04.06.2013 Views

conoscere le piante medicinali un percorso ... - Greenland onlus

conoscere le piante medicinali un percorso ... - Greenland onlus

conoscere le piante medicinali un percorso ... - Greenland onlus

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

CONOSCERE<br />

LE PIANTE MEDICINALI<br />

UN PERCORSO SCIENTIFICO E STORICO<br />

E. Agradi, S. Regondi, G. Rotti


Le <strong>piante</strong> <strong>medicinali</strong> a tirano oggi in Italia e nel mondo la rinnovata a tenzione dei<br />

farmacologi, dei clinici e de <strong>le</strong> popolazioni più in genera<strong>le</strong>.<br />

Le a tività farmacologiche de <strong>le</strong> <strong>piante</strong> <strong>medicinali</strong> sono sempre più utilizzate ne la alimentazione<br />

e ne la cosmetica oltre a l'uso tradiziona<strong>le</strong> in terapia e prevenzione che<br />

acquista sempre nuovi sbocchi.<br />

Il volume che il gruppo dire to da la Do t.a Elisabe ta Agradi, tiene conto del rinnovato<br />

interesse scientifico e pratico e de l'importanza storica de la scienza de <strong>le</strong><br />

<strong>piante</strong> <strong>medicinali</strong>.<br />

Il testo è preciso, sintetico, di faci<strong>le</strong> <strong>le</strong> tura e ad esso si <strong>un</strong>isce <strong>un</strong>a iconografia dell'archivio<br />

del Do t. Gianfranco Ro ti, esperto di botanica e specialista de <strong>le</strong> <strong>piante</strong> <strong>medicinali</strong><br />

in Valsesia.<br />

L'esperienza Valsesiana degli Autori a ricchisce il volume con osservazioni originali e<br />

con rice te tradizionali utilizzate per la cura de l'uomo e degli animali. Questo non significa<br />

a fa to <strong>un</strong>a provincializzazione, ma so tolinea l'estrema vicinanza tra cultura<br />

de <strong>le</strong> <strong>piante</strong> <strong>medicinali</strong> e medicina.<br />

Questo ritorno del natura<strong>le</strong> ne <strong>le</strong> scienze mediche ha <strong>un</strong>a grande importanza pratica<br />

ed anche cultura<strong>le</strong> rendendo più a tenta la popolazione a <strong>le</strong> qualità dei principi a tivi<br />

che utilizza e de <strong>le</strong> <strong>piante</strong> da cui essi derivano.<br />

Questo tra tato così a traente e ricco di dati inediti e di insegnamenti pratici si raccomanda<br />

ai laureati in materie farmacologiche, clinici di varie discipline e sopra tu to<br />

a chi vuoi <strong>conoscere</strong> i farmaci che assume e co laborare in modo scientificamente<br />

esa to a l'opera del medico.<br />

Un particolare ringraziamento a la Do t.a Elisabe ta Agradi, tenace ed a tenta docente<br />

per aver preparato <strong>un</strong> sussidio dida tico uti<strong>le</strong> ai suoi ed ai nostri a lievi ed a molti<br />

co <strong>le</strong>ghi.<br />

Milano, 25 novembre 2005<br />

PRESENTAZIONE<br />

Prof. Rodolfo Pao<strong>le</strong> ti<br />

Preside Facoltà di Farmacia<br />

Università degli Studi di Milano


E. AGRADI - S. M. G. REGONDI - G. ROTTI III<br />

RINGRAZIAMENTI<br />

Gli autori ringraziano gli editori per il genti<strong>le</strong> invito<br />

a preparare questo libro su <strong>le</strong> <strong>piante</strong> <strong>medicinali</strong>.<br />

Un ringraziamento particolare degli autori al Magnifico Rettore dell’Università degli<br />

Studi di Milano, Professore Enrico De C<strong>le</strong>va, per l’attenzione e il sostegno che ha voluto<br />

dedicare alla pubblicazione di questa opera.<br />

Si ringraziano inoltre tutti quanti hanno dato generosamente consigli e assistenza nel<br />

l<strong>un</strong>go lavoro che ha richiesto la stesura di questo libro. Citarli tutti sarebbe impossibi<strong>le</strong><br />

quindi verranno menzionati solo alc<strong>un</strong>i, con la speranza di essere perdonati da<br />

coloro che non appaiono in queste righe. Un inizia<strong>le</strong> contributo è stato fornito dalla<br />

dott.ssa Tiziana di Fabio. Un particolare ringraziamento alla Professoressa Dolores<br />

Saco, dell’Università Complutense di Madrid, che con la sua calorosa simpatia ha collaborato,<br />

durante l’anno sabbatico a Milano, ed ha scritto il capitolo sulla fisiologia vegeta<strong>le</strong>.<br />

La stesura di questa parte è stata tradotta dallo spagnolo dalla dottoressa Erika<br />

Incurato, alla qua<strong>le</strong> va il nostro caloroso ringraziamento. Un sentito ringraziamento<br />

alla prof.ssa Franca Tomè e alla dott.ssa Gelsomina Fico dell’Università degli studi<br />

di Milano per l’impegno nel fornirci <strong>le</strong> conoscenze di base.<br />

