04.06.2013 Views

relazione Plis Basso Brembo - Idee in Movimento

relazione Plis Basso Brembo - Idee in Movimento

relazione Plis Basso Brembo - Idee in Movimento

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Lelio Pagani (coord<strong>in</strong>atore scientifico)<br />

Fulvio Adobati (coord<strong>in</strong>atore operativo)<br />

Renato Ferl<strong>in</strong>ghetti<br />

Eugenio Marchesi<br />

V<strong>in</strong>cenzo Marchetti<br />

Paolo Mazzariol<br />

Alessandro Oliveri<br />

Fabio Plebani<br />

Crist<strong>in</strong>a Riboldi<br />

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO<br />

CENTRO STUDI SUL TERRITORIO<br />

Parco Locale di Interesse Sovracomunale<br />

del basso corso del Fiume <strong>Brembo</strong><br />

Relazione descrittiva<br />

Comune di Boltiere<br />

Comune di Bonate Sotto<br />

Comune di Dalm<strong>in</strong>e<br />

Comune di Filago<br />

Comune di Madone<br />

Comune di Osio Sopra<br />

Comune di Osio Sotto


Indice<br />

I caratteri geologici e geomorfologici<br />

Il patrimonio storico e culturale<br />

Analisi floristica e vegetazionale<br />

Aspetti paesaggistici<br />

La pianificazione<br />

5<br />

19<br />

91<br />

117<br />

127


I caratteri geologici e geomorfologici


Il quadro territoriale di riferimento<br />

Allo sbocco dall’ambito montano, il fiume <strong>Brembo</strong> approfondisce <strong>in</strong> breve il proprio<br />

alveo f<strong>in</strong>o a scorrere all’<strong>in</strong>terno di una valle ampia, ben def<strong>in</strong>ita lateralmente e<br />

profonda.<br />

Le scarpate laterali scendono ripide verso il fondovalle, per lunghi tratti <strong>in</strong>terrotte da<br />

terrazzi morfologici che testimoniano di antiche fasi alluvionali, successive al term<strong>in</strong>e<br />

delle glaciazioni quaternarie; la d<strong>in</strong>amica fluviale ha portato poi il corso d’acqua ad<br />

abbassare sempre più il proprio letto f<strong>in</strong>o alle attuali quote. L’azione erosiva del fiume<br />

ha via via portato ad emergere - sul fondo e sui lati della valle – gli antichi depositi<br />

fluvioglaciali ed alluvionali che costituiscono una successione potente cent<strong>in</strong>aia di metri,<br />

una parte della quale è oggi visibile.<br />

Le successioni alluvionali più antiche possono avere subito un processo di cementazione<br />

ad opera delle acque <strong>in</strong> esse circolanti, dando orig<strong>in</strong>e ai depositi che oggi sono noti<br />

come conglomerati o “ceppo”: il primo emergere di una placca conglomeratica, potente<br />

e resistente all’erosione fluviale, ha costretto il <strong>Brembo</strong> a scavarsi il passaggio verso sud<br />

all’<strong>in</strong>terno di una forra stretta e profonda, all’altezza di Ponte S. Pietro. Nonostante la<br />

morfologia impervia e rupestre e la profondità dell’<strong>in</strong>cisione, la ristrettezza della<br />

sezione valliva e la presenza di rocce resistenti e dure hanno favorito la costruzione di<br />

un ponte e il passaggio del fiume; la stessa condizione, con la medesima soluzione, si<br />

ritroverà solo molto più a valle.<br />

Dopo la “stretta” di Ponte S. Pietro, dove la valle fluviale si riduce quasi ad una<br />

“fessura” che a stento <strong>in</strong>terrompe la cont<strong>in</strong>uità della pianura fluvioglaciale, la sezione<br />

valliva ritorna ampia ed articolata, gli orli morfologici che delimitano la valle fluviale si<br />

allontanano sensibilmente e il fiume scorre <strong>in</strong> un letto ampio e ciottoloso, assumendo un<br />

andamento lievemente s<strong>in</strong>uoso o a canali <strong>in</strong>trecciati.<br />

7


L’assetto geologico<br />

Il largo solco vallivo separa, ormai f<strong>in</strong>o alla confluenza <strong>in</strong> Adda, due ambiti<br />

geologicamente ben dist<strong>in</strong>ti, caratterizzati l’uno da una morfologia movimentata da<br />

repent<strong>in</strong>i dislivelli e da un ben def<strong>in</strong>ito reticolo idrografico e l’altro da una superficie più<br />

uniforme, più densamente urbanizzata, dove l’ambito “brembano” tende a confondersi<br />

e ad <strong>in</strong>trecciare stretti rapporti con i depositi del fiume Serio, la cui <strong>in</strong>fluenza giunge<br />

ben lontana dal suo asse d’orig<strong>in</strong>e: il lieve avvallamento della Morletta, dall’andamento<br />

tormentato a dalla saltuaria visibilità,<br />

segna, dal punto di vista geologico, il conf<strong>in</strong>e orientale della zona di <strong>in</strong>fluenza<br />

brembana.<br />

La vasta superficie pianeggiante che si affaccia direttamente all’orlo orientale della<br />

valle del <strong>Brembo</strong>, dall’andamento uniforme e monotono che tuttavia si complica per la<br />

presenza di orli morfologici e scarpate fluviali nel settore meridionale, viene riferita,<br />

8


dalla più recente ed aggiornata cartografia geologica 1 , alla cosiddetta “Unità di<br />

Treviglio”, costituita da ghiaie e ciottoli arrotondati di deposizione fluvioglaciale<br />

durante le ultime fasi di ritiro delle fronti glaciali: essa rappresenta oggi il “livello<br />

pr<strong>in</strong>cipale della pianura”, costituendo l’ultimo lembo dell’antico conoide brembano<br />

connesso alla più recente glaciazione. Ancora più ad oriente l’Unità di Treviglio sfuma<br />

nella più antica Unità di Brembate, caratterizzata <strong>in</strong> superficie da più profondi orizzonti<br />

pedogenetici e da depositi eolici a tessitura f<strong>in</strong>e. In entrambi i casi la composizione<br />

delle ghiaie e dei ciottoli è rappresentativa delle rocce tipicamente presenti nei monti<br />

della Valle Brembana.<br />

Ad occidente del fiume <strong>Brembo</strong>, l’ambito territoriale che ad esso deve la sua formazione<br />

è limitato ad una stretta fascia ancora appartenente all’Unità di Treviglio, che <strong>in</strong> genere<br />

arriva solo a lambire i nuclei antichi dei pr<strong>in</strong>cipali centri urbani, tutti ubicati <strong>in</strong><br />

posizione leggermente rialzata, al marg<strong>in</strong>e di una superficie terrazzata il cui orlo<br />

morfologico non sempre è riconoscibile con evidenza, ma solo per lievi cambiamenti di<br />

pendenza o per il prevalere di litologie non brembane o ancora per una più potente<br />

alterazione superficiale, <strong>in</strong>dice di una maggiore antichità di deposizione.<br />

Infatti, il vasto territorio conosciuto come “Isola Bergamasca”, racchiuso a penisola tra il<br />

<strong>Brembo</strong> e l’Adda, deve la sua formazione <strong>in</strong> gran parte alla potente azione del fiume<br />

Adda, a cui vengono riferite le pr<strong>in</strong>cipali unità litologiche.<br />

La più significativa, per estensione e per l’ubicazione su di essa dei pr<strong>in</strong>cipali centri<br />

urbani che gravitano sulla valle del <strong>Brembo</strong>, forma la superficie terrazzata occidentale<br />

dell’Isola e prende il nome di Unità di Carvico, simile per età e modalità di deposizione<br />

all’Unità di Treviglio, ma connessa più direttamente all’attività del fiume Adda, come<br />

testimoniano i tipi litologici caratteristici dell’area alp<strong>in</strong>a vera e propria.<br />

L’Unità di Carvico, che si sviluppa <strong>in</strong> quest’area da Pontida f<strong>in</strong>o a Brembate, conserva<br />

nel settore settentrionale morfologie glaciali e fluvioglaciali lungo il corso del fiume<br />

<strong>Brembo</strong>. Come accennato, l’Unità di Carvico non sempre si dist<strong>in</strong>gue con facilità, per<br />

evidenti morfologie, dall’Unità di Treviglio, mentre un’alta e cont<strong>in</strong>ua scarpata<br />

morfologica, a tratti lambita dalla rete idrografica superficiale, la separa nettamente<br />

dai terreni più elevati ed antichi (Unità di Medolago) che costituiscono l’aspetto più<br />

caratteristico e rilevante del territorio dell’Isola.<br />

All’<strong>in</strong>terno della valle fluviale vera e propria, il fiume <strong>Brembo</strong> ha costruito pianure<br />

alluvionali che sono state poi progressivamente <strong>in</strong>cise ed abbandonate: di esse<br />

rimangono notevoli testimonianze nelle lunghe e discont<strong>in</strong>ue superfici pianeggianti che<br />

accompagnano longitud<strong>in</strong>almente l’attuale corso del fiume, a quote <strong>in</strong>termedie tra<br />

l’alveo fluviale e il livello pr<strong>in</strong>cipale della pianura. Le varie superfici terrazzate <strong>in</strong>terne<br />

alla valle fluviale risalgono tutte all’età tardiglaciale, concomitanti o successive alle<br />

ultime fasi di ritiro della glaciazione più recente; esse risultano stabilizzate e,<br />

soprattutto quelle alle quote più alte e dunque più antiche, anche con una copertura<br />

pedologica <strong>in</strong> formazione. Le superfici più basse possono ancora essere potenzialmente<br />

esondabili <strong>in</strong> occasione di eventi di piena particolarmente importanti, mentre la tipica<br />

d<strong>in</strong>amica fluviale la si riconosce soltanto all’<strong>in</strong>terno dell’alveo attivo, dove le acque<br />

correnti rimescolano e riposizionano cont<strong>in</strong>uamente le ghiaie e i ciottoli.<br />

Come già accennato, tuttavia, la piana alluvionale che il fiume <strong>Brembo</strong> ha potuto<br />

costruire una volta superato il giogo conglomeratico di Ponte S. Pietro, subisce una<br />

nuova e più forte restrizione <strong>in</strong> corrispondenza dell’area di affioramento di una nuova<br />

unità conglomeratica, molto antica, nota come “Ceppo del <strong>Brembo</strong>”, <strong>in</strong> cui gli orig<strong>in</strong>ari<br />

depositi fluviali a ciottoli grossolani e livelli sabbiosi hanno subito una forte<br />

1 Carta Geologica della Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo e Note Illustrative, Bergamo, 2000<br />

9


cementazione, tanto che sono stati utilizzati con successo e con sicuro effetto nella<br />

costruzione di edifici e monumenti.<br />

Anche al Ceppo del <strong>Brembo</strong> è stata riconosciuta una genesi come deposito di conoide<br />

alluvionale: è noto, <strong>in</strong>fatti, che i grandi fiumi prealp<strong>in</strong>i allo sbocco <strong>in</strong> pianura dalle valli<br />

montane depositarono grandi quantità di materiali, costituendo accumuli a forma di<br />

ventaglio, con l’apice <strong>in</strong> corrispondenza dello sbocco vallivo, a cui si deve la formazione<br />

di gran parte dell’alta pianura.<br />

I caratteri morfologici<br />

La costituzione geologica del territorio, brevemente accennata, è fondamentale per<br />

capire anche l’evoluzione morfogica: sono <strong>in</strong>fatti strette le relazioni tra geologia,<br />

morfologia e d<strong>in</strong>amica fluviale.<br />

Risulta da subito evidente per esempio il ruolo degli affioramenti conglomeratici nel<br />

provocare strettoie ad alta resistenza, dove il fiume per poter defluire ha dovuto aprirsi<br />

varchi strettissimi che oggi osserviamo ed ammiriamo come forre di grande suggestione<br />

ed <strong>in</strong>teresse geologico.<br />

Nel tratto tra le forre di Briolo-Ponte S. Pietro e di Marne-Brembate, dove il ceppo non<br />

compare, il fiume ha potuto esprimere la sua d<strong>in</strong>amica su aree più ampie e l’attività<br />

erosiva si è svolta a scapito dei depositi alluvionali da esso stesso precedentemente<br />

abbandonati.<br />

L’alternanza di fasi erosive e deposizionali è tipica e ricorrente nella storia geologica e<br />

ad essa si deve <strong>in</strong> gran parte la costruzione del territorio, almeno nei settori planiziali.<br />

10


Le cause di tali oscillazioni è ancora dibattuta, ma probabilmente deve essere fatta<br />

risalire ad un <strong>in</strong>sieme di concause, tra cui il clima gioca ancora un ruolo di primo piano.<br />

Tra Bonate Sopra e Treviolo la valle fluviale raggiunge, <strong>in</strong> questo tratto, la sua massima<br />

ampiezza, pur mantenendosi decisamente ampia f<strong>in</strong>o a Bonate Sotto, prima di ridursi a<br />

poche dec<strong>in</strong>e di metri nella forra di Marne. La sezione trasversale, sempre nel tratto<br />

superiore considerato, appare complessivamente semplice, con ripide pareti laterali ed<br />

un ampio fondovalle, nel quale rileva – di poco sopraelevata – una superficie terrazzata<br />

<strong>in</strong> gran parte ancora potenzialmente esondabile, tranne le parti più <strong>in</strong>terne.<br />

Nell’arco di poco più di un secolo, esam<strong>in</strong>ando le cartografie storiche a partire dalla f<strong>in</strong>e<br />

del sec. XIX, il fiume <strong>Brembo</strong>, caratterizzato <strong>in</strong> questo tratto da una morfologia a canali<br />

