Il Trentino nascosto - Leonardi Giorgio

Inizialmente si voleva l’elezione diretta del presidente e dell’Assemblea
di comunità, ma siccome questo aveva degli elementi di
incostituzionalità, visto che la costituzione prevede come organi
amministrativi i comuni, le provincie, le regioni e lo stato, si è
optano per una purea assembleare fatta di eletti e di nominati da
parte dei comuni. Risultato: i trentini non hanno capito cosa sono
e a cosa servono le comunità di valle, e a dimostrazione di questo si
sono recati alle urne per votarne i rappresentanti, nell’ottobre del
2010, circa la metà degli aventi diritto al voto. Inoltre le comunità
ad oltre due anni dalla loro istituzione non stanno funzionando
in quanto da una parte la provincia non ha trasferito competenze
in modo chiaro e dall’altra i comuni non hanno delegato la comunità
a svolgere azioni di competenza comunale. Il risultato è un
pastrocchio amministrativo istituzionale che ha solo ulteriormente
creato caos all’interno della già complessa macchina burocratica
provinciale, per cui ora il cittadino non solo deve passare per
il comune e la provincia, ma deve passare anche per la comunità
di valle. Ma soprattutto Dellai aveva continuato a promettere che
la riforma delle comunità sarebbe stata una riforma a costo zero
per i trentini e che anzi avrebbe alla lunga portato forti risparmi
nella gestione della pubblica amministrazione.
Il risultato, come molti avevano preventivato, è stato esattamente
l’opposto, maggiori costi e minore efficienza della pubblica
amministrazione. Infatti rispondendo a numerose sollecitazioni
che abbiamo ripetutamente presentato come minoranza in
consiglio provinciale, finalmente l’Assessore Provinciale competente
ha fornito i costi delle comunità che ammontano ad
oltre 1,6 milioni di euro anno solo per spese di indennità degli
amministratori e gettoni nelle assemblee.
Ma oltre alle spese degli amministratori, le comunità di valle assorbono
anche altre risorse di funzionamento, riportato anche
dalla stampa locale:
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