Grazie anche al presidente del museo Calderini di Varallo, avv. Vittorio Galli, per averci<br />

messo a disposizione la biblioteca e <strong>le</strong> tavo<strong>le</strong> del Carestia per <strong>le</strong> consultazioni e per<br />

gli stessi motivi anche al persona<strong>le</strong> dell’archivio di stato di Varallo Sesia.<br />

Barbara Colombi, laureanda in Scienze Naturali, ha scritto <strong>un</strong>a guida preziosa dedicata<br />

ai nostri studenti per la preparazione del<strong>le</strong> tavo<strong>le</strong> di erbario. La dott.ssa Forneris,<br />

conservatore dell’Erbario dell’Università di Torino, ha dato la sua generosa disponibilità<br />

per aiutarci nella consultazione del<strong>le</strong> tavo<strong>le</strong> del Carestia.<br />

La dott.ssa Quarna, durante la stesura della tesi, ha raccolto <strong>le</strong> prime notizie etnobotaniche<br />

riportate. Un sentito ringraziamento anche al sig. Vittorio Federici.<br />

Siamo, inoltre, riconoscenti al<strong>le</strong> signore Paola Pareti e Gina Zanone per tutte <strong>le</strong> notizie<br />

fornite sugli utilizzi tradizionali in Valsesia.<br />

Gli autori hanno molto apprezzato i consigli e il sostegno del direttore del Dipartimento<br />

di Scienze Farmacologiche, prof.ssa E<strong>le</strong>na Tremoli, del Preside della facoltà di Farmacia,<br />

prof. Rodolfo Pao<strong>le</strong>tti, del dottor Livio Bertoli e del signor Giuseppe Giordano.<br />

Un sentito ringraziamento da parte di Simona Regondi alla propria famiglia e all’ing.<br />

Pietro Durazzini per averla sostenuta ed aiutata nel<strong>le</strong> domeniche di lavoro per la stesura<br />

del libro.


E. AGRADI - S. M. G. REGONDI - G. ROTTI V<br />

GLI AUTORI<br />

AGRADI ELISABETTA insegna Botanica Farmaceutica e Fitoterapia presso la facoltà<br />

di Farmacia dell’Università degli Studi di Milano, che frequenta dal 1980, dopo la laurea<br />

in Scienze Biologiche.<br />

Si è specializzata in Scienza dell’Alimentazione presso l’Università di Pavia ed ha frequentato<br />

come borsista e “visiting scientist” numerosi laboratori negli USA.<br />

L’e<strong>le</strong>vato valore della sua produzione scientifica è sottolineato da numerose pubblicazioni<br />

scientifiche su riviste internazionali ed ha anche pubblicato, già negli anni ottanta<br />

<strong>un</strong> testo dal titolo “Basi scientifiche della Dieta Mediterranea” dedicato soprattutto<br />

al valore nutriziona<strong>le</strong> e farmacologico dei componenti minori presenti negli alimenti<br />

di origine vegeta<strong>le</strong> e nel<strong>le</strong> erbe tipiche della tradizione mediterranea. Negli anni<br />

ottanta ha collaborato con il Corriere della Sera dove ha pubblicato numerosi articoli<br />

sul<strong>le</strong> pagine della Scienza e della Tecnica e dell’Alimentazione.<br />

REGONDI SIMONA M. G. si è laureata in Farmacia presso l’Università degli Studi<br />

di Milano ed attualmente lavora presso il Dipartimento di Scienze Farmacologiche di<br />

Milano dove svolge ricerche riguardanti i principi attivi del<strong>le</strong> <strong>piante</strong>. Ha avuto <strong>un</strong>a parte<br />

fondamenta<strong>le</strong> nella stesura dei testi e nella redazione di quest’opera.<br />

ROTTI GIANFRANCO laureato in economia e commercio, nativo di Varallo Sesia, ha<br />

sviluppato fino da giovanissimo la passione per <strong>le</strong> <strong>piante</strong>, il loro riconoscimento e classificazione,<br />

è da tutti riconosciuto esperto botanofilo. A testimonianza della sua grandissima<br />

attività in questo campo vi sono <strong>un</strong> archivio fotografico di più di 2000 immagini<br />

e numerose pubblicazioni.<br />

SACO DOLORES insegna Fisiologia della Piante presso la facoltà di Farmacia dell’Università<br />

Complutense di Madrid in Spagna. La Fisiologia del<strong>le</strong> Piante è stata, sino dall’inizio<br />

della sua attività, il tema principa<strong>le</strong> del<strong>le</strong> sue ricerche e del suo insegnamento,<br />

come dimostrano <strong>le</strong> sue numerose pubblicazioni su riviste internazionali. Si è anche<br />

specializzata in Analisi del<strong>le</strong> Medicine e del<strong>le</strong> Droghe nel 2003. Il suo periodo sabbatico<br />

presso l’Università degli Studi di Milano, <strong>le</strong> ha permesso di collaborare a questo<br />

libro con il capitolo “Anatomia e Fisiologia del<strong>le</strong> <strong>piante</strong> <strong>medicinali</strong>”.<br />

PENTA MARINA ha illustrato il capitolo della morfologia del<strong>le</strong> <strong>piante</strong> superiori.