<strong>in</strong>trecciati, ha ridotto sensibilmente il proprio campo d’azione, limitando la sua<br />

presenza, <strong>in</strong> condizioni normali, all’<strong>in</strong>terno di un alveo piuttosto ristretto, ciottoloso,<br />

entro cui il fiume tende a disperdersi <strong>in</strong> canali e rivi abbastanza ravvic<strong>in</strong>ati e paralleli,<br />

isolando isole e barre fluviali strette ed allungate. F<strong>in</strong>o a non molti decenni fa, <strong>in</strong>vece,<br />

l’alveo fluviale si ramificava <strong>in</strong> un’area più ampia, su sezioni che potevano arrivare a<br />

lambire la scarpata pr<strong>in</strong>cipale o i terrazzi morfologici più <strong>in</strong>terni. Sebbene localmente<br />

modificate, la bassa piana alluvionale del <strong>Brembo</strong> e le scarpate laterali conservano<br />

ancora una chiara ed evidente valenza naturalistica, anche e soprattutto per i caratteri<br />

morfologici ed idrografici del sito; allo stesso modo, la fascia di divagazione <strong>in</strong> epoca<br />

storica dei rami fluviali deve essere ancora e sempre considerata ambito strettamente<br />

riservato al fiume e alla sua d<strong>in</strong>amica.<br />

Tornando all’assetto territoriale, risulta che solo sulla s<strong>in</strong>istra idrografica è presente un<br />

lungo terrazzo morfologico <strong>in</strong>termedio, di grande valenza paesaggistica e naturale, che<br />

da Ponte S. Pietro arriva a chiudersi all’altezza di Mariano, rilevato di circa 10 metri<br />

rispetto all’alveo attuale e più basso di circa 20 metri rispetto al livello fondamentale<br />

della pianura.<br />

Sulla sponda opposta si passa <strong>in</strong>vece direttamente e più o meno bruscamente dalla piana<br />

alluvionale recente al livello superiore della pianura fluvioglaciale, senza la presenza di<br />

superfici alluvionali terrazzate <strong>in</strong>termedie, probabilmente erose a causa della tendenza<br />

del fiume a spostarsi progressivamente verso ovest. Tale tendenza, se da un lato aiuta a<br />

comprendere come i terreni “brembani” siano meglio rappresentati ad oriente della<br />

valle fluviale piuttosto che sul lato opposto, dall’altro pare attivamente contrastata<br />

dalla presenza delle confluenze di alcuni importanti immissari, certamente<br />

corresponsabili del modellamento della morfologia attuale.<br />

E’ <strong>in</strong>fatti evidente come, a differenza della sponda orientale, più regolare e monotona,<br />

la sponda occidentale appaia più movimentata e complessa anche per la presenza delle<br />

confluenze del torrente Les<strong>in</strong>a, a Bonate Sotto, e del torrente Dordo, a Marne. Entrambi<br />

i corsi d’acqua, secondari solo rispetto al fiume pr<strong>in</strong>cipale, ma di grande importanza per<br />

la def<strong>in</strong>izione dell’assetto storico e geografico del territorio da loro attraversato,<br />

prendono orig<strong>in</strong>e dalle articolate pendici del Monte Albenza (la Les<strong>in</strong>a) e delle coll<strong>in</strong>e di<br />

Pontida-Barzana (il Dordo), percorrendo poi la piana fluvioglaciale del terrazzo orientale<br />

dell’Isola, passando tra vari paesi, per confluire <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e nel <strong>Brembo</strong> dopo aver<br />

profondamente <strong>in</strong>ciso la stessa superficie terrazzata, così da adeguare il proprio profilo<br />

con quello del fiume pr<strong>in</strong>cipale.<br />

I due corsi d’acqua, sebbene le loro condizioni ambientali non possano certo def<strong>in</strong>irsi<br />

ottimali, possiedono varie ed <strong>in</strong>teressanti valenze, anche dal punto di vista morfologico,<br />

vuoi per la valle ampia e terrazzata della Les<strong>in</strong>a a Bonate Sotto, vuoi per la suggestiva<br />

forra del Dordo a Marne. Come sempre, la confluenza di un immissario nel fiume<br />

pr<strong>in</strong>cipale assume un significato particolare, non solo per gli aspetti idrografici ed<br />

idraulici, ma anche per l’assetto complessivo del territorio.<br />

11


Una sezione topografica tracciata, anche solo sommariamente, tra Bonate Sotto e<br />

Dalm<strong>in</strong>e, mostra con evidenza le caratteristiche della valle fluviale del <strong>Brembo</strong>, molto<br />

ampia e ribassata, con una debole progressiva risalita verso la sponda s<strong>in</strong>istra, def<strong>in</strong>ita<br />

lateralmente da alte e ripide scarpate, e il fondovalle arrotondato e morbido, con propri<br />

terrazzamenti, della valle della Les<strong>in</strong>a, ancora alto rispetto al <strong>Brembo</strong>, dal quale è<br />

separato dal dosso di S. Giulia. Un’altra sezione, anch’essa sommaria, tracciata <strong>in</strong>vece<br />

poche cent<strong>in</strong>aia di metri più a valle, evidenzia come si è modificata la morfologia<br />

dell’alveo, con il fiume <strong>Brembo</strong> ora profondamente <strong>in</strong>cassato rispetto al livello<br />

pr<strong>in</strong>cipale della pianura, che ora giunge quasi ad affacciarsi direttamente sulla stretta<br />

valle fluviale.<br />

La forra che da Marne si sviluppa, con andamento solo lievemente s<strong>in</strong>uoso, f<strong>in</strong>o a<br />

Brembate, costituisce un elemento di rilievo assoluto per quanto riguarda gli aspetti<br />

geologici e morfologici. La profonda valle è completamente scavata nel duro<br />

conglomerato – noto anche come “ceppo” – che l’azione comb<strong>in</strong>ata della d<strong>in</strong>amica<br />

gravitativa e dell’erosione fluviale ha modellato <strong>in</strong> ripide pareti. Particolarmente<br />

suggestivi i tratti <strong>in</strong> cui all’<strong>in</strong>terno dell’alveo sono abbandonati i massi di maggiori<br />

dimensioni caduti dalle pareti laterali, talmente grossi da non poter essere facilmente<br />

rimossi dalla corrente, per quanto impetuosa. I massi più imponenti, o meglio l’affiorare<br />

del substrato conglomeratico <strong>in</strong> alveo, hanno consentito l’attraversamento del fiume con<br />

la costruzione di ponti f<strong>in</strong> dalla più remota antichità, come a S. Vittore di Brembate.<br />

Particolarmente complessa ed articolata è la situazione idrografica e morfologica <strong>in</strong><br />

corrispondenza della confluenza del <strong>Brembo</strong> nell’Adda, che riproduce, su scala<br />

maggiore, le confluenze degli immissari secondati a Bonate Sotto e Marne. All’uscita<br />

dalla forra di Brembate, la valle del fiume <strong>Brembo</strong> si amplia notevolmente a scapito dei<br />

terrazzi alluvionali <strong>in</strong>termedi che qui, a differenza del settore più settentrionale,<br />

assumono un’importanza e un’estensione decisamente maggiori, almeno a partire da<br />

Boltiere sulla sponda s<strong>in</strong>istra. Il fiume <strong>Brembo</strong> anche qui ha modificato spesso e<br />

profondamente il proprio alveo, sia per fenomeni di erosione che di sovralluvionamento,<br />

assumendo direzioni che si sono <strong>in</strong>trecciate a matassa secondo convoluzioni complicate,<br />

dipendenti non solo dal regime del <strong>Brembo</strong>, ma anche di quello, ben più imponente<br />

nonostante l’azione regolatrice del lago, del fiume Adda. Oggi, se sulla sponda s<strong>in</strong>istra<br />

l’assetto del territorio più prossimo al fiume è <strong>in</strong> gran parte ancora quello tradizionale,<br />

nel quale appare evidente l’azione modellatrice del fiume, <strong>in</strong> corrispondenza del<br />

terrazzo <strong>in</strong>termedio a Pontirolo e sulla sponda opposta a Brembate la particolare qualità<br />

dei depositi alluvionali e la disponibilità di terreni hanno favorito la nascita e lo sviluppo<br />

di un’<strong>in</strong>tensa attività estrattiva.<br />

Rimane tuttavia, tra Boltiere e la valle fluviale, un’area caratterizzata da una<br />

successione di terrazzi alluvionali <strong>in</strong>termedi, separati da evidenti scarpate morfologiche,<br />

che conserva, anche nell’andamento mosso della superficie topografica e, <strong>in</strong> qualche<br />

trato, nella vegetazione, una qualità ambientale che non è facile ritrovare altrove.<br />

12


Il reticolo idrografico artificiale<br />

Rimane da accennare, al reticolo idrografico artificiale <strong>in</strong> quanto complementare alla<br />

rete idrografica naturale, ma non meno importante per i suoi effetti, reticolo dovuto<br />

alla necessità dell’uomo di utilizzare le acque naturali e di portarle dove esse sono<br />

carenti o necessarie per l’irrigazione o per il funzionamento di fabbriche ed opifici.<br />

Tale opera di costruzione di una rete idrografica artificiale dipende naturalmente sia<br />

dalla quantità di acqua disponibile naturalmente, sia dalla morfologia e dalla topografia<br />

del territorio; <strong>in</strong>fatti, se pure le portate del <strong>Brembo</strong> consentono l’utilizzo di una certa<br />

quantità delle sue acque, senza eccessive oscillazioni giornaliere di portata, la<br />

profondità dell’alveo per lungo tratto non consente di <strong>in</strong>tercettarne le acque e<br />

convogliarle <strong>in</strong> alvei artificiali, se non all’altezza di Brembate, al servizio del territorio<br />

trevigliese.<br />

Le derivazioni dal fiume <strong>Brembo</strong> sono dunque limitate alla roggia Curn<strong>in</strong>o Ceres<strong>in</strong>o, alla<br />

roggia Brembilla e alle rogge Trevigliesi, <strong>in</strong> s<strong>in</strong>istra idrografica, e al Canale Masnada <strong>in</strong><br />

destra idrografica 2 .<br />

La roggia Curn<strong>in</strong>o Ceres<strong>in</strong>o viene derivata <strong>in</strong> territorio di Ponte S. Pietro e confluisce<br />

dopo breve tratto ancora nel fiume <strong>Brembo</strong>, all’altezza dei conf<strong>in</strong>i tra i Comuni di<br />

2 Le acque nella Bergamasca, Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca, 2001, da cui si<br />

traggono anche le <strong>in</strong>formazioni s<strong>in</strong>tetiche sulle rogge citate.<br />

14


Bonate Sopra, Treviolo e Dalm<strong>in</strong>e, risultando qu<strong>in</strong>di marg<strong>in</strong>ale rispetto all’area di<br />

riferimento.<br />

La derivazione della roggia Brembilla viene fatta risalire ad epoche remote, ma un<br />

lungo tratto <strong>in</strong>iziale, ancora visibile alla base dell’alta scarpata morfologica sotto<br />

Dalm<strong>in</strong>e, è stato abbandonato <strong>in</strong> seguito alla costruzione di un manufatto di derivazione<br />

dal Canale Masnada, che attraversa il fiume <strong>Brembo</strong> per fornire acqua al tratto <strong>in</strong>feriore<br />

della roggia Brembilla. Al conf<strong>in</strong>e tra Osio Sopra e Osio Sotto, la roggia Brembilla si<br />

suddivide <strong>in</strong> due rami, dirigendosi verso Boltiere e verso Osio; entrambe danno orig<strong>in</strong>e<br />

ad un complicato reticolo di rami irrigui che tra Boltiere, Verdell<strong>in</strong>o e Ciserano<br />

forniscono acqua a circa 1900 ha di territorio ormai ampiamente urbanizzato.<br />

Le rogge Trevigliesi (roggia Moschetta e roggia Vignola), anch’esse di antica orig<strong>in</strong>e,<br />

vengono derivate entrambe all’altezza dell’abitato di Brembate, <strong>in</strong> s<strong>in</strong>istra idrografica;<br />

le acque vengono utilizzare per irrigare circa 3400 ha nella porzione più meridionale<br />

della Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo. Dalla roggia Vignola attualmente si orig<strong>in</strong>a anche la roggia<br />

Melzi, un tempo derivata direttamente dal fiume <strong>Brembo</strong> a poca distanza dalle<br />

precedenti. In un epoca di generale riduzione del numero e della portata dei fontanili,<br />

la roggia Moschetta fornisce acqua anche alla Fontana Pasetti, che prende orig<strong>in</strong>e da un<br />

fontanile emergente nella piana poco a valle delle prese delle rogge Trevigliesi e del<br />

Fosso Bergamasco.<br />

Il Canale Masnada, derivato <strong>in</strong> sponda destra <strong>in</strong> territorio di Ponte S. Pietro, viene<br />

utilizzato a f<strong>in</strong>i idroelettrici, a servizio di alcune centrali ENEL. La sua realizzazione ha<br />

comportato <strong>in</strong> pratica la dismissione e l’abbandono della vecchia roggia Masnada, di cui<br />

rimangono solo alcuni tratti utilizzati, e del tratto <strong>in</strong>iziale della roggia Brembilla, di cui<br />

si è detto, addirittura sulla sponda opposta; esso torna a confluire nel <strong>Brembo</strong> poco a<br />

monte del tracciato autostradale Bergamo-Milano.<br />

E’ opportuno citare anche il recente canale Adda-Serio che unisce i due fiumi con un<br />

tracciato realizzato quasi completamente <strong>in</strong> galleria e che attraversa i comuni di Filago<br />

e Osio Sopra, attraversando il <strong>Brembo</strong> a Filago con un ponte-canale-sifone della<br />

lunghezza di 120 metri, con tratta centrale di 60 metri 3 .<br />

Inf<strong>in</strong>e, ma non ultimo per importanza, si vuole ricordare il Fosso Bergamasco, che a<br />

pieno titolo entra a far parte del reticolo idrografico artificiale con funzioni soprattutto<br />

di conf<strong>in</strong>e e che ancora è possibile seguire lungo il marg<strong>in</strong>e meridionale del Comune di<br />

Boltiere, <strong>in</strong>tersecando il terrazzo alluvionale <strong>in</strong>termedio, <strong>in</strong> un notevole contesto<br />

ambientale e paesaggistico nel quale si riconoscono lembi di scarpate morfologiche ed<br />

orli di terrazzo e dove deboli depressioni allungate rimangono a testimoniare la presenza<br />

e la direzione di antichi paleoalvei, le primitive vie di scorrimento dell’antico fiume<br />

<strong>Brembo</strong>, molto prima che esso riuscisse a scavare la sua profonda, attuale, valle,<br />

abbandonando per sempre la sua effimera piana alluvionale.<br />

3<br />

Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca e dell’Isola, L’attività dell’Ente nel qu<strong>in</strong>quennio<br />

