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Il 30 novembre, una squadra di partigiani prima sequestra un plotone diretto a<br />

Forte Bavetta per giustiziare undici comunisti e poi, travestito con le loro divise,<br />

irrompe nel Forte e libera i condannati a morte.<br />

Dopo il 25 aprile, gli aderenti a “Bandiera Rossa” saranno tra i pochi a opporsi non<br />

soltanto alla monarchia ma alla stessa democrazia borghese.<br />

La maggioranza dei militanti confluirò poi nel PCI.<br />

La “banda Koch” sulle tracce di Stame<br />

Pur “sorvegliato speciale”, Stame è tra i protagonisti del movimento “Bandiera<br />

Rossa” e <strong>della</strong> Resistenza romana.<br />

Al tenore-partigiano fu affidato il compito <strong>della</strong> “prima zona”, che comprendeva i<br />

quartieri Tiburtino, Pietralata, San Lorenzo, Esquilino.<br />

Dopo un’irruzione nella sua abitazione di alcuni sicari <strong>della</strong> famigerata “banda<br />

Koch”, si allontanò definitivamente dalla famiglia e fu costretto a vivere in<br />

clandestinità.<br />

Abitò in un casolare sulla Via Valeria, che fungeva anche da nascondiglio per<br />

alcuni ex prigionieri alleati, evasi dopo l’armistizio dal campo di concentramento di<br />

Cecchina.<br />

Una clandestinità che non fermò l’azione di Stame: saputo dell’arresto di alcuni<br />

componenti del Movimento e venuto a conoscenza che la sera del 12 gennaio 1944<br />

sarebbero stati trasferiti da Via Tasso a Regina Coeli, ideò e organizzò una temeraria<br />

azione intesa a liberare i compagni, aggredendo con lancio di bombe a mano il<br />

furgone che trasportava i prigionieri.<br />

Per il pronto intervento dei tedeschi addetti alla scorta e di altri accorsi da Via<br />

Tasso, Nicola Stame dovette rinunciare all’azione.<br />

Il 20 gennaio, pochi giorni dopo il tragico e fallito intervento per liberare i suoi<br />

compagni, Stame – a seguito dello sbarco alleato ad Anzio e nonostante fosse venuta<br />

meno l’ipotesi di collaborazione delle forze partigiane – organizza un piano di<br />

guerriglia e di sabotaggi alle spalle dei tedeschi, allo scopo di facilitare l’avanzata<br />

degli alleati verso Roma. Furono tre giorni di azioni e perlustrazioni, correndo gravi<br />

rischi.<br />

Ritornato nella capitale, la sera del 24 gennaio Nicola Stame e altri dirigenti di<br />

“Bandiera Rossa” fissano un appuntamento in via Condotti, presso il caffè “Greco”.<br />

Occorre fare il punto sulla campagna partigiana.<br />

Stame al caffè <strong>della</strong> centralissima via capitolina non vi arriverà mai: accortosi di<br />

essere seguito da un sicario <strong>della</strong> “banda koch”, tal Gerardo Priori - che più volte si<br />

era recato presso la sua abitazione molestando la moglie Lucia e chiedendo notizie<br />

del suo rifugio – per non mettere a repentaglio la libertà dei suoi compagni decide di<br />

“sfidare” a viso aperto il suo pedinatore.<br />

Comincia così una fuga che aveva come obiettivo prioritario quello di allontanare<br />

gli uomini <strong>della</strong> “banda koch” dal caffè “Greco”.<br />

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