ACHILLEA MILLEFOGLIE<br />

Achil<strong>le</strong>a mil<strong>le</strong>folium - infiorescenza<br />

Achil<strong>le</strong>a mil<strong>le</strong>folium - foglia basa<strong>le</strong><br />

PIANTE OFFICINALI ED AROMATICHE:<br />

RICONOSCIMENTO ED UTILIZZI<br />

Nome botanico: Achil<strong>le</strong>a mil<strong>le</strong>folium L.<br />

Famiglia: Compositae<br />

Descrizione botanica: è <strong>un</strong>’erbacea perenne<br />

rustica con fusto piuttosto rigido e duro, che può<br />

raggi<strong>un</strong>gere <strong>un</strong>’altezza di 60cm e nasce eretto da<br />

<strong>un</strong>a radice strisciante sottoterra. Le foglie, verdi,<br />

hanno la lamina sparsamente pelosa, sono alterne,<br />

l<strong>un</strong>ghe, lanceolate, ricoperte di <strong>un</strong>a <strong>le</strong>ggera<br />

peluria e finemente divise in segmenti lineari<br />

acuti (lacinie), caratteristica che ha fatto attribuire<br />

alla pianta il nome com<strong>un</strong>e di mil<strong>le</strong>foglio.<br />

I piccoli capolini bianchi o rosati, che compaiono<br />

in primavera e persistono fino all’inizio dell’aut<strong>un</strong>no,<br />

sono ri<strong>un</strong>iti in fitti corimbi. Il frutto è <strong>un</strong><br />

achenio di 2÷3cm.<br />

Habitat: è <strong>un</strong>a pianta originaria dei paesi asiatici,<br />

ma ormai diffusa in tutta la penisola italiana e<br />

nel<strong>le</strong> iso<strong>le</strong>. L’achil<strong>le</strong>a si trova com<strong>un</strong>emente in<br />

prati, pascoli, luoghi incolti e terreni boscosi, fino<br />

ad <strong>un</strong>’altezza di circa 2.300m.<br />

In Valsesia è com<strong>un</strong>e.<br />

Specie congeneri:<br />

• Achil<strong>le</strong>a distans (mil<strong>le</strong>foglio maggiore): molto<br />

robusta (fino a 100cm), con foglie grandi, bipennate,<br />

a lacinie largamente lanceolate e con rachide<br />

larga alata, fiori ligulati per lo più roseoporporini.<br />

In Valsesia è diffusa in Val Mastallone.<br />

Achil<strong>le</strong>a distans - foglie basali<br />

Cervatto (Valsesia)<br />

Per <strong>le</strong> denominazioni scientifiche si è seguito: Pignatti S. - Flora d’Italia. Bologna, 1982.<br />

Conti F., Abbate G., A<strong>le</strong>ssandrini A., Blasi C. An annotaded checklist of the italian vascular flora. Roma, (in press).


78 E. AGRADI - S. M. G. REGONDI - G. ROTTI<br />

Achil<strong>le</strong>a distans - infiorescenza<br />

Cervatto (Valsesia)<br />

• Achil<strong>le</strong>a stricta (mil<strong>le</strong>foglio subalpino): con segmenti<br />

fogliari divisi fino a metà ed oltre e rachide<br />

larga, alata; diffusa su pascoli e in cespuglieti<br />

montani e subalpini. In Valsesia è relativamente<br />

diffusa nei pascoli montani.<br />

Achil<strong>le</strong>a stricta - foglie cauline; <strong>piante</strong> fiorite<br />

Alpe Baranca (Valsesia)<br />

• Achil<strong>le</strong>a tomentosa (mil<strong>le</strong>foglio giallo): pianta<br />

poco sviluppata (fino a 40cm) con fiori di color<br />

giallo-dorato. Cresce solo in luoghi fortemente so<strong>le</strong>ggiati<br />

e asciutti.<br />

• Achil<strong>le</strong>a ptarmica (mil<strong>le</strong>foglio palustre): con foglie<br />

lineari-lanceolata indivise e acutamente seghettate<br />

sul margine; i capolini sono l<strong>un</strong>gamente<br />

ped<strong>un</strong>colati, disposti in corimbo. Pianta coltivata e<br />

inselvatichita in zone erbose umide. In Valsesia è<br />

inselvatichita a Scopa.<br />

• Achil<strong>le</strong>a macrophylla (mil<strong>le</strong>foglio del<strong>le</strong> radure):<br />

fusto fino a 100cm con foglie grandi molli; i fiori<br />

sono ri<strong>un</strong>iti in corimbi composti. In Valsesia è diffusa<br />

in boschi e cespuglieti freschi ed umidi, ordinariamente<br />

al di sopra dei 1.000m di altitudine.<br />

Achil<strong>le</strong>a macrophylla - capolini; infiorescenze<br />

Carcoforo (Valsesia)<br />

• Achil<strong>le</strong>a nana (mil<strong>le</strong>foglio nano): pianta di picco<strong>le</strong><br />

dimensioni, alta 5÷10cm con foglie bipennato-partite<br />

densamente lanuginose. Cresce nei<br />

macereti di alta montagna (1.600÷3.000m) su<br />

terreno siliceo. Valsesia: zone e<strong>le</strong>vate del vallone<br />

d’O<strong>le</strong>n, del vallone d’Otro, nel vallone del Rissuolo,<br />

in Val Vogna, nella parte superiore della Val Artogna<br />

e della Val Sasso<strong>le</strong>nda, sul<strong>le</strong> pendici del<br />