1984-1988<br />

15


Considerazioni sugli aspetti geologici e geomorfologici<br />

Da quanto sommariamente descritto, risulta evidente che anche dal punto di vista<br />

geologico e geomorfologico, comprendendo gli aspetti idrografici generali, il territorio<br />

esam<strong>in</strong>ato, lungo il fiume <strong>Brembo</strong> tra Bonate Sotto e Boltiere, conserva molteplici<br />

aspetti di valenza naturalistica e ambientale, degni della più alta considerazione.<br />

Nonostante la valle fluviale del <strong>Brembo</strong> sia compressa <strong>in</strong> un’area ormai fortemente<br />

urbanizzata ed antropizzata, al suo <strong>in</strong>terno essa mantiene ambiti particolarmente<br />

significativi.<br />

L’alveo attuale, entro quale scorre il fiume <strong>in</strong> periodi di magra o di piena ord<strong>in</strong>aria, è<br />

caratterizzato da una tipica morfologia a rami <strong>in</strong>trecciati e barre o isole fluviali che,<br />

sebbene abbia subito negli anni recenti fenomeni di restr<strong>in</strong>gimento, testimonia della<br />

vivacità del corso d’acqua. Lateralmente all’alveo attivo, un’ampia e bassa piana<br />

alluvionale, <strong>in</strong> parte naturale <strong>in</strong> parte coltivata, rappresenta ancora una possibile area di<br />

esondazione <strong>in</strong> occasione di portate di piena particolarmente rilevanti, così come è stato<br />

riconosciuto dalla stessa Autorità di Bac<strong>in</strong>o per il fiume Po nella determ<strong>in</strong>azione delle<br />

fasce fluviali; non fosse che per le sue valenze morfologiche ed idrografiche, dunque, si<br />

tratta di un’area che merita tutela e rispetto.<br />

Le pr<strong>in</strong>cipali scarpate laterali, particolarmente alte e ripide, non solo rappresentano il<br />

“conf<strong>in</strong>e” della valle fluviale, ma anche punti di osservazione privilegiati del fiume e<br />

della valle stessa, con le opposte sponde; la loro funzione di marg<strong>in</strong>e è resa ancora più<br />

16


importante e delicata <strong>in</strong> quanto costituiscono la transizione con le aree urbanizzate più<br />

<strong>in</strong>terne, il cui affaccio alla sottostante valle porterebbe a sm<strong>in</strong>uire grandemente la<br />

valenza paesaggistica e morfologica dell’orlo del terrazzo.<br />

Le confluenze degli immissari laterali, soprattutto <strong>in</strong> sponda destra, a loro volta<br />

rappresentano ambiti complessi e delicati, sia per l’evoluzione geografica del territorio<br />

sia per la storia dell’uomo; esse isolano cunei di territorio <strong>in</strong> posizione privilegiata per<br />

osservazione e per difesa. Confrontabili, per questo aspetto, le situazioni di S. Giulia a<br />

Bonate Sotto, alla confluenza della Les<strong>in</strong>a nel <strong>Brembo</strong>, e di Marne, alla confluenza del<br />

Dordo. Gli stessi affluenti laterali hanno avuto la forza e la possibilità di<br />

modellare,secondo il proprio regime e la d<strong>in</strong>amica caratteristica, valli fluviali che<br />

riproducono, <strong>in</strong> piccolo, ma non tanto, le morfologie della valle pr<strong>in</strong>cipale. Così la Les<strong>in</strong>a<br />

forma terrazzi laterali e scarpate morfologiche digradanti verso il fondovalle, mentre il<br />

Dordo scava profondamente il ceppo per superare rapidamente il dislivello che lo separa<br />

dal livello di fondo del <strong>Brembo</strong>.<br />

La forra di Marne-Brembate, scavata nel resistente conglomerato, rappresenta un altro<br />

motivo di <strong>in</strong>teresse lungo il tratto term<strong>in</strong>ale del <strong>Brembo</strong>. Il ceppo è stato <strong>in</strong>oltre<br />

utilizzato a lungo <strong>in</strong> passato come materiale da costruzione e rivestimento; esempi<br />

pregevoli del suo utilizzo sono frequenti <strong>in</strong> tutta l’area.<br />

In qualche tratto anche i terrazzi alluvionali <strong>in</strong>termedi conservano motivi di <strong>in</strong>teresse,<br />

soprattutto quando essi sono rimasti ai marg<strong>in</strong>i dell’espansione urbana, come a Dalm<strong>in</strong>e<br />

e a Boltiere, dove su un’ampia area delimitata a sud dal Fosso Bergamasco si sono<br />

conservate antiche morfologie fluviali, quali orli di terrazzo e paleoalvei fluviali.<br />

Del reticolo idrografico artificiale, che ha un suo snodo fondamentale all’altezza di<br />

Filago, rileva <strong>in</strong> particolare la roggia Brembilla, sia per il tratto abbandonato, ma ancora<br />

chiaramente leggibile nelle sue forme s<strong>in</strong>uose che accompagnano l’andamento delle<br />

scarpate morfologiche, sia dove si suddivide per fornire forza motrice agli antichi<br />

<strong>in</strong>sediamenti <strong>in</strong>dustriali (es. alla Rasica di Osio).<br />

Inf<strong>in</strong>e, anche gli elementi di “degrado”, entrati a far parte della morfologia dell’area,<br />

possono risultare altrettanti motivi di riqualificazione e/o recupero.<br />

17


Il patrimonio storico e culturale


Dalle prime testimonianze antropiche alla dom<strong>in</strong>azione romana<br />

Uno sguardo, anche fugace, alle schede della “Carta archeologica della Lombardia, la<br />

Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo, vol. II”, consente di prendere cognizione delle tracce lasciate<br />

dall’uomo sul territorio, dalle <strong>in</strong>dustrie litiche protostoriche di Brembate e di Rodi<br />

(Filago) e dai reperti litici coevi di Bonate Sotto, Madone, alla necropoli della prima età<br />

del ferro, sempre di Brembate, a quella golasecchiana di Osio Sopra.<br />

Già questo primo s<strong>in</strong>tetico flash consente di rilevare come fossero già da lungo tempo<br />

antropizzate le fasce est e ovest lungo il corso f<strong>in</strong>ale del fiume <strong>Brembo</strong>.<br />

A questo riguardo gli archeologi hanno potuto ipotizzare, grazie alle scoperte dello<br />

Scarlasso, a Bergamo, delle tombe al Casello di Osio Sopra e della necropoli di<br />

Brembate, un probabile tracciato viario protostorico, collegante Bergamo con Milano<br />

attraverso le località citate e quelle sull’Adda di Capriate San Gervasio e Trezzo.<br />

Se allo stato attuale delle ricerche, pochi sembrano essere i segni di una presenza<br />

celtica, pure saldamente documentata <strong>in</strong> località vic<strong>in</strong>e, come Verdello e Levate, i<br />

r<strong>in</strong>venimenti di materiale gallico e di una tomba di guerriero a Mariano di Dalm<strong>in</strong>e<br />

stanno comunque a dimostrare che anche la cultura La Tène, dopo quella golasecchiana,<br />

fosse attecchita sul nostro territorio.<br />

Abbastanza fitta e diffusa si rivela <strong>in</strong>vece la presenza dei Romani sul territorio come<br />

testimoniano a:<br />

- Bonate Sotto, un’urnetta funeraria e un’ara sacra;<br />

- Madone, un tesoretto di monete di bronzo e d’argento;<br />

- Marne (Filago), i resti di un ponte di probabile orig<strong>in</strong>e romana;<br />

- Brembate, tombe e reperti, oltre al ponte di S. Vittore di orig<strong>in</strong>e romana;<br />

- Dalm<strong>in</strong>e, un piccolo toro bronzeo;<br />

- Sforzatica, un’epigrafe romana, oltre agli elementi architettonici e all’ara<br />

cil<strong>in</strong>drica di<br />

S. Maria d’Oleno.<br />

Altro elemento significativo della presenza romana è la centuriazione i cui segni,<br />

ricostruiti dagli archeologi, sono particolarmente evidenziati dai cardi, e dai relativi<br />

decumani sugli assi Brembate-Madone e Madone-Bonate Sotto.<br />

L’epoca Longobarda è archeologicamente documentata dalle tombe r<strong>in</strong>venute nel<br />

sec. XIX ad Osio Sopra; ma per questo periodo, e per quelli successivi, gli archivi di<br />

Bergamo, con i loro ricchi fondi pergamenacei, forniscono notizie con un crescendo<br />

ricco di particolari toponomastici, colturali, urbanistici, civili e religiosi che tentiamo<br />

di segnalare il più organicamente e s<strong>in</strong>teticamente possibile.<br />

L’alto medioevo<br />

Primo dato importante è la più antica denom<strong>in</strong>azione dei luoghi così come appare<br />

dalle carte medievali, Ecco, per quanto riguarda la nostra area, come sono<br />

cronologicamente documentate le s<strong>in</strong>gole località:<br />

- Bonate Sotto 774 Bonnate<br />

- Rodi (Filago) 774 Raudus<br />

- Osio 830 Osio<br />

- Brembate 854 Brembate<br />

- Sforzatica 879 Sporciadica<br />

- Osio Sotto 896 Osio subteriore<br />

- Madone 909 Madone<br />

- Dalm<strong>in</strong>e 909 Almene<br />

- Mariano 909 Mareliano<br />

21


- Sabbio 909 Sabie<br />

- Oleno (sforzatica) 909 Aulene<br />

- Osio Sopra 909 Osio Superiori<br />

- Boltiere 909 Balterio<br />

- Guzzanica (Dalm<strong>in</strong>e) 970 Iusianica<br />

- Marne (Filago) 976 Marno<br />

- Filago 1040 Filaco<br />

Ma, oltre alle curiosità toponomastiche, già dal più antico documento ci si disvela uno<br />

spaccato di un’area del territorio bergamasco segnata da colture, <strong>in</strong>sediamenti,<br />

presenze religiose e civili di tutto rispetto. Si tratta del testamento del gas<strong>in</strong>dio regio<br />

Taidone del maggio 774: <strong>in</strong> esso il testatore, tra l’altro, dest<strong>in</strong>a i suoi beni <strong>in</strong> Bonate alle<br />

chiese di S. Alessandro e di S. V<strong>in</strong>cenzo <strong>in</strong> Bergamo e così li registra sotto dettatura il<br />

redattore del documento: beni che “habere videor <strong>in</strong> fundo Bonnate unacum casas<br />

massaricias et aldionalis ad ipsa curte pert<strong>in</strong>ente… unacum domoras et s<strong>in</strong>golas edificias<br />

simul et cases habitationis de suprascriptis massariis et aldionibus, et omnem eorum<br />

aedificia cum curtis, ortis, areis, clausuris, campis, pratis, v<strong>in</strong>eis, silvis, castanetis,<br />

cerretis, roboretis, amenecolariis, pascuis, usu atque, scandiciis, salectis, ripas…”<br />

Come si può vedere ce n’è a sufficienza per def<strong>in</strong>ire le caratteristiche del paesaggio e<br />

della società nella fase di transizione del dom<strong>in</strong>io longobardo a quello carol<strong>in</strong>gio; colture<br />

e costruiti, organizzazione sociale di uom<strong>in</strong>i liberi e schiavi ancora legati alla terra,<br />

presenze del potere civile e religioso.<br />

Questo documento di straord<strong>in</strong>aria importanza, oltre al toponimo e ai beni di Bonate, ci<br />

segnala anche, nello stesso Bonate Sotto, la presenza di una chiesa dedicata a San<br />

Giuliano amm<strong>in</strong>istrata dai suoi “custodibus”; ci fornisce la prima volta il toponimo di<br />

Rodi di Filago (Raudus) e ci attesta anche la presenza della Chiesa plebana di San Vittore<br />

di Terno, chiamata appunto “ecclesia” , rispetto alle altre chiese, o oratori<br />

normalmente def<strong>in</strong>iti con il term<strong>in</strong>e “basilica”.<br />

Un’altra pergamena, probabilmente anteriore al 909, ci fa conoscere la diffusione dei<br />

possedimenti del Vescovo sui nostri oltre che su altri luoghi della prov<strong>in</strong>cia. Si tratta<br />

<strong>in</strong>fatti di un <strong>in</strong>ventario nel quale, per ogni località, vengono <strong>in</strong>dicati il numero dei<br />

dipendenti e le quantità dei canoni annui versati, dati dai quali si evidenzia la qualità<br />

delle colture (grano e vite) e degli allevamenti (su<strong>in</strong>i, ov<strong>in</strong>i, e pollame). I luoghi citati<br />

sono: Sabbio, Sforzatica, Osio Sotto, Madone, Rodi, Dalm<strong>in</strong>e e Mariano.<br />

Dai documenti alto-medievali, il rapporto dei luoghi con il fiume <strong>Brembo</strong> emerge<br />

dapprima con vaghe segnalazioni toponomastiche, come quelle degli anni 911 e 917<br />

relative a Sforzatica di Oleno dove una pezza di terra prativa vien detta “a <strong>Brembo</strong>, qui<br />

nom<strong>in</strong>atur fossato” oppure “Prata ad <strong>Brembo</strong>, ad fossato”; più eloquente è la carta del<br />

novembre 975 dove si legge che esistono <strong>in</strong> ripa-fluvio <strong>Brembo</strong> molend<strong>in</strong>as duas que<br />

pert<strong>in</strong>ent de villa Marliano”, mul<strong>in</strong>i ricordati anche <strong>in</strong> una pergamena redatta tre anni<br />

dopo nella quale si dice ancora “molend<strong>in</strong>as duas que sunt edificatas <strong>in</strong> fluvio <strong>Brembo</strong>”.<br />

Quanto ai mul<strong>in</strong>i, proprio allo scadere del primo millennio, esattamente nel maggio<br />

dell’anno 1000, una carta ci segnala l’esistenza di un mul<strong>in</strong>o anche a Dalm<strong>in</strong>e. Lo stesso<br />

documento, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, attesta l’esistenza di due castelli, quelli di Mariano e di Guzzanica,<br />

con le citazioni “tam <strong>in</strong>fra castro quamque et foris”.<br />

Dal secolo XI al periodo Visconteo<br />

Il primo quarto del secolo XI, e precisamente negli anni 1015 e 1023, ci segnala ancora<br />

attività artigianali, sempre a Mariano, lungo il corso del <strong>Brembo</strong>: “un<br />

