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Giugno - Sezione Valsusa

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Pubb. gratuita ai soci - Sped. in a. p. art. 2 comma 20/C, L. 662/96 - Filiale di Torino - A. XXXVII - <strong>Giugno</strong> 2011<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino<br />

pubblicazione trimestrale d’informazione dell’associazione nazionale alpini sezione val susa


Lo SCArPone VALSuSIno<br />

Pubblicazione trimestrale<br />

della <strong>Sezione</strong> A.n.A. Val Susa<br />

Copertina:<br />

Gianduja, maschera torinese, avvinghiato alla guglia<br />

della mole antonelliana, edificio assurto unanimemente<br />

a simbolo della città (elaborazione d. balbo).<br />

Fondatore:<br />

franco badò<br />

Presidente:<br />

Giancarlo sosello<br />

Direttore responsabile:<br />

claudio rovere<br />

Comitato di redazione:<br />

dario balbo<br />

francesco ballesio<br />

Giorgio blais<br />

federico bonato<br />

elio Garnero<br />

valerio olivero<br />

carlo ravetto<br />

Referente al Centro Studi:<br />

elio Garnero<br />

Consulente realizzazione grafica:<br />

francesco ballesio<br />

Conduzione tecnica:<br />

valerio olivero<br />

Referente informatico e contatti con “L’Alpino”:<br />

dario balbo<br />

Direzione:<br />

susa, via brunetta, 45<br />

tel. e fax: 0122/33204<br />

Sito internet:<br />

www.anavalsusa.it<br />

E-mail:<br />

valsusa@ana.it<br />

Fotocomposizione e stampa:<br />

tipolito melli s.n.c., borgone<br />

via moncenisio, 11<br />

tel. 011/964.63.67 - fax 011/964.60.88<br />

E-mail:<br />

tipolito@satnet.it<br />

autorizzazione del tribunale di torino<br />

n. 2441 dell’8.10.1974.<br />

sommario<br />

editorilale<br />

Basta coi detrattori dell’Italia unita - Forte monito del<br />

Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano 3<br />

Attualità<br />

Dario Balbo<br />

Apriteci le porte... che passano i baldi alpin 4<br />

Dario Balbo<br />

Alpini regali, per una regal Torino 5<br />

Piercorrado Meano<br />

Come ho visto l’Adunata 9<br />

Elio Garnero<br />

Commemorazione del btg. “Piemonte” 9<br />

Dario Balbo<br />

Nuovo comandante al 1° rgt. a. da montagna 9<br />

Mauro Biglino<br />

Fanfara A.N.A. Val Susa: note grigio-verdi e la gioia del caos 10<br />

Dario Balbo<br />

Difesa e divulgazione dei valori, al 15° C.I.S.A. 11<br />

Dario Balbo<br />

Presentato il libro su don Trappo 11<br />

Elio Garnero<br />

85° di fondazione del Gruppo di Avigliana 12<br />

Giuseppe Rosatelli<br />

Il ricordo di Villa Santina 13<br />

Protezione civile<br />

Renzo Turco<br />

La nostra Protezione civile in esercitazione ad Alessandria 14<br />

Sport<br />

Roberto Bossù<br />

Campionati italiani di marcia di regolarità 15<br />

Storia e cultura<br />

Nanni Calvi<br />

La battaglia di Nikolajewka 16<br />

Gli anni della mia infanzia ad Exilles - Ricordi di Mario Parisio 17<br />

Dalla <strong>Sezione</strong><br />

Recensione 18<br />

Elio Garnero (l’angolo di)<br />

L’esercito dei senza tetto e dei senza nome 18<br />

Notiziario sezionale 19<br />

Oblazioni pro Scarpone 19<br />

Oblazioni conto corrente postale 20<br />

Presenze del nostro vessillo in manifestazioni di altre Sezioni 20<br />

Cronaca dai Gruppi<br />

Giaglione - Avigliana - Bardonecchia - Novalesa 21<br />

Bussoleno 22<br />

Anagrafe alpina<br />

Nascite - Matrimoni - Anniversari - Lauree - Decessi 23


Il Presidente della Repubblica<br />

sceglie il convegno<br />

“Verso il 150° dell’Italia<br />

unita: tra riflessione storica<br />

e nuove ragioni di impegno<br />

condiviso”, promosso dalla<br />

prestigiosa Accademia Nazionale<br />

dei Lincei di Roma<br />

nel mese di gennaio 2010,<br />

per un intervento proprio in<br />

vista del Centocinquantesimo<br />

anniversario dell’Unità<br />

d’Italia.<br />

Accompagnato dalla moglie<br />

Clio, davanti ad una<br />

platea dotta che vede in<br />

prima fila il suo predecessore<br />

Carlo Azeglio Ciampi,<br />

il Presidente Napolitano<br />

sottolinea il tema sul quale<br />

si deve richiamare in modo<br />

“incisivo” l’attenzione generale<br />

parlando del “grave<br />

deficit di conoscenze storiche<br />

diffuse di cui soffrono<br />

intere generazioni di italiani”.<br />

Il capo dello Stato parla<br />

dei “rumorosi detrattori<br />

dell’Italia unitaria”, e critica<br />

i giudizi sommari sul<br />

formarsi dell’Italia unita,<br />

condannando “i bilanci di<br />

stampo liquidatorio sul<br />

cammino intrapreso dal<br />

Paese dopo il 1861”.<br />

Secondo Napolitano, la<br />

negazione dell’Unità d’Italia<br />

è frutto di una “deriva di<br />

vecchi e nuovi luoghi comuni,<br />

di umori negativi e di<br />

calcoli di parte”.<br />

Infine una esortazione:<br />

“Bisogna reagire all’eco<br />

che suscitano in sfere lontane<br />

da quella degli studi<br />

più seri i rumorosi detrattori<br />

dell’unità italiana”.<br />

Pertanto, ha un grande rilievo<br />

“la condizione, in<br />

primo luogo, che la cultura<br />

italiana, in tutte le sue<br />

espressioni, sia chiamata a<br />

dare un contributo essen-<br />

“basta coi detrattori<br />

dell’italia unita”<br />

forte monito<br />

del presidente<br />

della repubblica<br />

Giorgio napolitano<br />

a cura di Ba-io<br />

ziale alle celebrazioni del centocinquantenario dell’Unità.<br />

Parlo innanzitutto, naturalmente, della cultura storica il cui<br />

ricco patrimonio di studi sul Risorgimento e sul processo<br />

unitario merita di essere richiamato all’attenzione generale<br />

e riproposto nel modo più incisivo.<br />

La riflessione storica, ed egualmente l’indagine sulle vicende<br />

politico-istituzionali ed economico-sociali, debbono<br />

peraltro abbracciare l’evoluzione dell’Italia unita nei periodi<br />

successivi alla fondazione del nostro Stato nazionale,<br />

fino a consentire un bilancio persuasivo da far valere nel<br />

tempo presente”.<br />

Napolitano ribadisce con forza: “Sono convinto che nel-<br />

l’età della Costituente”,<br />

negli anni decisivi, cioè,<br />

della ricostruzione, su basi<br />

repubblicane e democratiche,<br />

del nostro Stato unitario,<br />

venne recuperata<br />

“l’eredità del Risorgimento”,<br />

dissoltasi nelle vicende<br />

della prima metà del<br />

Novecento, con le due<br />

guerre mondiali e l’avventura<br />

totalitaria.<br />

In effetti, la fine dell’epoca<br />

dei nazionalismi<br />

dilaganti e dei conflitti da<br />

essi scaturiti, consentì la riscoperta<br />

di quell’identificarsi<br />

dell’idea di Nazione<br />

con l’idea di libertà che<br />

aveva animato il moto risorgimentale.<br />

L’idea di Nazione,<br />

il senso della Patria,<br />

attorno ai quali nella prima<br />

metà del secolo scorso gli<br />

italiani si erano divisi ideologicamente<br />

e politicamente,<br />

divennero nuovamente unificanti<br />

facendo da tessuto<br />

connettivo dell’elaborazione<br />

della Carta Costituzionale.<br />

C’è da chiedersi quanto,<br />

da alcuni decenni, questo<br />

patrimonio di valori umanitari<br />

si sia venuto oscurando<br />

anche nella formazione<br />

delle giovani generazioni e<br />

come ciò abbia favorito il<br />

diffondersi di nuovi particolarismi,<br />

di nuovi motivi<br />

di frammentazione e di tensione<br />

nel tessuto della società<br />

e della vita pubblica<br />

nazionale. E non possiamo<br />

dunque sottovalutare i rischi<br />

che ne sono derivati e<br />

che ci si presentano oggi,<br />

alla vigilia del centocinquantesimo<br />

anniversario<br />

dell’Unità.<br />

Il più grave motivo di divisione<br />

e debolezza che insidia<br />

la nostra unità<br />

nazionale, ha detto ancora<br />

il Presidente, è la divarica-<br />

zione e lo squilibrio tra Nord e Sud.<br />

“Affrontare nei suoi termini la questione meridionale è<br />

un dovere della comunità nazionale e un impellente interesse<br />

comune per garantire all’Italia un più alto livello di<br />

sviluppo e di competività. Non c’è alternativa al crescere di<br />

più e meglio insieme.<br />

Sono storicamente insostenibili e obiettivamente inimmaginabili<br />

nell’Europa e nel mondo di oggi prospettive<br />

separatiste non indipendentiste, e più semplicemente ipotesi<br />

di sviluppo autosufficiente di una parte soltanto,<br />

forse anche la più avanzata economicamente dell’Italia<br />

unita”.<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino 3<br />

Editoriale


Attualità<br />

I partecipanti alla marcia Claviere-Torino, con in testa il maresciallo<br />

Gambelli, per le strade della Val Susa (foto D. Balbo).<br />

Apriteci le porte...<br />

che passano<br />

i baldi alpin di Dario Balbo<br />

Alla fine ce l’hanno fatta! Sei<br />

coraggiosi, temerari, entusiasti,<br />

talvolta irriverenti, goliardici<br />

nostri alpini hanno portato a termine<br />

la marcia di avvicinamento<br />

all’adunata di Torino.<br />

Quattro giorni di marcia dalla<br />

tranquilla, fresca e soleggiata<br />

mattinata di martedì 3 maggio a<br />

Claviere, sino alla gioiosa confusione<br />

torinese di piazza Castello<br />

alle 15,30 precise di<br />

venerdì 6 maggio.<br />

Prima di ogni considerazione<br />

è giusto e doveroso citare i nomi<br />

dei componenti di questa pattuglia<br />

che sotto la guida del<br />

mar.llo Giorgio Gambelli si<br />

sono lanciati all’avventura.<br />

Oltre al già citato Gambelli ricordiamo<br />

Matteo Stefanini, Antony<br />

Casula, Fabrizio Macario,<br />

Franco Bernard e Vincenzo Barberis,<br />

il cavalier Vincenzo Barberis<br />

che, varcata la soglia dei<br />

settant’anni, non ha avuto ti-<br />

4<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino<br />

more di affrontare l’impresa.<br />

Giusto ricordare anche i<br />

Gruppi partecipanti, tre, dove<br />

Claviere aveva tre rappresentanti,<br />

Cesana due ed Oulx uno,<br />

Franco Charlie Bernard che era<br />

anche l’unico capogruppo impegnato<br />

sin dalla partenza. Il<br />

progetto era stato ampiamente<br />

presentato ed illustrato ed era<br />

logico sperare in una più nutrita<br />

e variegata partecipazione da<br />

parte di altri Gruppi. Ad accompagnare<br />

i sei temerari si sono<br />

via via succeduti altri camminatori<br />

che hanno percorso singole<br />

tratte. Giorgio Baseggio ed alcuni<br />

altri la parte iniziale, mentre<br />

un numero maggiore di<br />

marciatori, tra cui ricordiamo<br />

Bruno Bonome e Carlo Bert di<br />

Rubiana, e Mauro Pognant Gros<br />

capogruppo di San Giorio, ha<br />

percorso il tratto finale, trionfale,<br />

da Rivoli al centro di Torino<br />

sull’asse di corso Francia,<br />

piazza Statuto, via Garibaldi.<br />

Un “tutto dritto”, percorso<br />

quindi da una ventina di persone<br />

a passo sostenuto e per lunghi<br />

tratti accompagnato da canti alpini<br />

e non tra gli sguardi stupiti<br />

e compiaciuti di passanti ed automobilisti.<br />

Mi perdonino i non<br />

citati e non me ne vogliano.<br />

Come già detto la partenza è<br />

stata da Claviere e a dare il via<br />

non poteva che essere il presidente<br />

Sosello, impegnato successivamente<br />

nell’assistenza<br />

logistica senza tralasciare però<br />

di percorrere alcuni tratti della<br />

seconda tappa, ed il capogruppo<br />

di Claviere Audisio che con<br />

Gambelli ha creduto molto nell’iniziativa.<br />

Foto ricordo e via<br />

lungo il sentiero che scende tra<br />

le gole di San Gevasio sino a<br />

Cesana dove nella sede del<br />

Gruppo si materializzava il<br />

primo posto tappa ristoratore.<br />

Seguendo la via francigena ed<br />

evitando quindi la statale si raggiungeva<br />

Exilles per il primo<br />

pernottamento all’ombra del<br />

forte in locali messi a disposizione<br />

dal Comune.<br />

Sole splendente anche per la<br />

seconda tappa che si muoveva<br />

lungo il Cels dove il punto di ristoro<br />

era curato con passione ed<br />

attenzione dal capogruppo di<br />

Exilles, Silvio Mout. Quindi discesa<br />

su Susa attraversando<br />

dapprima La Maddalena di<br />

Chiomonte e poi Giaglione.<br />

Pernottamento come già detto a<br />

Susa nei locali della <strong>Sezione</strong><br />

dopo una doverosa e semplice<br />

cerimonia al monumento ai Caduti,<br />

in piazza.<br />

Siamo già al giovedì e si riparte<br />

per la terza giornata di fatica.<br />

Le difficoltà sono ormai<br />

superate, il povero Fabrizio trascina<br />

dolente i suoi piedi martoriati<br />

ma stoicamente resiste<br />

chiudendo la fila.<br />

Borgone e Bosco accolgono<br />

il gruppo nella loro sede con un<br />

graditissimo e frugale pasto. Io<br />

mi aggrego nel tratto sino a Sant’Ambrogio<br />

e bastano pochi chilometri<br />

per farmi pentire di non<br />

aver condiviso con tutti loro<br />

l’avventura. Camminare è bello,<br />

con quella compagnia lo sarebbe<br />

stato ancora di più. Strada<br />

Comboira sfila tranquillamente<br />

e quasi senza accorgercene attraversiamo<br />

Sant’Antonino e<br />

Vaie prima di raggiungere<br />

Chiusa San Michele per la merenda<br />

ristoratrice. Vittorio Amprimo<br />

non è certo da meno di<br />

chi lo ha preceduto ed una ricca<br />

ed invitante tavola imbandita rigenera<br />

la pattuglia. Pochi chilometri<br />

ancora e finalmente il<br />

capogruppo di Sant’Ambrogio,<br />

Garnero può fare gli onori di<br />

casa per il terzo ed ultimo pernottamento.<br />

Lascio i compagni<br />

e rientro nel crescente caos torinese.<br />

La mattina successiva mi<br />

sarebbe toccata l’alzabandiera<br />

di apertura dell’adunata.<br />

Ed infatti appena terminata la<br />

cerimonia via verso Rivoli per<br />

aggregarmi alla compagnia nel<br />

tratto finale. Ma ormai era l’ora<br />

di pranzo e… un ricchissimo<br />

posto di ristoro ci aspettava all’interno<br />

del villaggio Leumann.<br />

Mangiare, bere e cantare<br />

era quindi un tutt’uno. Ognuno<br />

indossava la maglietta bianca<br />

con la scritta “Val Susa in marcia”<br />

che ci faceva sembrare<br />

ancor di più una squadra ben affiatata<br />

ed ordinata e poi… via<br />

verso Torino.<br />

In piazza Statuto il Gruppo si<br />

compattava in fila per tre con<br />

giustamente i sei “eroi” nelle<br />

prime posizioni, ed iniziava il<br />

bagno di folla di via Garibaldi<br />

all’inizio della quale Sosello ed<br />

Audisio che già avevano dato il<br />

via a Claviere, ci aspettavano<br />

per l’arrivo e per scortare orgogliosamente<br />

il gruppo sino al<br />

rompete le righe di piazza Castello<br />

per la doverosa e meritata<br />

foto ricordo.<br />

Credo che chi ha fatto l’intero<br />

percorso possa sentirsi veramente<br />

gratificato e come al solito<br />

chi non ha saputo cogliere<br />

lo spirito dell’impresa anche<br />

percorrendone solo qualche<br />

breve tratto… purtroppo ha<br />

perso un’occasione che per<br />

molti anni sarà forse irripetibile.<br />

Il gruppo dei marciatori, aumentato durante il tragitto, transita<br />

per via Garibaldi (foto D. balbo).