M.te Turlo e del Tagliaferro.<br />

Achil<strong>le</strong>a nana - foglie cauline


ERBE - A 79<br />

Achil<strong>le</strong>a mil<strong>le</strong>folium (Compositae)


80 E. AGRADI - S. M. G. REGONDI - G. ROTTI<br />

Achil<strong>le</strong>a nana - Alpe Zube di Alagna (Valsesia)<br />

• Achil<strong>le</strong>a moschata (mil<strong>le</strong>foglio del granito) e<br />

Achil<strong>le</strong>a erba-rotta (mil<strong>le</strong>foglio erba-rotta): <strong>piante</strong><br />

di picco<strong>le</strong> dimensioni (fino a 20cm), caratteristiche<br />

dei pascoli , rupi e macereti silicei al di sopra<br />

dei 1.500m di altitud<strong>un</strong>e. Valsesia: A. moschata è<br />

diffusa nel settore occidenta<strong>le</strong>, in territorio di Alagna,<br />

Riva Valdobbia, Campertogno (Val Artogna),<br />

Rassa, Rima. Osservata anche al Col<strong>le</strong> d’Egua, nel<br />

vallone del<strong>le</strong> Piane (Fobello), nel vallone del Bise<br />

Rosso e nella zona della Bocchetta di Campello<br />

(Rimella).<br />

Achil<strong>le</strong>a moschata - <strong>piante</strong> fiorite<br />

Alpe Vigne (Valsesia)<br />

Achil<strong>le</strong>a moschata - foglie cauline e infiorescenza<br />

• Achil<strong>le</strong>a clavenae (mil<strong>le</strong>foglio di Clavena):<br />

15÷25cm; pianta grigio-tomentosa, aromatica; foglie<br />

basali pennato-partite, con rachide alata; foglie<br />

cauline abbraccianti; 8÷12 capolini in corimbi;<br />

squame involucrali pubescenti, bordate di nero;<br />

fiori ligulati bianchi con ligu<strong>le</strong> rivolte in basso.<br />

Droga: <strong>le</strong> sommità fiorite e la pianta intera.<br />

Il momento migliore per la raccolta è il periodo<br />

della fioritura, da giugno a settembre, quando cominciano<br />

ad essiccare sia <strong>le</strong> foglie che i fiori: questi<br />

vanno raccolti proprio quando il so<strong>le</strong> è cocente<br />

e il loro potere aromatico e terapeutico è massimo.<br />

Fare essiccare foglie e fiori all’ombra e conservare<br />

in recipienti a chiusura ermetica.<br />

Costituenti principali: olio essenzia<strong>le</strong> contenente<br />

camazu<strong>le</strong>ne, canfora, beta-pinene, cineolo,<br />

cineolo, borneolo, cariofil<strong>le</strong>ne; lattoni sesquiterpenici,<br />

il principio amaro achil<strong>le</strong>ina, flavonoidi<br />

(apigenina-7-O-glucoside, luteolina, rutina), acido<br />

caffeico e salicilico, tannini, betaine.<br />

Proprietà: colagoghe, digestive, antispasmodiche,<br />

espettoranti, antiseborroiche, astringenti, sedative.<br />

Per uso esterno viene impiegata per detergere <strong>le</strong><br />

picco<strong>le</strong> ferite, ha <strong>un</strong>’azione benefica sugli arrossamenti<br />

e <strong>le</strong> infiammazioni cutanee ed è cicatrizzante<br />

(per ta<strong>le</strong> motivo in alc<strong>un</strong>e regioni viene<br />

chiamata ‘erba dei tagli’).<br />

Utilizzo:<br />

Come amaro-tonico e antispasmodico del<strong>le</strong><br />

vie digerenti: bere l’infuso preparato con 1 cucchiaio<br />

di sommità fiorite in 1 tazza d’acqua.<br />

In caso di nefrite e colite: bere l’infuso del<strong>le</strong><br />

foglie 2÷3 volte al giorno per circa 15÷30 giorni.<br />

Per regolarizzare il ciclo mestrua<strong>le</strong> ed attenuare<br />

ifastidi della menopausa: assumere<br />

quotidianamente al mattino <strong>un</strong>a tisana preparata<br />

con <strong>un</strong> cucchiaino di achil<strong>le</strong>a in <strong>un</strong>a tazza d’acqua<br />

