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Cultura e Tra<strong>di</strong>zione<br />

Il Battesimo<br />

nella<br />

tra<strong>di</strong>zione<br />

“Noze da popo” e<br />

“<strong>di</strong>snar de i gudazi”:<br />

le usanze<br />

<strong>di</strong> un tempo<br />

Nella frenesia del mondo moderno i<br />

valori sociali e religiosi vanno estinguendosi.<br />

Vengono così a mancare<br />

quei segni della tra<strong>di</strong>zione che non<br />

significano “polvere del passato”,<br />

ma piuttosto conoscere ciò che è<br />

stato per avere consapevolezza futura.<br />

Ricordava Santa Teresa <strong>di</strong> Calcutta<br />

che “bisogna guardare in<strong>di</strong>etro<br />

per progre<strong>di</strong>re”.<br />

Ecco allora alcune righe sulle antiche<br />

tra<strong>di</strong>zioni, un tempo non solo<br />

fatti personali, ma vere occasioni <strong>di</strong><br />

unione comunitaria. Iniziamo perciò<br />

dal principio, con le tra<strong>di</strong>zioni<br />

legate al Battesimo.<br />

Fino a pochi decenni fa, prima della<br />

riforma del 1969, il battesimo avveniva<br />

pochi giorni dopo il parto, vi<br />

assisteva perciò solo il padre, insieme<br />

al padrino “gudàz”, alla madrina<br />

“gudàza”, e molte volte alla<br />

“comàre” ostetrica. Il piccolo, con<br />

cuffietta bianca, era adagiato su un<br />

cuscino e avvolto dal “covertor”, un<br />

quadro <strong>di</strong> tela bianca ricamata. Al<br />

fonte battesimale il bimbo era “presentato”<br />

dal padre, mentre i padrini<br />

poggiavano sul battezzando una<br />

mano. Il nome imposto solitamente<br />

era quello dei nonni che, se il figlio<br />

era il primo nato, fungevano anche<br />

da padrini. La vestina bianca data al<br />

battezzando era talvolta finemente<br />

ricamata o lavorata al tombolo.<br />

Prima <strong>di</strong> uscire <strong>di</strong> chiesa i padrini si<br />

davano premura <strong>di</strong> porre tra le fasce<br />

del bimbo un gruzzolo <strong>di</strong> monete,<br />

quale segno <strong>di</strong> buon auspicio. A Piscine<br />

è documentata fino al 1940<br />

l’usanza che il giorno del battesimo<br />

il padre portasse al sacerdote<br />

una piccola bottiglia d’olio <strong>di</strong> noci<br />

perché venisse benedetto (un tempo<br />

a Piscine l’unico olio fatto in<br />

loco era quello <strong>di</strong> noci usando il<br />

torchio <strong>di</strong> Maso Bait), e con esso<br />

si sarebbero poi profumati tutti i<br />

pannolini “panezèi” per preservare<br />

così il bimbo dalla cattiveria. Al<br />

curato per il rito veniva fatta un’offerta<br />

e, in tempo <strong>di</strong> Pasqua, molte<br />

volte gli veniva donato anche un<br />

giovane capretto.<br />

Dopo la cerimonia in chiesa, il padre,<br />

i padrini ed alcuni parenti si<br />

portavano alla casa del neonato per<br />

la “nòze da pòpo”, uno spuntino con<br />

qualche fetta <strong>di</strong> “lugànega”, pane <strong>di</strong><br />

segale e un goccio <strong>di</strong> vino. La madrina<br />

consegnava ai genitori fasce e<br />

pannolini come doni per il bimbo,<br />

mentre per la puerpera, uova, burro,<br />

e pane <strong>di</strong> frumento, cose necessarie<br />

per la preparazione della “panàda”<br />

fondamentale per rimettersi in sesto.<br />

Il padrino regalava invece alla<br />

puerpera un abito nuovo. Due settimane<br />

dopo il battesimo, i novelli<br />

genitori allestivano il “<strong>di</strong>snàr de i<br />

gudàzi” a cui invitavano i padrini,<br />

<strong>di</strong>venuti ormai nuovi parenti. Quaranta<br />

giorni dopo il parto la madre<br />

doveva recarsi alla chiesa “pàr se<br />

53<br />

Numero 2 Dicembre 2012<br />

fàr segnàr fora”, ossia ricevere una<br />

bene<strong>di</strong>zione speciale impartita dal<br />

curato. Prima <strong>di</strong> allora non poteva<br />

uscir <strong>di</strong> casa, se non con qualcosa<br />

<strong>di</strong> benedetto addosso, ed inoltre doveva<br />

astenersi da lavori pesanti e da<br />

metter le mani nell’acqua. Diceria<br />

paesana voleva che la bene<strong>di</strong>zione<br />

della madre fosse una “purificazione”<br />

necessaria per la donna, ma in<br />

realtà le preghiere recitate erano <strong>di</strong><br />

ringraziamento a Dio per la nascita<br />

e <strong>di</strong> augurio <strong>di</strong> prosperità per la<br />

novella madre. Dopo il 1969, con<br />

la mo<strong>di</strong>fica del rito, la bene<strong>di</strong>zione<br />

fu ricompresa nella liturgia battesimale.<br />

Nella vita del battezzato, i padrini<br />

avevano un ruolo fondamentale<br />

e importante, e a loro il figlioccio<br />

“fiòz” doveva rivolgersi sempre con<br />

grande stima e rispetto. Un esempio<br />

è quello dell’usanza delle “bone<br />

màn” del primo giorno dell’anno:<br />

dopo aver augurato “bòn dì bòn<br />

àn le vòše bòne màn” ai genitori,<br />

i piccoli si recavano per primi dai<br />

“gudàzi” per ricevere anche da loro,<br />

in cambio dell’augurio, un piccolo<br />

dono detto “béghenàda”. Fino<br />

agli anni ’30 è testimoniata inoltre<br />

a Piscine, come nella vicina Fiemme,<br />

l’usanza del “brazedèl de la<br />

gudàza”, una focaccia che la madrina<br />

preparava ai “fiòzi” per il primo<br />

giorno dell’anno.<br />

Roberto Bazzanella

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