2012年九月Settembre 2012 Anno 3 No .8

2012年九月Settembre 2012 Anno 3 No .8 2012年九月Settembre 2012 Anno 3 No .8

sedi2.esteri.it
from sedi2.esteri.it More from this publisher
05.06.2013 Views

Dai racconti della nonna, sorella dell´intellettuale, Luca Paulesu ha fatto un libro Gramsci: la sua infanzia a fumetti (Feltrinelli, pagg. 284, euro 17) IL LIBRO DEL MESE 本月推荐佳作 «Sono sardo, sono gobbo, sono pure comunista. Dopo una lunga agonia in carcere spirerò. Nino mi chiamo». Comincia così la vita a fumetti di Antonio Gramsci, favola dal sapore grottesco e malinconico che porta la firma di Luca Paulesu. Il genere è necessariamente quello della "fantabiografia" ma, per uno di quei curiosi paradossi a cui ci ha abituato la storia, l’insolita graphic novel finisce per risultare una delle testimonianze più oneste e limpide sul piccolo grande leader. Protagonista di queste strisce è Nino, bambino spettinato e un po’ smarrito, condannato alla solitudine da un “mondo grande e terribile”. Un bambino gracile e forte insieme, indifeso e intellettualmente armatissimo, che cresce nella testa – nei concetti, nelle categorie complesse – ma non nell’anagrafe né nel fisico inseccolito. La surreale figurina di Nino mi chiamo diventa incredibilmente una chiave autentica per accedere a un classico rispetto al quale la cultura italiana fatica a trovare una misura . Perché Gramsci bambino? Le ragioni sono diverse. Intanto il libro era stato pensato inizialmente come guida non celebrativa per scolaresche alla casa-museo di Ghilarza. Ma il motivo più profondo va cercato all´interno della famiglia Gramsci, dove questo libro è stato concepito. Luca Paulesu, avvocato di 44 anni con passione per il disegno satirico, è il nipote di Teresina, la sorella prediletta con cui Nino aveva l´abitudine di “giocare ai libri”, mettere in scena le avventure e i personaggi incontrati nella letteratura. E le tavole sono il frutto di una memoria famigliare coltivata nel piccolo borgo dell’altopiano sardo, tra gli oggetti di Nino e la sua personale biblioteca arrivata dal carcere con le pagine intonse, senza sottolineature o note in margine. «Ho abitato a Ghilarza fino a nove anni», racconta Luca, che ora vive a Firenze. «Tutti i pomeriggi, dopo l´asilo e poi la scuola, passavamo qualche ora da Teresina. Nei racconti della nonna, zio Nino è rimasto sempre bambino. Ogni avvenimento della famiglia finiva per concentrarsi intorno alla sua figura, ma di lui adulto nessuno ci parlava mai». Gramsci rimane piccolo perché intercettato la prima volta da uno sguardo bambino. Ma la sua fisionomia infantile è anche un preciso segno grafico, leggero e insieme sconfortato, delicatissimo e malinconico, che Paulesu adotta per restituire la vulnerabilità del protagonista, condannato al carcere fascista ma anche a un isolamento ancora più tragico per il suo comunismo eterodosso. E poi ancora costretto alla distanza, quella sentimentale della moglie Giulia e quella affettiva dai figli Delio e Giuliano. Un´estraneità inasprita dal difficile rapporto con casa Schucht, la famiglia russa acquisita, politicamente ostile a quel comunista dissidente. «Il fatto che Nino rimanga piccolo», spiega l´autore, «mi ha permesso di marcare nel racconto fantastico alcuni elementi drammatici della sua vita, innanzitutto la solitudine. La moglie, la cognata Tania e i figli entrano nella narrazione solo sotto metafora letteraria o come citazione di un passo di una lettera». Gramsci resta minuscolo perché così appare rispetto alle colossali tragedie di