bol<strong>le</strong>nte.<br />

Come depurativo, stimolante ed emostatico:<br />

il succo fresco della pianta applicato sul<strong>le</strong> ferite<br />

agisce come disinfettante, antiemorragico e<br />

ne aiuta la cicatrizzazione.<br />

Per <strong>le</strong> screpolature: fare degli impacchi con<br />

l’infuso preparato con 10g di fiori secchi (o foglie)<br />

in 500ml di acqua.<br />

Per <strong>le</strong> varici: lasciare in infusione per 10 minuti<br />

15g di fiori di achil<strong>le</strong>a in 500ml di acqua. Berne<br />

due tazze al giorno.<br />

Preparare <strong>un</strong> infuso lasciando riposare per 10 minuti<br />

20g di sommità fiorite in 1 litro di acqua bol<strong>le</strong>nte,<br />

filtrare e bere 2 tazze al giorno.<br />

Per lo stomaco: lasciare in infusione per 5 minuti<br />

in 500ml di acqua bol<strong>le</strong>nte due cucchiai di<br />

sommità fiorite e berne 2 tazze al giorno prima<br />

dei pasti.<br />

Per <strong>le</strong> emorroidi: preparare <strong>un</strong> infuso con 50g<br />

di sommità fiorite essiccate in 500ml di acqua bol<strong>le</strong>nte.<br />

Lasciare raffreddare, filtrare e bere durante<br />

l’arco della giornata oppure fare <strong>un</strong> impacco con<br />

il decotto.<br />

Avvertenze: non sono descritti effetti collaterali<br />

importanti dopo somministrazione di estratti di<br />

achil<strong>le</strong>a, ma in seguito ad esposizione cutanea in<br />

soggetti sensibili si potrebbero sviluppare reazioni<br />

al<strong>le</strong>rgiche; sono frequenti <strong>le</strong> ipersensibilità crociate<br />

con altre <strong>piante</strong> che appartengono alla famiglia<br />

del<strong>le</strong> Compositae.<br />

Un uso eccessivo e protratto potrebbe provocare<br />

maggiore sensibilità cutanea ai raggi solari.<br />

Non sono note interazioni dell’achil<strong>le</strong>a con farma-


ERBE - A 81<br />

ci somministrati contemporaneamente.<br />

Non deve essere somministrata durante la gravidanza,<br />

l’allattamento e nei bambini al di sotto dei<br />

due anni.<br />

Curiosità: questa pianta era molto apprezzata dagli<br />

antichi greci che <strong>le</strong> diedero il nome dell’eroico Achil<strong>le</strong>, che<br />

pare avesse appreso <strong>le</strong> proprietà terapeutiche dell’erba dal<br />

centauro Chirone e se ne fosse servito per medicare <strong>un</strong> compagno<br />

ferito dopo <strong>un</strong>a battaglia. Il nome della specie, mil<strong>le</strong>folium,<br />

fa riferimento all’aspetto piumoso del<strong>le</strong> foglie fitte e<br />

frastagliate. I fusti di A. ptarmica erano usati in Cina per<br />

consultare il libro dei mutamenti (I Ching): erano lanciati in<br />

aria e a seconda di come si disponevano toccando terra si interpretava<br />

il responso. Nel XVIII secolo veniva usata, mescolata<br />

a grasso, per disinfettare <strong>le</strong> ferite. In Irlanda era usata<br />

per scacciare il malocchio e per cure di bel<strong>le</strong>zza. Alc<strong>un</strong>e specie<br />

di achil<strong>le</strong>a entrano nella composizione del tè svizzero, altre<br />

si coltivano a scopo ornamenta<strong>le</strong>. Un tempo i contadini<br />

avvolgevano i manici degli attrezzi di lavoro con gambi di<br />

achil<strong>le</strong>a per averla sempre a portata di mano nel caso di<br />

p<strong>un</strong>ture di insetti o picco<strong>le</strong> ferite durante il lavoro e per conservare<br />

il vino mettevano i semi di achil<strong>le</strong>a nel<strong>le</strong> botti.<br />

AGLIO<br />

Nome botanico: Allium sativum L.<br />

Famiglia: Alliaceae<br />

Descrizione botanica: pianta erbacea annua,<br />

originaria dell’Asia centra<strong>le</strong>, con cau<strong>le</strong> cilindrico<br />

alto 50÷70 cm, rivestito da larghe foglie lineari<br />

app<strong>un</strong>tite, cilindriche, di colore verde intenso e<br />

<strong>le</strong>ggermente solcate. Il bulbo è l’organo sotterraneo,<br />

costituito da 8÷14 bulbilli, detti impropriamente<br />

spicchi, che consistono in <strong>un</strong>a serie di foglie<br />

modificate, squamiformi, carnose, ammassate<br />

<strong>le</strong> <strong>un</strong>e sul<strong>le</strong> altre, avvolti da membrane dalla<br />

consistenza cartacea.<br />

A fioritura l’aglio emette <strong>un</strong>o stelo rigido, sulla cui<br />

sommità appare l’infiorescenza a ombrella, composta<br />

da piccoli fiori di colore biancastro, rosa o<br />

vio<strong>le</strong>tto, a 6 lobi, avvolti in <strong>un</strong>a brattea guisa di<br />

