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Lo scoop giornalistico dell’ABC fa il giro del mondo. Esattamente un anno dopo,<br />

il 9 maggio 1995, il Gip presso il Tribunale militare di Roma, Antonio Intelisano,<br />

firma l’ordine di custodia in carcere per Erich Priebke. L’ex “SS” è fermato dalla<br />

polizia argentina e messo agli arresti domiciliari per motivi di salute.<br />

Il 2 novembre dello stesso anno, il Ministero di Grazia e Giustizia italiano, dopo<br />

lunghissime resistenze da parte delle autorità argentine, inoltra la richiesta di<br />

estradizione, resa possibile anche dalle pressioni che esercitano sul governo italiano e<br />

quello sudamericano i familiari delle vittime delle Fosse Ardeatine, che nel<br />

procedimento aperto dal tribunale militare a carico di Erich Priebke si costituiscono<br />

come parte lesa.<br />

La vicenda giudiziaria che seguirà, cominciata nel maggio del 1996, è lunga e<br />

tormentata e si concluderà con la condanna all’ergastolo per l’ex appartenente allo<br />

speciale servizio di sicurezza delle “SS”. il Sicherheistz Dienst (“SD”), per le<br />

responsabilità dirette riconosciutegli negli eccidi nazisti e nella strage delle Fosse<br />

Ardeatine.<br />

Il processo segnerà, per tutti i familiari delle vittime, il ritorno nell’incubo<br />

dell’occupazione nazista a Roma.<br />

Tra le testimonianze più toccanti, quella di Rosina Stame, figlia di Nicola,<br />

all’epoca dell’eccidio una bambina di sei anni.<br />

L’offesa al torturatore<br />

Tra i documenti che la corte militare ha analizzato, la testimonianza di Karl Hass,<br />

che riferisce come, il 24 marzo del 1944, il compito di Priebke presso led cave di<br />

pozzolana a Roma è quello di controllare la lista delle 335 vittime predestinate, per<br />

depennare i nomi man mano che le stesse venivano fatte scendere dai camion e<br />

avviate alla fucilazione.<br />

Quindi Priebke non si è macchiato di torture, e dirlo è diffamazione. Con<br />

quest’accusa Rosetta Stame, che durante il processo all’ex capitano nazista aveva<br />

parlato di torture subite dal padre, viene condannata dal Tribunale Civile di Roma a<br />

pagare tremila euro per aver offeso l’onorabilità del “del cittadino Priebke”. Somma<br />

che verrà raccolta attraverso una sottoscrizione lanciata dalla Comunità Ebraica di<br />

Roma alla quale parteciperà lo stesso Sindaco <strong>della</strong> capitale, Walter Veltroni.<br />

Ma è sempre durante il processo Priebke che dall’archivio dell’Anfim,<br />

l’associazione che riunisce i familiari dei martiri <strong>della</strong> Resistenza, presieduto ora da<br />

Rosina Stame, vengono fuori due documenti consegnati nel 1955 e nel 1957 dalla<br />

stessa Rosina Stame.<br />

In uno c’è la firma del Presidente <strong>della</strong> Repubblica Giovanni Gronchi, il quale, su<br />

richiesta dell’allora Presidente del Consiglio Antonio Segni, concede la medaglia<br />

d’argento al valor militare a Nicola Stame. Nella motivazione si legge: “…portato in<br />

via Tasso subì atroci torture”.<br />

Nell’altro documento, a firma del Presidente del Consiglio, di Stame in Via Tasso<br />

si dice: “…sottoposto a sevizie e torture che sopportava con esemplare impegno”.<br />

Quindi le torture ci furono…<br />

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