.<br />

Proposte in tal senso, la Fusie le<br />

aveva già sottoposte alla Presidenza<br />

del Consiglio alla fine del secolo scorso,<br />

riscontrando una condivisione di<br />

massima dell’allora Direttore Generale<br />

Mauro Masi. La realtà ci impone<br />

di registrare che i tempi della modifica<br />

sono ancora di là da venire, e anche<br />

gli stati generali dell’editoria più volte<br />

annunciati per un pari numero di volte<br />

sono stati procrastinati. Per ciò che ci<br />

compete, mi riallaccio a quanto detto<br />

in precedenza: nostra precisa intenzione<br />

è formulare una proposta articolata<br />

da consegnare a chi-di-potere, sperando<br />

che dalla condizione di aspirazione<br />

ciclicamente evocata possa tradursi in<br />

una misura di concreta applicazione”.<br />

Tempo fa si era parlato di un incontro<br />

con il Sottosegretario Bonaiuti<br />

per parlare, fra l’altro, anche di informazione<br />

online: cos’è successo?<br />

“Che è rimasto - anche per comprensibili<br />

accelerazioni delle dinamiche<br />

politiche, endogene ed esogene -<br />

allo stato dell’aspirazione. Di una richiesta<br />

che è stata indicativamente<br />

accolta, ma puntualmente rimandata.<br />

Per giunta, se il Sottesegretario dovesse<br />

assumere altri incarichi, dovremmo<br />

cambiare l’interlocutore, con tutto<br />

quello che rappresenta in termini di riattivazione<br />

di contatti e di investimento<br />

di tempo”.<br />

I parlamentari eletti all’estero<br />

sostengono il lavoro e le richieste<br />

della Fusie?