Quando la lunga giornata dell’Adunata volge ormai al tramonto, ecco giungere la nostra <strong>Sezione</strong> (foto D. Balbo).<br />

Alpini regali, per una regal Torino<br />

di Dario Balbo<br />

Alpini regali per una regale<br />

Torino. Dopo ventitré anni di<br />

assenza gli alpini si sono riversati<br />

in massa a Torino, complice<br />

anche la coincidente ricorrenza<br />

del 150° anniversario dell’unità<br />

d’Italia. Un’invasione allegra,<br />

colorata e l’accoglienza è stata<br />

altrettanto esaltante e gioiosa.<br />

Mentre un gruppo di nostri alpini<br />

iniziava la discesa a piedi<br />

su Torino partendo da Claviere,<br />

nelle strade di Torino cominciavano<br />

a comparire i primi cappelli<br />

ed in qualche giardino<br />

nastri bianchi e rossi delimitavano<br />

spazi che avrebbero ospitato<br />

di tutto, dalle semplici<br />

tende, ai camper sino a monumentali<br />

TIR trasformati in camerate<br />

viaggianti. I torinesi più<br />

vecchi, che già avevano vissuto<br />

le adunate del 1977 e del 1988<br />

non si stupivano più di tanto, ma<br />

i più giovani, quelli che sono<br />

cresciuti in tempi di sospensione<br />

della leva e che sanno di<br />

alpini solo forse dai nonni o<br />

dalle immagini dei telegiornali<br />

che ricordano i caduti, si stupivano<br />

di quanto si stava materializzando<br />

sotto i loro occhi. Non<br />

parliamo poi dei numerosissimi<br />

immigrati che ormai vivono a<br />

Torino… chissà cosa avranno<br />

raccontato ai parenti lontani.<br />

Giorni campali sotto tutti i<br />

punti di vista perché oltre al nostro<br />

raduno partiva anche il giro<br />

d’Italia ed il venerdì mattina la<br />

cerimonia dell’alzabandiera doveva<br />

cedere gli spazi ad un comizio<br />

sindacale al termine di un<br />

corteo che si era snodato attraverso<br />

via Garibaldi. Qui, alcuni<br />

aderenti ai centri sociali infiltrati,<br />

non trovavano di meglio<br />

che deridere un gruppo di alpini.<br />

Citiamo una cronaca locale “gli<br />

alpini reagivano vigorosamente”.<br />

Fortunatamente le cronache<br />

non riportano altri episodi di<br />

sorta, segno che la città ha saputo<br />

coccolare i suoi colorati e<br />

spensierati ospiti che forse non<br />

aspettavano altro che di essere<br />

coccolati in un grande abbraccio<br />

tricolore.<br />

Le giornate delle adunate trascorrono<br />

sempre uguali in un<br />

susseguirsi di sentimenti, di sensazioni<br />

che vanno dall’orgoglio<br />

all’allegria con il comune denominatore<br />

del cappello che catalizza<br />

nel suo simbolismo tutte le<br />

sfumature di queste sensazioni.<br />

Torino il venerdì poteva sem-<br />

brare sonnacchiosa, distratta.<br />

Forse anche l’ampiezza della<br />

città stessa produceva un diradarsi<br />

della folla lungo i corsi, le<br />

piazze e vie del centro. Ma era<br />

solo una impressione. E’ bastato<br />

l’appuntamento con l’arrivo<br />

della bandiera di guerra del 3°<br />

alpini per far sì che una larga<br />

parte di torinesi si schierasse<br />

lungo il percorso designato per<br />

il primo, grande bagno di folla<br />

della tre giorni alpina.<br />

Scelta migliore per l’appuntamento<br />

non poteva esserci.<br />

Piazza Carignano dove idealmente<br />

150 anni orsono nasceva<br />

l’Italia accoglieva quelli che<br />

forse ne sono ancora i figli migliori.<br />

Con grande sorpresa l’apparire<br />

della bandiera di guerra ci<br />

regalava una grande emozione.<br />

Davide Corona, il nostro Davide<br />

del Gruppo di Susa ed effettivo<br />

alla 34ª compagnia del<br />

“Susa”, avanzava con passo<br />

fiero reggendo tra le sue mani<br />

quell’icona dei reggimenti che è<br />

la bandiera di guerra.<br />

E poi via seguendo la fanfara<br />

della “Taurinense” che solenne<br />

apriva il corteo dei gonfaloni<br />

dei comuni della provincia di<br />

Torino e dei vessilli e gagliardetti<br />

del mondo alpino. Via<br />

Roma regalava già un’anteprima<br />

di quella che sarebbe<br />

stata la domenica in un tripudio<br />

di applausi e di volti commossi.<br />

Le grida per gli alpini e per<br />

l’Italia ormai non si contavano<br />

più.<br />

Piazza Castello raccoglieva<br />

tutti nella sua maestosità. La sua<br />

bellezza si sposava perfettamente<br />

con le migliaia di penne<br />

nere assiepate ai lati delle transenne<br />

in attesa di applaudire ancora<br />

una volta le rappresentanze<br />

di quelle centinaia di migliaia di<br />

alpini sparsi in tutto il mondo.<br />

Purtroppo ancora una volta<br />

qualche imbecille si infiltrava tra<br />

i ranghi. L’occasione, come al solito,<br />

era data dalla presenza del<br />

ministro della difesa Ignazio La<br />

Russa, che potrà piacere o non<br />

piacere in un legittimo sentimento<br />

politico, ma che in quell’occasione<br />

rappresentava l’Italia, la nostra<br />

Patria. Se i fischi sono<br />

legittimi in una manifestazione<br />

politica, in una celebrazione<br />

come la nostra, con tanto di medaglie<br />

d’oro appuntate sul labaro<br />

nazionale e sui vessilli<br />

sezionali erano un oltraggio bla-<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino 5<br />

Attualità


TorIno


84ª Adunata<br />

nazionale<br />

Servizio fotografico di D. Balbo e C. ravetto


Attualità<br />

Davide Corona, s.ten. effettivo alla 34 a , alfiere della bandiera di<br />

guerra del 3° alpini (foto D. Balbo).<br />

sfemo al sentimento di Patria di<br />

tutti noi. Erano un’offesa alla<br />

nostra Italia e non uno sberleffo<br />

al ministro di turno. C’è solo da<br />

sperare che i beceri fischi non<br />

provenissero da quelle bocche<br />

che magari poco prima o poco<br />

dopo avrebbero intonato canti<br />

alpini o meglio ancora il nostro<br />

inno nazionale.<br />

Fortunatamente Torino era<br />

rappresentata sulla piazza da un<br />

galantuomo, artigliere da montagna,<br />

che potrà anche lui piacere o<br />

non piacere politicamente, ma<br />

che ancora una volta, di petto e<br />

senza fronzoli, metteva la faccia<br />

in una appassionata difesa di valori<br />

condivisi che travalicavano<br />

la politica più becera. Sergio<br />

Chiamparino, artigliere del<br />

gruppo “Lanzo”, con quel suo<br />

cappello tenuto in disparte nei<br />

dieci anni di mandato, credo<br />

sinceramente che con Corrado<br />

Perona sia stata la persona più<br />

applaudita ed osannata della tre<br />

giorni torinese.<br />

Sabato di baldoria, sabato di<br />

festa grande, sabato di raccoglimento.<br />

Tutto in poche ore.<br />

Lungo piazze e vie si festeggiava,<br />

cantando e bevendo,<br />

mentre nella piazzetta reale si<br />

celebrava ofi- la santa Messa<br />

ciata dal cardinale Nosiglia. Ed<br />

8<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino<br />

anche lui, in questa Italia alpina<br />

per eccellenza un legame con le<br />

penne nere lo materializzava indossando<br />

il cappello del suo<br />

papà, alpino del “Ceva” reduce<br />

dalla Russia. Ed il “Ceva” ci rimandava<br />

a don Trappo che dal<br />

Paradiso di Cantore avrebbe<br />

vissuto la sua prima adunata.<br />

E dopo il sacro, via con il<br />

profano. Attraversare piazza<br />

Castello e via Po era un’impresa.<br />

Ormai la tappa del giro<br />

d’Italia era finita e forse il tanto<br />

criticato avvenimento aveva<br />

esaurito la sua funzione di decentramento<br />

di folla e la festa si<br />

avviava a toccare i suoi livelli<br />

massimi. Cori, fanfare, concerti<br />

ovunque. Ma resta sempre quel<br />

senso di rammarico nel vedere<br />

che più le ore passano e sempre<br />

meno cappelli, veri, si vedono.<br />

La nostra festa ci viene scippata<br />

sotto il naso e si trasforma in un<br />

rave party dove i giovani ne godono<br />

i benefici e gli alpini<br />

molto spesso le critiche dei<br />

giorni successivi. Peccato veramente,<br />

ma credo sia purtroppo<br />

così.<br />

Piazza Vittorio ore 23. Suoni<br />

conosciuti, spettatori attenti intorno,<br />

qualche passo di danza<br />

traballante. I nostri musici al comando<br />

di Combetto e Bellando<br />

avevano conquistato uno spazio<br />

nella piazza più trasgressiva di<br />

Torino e stavano allietando alpini<br />

e non in attesa della grande<br />

giornata che ci attendeva il<br />

giorno successivo. Tanto, tempo<br />

per riposare un po’ questa volta<br />

ce n’era.<br />

Alle ore 8,30 precise della<br />

domenica parte finalmente la<br />

grande sfilata alpina. Ad aprirla<br />

la fanfara della “Taurinense” e<br />

poi quel lungo serpentone che<br />

sino alle 21 attraversa la città.<br />

Noi saremo i penultimi. Dopo di<br />

noi solo Torino e l’arrivederci a<br />

Bolzano per il prossimo anno.<br />

Una folla festante applaudiva<br />

con tanta forza ed entusiasmo<br />

mentre scendevano le prime luci<br />

della sera in uno spettacolo definito<br />

non senza una certa enfasi<br />

“unico al mondo”, un evento<br />

straordinario che verrà ricordato<br />

per anni.<br />

La nostra sempre splendida<br />

fanfara scandiva i passi di oltre<br />

800 valsusini integrati per l’occasione,<br />

da una nutrita rappresentanza<br />

della 40ª batteria del<br />

gruppo “Susa” che Ardizzone<br />

del Gruppo di Cesana ed il gen.<br />

C.A. Giorgio Battisti desideravano<br />

far sfilare con noi visto il<br />

passato valsusino e l’attaccamento<br />

a questa terra. Un vero<br />

peccato invece, e lo ribadisco<br />

per l’ennesima volta, è che i no-<br />

Hanno scritto di noi<br />

Torino è libera dagli alpini<br />

da www.nuovasocieta.it<br />

stri membri di Protezione Civile<br />

non possano sfilare con la <strong>Sezione</strong><br />

di appartenenza visto che<br />

fanno parte dei nostri Gruppi,<br />

vivono con noi, operano anche<br />

per noi.<br />

La decisione di sfilare per<br />

Raggruppamento non ci convince<br />

ma purtroppo è così.<br />

Il prossimo anno saremo a<br />

Bolzano.<br />

Una decisione coraggiosa che<br />

dobbiamo cogliere come una<br />

opportunità per far vedere la nostra<br />

coesione. Troppi segnali arrivano<br />

a raccontarci di un<br />

crescente fastidio verso gli alpini,<br />

l’alpinità e peggio per<br />

l’Italia.<br />

L’Adunata nazionale è per gli<br />

alpini la ricorrenza più cara, la<br />

festa attesa tutto l’anno, la domenica<br />

tricolore per eccellenza.<br />

È l’occasione per mostrare i valori<br />

di cui andiamo fieri: fratellanza,<br />

amicizia e solidarietà.<br />

Se a Torino eravamo tanti a<br />

Bolzano dovremo essere ancor<br />

di più, non come prova di forza<br />

fine a se stessa, ma come dimostrazione<br />

di italianità, di orgoglio<br />

patrio e di coesione.<br />

L’importante che sia veramente<br />

una festa alpina e non una sciagurata<br />

e maleducata festa di popolo<br />

che tornerebbe solo e<br />

soltanto a nostro danno e questa<br />

volta anche politicamente.<br />

Dopo tre giorni di baldoria gli alpini lasciano Torino. Un fine settimana<br />

in cui le forze di sicurezza hanno dovuto fare gli straordinari per<br />

garantire l'ordine pubblico con diversi eventi che si svolgevano contemporaneamente<br />

nelle strade della città: l'adunata, lo sciopero generale,<br />

le visite di Giorgio Napolitano, di Gianfranco Fini e di un<br />

fischiatissimo Ignazio La Russa, lo spettacolo delle Frecce Tricolori e<br />

la prima tappa del Giro d'Italia.<br />

Per molte ragazzine questi buffi soldatini con la penna in testa vengono<br />

considerati «teneri». Fanno simpatia per la loro allegria contagiosa<br />

e la fiaschetta di vino che portano sempre con loro. Forse non<br />

sono così teneri agli occhi dei bambini iracheni o afghani impauriti dai<br />

fucili quando sono entrati nei loro Paesi insieme alla coalizione internazionale<br />

per combattere la guerra degli Stati Uniti. Tutto viene dimenticato<br />

insieme ad una “buta” di vino e un po' di grappa fatta in casa.<br />

Una festa per rendere onore agli alpini con le menti annebbiate dall'alcol<br />

e dalla propaganda.<br />

Le stesse persone che sorridevano vedendo questi uomini scampanellare<br />

sulle loro biciclette bardate con ogni tipo di bandiera e di vessillo<br />

telefonavano ai numeri d'emergenza per contestare dei<br />

comportamenti molesti e maleducati dei “veci” e dei “bocia”. Solo alla<br />

centrale dei Carabinieri sono arrivate più di quattromila chiamate. Nessun<br />

fatto grave, ma tanti piccoli episodi di inciviltà. Trattori che circolavano<br />

contromano nelle principali arterie cittadine, grigliate nei cortili<br />

delle abitazioni, schiamazzi e canti nel cuore della notte, ubriachi molesti<br />

che sbucavano da ogni angolo.<br />

Il numero complessivo degli arresti è comunque rimasto nella norma<br />

e non ha interessato in particolare nessun alpino. Anzi, sono stati catturati<br />

anche due rumeni, “vampiri di bancomat”, giunti da Milano durante<br />

l'inizio dei festeggiamenti per montare dieci skimmer, le<br />

apparecchiature utilizzate per monitorare le carte di credito. La presenza<br />

di tanti turisti ha quindi attirato anche i delinquenti pronti a fare<br />

loro la festa.<br />

Adesso è tutto finito. I netturbini hanno lavorato tutta la notte per ripulire<br />

le strade piene di cartacce e vetri rotti e restituire la città ai torinesi.<br />

Degli alpini è rimasto il ricordo di un corpo militare formato da<br />

allegri e apparentemente innocui “ciucatun”.


Come ho visto l’Aunata<br />

di Piercorrado Meano<br />

L’adunata è finita. L’84ª Adunata<br />

nazionale è terminata in un<br />

tripudio di bandiere e di folla<br />

con le ormai classiche 12 ore di<br />

sfilata. Siamo belli, siamo tanti,<br />

siamo contenti. Arrivederci a<br />

Bolzano, ancora belli, ancora<br />

tanti e, se possibile, ancora contenti.<br />

Ma in un “vecchio najone”<br />

come me, da poco<br />

“rottamato” per raggiunti limiti<br />

di età dopo 40 anni di servizio<br />

attivo, 36 dei quali con il cappello<br />

alpino, qualche dubbio si<br />

fa strada.<br />

Fare parte dell’Associazione<br />

Nazionale Alpini ha, come presupposto<br />

fondamentale, l’aver<br />

prestato servizio nei reparti<br />

delle Truppe Alpine per un periodo<br />

minimo definito dalla<br />

Sede Nazionale, per vari motivi<br />

sempre più ridotto negli anni.<br />

Dalla tribuna qualunque, perché<br />

come Generale di Divisione<br />

in Ausiliaria non mi è stato consentito<br />

l’accesso alla Tribuna<br />

Autorità, ho visto lo sfilamento<br />

dall’inizio al momento di raggiungere<br />

la mia <strong>Sezione</strong>; ho potuto<br />

notare parecchi “individui”<br />

che, a un occhio ancora allenato<br />

per l’aspetto formale, sicuramente<br />

non solo non sono stati<br />

alpini ma nemmeno hanno prestato<br />

servizio nelle Forze Armate<br />

o in qualsivoglia altro<br />

Corpo armato dello Stato: naturalmente,<br />

però, indossanti cappelli<br />

che di alpino avevano poco<br />

o nulla e con la solita penna<br />

guarnita dalla scritta “chi naia<br />

non prova libertà non apprezza”.<br />

Ritengo, nella mia deformazione<br />

professionale, che il<br />

controllo e il filtro su chi sfila<br />

debba essere di responsabilità<br />

delle Sezioni che, con un loro<br />

“Servizio Sezionale”, possano e<br />

debbano intervenire, isolando e<br />

respingendo chi non ha diritto a<br />

partecipare, fosse anche il Sindaco<br />

del paese che, non avendo<br />

fatto neanche il militare, sfila<br />

con il cappello al solo scopo di<br />

promozione personale.<br />

Dodici ore di sfilata: imponente!<br />

Ma, a chi come me l’ha<br />

vista tutta, è venuta spontanea<br />

una congettura: togliendo<br />

gruppi folkloristici e in uniformi<br />

storiche (taroccate) e “sci muniti“<br />

(con sci non militari dipinti<br />

di bianco), sparuti muli di improbabili<br />

rimonte (cioè non di<br />

provenienza militare), striscioni<br />

in numero esagerato e riconducendo<br />

le distanze tra una riga e<br />

l’altra ai canonici 2, 3 metri,<br />

forse si sarebbero ridotte anche<br />

le ore occorrenti alla sfilata dei<br />

“veri” appartenenti all’Associazione<br />

nazionale alpini.<br />

Quando i nostri “vecchi” fondarono<br />

l’Associazione ebbero il<br />

dubbio se ammettere o meno<br />

anche gli Ufficiali Superiori<br />

perché, avendo comandato unità<br />

superiori alle compagnie, non<br />

avevano fatto la guerra in trincea:<br />

da allora tanto vino è passato<br />

sotto i ponti, altre dolorose<br />

prove sono state affrontate e<br />

non sarebbe né possibile né giusto<br />

tornare a tale integralismo,<br />

ma una sana riflessione sul passato<br />

dell’A.N.A. e sulle sfide<br />

del futuro sarebbe opportuna.<br />

Siamo una associazione di<br />

militari, che hanno servito, tanto<br />

o poco, nelle Truppe Alpine;<br />

dobbiamo mantenere saldo questo<br />

principio, tutto il resto seguirà.<br />

L’associazione perderà,<br />

forse, qualche “amico” che si<br />

era iscritto per i vantaggi che<br />

questo comporta (vedi per<br />

esempio gli sconti sugli ski pass<br />

che in molte stazioni sciistiche<br />

vengono praticati) ma ne guadagnerà<br />

in compattezza e serietà.<br />

Commemorazione<br />

del btg. “Piemonte”<br />

di elio Garnero<br />

Sabato 7 aprile a ricordo della coraggiosa impresa di alpini ed artiglieri<br />

alpini per la conquista di tale monte, ci siamo recati presso il<br />

monumento situato in Torino, via Ventimiglia all’altezza del numero<br />

civico 164 per il 67° anniversario della battaglia di Monte Marrone.<br />

Vorrei ricordare che gli alpini del btg. “Piemonte” combatterono<br />

per la conquista di Monte Marrone, pilastro orientale della soglia di<br />

Cassino (1805 m. di altezza) nella Seconda guerra mondiale.<br />

Lo schieramento sull’attenti per l’onore ai Caduti.<br />

La mattina del 31 marzo 1944 il btg. “Piemonte” conquistò<br />

Monte Marrone con un’azione considerata impossibile dagli alleati<br />

anglo–americani. Nella notte tra il 9 ed il 10 aprile si ripeterono con<br />

altrettanto coraggio in seguito ad un tentativo di riconquista da parte<br />

dei tedeschi.<br />

Il vessillo della nostra <strong>Sezione</strong> era presente scortato dal vice presidente<br />

vicario Garnero e dai consiglieri sezionali Amprimo e Balbo.<br />

nuovo comandante<br />

al 1° rgt. a. da montagna<br />

di Dario Balbo<br />

A destra, il nuovo comandante col. Aldo Costigliolo con il gen.<br />

Figliuolo e il suo predecessore col. Aresu (foto D. Balbo).<br />

Venerdì 15 aprile la caserma "Perotti" di Fossano ha vissuto la cerimonia<br />

del cambio del comandante del 1° reggimento artiglieria da<br />

montagna. Dopo quasi due anni di comando il colonnello Aresu ha<br />

passato le consegne al colonnello Aldo Costigliolo.<br />

Numerose le autorità civili e tra quelle militari da sottolineare la<br />

presenza del comandante della brigata “Taurinense”, gen. Francesco<br />

Paolo Figliuolo già comandante della stessa unità. Per la nostra<br />

<strong>Sezione</strong> erano presenti il presidente Sosello con l’alfiere Gallina, il<br />

vicepresidente Baro ed il sottoscritto.<br />

Nei due anni di comando del col. Aresu, il reggimento è stato impegnato<br />

in varie attività quali il supporto alla popolazione delle valli<br />

cuneesi colpite dall'emergenza neve, all’operazione “Strade sicure”<br />

nelle città di Torino e Genova oltre a quelle prettamente militari<br />

svolte in Afghanistan da dove è rientrato pochi mesi fa.<br />

Mentre il colonnello Aresu si trasferisce ora a Roma presso il comando<br />

di vertice Interforze (COI Difesa) formuliamo al colonnello<br />

Costigliolo un felice e proficuo periodo di comando.<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino 9<br />

