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2012年九月Settembre 2012 Anno 3 No .8

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NO.08<br />

Il SAPERE DEI PIACERI 美食风向标<br />

La cucina veneziana<br />

È risaputo che Venezia, per secoli, è stata<br />

l’autentico crocevia degli scambi tra oriente<br />

ed occidente, ragion per cui presenta nella sua<br />

tradizione culinaria una varietà di piatti legata alla<br />

diversa provenienza degli ingredienti. Ecco quindi<br />

che vediamo giungere a tavola il baccalà dalle<br />

rotte del Baltico, le spezie preziose dalle carovane<br />

dell’Asia ma anche le verdure fresche dalle isole<br />

dell’estuario, il pesce dalla laguna e la selvaggina<br />

cacciata in barena.<br />

Già verso il 1000, Venezia diffonde in tutte le<br />

regioni usi e abitudini alimentari dei popoli con i<br />

quali intratteneva rapporti d’affari. Ancora oggi,<br />

l’uso delle spezie è la caratteristica fondamentale<br />

della cucina veneta, che unifica la molteplicità<br />

delle tradizioni gastronomiche legate al territorio.<br />

La cucina veneziana, fatta di ingredienti poveri,<br />

diventa addirittura raffinata con l’utilizzo delle<br />

spezie. Ritroviamo infatti un impiego quotidiano<br />

di molti prodotti di origine orientale, nella<br />

fattispecie di spezie quali zenzero, cannella, noce<br />

moscata, cardamomo, zucchero, etc. Il loro utilizzo<br />

secondo le caratteristiche tipicamente orientali<br />

divenne quasi esagerato nei secoli tardo medievali,<br />

continuando poi per tutto il Rinascimento e<br />

arrivando, anche se a dosi più ridotte, fino ai giorni<br />

nostri, più consistente che in altre cucine regionali.<br />

I pellegrini che da ogni parte d’Europa giungevano<br />

a Venezia per imbarcarsi verso la Terra Santa,<br />

restavano stupefatti dalla quantità e dalla varietà<br />

di mercanzie che si potevano trovare in questa<br />

città d’acqua. Dalle loro cronache traspare<br />

l’ammirazione per il buon governo che garantiva<br />

una così grande prosperità. Documenti storici<br />

ci informano che nel quindicesimo secolo nei<br />

magazzini veneziani venivano annualmente<br />

scaricate dalle navi provenienti dai porti orientali<br />

circa cinquemila tonnellate di spezie. Il largo<br />

utilizzo di spezie nella cucina di sei secoli fa ci<br />

viene presentato in una ricetta del Trecento di<br />

un cuoco anonimo, giunta ai giorni nostri con il<br />

nome di “pollo allo zenzero” e dove la quantità di<br />

spezie usate è di ben settecentocinquanta grammi.<br />

Tra i prodotti di origine orientale il riso è quello<br />

che più caratterizza la cucina veneziana. Arrivato<br />

dal mondo arabo, durante il medioevo era uno<br />

degli alimenti più cari ed era venduto molto<br />

spesso nelle “spezierie” ad uso medicinale;<br />

come alimento veniva ridotto quasi a farina ed<br />

utilizzato per rendere più dense le minestre.<br />

È nel Cinquecento che il riso diventa il re delle<br />

tavole dei veneziani ed entra a far parte della<br />

gastronomia veneziana: la più celebre delle minestre<br />

veneziane è “risi e bisi”, il piatto della festa più<br />

importante di Venezia, la festa di San Marco.<br />

La cucina tradizionale veneziana è fondamentalmente,<br />

una cucina semplice, perché semplici erano e<br />

sono gli elementi base, i metodi di preparazione<br />

ed i tempi di cottura, ma al tempo stesso è anche<br />

una cucina complessa perché si potrebbe dire<br />

che ha seguito gli avvenimenti della sua storia<br />

millenaria. Famosi e noti restano i banchetti offerti<br />

dalla Serenissima in occasione dell’arrivo in<br />

città di principi ed ambasciatori stranieri e delle<br />

feste più importanti, durante le quali sono rimasti<br />

proverbiali l’uso del “piron “ (forchetta) portato<br />

da Bisanzio ed i famosi “trionfi di zucchero”,<br />

(alimento allora sconosciuto all’Europa che usava<br />

solo miele, e che Venezia importava dalla Turchia,<br />

avendone il monopolio e che impose sui mercati).<br />

Ovviamente, essendo Venezia una città sull’acqua, ha<br />

sempre sfruttato con fantasia tutte le sue risorse ittiche,<br />

sbizzarrendosi con portate di pesce di tutti i tipi.<br />