tervista a Ricky Filosa di ItaliachiamaItalia<br />

state italiane nel mondo<br />

“In generale, la loro sensibilità ai<br />

nostri problemi è indiscussa. Forse<br />

constatiamo che un maggiore ascolto,<br />

anche per un comprensibile minor imbarazzo<br />

(preludio ad una maggior disinvoltura),<br />

lo riscontriamo fra i parlamentari<br />

dell’opposizione. Tutti sono<br />

d’altronde confrontati con l’inconfutabile<br />

constatazione che le questioni<br />

che riguardano gli italiani all’estero<br />

non sono in cima alle priorità dell’attività<br />

politica italiana. Se aggiungiamo<br />

che i capitoli di spesa destinati a sostenere<br />

le iniziative all’estero sono stati<br />

drasticamente penalizzati, dobbiamo<br />

prendere atto che anche i singoli parlamentari<br />

eletti all’estero, sono costretti<br />

a stabilire una loro scala di priorità,<br />

difficilmente sindacabile”<br />

Secondo lei, secondo la sua esperienza,<br />

da italiano all’estero ma anche<br />

da giornalista, fra tv stampa radio<br />

e web, qual è il mezzo più usato<br />

dagli italiani all’estero per informarsi<br />

e restare in qualche modo<br />

collegati all’Italia?<br />

“Senza dubbio la Tv. In Europa,<br />

ma anche Oltreoceano. Cresce naturalmente<br />

la schiera di coloro che ricorrono<br />

alle nuove tecnologie. Anche<br />

se è un settore dove regna ancora molta<br />

confusione. Costuiscono uno strumento<br />

formidabile, ma, proprio per<br />

questo, fondamentale è l’uso che se<br />

ne fa: purtroppo ancora troppo forte<br />

è il rischio che contribuiscano alla disinformazione<br />

piuttosto che alla corretta<br />

informazione. D’altro canto, tutti<br />

noi siamo confrontati con modalità<br />

di comunicazione interpersonale diffuse<br />

sul web, spesso fra i soliti pochi<br />

intimi che dispongono di un bel po’<br />

di tempo, le quali pretendono di aver<br />

il rango di un canale informativo. Ripeto:<br />

le nuove tecnologie offrono opportunità<br />

straordinarie, ma del pari<br />

straordinari sono i pericoli impliciti<br />

nel fatto che chiunque possa mettere<br />

in circolazione le proprie emozioni<br />

spacciandole per notizie. Verifica delle<br />

fonti e conseguente acquisizione di<br />

credibilità ed affidabilità sono condizioni<br />

che non sempre vengono rispettate,<br />

ma dalle quali in ogni caso non<br />

si dovrebbe prescindere”.<br />

I giovani<br />

C’è spazio per le nuove generazioni<br />

nel campo dell’informazione<br />

diretta agli italiani nel mondo?<br />

“Diretta agli o prodotta dagli? Il<br />

mio non è un calembour giocato sulle<br />

preposizioni articolate, ma capisco che<br />

non è questo il quesito che mi pone.<br />

In entrambi i casi, comunque, se persistono<br />

i presupposti per i quali queste<br />

tipologie di informazione hanno ragione<br />

di continuare ad esistere, offrono<br />

quegli spazi che si possono trovare<br />

in tutti gli altri campi: professionali o<br />

d’interesse. La vera questione è duplice:<br />

in questo campo c’è genuino interesse?<br />

questo campo offre opportunità<br />

professionali?”.<br />

Ancora giovani: notiamo sempre<br />

più, a parte rare eccezioni, un distacco<br />

dei giovani italiani all’estero<br />

da tutto ciò che riguarda l’emigrazione<br />

e il rapporto con l’Italia. Lei<br />

come se lo spiega? E in che modo<br />

l’informazione italiana nel mondo<br />

può aiutare affinché questo non accada?<br />

“Un bel tema per una tesi di laurea.<br />

Rispondere presuppone una semplificazione<br />

di fenomeni complessi che<br />

hanno implicazioni psicologiche prima<br />

ancora che sociali o generazionali.<br />

In modo generico, ma fortemente preoccupato,<br />

le posso dire che bene sarebbe<br />

se tutti coloro che sono nella condizione<br />

di farlo, e fra costoro ci sono<br />

certamente gli operatori dell’informazione,<br />

si adoperino per contribuire a<br />

ridare lustro all’immagine dell’Italia,<br />

che, le garantisco, fuori (ma mi pare<br />

che anche dentro qualche dubbio incominci<br />

ad insinuarsi) dai confini nazionali<br />

è costretta a far ricorso alla memoria<br />

rispolverando un poco dell’antico<br />

splendore. Rifiutarsi di prenderne<br />

atto, per ottuso partito preso, significa<br />

rinunciare ad impegnarsi per un progetto<br />

strategico che ponga rimedio alla<br />

situazione fortemente deteriorata di un<br />

Paese che pare costretto a proiettarsi<br />

nel futuro confidando che il passato riesca<br />

a camuffare il presente”.<br />

Chiudiamo parlando ancora di<br />

informazione online: quanto tempo<br />

Italiani nel mondo<br />

ancora ci vorrà, secondo la sua opinione,<br />

per convincere l’Italia a puntare<br />

sulle nuove tecnologie, e quindi<br />

a sostenerle in maniera adeguata?<br />

“Mi pare che l’online sia ormai entrato<br />

nel nostro quotidiano. Tutte le<br />

grandi testate italiane, dai giornali alle<br />

emittenti radio o tivù, a quella originale<br />

affiancano la diffusione delle notizie<br />

online. Succede in tutto il mondo, con<br />

una particolarità, che naturalmente non<br />

esclude le eccezioni: i più seguiti sono<br />

i siti delle testate che hanno un passato<br />

consolidato. È questo che fornisce<br />

al fruitore la garanzia di autorevolezza<br />

e di credibilità a cui accennavo prima,<br />

riferendomi alla certezza delle fonti.<br />

Se circoscriviamo il discorso all’informazione<br />

da e per l’estero, mi pare che<br />

alcune realtà già ci siano. La sua è una<br />

di queste. Serve tempo: quello necessario<br />

a conferire quell’autorevolezza<br />

imprescindibile, sulla quale ho insistito.<br />

Stante che sia chiaro a tutti che un<br />

conto è produrre informazione, altro<br />

è metterla in circolazione, per quanto<br />

concerne l’adeguato sostegno a cui<br />

lei accenna nella sua domanda, ritengo<br />

che vada fatta una distinzione fra<br />

l’accesso a specifici servizi e quello a<br />

specifici contributi. In entrambi i casi<br />

vanno individuati criteri e requisiti che<br />

attestino, nel massimo della trasparenza<br />

possibile, la natura e la dimensione<br />

dell’impresa da sostenere. Spero convenga<br />

con me che quello del numero<br />

di visite a questo o quel sito non possa<br />

essere considerato l’unico metro di valutazione.<br />

Anche questo è uno dei temi<br />

da porre al centro del convegno di cui<br />

parlavo all’inizio di questa intervista.<br />

Convegno che, assieme al sito della<br />

Fusie che sarà operativo a breve, ci auguriamo<br />

possa essere uno degli obiettivi<br />

centrati nell’anno in corso”. ●<br />

<strong>Panorama</strong> 39


40 <strong>Panorama</strong><br />

Made in Italy<br />

Firmato l’accordo tra la Regione Molise e la Contea di Ragusa e della Narenta<br />