22


mol<strong>in</strong>o…cum…aquadutulo suo da mac<strong>in</strong>are” (a. 1015) e “unum vasum follonis…super<br />

ripa flum<strong>in</strong>is quod Brembum dicitur”<br />

(a. 1023).<br />

Nel 1040 a Marne troviamo <strong>in</strong>vece un “sedimen cum casa et torculo”, torchio che<br />

evidentemente serve per la pigiatura dell’uva, visto che nelle vic<strong>in</strong>anze sono elencate<br />

tre pezze di terra coltivate a vite <strong>in</strong> località Grandone. In questo stesso documento,<br />

oltre al torrente Grandone, viene citato per la prima volta anche il Dordo “aqua dicitur<br />

Durio”, così come appare il “locus qui dicitur Filaco”, come microtoponimo del “loco et<br />

fundo Marno”, segno evidente di un’<strong>in</strong>versione di gerarchia rispetto all’attuale Marne<br />

frazione di Filago. Ma la stessa pergamena segnala più volte un altro microtoponimo,<br />

“Brembadisca”, che per aff<strong>in</strong>ità con altre denom<strong>in</strong>azioni coeve può far pensare ad una<br />

strada lungo il corso o <strong>in</strong> prossimità del <strong>Brembo</strong>.<br />

Se le notizie sopra riportate sono state con relativa facilità ricavate dai documenti più<br />

antichi organicamente editi, come detto sopra f<strong>in</strong>o all’anno 1100, più difficile è il<br />

compito di tracciare un profilo delle nostre comunità nei secoli immediatamente<br />

successivi. Il XII secolo <strong>in</strong> particolare, pure ricco di documentazione pergamenacea<br />

purtroppo tutt’oggi <strong>in</strong>edita, dovrebbe presentarci piacevoli sorprese attraverso la<br />

lettura di tutti i documenti: questo è <strong>in</strong>fatti il secolo che vede la nascita dei comuni e la<br />

costituzione delle parrocchie, un fermento di vita civile e religiosa che lascia ancora<br />

oggi le sue tracce materiali e spirituali nelle nostre comunità. In assenza di edizioni<br />

organiche di fonti, si segnalano particolarmente due documenti di questo secolo, uno di<br />

carattere religioso e l’altro di <strong>in</strong>teresse civile, che qui si propongono all’attenzione per<br />

il contenuto e il valore esemplificativo che assumono anche rispetto ad altre aree della<br />

prov<strong>in</strong>cia.<br />

Il primo documento, di carattere religioso, è una bolla pontificia di Papa Adriano IV del<br />

23 giugno 1155, con la quale prende sotto la sua protezione la Pieve di S. Giovanni<br />

Evangelista di Pontirolo con tutte le chiese ad essa sottomesse tra le quali: S. Michele di<br />

Sabbio, S. Alessandro (Andrea?) di Sforzatica, S. Giorgio di Dalm<strong>in</strong>e, S. Lorenzo di<br />

Mariano, S. Zenone, S. Pietro e S. Maria di Osio Sopra, S. Zenone di Osio Sotto, S. Giorgio<br />

e S. Bartolomeo di Boltiere, S. Vittore, S. Faust<strong>in</strong>o e<br />

S. Margherita di Brembate, S. Salvatore di Grignano, S. Maria <strong>in</strong> Marne. Siamo, come si è<br />

detto, agli albori delle parrocchie ed è facile riscontrare nel citato documento la prima<br />

denom<strong>in</strong>azione delle parrocchie tuttora esistenti.<br />

Il secondo documento riveste una straord<strong>in</strong>aria importanza per l’assetto urbanistico che<br />

andavano assumendo, al momento della costituzione dei primi comuni, i villaggi sparsi<br />

sul territorio della pianura: la dist<strong>in</strong>zione tra “castrum” e “villa” e le relative<br />

fortificazioni, trova una eloquente esemplificazione <strong>in</strong> una permuta dell’11 marzo 1184<br />

effettuata <strong>in</strong> “loco et castro” di Osio Sopra. Una prima pezza di terra è def<strong>in</strong>ita<br />

“sedimen cum casa et curte et pergula supra” e conf<strong>in</strong>a a sera con il “fossatum castri”;<br />

una seconda si trova ad ovest della prima “<strong>in</strong>ter murum castelanum et fossatum castri”,<br />

e il documento precisa che si tratta di un “planettum quod est ibi cum pergula supra et<br />

cum tale porcione turris quale ei pert<strong>in</strong>et”; la terza conf<strong>in</strong>a sempre a ovest del “muri<br />

castri cum casa supra <strong>in</strong> castro”. Per tutte e tre le pezze di terra viene rivendicato il<br />

diritto del contraente, tale Ru<strong>in</strong>o fu Pietro Bonfati di Osio Sopra, sul “muro castri et <strong>in</strong><br />

turre atque <strong>in</strong> fossato castri”. Un ultimo particolare topografico viene segnalato a<br />

proposito di un’altra pezza di terra oggetto di scambio: è una terra “aratoria” posta tra<br />

un castagneto “et villam de Osio”, che conf<strong>in</strong>a a monte con il “fossatum ville”.<br />

(Archivio Curia Vescovile, Bergamo. Pergamene Cap. 1638)<br />

23


Ecco, ci sono tutti gli elementi che ci consentono di conoscere quali fossero le parti<br />

costitutive dei nostri paesi medievali: il castello, con le sue mura, le torri e il fossato; la<br />

villa con le case d’abitazione, meno sicure di quelle costruite dentro, o addirittura<br />

sopra, le mura, tuttavia esse pure protette dal fossato che circonda tutto l’abitato.<br />

Con il secolo tredicesimo e con lo stabilizzarsi delle istituzioni civili e religiose le notizie<br />

si fanno sempre più puntuali e circostanziate.<br />

In campo religioso, oltre a quelle attestate nel secolo precedente come appartenenti<br />

alla pieve di Pontirolo, nel 1260 troviamo documentate “S. Giulia de Les<strong>in</strong>a”, S. Giorgio<br />

di Bonate Sotto e<br />

S. Giovanni di Madone come dipendenti della pieve di Terno, S. Maria d’Oleno e S. Vito e<br />

Modesto di Guzzanica sotto il primiceriato di Lallio (L. Chiodi, 1961), situazione<br />

confermata nel secolo successivo (L. Chiodi – A. Bolis, 1957), precisamente nel 1360,<br />

allorché abbiamo la prima elencazione delle chiese parrocchiali bergamasche,<br />

raggruppate per pievi di appartenenza, le chiese della nostra area sono così distribuite:<br />

nella pieve di Terno, S. Giovanni di Madone, S. Mart<strong>in</strong>o e Alessandro “de Limania”, S.<br />

Giulia “de Les<strong>in</strong>a”, e S. Giorgio di Bonate Sotto. Sotto la pieve di Lallio troviamo S.<br />

Maria d’Oleno e SS. Vito e Modesto di Guzzanica. Come si è già detto, tutte le altre<br />

parrocchie appartenevano alla pieve di Pontirolo.<br />

Quanto alle presenze monastiche, una domus humiliatorum è attestata nel 1313 a<br />

Boltiere, mentre nell’antica “basilica” di S. Giuliano a Bonate Sotto è presente una<br />

comunità benedett<strong>in</strong>a femm<strong>in</strong>ile che nello stesso anno 1313 viene unita al monastero di<br />

S. Giorgio di Sp<strong>in</strong>o <strong>in</strong> Bergamo (G. Sp<strong>in</strong>elli, 1982). Anche la “Domus de Osio” <strong>in</strong>urbata<br />

nella “contrada de Osio”, sembra aver avuto orig<strong>in</strong>e, sulla f<strong>in</strong>e del XIII secolo <strong>in</strong> Osio<br />

Sopra.<br />

In campo civile si sono ormai affermati i comuni sul f<strong>in</strong>ire del XI e per tutto il XII secolo.<br />

Fu lo stesso Capoluogo che aveva giurisdizione su tutto il territorio, a spronare e a<br />

regolamentare anche la costituzione dei comuni forensi, come testimonia il più antico<br />

Statuto di Bergamo, quello all’<strong>in</strong>circa del 1240, che detta norme precise, oltre che sul<br />

numero delle famiglie necessarie per costituire un comune (almeno quattro), anche sulle<br />

modalità di elezione dei consoli e degli ufficiali relativi, nonché sull’età dell’elettorato<br />

attivo e passivo (18 anni). Lo statuto redatto nel 1331 ci presenta anche l’organizzazione<br />

territoriale della Bergamasca, che è divisa <strong>in</strong> quattro “factae” corrispondenti alle<br />

quattro porte che nel medioevo davano accesso alla città.<br />

Oltre all’appartenenza alla facta o quadra, abbiamo così documentato quali fossero i<br />

comuni <strong>in</strong> quel periodo; nella facta di S. Alessandro che fa capo all’omonima porta<br />

troviamo i comuni di Rodi e di Madone, mentre <strong>in</strong> quella di S. Stefano abbiamo i comuni<br />

di: Boltiere, Osio Sopra e Osio Sotto, Mariano, Dalm<strong>in</strong>e, Sforzatica, Sabbio, Guzzanica,<br />

Bonate Sotto, Brembate, Grignano, Marne, Filago e “Limania”. Nello stesso statuto si<br />

stabilisce che i comuni di Mariano e di Dalm<strong>in</strong>e debbano unirsi a quello di Sforzatica,<br />

mentre quelli di Guzzanica e Sabbio, con Grumello del Piano, a Stezzano. Una<br />

disposizione dello statuto visconteo del 1353 def<strong>in</strong>isce <strong>in</strong>oltre i comuni che debbono<br />

concorrere alla manutenzione delle strade che dai vari conf<strong>in</strong>i della prov<strong>in</strong>cia portano<br />

alla città; sappiamo così che per la strada che collega Longuelo con San Gervasio sono<br />

tenuti i comuni di Bonate Sotto, Madone, Rodi, Filago, Marne e Grignano; mentre per la<br />

strada di Osio collegante la porta Osio e Osio Sotto “usque ad Belcorsum” devono<br />

contribuire i comuni di Dalm<strong>in</strong>e, Sabbio, Guzzanica, Sforzatica, Mariano, Osio Sopra e<br />

Sotto, Boltiere e Brembate. Sempre nel 1353, a proposito di unione dei comuni, si<br />

precisa che il solo comune di Dalm<strong>in</strong>e, e non quello di Mariano, debba unirsi a<br />

24


Sforzatica, mentre solo Sabbio, e non Guzzanica, si unisca con Stezzano. Una nuova<br />

disposizione prevede <strong>in</strong>oltre l’unione di Grignano e Marne con Brembate, e il comune di<br />

Limania con Bonate Sotto. Pressoché identiche sono le norme che si trovano nel primo<br />

statuto a stampa del 1491.<br />

Sembra <strong>in</strong>teressante a questo punto, e sempre a proposito dei comuni medievali,<br />

segnalare un’altra fonte a stampa, sui conf<strong>in</strong>i dei comuni stessi. Si tratta di 135<br />

documenti orig<strong>in</strong>ali di conf<strong>in</strong>azione redatti tra il 1392 e il 1395.<br />

Per quanto ci riguarda, si <strong>in</strong>dicano qui sotto, oltre ai nomi dei comuni conf<strong>in</strong>ati, anche i<br />

microtoponimi ricchi di particolari e <strong>in</strong>dicatori preziosi di maglie varie, di colture, di<br />

idronimi, di proprietà e <strong>in</strong> generale di aspetti topografici:<br />

1) Dalm<strong>in</strong>e<br />

- ad Guastatam<br />

- ad Prederam<br />

- ad Turem<br />

- ad Viam Voltam de Almen<br />

- <strong>in</strong> Zima Ripa<br />

2) Mariano<br />

- ad Campielam<br />

- ad Cornellum de la Mora<br />

- ad Prederam<br />

- ad Salegium<br />

- ad Viam de Levate<br />

- ad Viam Voltam de Almen<br />

- Flumen Brembi<br />

- In Zima Ripa<br />

3) Sabbio<br />

- ad Campum Donicum<br />

- ad Guastum Murgulle<br />

- ad Prederam<br />

- Morgulla<br />

- Strada de Oxio<br />

4) Sforzatica<br />

- ad Buschetum Supioni de Suardi<br />

- ad Guastam<br />

- ad Lubieram<br />

- ad Ronchazium<br />

- ad Salegium<br />

- <strong>in</strong> Zima Ripa<br />

- Via communis de Albenio<br />

- Ad Viam Cavam<br />

- Ad Viam Sancte Marie de Olene<br />

- Ad Viam Roveri<br />

- Ad Viam Traversaniam<br />

25


5) Osio Sopra<br />

- Cimiterio ecclesiae Sancte Marie<br />

- lectus Brembi<br />

- ad Passum de Marne<br />

- Via qua itur a loco de Oxio superiori ad locum de Levate<br />

- Via qua itur a loco de Oxio <strong>in</strong>feriori ad locum de Oxio superiori<br />

- Via qua itur de Oxio superiori ad locum de Sabio<br />

- V<strong>in</strong>eas de <strong>Brembo</strong>.<br />

6) Osio Sotto<br />

- ad Bualengum<br />

- ad Bunetherum<br />

- ad Passum de <strong>Brembo</strong><br />

- ad Plazolum Pontis Sancti Victoris<br />

- <strong>in</strong> Belcursio<br />

- <strong>in</strong> cimiterio ecclesie Sancte Marie<br />

- <strong>in</strong> Ubierio<br />

- Fossatum de Uxollo<br />

- Via de Sancto Georgio<br />

- Via Molend<strong>in</strong>i de Folcis<br />

- Via publica qua itur a civitate Pergami ad civitatem Mediolanì<br />

- Via qua itur a loco de Oxio ad locum de Levate<br />

- Via qua itur a loco de Oxio <strong>in</strong>feriori ad pontem Sancti Vittoris<br />

- Via qua itur a loco de Oxio Inferiori ad locum de Oxio superiori<br />

- Via qua itur a loco de Bulterio ad locum de Verdello M<strong>in</strong>ori (via Brixiana)<br />

- Via qua itur a loco de Oxio Inferiori ad locum de Ciserano<br />

- Via que vadit a loco de Oxio Inferiori ad locum de Verdello M<strong>in</strong>ori.<br />