A Venezia, pesce e frutti di mare pescati giornalmente,<br />

giungono ai mercati locali di primo mattino. <strong>No</strong>n<br />

ci si può meravigliare quindi che il pesce sia la<br />

base della cucina veneziana. Ciò che potrebbe<br />

invece stupire è che, nonostante la varietà e la<br />

qualità del pescato, i veneziani abbiano adottato<br />

con entusiasmo il merluzzo essiccato per il quale<br />

sono state create molte ricette. Altre tipiche ricette<br />

veneziane di pesce sono le conosciute “seppie col<br />

nero” e le “sarde in saor”: questo piatto agrodolce,<br />

arrivato da Costantinopoli, mescola il pesce<br />

alla cipolla, all’uva passa, ai pinoli ed all’aceto.<br />

Il pesce, del resto, per una città di mare è<br />

ovviamente la base dell’ alimentazione; tuttavia la<br />

mensa dei veneziani non disdegna la cacciagione.<br />

La selvaggina cacciata in laguna veniva cotta<br />

allo spiedo e farcita di odori, cosa tutt’ora in uso:<br />

i piccoli uccelli (come le quagliette) vengono<br />

infilati in spiedini alternati con pezzi di carne di<br />

maiale, di pancetta o lardo e accompagnati da<br />

tenera polenta: da qui la famosa “polenta e osei”.<br />

La polenta era in uso già ai popoli mediterranei<br />

e agli antichi romani e i suoi ingredienti erano<br />

le fave macinate ed il farro; ma la polenta vera e<br />

propria si ebbe con il mais importato dall’America,<br />

che venne poi coltivato su larga scala nel Veneto.<br />

In contrasto forse con l’idea diffusa degli italiani<br />

come mangiatori di pasta e spaghetti, a Venezia<br />

l’unica pasta tradizionale sono i bigoli, la cui<br />

preparazione era tradizionalmente affidata agli<br />

uomini, vista la durezza dell’impasto.<br />

Tra i primi piatti caratteristici, c’è la “pasta<br />

e fasioi” (pasta e fagioli), piatto contadino<br />

diffusissimo e molto apprezzato a Venezia.<br />

Tra i secondi piatti più tipici e noti al mondo,<br />

c’è il famoso “fegato alla veneziana”. I romani<br />

lo cucinavano con i fichi per addolcire il<br />

retrogusto amarognolo della carne, i veneziani<br />

hanno adottato invece la cottura con le cipolle.<br />

Altro piatto di carne importante è l’anatra, servita sulla<br />

base di diverse ricette, come ad esempio la celebre<br />

“anatra ripiena” o il “petto d’anatra in agrodolce”.<br />

La rivoluzione culinaria apportata dai veneziani<br />

si ebbe anche nell’uso delle pietanze associate<br />

alla frutta ed alla verdura, molte delle quali<br />

provenivano inizialmente dal medioriente, come<br />

il cavolfiore, gli spinaci ed i carciofi e la cui<br />

produzione poi, come anche ad i giorni nostri,<br />

era fornita dall’abbondante e varia coltivazione<br />

delle isole della laguna. Accanto ai secondi piatti,<br />

i contorni di verdure come i famosi “fondi di<br />

carciofo”, le “patate alla veneziana”, i “fasioi in<br />

salsa” o il “radicchio alla trevigiana” ravvivano la<br />

tavola veneziana in un’armonia di colori e sapori.<br />

La cucina veneziana si rivela come un’arte culinaria<br />

aperta alle innovazioni della Mittel-Europa e<br />

sensibile alle raffinate abitudini francesi, che arrivano<br />

nel Veneto attraverso i cuochi stranieri stipendiati<br />

da molte famiglie nobili veneziane. Ricordiamo ad<br />

esempio l’introduzione dello zucchero, elemento<br />

primario nei dolci veneti dell’epoca, in sostituzione<br />

del miele di antica data, l’olio di oliva e il burro, al<br />

posto dello strutto, del lardo e del grasso di oca.<br />

Importantissimo fu appunto tutto il settore<br />

dolciario che deve necessariamente tener conto<br />

dell’ambiente cosmopolita veneziano. Infatti dal<br />

Cinquecento compare il caffè importato dalla<br />

Turchia e molto più tardi, nel Settecento, la<br />

cioccolata e l’uso di dolci austriaci quali i chiffel,<br />

i krapfen, lo strudel, etc. Tra i dolci veneziani non<br />

si può dimenticare la frutta caramellata, i biscotti<br />

(quali i famosissimi “baicoli“), le “fugasse”<br />

(focacce), le “fritole” (frittelle), i “galani”, e tanto<br />

altro ancora; il tutto veniva sempre annaffiato da vini<br />

pregiati orientali come il vino di Cipro, i passiti e la<br />

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