Il turismo come volano di sviluppo<br />

a cura di Ardea Velikonja<br />

La creazione di una rete di interconnessione stabile ed<br />

operativa per uno scambio turistico, commerciale e<br />

culturale tra le due rive dell’Adriatico. È questa la sintesi<br />

dell’Accordo firmato presso la Giunta molisana, in un incontro<br />

bilaterale, tra il presidente della Regione Molise, Michele<br />

Iorio, e il presidente della Contea di Ragusa (Dubrovnik),<br />

Nikola Dobroslavić.<br />

Nello specifico l’accordo prevede: l’apertura di un desk<br />

dello Sprint Molise (la struttura della Regione Molise per<br />

i progetti di internazionalizzazione delle imprese) a Ragusa<br />

nei locali della Contea, per la promozione delle imprese<br />

molisane nella città e in generale in Croazia; l’apertura<br />

di un desk presso la sede di rappresentanza della Regione<br />

Molise a Bruxelles, della Contea di Ragusa e della Narenta<br />

(Neretva) per i rapporti con l’Ue; la messa a punto di strategie<br />

di marketing turistico congiunto tra Molise e e la città<br />

croata; l’intensificazione dei collegamenti marittimi tra<br />

Termoli e Ragusa.<br />

Il presidente Iorio, ricordando i rapporti stabili che legano<br />

le due Regioni fortificatisi anche dalla presenza in<br />

Molise di “antiche” comunità croate, ha invitato il collega<br />

Dobroslavić e la sua struttura operativa a studiare una<br />

strategia per la messa in opera di Distretti transfrontalieri<br />

per l’innovazione tecnologica delle imprese, per la qualificazione<br />

professionale, per l’implementazione dell’offerta<br />

produttiva, turistica e commerciale di entrambe le sponde<br />

dell’Adriatico. “Questo ci consentirebbe - ha spiegato Iorio<br />

- di sostenere le nostre imprese nell’intraprendere progetti<br />

innovativi che abbracciano il bacino adriatico permettendo<br />

la creazione di nuovi e più forti rapporti di cooperazione,<br />

di collaborazione e di programmazione comune anche<br />

nell’ambito dei progetti IPA e, più in generale, di programmi<br />

europei per lo sviluppo”.<br />

Presenti all’incontro anche l’ambasciatore croato in Italia,<br />

Tomislav Vidošević, l’assessore regionale del Molise<br />

Luisa De Marco<br />

Si intensificheranno i collegamenti tra Termoli e Ragusa<br />

al Turismo, Franco Giorgio Marinelli, il sindaco di Termoli,<br />

Antonio Basso Di Brino, il direttore generale, Antonio<br />

Francioni, il direttore di Sprint Molise, Elio Carugno, e il<br />

consigliere del presidente Iorio per l’internazionalizzazione,<br />

Francesco Cocco.<br />

Il presidente Dobroslavić ha guidato una delegazione di<br />

amministratori e di imprenditori che ha incontrato i sindaci<br />

di origine croata del Molise. Sempre presso la Sala conferenze<br />

della Giunta regionale la delegazione della Contea di<br />

Ragusa e della Narenta ha presentato ad un gruppo di operatori<br />

turistici molisani le peculiarità del proprio territorio e<br />

le attrazioni che lo caratterizzano. Ad aprire i lavori dell’incontro<br />

è stato il presidente del Consiglio regionale, Michele<br />

Picciano, mentre a parlare sul tema “Turismo come volano di<br />

sviluppo dell’Area adriatica”, è stato l’assessore al Turismo<br />

del Molise, Franco Giorgio Marinelli Il presidente Nikola<br />

Dobroslavić ha illustrato, invece, le opportunità di investimento<br />

e di cooperazione per il settore turistico nella Regione<br />

di Ragusa e della Narenta. (aise)<br />

A Luisa De Marco per i prossi<br />

Assemblea dei Soci di Udine e<br />

L’ Gorizia Fiere, ha nominato il<br />

nuovo Presidente della Società fieristica:<br />

a guidare la Fiera per i prossimi<br />

tre anni sarà Luisa De Marco, 44<br />

anni, consulente aziendale con diverse<br />

esperienze amministrative in<br />

Enti e Consorzi (dal 1993 al 2004 è<br />

stata Sindaco del Comune di Muzzana<br />

e dal 2004 al 2010 ha ricoperto<br />

la carica di Presidente del Consorzio<br />

Depurazione Laguna Spa).<br />

Nel corso dell’Assemblea, che ha<br />

nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione<br />

(vedi elenco sotto riportato),<br />

è stato espresso un vivo ringraziamento<br />

per gli amministratori<br />

uscenti e nel rivolgere l’augurio di<br />

buon lavoro ai nuovi amministratori,<br />

l’Assemblea ha ribadito che in una<br />

prossima seduta si procederà alla preannunciata<br />

modifica statutaria che -<br />

con l’obiettivo di perseguire l’ottica<br />

aziendale di razionalizzazione della


Made in Italy<br />

Dal 14 al 22 maggio la Campionaria più importante e visitata del Nord-Est<br />

Padova, con le moto a tutta birra<br />

A<br />

92 anni dalla sua nascita, la formula della proposta<br />

intersettoriale della Campionaria, capace di far<br />

comunicare tutte le realtà, si conferma più che mai<br />

attuale. Questa manifestazione è un grande appuntamento<br />

e l’espressione di un sistema sociale ed economico che<br />