cappuccio. Il frutto è <strong>un</strong>a capsula membranosa<br />

con 1÷2 semi per loggia.<br />

Habitat: originario dell’Asia, la coltivazione del-<br />

l’aglio è stata introdotta nella zona mediterranea.<br />

Specie congeneri:<br />

• Allium ursinum (aglio orsino): fusto cilindrico o<br />

compresso (bi-angoloso), pianta di 2÷5dm; foglie<br />

piane, ovato-lanceolate, picciolate; tepali bianchi;<br />

stami con filamenti semplici. Valsesia: zona di<br />

Campertogno e di Mollia; zona di Piaggiogna; circondario<br />

di Varallo; alla base del M.te Fenera.<br />

Allium ursinum<br />

Varallo Sesia (Valsesia)<br />

• Allium sphaerocephalon (aglio del<strong>le</strong> bisce): fusto<br />

alto fino a 1m; foglie cilindriche o semicilindriche,<br />

scanalate, fistolose solo nella parte inferiore;<br />

infiorescenza generalmente sferica o <strong>un</strong><br />

po’ all<strong>un</strong>gata, densa; tepali purpurei; stami sporgenti;<br />

stami interni con filamenti l<strong>un</strong>gamente tricuspidati<br />

(la cuspide centra<strong>le</strong> porta <strong>un</strong>a antera).<br />

In Valsesia è specie relativamente diffusa.<br />

Allium sphaerocephalon<br />

strada per Civiasco (Valsesia)<br />

• Allium vinea<strong>le</strong> (aglio del<strong>le</strong> vigne): fusto l<strong>un</strong>go<br />

fino a 1m, graci<strong>le</strong>; foglie cilindriche, fistolose; infiorescenza<br />

lassa, del diametro di 2÷3cm, bulbillifera;<br />

tepali roseo pallidi o verdognoli o biancastri.<br />

• Allium schoenoprasum (aglio <strong>un</strong>gherese): scapi<br />

grossi, cilindrici, l<strong>un</strong>ghi 25÷50cm, comp<strong>le</strong>tamente<br />

fistolosi a parete sotti<strong>le</strong>, avvolti nel terzo<br />

inferiore dal<strong>le</strong> guaine del<strong>le</strong> foglie; foglie cilindriche,<br />

fistolose, sottili; ombrel<strong>le</strong> subsferiche, dense,<br />

non bulbillifere; spata a 2÷3 valve larghe, che


144 E. AGRADI - S. M. G. REGONDI - G. ROTTI<br />

Vaccinium myrtillus e Vaccinium vitis-idaea (Ericaceae)


ERBE - M 145<br />

• Vaccinium vitis-idaea (mirtillo rosso): presenta<br />

fusti cilindrici, foglie sempreverdi, coriacee, a<br />

margine revoluto, verde scuro e lucide sulla pagina<br />

superiore, verde chiaro con ghiando<strong>le</strong> p<strong>un</strong>tiformi<br />

sulla pagina inferiore.<br />

Vaccinium vitis-idaea - frutti (Alpe Fal<strong>le</strong>r - Valsesia)<br />

I fiori sono penduli e raccolti in racemi terminali.<br />

La bacca è di colore rosso-corallo a maturità.<br />

Vive nel<strong>le</strong> brughiere subalpine. In Valsesia è specie<br />

relativamente diffusa in zone e<strong>le</strong>vate.<br />

Vaccinium vitis-idaea - fiori<br />

Droga: <strong>le</strong> foglie e i frutti.<br />

Le foglie si raccolgono in giugno e luglio, i frutti<br />

a maturità, in agosto.<br />

Le foglie sono essiccate all’ombra e conservare<br />

in sacchetti di carta o tela.<br />

I frutti si usano freschi o surgelati, oppure per la<br />

preparazione di marmellate.<br />

Costituenti principali: tannini (proantocianidi-<br />

ne oligomeriche), flavonoidi (iperoside, isoquercitrina,<br />

quercitrina), iridoidi (asperuloside), derivati<br />

dell’acido caffeico (acido clorogenico), acidi<br />

fenolici (acido salicilico e acido gentisico), alcaloidi<br />

(mirtina, epimirtina) nel<strong>le</strong> foglie; antocianoidi<br />

(cianidina, malvidina), acidi organici (acido<br />

malico, acido citrico), tannini, flavonoidi, iridoidi,<br />

derivati dell’acido caffeico, pectine, vitamine A,<br />

C e B (frutti).<br />

Proprietà: astringenti, antidiarroiche (foglie e<br />

frutti), antisettiche e antivirali (foglie), rinfrescanti,<br />

protettrici vasali e della retina (frutti).<br />

Le foglie sono anche ipoglicemizzanti; si consigliano<br />

quindi ai diabetici, in quanto consentono<br />

di ridurre <strong>le</strong> dosi di farmaci per via ora<strong>le</strong> o quel<strong>le</strong><br />

di insulina. L’uso del mirtillo è particolarmente<br />

indicato nei casi di retinopatia diabetica, di miopia<br />

e nei casi di degenerazione della retina dovuti<br />

a ipertensione o ad arteriosc<strong>le</strong>rosi.<br />

Utilizzo:<br />

In caso di pesantezza del<strong>le</strong> gambe, varici,<br />

f<strong>le</strong>biti, ulcere varicose ed emorroidi, infezioni<br />

dovute all’alterazione della flora intestina<strong>le</strong><br />

e per migliorare l’adattamento<br />

all’oscurità: assumere a ogni pasto 5÷10 cucchiai<br />

di succo fresco ottenuto dai frutti maturi.<br />

Per <strong>le</strong> emorroidi: fare degli impacchi con <strong>un</strong><br />