quegli anni. Ma il mondo che si estende intorno a Gramsci è ricco di ombre minacciose. E non a caso è proprio in un campo lungo che Nino ridotto a pupazzetto minimo si rivolge al compagno di classe: «Non fare come al solito, Palmiro, stammi vicino…». La gran massa scettica di capelli, l’occhiale dimesso, il sorriso perplesso: Gramsci, nel racconto, rimane sempre da solo. E Togliatti è “l´amico immaginario”, che si accende nelle fantasie ma si vanifica nella realtà. Implicito il giudizio politico? «Nell’affaire Gramsci la sua figura non è chiara», risponde Paulesu. «Il dissidio politico tra Gramsci e Togliatti del 1926 avrebbe dovuto sciogliere ogni riserva interpretativa da tempo. La rottura tra i due era stata profonda.». Ma ancora prima delle carte, parla la malinconica vignetta con cui si chiude il racconto. Nino è di spalle, piccolo e ripiegato su se stesso: «E se passa un certo Palmiro ditegli che sono partito». Nino mi chiamo, il titolo del racconto, è ispirato al buffo incontro nel carcere di Palermo del celebre prigioniero con un detenuto comunista. «Gramsci, Antonio?», domanda sorpreso l´operaio. «Sì, Antonio», risponde il leader comunista. «Ma non può essere. Gramsci è un gigante, non un uomo così piccolo». La prima volta che Paulesu lo disegnò, sei anni fa, Nino comparve sulla pagina esattamente come il nipote l’aveva sempre immaginato. «Ma mi venne naturale farlo parlare da adulto, con le categorie concettuali elaborate nella stagione successiva». Guerra di movimento, guerra di posizione. Egemonia. Intellettuali organici. Il piccolo Gramsci non rinuncia alle intuizioni della maturità. E non rinuncia alla passione per la sua Julka, perché «vita e politica, amore e pensiero risultano inscindibili». Il capitolo sentimentale – la struggente storia con la bellissima Giulia Schucht, lunarmente lontana, cagionevole e organicamente legata al Pcus – è raccontato attraverso un irrequieto Nino in pigiama a strisce che si rotola e fa capriole intorno agli immensi tomi tolstojani con le storie di Anna Karenina e Guerra e Pace. In fondo – sembra suggerire il nipote disegnatore – soltanto il grande romanziere sarebbe stato capace di ritrarne luci ed ombre. Nella casa di Teresina, dove Luca continua a passare le vacanze d´estate, sul cassettone del salotto è rimasta esposta una fotografia di quella fragile cognata. «Ma dopo la morte di zio Nino, la nonna e Giulia non si sarebbero mai incontrate». Lettere, anche regali, ma mai una visita. Dopo il 1946 arrivò invece Togliatti, per una commemorazione ufficiale a Oristano. Della famiglia Gramsci si mossero Diddi e Grazietta, ma Teresina volle rimanere a casa. Non ha mai detto il perché. Forse anche lei lo considerava l’ “amico immaginario”. «Io sono stato abituato dalla vita isolata, che ho vissuto fino dalla fanciullezza, a nascondere i miei stati d'animo dietro una maschera di durezza o dietro un sorriso ironico. Ciò mi ha fatto male, per molto tempo: per molto tempo i miei rapporti con gli altri furono un qualcosa di enormemente complicato.» “Il mio stato d’animo è tale che se anche fossi condannato a morte, continuerei a essere tranquillo e anche la sera prima dell’esecuzione magari studierei una lezione di lingua cinese, per non cadere più in quegli stati d’animo volgari e banali che si chiamano pessimismo ed ottimismo. Il mio stato d’animo sintetizza questi due sentimenti e li supera: sono pessimista con l’intelligenza, ma ottimista con la volontà” (19/12/1929) Antonio Gramsci (Ales 22/01/1891, Roma 27/04/1937) 30 31