Attualità


Attualità<br />

Fanfara A.n.A. Val Susa:<br />

note grigio-verdi e la gioia del caos<br />

di Mauro Biglino<br />

un ballo improvvisato sulle note festose della fanfara A.n.A. Val Susa nella piazza più trasgressiva<br />

di Torino, piazza Vittorio Veneto (foto D. Balbo).<br />

Succede che ti trovi nel caos e<br />

non ti attendi di gioirne.<br />

Succede che guardi i volti<br />

della gente, quella stessa gente<br />

che fino al giorno prima era intollerante<br />

di fronte ad un qualsiasi<br />

contrattempo, e la vedi<br />

felice di attendere, di essere<br />

bloccata da un muro di corpi, di<br />

non poter passare…<br />

Poi quando le note della fanfara<br />

salgono a giocare con le<br />

bandiere che sventolano alle finestre<br />

e vanno a riempire l’aria<br />

di un armonico grigio-verde, la<br />

gente si ferma e ascolta. La vedi<br />

sorridere, ritmare i suoni con le<br />

mani e con i piedi in un turbinio<br />

di movimenti che non seguono<br />

regole apparenti.<br />

Il caos attorno regna sovrano<br />

e, se sei attento, lo osservi anche<br />

in ciò che identifica l’alpinità<br />

della fanfara: le penne, elementi<br />

che vivono all’interno di una<br />

anarchia accettata quasi come<br />

regola, perché ogni penna fa<br />

vita a sé.<br />

L’angolo che ciascuna disegna<br />

nel cielo è diverso; alcune,<br />

quasi orizzontali, hanno una<br />

sorta di stanchezza intrinseca,<br />

sono segnate dal tempo e dagli<br />

anni di vita: tacche che le incidono,<br />

punte che tendono a<br />

scomparire.<br />

Vivono come se fossero appoggiate<br />

ad un sostegno invisibile<br />

e a guardarle viene fatto di<br />

10<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino<br />

chiedersi quante storie avrebbero<br />

da raccontare.<br />

Ci sono poi le penne diritte,<br />

quasi altezzose o arroganti in<br />

quel loro sfidare lo sfondo del<br />

cielo torinese che tagliano con<br />

un segno netto e deciso.<br />

Qualcuna vuole provare a<br />

catturare e restituire il luccichio<br />

dell’aria nella sera torinese che<br />

brilla di mille luci; altre si accontentano<br />

di trasmettere i loro<br />

riflessi neri, beige o bianchi.<br />

In questo caos si trovano<br />

molto bene: sono penne che non<br />

vogliono regole perché ricordano<br />

di avere volato libere nei<br />

cieli ed ora, nell’aria tiepida del<br />

Lungo Po pervasa dalle note<br />

grigio-verdi, amano continuare<br />

a disegnare liberamente angoli<br />

di inclinazione, vogliono esibirsi<br />

in oscillazioni svincolate<br />

da ogni regola, senza doversi<br />

accordare con le vicine. Le<br />

penne cercano libertà ed è la libertà<br />

dei cappelli che le portano;<br />

ogni cappello è unico e<br />

irripetibile: un cappello un<br />

uomo, un cappello un racconto,<br />

un cappello una individualità.<br />

Per comprendere questo piacevolissimo<br />

stato di caos è sufficiente<br />

osservare una delle<br />

tante immagini che riprendono<br />

la schiera in marcia e l’individualità<br />

anarchica delle penne e<br />

dei cappelli salterà agli occhi in<br />

modo evidente.<br />

Nel pomeriggio di sabato la<br />

fanfara suona camminando in<br />

file ordinate, i musici sono più<br />

di 50; nel tentativo di aprire il<br />

fiume di folla che occupa ogni<br />

centimetro dei corsi principali,<br />

io mi trovo davanti un’auto<br />

della polizia che procede a<br />

stento verso di noi e, nell’inversione<br />

caotica delle regole, succede<br />

che sia io – unica volta<br />

nella vita – a fare segno ai poliziotti<br />

che non possono passare e<br />

che devono trovare il modo di<br />

accostare: noi non ci fermiamo,<br />

loro sorridono e accostano!<br />

Il caos gioioso sovverte anche<br />

la più banale normalità ed è<br />

sempre in questo caos gioioso<br />

che succede ancora qualcos’altro<br />

di inatteso: ti capita di sentire<br />

alcune ragazze giovani che<br />

in Piazza Vittorio ballano al<br />

suono degli ottoni e dei legni, si<br />

muovono al ritmo cadenzato<br />

delle percussioni e dicono ad<br />

alta voce “Gli alpini non dovrebbero<br />

andare più via da Torino”.<br />

Come se i musici ormai<br />

…enni fossero in realtà delle<br />

giovani rockstar!<br />

E quando l’“imperiale” Cristina<br />

interviene per supplire alle<br />

loro carenze di zucchero, il pubblico<br />

si incuriosisce, chiede,<br />

vuole assaggiare il toccasana<br />

degli alpini, quello zuccherino<br />

inzuppato di alcol a 95 gradi, insaporito<br />

alle essenze di lavanda<br />

e menta.<br />

Il prodigioso medicamento,<br />

anche se non ancora ufficialmente<br />

riconosciuto dal Ministero<br />

della Sanità, viaggia su un<br />

cucchiaino che rende possibile<br />

la condivisione di sapori e di<br />

bruciore in bocca, in un mix di<br />

sensazioni che si affollano le<br />

une sulle altre fino a coinvolgere<br />

tutti i presenti.<br />

I più coraggiosi bevono<br />

anche l’alcol mentre la musica<br />

riprende rinfrancata da tanta<br />

energia e ci si accorge che è lei<br />

l’unica a seguire le regole, lo<br />

deve fare: la fanfara le rispetta<br />

per la gioia di chi ascolta<br />

”Tranta sold”, per l’emozione di<br />

chi segue attentamente le note<br />

di “Valore alpino”, per la sorpresa<br />

di chi sente ‘suonare’ le<br />

voci dei musici che, deposti gli<br />

strumenti, cantano “Rataplan” e<br />

poi per i ‘ballabili’ che non possono<br />

mai mancare in quelle occasioni.<br />

Succede anche che la fanfara<br />

carichi gli animi nella sfilata e<br />

che, in una delle soste nella<br />

marcia, una signora superi le<br />

transenne, abbracci al collo un<br />

paio di noi e poi torni al posto<br />

dicendo gioiosa “Sono una<br />

donna fortunata, ho baciato due<br />

alpini”.<br />

La gioia caotica è anche questo.<br />

Ma il caos dell’Alpinità porta<br />

con sé quell’allegria sana che<br />

riempie lo spazio come una musica<br />

che piace a tutti, senza distinzione<br />

di generi.<br />

Una musica che, come quella<br />

della Fanfara A.N.A. Val Susa,<br />

lascia un segno nell’aria e nell’animo<br />

di chi l’ascolta, una<br />

sorta di memoria che è, ad un<br />

tempo, piacevole ricordo e invito<br />

a tornare.<br />

Se la vita avesse una seconda edizione,<br />

come vorrei correggere le bozze!<br />

John clare


L’intervento conclusivo del Presidente Perona (foto D. Balbo).<br />

Difesa e divulgazione<br />

dei valori, al 15° C.I.S.A.<br />

di Dario Balbo<br />

“Nel 150° dell’Unità d’Italia<br />

riflettiamo sui valori della solidarietà<br />

e della linea associativa”<br />

è stato l’ambizioso e complesso<br />

tema dell’edizione 2011 del<br />

C.I.S.A., l’incontro annuale tra<br />

le testate giornalistiche alpine<br />

che quest’anno si è svolto a Casale<br />

nei giorni 2 e 3 aprile e organizzato<br />

dalla locale <strong>Sezione</strong>.<br />

La parola “valori” è quella,<br />

da sempre, più utilizzata nel<br />

mondo alpino e nei nostri giornali,<br />

in tempi in cui si sente<br />

sempre di più la mancanza di<br />

valori in generale. Ma quali<br />

sono i veri valori?<br />

Patria e bandiera dovrebbero<br />

essere scontati e si spera rispettati,<br />

ma ce ne sono molti altri di<br />

cui poter andare fieri. Lealtà,<br />

umanità, amicizia, buon senso,<br />

rispetto delle regole, senso del<br />

dovere, perché proprio dal dovere<br />

e non dai diritti sono alimentati<br />

i nostri valori. E poi la<br />

solidarietà e la gratuità. Molti si<br />

stupiranno che si possa dibattere<br />

ancora di questi argomenti<br />

anche perché nella stragrande<br />

maggioranza dei casi chi legge<br />

la stampa alpina questi valori li<br />

ha già ben presenti. Ma in un<br />

mondo che si sta imbarbarendo,<br />

gli alpini spesso sono l’ultimo<br />

baluardo nella loro difesa, certo<br />

non quelli che salveranno<br />

l’umanità ma portatori di sano<br />

contagio certamente. Certo non<br />

tutto è così perfetto come si vorrebbe,<br />

ma il comportamento di<br />

pochi per ora non va ancora a<br />

rovinare l’esempio di tanti altri,<br />

sperando che la causa non sia la<br />

politica di aprire a troppi solo<br />

per far numero a fronte dell’attenuarsi,<br />

forse, della stagione<br />

dei “duri e puri”.<br />

Dalle pagine dei nostri giornali<br />

dovremo quindi sempre insistere<br />

in questa opera di<br />

divulgazione dicendo con<br />

schiettezza anche le cose sgradevoli<br />

che osserveremo ma mettendo<br />

tutto il nostro entusiasmo<br />

nel raccontare orgogliosi quelle<br />

belle di cui andare fieri. Un<br />

grande aiuto nella divulgazione<br />

dello spirito alpino lo stanno<br />

dando le nostre forze armate che<br />

così bene operano nei teatri operativi<br />

nei quali sono impegnate.<br />

Ma come sappiamo non tutta<br />

l’opinione pubblica la pensa<br />

come noi e allora con forza dovremo<br />

difenderle quelle stellette,<br />

quelle che un giorno tutti<br />

noi abbiamo portato con orgoglio<br />

e che quindi ci appartengono.<br />

Ovvia la conclusione<br />

finale: il più grande valore è<br />

l’uomo, quello che è sotto il cappello<br />

alpino, il valore assoluto.<br />

Nei due giorni di lavori abbiamo<br />

sentito le voci dell’esercito<br />

tramite gli interventi di ben<br />

quattro ufficiali superiori, il<br />

magg. Renna, il col. Paissan, il<br />

gen. Rossi ed il gen Primjceri<br />

che ci hanno raccontato quanto<br />

bene stiano lavorando gli alpini<br />

per la pace e quelli che saranno<br />

gli scenari futuri compresa la<br />

tanto discussa mininaja. A chiusura<br />

dei lavori poi il solito, appassionato<br />

intervento del<br />

presidente Perona che ha risposto<br />

anche ai numerosi quesiti<br />

posti nei vari interventi, confermando<br />

infine la volontà di continuare<br />

le visite alle Sezioni per<br />

sollecitare proposte dalla base<br />

sul futuro della nostra Associazione.<br />

Nella mattinata del sabato, incontro<br />

con il Centro studi sui<br />

temi delle realtà museali e del<br />

progetto scuole che molte Sezioni<br />

portano già avanti con<br />

passione da anni, specialmente<br />

nelle scuole primarie dove è più<br />

facile far breccia nel cuore e<br />

nella semplicità di quei bimbi<br />

che si spera un giorno possano<br />

portare il cappello alpino.<br />

Consueta tiratina di orecchi<br />

infine per i ritardi e le omissioni<br />

nella trasmissione dei dati del<br />

libro verde, perché anche il libro<br />

verde è un valore.<br />

Per la Val Susa erano presenti<br />

il presidente Sosello, il vicario<br />

Garnero e i consiglieri Olivero<br />

e Balbo.<br />

Presentato il libro<br />

su don Trappo<br />

di Dario Balbo<br />

Nel salone da poche settimane intitolato a don Rinaldo Trappo,<br />

molti alpini ed invitati hanno partecipato sabato 16 aprile alla presentazione<br />

dell’ultima fatica di Mario Tonini, “Rinaldo Trappo.<br />

Uomo, alpino e prete”. Un’opera attesa, dopo che la scomparsa dell’ultimo<br />

cappellano della “Cuneense” aveva profondamente toccato<br />

tutti coloro che lo avevano conosciuto negli anni del suo apostolato.<br />

Come sempre, Mario Tonini, attingendo ad un patrimonio fotografico<br />

di assoluta qualità e interesse ha saputo raccontare o meglio<br />

dire, accompagnare il lettore attraverso le tappe della vita di un uomo<br />

fortemente legato alla sua valle natale, un alpino vero ed un prete dai<br />

forti principi. Che poi l’uomo ed il prete si siano fusi in un cappellano<br />

alpino, la cui missione lo ha portato in mezzo alla sofferenza ed<br />

alla disperazione dei campi di battaglia o dei campi di concentramento,<br />

è un dato di fatto che ha trasformato don Rinaldo in una figura<br />

così amata e rispettata da farne quasi un mito tra i cappellani<br />

militari. Non da meno, appena apparentemente deposto il cappello,<br />

l’uomo ed il prete hanno portato la propria missione di fede tra i nostri<br />

poveri lavoratori emigrati.<br />

La figura di don Trappo è stata introdotta con voce rotta dall’emozione<br />

dal presidente Sosello che lo ebbe nella sua gioventù<br />

quale maestro elementare e che per quegli strani giochi del destino<br />

ha potuto immortalare il suo vecchio insegnante in una delle ultime<br />

uscite per un raduno alpino.<br />

Altrettanto commosse le parole di Roberto Follis, assessore al comune<br />

di Susa, e suo sincero amico.<br />

Ricordiamo per onore di cronaca che anni orsono il comune di<br />

Meana conferiva a don Trappo la cittadinanza onoraria mentre il locale<br />

Gruppo lo annoverava tra i suoi iscritti. Don Trappo era anche<br />

cittadino onorario di Leinì.<br />

La parte più importante della presentazione spettava ovviamente<br />

all’autore che tra filmati, testimonianze e aneddotti riusciva a coinvolgere<br />

emotivamente la platea presente. Nel buio della sala scorrevano<br />

immagini, si sviluppavano i racconti e sicuramente tra i<br />

presenti qualche lacrima di commozione ne avrà sicuramente rigato<br />

i volti.<br />

Ora il libro è disponibile nelle librerie e sicuramente in molti non<br />

perderanno l’occasione di portare nelle proprie case questa importante<br />

testimonianza di un glorioso valsusino, alpino come noi che<br />

della sua valle e della penna nera ne è stato un degnissimo rappresentante.<br />

L’autore<br />

Mario Tonini<br />

(foto D. Balbo)<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino 11<br />

Attualità


Attualità<br />

Piazza Martiri della Libertà gremita di folla accorsa, con le autorità, a salutare gli alpini della “Taurinense” rientrati dall’Afghanistan<br />