sa comunicare ed essere protagonista diretto sul mercato.<br />

L’edizione di quest’anno, che si svolge dal 14 al 22 maggio,<br />

presenta tante novità.<br />

Caratteristica dell’ultima edizione è stata la costanza<br />

dell’afflusso di visitatori nei giorni festivi e feriali, che<br />

ha permesso un’attività continua negli stand e ha eletto<br />

la Campionaria a grande momento di eventi ed affari. La<br />

manifestazione continua ad essere un incontro felice tra<br />

tradizione e attualità confermata dalla sua durata negli<br />

anni e dal suo costante rinnovamento che l’hanno consacrata<br />

come l’appuntamento irrinunciabile per 1.000 espositori<br />

e 300.000 visitatori.<br />

Nei vari padiglioni ci sono diversi temi. C’è uno spazio<br />

dedicato agli amanti dell’ippica. con Campionaria<br />

Cavalli” (padiglione 6) che ospiterà attrezzature e prodotti<br />

per il mondo equestre con prove, spettacoli e dimostrazioni<br />

dal vivo.<br />

Radio Company, media partner della manifestazione,<br />

propone nell’arena esterna Urban village, un ricco calendario<br />

di eventi e spettacoli.<br />

L’Uruguay è il paese dell’anno: in Fiera, con la collaborazione<br />

del consolato uruguayano, in programma iniziative<br />

per far conoscere l’offerta turistica e le tradizioni di questo<br />

straordinario Paese.<br />

Gli appassionati di moto potranno darsi appuntamento<br />

presso lo stand FAAC: in mostra una moto del Team Yamaha<br />

Factory Racing MotoGP di cui è Sponsor Ufficiale 2011.<br />

Fra le nuove proposte il settore Birra nostra dedicata<br />

alle birre artigianali d’Italia: un viaggio alla scoperta<br />

dell’affascinante mondo dei micro-birrifici.<br />

Lo scorso anno erano stati gli acconciatori e le estetiste<br />

a rendere più glamour la Fiera Campionaria.<br />

Sono stati 300.000 i visitatori l’anno scorso<br />

Quest’anno non saranno soli, altre categorie dell’Unione<br />

Provinciale Artigiani parteciperanno alla manifestazione<br />

fieristica più visitata del Nord-Est, con un unico<br />

obiettivo: parlare al pubblico di estetica, benessere e salute.<br />

Nel week-end di apertura, inoltre, la fiera si svolgerà<br />

in contemporanea con un altro importante appuntamento<br />

che coinvolge gli acconciatori: il 55° campionato<br />

nazionale di acconciatura, il Festival Hair Fashion e lo<br />

show “Alice. Meraviglie per la testa”, tre eventi, di scena<br />

al Palafabris, che saranno proiettati nel maxi schermo<br />

della Galleria 78.<br />

La categoria Odontotecnici sarà presente alla manifestazione<br />

con alcuni video che spiegheranno al pubblico<br />

le tecniche più adeguate per realizzare protesi dentali.<br />

Non mancheranno poi gli Autoriparatori, che realizzeranno<br />

delle dimostrazioni dell’uso di biciclette elettriche,<br />

utili strumenti per coniugare benessere e rispetto<br />

dell’ambiente e la categoria orafi che ha in programma<br />

la proiezione di immagini di lavorazioni del settore. ●<br />

mi tre anni le redini di Udine e Gorizia Fiere<br />

governance e lo spirito di efficacia,<br />

efficienza ed economicità - provvederà<br />

alla riduzione dei componenti<br />

del CdA.<br />

CONSIGLIO<br />

DI AMMINISTRAZIONE<br />

Presidente<br />

Luisa DE MARCO (Cciaa Udine)<br />

Vice Presidente<br />

Gianfranco CAPPELLARI (Cciaa<br />

Gorizia)<br />

Consiglieri<br />

Massimiliano BASSI (Provincia di<br />

Udine)<br />

Paolo CERUTTI (Comune di Udine)<br />

Lucia CIMENTI (CCIAA Udine)<br />

Carlo Andrea DALL’AVA (Cciaa<br />

Udine)<br />

Damiano GHINI (Cciaa Udine)<br />

Rodolfo LONDERO (Comune di<br />

Udine)<br />

Alessandro PUHALI (nomina<br />

dell’Assemblea dei Soci)<br />

Lorena ZANUTTA (Cciaa Udine)<br />

Emanuele ZORINO (Provincia di<br />

Udine)<br />

Direttore<br />

Maurizio TRIPANI<br />

Collegio Sindacale<br />

Presidente<br />

Franco TAVAGNACCO<br />

Sindaci<br />

Guido FANTINI<br />

Chiara COSATTI<br />

<strong>Panorama</strong> 41


Fin dal primo periodo trascorso a Pirano (1941-<br />

1953), e poi specie negli anni successivi, a Trieste,<br />

ho constatato che sapevamo e si sapeva ben poco<br />

sull’origine dei cognomi piranesi e istriani. Bisognava<br />

quindi approfondire la questione, e mentre stavo raccogliendo<br />

i materiali necessari per lo studio iniziando<br />

da quelli di Pirano mi capitò fra le mani il Dizionario<br />

dei cognomi italiani, pubblicato a Milano nel 1978 da<br />

Emidio De Felice, ove mi accorsi per prima cosa che<br />

l’autore nel suo pur documentato libro ignorava del<br />

tutto l’Istria, classificando come triestini ad esempio<br />

Apollònio, Muiesàn e Parenzàn che sono invece tipicamente<br />

istriani.<br />

42 <strong>Panorama</strong><br />

Ricerche<br />

Ho intrapreso così uno studio sistematico sui cognomi<br />

di queste terre, allargando man mano le ricerche<br />

fino a comprendere tutti quelli presenti fra Trieste,<br />