decotto preparato con 70g di bacche di mirtillo<br />

in 500ml di acqua.<br />

In caso di ossiuri, piccoli vermi presenti<br />

nell’intestino dei bambini: preparare <strong>un</strong> decotto<br />

con 50÷70g di frutti in 1 litro d’acqua per<br />

15 minuti, filtrare e bere nell’arco della giornata.<br />

Per i diabetici: preparare <strong>un</strong> decotto con <strong>un</strong>a<br />

manciata di foglie essiccate di mirtilli e alc<strong>un</strong>i<br />

baccelli di fagioli in 1 litro di acqua.<br />

Berne <strong>un</strong>a tazza al giorno.<br />

Contro la diarrea: preparare <strong>un</strong> infuso con<br />

30÷40g di foglie in 1 litro d’acqua.<br />

Bere <strong>un</strong>a tazza dopo ogni evacuazione, finché la<br />

situazione non si normalizza.<br />

In caso di eczema e ulcere varicose: effettuare<br />

frizioni con il succo fresco o il decotto dei<br />

frutti.<br />

Avvertenze: il mirtillo è considerato <strong>un</strong>a pianta<br />

abbastanza sicura, se utilizzata al<strong>le</strong> dosi consigliate,<br />

tuttavia l’uso prol<strong>un</strong>gato e l’abuso del<strong>le</strong><br />

foglie di mirtillo può causare gravi effetti tossici,<br />

con <strong>un</strong>a sintomatologia caratterizzata da ittero,<br />

anemia, cachessia e formazione di metaemoglobina.<br />

Il mirtillo ha <strong>un</strong> effetto sull’inibizione<br />

dell’aggregazione piastrinica e pertanto potrebbe<br />

interagire con altri inibitori dell’aggregazione<br />

piastrinica, come l’aspirina, ed anticoagulanti,<br />

quali il warfarin. L’uso dei frutti freschi, al<br />

posto di quelli secchi, può provocare diarrea,<br />

anche se quelli secchi e <strong>le</strong> foglie possono essere,<br />

talvolta, irritanti per l’intestino.<br />

Curiosità: la raccolta dei mirtilli ha tradizioni antichissime:<br />

il mirtillo nero veniva consigliato già da Dioscoride,<br />

nel I secolo d. C., per curare la dissenteria.


PIANTE DI INTERESSE FARMACOLOGICO CON ATTIVITÀ TOSSICA 359<br />

COLCHICO<br />

Nome botanico: Colchicum autumna<strong>le</strong><br />

Famiglia: Melanthiaceae<br />

Descrizione botanica: pianta erbacea perenne<br />

alta 5÷40cm con bulbo-tubero sotterraneo, il più<br />

del<strong>le</strong> volte con 3 foglie grandi, l<strong>un</strong>ghe 2÷4 dm e<br />

larghe fino a 6cm, tutte basali, che appaiono in primavera,<br />

avvizzite al tempo della fioritura. I fiori, da<br />

agosto ad ottobre, sono di colore vio<strong>le</strong>tto pallido<br />

con perigonio di 6 lacinie; il frutto è <strong>un</strong>a capsula<br />

grande che matura nella primavera od estate successiva<br />

alla fioritura.<br />

Habitat: cresce sui parti falciati, sui pascoli e nel<strong>le</strong><br />

schiarite boschive nei paesi a clima temperato dell’Europa.<br />

Valsesia: qua e là.<br />

Specie congenere:<br />

• Colchicum alpinum (colchico minore): pianta più<br />

minuta (fino a 15cm); fiore minore; tubo corollino<br />

giallino; foglie lineari-lanceolate. In Valsesia è<br />

<strong>un</strong>a specie relativamente diffusa anche a bassa<br />

quota, ad esempio a Crevola, a Bocciolaro e presso<br />

Brugaro.<br />

Droga: i semi e il bulbo fresco.<br />

Costituenti principali: colchicina e alcaloidi secondari,<br />

tra cui demoecolcina.<br />

Proprietà e utilizzo: preparati standardizzati o<br />

colchicina pura sono usati dietro prescrizione medica<br />

per la gotta, in modo particolare in caso di attacchi<br />

acuti. La colchicina agisce anche come antimitotico;<br />

per il trattamento della <strong>le</strong>ucemia è impiegata la<br />

demecolcina, che, a parità d’azione, è meno tossica.<br />

Tossicità: la colchicina è <strong>un</strong> ve<strong>le</strong>no; parecchie ore<br />

dopo l’ingestione compare vomito, forte diarrea,<br />

paralisi e talvolta morte per paralisi respiratoria.<br />

DIGITALE<br />

Nome botanico: Digitalis purpurea<br />

Famiglia: Scrophulariaceae<br />

Descrizione botanica: pianta bienna<strong>le</strong> o perenne,<br />

alta 0,6÷1,8m, con foglie da ovate a lanceolate, grigio-tomentose<br />

sulla pagina inferiore, quel<strong>le</strong> basali<br />

picciolate, <strong>le</strong> superiori sessili.<br />

I fiori, da giugno ad agosto, sono disposti in infiorescenze<br />

<strong>un</strong>ilaterali e presentano <strong>un</strong>a corolla campanulata<br />

di colore rosso porpora, con macchie interne<br />

molto evidenti, calice diviso in 5 segmenti ovali<br />

obl<strong>un</strong>ghi e 4 stami. Il frutto è <strong>un</strong>a capsula pelosa<br />

con numerosi semi.<br />

Habitat: cresce in aree disboscate e radure boschive,<br />

pascoli montani in Europa centra<strong>le</strong> e occidenta<strong>le</strong>.<br />