Dai racconti della nonna, sorella<br />

dell´intellettuale, Luca Paulesu ha<br />

fatto un libro<br />

Gramsci: la sua infanzia a fumetti<br />

(Feltrinelli, pagg. 284, euro 17)<br />

IL LIBRO DEL MESE 本月推荐佳作<br />

«Sono sardo, sono gobbo, sono pure comunista. Dopo una lunga<br />

agonia in carcere spirerò. Nino mi chiamo». Comincia così la<br />

vita a fumetti di Antonio Gramsci, favola dal sapore grottesco<br />

e malinconico che porta la firma di Luca Paulesu. Il genere è<br />

necessariamente quello della "fantabiografia" ma, per uno di quei<br />

curiosi paradossi a cui ci ha abituato la storia, l’insolita graphic novel<br />

finisce per risultare una delle testimonianze più oneste e limpide sul<br />

piccolo grande leader. Protagonista di queste strisce è Nino, bambino<br />

spettinato e un po’ smarrito, condannato alla solitudine da un “mondo<br />

grande e terribile”. Un bambino gracile e forte insieme, indifeso e<br />

intellettualmente armatissimo, che cresce nella testa – nei concetti,<br />

nelle categorie complesse – ma non nell’anagrafe né nel fisico<br />

inseccolito.<br />

La surreale figurina di Nino mi chiamo diventa incredibilmente una<br />

chiave autentica per accedere a un classico rispetto al quale la cultura<br />

italiana fatica a trovare una misura .<br />

Perché Gramsci bambino? Le ragioni sono diverse. Intanto il libro<br />

era stato pensato inizialmente come guida non celebrativa per<br />

scolaresche alla casa-museo di Ghilarza. Ma il motivo più profondo<br />

va cercato all´interno della famiglia Gramsci, dove questo libro è<br />

stato concepito. Luca Paulesu, avvocato di 44 anni con passione<br />

per il disegno satirico, è il nipote di Teresina, la sorella prediletta<br />

con cui Nino aveva l´abitudine di “giocare ai libri”, mettere in<br />

scena le avventure e i personaggi incontrati nella letteratura. E<br />

le tavole sono il frutto di una memoria famigliare coltivata nel<br />

piccolo borgo dell’altopiano sardo, tra gli oggetti di Nino e la sua<br />

personale biblioteca arrivata dal carcere con le pagine intonse, senza<br />

sottolineature o note in margine. «Ho abitato a Ghilarza fino a nove<br />

anni», racconta Luca, che ora vive a Firenze. «Tutti i pomeriggi,<br />

dopo l´asilo e poi la scuola, passavamo qualche ora da Teresina.<br />

Nei racconti della nonna, zio Nino è rimasto sempre bambino. Ogni<br />

avvenimento della famiglia finiva per concentrarsi intorno alla sua<br />

figura, ma di lui adulto nessuno ci parlava mai».<br />

Gramsci rimane piccolo perché intercettato la prima volta da<br />

uno sguardo bambino. Ma la sua fisionomia infantile è anche un<br />

preciso segno grafico, leggero e insieme sconfortato, delicatissimo<br />

e malinconico, che Paulesu adotta per restituire la vulnerabilità<br />

del protagonista, condannato al carcere fascista ma anche a un<br />

isolamento ancora più tragico per il suo comunismo eterodosso. E poi<br />

ancora costretto alla distanza, quella sentimentale della moglie Giulia<br />

e quella affettiva dai figli Delio e Giuliano. Un´estraneità inasprita<br />

dal difficile rapporto con casa Schucht, la famiglia russa acquisita,<br />

politicamente ostile a quel comunista dissidente. «Il fatto che Nino<br />

rimanga piccolo», spiega l´autore, «mi ha permesso di marcare<br />

nel racconto fantastico alcuni elementi drammatici della sua vita, innanzitutto la solitudine. La moglie, la<br />

cognata Tania e i figli entrano nella narrazione solo sotto metafora letteraria o come citazione di un passo di<br />

una lettera». Gramsci resta minuscolo perché così appare rispetto alle colossali tragedie di quegli anni. Ma<br />

il mondo che si estende intorno a Gramsci è ricco di ombre minacciose. E non a caso è proprio in un campo<br />

lungo che Nino ridotto a pupazzetto minimo si rivolge al compagno di classe: «<strong>No</strong>n fare come al solito,<br />