l’Istria, il Quarnero, Fiume e la Dalmazia. Il loro studio<br />

- va sottolineato - in quanto coinvolge diverse altre<br />

discipline (storia, geografia, araldica, lingue, dialetti,<br />

ecc.), ci permette di avere una maggiore conoscenza<br />

del nostro passato e delle nostre origini per esprimere<br />

in modo abbastanza esauriente la consapevolezza che<br />

siamo parte integrante di un’unica storia universale,<br />

intercollegati tramite i nostri avi da un intreccio di legami<br />

di sangue che ci affratella e ci unisce.<br />

L’Autore<br />

Che cosa ci dicono i cognomi usati in Istria, Quarnero, Dalmazia e Trieste<br />

Antoniazzo, antichi nobili di Cherso<br />

di Marino Bonifacio<br />

Adràrio<br />

Famiglia nobile di Cherso avente per capostipite Bartolomeo<br />

Adrario, nobile romano, medico a Cherso nel 1517,<br />

il cui figlio Marcantonio (1517-1597) fu poeta, casato<br />

estintosi nel XVIII secolo secondo de Totto 1943-1954. Vi<br />

aggiungiamo un altro componente del casato - sier Augustinus<br />

Adrario - che il 21/7/1564 faceva parte del Consiglio di<br />

Cherso dalla parte dei popolari (Bigoni 1973, p. 245).<br />

Inoltre, il casato esisteva ancora nel 1945 nel Quarnero,<br />

giacché il Cadastre segnala in tale anno 1 famiglia<br />

Adrario a Laurana e 1 a Riva di Moschiena, quest’ultima<br />

tuttora ivi fiorente, mentre ci sono ancora degli Adrario a<br />

Roma e in altre parti del Lazio e d’Italia, tra cui 1 famiglia<br />

a Falconara Marittima (Ancona) e 1 a Macerata.<br />

Adum<br />

Il Cadastre registra nel 1945 in Istria soltanto 2 famiglie<br />

Adum a Tonarizza di Vlacovo (Albona), cognome<br />

oggi proseguente con 1 famiglia Adum a Punta Ubas<br />

(Arsia), 1 a Viscovici (Arsia), 1 a Valle, 1 a Pola, 1 a Zara,<br />

1 a Sebenico, 2 a Spalato e 4 a Zagabria, più 1 famiglia<br />

Adum in Italia a Suvero (La Spezia).<br />

Si tratta di un cognome giunto in Dalmazia (e da lì passato<br />

poi anche in Istria, specie dopo il 1945) nel ‘600 o<br />

‘700 dall’Erzegovina, riduzione di Hadumović (Maletić-<br />

Šimunović 2008, vol. 1, p. 48), con base quindi il nome<br />

turco Hadum.<br />

Agàpito<br />

Secondo de Totto 1939, p. 9, si tratta di un nobile casato<br />

istriano oriundo da Nicosia di Cipro passato a Creta,<br />

ove possedette una contea feudale, quindi - a causa<br />

dell’occupazione turca dell’isola - rifugiatosi nel 1669<br />

in Istria, prima a Pola e poi a Pinguente. Peraltro, già il<br />

12/7/1597 Venezia aveva prestato 150 ducati a certo Matteo<br />

Agapito, ragionato dei Cipriotti, occorrenti per liberare<br />

la propria figlia imprigionata dai turchi quando Cipro<br />

era caduta nelle loro mani, denaro che il detto Matteo e<br />

il di lui figlio avrebbero restituito rinunciando alla quota<br />

loro spettante, essendo essi una delle 50 famiglie beneficiate<br />

che da Cipro si erano trasferite nella Polesana<br />

(AMSI 12°, 1896, p. 80).<br />

Il governo di Venezia confermò comunque nel 1782<br />

il titolo di Conte e Nobile feudatario di Creta al casato,<br />

aggregato poi nel 1802 al Consiglio di Capodistria, aggregazione<br />

riconfermata nel 1822 dall’Austria, mentre<br />

più tardi, sotto l’Italia, la famiglia venne iscritta nel 1925<br />

nell’Elenco ufficiale della Nobiltà Italiana con i titoli di<br />

Conte e Nobile di Creta (de Totto 1939, pp. 9-10). Tra i<br />

componenti della casata si vedano il conte Andrea Agapito<br />

di Giovanni da Pinguente, morto nel 1817, architetto<br />

militare e pittore dilettante, e l’altro conte Girolamo<br />

Agapito da Pinguente, vissuto nell’800, scrittore, membro<br />

dell’Accademia dei Risorti di Capodistria e tra i fondatori<br />

del Gabinetto di Minerva di Trieste. Un suo consanguineo<br />

- Andrea Agapito - nato nel 1812 a Pinguente,<br />

coniugato, negoziante, nel 1857 viveva a Trieste (Censimento<br />

1857, p. 79).<br />

Il casato oggi continua con 5 famiglie Agapito a Trieste,<br />

1 famiglia a Muggia, 2 a Capodistria, 2 a Pobèghi di<br />

Capodistria, 2 a Pinguente e altre 8 famiglie Agapito nel<br />

Pinguentino di cui 6 a Marcenigla, 1 a Barussici e 1 a Iuricici.<br />

Bisogna però avvertire che esiste pure un ramo fiumano<br />

degli Agapito, diverso da quello istriano e ben più<br />

antico, poiché già nel Censimento del 1437 sulla popolazione<br />

di Fiume vi troviamo un ser Marco Agapito, tra i<br />

cui discendenti Blasio Agapitichis il 14/1/1485 era uno<br />

dei giudici di Fiume. Tale casato oggi prosegue con 5 famiglie<br />

Agapito a Fiume, 1 a Breghi (Mattuglie), 1 ad Abbazia<br />

e 2 a Zagabria.<br />

Il cognome fiumano e istriano Agàpito è adattamento<br />

italiano del cognome greco Agapetós “Amàto” da<br />

agapân “amàre”, come visto esistente in Grecia pure nella<br />

variante Agapitichis o meglio Agapitikis, ricordando<br />

che c’è anche un cognome Agàpito in Italia nelle province<br />

calabresi di Catanzaro e Cosenza.