7) Boltiere<br />

- ad Campum Matum<br />

- ad Canallem de Pontirollo de Supra<br />

- ad Graviosam<br />

- ad Malconzam<br />

- ad Periam<br />

- ad Rus<strong>in</strong>um<br />

- ad Saviam<br />

- Bucha de Berlasca<br />

- <strong>in</strong> Belcursum<br />

- Fossatum Bergomense<br />

- Fossatum Oxolii<br />

- Pascullum de Brembate Inferiori<br />

- Pascullum de Bulterio<br />

- Seriolla de Bulterio<br />

- Strata publica qua itur a Pergamo Mediolanum<br />

- super Ripam Vassi<br />

- Via Albara<br />

- Via publica qua itur a loco de Oxio ad locum de Bulterio<br />

26


- Via publica qua itur a loco de Bulterio ad locum de Ciserano<br />

- Via qua itur <strong>in</strong> loco de Brembate Inferiori<br />

8) Brembate<br />

- ad Carpenis<br />

- ad Cavam<br />

- ad Cornam Matam<br />

- ad Fossatum Bergamaschum<br />

- ad Mongam Mortam<br />

- ad Murarium Longum<br />

- ad Nespullum<br />

- ad Ponctam<br />

- flumen Brembi<br />

- <strong>in</strong> Brembadescha<br />

- super Belcursum<br />

- super Dorsum Carpeneti<br />

- super Splazolum<br />

- Via qua itur ad pontem Sancti Victoris<br />

9) Grignano<br />

- ad Braydam<br />

- Bedischo<br />

- flumen Brembi<br />

- <strong>in</strong> Frezano alto<br />

- Strata per quam itur a loco de Gredegnano ad locum de Marene<br />

- Strata per quam itur a loco de Gredegnano ad locum de Sancto Gervaxio<br />

- Strata per quam itur a loco de Sancto Firmo ad locum de Sancto Gervaxio<br />

- subtus ripam Sancti Firmi de Bidischo<br />

- Via per quam itur a burgo de Capriate ad pontem Sancti Victoris<br />

- Via per quam itur a loco de Gredegnano ad locum de Filago<br />

- Via per quam itur a loco de Gredegnano ad locum de Marne<br />

- Via per quam itur a loco de Gredegnano ad burgum de Capriate<br />

10) Madone<br />

- ad Foppam Sancti Johannis<br />

- ad Lazaronum<br />

- ad Portam de Advocatis<br />

- ad Zapellum Bonibey<br />

- <strong>in</strong> Cerita<br />

- <strong>in</strong> Fondo Ronchay<br />

- <strong>in</strong> Mazolis<br />

- Vallis de Sovixio<br />

- Via publica qua itur Pergamo Tricium<br />

- Via qua itur Madone Filacum<br />

- Via qua itur Raude Ch<strong>in</strong>iolum<br />

11) Marne<br />

27


- ad Bonafatiam<br />

- ad Monacham Mortam<br />

- ad Rastelum de subtus Filagum<br />

- Bedischo<br />

- <strong>in</strong> Brayda<br />

- <strong>in</strong> Brembadescha<br />

- <strong>in</strong> Corna Mata<br />

- ripa Brembi<br />

- Strata per quam itur a loco de Brembate Inferiori ad locum de Marene<br />

- Strata per quam itur a loco de Gredegnano ad locum de Marene<br />

- subtus ripam Sancti Firmi de Bedischo<br />

- ultra Durum<br />

- Via per quam itur a Gredegnano ad locum de Filago<br />

- Via per quam itur a Gredegnano ad pontem Sancti Victoris<br />

- Via per quam itur ad pontem Sancti Victoris<br />

- Via per quam itur a loco de Filago ad locum de Marene<br />

12) Rodi<br />

- ad Ronchum Galie<br />

- ad Stratam ruptam<br />

- ad Valem Boyachi<br />

- <strong>in</strong> Bedescho<br />

- <strong>in</strong> Quadro<br />

- <strong>in</strong> Valibus de Raude<br />

- <strong>in</strong> Valle Surda<br />

- <strong>in</strong> Yssella<br />

- strata per quam itur Ternum.<br />

Tra i conf<strong>in</strong>i, dai documenti citati, mancano quelli di Bonate Sotto che, tuttavia, sono<br />

evidentemente ricostruibili sulla scorta delle conf<strong>in</strong>azioni dei comuni circostanti.<br />

La dom<strong>in</strong>azione veneziana<br />

La presenza veneziana a Bergamo (1428-1797) è contrassegnata da una relativa stabilità<br />

politico istituzionale, nel rispetto delle autonomie locali, dei loro statuti e delle<br />

tradizioni radicate. Il territorio è suddiviso <strong>in</strong> quadre; quelle che <strong>in</strong>teressano la nostra<br />

area sono la “Quadra dell’Isola” e la “Quadra di Mezzo”.<br />

Alla prima appartenevano i comuni di: Brembate, Grignano, Madone, Bonate Sotto,<br />

Filago e Marne; alla seconda Sforzatica , Dalm<strong>in</strong>e e Sabbio uniti <strong>in</strong> un solo comune,<br />

Mariano, Osio Sopra, Osio Sotto, Boltiere.<br />

Interessante per questo periodo è la “Descrizione di Bergamo” del 1956, che il capitano<br />

Giovanni Da Lezze ci ha lasciato e alla quale att<strong>in</strong>giamo ampiamente per un’antologia<br />

sul nostro territorio.<br />

Ne emergono aspetti territoriali, colturali, sociali eloquenti più di ogni altra<br />

<strong>in</strong>terpretazione; la tabella che segue si riferisce ai dati comuni rilevabili dalle<br />

descrizioni dei s<strong>in</strong>goli paesi (V. tab. 1)<br />

28


Soldati Animali<br />

Fuochi Abitanti Utili Archibugieri Pichieri Galeotti Bov<strong>in</strong>i Equ<strong>in</strong>i<br />

Dalm<strong>in</strong>e<br />

Sabbio<br />

e 28 216 48 1 - - 60 28<br />

Sforzatica 64 222 55 1 1 1 74 26<br />

Mariano 60 287 58 2 1 1 64 42<br />

Osio Sopra 55 440 102 - 1 1 84 56<br />

Osio Sotto 84 720 140 4 2 3 155 70<br />

Boltiere 270 1030 214 - 1 - 60 34<br />

Brembate<br />

Sotto<br />

70 343 180 3 3 3 69 18<br />

Grignano 19 120 30 1 - 1 50 12<br />

Filago 20 120 42 1 - 1 16 4<br />

Marne 17 80 - - - - - -<br />

Madone 24 109 38 1 - 1 67 15<br />

Bonate sotto 126 556 154 1 4 2 109 40<br />

totali 837 4243 1061 15 13 14 808 345<br />

Tab. 1<br />

Oltre ai dati della tabella, si ritiene opportuno fornire per ogni località un’antologia con<br />

notizie di particolare <strong>in</strong>teresse, topografico, urbanistico, sociale e religioso.<br />

DALMINE E SABBIO<br />

“Queste due terre sono <strong>in</strong> piano, luntane l’una da l’altra un milio… et è un sol comune<br />

di circuito circa doi milia…<br />

Rendono grani, v<strong>in</strong>i et altro <strong>in</strong> abondanza ma le <strong>in</strong>trade sono de gentilhuom<strong>in</strong>i<br />

bergamaschi che portano a Bergomo…<br />

Tutta la detta terra di Dalm<strong>in</strong>e è delli reverendi padri Canonici Regulari di Santo Spirito<br />

<strong>in</strong> Bergomo…<br />

Tutti poveri lavorenti et brazenti senza mercantia né altro traffico. Il comun non ha<br />

entrada né anco un poco di pascolo…<br />

La chiesa <strong>in</strong> Dalm<strong>in</strong>e è santo Georgio ma non si dice messa che convengono andar altroe.<br />

Et a Sabbi Santo Michele…<br />

Una seriola detta il Serio Picolo con doi rode di mol<strong>in</strong>o.<br />

Una altra detta la Colionesca”.<br />

SFORZATICA<br />

“Terra <strong>in</strong> pianura conf<strong>in</strong>a con <strong>Brembo</strong> di qua da <strong>Brembo</strong>…di circuito circa un milia…<br />

Questa gente è tutta povera lavoradori et brazenti, senza trafichi né mercantie perché<br />

le terre sono de nobili bergamaschi.<br />

Beni proprii del comune pertiche 4 che se affittano et comunali pertiche 100 di pascolo<br />

et altre pertiche 50 di gerra…<br />

Chiesa curata si dimanda Santo Andrea qual è posta oltra la meità della terra che è<br />

verso <strong>Brembo</strong>, la qual meità è sotto l’Arcivescovado di Milano, officiandosi<br />

29


all’ambrosiana. Nell’altra meità vi è la chiesa di santa Maria da Oleno sotto il<br />

Vescovato di Bergamo che l’una et l’altra ha curato…<br />

Una seriola detta il Serio con doi rode da mol<strong>in</strong>o…”<br />

MARIANO<br />

“La terra è <strong>in</strong> pianura, conf<strong>in</strong>a con il fiume <strong>Brembo</strong> … di largezza et longezza milia uno<br />

et mezzo…<br />

Raccolti boni et abondanti…<br />

Beni comunali che è di pertiche 100 che è il letto del fiume <strong>Brembo</strong> et non si cava<br />

niente.<br />

Chiesa curata Santo Lorenzo… sotto il diocese di Milano.<br />

Una seriola chiamata il Serio Piccolo con uno mol<strong>in</strong>o.<br />

Un’altra detta la Brembilla…”<br />

OSIO SOPRA<br />

“La terra è <strong>in</strong> pianura, luntana da Bergomo milia sette, da Adda milanese milia 5, ma<br />

dal Fosso che divide la Gera d’Adda, milia 3, che oltra il Fosso predetto vi è la villa di<br />

Pontirolo milanese et verso Adda vi è il castello di Trezzo fortezza milanese ove è il<br />

presidio de soldati spagnoli che toccha l’Adda…<br />

Terreni…de quali abondantamente si raccogliono grani de ogni sorte et v<strong>in</strong>i…<br />

Ma sono la meità di chiesa et l’altra de gentilhuom<strong>in</strong>i di Bergomo…<br />

…non vi è mercantia di alcuna sorte se non che se affitta il guado che ogni uno ne<br />

sem<strong>in</strong>a o poco o molto, <strong>in</strong> suma pertiche 150 et vi sono sei mole che lo mac<strong>in</strong>ano…<br />

Il comun ha de entrata lire 30 <strong>in</strong>circa de una fossa atorno al castello dove è la chiesa et<br />

una pezza di terra detta il Geron del comun de circa pertiche 25 et un saletto o geretto<br />

dredo <strong>Brembo</strong> et un boschetto de poca importanza.<br />

Una campagna de beni comunali de pertiche 500 et due altri pascoletti quali non sono<br />

ocupati.<br />

Ma vi è bene un altro pascoletto de pertiche 6 il quale è occupato da Andrea Foresti<br />

qual paga soldi nove per perticha al comun…<br />

Una seriola detta il Serio con un mol<strong>in</strong>o<br />

Un’altra detta la Seriola<br />

Una seriola detta la Marzola…”<br />

OSIO SOTTO<br />

“La terra è <strong>in</strong> piano con un castello circondato de muri et fossa a torno nel quale sono<br />

case de particulari…<br />

Raccolti de grani de ogni sorte et v<strong>in</strong>i abondantamente…<br />

Gente povera…<br />

Una seriola detta Marzola con doi rode mol<strong>in</strong>i et una rasega.<br />

Un’altra detta il Serio con rode 2 mol<strong>in</strong>o. Un’altra rozza”.<br />

BOLTIERE<br />

“Raccolti abondante…<br />

Le fosse dil castello ru<strong>in</strong>ato sono occupate da vic<strong>in</strong>i che hanno le case all’<strong>in</strong>contro…<br />

Una seriola con doi rode de mol<strong>in</strong>i…”<br />

30


BREMBATE SOTTO<br />

“Terra <strong>in</strong> piano em<strong>in</strong>ente sopra <strong>Brembo</strong> , al conf<strong>in</strong>e dil Bergamasco et vi è il ponte di<br />

pietra traversante esso <strong>Brembo</strong> detto Ponte Santo Vittore; il territorio suo conf<strong>in</strong>a con<br />

la Canonica milanese di Gera d’Adda dove f<strong>in</strong>isse il <strong>Brembo</strong> sboccando <strong>in</strong> Adda.<br />

Sotto questa terra li Trev<strong>in</strong>aschi hanno le bocche delle rozze cavate dal <strong>Brembo</strong> per<br />

adaquar i suoi paiesi et la Gera d’Ada, quali Trev<strong>in</strong>aschi pagano alla magnifica Città di<br />

Bergomo lire 100 per fitto di esse aque per esser esse bocche sopra il Bergamascho…<br />

… questa gente è povera, masari senza traffichi”.<br />

GRIGNANO<br />

“Terra posta <strong>in</strong> piano alquanto rilevato con circuito di mezo milio…<br />

Gente povera, senza traficho, lavoratori et massari.<br />

FILAGO<br />

“Terra <strong>in</strong> piano drio a <strong>Brembo</strong> … et è posta fra la predetta di Bonate, Madone et la<br />

<strong>in</strong>frascritta di Marne…<br />

Ha pertiche 100 di giere et bosche ma usurpate senza utile…<br />

Un mol<strong>in</strong>o sopra <strong>Brembo</strong>…”<br />

MARNE<br />

“Terra situata sopra la ripa di <strong>Brembo</strong>, circondato da oriente dal <strong>Brembo</strong>, da sera da<br />

torente detto Tordo, posta tra la detta terra di Filacho et la <strong>in</strong>frascritta Brembate di<br />

Sotto…<br />

Gente povere.<br />

Vi è un castello vecchio con una torre circondato dal Tordo et Bremb sopra corne<br />

altissime et diruppi per l’acqua, ché <strong>in</strong> questo loco il Tordo sbocca <strong>in</strong> <strong>Brembo</strong>…<br />

Grani abondante et v<strong>in</strong>i abondantamente da vender.<br />

Santo Bertolameo chiesa antica senza entrata restaurata dalli cittad<strong>in</strong>i habitanti…”<br />

MADONE<br />

“Questa gente è povera, massari et lavoradori da terre et senza traffichi…”<br />

BONATE SOTTO<br />

“Il comune ha certi pascoli circa 200 pertiche et sono <strong>in</strong> lite con il comune di<br />

Sporzaticha…<br />

Gente povera, lavoradori et massari, senza traffico…<br />

Fiume Les<strong>in</strong>a che nasce sopra il comune di Almen, sparge per la quadra, entra nel<br />