Palmiro, stammi vicino…».<br />

La gran massa scettica di capelli, l’occhiale dimesso, il sorriso perplesso: Gramsci, nel racconto, rimane<br />

sempre da solo. E Togliatti è “l´amico immaginario”, che si accende nelle fantasie ma si vanifica nella realtà.<br />

Implicito il giudizio politico? «Nell’affaire Gramsci la sua figura non è chiara», risponde Paulesu. «Il dissidio<br />

politico tra Gramsci e Togliatti del 1926 avrebbe dovuto sciogliere ogni riserva interpretativa da tempo. La<br />

rottura tra i due era stata profonda.». Ma ancora prima delle carte, parla la malinconica vignetta con cui si<br />

chiude il racconto. Nino è di spalle, piccolo e ripiegato su se stesso: «E se passa un certo Palmiro ditegli che<br />

sono partito».<br />

Nino mi chiamo, il titolo del racconto, è ispirato al buffo incontro nel carcere di Palermo del celebre<br />

prigioniero con un detenuto comunista. «Gramsci, Antonio?», domanda sorpreso l´operaio. «Sì, Antonio»,<br />

risponde il leader comunista. «Ma non può essere. Gramsci è un gigante, non un uomo così piccolo». La<br />

prima volta che Paulesu lo disegnò, sei anni fa, Nino comparve sulla pagina esattamente come il nipote l’aveva<br />

sempre immaginato. «Ma mi venne naturale farlo parlare da adulto, con le categorie concettuali elaborate<br />

nella stagione successiva». Guerra di movimento, guerra di posizione. Egemonia. Intellettuali organici. Il<br />

piccolo Gramsci non rinuncia alle intuizioni della maturità. E non rinuncia alla passione per la sua Julka,<br />

perché «vita e politica, amore e pensiero risultano inscindibili». Il capitolo sentimentale – la struggente<br />

storia con la bellissima Giulia Schucht, lunarmente lontana, cagionevole e organicamente legata al Pcus – è<br />

raccontato attraverso un irrequieto Nino in pigiama a strisce che si rotola e fa capriole intorno agli immensi<br />

tomi tolstojani con le storie di Anna Karenina e Guerra e Pace. In fondo – sembra suggerire il nipote<br />

disegnatore – soltanto il grande romanziere sarebbe stato capace di ritrarne luci ed ombre.<br />

Nella casa di Teresina, dove Luca continua a passare le vacanze d´estate, sul cassettone del salotto è rimasta<br />

esposta una fotografia di quella fragile cognata. «Ma dopo la morte di zio Nino, la nonna e Giulia non si<br />

sarebbero mai incontrate». Lettere, anche regali, ma mai una visita. Dopo il 1946 arrivò invece Togliatti, per<br />

una commemorazione ufficiale a Oristano. Della famiglia Gramsci si mossero Diddi e Grazietta, ma Teresina<br />

volle rimanere a casa. <strong>No</strong>n ha mai detto il perché. Forse anche lei lo considerava l’ “amico immaginario”.<br />

«Io sono stato abituato<br />

dalla vita isolata, che ho vissuto<br />

fino dalla fanciullezza,<br />

a nascondere i miei stati d'animo<br />

dietro una maschera di durezza<br />

o dietro un sorriso ironico.<br />

Ciò mi ha fatto male,<br />

per molto tempo:<br />

per molto tempo i miei rapporti<br />

con gli altri furono un qualcosa<br />

di enormemente complicato.»<br />

“Il mio stato d’animo è tale che se anche fossi condannato a morte, continuerei a essere tranquillo e anche la sera<br />

prima dell’esecuzione magari studierei una lezione di lingua cinese, per non cadere più in quegli stati d’animo volgari e<br />

banali che si chiamano pessimismo ed ottimismo. Il mio stato d’animo sintetizza questi due sentimenti e li supera: sono<br />

pessimista con l’intelligenza, ma ottimista con la volontà” (19/12/1929)<br />

Antonio Gramsci (Ales 22/01/1891, Roma 27/04/1937)<br />

30 31

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!