Va infine segnalato che già nel 1150 è attestata a Pola<br />

una Maria filia Amantini de Agapi (AMSI 39°, 1927, p.<br />

330) cioè Maria figlia di Amantino di Agape, in cui Agape<br />

è nome grecizzante derivato dal greco agápe “amóre”.<br />

Antoniàzzo de Bocchìna<br />

Secondo de Totto 1943-1954, Antoniazzo o Antoniazzo<br />

de Bocchina è la più antica famiglia nobile di<br />

Cherso, nota dal 1270, detta in origine Bocchina e in seguito<br />

Antoniazzo, oggi estinta. Dimorò anche a Fiume e<br />

i suoi componenti erano Cavalieri Aurati. Alla fine della<br />

Repubblica Veneta (1797) c’erano ancora due famiglie<br />

Antoniazzo de Bocchina, nobili di Cherso.<br />

Da parte nostra, già il 5/5/1198 individuiamo a Veglia<br />

un Bauchyna (Ljubić 1868, p. 18), il 7/7/1222 incontriamo<br />

a Capodistria un Artengo Buchina proprietario<br />

di una vigna nel contado capodistriano (AMSI 25°,<br />

1910, p. 342), mentre Rantulfus Buchigna iustinopolitanus<br />

è il notaio rogatore di un documento a Capodistria<br />

l’1/5/1272 (CP I, p. 193), e Bartolus Bochigna è uno dei<br />

tre cittadini di Cherso che troviamo il 5/10/1283 a Venezia<br />

(Ljubić 1868, p. 137), un cui discendente era appunto<br />

Bartolo Bochina nel 1441. Il detto Bartolo Bochina<br />

qualche tempo dopo morì, come appare da una sentenza<br />

di Cherso del 20/1/1447 in cui Giovanni di Bochina e<br />

Chiara vedova di Bartolo Bochina vennero condannati<br />

al pagamento di 615 lire venete ai commissari del fratello<br />

(Bigoni 1973, p. 90).<br />

C’è poi un testamento del 2/5/1608 del frate novizio<br />

Andrea Bocchina di Cherso a favore del convento<br />

di San Francesco, fatto prima della professione (cit., p.<br />

125), mentre nel 1646 frate Matteo Bocchina di Cherso,<br />

del convento di San Nicolò dei Frari di Venezia, cadde<br />

in eresia, confessandosi poscia nel 1654 in Polonia<br />

presso padre Paolo Piazza, Provinciale del Santo (p.<br />

177). Un altro frate Vincenzo Bocchina morì a Cherso<br />

nel 1660 (p. 131).<br />

A questo punto va rilevato come un ramo del casato<br />

stabilitosi nel ‘600 a Pinguente, sia ivi continuato propriamente<br />

come Bocchina ossia abbia originato i nobili<br />

Bocchina di Pinguente, tra i quali Giulio Bocchina nel<br />

1696 era capitano di Valpoto, una delle undici ville del<br />

Carso. Venezia concesse nel 1781 ai Bocchina il titolo<br />

di Conte, aggregandoli nel 1802 al Consiglio Nobile<br />

di Capodistria. L’ultimo componente del casato è stato<br />

il conte Francesco Alessio Bocchina, nato nel 1742<br />

a Pinguente, scrittore e capitano di Barbana nel 1790,<br />

ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE<br />

AMSI: Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e<br />

Storia Patria, Parenzo-Pola-Venezia-Trieste dal 1885.<br />

Bigoni 1973: Giacomo Bigoni, L’archivio conventuale di S.<br />

Francesco di Cherso in Istria: inventario (1387-1948), Firenze<br />

1973.<br />

Cadastre: Cadastre national de l’Istrie d’après le Recensement<br />

du 1er Octobre 1945, a cura di Josip Roglić, Sušak 1946.<br />

Censimento 1857: Dean Krmac, Il censimento demografico<br />

del 1857, fonte per lo studio della popolazione di Trieste e<br />

dell’Istria, tesi di dottorato, Università degli Studi di Trieste,<br />

Anno Accademico 2001/2002.<br />

Ricerche<br />

morto a Capodistria nel 1811 in casa del marchese Girolamo<br />

Gravisi Barbabianca, suo erede anche nel nome<br />

(de Totto 1939, p. 22).<br />

Quanto agli Antoniazzo de Bocchina, il primo da<br />

noi rintracciato compare il 13/10/1499, data in cui padre<br />

Antonio de Petrisio, ministro provinciale di Dalmazia,<br />

acquistò a Cherso da Frana figlia di Nicolò de Petrisio<br />

e vedova di Matteo Antoniaçço de Bocchina una<br />

serraglia con vigna e sei piedi di olivi sopra Ognissanti<br />

(Bigoni 1973, pp. 96-97). Più tardi, il 25/4/1556 in un<br />

gruppo di 10 nobili di Cherso c’è anche d. Ioannes de<br />

Antoniazzo (cit., p. 240), mentre nel Consiglio generale<br />

dei deputati nobili e popolari di Cherso del 21/7/1561,<br />

oltre a tre Bochina (Andrianus Bochina, giudice, Hieronimus<br />

Bochina, Donatus Bochina) e due de Bochina<br />

(Christophoro Ritio de Bochina, avogado, e Ioannes<br />

de Bochina - cit., pp. 244-245), rileviamo d. Ioannes<br />

Antoniacius qd. Antonii e d. Antoniacius domini<br />

Andree (p. 245) cioè sottinteso Antoniaccio di Andrea<br />

Antoniaccio. Inoltre, il 4/8/1575 Giovanni Antoniazzo<br />

e Stefano de Petris vennero inviati dalla comunità di<br />

Cherso come ambasciatori a Segna per avvertire dei danni<br />

fatti dagli Uscocchi a Cherso (p. 247).<br />

Da quanto visto, Antoniàzzo è cognome quattrocentesco<br />

di Cherso avente per base il nome Antoniàzzo formato<br />

dal nome Antònio più il suffisso accrescitivo/peggiorativo<br />

o affettivo –azzo. De Felice 1978, p. 58, tra gli alterati<br />

e derivati del cognome Antòni registra Antonazzo e<br />

Antonazzi omettendo Antoniazzo, che invece esiste pure<br />

in Italia, in Piemonte (a Vercelli e provincia e a Biella) e<br />

nel Veneto (a Vicenza e provincia e a Mareno di Piave in<br />

provincia di Treviso), più 1 famiglia Antoniazzo a Savona<br />

e 1 a Tarvisio (Udine), qualcuna delle quali può essere<br />

anche di origine chersina nonché fiumana.<br />

A quello piemontese e veneto, va ora aggiunto quindi<br />

il casato Antoniazzo di Cherso che oggi sopravvive<br />

con 1 famiglia Antoniazzo a Pola e 3 famiglie Antoniazzo<br />

a Zagabria, ricordando che il 28/6/2003 è deceduta<br />

a Padova la professoressa Anita Antoniazzo<br />

Bocchina, nata nel 1907 a Fiume, ove è stata sepolta<br />

nel cimitero monumentale di Cosala. Sui suoi studi e le<br />

sue attività si veda <strong>Panorama</strong>, N. 15, Fiume 15 agosto<br />

2003, pp. 6-7. ● (17 - continua)<br />

Le puntate precedenti sono state pubblicate nei numeri<br />

16, 17, 19 e 22 del 2009, nei n.ri 1, 6, 9, 11, 13, 16, 18, 20<br />

e 22 del 2010 e nei n.ri 1, 5 e 7 del 2011<br />

CP I: Chartularium Piranense I (a. 1062-1300), di Camillo de<br />

Franceschi, AMSI 36°, Parenzo 1924.<br />

De Felice 1978: Emidio De Felice, Dizionario dei cognomi<br />

italiani, Milano 1978.<br />

de Totto 1939: Gregorio de Totto, Il patriziato di Capodistria,<br />

Parenzo 1939.<br />

de Totto 1943-1954: Gregorio de Totto, Famiglie dell’Istria<br />

veneta, in “Rivista Araldica”, Roma 1943-1954.<br />

Ljubić 1868: Sime Ljubić, Monumenta spectantia historiam<br />

Slavorum meridionalium, vol. I, Zagabria 1868.<br />

Maletić-Šimunović 2008: Franjo Maletić - Petar<br />

Šimunović, Hrvatski prezimenik (in 3 volumi), Zagabria<br />

2008.<br />

<strong>Panorama</strong> 43


44 <strong>Panorama</strong><br />

Musica<br />

Ha debuttato con «Quartett» di Luca Francesconi: non era mai successo per un’ope<br />