<strong>Brembo</strong> di sotto Bonate.<br />

Edifitii sopra il <strong>Brembo</strong> mol<strong>in</strong>i 2…”<br />

La <strong>relazione</strong> del Da Lezze ci fornisce anche notizie idrografiche sulla nostra zona; nella<br />

descrizione del corso del fiume <strong>Brembo</strong> e dei suoi affluenti leggiamo <strong>in</strong>fatti che:<br />

“Et oltra la terra di Santo Pietro da levante un torrente detto Quisa et da ponente un<br />

altro chiamato Lesna de sotto a Bonate de Sotto et poi passando s<strong>in</strong>o a Marne vi entra<br />

31


uno torrente chiamato Tordo et poi passando sotto il Ponte di SantoVittore a Brembate<br />

di Sotto fa il suo f<strong>in</strong>e <strong>in</strong> Adda fiume del Ducato di Milano”<br />

Quanto al fiume Serio, dal quale deriva la stragrande maggioranza dei canali che<br />

contribuirono allo sviluppo agricolo dell’alta pianura bergamasca, il capitano veneto fa<br />

una m<strong>in</strong>uziosa descrizione di tutte le derivazioni. Così troviamo, ad esempio che dalla<br />

roggia Serio:<br />

“La terza bocca che si cava di detta seriola è nom<strong>in</strong>ata la Seriola di Verdello ragion<br />

della magnifica Comonità, per la quale scorre doi canali di acqua con li quali se adacqua<br />

per doi giorni della settimana il teritorio di Treviolo, doi giorni il teritorio di Lalio et li<br />

altri tre giorni serve alla Vailetta, Gusanga, Sabio et ad una parte di Osio di Sopra.<br />

La quarta bocca fa la seriola detta di Oxio et questa si cava al Polarescho, scorre<br />

unitamente s<strong>in</strong>o alla terra di Oxio di Sotto et lì serve per giorni quattro la settimana et<br />

li altri giorni tre servono a Mariano et Oxio di Sopra et anco alli terreni di Bolterio et<br />

poi si perde.<br />

Sopra questa seriola detta di Oxio vi sono diversi mol<strong>in</strong>i, cioè a Treviolo doi rote, a<br />

Sporzaticha doi rote, a Dalm<strong>in</strong>e doi rote, a Mariano doi rote, a Oxio di Sopra doi rote et<br />

uno mol<strong>in</strong> detto il Gobbo sul comun di Oxio di Sotto, quali tutti mol<strong>in</strong>i pagano livello<br />

alla mag.ca Comonità oltre doi soldi per fuoco di tutte dette terre quali vengono pagati<br />

a detta mag.ca Comonità per il cazadego ciovè Treviolo, Albegno, Sporzadega, Dalm<strong>in</strong>e,<br />

Mariano, Osio di Sopra et di Sotto per uso delle acque per le case et loro animali.<br />

Il rimanente poi di detta seriola detta il Serio vien chiamata la Coda del Serio raggione<br />

de particulari persone, la qual serve ala terra di Treviolo, Sporzatica et Dalm<strong>in</strong>e…”<br />

Quanto alle derivate dalla Morlana, che pure trae orig<strong>in</strong>e dal fiume Serio, leggiamo:<br />

“In oltre <strong>in</strong> esso loco ancora di Casal<strong>in</strong>o si fa la terza seriola dimandata la Coglionesca<br />

la qual si fa di sopra abondanza di acqua et scorre verso la porta di Cologno et ivi serve<br />

a sei rote di mol<strong>in</strong>o fabbricati sopra due caduti et cam<strong>in</strong>a poi alla porta di Osio et ivi<br />

serve a tre rote di mac<strong>in</strong>atori et da lì partendosi cam<strong>in</strong>a verso la Vailetta sempre<br />

arente la strata magistrale nel qual loco della Vailetta ritrovasi doi partitori, quali<br />

divideno essa seriola <strong>in</strong> due parti, una che serve alle possessioni che si ritrovano nella<br />

Squadra di Mezzo da sera parte ad essa strada de Osio s<strong>in</strong>o a Bolterio et Ciserano et<br />

l’altra serve alle possessioni che si ritrovano a doman parte ad essa strada di Osio ciovè<br />

Sabio, Levate, Verdel Grande, Verdel Picolo, Pognano, Spirano et altre terre <strong>in</strong> esse<br />

parti et si perde adaquando detti terreni di essi teritorii…”<br />

Il XVII secolo fu funestato dalla peste, cosiddetta manzoniana, del 1630, descritta per<br />

Bergamo e suo territorio da Lorenzo Ghirardelli nel 1631. Nella seconda edizione<br />

dell’opera (1974), il curatore prof. M. Testa allegò all’orig<strong>in</strong>ale una tabella, sempre del<br />

Ghirardelli, nella quale sono annotati vivi e morti, maschi e femm<strong>in</strong>e, di ogni comunità.<br />

Ecco quanto risulta per l’area del PLIS:<br />

Superstiti e morti della peste<br />

1630<br />

Maschi Femm<strong>in</strong>e Maschi Femm<strong>in</strong>e<br />

vivi vive<br />

morti morte<br />

Dalm<strong>in</strong>e e Sabbio 40 45 55 60<br />

Sforzatica 80 92 112 173<br />

Mariano 60 30 93 93<br />

Osio Sopra 100 80 150 280<br />

32


Osio Sotto 178 175 179 237<br />

Boltiere 134 136 5 8<br />

Brembate Sotto 138 137 94 88<br />

Grignano 72 9 43 48<br />

Filago 20 25 20 26<br />

Marne 25 25 20 26<br />

Madone 22 19 43 48<br />

Bonate Sotto 160 - - -<br />

Tab. 2<br />

Sempre per il periodo della dom<strong>in</strong>azione veneziana sul Bergamasco, abbiamo un’altra<br />

fonte documentaria molto importante, anche se la sua forma letteraria (si tratta di un<br />

poema composto da undicimila terz<strong>in</strong>e) potrebbe far pensare al frutto di fantasie<br />

poetiche. In realtà è una descrizione di Bergamo e della Bergamasca, <strong>in</strong>torno agli anni<br />

Venti del Settecento, ricca di notizie di storie, di costume, di economia, ecc. Pur nella<br />

scarsa conoscenza che dimostra di avere della pianura bergamasca, l’autore G.B.<br />

Angel<strong>in</strong>i, regala alla nostra zona alcune simpatiche pennellate che di seguito riportiamo:<br />

Osio così di Sopra e Sotto <strong>in</strong>sieme<br />

Arcene, Ciseran, Luran, Boltiere<br />

Pognano ville della Squadra estreme<br />

Far amido, e far l<strong>in</strong>o è lor mestiere<br />

venduto <strong>in</strong> fiera col capecchio ancora<br />

Per empir de le sedie le spalliere…<br />

Su le rive del <strong>Brembo</strong>, che vi gira<br />

Intorno, de lo stato gli conf<strong>in</strong>i<br />

Marno, e Filago verso si ritira.<br />

Ha Brembate Inferior vaghi giard<strong>in</strong>i,<br />

Tien pur di pietra per far statue vene<br />

De Fug<strong>in</strong>elli illustri cittad<strong>in</strong>i.<br />

Granita, e dolce allo scalpello bene<br />

S’addatta a’ simulacri: e quivi mesce<br />

Il <strong>Brembo</strong>, e l’Adda <strong>in</strong>siem l’acque e l’arene.<br />

Preda abondante vi si fa di pesce<br />

Con l’amo, e rete, e più co’ la graticcia,<br />

Ov’entra <strong>in</strong>cauto, e prigionier non n’esce.<br />

O con calc<strong>in</strong>a l’acqua s’impastriccia<br />

E vien basito a galla, o che si prende<br />

Asciutto il gorgo su la rena arsiccia.<br />

Di notte ancor col lume si comprende<br />

E con forchetta di tre rebbi armata<br />

33


Rivoluzione e restaurazione<br />

S’<strong>in</strong>veste, e colto al predator s’arrende.<br />

O da fort’amo con l’esca appiccata<br />

Ove l’acqua è stagnante, e limacciosa<br />

Resta l’anguilla e <strong>in</strong>siem l’esca imboccata.<br />

Fe’ la terra di Marno gloriosa<br />

Ventur<strong>in</strong>o Carnario un guelfo ardente<br />

Col suo coraggio, e spada poderosa.<br />

……………<br />

Madone ha le boscaglie <strong>in</strong> vic<strong>in</strong>anza<br />

……………<br />

Di Madone l’onor da me s’addita,<br />

Del cui castello la famiglia antica<br />

E illustre de Malduri era <strong>in</strong>vestita…<br />

F<strong>in</strong>ita la dom<strong>in</strong>azione veneziana a Bergamo, dopo il periodo napoleonico, agli albori del<br />

Regno Lombardo-Veneto le condizioni politico-religiose e gli aspetti socio-economici<br />

sono ben documentati negli anni 1819-20 da Giovanni Maiorani da Ponte nel suo<br />

“Dizionario adeporico”.<br />

Anche da quest’opera stralciamo alcuni dei passi più significativi riguardanti i nostri<br />

paesi:<br />

Dalm<strong>in</strong>e e Sabbio<br />

“Dalm<strong>in</strong>e e Sabbio due villette componenti una comunità sola…la prima sulla destra e la<br />

seconda sulla s<strong>in</strong>istra dello stradone postale che da Bergamo conduce a Milano…<br />

Il suo territorio è fertile <strong>in</strong> biade ed <strong>in</strong> gelsi ed ha anche un piccol tratto di campagna<br />

<strong>in</strong>colta verso le rive del <strong>Brembo</strong>.<br />

In questa villetta avevano un antico latifondo i canonici lateranensi detti di S. Spirito.<br />

Ora l’ampio possedimento è divenuto di proprietà della nobile famiglia Camozzi…”<br />

Mariano<br />

“… <strong>in</strong> un territorio molto fertile <strong>in</strong> biade ed <strong>in</strong> gelsi…<br />

Ha di osservabile ancora che quivi fu un vecchio castello r<strong>in</strong>omato assai nella<br />

effervescenza delle civili fazioni, e probabilmente distrutto <strong>in</strong> quell’<strong>in</strong>felice epoca, da<br />

non restare al sito che la sola denom<strong>in</strong>azione…”<br />

Sforzatica<br />

“… E’ <strong>in</strong> un territorio fertilissimo <strong>in</strong> biade ed <strong>in</strong> gelsi; ed ha un tratto di terreno<br />

lasciato a pascolo sul suo fianco <strong>in</strong> vic<strong>in</strong>anza del <strong>Brembo</strong>…<br />

Il caseggiato a destra dell’acquedotto Serio, che serve per la irrigazione, appartiene<br />

alla prima (Sforzatica S. Maria) e quello che sta alla s<strong>in</strong>istra spetta alla seconda (S.<br />

Andrea)”<br />

34


Sforzatica Oleno<br />

“… A questa appartiene la grossa contrada di Guzzanica sull’altro lato dello stradon<br />

postale, e compresa quanto al temporale nella vasta comunità di Stezzano…”<br />

Osio Sopra<br />

“… Questo villaggio fu tra i primi nella nostra prov<strong>in</strong>cia, <strong>in</strong> cui siasi <strong>in</strong>trodotta e<br />

praticata la piantagione dei gelsi, come una parte importante, e per noi primaria<br />

d’agricoltura. Molto benemerito di questa <strong>in</strong>troduzione fu D. Andrea Strazza, che per<br />

più di c<strong>in</strong>quant’anni, com<strong>in</strong>ciando dal pr<strong>in</strong>cipio del secolo, decimo ottavo, quivi fu<br />

parroco.<br />

Molte annose piante di gelsi, che vivono tuttavia sui fondi del beneficio parrocchiale ne<br />

fanno una testimonianza sicura. Non è qu<strong>in</strong>di meraviglia che Osio di sopra sia stato un<br />

tempo r<strong>in</strong>omato per la quantità de’ Bozzoli, che sono sempre stati, e sono tuttavia<br />

molto stimati. Il suo territorio è fertile pure di grano, e produce anche del l<strong>in</strong>o.<br />

Ma nullameno un tratto non piccolo di terreno assai ghiaioso, una porzione del quale,<br />

che è di ragione comunale, serve a solo uso di pascolo, ora però <strong>in</strong> parte si va riducendo<br />

a campo…<br />

Osio di sopra ha disgiunte dal suo caseggiato maggiore varie piccole contrade, o sia<br />

grossi cass<strong>in</strong>aggi sparsi parte sul pascolo comunale, e parte sulla riva del <strong>Brembo</strong>, i<br />

maggiori de’ quali sono la Capra e la Rasiga, a mezzodì della quale vedesi tuttavia<br />

qualche reliquia di un ponte, che con due archi attraversava il <strong>Brembo</strong>, e che chiamasi<br />

da quegli abitanti Ponte di Pilone…”<br />

Osio Sotto<br />

“Resta immediatamente sullo stradone postale che da Bergamo conduce a Milano. E<br />

quivi, non ha guari eravi la posta de’ cavalli.<br />

Il suo territorio produce <strong>in</strong> copia frumento, granturco e l<strong>in</strong>o; ed è corredato di molti<br />

gelsi, che quivi prosperano. Ha mille c<strong>in</strong>quanta abitanti nella massima parte agricoltori.<br />

Vi si trovano le arti di comodo, siccome nelle borgate; e stabilmente vi soggiornano<br />

varie famiglie signorili. Il suo caseggiato nella maggior parte è pulito, con buone<br />

villeggiature, ed un’ampia piazza nel suo centro…”<br />

Boltiere<br />

“…resta un territorio, che la sua fertilità riconosce più dalla <strong>in</strong>dustria de’ suoi<br />

abitatori, che dalla felicità del suolo essendo questo assai ghiaioso. Produce grani di<br />

ogni sorte, e vi prosperano i gelsi; ha anche dei boschi sul marg<strong>in</strong>e del <strong>Brembo</strong>, che gli<br />

passa sul destro fianco <strong>in</strong> distanza di un grosso miglio…<br />

Quivi altra volta esistette un considerabile castello, r<strong>in</strong>omato nei fasti delle civili<br />

fazioni del secolo XIII, c<strong>in</strong>to da mura, e da profonda fossa, delle quali ora non ci restano<br />

che pochi segnali ed una torre…”<br />

Brembate Sotto<br />

“…Resta <strong>in</strong> una situazione em<strong>in</strong>ente sulla sponda occidentale del <strong>Brembo</strong>, il quale quivi<br />

passa per uno stretto corredato su l’uno, e l’altro fianco da sterm<strong>in</strong>ati massi d’una<br />