ed il loro nuovo comandante (foto D. Balbo).<br />

Il numeroso gruppo degli alpini aviglianesi (foto D. Balbo).<br />

85° di fondazione del Gruppo di Avigliana<br />

di elio Garnero<br />

Dopo l’84ª Adunata nazionale<br />

di Torino, solo pochi giorni<br />

per prendere fiato, per poi rituffarsi<br />

nel mondo alpino per l’85°<br />

di fondazione del nostro<br />

Gruppo. I festeggiamenti sono<br />

iniziati già la serata di sabato 14<br />

presso l’Auditorium Fassino. Il<br />

nostro socio alpino Silvio, dopo<br />

aver letto un brano sulla “Patria”<br />

scritto dal nostro compianto<br />

amico alpino Francesco<br />

Proietti Ricci, con la sua consueta<br />

abilità oratoria ha ringraziato<br />

tutti i convenuti per la<br />

grande partecipazione ed ha<br />

12<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino<br />

presentato il coro alpino “Valsangone”<br />

di Giaveno che ci ha<br />

dilettati con un nutrito repertorio<br />

di brani dedicato in gran<br />

parte al mondo degli alpini.<br />

Si è in seguito esibita la filarmonica<br />

“Santa Cecilia” di Avigliana<br />

che ci ha decisamente<br />

sorpresi e stupiti favorevolmente.<br />

Qualcuno più vicino al<br />

maestro Facciolo, ed il maestro<br />

stesso, avevano accennato ad<br />

una sorpresa. Nessuno di noi<br />

immaginava una sorpresa del<br />

genere.<br />

Ci spiace per coloro che non<br />

Autorità civili, militari e alpini durante la cerimonia dell’alzabandiera<br />

(foto D. Balbo).<br />

erano presenti. Un concerto che<br />

personalmente non scorderò<br />

mai, con la partecipazione di<br />

due non più giovanissimi tenori<br />

che con la loro potente voce,<br />

nelle classiche canzoni italiane<br />

quali “O Sole mio”, “Mamma”<br />

ecc. ecc. hanno entusiasmato e<br />

coinvolto tutti i presenti in<br />

un’atmosfera idilliaca. Ricordo<br />

che il teatro era esaurito fino<br />

agli ultimi posti e questo gratifica<br />

tutti noi alpini organizzatori<br />

della serata. Un sincero e cordiale<br />

grazie al maestro del coro<br />

“Valsangone”, Mauro Giai<br />

Levra ed ai suoi coristi ed un altrettanto<br />

caloroso ringraziamento<br />

al maestro Mario<br />

Facciolo ed a tutti i componenti<br />

del suo complesso che tra l’altro<br />

comprende alcuni professori<br />

e molti, per lo più giovani, frequentatori<br />

del Conservatorio.<br />

Permettetemi un ringraziamento<br />

particolare al presidente<br />

di questa splendida Filarmonica,<br />

il nostro socio alpino maggiore<br />

Claudio Mollea per averci<br />

permesso di deliziarci con tali<br />

esibizioni.<br />

La domenica 15 mattina tutti<br />

gli alpini si sono ritrovati sul<br />

piazzale della stazione ferroviaria<br />

per lo scoprimento di una<br />

targa a ricordo degli alpini della<br />

“Tridentina” che nel 1942, dopo<br />

alcuni mesi di manovre in zona,<br />

con conseguenti amichevoli<br />

rapporti con la cittadinanza, partirono<br />

per la steppa russa. Solo<br />

da Avigliana partirono per la<br />

Russia circa 4000 alpini, e per<br />

la maggior parte di loro non ci<br />

fu ritorno. Esattamente alle 9<br />

monsignor Tommaso Ribero,<br />

cappellano militare, benediceva<br />

la targa, quindi una brevissima<br />

introduzione del vicepresidente<br />

vicario della <strong>Sezione</strong> “Val Susa”<br />

e membro del Direttivo aviglianese,<br />

per chiarire a chi non fosse<br />

ancora informato, il significato<br />

di tale evento. Prendeva quindi<br />

la parola l’alpino Piergiorgio<br />

Longo (uno dei quattro autori<br />

del libro “Il 5° alpini è ancora<br />

tra noi”) che si soffermava più<br />

dettagliatamente su questo<br />

evento di 69 anni fa.<br />

Con grande soddisfazione ho<br />

notato la partecipazione in<br />

massa di tutti i 15 gruppi della<br />

bassa Val Susa, non altrettanto<br />

posso dire per la media e l’alta<br />

valle. Oltre al nostro vessillo<br />

erano presenti quelli della <strong>Sezione</strong><br />

di Aosta e di Ivrea. I<br />

Gruppi della <strong>Sezione</strong> di Torino<br />

erano ben 15, oltre al solito<br />

inossidabile alpino Vladimiro<br />

del Gruppo di Piasco, <strong>Sezione</strong><br />

di Saluzzo. Mi viene da dire<br />

“chi semina bene raccoglie<br />

bene”.<br />

Dalla piazzetta della stazione


Il capogruppo<br />

ezio Giovanardi<br />

(foto D. Balbo)<br />

con la nostra fanfara in testa<br />

siamo saliti nel centro storico di<br />

Avigliana presso il monumento<br />

dedicato a tutti i Caduti. Qui si<br />

sono alternati al microfono per<br />

le debite allocuzioni, il nostro<br />

capogruppo Giovanardi, il sindaco<br />

di Avigliana prof.ssa Carla<br />

Mattioli ed il presidente della<br />

<strong>Sezione</strong> A.N.A. “Val Susa”<br />

Giancarlo Sosello.<br />

Sono seguite le consegne<br />

Targa ricordo ad elio Garnero per l’impegno profuso per il bene<br />

del Gruppo (foto D. Balbo).<br />

delle targhe ricordo. Al Sindaco,<br />

a monsignor Ribero, ai Carabinieri,<br />

alla Guardia di Finanza,<br />

alla Protezione civile locale, ai<br />

Vigili del fuoco, all’A.N.P.I, ai<br />

bersaglieri, ai carabinieri e marinai<br />

in congedo. Sorpresa! Era<br />

pronta anche una targa per il<br />

sottoscritto per l’impegno profuso<br />

negli anni addietro per il<br />

bene del Gruppo. Chiaramente<br />

l’ho accettata, anche se molti<br />

altri collaboratori l’avrebbero<br />

meritata, e, come accennato durante<br />

la consegna, la dedico a<br />

tutti gli amici presenti, ma principalmente<br />

agli altri nostri amici<br />

alpini, e sono tanti, che ci hanno<br />

preceduto nel Paradiso di Cantore,<br />

e che di là ci guardano e ci<br />

guidano. Infine è stata celebrata<br />

Il ricordo<br />

di Villa Santina<br />

di Giuseppe rosatelli<br />

la Santa Messa all’aperto da<br />

monsignor Ribero.<br />

È seguito il pranzo presso il<br />

ristorante Hermitage.<br />

Desidero ancora ringraziare<br />

l’amico alpino Enzo Chiola che<br />

già nei giorni precedenti, specialmente<br />

per la targa, aveva<br />

brillantemente collaborato, e poi<br />

ci ha accompagnato per tutta la<br />

sfilata con il suo altoparlante,<br />

dando serie disposizioni organizzative<br />

ed invitando anche gli<br />

aviglianesi ad applaudire gli alpini.<br />

Non posso dimenticare la<br />

fanfara della <strong>Sezione</strong> “Val<br />

Susa”, il Presidente della fanfara<br />

Combetto, il maestro Bellando<br />

e tutti i musici che anche<br />

dopo il pranzo ci hanno allettati<br />

con le loro gradevoli sonate.<br />

Ogni avvenimento, bello o brutto che sia, imprime nella memoria<br />

individuale e collettiva ricordi indelebili legati sia al fatto in sé, sia<br />

alle tante storie che, di conseguenza, lo hanno animato. Così è anche<br />

per il terremoto del Friuli e della Carnia verificatosi la sera del 6<br />

maggio 1976. Il 6 maggio scorso è stato il 35° anno di tale disastrosa<br />

vicenda. L’A.N.A., a seguito del disastro che si verificò in quella<br />

Regione, si attivò immediatamente per apportare il proprio contributo<br />

di solidarietà. Istituì, infatti, 11 cantieri di lavoro. Alle Sezioni<br />

di Torino, Ceva, Mondovì, Pinerolo, Saluzzo, Susa, veniva assegnato<br />

il settore di Villa Santina e Comuni limitrofi ed il compito di costituire<br />

il Cantiere n. 5. Tale Cantiere veniva infatti impiantato il giorno<br />

10 giugno ed iniziava subito la sua opera di solidarietà provvedendo,<br />

nel corso della sua permanenza (10 giugno-11 settembre 1976) ad<br />

eseguire i seguenti lavori:<br />

• ripristino di n. 122 tetti e camini;<br />

• rifacimento di n. 40 muri e di altri lesionati; realizzazione di 17 alloggi<br />

(ricavati da strutture occasionali);<br />

• getto di n. 18 cordoli in cemento armato, con rifacimento del relativo<br />

tetto o posa di arpe;<br />

• esecuzione di altri importanti lavori anche presso i Comuni viciniori.<br />

Chi non ha vissuto personalmente quei momenti in cui tutto era<br />

reso precario a causa delle intemperie, delle continue scosse di terremoto<br />

e delle particolari condizioni logistiche nelle quali si era costretti<br />

ad operare non potrà certamente rendersi conto di come sia<br />

stato difficile assolvere tali onerosi impegni. Ricordo ancora le accorate<br />

parole pronunciate dal sindaco di Villa Santina, Sergio Giatti,<br />

il quale, nel corso di una riunione, evidenziava che anche in presenza<br />

del particolare stato morale dell’intera popolazione colpita<br />

dall’immane tragedia era stato realizzato quanto era ritenuto impossibile,<br />

grazie anche alla fede, allo spirito di abnegazione ed al senso<br />

di altruismo profusi da ogni volontario.<br />

In merito a ciò che precede si può affermare, per quanto concerne<br />

la <strong>Sezione</strong> di Torino, che la nostra esperienza non si sarebbe potuta<br />

verificare al meglio se non avessimo avuto come riferimento due<br />

eccelse figure: il nostro compianto Presidente nazionale, Franco Bertagnolli,<br />

propugnatore degli 11 Cantieri di lavoro, ed il nostro diletto<br />

Presidente sezionale, Nicola Fanci, organizzatore del Cantiere<br />

n. 5. Due personaggi simili e contrastanti nello stesso tempo: il<br />

primo con il suo prorompente temperamento; il secondo con la sua<br />

sensibilità ed il suo calore umano; entrambi trascinatori di uomini.<br />

Con loro sarebbe stato possibile portare a termine qualsiasi impresa.<br />

Rivolgiamo ad essi il nostro più deferente e devoto pensiero ed i<br />

sentimenti della nostra riconoscenza per gli insegnamenti impartiti<br />

e per il patrimonio etico che hanno voluto lasciarci.<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino 13<br />