Susanna Mälkki, primo direttore don<br />

a cura di Bruno Bontempo<br />

Alla vigilia delle elezioni amministrative<br />

in Italia l’attenzione<br />

è stata rivolta sulla rappresentanza<br />

femminile negli enti locali. Per<br />

l’occasione il Ministro Mara Carfagna<br />

e Anci avevano promosso una “Campagna<br />

a favore della democrazia paritaria<br />

nei comuni italiani” per chiedere<br />

ai candidati sindaci di impegnarsi<br />

pubblicamente ad “includere nei propri<br />

programmi elettorali un’assunzione<br />

di responsabilità concreta verso le<br />

esigenze della popolazione femminile,<br />

a partire da un’equa rappresentanza<br />

di genere nella composizione delle<br />

giunte”.<br />

L’iniziativa ha anticipato, come<br />

ha ricordato il Ministro Carfagna, i<br />

contenuti di un disegno di legge che<br />

intende concedere agli elettori la possibilità<br />

di esprimere due preferenze<br />

alle elezioni comunali, a patto che si<br />

tratti di preferenze di genere diverso.<br />

Non quote rosa, ma quasi. A proposito<br />

di quote, ancora fresco è il successo<br />

della proposta di legge bipartisan<br />

che introduce la presenza obbligatoria<br />

delle donne nei Cda delle società<br />

quotate in borsa. Tutte misure che<br />

sembrano necessarie a fronte del grave<br />

ritardo che il Paese sconta, in confronto<br />

agli altri Stati europei, nel sostenere<br />

una selezione e una promozione<br />

della classe dirigente che siano<br />

rispettose del principio di equa rappresentanza.<br />

Politica ed economia<br />

non sono gli unici contesti, sebbene<br />

i più in vista, ad essere afflitti dalla<br />

mancanza di una presenza femminile<br />

massiccia, e questo è un limite non<br />

solo italiano.<br />

Il 26 aprile, al Teatro alla Scala,<br />

ha debuttato un’opera di Luca Francesconi,<br />

“Quartett”, dall’omonima<br />

pièce teatrale di Heiner Müller e liberamente<br />

tratta da “Le relazioni pericolose”<br />

di Pierre-Ambroise-François<br />

Choderlos de Lacos. Ma quel giorno<br />

alla Scala c’è stato un doppio debutto:<br />

accanto alla prima di “Quartett”<br />

c’è stata anche quella della finlandese<br />

Susanna Mälkki, prima donna<br />

a dirigere un’opera alla Scala a 233<br />

La finlandese Susanna Mälkki, prima donna direttore d’opera alla Scala<br />

anni dalla nascita del Teatro milanese.<br />

Prima di lei, le donne che sono salite<br />

sul podio per dirigere l’orchestra<br />

della Scala sono state soltanto tre: la<br />

romena Carmen Maria Carneci nel<br />

1992 e la francese Claire Gibault nel<br />

1995, ospiti però del Teatro Lirico<br />

di Milano, e più di recente l’americana<br />

Marin Alsop, durante la Stagione<br />

sinfonica del 2008. Anche per chi<br />

non segue molto il mondo della musica<br />

classica, immaginare una donna<br />

come direttore d’orchestra è ancora<br />

una curiosità. Ma il ruolo sembra<br />

perfetto per Susanna Mälkki: bionda,<br />

sottile, quasi soave, angelica nei<br />

modi ma determinata come una valchiria.<br />

Non si può certo definire una<br />

debuttante la quarantaduenne, che<br />

nel 2006 è stata scelta da Pierre Boulez<br />

per diventate il direttore musicale<br />

del suo Ensemble Inter Contemporain<br />

di Parigi. Un po’ come venir<br />

scelti da Maradona come suoi successori<br />

sul campo di gioco.<br />

Sorridente e informale, entrata per<br />

la prima volta alla Scala anche come<br />

spettatrice proprio in occasione di<br />

questo periodo di prove, il maestro<br />

Mälkki ha un passato da violoncellista<br />

e un curriculum internazionale<br />

che spazia dai concerti sinfonici alle<br />

opere contemporanee, maneggia linguaggi<br />

musicali innovativi e freschi,<br />

dove la differenza di genere, forse, fa<br />

meno notizia che in un tempio della<br />

lirica classica come il Piermarini:<br />

“Per me è un onore enorme essere la<br />

prima donna alla Scala con un’opera<br />

e mi rendo conto che si tratta di<br />

un momento molto importante per la<br />

storia del teatro - ha commentato -.<br />

Per ogni musicista o direttore, uomo<br />

o donna che sia, arrivare alla Scala<br />

è un grosso salto di carriera perchè<br />

stiamo parlando della casa dell’opera<br />

per eccellenza”. Le donne, però,<br />

sono decisamente meno: “Ci vuole<br />

pazienza, i cambiamenti sono lenti<br />

e complessi. La musica classica è un<br />

ambiente conservatore, legato ai valori<br />

del passato. È un problema storico,<br />

culturale, sociale. Quanto ci abbiamo<br />

messo noi donne a ottenere il<br />

diritto al voto? Non dico che ci vorrà<br />

altrettanto per avere parità nella musica,<br />

ma per colmare il ritardo sono<br />

necessari tempo e determinazione.<br />

Intanto questo mio debutto ha avuto<br />

un grande valore simbolico”.<br />

Ciò che conta però è la musica, ed<br />

“è per questo che siamo qui”, precisa<br />

la Mälkki. Anche se, ammette, essere<br />

direttrice donna desta ancora oggi<br />

sorpresa: “Il ruolo del direttore d’orchestra<br />

è un po’ lo specchio della società<br />

perché si tratta di una posizione<br />

gerarchica - aggiunge -. Non è come


a lirica in 233 anni di storia<br />

na alla Scala<br />

fare il musicista, ma c’è un discorso<br />

di potere, si è a capo di 100-200 persone,<br />

e se non ci fossero state le conquiste<br />

socio-politiche della storia recente<br />

che hanno dato una svolta ai diritti<br />

alle donne, neanch’io sarei qui”.<br />

Il maestro non ci sta però a fare di<br />

tutta l’erba un fascio e a contrapporre<br />

la bacchetta maschile a quella femminile:<br />

“Non credo che Quartett sia<br />

stato influenzato particolarmente dalla<br />