35


pietra arenaria, che non è se non un aggregato di sabbia, e di ciottoli di varia grossezza<br />

<strong>in</strong>sieme collegati, e formanti il così detto Ceppo di Brembate, atto a molte opere di<br />

costruzione, d’architettura, e di statuaria.<br />

Aveva altra volta un castello con torri e fossa; ora è ridotto <strong>in</strong> casa dom<strong>in</strong>icale e<br />

masserizia, <strong>in</strong> passato di proprietà della nobile famiglia Tasca, ora del sig. Andrea<br />

Moretti.<br />

Ha altre belle fabbriche, fra le quali quella del sig. Mazzoleni Fug<strong>in</strong>elli, con giard<strong>in</strong>i<br />

pensili, i quali fatti a più piani occupano quivi dall’alto la riva del fiume. Vi è annessa<br />

una peschiera, nella quale s’imprigiona il pesce da sé. A questo punto si deviano dal<br />

<strong>Brembo</strong> due grandi dugai chiamati la roggia vecchia, e la roggia di Treviglio, le quali<br />

vanno ad irrigare tutta la gerra d’Adda. Vi sono anche alcune filande da seta…<br />

In vic<strong>in</strong>anza del ponte del <strong>Brembo</strong>, che vien denom<strong>in</strong>ato Ponte S. Vittore, il quale dà<br />

comunicazione dalle ville di questo distretto, a quelle dell’altro di Verdello, vi è<br />

appunto un vecchio oratorio dedicato a questo santo, e che vuolsi fosse l’antica<br />

parrocchiale. Ora serve di chiesa sussidiaria, e con tutta ragione si può considerare qual<br />

santuario per la quantità di popolo, che vi concorre anche da lontani paesi…”<br />

Grignano<br />

“Grignano, nelle vecchie carte Grad<strong>in</strong>ianum, uno de’ villaggi più antichi della<br />

Bergamasca prov<strong>in</strong>cia, se creder vogliamo al chiarissimo nostro istoriografo sig.<br />

Giambattista Rota…<br />

… <strong>in</strong> mezzo ad una campagna fertilissima di biade e di gelsi…<br />

… Vi esisteva un antico castello; ora non ne rimane che la tradizione avvalorata dalla<br />

scoperta de’ suoi ampi fondamenti <strong>in</strong> un campo pur oggidì chiamato Castello…”<br />

Marne<br />

“Marne, forse accorciativo di marg<strong>in</strong>e dalla sua posizione sulla doppia sponda che quivi<br />

ha il fiume <strong>Brembo</strong> il quale gli passa sulla s<strong>in</strong>istra…<br />

Il suo territorio è fertile <strong>in</strong> biade ed <strong>in</strong> gelsi; e quivi vuolsi che ord<strong>in</strong>ariamente soglia<br />

riuscir copioso il raccolto de’ bozzoli…<br />

Vi è tuttora un piccolo antico castello con ponte levatoio, ora appartenente alla nobile<br />

famiglia Piatti Donati, ed una volta degli Advocati…<br />

Ha la vestigia, anzi un pilone <strong>in</strong> mezzo all’alveo del <strong>Brembo</strong> appartenente ad un ponte,<br />

che quivi anticamente esisteva sul fiume…”<br />

Filago<br />

“…Non isfugge all’occhio dell’osservatore la s<strong>in</strong>golarità della posizione di questo<br />

villaggio presso una specie di seconda riva, che quivi costeggia l’andamento del <strong>Brembo</strong>.<br />

Questa seconda sponda <strong>in</strong>com<strong>in</strong>cia presso il caseggiato di Ponte; ed <strong>in</strong>curvandosi verso<br />

l’ovest va a dilatarsi s<strong>in</strong> oltre la larghezza di un miglio; ritorna poscia ad accostarsi al<br />

letto attuale del fiume, e vi si riunisce poco al dissotto di questo villaggio. Il tratto di<br />

paese, che giace fra il corso presente dell’acque, e la ridetta controripa, la quale serve<br />

a marg<strong>in</strong>e della pianura superiore del distretto, vedesi fatto tutto a quasi perfetto<br />

livello, ed <strong>in</strong>gombro di ciottoli, di ghiaie, e di sabbie: materiali, che ora sciolti ed ora<br />

collegati <strong>in</strong> una specie di pod<strong>in</strong>ga si veggono corredare essa seconda riva, siccome<br />

l’altra sull’opposto lato del fiume.<br />

Questo tratto di bassofondo è certamente uno sfiancamento dell’antico alveo del<br />

<strong>Brembo</strong>. E chi sa che primitivamente, non abbastanza aperto l’emissario del fiume fra<br />

36


le balze e i ceppi di Brembate, le acque qu<strong>in</strong>di rigurgitassero e superiormente non<br />

formassero una specie di lago? In tale caso la etimologia del nome del villaggio, <strong>in</strong><br />

lat<strong>in</strong>o F<strong>in</strong>islacus anderebbe di concerto colla sua posizione là dove appunto s’accosta al<br />

suo term<strong>in</strong>e questo ora lago cessato. E potrebbe anche dirsi abbreviatura della parola<br />

marg<strong>in</strong>e il nome di Marne dato ad un’altra conterm<strong>in</strong>e villetta, la quale siede pur essa<br />

su questa sfiancata seconda riva, ossia marg<strong>in</strong>e del <strong>Brembo</strong>. Sono da osservarsi poi tra<br />

Filago, e Marne le antichissime vestigia d’un ponte sopra il <strong>Brembo</strong>, chiamato Corvo il<br />

quale doveva appartenere alla strada, che mette a Trezzo.<br />

Filago ha un territorio fertile <strong>in</strong> biade ed <strong>in</strong> gelsi; ed ha anche delle viti e delle<br />

boscaglie d’alto e basso fusto pr<strong>in</strong>cipalmente lungo e sulla ridetta sponda seconda del<br />

<strong>Brembo</strong>…”<br />

Madone<br />

“…Il di lui territorio, che ora è uno de’ più felici di questi contorni, una volta ne era il<br />

più <strong>in</strong>grato. Il cambiamento della sua fisica costituzione debbesi primieramente<br />

attribuire al merito del suo paroco D. Evangelista Broli, il quale, conoscendo<br />

l’importanza dell’agricoltura, e la necessità del miglioramento della medesima pei suoi<br />

parrocchiani, divenendone anche padre temporale, soleva trattenere il popolo suo<br />

avanti e dopo i div<strong>in</strong>i offici per lo più sul sagrato <strong>in</strong> lezioni pratiche di questa scienza<br />

nutrice di tutte le altre, ed <strong>in</strong> dialoghi sulle migliori pratiche della medesima.<br />

Egli ne è riuscito di fatto; e fece de’ suoi parrocchiani molti valenti agricoltori, i quali<br />

passar facendo le pratiche loro cognizioni ne’ loro figliuoli e successori, sono giunti a<br />

migliorar sì la costituzione di quel paese da far meraviglia. Beato il gregge d’un così<br />

buon pastore, degno veramente di essere da tutti gli altri imitato! Questo territorio è<br />

fertile segnatamente di biade, e di gelsi…”<br />

Bonate Sotto<br />

“… Il suo territorio è fertile <strong>in</strong> biade e <strong>in</strong> gelsi e dà anche del buon v<strong>in</strong>o… Le donne si<br />

dist<strong>in</strong>guono nell’arte del tessere e dell’imbiancar le tele…<br />

Ausiliari della parrocchiale sono gli oratori, uno sotto la <strong>in</strong>vocazione della Verg<strong>in</strong>e<br />

Addolorata annesso alla villa del nobile sig. Marcantonio Bressani: uno <strong>in</strong> onor di S.<br />

Francesco d’Assisi nella contrada detta dei Bonesi proprietà della nobile famiglia de’<br />

conti Lupi: uno consacrato a S. Gaetano, proprietà del sig. Bortolo Pesenti situato nella<br />

contrada così detta di Villa: uno col titolo di S. Lorenzo nella contrada di Mazoate,<br />

giuspatronato della signorile famiglia Gavazzi. Ha poi altre due contrade chiamate delle<br />

Serite l’una, e de’ Mol<strong>in</strong>i l’altra, distanti un mezzo miglio dal villaggio…”<br />

Nell’Italia unita<br />

Con l’unità d’Italia <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciano a fiorire pubblicazioni che hanno l’<strong>in</strong>tento di<br />

fotografare la situazione socioeconomica delle prov<strong>in</strong>ce appartenenti al nuovo Regno<br />

d’Italia. Per Bergamo è il prefetto Lucio Fiorent<strong>in</strong>i a stendere una “monografia”, nel<br />

1888, nella quale, per l’area di nostro <strong>in</strong>teresse, merita una particolare rilevanza, nel<br />

capitolo riguardante le cave, il paragrafo relativo al “Ceppo di Brembate” che qui si<br />

riproduce:<br />

37


Ceppo di Brembate<br />

Il ceppo ossia la pudd<strong>in</strong>ga di Brembate di Sotto si dist<strong>in</strong>gue da quella di Capriate e di<br />

San Gervasio <strong>in</strong> generale per una grana più f<strong>in</strong>a; è di quella qualità che dicesi gentile, <strong>in</strong><br />

confronto alla crespone che danno a preferenza le cave di Capriate e di S. Gervasio<br />

d’Adda; - una particolarità di giacimenti; - mentre le cave <strong>in</strong> esercizio di questi due<br />

ultimi comuni si trovano sulle sponde del fiume Adda, quelle <strong>in</strong>vece di Brembate Sotto,<br />

per la maggior parte, sono a fior di suolo, nella pianura costeggiante il <strong>Brembo</strong>.<br />

Attesa la circostanza che le cave di Brembate si coltivano a qualche chilometro dalla<br />

Martesana, e però non potendo i loro prodotti arrivare a Milano che con un sopra carico<br />

di spesa rimpetto a quelli di Capriate, conviene credere che sebbene richiesti i primi<br />

per la miglior qualità, pure abbiano affluito a Milano dopo quelli che offrivano le cave<br />

dell’Adda.<br />

Ad ogni modo vi sono monumenti a Milano i quali attestano che i materiali di pudd<strong>in</strong>ga<br />

dell’Adda e del <strong>Brembo</strong> furono impiegati <strong>in</strong> quella città quasi contemporaneamente e<br />

cioè lungo il secolo XIII°, e di ciò farebbero prova i rivestimenti delle mura di Milano,<br />

parecchi manufatti dei canali navigabili, ed <strong>in</strong> fabbriche di data posteriore figurano le<br />

pietre di Brembate nel palazzo di piazza Mercanti, <strong>in</strong> quello del Mar<strong>in</strong>o, ora sede della<br />

residenza municipale, mentre nell’epoca nostra di questo materiale vennero costruiti la<br />

casa Poldi Pezzoli, i due palazzi Turati, quello Bagatti Valsecchi pure <strong>in</strong> Milano, parte di<br />

quello della Cassa di Risparmio <strong>in</strong> Milano, e qui <strong>in</strong> Bergamo, quello del G<strong>in</strong>nasio e Liceo,<br />

e da ultimo quello monumentale della Prefettura.<br />

Il gettito di queste cave di Brembate nella sua quantità naturalmente varia a seconda<br />

delle commissioni; tuttavia, prendendo una media di questi ultimi anni, può accertarsi<br />

che tali scavi non danno meno di metri cubi 1000 all’anno.<br />

(Nell’anno corrente tal cifra è di molto aumentata, impiegandosi il detto materiale<br />

nella costruzione del ponte pure sul <strong>Brembo</strong>, <strong>in</strong> Brembate, <strong>in</strong> sostituzione del vecchio<br />

cadente, sui disegni dell’Ufficio tecnico prov<strong>in</strong>ciale di Bergamo, ponte che misura una<br />

luce di metri 36 a pieno arco. Sarà uno dei manufatti più arditi e ad un tempo artistici<br />

della prov<strong>in</strong>cia, e, come costruzione <strong>in</strong> pietra, uno dei più rimarchevoli di Lombardia.<br />

Questo ponte è dest<strong>in</strong>ato a servire alla strada che da Capriate dovrà mettere capo a<br />

Verdello, ed ha le proporzioni per servire di base stradale anche ad una l<strong>in</strong>ea di<br />

tramway, quale si vagheggia fra i due punti ora accennati).<br />

Ritornando alle produzioni delle cave di Brembate calcolate <strong>in</strong> non meno, come<br />

dicemmo, di 1000 metri cubi annui, questi darebbero per sé un valore di circa L.<br />

30.000, al quale valore aggiunto quello maggiore che acquistano per la lavorazione<br />

ord<strong>in</strong>aria ed il prezzo di trasporto <strong>in</strong> luogo d’impiego, l’importare di tale <strong>in</strong>dustria<br />

raggiungerebbe il valore di ben oltre L. 120,000.<br />

Il numero degli operai addetti a tale <strong>in</strong>dustria <strong>in</strong> media ammonta a 120, e siccome un<br />

terzo quasi della popolazione di Brembate di Sotto (di ab. 2000) è composta di famiglie<br />

di scalpell<strong>in</strong>i ed escavatori, così vi sono sempre operai per ogni bisogno.<br />

Il luogo dove si smercia la maggior parte di questa pietra è Milano e la sua prov<strong>in</strong>cia,<br />

servendo come via di trasporto il canale la Martesana, che si raggiunge col mezzo di<br />

carri a Vario. Se ne fanno ora spedizioni per ferrovia anche a luoghi più lontani.<br />

I pregi pr<strong>in</strong>cipali di questa pudd<strong>in</strong>ga sono la <strong>in</strong>alterabilità agli agenti atmosferici, e<br />

l’<strong>in</strong>durimento che acquista dopo scavata.<br />

Inoltre per la sua t<strong>in</strong>ta calda e simpatica è il materiale che a preferenza di altri si<br />

presta per l’ornamentazione dei fabbricati <strong>in</strong> stile barocco, e viene da molti prescelta<br />

anche perché <strong>in</strong> pochi anni prende una t<strong>in</strong>ta che dà l’aspetto di antico, ciò che si confà<br />

a tal genere di stile.<br />

38


Nella stessa monografia vengono ricordate: a) lo stabilimento per la cardatura dei<br />

cascami di seta di Augusto Noyer a Boltiere (p. 64), il filatoio della ditta Guglielmo<br />