Attualità


Protezione civile<br />

L’esercitazione addestrativa/operativa<br />

annuale del 1°<br />

Raggruppamento della Protezione<br />

civile A.N.A. – che coordina<br />

i volontari di Piemonte,<br />

Liguria e Valle d’Aosta – si è<br />

svolta nella Cittadella di Alessandria,<br />

dove si sono ritrovati<br />

oltre 600 volontari equipaggiati,<br />

attrezzati ed autosufficienti.<br />

Lo scopo principale dell’esercitazione<br />

è di far lavorare fianco<br />

a fianco volontari provenienti<br />

da paesi e regioni diverse, per<br />

farli conoscere reciprocamente<br />

affinché, in caso di calamità,<br />

siano capaci di intendersi ed<br />

operare in sicurezza.<br />

Altro punto su cui sempre si<br />

“lavora” è la sicurezza operativa,<br />

con l’uso dei dispositivi di<br />

prevenzione individuale come<br />

caschetti, tute antitaglio per i<br />

motoseghisti, calzature idonee,<br />

imbragature e dispositivi sofisticati<br />

necessari ed obbligatori<br />

per i nuclei specialistici.<br />

Il tutto sotto il controllo di<br />

Ispettori e formatori che effettuano<br />

ispezioni a sorpresa,<br />

danno istruzioni e suggeriscono<br />

modi di comportamento in<br />

modo che, in piena operatività,<br />

la “macchina” del soccorso sia<br />

capace di muoversi in modo attento<br />

e sicuro, senza incertezze<br />

e sia quindi in grado di portare<br />

un valido aiuto all’apparato organizzativo<br />

della Protezione civile,<br />

ovvero si possa aiutare e<br />

non si debba essere aiutati.<br />

Numerosi anche i giornalisti<br />

e le TV locali che hanno dato<br />

grande risalto a questa “Operazione<br />

recupero”.<br />

La scelta di operare presso la<br />

Cittadella di Alessandria (vedi<br />

riquadro specifico) è legata<br />

anche alle celebrazioni del 150°<br />

anniversario dell’Unità d’Italia:<br />

infatti, proprio nella cittadella fu<br />

innalzato per la prima volta il<br />

tricolore durante i moti rivoluzionari<br />

del marzo 1821.<br />

Così, 600 volontari armati di<br />

buona volontà, si sono accampati<br />

nelle caserme settecentesche<br />

della Cittadella il venerdì<br />

27 ed il sabato, divisi in “cantieri”,<br />

hanno ripulito bastioni,<br />

muraglioni e fossati dalla vegetazione<br />

che la stava sommergendo,<br />

mentre le cucine mobili<br />

della <strong>Sezione</strong> di Alessandria e di<br />

Vercelli hanno provveduto a<br />

preparare colazioni, pranzi e<br />

cene con una celerità e perizia<br />

encomiabili mentre il servizio<br />

sanitario predisponeva punti di<br />

soccorso nel caso di necessità.<br />

14<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino<br />

La nostra Protezione civile<br />

in esercitazione ad Alessandria<br />

di renzo Turco<br />

La “Val Susa” ha partecipato<br />

con le squadre di Oulx, Chiomonte,<br />

Susa, S. Ambrogio e con<br />

i nuclei dei rocciatori, dei cinofili<br />

e dei sommozzatori per un<br />

totale di 54 volontari.<br />

Le squadre ergotecniche<br />

hanno asportato tonnellate di alberi,<br />

cespugli e vegetazione in<br />

genere per ridare luce e forma<br />

agli antichi bastioni in mattoni<br />

rossi; i rocciatori (4 del Nucleo<br />

“Val Susa”) hanno operato nei<br />

luoghi di maggior rischio, sui<br />

cigli dei bastioni e sui muraglioni<br />

utilizzando le tecniche alpinistiche<br />

di sicurezza.<br />

Il risultato finale è stato ampiamente<br />

e positivamente commentato<br />

dal Sindaco di<br />

Alessandria e dalle autorità civili<br />

e religiose che domenica<br />

hanno voluto ringraziare per il<br />

lavoro svolto, che è solo l’inizio<br />

del completo recupero della Cittadella,<br />

dismessa dall’Esercito<br />

ed assegnata ad Alessandria e<br />

che sta diventando sede di<br />

musei, manifestazioni, esposizioni<br />

a vantaggio della storia,<br />

della città di Alessandria e dell’intera<br />

Italia.<br />

Particolare elogio per il volontariato<br />

da parte del Vescovo<br />

di Alessandria che dopo la<br />

Messa ha benedetto i nuovi<br />

mezzi del Raggruppamento auspicando<br />

nel contempo che non<br />

debbano mai servire.<br />

Il nostro Nucleo cinofilo da<br />

soccorso era presente con 14<br />

conduttori e relativi cani ed ha<br />

operato nei pressi del Rifugio<br />

Piani di S. Lorenzo, alloggiando<br />

con le altre Unità cinofile presso<br />

la Domus Alpinorum.<br />

Esercitazione complessa in<br />

notturna per la ricerca di un disperso<br />

in un bosco e prosecuzione<br />

con ricerche diurne di altri<br />

dispersi, tutte andate a buon<br />

fine, a testimonianza dell’impegno,<br />

della professionalità e del<br />

lavoro in simbiosi di “Volontari<br />

umani ed animali”.<br />

Il Nucleo sommozzatori ha<br />

avuto il compito di ritrovare un<br />

piccolo oggetto nel fiume Bormida<br />

in località Spinetta Marengo.<br />

Data la forte corrente del<br />

fiume sono state messe in atto le<br />

misure di sicurezza – fune trasversale<br />

al fiume a cui erano assicurati<br />

2 operatori di soccorso<br />

su imbarcazione – poi con tecniche<br />

dette del “pendolo” e del<br />

“traversino” è stato scandagliato<br />

il fondo fino al ritrovamento<br />

dell’oggetto.<br />

Ogni squadra ed ogni nucleo<br />

si è presentata in totale autosufficienza:<br />

dalle brandine ai sacchi<br />

a pelo, dalle nuove tute da<br />

lavoro ai caschetti omologati<br />

(acquistati grazie al vostro contributo<br />

del 5 per mille!), dai DPI<br />

alle attrezzature necessarie al disbosco<br />

che per la maggior parte<br />

dei cantieri si è svolto sulla<br />

sommità di bastioni con muri<br />

alti fino a 10 metri.<br />

Il tempo soleggiato del sabato<br />

ha consentito di lavorare bene;<br />

il venerdì piovoso infatti stava<br />

mettendo in discussione alcuni<br />

lavori da svolgere nei fossati, un<br />

terreno impermeabile che rende<br />

veramente difficile il muoversi:<br />

cosa peraltro voluta dai progettisti<br />

della fortezza che allagandoli<br />

creavano una ulteriore<br />

barriera agli assalitori.<br />

Ma alla fine, seppur provati,<br />

tutti i compiti assegnati sono<br />

stati portati a termine con successo<br />

e chi vorrà fare una visita<br />

alla Cittadella (che è aperta al<br />

pubblico) potrà rendersi conto<br />

della vastità dell’opera e dello<br />

sforzo fatto per riportarla a<br />

nuova vita, con il motto che<br />

“l’unione fa la forza”.<br />

Ora il Comitato per la valorizzazione<br />

della Cittadella ha un<br />

problema in meno da affrontare,<br />

e noi qualche esperienza in più.<br />

La Cittadella<br />

La Fortezza di Alessandria -<br />

ovvero la Cittadella - viene<br />

commissionata da Vittorio<br />

Amedeo II nel 1728 al “maestro<br />

delle fortificazioni” di casa<br />

Savoia, Ignazio Bertola che proprio<br />

in virtù di questo incarico<br />

nel 1742 sarà nominato Conte di<br />

Exilles.<br />

Nel 1732 è completata la<br />

cinta muraria e per tutto il ’700<br />

in questo cantiere si formano i<br />

migliori architetti ed ingegneri<br />

militari sabaudi.<br />

Le vicende storiche del fine<br />

’700 la portano ad essere occupata<br />

a più riprese dagli austriaci<br />

poi dai francesi e, nel 1800,<br />

viene fatta ammodernare ed ingrandire<br />

proprio da Napoleone<br />

che la vuole far diventare la<br />

“porta orientale” della Francia.<br />

Progettazione e direzione dei<br />

lavori – che danno alla Cittadella<br />

la struttura attuale – sono<br />

affidate al miglior ingegnere<br />

militare di Francia: Chasseloup<br />

Laubat.<br />

Con la caduta di Napoleone<br />

la Cittadella ed il Piemonte tornano<br />

ai Savoia ma solo nel 1816<br />

viene abbandonata dagli austriaci.<br />

1821: la Cittadella si ammutina,<br />

si innalza il primo tricolore,<br />

la “rivoluzione” si propaga<br />

da Alessandria al resto del Piemonte,<br />

ma la repressione austriaca<br />

chiude questo periodo e<br />

la fortezza torna sotto il suo dominio.<br />

1833: i mazziniani alessandrini<br />

della “Giovane Italia”<br />

sono imprigionati alla Cittadella:<br />

Andrea Vochieri e 5 militari<br />

saranno passati per le armi<br />

dopo un sommario processo.<br />

1849: Carlo Alberto è sconfitto<br />

a Novara, gli austriaci tornano<br />

in Cittadella e se ne<br />

andranno dopo tre mesi, ma<br />

questa occupazione avrà l’effetto<br />

di convincere ad unire le<br />

sorti dell’Italia con quelle dei<br />

Savoia.<br />

1855: nella primavera si raduna<br />

in Cittadella il Corpo di<br />

spedizione sardo-piemontese in<br />

Crimea: 15.000 uomini che daranno<br />

a Cavour la motivazione


per chiedere l’aiuto francese<br />

alla causa Piemontese.<br />

1857: ormai la guerra all’Austria<br />

diventa sempre più certa e<br />

su iniziativa di Norberto Rosa<br />

parte sulla Gazzetta del Popolo<br />

una sottoscrizione per comprare<br />

100 cannoni per la Fortezza<br />

(uno per ogni città<br />

d’Italia); in un anno si raccolgono<br />

le 151.914,21 lire necessarie<br />

per l’acquisto.<br />

1859: il 14 maggio 100 cannoni<br />

nuovi di zecca accolgono<br />

Napoleone III in Cittadella dove<br />

ha sede il comando francese,<br />

mentre Vittorio Emanuele e la<br />

sua armata sono acquartierati<br />

fuori città.<br />

Il 30 maggio inizia la guerra<br />

contro l’Austria che in due anni<br />

porterà all’unità d’Italia.<br />

Dal 1889, allontanati i possibili<br />

fronti di guerra, la fortezza<br />

viene man mano dedicata ai comandi<br />

e ai magazzini pur rimanendo<br />

uno dei più importanti<br />

tasselli nell’organizzazione dell’esercito.<br />

1900- 1945: nella Cittadella<br />

Campionati italiani<br />

di marcia di regolarità<br />

di roberto Bossù<br />

Domenica 21 maggio 2011 si<br />

è svolta a Santa Margherita Ligure<br />

la 39ª edizione dei Campionati<br />

Italiani di marcia di<br />

regolarità, gara esclusivamente<br />

riservata ad alpini in armi o regolarmente<br />

iscritti all’A.N.A.<br />

A questa manifestazione<br />

hanno partecipato atleti provenienti<br />

in buona parte dal Nord<br />

Italia. Quel giorno 119 pattuglie<br />

(ogni pattuglia è formata da<br />

3 alpini) hanno camminato per<br />

sentieri, mulattiere lungo un<br />

percorso superiore ai 18 km.<br />

La marcia alpina di regolarità<br />

è uno sport in cui ogni concorrente<br />

deve percorrere il tracciato<br />

di gara a delle velocità prestabilite.<br />

Il percorso è preparato,<br />

segnato e misurato nelle settimane<br />

antecedenti la manifestazione,<br />

ed è mantenuto segreto<br />

ai partecipanti. I concorrenti<br />

partono scaglionati di circa 2<br />

minuti e lungo il percorso incontrano<br />

dei punti di controllo<br />

cronometrico, in cui ad ognuno<br />

viene segnato l’orario di passaggio<br />

al minuto secondo; dopo<br />

ogni controllo cambia la velocità<br />

a cui il concorrente deve<br />

camminare. Le velocità variano<br />

a seconda del percorso da 3<br />

km/ora in caso di salite difficili<br />

fino a 7 km/ora in caso di facili<br />

percorsi in piano. Prima della<br />

partenza è possibile scegliere<br />

fra 2 tipologie di medie: medie<br />

alte, più veloci in cui è importante<br />

avere forza e resistenza fisica<br />

nei tratti più difficili di<br />

salita, e medie basse dove è più<br />

importante riuscire a mantenere<br />

la corretta velocità.<br />

La gara di Santa Margherita<br />

in particolare era composta da 6<br />

tratti (chiamati settori) ciascuno<br />

dei quali aveva una specifica<br />

velocità a cui adeguarsi, con 6<br />

punti di controllo cronometrico.<br />

Al termine della gara (in questo<br />

caso dopo circa 3 ore e mezza),<br />

quando tutti i concorrenti sono<br />

transitati ai vari controlli, il giudice<br />

di gara affigge i tempi ufficiali<br />

di percorrenza che dovevano<br />

essere effettuati per ciascun settore.<br />

Ogni secondo di scostamento<br />

dal tempo ufficiale sia in<br />

ritardo che in anticipo è calcolato<br />

come penalità e vince il<br />

concorrente che ha totalizzato il<br />

minor numero di penalità<br />

In questo sport è necessario<br />

avere doti di forza fisica e resistenza,<br />

ma soprattutto è importante<br />

conoscere molto bene il<br />

proprio passo in ogni condizioni<br />

di terreno.<br />

L’occasione del Campionato<br />

Italiano A.N.A. è anche un motivo<br />

per far conoscere il territorio<br />

a molte persone di altre<br />

regioni ed anche a valorizzarne<br />

gli aspetti e i paesaggi più caratteristici,<br />

in quanto spesso il<br />

percorso di gara si sviluppa su<br />

sentieri e mulattiere noti solo a<br />

chi conosce bene il luogo.<br />

Quest’anno a Santa Margherita<br />

la giornata era bellissima,<br />

con un caldo sole estivo. Il percorso<br />

si snodava quasi interamente<br />

sui sentieri del Monte di<br />

Portofino, raggiungendo prima<br />

la sommità del monte con una<br />

impegnativa salita, e poi scendendo<br />

nella magnifica baia di<br />

San Fruttuoso, con scorci stupendi<br />

sul mare in quella zona<br />

ancora molto pulito, infine risalendo<br />

la montagna in direzione<br />

di Portofino fra uliveti e vigneti,<br />

per ritornare a mezza costa fino<br />

al punto di arrivo nella piazza<br />

hanno stanza il 37° reggimento<br />

di fanteria, che con il 38° forma<br />

la brigata “Ravenna” impiegata<br />

sul fronte russo.<br />

Dopo l’8 settembre 1943 la<br />

fortezza è occupata dai tedeschi.<br />

Anni ’50: la Cittadella è sede<br />

del 52° reggimento artiglieria<br />

pesante.<br />

1994: l’esondazione del Tanaro<br />

sommerge la Fortezza: ripristinata<br />

dai militari, nel 2000<br />

viene alienata e nel 2009 viene<br />

affidata al Comune di Alessandria.<br />

Da poco è entrato anche il<br />

I concorrenti della <strong>Sezione</strong> Val Susa.<br />

centrale di Santa Margherita ligure.<br />

Il primo tratto di salita su mulattiera<br />

a gradini ha impegnato<br />

fisicamente i concorrenti ed ha<br />

comportato una selezione, che<br />

si è ritrovata nel risultato finale<br />

della gara.<br />

Anche quest’anno la pattuglia<br />

vincitrice è stata una della <strong>Sezione</strong><br />

di Vicenza, per il secondo<br />

anno consecutivo, che ha totalizzato<br />

in totale 87 penalità,<br />

(quindi una media di circa 5 secondi<br />

di errore per chilometro),<br />

al secondo posto la pattuglia<br />

della <strong>Sezione</strong> di Cusio-Omegna<br />

con 161 penalità, già con un notevole<br />

distacco e al terzo posto<br />

FAI (Fondo Ambiente Italiano)<br />

per collaborare al recupero<br />

ed al riutilizzo dell’intera<br />

opera.<br />

All’interno vi è già una “Espo-<br />

sizione permanente di uniformi,<br />

armi, cimeli, del regio esercito in<br />

Italia dal 1848 al 1946”, molto<br />

interessante e da vedere (orario<br />

sabato e domenica, 10-13 e 16-<br />

19, gli altri giorni 16-19.<br />

Annualmente si tengono mostre<br />

floreali, animali, concerti e<br />

tutta una serie di manifestazioni<br />

cui la Cittadella pare vocata per<br />

i suoi enormi spazi e le imponenti<br />

costruzioni.<br />

una pattuglia di Lecco con 168<br />

penalità. A seguire le altre.<br />

Nella classifica per Sezioni<br />

A.N.A., la vincitrice è risultata<br />

la sezione di Brescia, seguita a<br />

ruota da Bergamo e Biella.<br />

Alla gara ha partecipato<br />

anche una pattuglia della nostra<br />

<strong>Sezione</strong> composta da Sergio Bar<br />

e Fabrizio Vinassa (Gruppo di<br />

Caprie) e Roberto Bossù<br />

(Gruppo di Villar Dora), che si<br />

sono classificati al 31° posto<br />

con 285 penalità.<br />

Questa partecipazione ha permesso<br />

alla <strong>Sezione</strong> di esser presente<br />

nella classifica per Sezioni<br />

al 21° posto, su 30 Sezioni presenti.<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino 15<br />

Sport


Storia e cultura<br />

Nel mese di gennaio è stato<br />

celebrato il 68° anniversario<br />

della battaglia di Nikolajewka<br />

(fronte russo ’43).<br />

Il 15 gennaio di quell’anno la<br />

divisione alpina “Tridentina”<br />

composta dal 5° rgt. alpini, con<br />

i battaglioni “Morbegno”, “Tirano”,<br />

“Edolo”, dal 6° rgt. alpini<br />

con i battaglioni “Vestone”,<br />

“Verona”, “Valchiese”; il 2° rgt.<br />

artiglieria alpina con i gruppi<br />

“Bergamo”, “Valcamonica”,<br />

“Vicenza”, l’82ª compagnia<br />

cannoni controcarro da 47/32; il<br />

2° reparto salmerie e servizi<br />

vari, il 2° battaglione genio oltre<br />

ad altri reparti del Corpo d’Armata<br />

assegnati per l’impiego tra<br />

cui il gruppo squadroni appiedato<br />

Savoja e Novara cavalleria,<br />

reparti della divisione “Vicenza”<br />

ed il raggruppamento artiglieria<br />

pesante, era dislocata<br />

sul Don, su di un fronte di circa<br />

25 chilometri.<br />

Pagata a caro prezzo<br />

l’ora del Tirano<br />

Il giorno 17 alle ore 17,00<br />

venne dato l’ordine di ripiegamento<br />

su Podgornoje, senza<br />

aver avuto insuccessi perché<br />

eravamo in una grossa isola in<br />

mezzo all’offensiva russa, in seguito<br />

al cedimento delle divisioni<br />

“Julia”, “Cuneense”, dei<br />

tedeschi, degli ungheresi e dei<br />

rumeni.<br />

Il gen. Reverberi, comandante<br />

della divisione, ordinò la<br />

costituzione di due colonne: il<br />

5° rgt. alpini obiettivo Posto<br />

Jalli direzione Scorobib; il 6°<br />

rgt. alpini obiettivo Posto Jalli<br />

direzione Opyt.<br />

Dopo molti giorni di combattimenti,<br />

di marce con temperature<br />

anche di 40° sottozero, di<br />

fame, di stanchezza, sonno e<br />

sete, il giorno 26 il 5° rgt. alpini<br />

con in testa il “Tirano” e di retroguardia<br />

l’“Edolo”, mosse per<br />

congiungersi al 6° alpini per<br />

l’attacco a Nikolajewka che risultava<br />

fortemente occupata.<br />

Il “Tirano” giunto alla selletta<br />

di Arnautowo venne attaccato<br />

da forti formazioni russe che,<br />

penetrate alle spalle del 6° rgt.<br />

alpini, riuscì a respingere. Il nemico<br />

lasciò sul terreno molti<br />

morti ed un gran numero di armi<br />

di ogni tipo.<br />

L’ora del “Tirano” fu pagata a<br />

caro prezzo. Ben 11 ufficiali e numerosissimi<br />

alpini caddero eroicamente<br />

e molti furono i feriti.<br />

Non vi è dubbio che il sacrificio<br />

quasi totale del “Tirano”<br />

impedì ai russi di tagliare in due<br />

la colonna dividendo il 5° dal<br />

6°, cosa che avrebbe determinato<br />

l’annientamento completo<br />

e la fine perché l’“Edolo” non<br />

16<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino<br />

Icona raccolta dal cappellano degli alpini, padre Policarpo narciso<br />

Crosara, tra le macerie di un villaggio abbandonato in prima<br />

linea sul fronte del Don e dai suoi soldati amorosamente custodita<br />

e devotamente venerata.<br />

la battaglia<br />

di nikolaiewka<br />

di nanni Calvi<br />

avrebbe potuto arrivare in<br />

tempo utile a dare man forte,<br />

stretto com’era da una calca di<br />

circa 40.000 sbandati ed alle<br />

prese con attacchi partigiani in<br />

coda.<br />

Ed eccoci arrivati a Nikolajewka.<br />

I russi erano molti, una<br />

Il generale reverberi (a destra), comandante della divisione “Tridentina”<br />

sul fronte del Don, fa rapporto con alcuni ufficiali.<br />

divisione, asserragliati in un<br />

grosso paese dietro una difesa<br />

naturale che era il terrapieno di<br />

una ferrovia e con la possibilità<br />

di sparare come in un grosso poligono<br />

contro di noi che dovevamo<br />

scendere allo scoperto per<br />

la falda bianca di una grande<br />

balka.<br />

Gli uomini<br />

caddero a decine<br />

Il gen. Nasci ed il gen. Reverberi<br />

giunti davanti a Nikolajewka<br />

dove i battaglioni del 6°<br />

già combattevano alla massicciata<br />

della ferrovia, si resero<br />

conto che non avrebbero potuto<br />

da soli superare quell’infernale<br />

sbarramento.<br />

Allora dettero ordine di raccogliere<br />

tutti gli elementi del 5°<br />

per inviarli in rinforzo al “Vestone”<br />

ed al “Val Chiese”. Gli<br />

uomini caddero a decine. Il btg.<br />

“Edolo” ed il gruppo “Valcamonica”<br />

ritardarono, serrati nella<br />

calca.<br />

Il gen. Reverberi prese il gen.<br />

Nasci sottobraccio e si avviò<br />

alla ferrovia per partecipare all’attacco<br />

prima che arrivassero<br />

le tenebre ed il gelo.<br />

Mentre si stava per toccare<br />

l’acme della tragicità, ecco arrivare<br />

l’“Edolo” seguito dal “Valcamonica”<br />

che si lanciò nella<br />

lotta. Passò di slancio i binari ed<br />

investì impetuosamente l’abitato<br />

di Nikolajewka.<br />

Il gen. Reverberi, salito su di<br />

un carro d’assalto tedesco, si<br />

lanciò in paese gridando “Tridentina<br />

avanti” e gli alpini ai<br />

lati con lotte corpo a corpo, di<br />

casa in casa conquistarono in<br />

breve l’abitato.<br />

I russi lasciarono sul terreno<br />

un mucchio di morti. I superstiti<br />

si diedero alla fuga. Il miracolo<br />

era compiuto.<br />

Nikolajewka fu presa da pochi<br />

uomini esausti, sfiniti e pressoché<br />

disarmati, seguiti da una valanga<br />

di uomini che vedevano<br />

nelle case la salvezza dalla morte<br />

per congelamento e la possibilità<br />

di rifocillarsi.<br />

Non possiamo dimenticare gli<br />

artiglieri del “Bergamo” e del<br />

“Vicenza”.<br />

Finisco questa breve cronistoria<br />

degli avvenimenti della battaglia<br />

di Nikolajewka ripetendo<br />

quanto il cappellano della “Tridentina”,<br />

don Gnocchi, ebbe a<br />

dire a proposito dopo la battaglia<br />

stessa: “Dio era con gli alpini ma<br />

gli alpini erano degni di Dio”.<br />

Fu così che la “Tridentina”<br />

aprì la strada verso la libertà alla<br />

maggior parte di quanti erano<br />

stati chiusi nella sacca russa,<br />

compresi i tedeschi, gli ungheresi<br />

ed i rumeni.<br />

(da “Presenza”, 2001)