mia presenza in quanto donna. Dicono<br />

che abbiamo maggiore emotività,<br />

rispetto alla razionalità dell’uomo,<br />

ma non sono d’accordo. Ognuno dà<br />

un proprio apporto diverso che deve<br />

saper combinare cuore e cervello”.<br />

Quanto all’opera del compositore<br />

italiano Francesconi: “È senz’altro<br />

una delle più importanti degli ultimi<br />

anni. Partitura affascinante, bella<br />

e commovente, una straordinaria<br />

tavolozza di possibilità espressive e<br />

non ho dubbi che piacerà”. Il suo repertorio<br />

si è formato soprattutto nella<br />

musica contemporanea, perché le interessa<br />

di più o perché è meno “maschilista”<br />

della classica? “In realtà ho<br />

diretto anche concerti sinfonici. Credo<br />

molto nella tradizione: senza saremmo<br />

persi. La musica contemporanea<br />

mi affascina perché riflette il nostro<br />

tempo. Detto questo, sì, forse è<br />

anche più duttile nei confronti delle<br />

donne”. Qualità indispensabili di un<br />

buon direttore? “Essere artista e insieme<br />

chef d’équipe. Avere una visione<br />

e saperla trasmettere in modo<br />

chiaro, efficace”. Quanto conta il carisma?<br />

“Molto, ma solo se nasce dal<br />

lavoro. Il potere non è nulla se non<br />

va insieme al senso di responsabilità”.<br />

Lei ha cominciato come violoncellista.<br />

Perché ha deciso di darsi alla<br />

direzione d’orchestra? “Perché tendo<br />

a pensare in modo polifonico, amo la<br />

complessità, il meccanismo nel suo<br />

insieme dove ogni cosa deve avere<br />

il suo posto e la sua logica. L’orchestra<br />

è come un superstrumento”. Infine,<br />

lei va sul podio in abito lungo o in<br />

pantaloni? “Il vestito da sera va saputo<br />

indossare. Quando dirigo non posso<br />

occuparmi del portamento. Molto<br />

meglio i pantaloni”. ●<br />

Musica<br />

Matošević: gli orchestrali<br />

ti valutano in pochi minuti<br />

Parlare di donne sul podio di un’orchestra sinfonica o operistica fa<br />

ancora notizia, anche se appare ormai inaccettabile il fatto che esistano<br />

tuttora degli ambienti in cui il gentil sesso ancora fatica ad affermarsi.<br />

Negli Usa sono una cinquantina le donne che dirigono stabilmente<br />

un’orchestra, tra cui anche due afro-americane, mentre non<br />

è possibile fare un rendiconto esatto della situazione europea neanche<br />

dopo la costituzione dell’Associazione Femmes Maestros (2000), comunque<br />

il numero è molto basso.<br />

Per fortuna ci sono donne che hanno grinta, tenacia e, soprattutto, che<br />

dimostrano la loro bravura forse anche più dei loro colleghi uomini. È sempre<br />

bene parlarne, sia per renderci conto che il lavoro da fare è ancora molto<br />

per affermare l’emancipazione femminile, sia per sostenere queste donne<br />

che riescono a sfatare dei tabù inserendosi grazie alle loro capacità in<br />

ambienti prettamente dominati dalla presenza maschile. Un caso eclatante<br />

è quello di Nada Matošević, quarantenne fiumana, l’unica dirigente d‘orchestra<br />

al femminile in Croazia, definita dagli esperti “talento eccezionale,<br />

dotata di un forte temperamento e di una sottile sensibilità, in una sintesi di<br />

lucidità e passione, rigore e abbandono”.<br />

“Un direttore d’orchestra deve saper trasmettere l’energia e la forza delle<br />

sue idee all’orchestra, deve avere autorità e carisma”, dice il Maestro,<br />

una donna decisamente energica e senza complessi, che dopo aver assunto<br />

la direzione dell’orchestra dell’Opera in giovanissima età (1997), non si è<br />

accontentata ed ha fatto un ulteriore passo in avanti, tanto che oggi la ritroviamo<br />

all’inizio del secondo mandato di sovrintendente del Teatro Nazionale<br />

“Ivan de Zajc” del capoluogo quarnerino. Laureata in direzione orchestrale<br />

al Conservatorio di Lubiana nel 1993, vanta già numerose esperienze<br />

concertistiche all’estero, in Slovenia (Orchestra della RTV di Stato), Italia<br />

(Orchestra sinfonica di Sicilia a Palermo e quelle di Catania, Padova e Udine<br />

nonché con il suo gruppo Pro Arte a Verona e Milano), Austria, Messico,<br />

Grecia, Germania. “Non mi è mai successo di trovarmi in situazioni imbarazzanti<br />

- spiega Nada Matošević -. Superati i primi sospetti dovuti alla<br />

mia giovane età, sono sempre riuscita a instaurare rapporti agevoli e limpidi<br />

con gli orchestrali, basati sul consenso e la fiducia; ai musicisti bastano<br />

pochi minuti per tastare il polso al nuovo maestro...” ●<br />

Nada Matošević sul podio del Teatro Zajc (foto Dražen Sokčević)<br />

<strong>Panorama</strong> 45


Nono, maestro di suoni e silenzi<br />

A l Cankarjev dom di Lubiana è possibile<br />

visitare fino al 27 maggio prossimo<br />

la mostra documentaria denominata<br />

Luigi Nono 1924-1990, maestro di suoni<br />

e silenzi. L’esposizione, curata da Nuria<br />

Schoenberg Nono ed Erika Schaller e<br />

organizzata dall’Istituto italiano di cultura<br />

della capitale slovena, è stata possibile<br />

grazie ai materiali contenuti nell’Archivio<br />

Luigi Nono che è stato fondato nel<br />

1993, su iniziativa proprio di Nuria Schoenberg<br />

Nono allo scopo di raccogliere,<br />

conservare e promuovere il prezioso lascito<br />

dell’artista.<br />

Luigi Nono è stato un compositore italiano<br />

di musica contemporanea. Oltre che<br />

nella musica fu attivamente impegnato<br />

in politica. Utilizzò spesso testi politici<br />

nei suoi lavori come ne Il canto sospeso<br />

(1956), che gli diede fama internazionale,<br />

basato sulle lettere di vittime della repressione<br />

durante la seconda guerra mondiale.<br />

<strong>Panorama</strong> 59

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