In Italia la sua presenza è generalmente <strong>le</strong>gata<br />

ad antiche o recenti colture.<br />

Specie congeneri:<br />

• Digitalis lanata (digita<strong>le</strong> lanosa): pianta bienna<strong>le</strong><br />

alta fino a 1m, presenta foglie lineari-lanceolate, a<br />

margine intero, perlopiù glabre e fiori l<strong>un</strong>ghi<br />

2÷3cm, venati di giallo marrone, con labbro inferiore<br />

bianco, raccolti in l<strong>un</strong>ghe infiorescenze rivol-<br />

Colchicum autumna<strong>le</strong> - Quarona (Valsesia)<br />

Colchicum alpinum - S. Antonio in Val Vogna (Valsesia)<br />

Digitalis purpurea


360 E. AGRADI - S. M. G. REGONDI - G. ROTTI<br />

Digitalis purpurea (Scrophulariaceae)


PIANTE DI INTERESSE FARMACOLOGICO CON ATTIVITÀ TOSSICA 361<br />

te in tutte <strong>le</strong> direzioni, scapi e calici dei fiori ghiandolosi<br />

e con peli bianchi lanosi.<br />

• Digitalis grandiflora (D. ambigua) (digita<strong>le</strong> gialla<br />

grande): presenta foglie da ovate a lanceolate, irregolarmente<br />

seghettate, <strong>le</strong>ggermente pubescenti<br />

sulla pagina inferiore. I fiori, l<strong>un</strong>ghi più di 3cm,<br />

sono campanulati, gialli, internamente marroni,<br />

disegnati a rete, disposti in <strong>un</strong> l<strong>un</strong>go grappolo <strong>un</strong>ilatera<strong>le</strong>.<br />

Valsesia: Orlino (Cervatto), S. Caterina di<br />

Locarno, Alpi di Crosa (Varallo), loc. Corte di Camasco,<br />

Ca’ di Zel<strong>le</strong> (a monte di Rimasco).<br />

• Digitalis lutea (digita<strong>le</strong> gialla piccola): presenta foglie<br />

lanceolate l<strong>un</strong>ghe, finemente seghettate e fiori<br />

l<strong>un</strong>ghi 2÷2,5cm di colore giallo chiaro, con interno<br />

barbuto, raccolti in l<strong>un</strong>ghi grappoli <strong>un</strong>ilaterali.<br />

In Valsesia è <strong>un</strong>a specie diffusa.<br />

Droga: <strong>le</strong> foglie.<br />

Costituenti principali: glicosidi cardiaci, inclusi digossina,<br />

gitossina, e lanatosidi; acido malico e succinico,<br />

tannini.<br />

Proprietà e utilizzo: la digita<strong>le</strong> è <strong>un</strong>a pianta conosciuta<br />

sin dall’antichità per <strong>le</strong> sue proprietà; in<br />

Italia era chiamata ‘erba aralda’ ed era impiegata<br />

come purgativa, emmenagoga, emetica e per la<br />

cura di ferite. I principi attivi che contiene, e di cui<br />

sono più ricche <strong>le</strong> specie selvatiche rispetto a quel<strong>le</strong><br />

coltivate a scopo ornamenta<strong>le</strong>, bloccano l’enzima<br />

ATPasi sodio-potassio dipendente e presentano proprietà<br />

cardiotoniche e diuretiche.<br />

Tossicità: tutte <strong>le</strong> parti della pianta sono ve<strong>le</strong>nose.<br />

Intossicazioni sono state descritte in bambini che<br />

avevano succhiato i fiori o ingerito semi e foglie della<br />

pianta. I glicosidi della digita<strong>le</strong> hanno <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga<br />

emivita e si possono accumulare provocando tossicità.<br />

I sintomi clinici di intossicazione includono prob<strong>le</strong>mi<br />

gastrointestinali, capogiri, debo<strong>le</strong>zza, tremori<br />

muscolari, miosi ed aritmie cardiache potenzialmente<br />

fatali. Recentemente è stato messo a p<strong>un</strong>to <strong>un</strong><br />

antidoto efficace per la disintossicazione da digita<strong>le</strong>,<br />

che si basa sull’uso di anticorpi specifici per la digossina.<br />

È importante sottolineare che molte altre <strong>piante</strong><br />

contengono glucosidi cardioattivi e tra queste ricordiamo<br />

Nerium o<strong>le</strong>ander (cfr. o<strong>le</strong>andro a pag. 290),<br />

Convallaria majalis (cfr. mughetto a pag. 285), Taxus<br />

brevifolia, Strophantus spp. e Urginea marittima<br />

(cfr. scilla marittima a pag. 329).<br />

Digitalis grandiflora<br />

Digitalis lutea - sentiero per l’Alpe Scarpiola<br />

di Rimella (Valsesia)

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!