Gli anni della mia infanzia ad exilles<br />

ricordi di mario parisio<br />

parte prima<br />

Con grande piacere pubblichiamo<br />

in due puntate i ricordi<br />

di Exilles che il gen. Mario Parisio,<br />

grande amico della Val<br />

Susa, ha voluto regalarci.<br />

Il gen. Parisio ho avuto l’altissimo<br />

onore di conoscerlo<br />

quando, come sottotenente di<br />

prima nomina, prestai servizio<br />

al comando del 6° reggimento<br />

alpini di cui egli ne era il comandante.<br />

Un periodo bellissimo<br />

durante il quale potei<br />

apprezzare le sue doti di grande<br />

comandante, doti che lo hanno<br />

portato ad una luminosa carriera<br />

militare. Come tutte le<br />

cose di questo mondo, terminato<br />

il mio periodo di servizio,<br />

ogni forma di contatto si interruppe<br />

e solo un caso fortuito e<br />

legato alla mia collaborazione<br />

con “Lo Scarpone Valsusino”<br />

mi ha permesso di riallacciare<br />

questo rapporto che ha trovato<br />

il suo culmine a Latina in un incontro<br />

dopo esattamente quarant’anni.<br />

Lascio ai lettori<br />

immaginare la gioia e la commozione<br />

provata.<br />

Il racconto che segue, di taglio<br />

intimamente personale, ci racconta<br />

di una Exilles di altri tempi,<br />

con una prosa leggera e coinvolgente.<br />

Nel prossimo numero troveremo<br />

invece un racconto più<br />

militare ma sicuramente ugualmente<br />

interessante.<br />

Con una ultima notazione voglio<br />

anche ricordare che durante<br />

il periodo al 6°, cappellano militare<br />

era l’allora cap. Aldo Parisio,<br />

valsusino doc, anch’egli<br />

destinato ad una importante carriera<br />

ecclesiastica nell’ambito<br />

delle forze armate.<br />

Sono arrivato ad Exilles il 6<br />

luglio del 1926. La mia famiglia<br />

era composta dai miei genitori,<br />

da mia sorella Luciana (di 1<br />

anno) e da me (avevo 4 anni).<br />

Mio padre, capitano degli alpini,<br />

vi era stato trasferito da<br />

Susa per comandare il “Centro di<br />

mobilitazione e distaccamento<br />

eventuale del btg. ‘Exilles’ (questa<br />

era la denominazione ufficiale).<br />

Il comando era dislocato nel<br />

Forte, uno splendido complesso<br />

fortificato posto al centro della<br />

valle, in corrispondenza di una<br />

“stretta”, posto ideale per sbarrare,<br />

in caso di guerra, ogni provenienza<br />

da ovest.<br />

Sulla storia del Forte esiste<br />

una ricca bibliografia; mi limiterò<br />

quindi a dire dell’arma-<br />

mento pesante di cui era dotato<br />

(cannoni di vario calibro), che<br />

era stato smontato nel corso<br />

della Prima guerra mondiale e<br />

dato in dotazione a reparti combattenti.<br />

Nel 1926 ospitava una guarnigione<br />

che aveva anche il compito<br />

di gestire il “centro di<br />

mobilitazione” e di presidiare e<br />

controllare i forti satelliti di<br />

Fenil, Pramand e Sapè. Ma su<br />

questo tornerò più avanti. Ora<br />

vorrei dare un’idea di come era<br />

il paese all’epoca, chi erano gli<br />

abitanti e quale tipo di vita vi si<br />

conduceva.<br />

La vita economica del paese<br />

ruotava prevalentemente attorno<br />

all’ambiente militare.<br />

La presenza degli ufficiali,<br />

sottufficiali e alpini in servizio<br />

al forte, del personale della stazione<br />

carabinieri e della brigata<br />

della Guardia di Finanza (e di<br />

tutta le rispettive famiglie) costituiva<br />

un cespite di guadagni<br />

non indifferente. A questi occorre<br />

poi aggiungere gli operai<br />

civili addetti alla manutenzione<br />

delle varie strutture militari<br />

(muratori, carpentieri, elettricisti,<br />

operai d’artiglieria ecc.) e alcuni<br />

sottufficiali che, lasciato il<br />

servizio, erano rimasti ad Exilles<br />

quali pensionati.<br />

La popolazione era costituita,<br />

per la quasi totalità da contadini.<br />

Poveri contadini in perenne<br />

lotta con l’inclemenza del<br />

tempo (gli inverni erano lunghi<br />

e freddi) e con la sterilità della<br />

terra. I più fortunati erano i proprietari<br />

dei terreni di fondo valle<br />

e, in particolare, attorno alla frazione<br />

Champlons (da qui il<br />

nome). Ma molti avevano la<br />

proprietà sui costoni della valle<br />

e io li ricordo intenti, in primavera,<br />

a ripristinare le piccole terrazze<br />

che la neve ed il disgelo<br />

avevano in parte sgretolato e<br />

fatto franare.<br />

Le colture principali: vigneti,<br />

patate, fagioli, segala e avena.<br />

Più in alto gli alpeggi ed i boschi<br />

fornivano il foraggio per gli<br />

animali da stalla e la legna per i<br />

camini.<br />

Questa era la popolazione residente.<br />

Poi vi erano i villeggianti<br />

che affluivano in vista<br />

dell’estate: erano perlopiù, famiglie<br />

di Exilles emigrate in<br />

città per lavoro e che al paese ritornavano<br />

per le vacanze avendovi<br />

mantenuto la vecchia casa<br />

debitamente restaurata a dimostrazione<br />

del benessere e del<br />

successo conseguiti.<br />

Le attività commerciali a disposizione<br />

dei residenti e vil-<br />

leggianti erano costituite da una<br />

panetteria, un negozio di generi<br />

alimentari, una macelleria<br />

(aperta però, se ben ricordo,<br />

solo un paio di giorni la settimana),<br />

una tabaccheria (che<br />

vendeva anche capi di abbigliamento),<br />

una calzoleria, un negozio<br />

di sarto/barbiere, due<br />

trattorie di cui una (la trattoria<br />

“Roma”) con camere da letto e<br />

sala da biliardo. In più vi era il<br />

“Dopolavoro” dove, la domenica,<br />

si ballava.<br />

La presenza dei villeggianti<br />

vivacizzava la vita del paese e<br />

mi riferisco sia agli abiti delle<br />

“madamin” e delle “tote” (un<br />

profluvio di colori e scollature<br />

in assoluto contrasto con i tradizionali,<br />

castigatissimi vestiti<br />

neri e lunghi fino alla caviglia<br />

della maggior parte delle donne<br />

del posto), sia alle varie feste<br />

che punteggiavano i mesi estivi.<br />

Anzitutto San Pietro (patrono<br />

del paese) e poi le sagre che si<br />

svolgevano a Champlons, al<br />

Sapè, al rifugio Mariannina<br />

Levi, al Cels, a San Colombano.<br />

In settembre, con la partenza<br />

dei villeggianti, la vita tornava<br />

al solito, monotono tran-tran.<br />

Il 1° ottobre ricominciavano<br />

le scuole.<br />

E qui devo aprire una parentesi<br />

perché di questo evento<br />

sono stato, con gli altri bambini<br />

del paese, attore diretto.<br />

Le scuole si trovavano nell’edificio,<br />

posto a fianco della<br />

Chiesa, che oggi ospita il Municipio.<br />

Le classi erano frequentate<br />

dai bambini del capoluogo<br />

e delle frazioni più vicine; al<br />

Cels e San Colombano funzionavano<br />

scuole “distaccate”.<br />

Entrai in 1ª elementare il 1°<br />

ottobre 1928. Le classi erano abbastanza<br />

numerose perché “accorpate”:<br />

la 1ª e la 2ª in un’aula,<br />

poi la 3ª e la 4ª e infine la 5ª e la<br />

6ª (sì, c’era anche la 6ª).<br />

La mia maestra fu la signora<br />

Pocciola. La ricordo benissimo<br />

e provo per lei, ancora oggi, riconoscenza<br />

e affetto. Di media<br />

statura, magra, i capelli raccolti<br />

sulla nuca, sempre vestita di<br />

scuro con gli abiti lunghi fino<br />

alla caviglia e un nastro di velluto<br />

nero intorno al collo.<br />

Aveva un portamento distinto<br />

e nobile che emanava autorevolezza<br />

e prestigio ma era dolce e<br />

buona; sapeva tenere la disciplina<br />

senza mai alzare il tono<br />

della voce. Comprensiva e materna,<br />

paziente ed equilibrata era<br />

veramente il modello della<br />

Maestra di quei tempi.<br />

Altro insegnante era don Fon-<br />

tan (aveva anche la funzione di<br />

vice-parroco); poi in quegli anni<br />

si sono alternati la sig.na Baruffaldi<br />

(una emiliana capitata<br />

chissà come e perché ad Exilles)<br />

ed il maestro Osella.<br />

I miei compagni erano figli<br />

dei contadini: venivano a scuola<br />

con gli zoccoli ed i pantaloni di<br />

fustagno a mezza gamba (così<br />

solo l’usura e non la crescita costringeva<br />

i genitori a comprarne<br />

dei nuovi!).<br />

Funzionava per gli scolari<br />

delle frazioni la “refezione scolastica”,<br />

una scodella di minestra<br />

a cui si aggiungeva il pane<br />

che i bambini si portavano da<br />

casa. L’orario era 8,30-12 e 14-<br />

16. Il giovedì era vacanza.<br />

Un ricordo atroce: nell’inverno<br />

del ’31 una valanga travolse, nel<br />

vallone di Rochemolles, una<br />

compagnia del btg. “Fenestrelle”<br />

in escursione. I morti furono<br />

tanti…<br />

Ho ancora negli occhi la colonna<br />

di autocarri che trasportarono<br />

a Torino, per i funerali, le<br />

bare delle vittime.<br />

Ancora due annotazioni. Podestà<br />

di Exilles era il cav. Humbert.<br />

Il suo figlio maggiore,<br />

Corrado, mio compagno di giochi,<br />

cadrà in Russia nell’inverno<br />

1942-43.<br />

Parroco era don Cristetti: il<br />

suo aspetto severo incuteva almeno<br />

a me, molta soggezione.<br />

Un ricordo su tutti: i pomeriggi<br />

domenicali in Chiesa per il catechismo<br />

prima, e poi per il rosario<br />

e la benedizione.<br />

Il freddo d’inverno era terribile<br />

e si univa alla paura di sbagliare<br />

le risposte alle domande<br />

che il parroco poneva e che poi,<br />

con una matita copiativa che<br />

umettava sulle labbra, giudicava<br />

con un voto che registrava su un<br />

suo quadernetto.<br />

Lasciai Exilles nel settembre<br />

1932, dopo la 4ª elementare.<br />

Mio padre era stato trasferito a<br />

Torino (caserma “Rubatto”) per<br />

assumere il comando della 32ª<br />

compagnia del btg. “Exilles”.<br />

(continua)<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino 17


Dalla <strong>Sezione</strong><br />

18<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino<br />

Recensioni<br />

Mario Tonini<br />

Rinaldo Trappo<br />

Uomo, alpino e prete<br />

pp. 127, € 17,00<br />

Ed. Susalibri<br />

Il libro di Mario Tonini dedicato<br />

a questo sacerdote - mancato<br />

il 13 settembre 2010 -<br />

sintetizza bene nel sottotitolo le<br />

tre direttrici che la biografia ha<br />

inteso seguire, per uno sguardo<br />

a 360 gradi su questa figura di<br />

prete molto nota in Valle di Susa<br />

e non solo.<br />

L’Autore ci informa, nella pagina<br />

introduttiva, che “non troverete<br />

tutto nella vita di Rinaldo<br />

Trappo. Alcuni fatti non sono riuscito a comprenderli, altri non sono<br />

emersi nei ricordi e altri ancora sono intime sfaccettature di un uomo<br />

che come tutti ha commesso errori e mancanze. Ho scritto con l’intento<br />

di raccontare, per giudicare non ho né l’altezza morale, né la<br />

propensione”.<br />

Un raccontare il suo, quindi, ponderato, sintetico, scevro di spunti<br />

polemici o supponenti, privo di intenti edulcorati o encomiastici.<br />

Il suo sguardo attento ha colto bene i poliedrici versanti di un<br />

uomo la cui esistenza - novantatrè anni - è stata improntata alla<br />

schiettezza, al fare, al donarsi, alla coerenza con i propri principi e<br />

le proprie idee.<br />

E soprattutto caratterizzata da un agire legato ad un temperamento<br />

a cui ben si addice il detto latino “frangar, non flectar” (mi spezzo,<br />

ma non mi piego) e quello popolare “pane al pane, vino al vino”,<br />

contraddistinto da reazioni immediate, senza sofismi, sottintesi, geroglifici,<br />

come evidenzia lo scritto “Prete sempre” di don Ettore De<br />

Faveri, che troviamo in apertura del libro.<br />

Qui egli sottolinea anche due peculiarità di don Trappo: quella di<br />

privilegiare, in primis, scelte legate alla propria vocazione e la disponibilità<br />

al servizio delle anime e dei fratelli bisognosi.<br />

Precede il primo capitolo, ancora una voce, molto nota: quella del<br />

generale Giorgio Blais che coglie bene, di don Trappo, l’anima dell’alpino<br />

- “era alpino e tale si è sempre sentito” - e la sua dedizione,<br />

soprattutto a quegli alpini della divisione “Cuneense”, vivi e defunti,<br />

di cui era stato solerte, eroico, amato cappellano durante la terribile<br />

“campagna di Russia”.<br />

Questo scritto esterna ammirazione, sottolinea l’amicizia che li<br />

legava (“mi degnò del suo affetto e della sua amicizia”).<br />

Le pagine del generale, improntate a ricordi personali, si conclude<br />

con queste parole. “Abbiamo presente i suoi insegnamenti, la sua<br />

fede, la sua indipendenza. Io gli ho voluto bene e lo ricordo come il<br />

vero santo sacerdote”.<br />

La biografia di Mario Tonini si snoda in tredici agili capitoli ampiamente<br />

corredati di un apparato fotografico in bianco e nero e a colori<br />

di oltre cento fotografie. Molte, alcune storiche - quelle che si<br />

riferiscono al servizio a seguito degli alpini come loro cappellano<br />

militare - ci offrono alcuni significativi momenti di guerra in Albania<br />

e in Russia che ritraggono don Trappo, sia in pose ufficiali in divisa<br />

da solo o in gruppo, sia in simpatiche istantanee.<br />

Tanti flash-back eloquenti che unitamente al testo, vivacizzato da<br />

molte note aneddotiche, ci fanno rivivere quei tragici giorni di<br />

guerra.<br />

A pagina 57, una fotografia ritrae don Trappo in compagnia di un<br />

militare con alle loro spalle il “fiume Don ghiacciato”, come recita<br />

la didascalia.<br />

Questa fotografia non può non essere accostata a quella della pagina<br />

92 - datata 4 giugno 1989 - che ritrae don Rinaldo mentre celebra<br />

(in Ucraina) la Messa al campo in ricordo dei suoi alpini Caduti<br />

in Russia, proprio in riva allo stesso grande fiume, sempre alle sue<br />

spalle, ora placido e invitante con le sue sponde rivestite di verde e<br />

non più morsa di ghiaccio e morte.<br />

Dopo quarant’anni dal suo ritorno dalla “campagna di Russia” e<br />

dal periodo di internamento nei lager tedeschi, con non poche difficoltà<br />

era riuscito a ritornare là in quella terra lontana che era stata un<br />

calvario, un cimitero atroce all’eroismo, alla disperazione, alle inaudite<br />

sofferenze di tanti “suoi” alpini.<br />

Affiancano queste pagine di guerra e di prigionia che sintetizzano<br />

efficacemente gli anni più difficili e indimenticabili di don Trappo,<br />

quelle dei periodi altrettanto pregnanti, relativi al suo impegno di<br />

missionario per i nostri migranti del dopoguerra che avevano trovato<br />

lavoro in Belgio e in Svizzera; quelle che lo videro severo e<br />

preparato insegnante elementare nelle Scuole di Foresto; quelle dei<br />

suoi viaggi e della sua fattiva collaborazione - soprattutto per la raccolta<br />

fondi - alla ricostruzione del Rifugio Ca’ d’Asti e del Santuario<br />

della vetta del Rocciamelone, quale membro autorevole<br />

dell’A.N.A. valsusina in cui ricopriva l’incarico di Cappellano.<br />

A questa Associazione, molto viva in Valle, diede sempre la sua<br />

totale disponibilità, con slancio, entusiasmo, fattività, per celebrazioni<br />

di feste o di ricorrenze dolorose, gemellaggi, pellegrinaggi alla<br />

Vetta e per la “festa del Piemonte” al colle dell’Assietta.<br />

In quest’ultima festa che si celebra in agosto, volle proporre la<br />

lingua piemontese sia nella celebrazione eucaristica che nell’omelia,<br />

in contrasto con le disposizioni della Conferenza Episcopale Italiana<br />

che lo vietava, affrontando anche le polemiche e contestazioni varie.<br />

Vorrei concludere con la motivazione che, nel 1997, il Comune di<br />

Leinì scelse per conferirgli la cittadinanza onoraria (un’altra gli era<br />

stata assegnata anche dal Comune di Meana nel 1993) “Per l’elevato<br />

esempio di dedizione, solidarietà umana e sociale”.<br />

Parole efficacemente sintetiche e significative, in linea con il suo<br />

sentire ed agire.<br />

Laura Grisa<br />

L’angolo di Elio Garnero<br />

l’esercito dei senza tetto<br />

e dei senza nome<br />

Come si fa a lavorare per milioni di poveri a migliaia di chilometri<br />

da qui e ignorare la povertà che ci circonda?<br />

Alcuni giorni fa, seguendo un interessante documentario in TV<br />

su questo argomento, mi sono ricordato di un curioso incontro avvenuto<br />

anni or sono, quando ero ancora impegnato come consulente<br />

per una ditta di prodotti in ghisa ed in alluminio nel modenese. Essendo<br />

sempre solo preferivo utilizzare il treno anche per motivi economici.<br />

Era mia abitudine viaggiare in seconda classe poiché in<br />

prima classe quei sedili di finto velluto rosso raccogli pulci, ed i relativi<br />

appoggiatesta che all’origine dovevano essere stati bianchi non<br />

mi avevano mai ispirato fiducia.<br />

Quel giorno salii a Modena e come al solito mi accinsi a scorrere<br />

le righe di un quotidiano alla ricerca di un articolo interessante. Era<br />

inverno ed indossavo cappotto blu con camicia e cravatta. Alla stazione<br />

di Piacenza salgono alcuni passeggeri, ed un volto spettinato<br />

spunta dalla fila con una specie di pacco chiuso con una piccola<br />

corda sfilacciata. Capii in seguito che erano i cartoni che sarebbero<br />

serviti per il suo letto improvvisato. Da questo pacco scivola a terra,<br />

ai miei piedi, un cartone che con una mano raccolgo e consegno al<br />

legittimo proprietario. Questi, che non era proprio un modello di Valentino,<br />

vestiti logori, riccioli e capelli neri chissà quando lavati,<br />

mani e volto forse soltanto disabituati all’acqua, forse timoroso per<br />

l’accaduto mi fissa e sta ad aspettare una mia reazione. Anch’io incrocio<br />

il suo sguardo, abbozzo un sorriso e lo invito a sedersi al mio<br />

fianco. Questo poco gli è bastato per convincersi di aver trovato un<br />

amico. Prende confidenza, capisce che l’ascolto volentieri, gli dò<br />

corda e lui mi racconta pezzi sparsi della sua vita. La Serbia, la<br />

guerra, la fuga, l’Italia, le porte chiuse e la strada sempre in salita.<br />

Poi la casa diventa la strada, le stazioni; questi treni presi a casaccio<br />

senza biglietto né programmi. Non dimentichiamo che la mancanza<br />

di una casa è solo la metafora di tante altre privazioni, che insieme<br />

cementificano povertà. Il suo girovagare è un eterno lasciarsi andare,<br />

una gamba piagata e mal concia che mi mostra dolorante. Non<br />

mi chiede assolutamente nulla perché gli bastava aver incontrato un<br />

amico disposto ad ascoltarlo e neanche si sente infastidito quando<br />

oso accennare che alla sua età potrebbe ancora fare molte cose buone<br />

e dove farle. Dalla porta della carrozza vedo entrare il controllore,<br />

lui s’irrigidisce e lo noto preoccupato. Con la scusa di andare alla toilette<br />

mi alzo e provvedo di nascosto a regolarizzare la sua situazione.<br />

Quando ritorno mi accorgo che aveva capito tutto ed insiste nel ringraziarmi.<br />

Arriviamo a Piacenza, quest’uomo deve scendere, un sorriso<br />

ed un saluto. L’uomo scampato dagli orrori della guerra e della


pulizia etnica per finire dentro l’orrore allegro dell’indifferenza del<br />

nostro Paese scende, ed andrà sicuramente a cercarsi un posto o in<br />

stazione o nelle vicinanze per buttare giù quel paio di cartoni per la<br />

notte imminente. Un incontro come tanti, solo più intenso, ma senza<br />

questi incontri non riusciremmo a percepire in tutta la sua drammaticità<br />

l’incremento esponenziale del fenomeno della povertà e della<br />

esclusione sociale anche in Italia.<br />

Nelle metropoli italiane, vivono all’addiaccio migliaia di clochard,<br />

italiani, marocchini, tunisini, ucraini, romeni, africani, uomini e<br />

donne, molti alcolizzati, altri con problemi psichici. Non trovando<br />

più posto nei dormitori pubblici sempre strapieni, passano la notte<br />

nei sottopassi, nelle stazioni, e nei pressi delle grate della metropolitana<br />

dove c’è più calore. È doveroso ricordare che per i motivi più<br />

disparati un rilevante numero di questi disperati rifiuta di usufruire<br />

delle apposite strutture messe a disposizione dalle istituzioni. Fra<br />

costoro esiste una categoria particolare, quella degli schiavi invisibili,<br />

immigrati sfruttati dai privati e dalle aziende che, privi anche di<br />

assistenza medica, per sfuggire alle retate del “Pacchetto sicurezza”<br />

sono costretti a rifugiarsi come animali randagi nei ruderi della periferia.<br />

Vivono senza luce, acqua, riscaldamento.<br />

Costretti a nascondersi perché le condizioni di lavoro non hanno<br />

consentito loro di avere o rinnovare il permesso di soggiorno.<br />

Il dramma di tutti questi uomini e donne senza un destino, semplicemente<br />

scaricati ai margini di un binario, si consuma e prende<br />

forma nella loro assenza dalla società. Non manca solo una dimora,<br />

un angolo da riconoscere come proprio; manca soprattutto un nome,<br />

un volto, una esistenza anagrafica, sociale ed economica. Non un<br />

mero rilievo statistico, ma l’attenzione e la dignità di un nome, una<br />

storia. Soprattutto un ruolo nella società: è la mancanza di una funzione<br />

sociale la vera fenomenologia moderna della povertà. I poveri,<br />

questi poveri, non servono a nessuno. Sono semplicemente<br />

spazzatura sul ciglio della strada, ai bordi dell’umanità. Questi sciagurati<br />

non esistono fin dalla nascita. Niente anagrafe, niente scuola,<br />

niente lavoro, niente diritti. Nascere e vivere senza essere mai esistiti.<br />

Una vita di cui non c’è traccia presso alcun ufficio anagrafico.<br />

Impressionante quanto riferisce l’UNICEF: di 150 milioni di bambini<br />

che nascono nel mondo in un anno ben 51 milioni non vengono<br />

registrati. Ovviamente questo avviene in particolare in Africa, Asia<br />

ed in Sudamerica.<br />

Quindi auspichiamo che il mondo intero incrementi l’impegno<br />

per un welfare mondiale basato sul riconoscimento di diritti e doveri<br />

ad ogni individuo, che lo renda corresponsabile delle sorti della comunità,<br />

il che, parte dal riconoscimento dell’esistenza stessa dell’essere<br />

umano.<br />

Notiziario sezionale<br />

12 marzo - Susa. Assemblea<br />

annuale dei delegati.<br />

17 marzo - Festa nazionale<br />

per il 150° dell’unità d’Italia<br />

con particolari celebrazioni ad<br />

Avigliana, Borgone e Susa.<br />

20 marzo - Sant’Antonino.<br />

Festa annuale del Gruppo.<br />

Presenti: vicepresidente vicario<br />

Garnero e consiglieri Amprimo,<br />

Bosco e Rovero.<br />

2-3 aprile - Casale Monferrato.<br />

15° C.I.S.A. Presenti:<br />

presidente Sosello, vicepresidente<br />

vicario Garnero, consiglieri<br />

Balbo e Olivero.<br />

4 aprile - Susa. Consiglio sezionale.<br />

CDS al completo.<br />

10 aprile - 50° di fondazione<br />

del Gruppo di Crotte (<strong>Sezione</strong><br />

di Ivrea). Presente il presidente<br />

Sosello con vessillo sezionale.<br />

7 aprile - Torino. 67° anniversario<br />

battaglia di monte<br />

Marrone. Presenti: vicepresidente<br />

Garnero e consiglieri Amprimo<br />

e Balbo.<br />

9 aprile - Giaveno. Raduno<br />

artiglieri alpini del 1° rgt.<br />

gruppi “Pinerolo” e “Susa”.<br />

Presenti: vessillo scortato dal<br />

vicepresidente vicario Garnero<br />

e dal consigliere Amprimo. Presenti<br />

i gagliardetti di Avigliana,<br />

Buttigliera Alta e Mompantero<br />

col capogruppo Ezio Durbiano.<br />

15 aprile - Fossano. Cambio<br />

comandante 1° artiglieria da<br />

montagna. Presenti: presidente<br />

Sosello, consiglieri Balbo e<br />

Baro ed alfiere Gallina.<br />

15 aprile - Rivoli. Serata dedicata<br />

a Rigoni Stern con coro<br />

alpino di Rivoli. Presenti: vicepresidente<br />

vicario Garnero e<br />

consiglieri Amprimo e Bonome.<br />

16-17 aprile - Avigliana. Gare<br />

ed esercitazioni di canoe sul<br />

lago Grande. Supporto logistico<br />

anche ai sommozzatori nostri<br />

associati in qualità di amici.<br />

25 aprile - Festa Nazionale.<br />

Presidente, vicepresidenti ed intero<br />

CDS impegnati nelle loro<br />

aree di competenza.<br />

2 maggio - Susa. Consiglio<br />

sezionale. CDS al completo.<br />

3-6 maggio - Marcia di avvi-<br />

cinamento dall’alta valle a Torino.<br />

Promotore il luogotenente<br />

Gambelli.<br />

4 maggio - Almese. “Aspettando<br />

l’adunata”. Accoglienza<br />

agli alpini di Schio (Sez. di Vicenza).<br />

Presenti: vicepresidente<br />

vicario Garnero e consiglieri<br />

Amprimo, Bonome e Salvaia.<br />

6 maggio - Sant’Antonino.<br />

“Aspettando l’adunata”. Accoglienza<br />

al gruppo di Romano<br />

d’Ezzelino (<strong>Sezione</strong> di Bassano<br />

del Grappa). Presenti: vicepresidente<br />

vicario Garnero, consiglieri<br />

Bosco e Rovero.<br />

7-8 maggio - Torino. 84 a Adunata<br />

nazionale. Presenti: presidente,<br />

vicepresidenti, CDS al<br />

completo, tutti i nostri 36 gagliardetti,<br />

840 sfilanti più 74 volontari<br />

della Protezione civile.<br />

14 maggio - Vercelli. Incontro<br />

di Protezione Civile<br />

A.N.A. Piemonte. Presenti:<br />

presidente Sosello, il revisore<br />

dei conti nazionale e sezionale<br />

Botteselle ed il vicecoordinatore<br />

della P.C. A.N.A. Piemonte e<br />

nostro consigliere sezionale Parisio.<br />

14-15 maggio - Avigliana. 85°<br />

di fondazione. Presenti: presidente<br />

Sosello, revisore dei conti<br />

sezionale e nazionale Botteselle,<br />

i vicepresidenti Garnero e Baro<br />

ed i consiglieri Alpe, Balbo,<br />

Bonaudo, Bonome, Bert,<br />

Bosco, Olivero, Parisio, Rovero<br />

e Salvaia, l’alfiere Gallina con<br />

vessillo ed i vessilli di Ivrea e<br />

Aosta.<br />

19 maggio - Rosta. Funerali<br />

del capogruppo Giorgio Versino,<br />

anche sostenitore del nostro<br />

“Scarpone Valsusino”.<br />

Presenti: vicepresidenti Garnero<br />

e Baro e consigliere Amprimo.<br />

22 maggio - Assemblea nazionale<br />

dei delegati. Presenti:<br />

presidente Sosello, revisore dei<br />

conti nazionale e sezionale Botteselle,<br />

i tre vicepresidenti Garnero,<br />

Ferraris e Baro ed il<br />

consigliere De Muti.<br />

24 maggio - Milano, Sede na-<br />

zionale. Giuria Premio De<br />

Cia. Presenti: presidente Sosello,<br />

consigliere Balbo e generali<br />

Blais e Meano.<br />

23-24-25-26 maggio - Cefalonia.<br />

Onori ai Caduti della Divisione<br />

“Aqui”. Presente il<br />

nostro vessillo scortato dal consigliere<br />

De Muti.<br />

27-28-29 maggio - Alessandria.<br />

Esercitazione di Protezione<br />

civile A.N.A. delle<br />

Sezioni di Piemonte, Liguria e<br />

Valle d’Aosta.<br />

3-4-5 giugno - Chiusa San<br />

Michele. 80° di fondazione.<br />

Presenti: presidente Sosello, vicepresidente<br />

Baro, consiglieri<br />

Balbo, Bosco, Bonome, Amprimo,<br />

Sacco, De Muti, Salvaia,<br />

Bert e Rovero.<br />

5 giugno - Ivrea. 90° di fondazione<br />

della <strong>Sezione</strong> locale.<br />

Presenti: vessillo scortato dal<br />

vicepresidente vicario Garnero<br />

e dal consigliere Bonaudo.<br />

6 giugno - Susa. Consiglio sezionale.<br />

CDS al completo.<br />

Oblazioni pro Scarpone<br />

Gruppo di Chiomonte € 150,00<br />

Gruppo di Avigliana € 100,00<br />

Masoero Remo - Gruppo di Avigliana € 30,00<br />

Ponti Chiara - Gruppo di Avigliana € 20,00<br />

Garnero Elio - Gruppo di Avigliana € 20,00<br />

Pereno Elio - Gruppo di Avigliana<br />

Giai Gianet Vittorina in memoria di<br />

€ 10,00<br />

Giai Gianet Bruno - Gruppo di Avigliana<br />

Rosa Dante in memoria di Marta - Gruppo di<br />

€ 20,00<br />

Avigliana € 10,00<br />

Nicoloso Mario - Gruppo di Avigliana € 15,00<br />

Ferraudo Gian Franco - Gruppo di Avigliana € 10,00<br />

Fantini Renzo<br />

Giaccone Maria Pia in memoria di Tatti Francesco -<br />

€ 5,00<br />

Gruppo di Avigliana<br />

Sanna Paolina in memoria di Bassi Renato e<br />

€ 40,00<br />

Gianfranco - Gruppo di Avigliana € 20,00<br />

Riva Carlo - Gruppo di Rubiana € 20,00<br />

Gruppo di Villar Dora € 100,00<br />

Gruppo di Sestriere € 137,00<br />

Bergamaschi Aldo - Gruppo di Chianocco<br />

Ribolati Elisabetta - Gruppo di Chianocco<br />

Dosio Luigi - Gruppo di Chianocco<br />

€<br />

€<br />

€<br />

5,00<br />

5,00<br />

5,00<br />

Russo Mauro - Gruppo di Chianocco € 10,00<br />

Pesando Luca - Gruppo di Chianocco € 5,00<br />

Rossero Luciana - Gruppo di Chianocco € 50,00<br />

Gruppo di Susa € 180,00<br />

Gruppo di Sant’Antonino € 100,00<br />

Gruppo di Cesana € 214,00<br />

Amprimo Franco - Gruppo di Bussoleno € 10,00<br />

Di Paola Franco - Gruppo di Bussoleno € 10,00<br />

Pesando Sergio - Gruppo di Bussoleno € 115,00<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino 19<br />

Dalla <strong>Sezione</strong>


Cronaca dai Gruppi<br />

Sibille Mauro - Gruppo di Bussoleno € 10,00<br />

Ainardi Aldo in memoria di zio Riccardo -<br />

Gruppo di Bussoleno € 10,00<br />

Gruppo di Bussoleno € 50,00<br />

La famiglia in ricordo di Ugo Ponsero - Gruppo<br />

di Giaglione € 100,00<br />

Gruppo di Giaglione € 50,00<br />

Piardi Giuseppe - Gruppo di Gravere € 5,00<br />

Gruppo di Sant’Ambrogio € 50,00<br />

Raimondo Sergio - Gruppo di Sant’Ambrogio € 30,00<br />

La mamma in memoria di Bruno Ferrero -<br />

Gruppo di Sant’Antonino € 20,00<br />

La famiglia in ricordo dell’alpino Italo Lambert<br />

andato avanti lo scorso anno nel mese di giugno -<br />

Gruppo di Susa € 100,00<br />

Gruppo di Rubiana € 200,00<br />

N.N. - Gruppo di Vaie € 10,00<br />

In memoria di Bellone Vincenzo - Gruppo di<br />

Villar Focchiardo € 20,00<br />

In memoria di Chiaberto Igino - Gruppo di<br />

Villar Focchiardo € 20,00<br />

Sandrone Renzo per la nascita della nipotina Zoe -<br />

Gruppo di Chianocco € 10,00<br />

Gastone Piero - Gruppo di Bussoleno € 50,00<br />

N.N. € 3,00<br />

N.N. in memoria di Vottero Dorino - Gruppo di<br />

Mompantero € 20,00<br />

In memoria di Favro Attilio, la moglie Valeria<br />

Martinasso - Gruppo di Mompantero € 25,00<br />

Cislaghi Mario, Padova - Gruppo di Avigliana € 50,00<br />

Cav. della Repubblica Masoero Remo - Gruppo<br />

di Avigliana € 50,00<br />

L’amica ed assidua sostenitrice del Gruppo,<br />

signora Pierangela Moitre, nella ricorrenza dell’8°<br />

anniversario della dipartita dell’amato marito alpino<br />

Armando Giorda - Gruppo di Avigliana € 50,00<br />

Gruppo di Bruzolo € 50,00<br />

Totale € 2.299,00<br />

Oblazioni conto corr. post.<br />

Castagno Ezio - Avigliana € 20,00<br />

Morinatto Pier Angelo - Villar Dora € 50,00<br />

Virano Secondo - Torino € 20,00<br />

Gontero Gianni - S. Ambrogio € 30,00<br />

Demarie Giovanni - Sant’Antonino € 20,00<br />

Sensale Mario - Torino € 20,00<br />

Martinelli Giuseppe - Artogne (Bs) € 20,00<br />

Caffo Vittorio - Venaus € 30,00<br />

Gerundino Antonio - Villafranca Lunigiana € 10,00<br />

Gen. Donati Giorgio - Verona € 100,00<br />

Barbieri Igino - Villafranca Lunigiana € 10,00<br />

Totale € 330,00<br />

Abbiamo bisogno di voi!<br />

se avete prestato servizio<br />

nelle fanfare delle brigate alpine,<br />

se siete musici simpatizzanti<br />

desiderosi di riprendere l’attività<br />

musicale, aderite<br />

alla nostra fanfara sezionale.<br />

siamo tanti, con tanta voglia<br />

di suonare con il cappello alpino.<br />

20<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino<br />

presenze del nostro vessillo<br />

in manifestazioni<br />

di altre sezioni<br />

Giaveno, incontro tra<br />

artiglieri alpini del 1° rgt.,<br />

gruppi “Pinerolo” e “Susa”<br />

Sabato 9 aprile, ospiti nella bella sede A.N.A. di Giaveno, si sono<br />

ritrovati ben 300 artiglieri alpini. L’invito era così formulato: Accorrete,<br />

“per un giorno avremo di nuovo vent’anni”. È stata una giornata<br />

indimenticabile: veci tra i settanta-ottant’anni hanno rivissuto<br />

fatti e ricordi di mezzo secolo fa.<br />

Tra i presenti il generale Giorgio Marchetti, il capitano Italo Pennaroli,<br />

il capitano Vittorio Campana e tanti “giovani (allora) ufficiali”<br />

tra i quali Turcotto del gruppo “Aosta” e Gavazza per il<br />

“Susa”. È stato ricordato tra gli altri, il generale Giuseppe Gatti, di<br />

cui tutti noi alpini valsusini ricordiamo la tenacia e l’operosità, doti<br />

sicuramente non comuni per un uomo ultranovantenne.<br />

Chiaramente non è mancata la parte ufficiale della cerimonia con<br />

alzabandiera, onori ai Caduti ecc.<br />

Anche in questa occasione la nostra <strong>Sezione</strong> era presente con vessillo<br />

scortato dal sottoscritto e dal consigliere sezionale Vittorio Amprimo,<br />

ed i gagliardetti di Avigliana, Buttigliera Alta, Chiusa San<br />

Michele e Mompantero col capogruppo Ezio Durbiano.<br />

Elio Garnero<br />

rivoli, serata dedicata<br />

a Mario rigoni Stern<br />

Gli alpini di Rivoli, nell’ambito delle celebrazioni del 150° dell’unità<br />

d’Italia e degli eventi di “Aspettando l’adunata”, venerdì 15<br />

aprile scorso, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale,<br />

hanno dedicato una serata a: “Mario Rigoni Stern, il sergente nella<br />

neve”.<br />

La serata si è svolta presso il centro Congressi di Rivoli dove il<br />

professor Piero Leonardi, accompagnato dal coro alpino di Rivoli<br />

ha narrato splendidamente le opere dell’alpino di Asiago che, cresciuto<br />

tra le macerie della Prima guerra mondiale e sopravvissuto al<br />

ghiaccio della Seconda, ritrova tra i suoi monti e la pace dei boschi<br />

l’amore per la natura e la vita. Vi assicuro che è stata una splendida<br />

serata e fortunati coloro che, oltre al sottoscritto hanno avuto la possibilità<br />

di partecipare, come i consiglieri Amprimo e Bonome.<br />

Elio Garnero<br />

Scherzando si può dire di tutto,<br />

anche la verità.<br />

freud


Gruppo di Giaglione<br />

Silvestro rimane capogruppo<br />

In seguito alle elezioni avvenute il 20 febbraio 2011 e con successiva<br />

riunione tenutasi il giorno 22 febbraio si è provveduto al rinnovo<br />

del Consiglio direttivo del Gruppo che risulta così composto:<br />

capogruppo, Franco Silvestro; vice capogruppo, Vincenzo Gallasso;<br />

segretario, Mauro Gallasso; cassiere, Sergio Belviso; alfiere, Bruno<br />

Gallasso; vicealfiere, Italo Sibille; consiglieri, Adriano Borello, Valerio<br />

Borello, Campo B. Elso, Sandro Gallasso, Pierpaolo Giors,<br />

Orazio Maberto, Danilo Rossero, Paolo Pettigiani, Antonio Porru.<br />

Gruppo di Sant’Antonino<br />

riconfermato Michele Franco<br />

In data 25 marzo 2011 si sono riuniti in assemblea gli eletti delle<br />

votazioni svoltesi il 12 marzo 2011. Sono state assegnate le seguenti<br />

cariche: capogruppo, Michele Franco; vice capogruppo, Eugenio<br />

Rovero; segretario, Diego Martoglio; vicesegretario, Massimo Amprimo;<br />

cassiere, Elso Tournour; alfieri, Salvatore Franco, Sergio Miletto,<br />

Eugenio Rovero; consiglieri, Carlo Miletto, Carlo Rolando,<br />

Vincenzo Volpe, Salvatore Romeo; revisori dei conti, Domenico<br />

Arcidiacono, Dino Goi.<br />

Gruppo di Avigliana<br />

Alpini impegnati nel meeting<br />

delle canoe ad Avigliana<br />

Il gruppo di alpini che ha collaborato con i sommozzatori.<br />

Sabato 16 e domenica 17 aprile sulle acque del lago grande di Avigliana<br />

si sono svolte gare di canoa polinesiana.<br />

Una di queste gare è stata effettuata in notturna, evento eccezionale<br />

che ha avuto un ottimo risultato.<br />

Una cinquantina gli equipaggi giunti da ogni parte d’Italia e dalla<br />

Svizzera. La serata è riuscita bene grazie all’impegno ed alla collaborazione<br />

degli alpini del Gruppo in supporto ai sommozzatori della<br />

Protezione civile, iscritti al Gruppo come “amici”.<br />

Chi scrive non era presente, ma penso proprio che nessuno dei<br />

nostri sia sceso in acqua, anche perché il nostro Gruppo non può<br />

permettersi di perdere alcuno di questi validi ed operosi soci che<br />

hanno partecipato all’evento.<br />

Gruppo di Bardonecchia<br />

onorificenza<br />

L’alpino Luigi Ferrero nativo della provincia di Cuneo, ma residente<br />

a Bardonecchia da oltre 60 anni e iscritto al nostro Gruppo, ha<br />

ricevuto dalle mani del Prefetto di Torino l'onorificenza di Cavaliere<br />

della Repubblica. L'arzillo novantenne, che è stato alpino, partigiano,<br />

poliziotto e poi ferroviere, accompagnato dal sindaco Francesco<br />

Avato ha ricevuto l'attestato di merito per una vita di duro<br />

lavoro. Ancora tanti auguri.<br />

Gruppo di Novalesa<br />

Targa ricordo all’amicizia<br />

Maria Albina Quaranta ved. rebola con la targa appena ricevuta.<br />

Il 5 marzo 2011 il Gruppo di Novalesa ha organizzato la cena di<br />

fine tesseramento che, come avviene da anni, raccoglie le ultime<br />

adesioni dei soci e serve a rinsaldare l’amicizia e la solidarietà tra gli<br />

alpini e le loro famiglie.<br />

Quest’anno la festa ha avuto un’importanza particolare per la pre-<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino 21<br />

L’amico fedele (foto D. Balbo)<br />

Cronaca dai Gruppi


Anagrafe alpina<br />

senza tra gli invitati della signora Maria Albina Quaranta, moglie<br />

dell’amico e socio alpino Piero Rebola iscritto presso il Gruppo di<br />

Airasca e recentemente scomparso. Il Gruppo di Novalesa ha donato<br />

alla signora una targa ricordo in memoria dell’amicizia che ha<br />

sempre legato l’amico Piero al nostro Gruppo e in riconoscenza per<br />

i preziosi servizi offerti durante le nostre innumerevoli manifestazioni.<br />

Gillio Giai<br />

22<br />

Gruppo di Bussoleno<br />

rinnovato il Consiglio direttivo<br />

Passaggio di consegne al Gruppo. Luigi Belmondo ha lasciato la<br />

carica di capogruppo ad Enrico Sacco che inizia così la sua nuova<br />

avventura aggiungendola a quella di consigliere sezionale. Il nuovo<br />

Consiglio è così formato: capogruppo, Enrico Sacco con Elio Reggio<br />

quale suo vice. Segretario sarà Marco Rumiano e tesoriere Roberto<br />

Sosello con revisori dei conti Felice Angelini e Luigi Ainardi.<br />

Luigi Belmondo sarà l’addetto al tesseramento e volontariato, Piero<br />

Bonomi l’alfiere, Marco Baritello e Valerio Riffero si interesseranno<br />

di sport e manifestazioni, Enrico Amprimo si occuperà di rapporti<br />

con la stampa e delle cerimonie ed infine ancora Felice Angelini curerà<br />

la Protezione civile.<br />

All’uscente Belmondo il ringraziamento per l’impegno profuso<br />

durante il suo mandato e ad Enrico Sacco i migliori auguri per l’impegno<br />

che lo aspetta.<br />

Gruppo di Condove<br />

Con grande gioia Alessandra e<br />

Luca Basso annunciano la nascita di<br />

Alessia.<br />

La piccola è la terza erede della<br />

ancora giovane coppia.<br />

A mamma e papà le più vive felicitazioni<br />

e alla piccola stella alpina<br />

un mondo di tanta felicità.<br />

Gruppo di Exilles<br />

Il 18 dicembre scorso è nato Flavio<br />

Masili, nipote del nostro vice capogruppo<br />

Celestino Chiamberlando.<br />

Al papà Mario, alla mamma Patrizia,<br />

al nonno Celestino e alla<br />

nonna Silvana giungano le nostre<br />

felicitazioni ed al neonato Flavio gli<br />

auguri di una vita colma di ogni<br />

bene da parte di tutti gli alpini del<br />

Gruppo.<br />

Gruppo di Novalesa<br />

Il 12 maggio u.s. è nato Matteo,<br />

figlio di Marzia e Alex Chiaudano.<br />

A loro, ai nonni Pierluigi Chiaudano<br />

e consorte Olga e allo zio Davide<br />

nostri soci, il Gruppo porge vivissime<br />

felicitazioni ed al piccolo Matteo<br />

un sereno avvenire.<br />

<br />

Il 13 maggio è nata Noemi, nipote<br />

del nostro tesoriere Francesco<br />

Foglia. A mamma Silvia e al papà<br />

Gian Luca, nonni e zio Emanuele,<br />

felicitazioni vivissime.<br />

Alla piccola Noemi, auguri per<br />

una lunga vita serena.<br />

Gruppo di Sant’Antonino<br />

Martedì 22 marzo 2011 è nata<br />

Alice Mauro. Tanti auguri da parte<br />

del Gruppo al nonno Dino, nuovo<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino<br />

Nascite<br />

membro del nostro Direttivo ed ai<br />

genitori Marco e Federica.<br />

Gruppo di San Giorio<br />

È nato un piccolo alpino. Per la<br />

gioia della sorellina Ginevra è arrivato<br />

Edoardo. Felicitazioni a<br />

mamma Lucia e papà Andrea e auguri<br />

di ogni bene al nuovo Pognant<br />

Gros.<br />

Gruppo di Vaie<br />

Il 6 maggio il socio Bruno Cuatto<br />

è diventato nonno della piccola Federica<br />

Chiapusso. Ai nonni, genitori<br />

e alla piccola vanno gli auguri da<br />

parte di tutto il Gruppo.<br />

Gruppo di Villar Focchiardo<br />

Il “veciu” Renzo Sandrone e la<br />

consorte Candida sono diventati<br />

nonni per la terza volta. Ultima arrivata<br />

è la stella alpina Zoe. Un<br />

mondo di felicità e di gioia e auguri<br />

ai nonni da parte di tutti gli amici alpini.<br />

<br />

Il 16 maggio è nato Riccardo<br />

Astolfi di Davide, nostro socio consigliere,<br />

e di Laura Cremonesi. Il<br />

Gruppo partecipa alla gioia dei genitori<br />

ed augura al piccolo un sereno<br />

avvenire.<br />

<br />

Il socio Costantino Giovale Alet<br />

annuncia con gioia la nascita del nipotino<br />

Luca, figlio del socio Walter<br />

e di Maria Claverie, avvenuta il 21<br />

maggio. Felicitazioni vivissime ai<br />

neo genitori da parte di tutto il<br />

Gruppo e al piccolo auguri di ogni<br />

bene.<br />

Gruppo di Bussoleno<br />

Il 12 marzo nella chiesa di San<br />

Pietro e Paolo in Torino si sono uniti<br />

in matrimonio la signorina Eleonora<br />

Spampinato e il signor Simone<br />

Grosso nipote del nostro socio Giovanni<br />

Bellando.<br />

Il direttivo e il Gruppo tutto augurano<br />

ai novelli sposi tanta felicità.<br />

Gruppo di Chiusa San Michele<br />

Il 20 maggio scorso hanno raggiunto<br />

il traguardo dei 50 anni di<br />

matrimonio l’alpino Guido Riva e la<br />

sua gentile signora Teresa Senor genitori<br />

dell’alpino Alessandro Riva<br />

segretario del Gruppo di Vaie.<br />

Vive congratulazioni da parte del<br />

Consiglio direttivo a da tutti i soci<br />

del Gruppo con l’augurio che possano<br />

raggiungere altri prestigiosi e<br />

Protezione Civile<br />

Squadra “Susa”<br />

Il 22 marzo, presso l’Università<br />

degli studi di Torino – Facoltà di Farmacia<br />

– il volontario della squadra<br />

“Susa”, Davide Durando, ha discusso<br />

la tesi di laurea “Visualizzazione<br />

mediante risonanza magnetica<br />

per immagini del rilascio da liposomi<br />

indotti da ultrasuoni a bassa fraquenza”,<br />

relatore prof. Enzo Tereno,<br />

correlatore dott.ssa Daniela<br />

Dellicastelli, con l’ottimo risultato<br />

di 105.<br />

Tutta la squadra si congratula con<br />

il neo dottore, che in questi anni di<br />

impegnativo studio ha saputo conciliare<br />

anche l’attività di volontariato,<br />

sempre presente a tutte le<br />

Gruppo di Almese<br />

Lo scorso 7 marzo è deceduta la<br />

sig.ra Battagliotti Angela, mamma<br />

del socio alpino Claudio Ostorero.<br />

A Claudio ed a tutti i familiari<br />

in lutto porgiamo sentite condoglianze<br />

a nome di tutti gli alpini<br />

del Gruppo e della <strong>Sezione</strong>.<br />

Gruppo di Avigliana<br />

Il 25 aprile scorso è mancata la<br />

mamma del nostro capogruppo Ezio<br />

Giovanardi, signora Iolanda Sacco,<br />

appunto vedova Giovanardi. I funerali<br />

si sono svolti il 27 a Villar<br />

Dora, con grande partecipazione<br />

degli alpini dei Gruppi vicini.<br />

Ad Ezio ed a tutta la sua<br />

famiglia, il Gruppo al completo esprime<br />

le più sentite e fraterne condoglianze.<br />

<br />

Il 2 febbraio il socio alpino Giorgio<br />

Griffero e la consorte Anna sono<br />

Matrimoni<br />

Anniversari<br />

Lauree<br />

Decessi<br />

Gruppo di Sant’Antonino<br />

Il 19 marzo il socio Luca<br />

Giaibruera si è unito in matrimonio<br />

con la signorina Luisa<br />

Saladino.<br />

Ai novelli sposi giungano le congratulazioni<br />

e gli auguri più sinceri<br />

per una lunga e serena vita di coppia<br />

da parte di tutti gli alpini e simpatizzanti<br />

del Gruppo.<br />

gratificanti traguardi di vita in comune.<br />

Gruppo di Avigliana<br />

Il 26 aprile scorso la signora<br />

Norma Quaglio ed il nostro socio alpino<br />

Giancarlo Vinassa hanno festeggiato<br />

con familiari ed amici il<br />

loro 55° anno di matrimonio. Tutto<br />

il Gruppo si felicita con la coppia per<br />

il prestigioso traguardo raggiunto.<br />

chiamate operative e ai lavori di ristrutturazione<br />

della nostra sede!<br />

Auguriamo a lui una proficua attività<br />

professionale nella certezza<br />

che continuerà ad essere presente<br />

nella solidarietà della Protezione civile<br />

anche con la sua specifica preparazione<br />

scolastica.<br />

Buon lavoro Davide!<br />

Gruppo di Avigliana<br />

Francesca Periale figlia del nostro<br />

socio alpino Giovanni, il 15<br />

aprile scorso ha conseguito brillantemente<br />

la laurea magistrale di “Ingegneria<br />

delle telecomunicazioni”<br />

presso il Politecnico di Torino. Alla<br />

neolaureata vivissime congratulazioni<br />

dall'intero Gruppo.<br />

diventati nonni. È nato il piccolo<br />

Giovanni Battista. Ai nonni, ai genitori<br />

Graziella ed Ermanno, vadano<br />

le più vive felicitazioni di tutto il<br />

Gruppo. Al piccolo Giovanni Battista<br />

auguriamo ogni bene nel lungo<br />

cammino della vita che ha appena<br />

intrapreso.<br />

Gruppo di Borgone<br />

"Dio del cielo, signore delle cime<br />

noi ti preghiamo il nostro amico, nostro<br />

fratello su nel paradiso lascialo<br />

andare"<br />

Così il Gruppo vuole ricordare il<br />

suo vice capogruppo onorario Davide<br />

Vair, classe 1931 che il 6 aprile<br />

è andato avanti lasciando un vuoto<br />

nella famiglia alpina.<br />

Ha saputo affrontare la malattia<br />

con grinta e coraggio come se<br />

avesse dovuto scalare una montagna<br />

e finché le forze lo hanno sostenuto<br />

ha sempre partecipato alle attività<br />

del Gruppo.


Alla signora Vilma, al figlio ed ai<br />

familiari il Gruppo rinnova sentite<br />

condoglianze.<br />

<br />

Colpita da un male incurabile, il<br />

28 aprile scorso ha concluso prematuramente<br />

la sua vita terrena ed è<br />

volata al cielo la signora Debora<br />

Lorenzini di anni 40, moglie del<br />

nostro socio Livio Ambrosia.<br />

Il Gruppo tutto si unisce al dolore<br />

della famiglia e porge sentite condoglianze.<br />

Gruppo di Bussoleno<br />

Il 31 marzo a Motta S. Giovanni<br />

(RC) è venuto a mancare a 88 anni il<br />

signor Vincenzo Devoli, papà del nostro<br />

socio aggregato Paolo Devoli volontario<br />

della squadra di Protezione<br />

civile “Orsiera” e nonno del caporale<br />

VFP1 Valentina Devoli anche lei nostra<br />

socia. Il Direttivo, il Gruppo e la<br />

squadra di Protezione Civile “Orsiera”<br />

porgono a tutti i familiari sentite<br />

condoglianze.<br />

<br />

Il 15 aprile è mancata a 64 anni,<br />

dopo lunga malattia la signora Silvana<br />

Sasso in Cassard, mamma<br />

della nostra socia aggregata Cristina<br />

e suocera del socio Gianluigi De<br />

Marzo. Il Direttivo e il Gruppo porgono<br />

a tutti i familiari sentite condoglianze.<br />

Gruppo di Bruzolo<br />

Dopo lunga malattia è di recente<br />

scomparso Angelo Bodoira, fratello<br />

del nostro vice capogruppo Piero, al<br />

quale rinnoviamo sentite condoglianze.<br />

Gruppo di Buttigliera Alta<br />

Lo scorso mese di marzo, il socio<br />

aggregato Giancarlo Bergero, dopo<br />

tante sofferenze, è andato avanti. Lo<br />

ricordiamo come una persona generosa<br />

e sempre disponibile, ne sono<br />

indice le sue partecipazioni ad opere<br />

di volontariato e in particolare i due<br />

turni fatti nella ricostruzione a Villa<br />

Santina. Non aveva la penna, ma il<br />

suo cuore era da alpino. Il Direttivo<br />

e i soci si uniscono al dolore della<br />

famiglia.<br />

Gruppo di Caprie<br />

Il 9 ottobre 2010 è andato avanti<br />

il socio Emilio Falco, di anni 87. Per<br />

noi tutti “Carlin” come lo abbiamo<br />

sempre chiamato. Era molto<br />

conosciuto sia a Caprie che a Condove,<br />

dove lo si vedeva spesso girare<br />

con la sua “Ape”. Ha sempre<br />

vissuto alle case Comba di Caprie,<br />

poi qualche anno fa il trasferimento<br />

alla Casa di riposo di Condove.<br />

La sua è stata una vita di lavoro,<br />

da giovane alla Moncenisio e poi<br />

alla Fiat Ferriere. In pensione ha poi<br />

ancora sempre lavorato da muratore<br />

e in campagna.<br />

Persona molto attiva e socievole,<br />

ha sempre partecipato attivamente<br />

alla vita sociale del nostro paese.<br />

Il Gruppo porge le più sentite<br />

condoglianze alla figlia e a tutti i familiari.<br />

Un ringraziamento ai<br />

Gruppi che sono intervenuti alle<br />

esequie con i loro gagliardetti e alla<br />

<strong>Sezione</strong> che ha partecipato con il<br />

vessillo sezionale.<br />

Gruppo di Foresto<br />

È mancato recentemente il socio<br />

aggregato Piero Durbiano. Il<br />

Gruppo porge alla moglie sig.ra<br />

Giovanna ed ai suoi familiari tutti,<br />

sentite condoglianze.<br />

Gruppo di Gravere<br />

Il 18 febbraio è andato avanti,<br />

troppo presto, l’alpino Eraldo Tonietto,<br />

di 67 anni, suscitando profondo<br />

cordoglio e rimpianto nel<br />

Gruppo, nella comunità di Gravere<br />

e in tante persone di cui si era conquistato<br />

la stima e l’amicizia. Eraldo<br />

aveva ereditato da papà Massimino,<br />

alpino combattente sul fronte grecoalbanese<br />

nella 2ª guerra mondiale,<br />

la fiaccola dell’alpinità, insieme alle<br />

migliori qualità di silenzioso eroismo<br />

quotidiano della nostra gente di<br />

montagna. Lo spirito alpino ha improntato<br />

la sua vita, una vita di lavoro,<br />

di sacrificio, di dedizione alla<br />

famiglia e di fedeltà alla montagna,<br />

ma anche di costante disponibilità e<br />

impegno nel sociale.<br />

Per oltre trent’anni è stato una presenza<br />

valida e attiva nella Pro Loco,<br />

ha collaborato con entusiasmo alle<br />

feste alpine del Deveis, ha portato<br />

con orgoglio il gagliardetto nelle<br />

varie manifestazioni.<br />

Alla moglie Ilmes, ai figli Cinzia e<br />

Marco che si sono prodigati con tanta<br />

tenerezza e generosità nel periodo<br />

della malattia, agli adorati nipoti<br />

Mattia e Alice, il Gruppo e gli amici<br />

porgono le più sentite condoglianze,<br />

certi che Eraldo non è passato invano<br />

e che il suo insegnamento e il suo<br />

esempio continueranno ad illuminarci<br />

nel cammino.<br />

Gruppo di San Giorio<br />

A metà aprile sono purtroppo andati<br />

avanti i due soci più anziani del<br />

Gruppo.<br />

Prima Giovanni Favro, classe<br />

1930. Una settimana più tardi Enrico<br />

Garda, classe 1926.<br />

Alle rispettive famiglie il fraterno<br />

cordoglio da parte di tutti i componenti<br />

del Gruppo.<br />

Da queste pagine un ringraziamento<br />

particolare a tutti gli alpini e<br />

gagliardetti intervenuti alle meste<br />

funzioni.<br />

Gruppo di Venaus<br />

Lunedì 16 maggio si sono svolti i<br />

funerali dell'ex capogruppo Adolfo<br />

Marcellino, classe 1922<br />

Il Gruppo partecipa al dolore<br />

della famiglia e porge sentite condoglianze.<br />

Gruppo di Villar Focchiardo<br />

Il 9 marzo è mancata la signora<br />

Ines Nota ved Masoero, di anni 85,<br />

nonna del socio Roberto Fiore. Il<br />

Gruppo porge alla famiglia sentite<br />

condoglianze<br />

Gruppo di Mompantero<br />

Il primo maggio è mancato il<br />

socio Attilio Favro di anni 82. Alla<br />

moglie Valeria, ai figli Walter nostro<br />

socio con Marisa, Franco con Loretta,<br />

ai nipoti, cugini e parenti,<br />

giungano sentite condoglianze da<br />

parte del Gruppo.<br />

DA MeDITAre<br />

<br />

Il giorno 11 aprile è andato avanti<br />

il socio alpino Dorino Vottero di<br />

anni 70. Al fratello Teresio, alle sorelle<br />

Jolanda, Adelaide con Pierangelo,<br />

Bruna con Valdo nostro socio,<br />

ai nipoti e pronipoti giungano da<br />

parte del Gruppo le più sentite condoglianze.<br />

Gruppo di Oulx<br />

Ci ha lasciati l’alpino Toni Bouvier.<br />

Il Gruppo partecipa al dolore<br />

della famiglia.<br />

<br />

Il prof. Umberto Gariglio è andato<br />

avanti.<br />

Alla famiglia giungano sentite<br />

condoglianze da parte di tutto il<br />

Gruppo.<br />

Dieci regole sicure<br />

per uccidere un’associazione<br />

1. Non intervenire alle riunioni.<br />

2. Giungere tardi quando si interviene.<br />

3. Criticare il lavoro dei dirigenti e dei soci.<br />

4. Non accettare mai incarichi, perché è più facile criticare che<br />

realizzare.<br />

5. Offendersi se non si è membri della Presidenza; e, se si è parte<br />

della stessa, non intervenire alle riunioni oppure astenersi dal<br />

dare suggerimenti.<br />

6. Se il Presidente chiede un parere su un argomento rispondere<br />

che non si ha nulla da dire. Dopo le riunioni, dire a tutti che<br />

non si è sentito dire niente di nuovo oppure esporre cosa si<br />

sarebbe dovuto fare.<br />

7. Fare lo stretto indispensabile, ma quando gli altri si rimboccano<br />

le maniche ed offrono il loro tempo senza secondi fini,<br />

lamentarsi che l’Associazione è diretta da una cricca.<br />

8. Rimandare il pagamento della propria quota il più a lungo<br />

possibile.<br />

9. Mai darsi la pena di reclutare nuovi soci.<br />

10. Lamentarsi che non si pubblica quasi niente sull’oggetto della<br />

propria attività, ma non offrirsi mai per scrivere un articolo,<br />

dare un consiglio o presentare un oratore.<br />

(da L’alpin Valdoten, dicembre 2010)<br />

La <strong>Sezione</strong> informa<br />

Per rendere più semplice e snello il rapporto giornale-collaboratori<br />

e ridurne i disguidi, il materiale da pubblicare con relative<br />

fotografie, se queste sono digitali, deve pervenire in redazione<br />

entro l’ultimo sabato dei mesi di febbraio, maggio, agosto e il<br />

terzo di novembre, tramite la posta elettronica (e-mail).<br />

valsusa@ana.it<br />

Il sito della <strong>Sezione</strong> è:<br />

www.anavalsusa.it<br />

aiutatelo a crescere.<br />

La redazione ringrazia per la collaborazione.<br />

Lo Scarpone<br />

Valsusino 23<br />

Anagrafe alpina


Castello di Villar Dora (castrum Villaris<br />

Almexii), risale al 1287. Austera<br />

opera di difesa e di presidio militare.<br />

Dalla metà del XIV secolo alla metà del<br />

successivo i nuovi proprietari, i Provana,<br />

attuarono una serie di ristrutturazioni<br />

e modifiche che trasformarono<br />

l’edificio in una dimora residenziale di<br />

notevole prestigio in ambito sabaudo<br />

(foto C. ravetto).

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