Schroeder di Osio Sopra (p. 66) e la fornace di Madone “dove per la specialità del<br />

terreno fioriva, ab antiquo, questa <strong>in</strong>dustria. L’attuale fornace a sistema <strong>in</strong>g.<br />

Ch<strong>in</strong>aglia, che sostituì le preesistenti, può cuocere f<strong>in</strong>o a 10.000 mattoni al giorno, i<br />

quali vengono predisposti e manipolati mediante macch<strong>in</strong>e a vapore…”<br />

Un’altra <strong>in</strong>teressante pubblicazione post-unitaria, di dieci anni posteriore a quella del<br />

Fiorent<strong>in</strong>i, è “La patria. Geografia dell’Italia” (1898) di Gustavo Strafforello. Anche da<br />

quest’opera stralciamo un’antologia:<br />

Sforzatica (1181 ab.)<br />

“… è un grosso paese di carattere essenzialmente rurale, non privo di edifizi moderni o<br />

rimodernati, di bella apparenza. Nulla però di notevole sotto l’aspetto artistico. Nei<br />

d<strong>in</strong>torni, per la vasta pianura, sono frequenti i casc<strong>in</strong>ali e le fattorie, taluna delle quali<br />

di certa importanza, sì da costituire frazione del Comune.<br />

Sebbene di natura alluvionale ed alquanto ghiaioso, il territorio di Sforzatica è<br />

riccamente irrigato e coltivato con cura: produce cereali d’ogni specie, foraggi e gelsi.<br />

L’allevamento del bestiame da stalla e da cortile e dei bachi da seta forma la massima<br />

<strong>in</strong>dustria del luogo a sussidio della produzione agricola. Tuttavia l’<strong>in</strong>dustria<br />

manifatturiera è rappresentata da un piccolo opificio per la torcitura e l’<strong>in</strong>cannaggio<br />

della seta; vi sono <strong>in</strong>oltre due piccole fabbriche di pasta da m<strong>in</strong>estra ed una fornace per<br />

la cottura della calce…”<br />

Sabbio Bergamasco (457 ab.)<br />

“… Il territorio, assai fertile e ben coltivato, produce cereali, foraggi, ortaglie e frutta.<br />

Importante vi è l’allevamento del bestiame da stalla e da cortile; copiosa la produzione<br />

dei bozzoli. Dal suolo alluvionale si scava sabbia e ghiaia…”.<br />

Mariano al <strong>Brembo</strong> (699 ab.)<br />

“… è paese essenzialmente rurale, ma non manca di begli edifizi, di aspetto signorile e<br />

moderno. Nei d<strong>in</strong>torni sono ville e fattorie.<br />

L’agricoltura ha quivi il maggior sviluppo, ed il suolo fertilissimo produce cereali,<br />

frutta, gelsi e foraggi. L’allevamento del bestiame da stalla e da cortile è fatto su<br />

vasta scala: così dicasi dei bachi da seta, il cui prodotto è <strong>in</strong>cettato dalle filande dei<br />

vic<strong>in</strong>i Comuni. In Mariano al <strong>Brembo</strong> sono due attive fabbriche di paste alimentari…”<br />

Osio Sopra (1124 ab.)<br />

“…La campagna, piana e verdeggiante, è sparsa di ville e di fattorie, ove all’<strong>in</strong>tensa<br />

coltivazione del suolo per trarne foraggi, cereali, l<strong>in</strong>o e belle piantagioni di gelsi, si<br />

accoppiano l’<strong>in</strong>dustre allevamento del bestiame, il caseificio e la coltura dei bachi da<br />

seta. Osio è paese eziandio <strong>in</strong>dustrioso: vi si annoverano due grandi opifici per la<br />

39


trattura, la torcitura e l’<strong>in</strong>cannaggio della seta, impieganti complessivamente 370<br />

operai, una fabbrica di spazzole ed altre piccole <strong>in</strong>dustrie pel consumo locale…”<br />

Osio Sotto (2026 ab.)<br />

“Il territorio di Osio Sotto è fertilissimo e numerose e grosse fattorie sparse per la<br />

campagna completano il nucleo comunale. Prodotti del suolo: cereali, l<strong>in</strong>o, frutta,<br />

legumi e gelsi. L’allevamento del bestiame e la produzione dei bozzoli sono <strong>in</strong>dustrie<br />

favorite del luogo”.<br />

Boltiere (1382 ab.)<br />

“… è un grosso villaggio, attraversato dalla strada prov<strong>in</strong>ciale nella sua maggiore<br />

lunghezza; ha carattere essenzialmente rurale, ma <strong>in</strong> gran parte moderno con case<br />

rustiche, nuove o r<strong>in</strong>novate, di buona apparenza. L’edifizio più notevole di Boltiere,<br />

dopo la discreta chiesa parrocchiale, è il grande stabilimento per la cardatura dei<br />

cascami da seta, nel quale lavorano giornalmente da 400 operai. Questa <strong>in</strong>dustria è<br />

d’impianto relativamente recente e dispone di una forza motrice a vapore di 28 cavalli<br />

e di una ruota idraulica di 30 cavalli d<strong>in</strong>amici, che dànno moto a 32 macch<strong>in</strong>e circolari. I<br />

prodotti si smerciano generalmente a Lione ed a Basilea.<br />

Il territorio di Boltiere, sebbene alquanto ghiaioso, dà buoni prodotti <strong>in</strong> cereali,<br />

ortaglie, foraggi e ricche piantagioni di gelsi. L’allevamento del bestiame da stalla e<br />

da cortile e la produzione dei bozzoli sono le <strong>in</strong>dustrie maggiori att<strong>in</strong>enti<br />

all’agricoltura…”<br />

Brembate Sotto (1915 ab.)<br />

“…è un grosso e prosperoso paese di circa 1400 abitanti, di aspetto <strong>in</strong> gran parte<br />

moderno, sebbene di carattere alquanto rurale. Vi sono palazzotti, case signorili e<br />

chiese di buon disegno, fra le quali va ricordata l’antica parrocchiale di San Faust<strong>in</strong>o.<br />

Nulla peraltro che, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea d’arte, emerga.<br />

Il territorio di Brembate di Sotto, coltivato con grande cura, sebbene poco fertile,<br />

produce <strong>in</strong> particolar modo cereali, foraggi e l<strong>in</strong>o. Belle le piantagioni di gelsi, dalle<br />

quali trae grande <strong>in</strong>cremento l’allevamento dei bachi da seta. Questo Comune è anche<br />

noto ai geologi ed ai costruttori per il grande giacimento d’ottima pudd<strong>in</strong>ga (ceppo) che<br />

si trova nel suo territorio. La pudd<strong>in</strong>ga di Brembate è delle più belle e compatte della<br />

Lombardia e contiene, oltreché ciottoli e sfasciame pietroso d’ogni natura, anche<br />

conchiglie ed altri avanzi fossili. Nel territorio sono <strong>in</strong> attività sette cave di questa<br />

pudd<strong>in</strong>ga, nella quale sono impiegati <strong>in</strong> media 160 operai. Il materiale che se ne estrae<br />

viene per la maggior parte trasportato a Milano…”<br />

Grignano (463 ab.)<br />

“… ben irrigato e fertilissimo è il suolo di questo Comune, che produce cereali d’ogni<br />

specie, l<strong>in</strong>o gelsi ed ortaglie. L’allevamento del bestiame e la produzione dei bozzoli<br />

sono le <strong>in</strong>dustrie alle quali esclusivamente si dedica la popolazione di questo Comune…”<br />

40


Filago (836 ab.)<br />

“…Fertilissimo è il territorio di Filago, da cui si traggono cereali, foraggi, l<strong>in</strong>o ed<br />

ortaglie: vi prospera la vite e vi sono ricche piantagioni di gelsi. L’allevamento del<br />

bestiame da stalla e da cortile e la produzione dei bozzoli sono, <strong>in</strong>sieme alla produzione<br />

agricola, i maggiori fattori della ricchezza locale. L’<strong>in</strong>dustria tessile è quivi<br />

rappresentata da un importante opificio per la torcitura ed <strong>in</strong>cannaggio della seta;<br />

havvi <strong>in</strong>oltre una fornace per la cottura della calce ed una fabbrica di paste da<br />

m<strong>in</strong>estra…”<br />

Marne ( 204 ab.)<br />

“… villaggio di carattere totalmente rurale. Prodotti del suolo, ben irrigato ed assai<br />

fertile: cereali, foraggi, l<strong>in</strong>o, ortaglie, e gelsi. L’allevamento dei bachi da seta<br />

costituisce la maggiore <strong>in</strong>dustria del luogo…”<br />

Madone (537 ab.)<br />

“… Il suolo, assai fertile, produce cereali, l<strong>in</strong>o, frutta, ortaglie e gelsi. L’allevamento<br />

dei bachi da seta è quivi fatto su vasta scala. Havvi <strong>in</strong>oltre <strong>in</strong> luogo una fornace per la<br />

fabbricazione e cottura dei laterizi, impiegante giornalmente 70 operai…”<br />

Bonate Sotto (1709 ab.)<br />

“… è un grosso paese, di carattere tra il rustico ed il moderno, con edifizi di<br />

bell’aspetto, ville e casc<strong>in</strong>ali nei d<strong>in</strong>torni. Antico ed importante edifizio è la chiesa<br />

parrocchiale dedicata a San Giorgio; ma più antico e cospicuo monumento, uno dei<br />

primi saggi che ancor ne rest<strong>in</strong>o della vetusta arte dei Maestri Comac<strong>in</strong>i, è la chiesa di<br />

Santa Giulia, ora dichiarata monumento nazionale…<br />

Il territorio di Bonate di Sotto, ben irrigato e lavorato con cura estrema, è fertilissimo.<br />

Produce cereali, foraggi, l<strong>in</strong>o, viti, gelsi. L’allevamento del bestiame da stalla e da<br />

cortile vi è fatto <strong>in</strong> considerevoli proporzioni. Notevole è pure <strong>in</strong> luogo la produzione<br />

dei bozzoli, ricco cespite di attività per le aziende agricole. L’<strong>in</strong>dustria è rappresentata<br />

da una segheria per legnami, animata da forza idraulica…”<br />

Nel 1914 Antonio Pesenti pubblicava l’opera “Vita e progresso della Prov<strong>in</strong>cia di<br />

Bergamo”, dalla quale stralciamo alcuni brani riguardanti la filatura di Boltiere, la<br />

tessitura di Brembate e la società Tubi Mannesmann di Dalm<strong>in</strong>e.<br />

Boltiere<br />

Dopo il 1870 sorse <strong>in</strong> Boltiere uno stabilimento per la semplice cardatura dei cascami,<br />

dalla quale si otteneva il solo pett<strong>in</strong>ato (o cosiddetto fiocco), che andava venduto agli<br />

stabilimenti esteri di filatura. Questo opificio, dopo una sequela di aspre traversìe,<br />

venne trasformato <strong>in</strong> filatura di cascami di seta e passò recentemente <strong>in</strong> proprietà della<br />

potentissima Società Cascami di Novara. Risorto a certa e brillantissima vita<br />

<strong>in</strong>dustriale, questo opificio produce dei filati di titolo speciale, ed assai apprezzati. In<br />

esso vi sono occupate circa 280 operaie.<br />

41


Brembate<br />

Tessitura di Brembate<br />

Nell’anno 1895, sulle spoglie di un opificio di candeggio, sito <strong>in</strong> Pontirolo Nuovo, sorse<br />

un secondo stabilimento di tessitura Jacquard, sotto la denom<strong>in</strong>azione di Tessitura di<br />

Brembate; Società Anonima costituita da capitale puramente bergamasco, che, se ne’<br />

primi suoi anni di vita dovette traversare l’amaro tiroc<strong>in</strong>io del primo impianto, mercè<br />

la paziente e tenace volontà dell’emerito suo Direttore cav. Marzari, riuscì a v<strong>in</strong>cere<br />

ogni avversità, raggiungendo uno sviluppo ed una importanza ragguardevole; con una<br />

produzione apprezzatissima di stoffe artistiche da tappezzerie, damaschi, gobel<strong>in</strong>s,<br />

tappeti a molti colori ed <strong>in</strong> diverso stile, ed altri articoli di facile e rimunerativa<br />

vendita.<br />

Dalm<strong>in</strong>e<br />

Società Tubi Mannesmann<br />

Tra le Società sorte <strong>in</strong> questi ultimi anni nella Prov<strong>in</strong>cia nostra, anche questa merita<br />

una speciale illustrazione.<br />

Ha per oggetto la fabbricazione dei tubi di ferro ed acciaio senza saldatura, nonché la<br />

produzione dell’acciaio occorrente, col mezzo di forni termo-elettrici sistema Hérolt.<br />

Costituitasi nel 1906, con un capitale di L. 7.500.000, ha posto <strong>in</strong> azione, nell’anno<br />

1909, le sue Offic<strong>in</strong>e <strong>in</strong> Dalm<strong>in</strong>e (Comune di Sabbio Bergamasco), sopra un’area di mq<br />

600 mila e congiunte alla stazione di Verdello con raccordo ferroviario proprio, a<br />

scartamento normale.<br />

Col nuovo processo <strong>in</strong>dustriale la Società Tubi Mannesmann è dest<strong>in</strong>ata a creare <strong>in</strong> Italia<br />

un enorme cambiamento nel materiale tubolare; imperocché, contrariamente ai vecchi<br />

sistemi della saldatura o fusione <strong>in</strong> ghisa, col processo Mannesmann vengono prodotti<br />

tubi cil<strong>in</strong>drici senza saldatura, dalla lam<strong>in</strong>azione diretta di masselli di acciaio, di una<br />

qualità primaria che garantisce un prodotto superiore ad ogni confronto. Con questo<br />

sistema si producono dei tubi, tanto dal ferro omogeneo extra, quanto dalle specie più<br />

dure di acciaio, secondo lo scopo cui i tubi vengono adibiti; con una superiorità<br />

assoluta, sopra tutti gli altri sistemi di fabbricazione e comprovata non solo dalla<br />

<strong>in</strong>discutibile sicurezza d’esercizio, ma anche dalla <strong>in</strong>columità delle persone. Poiché<br />

purtroppo sono note le numerose disgrazie che assai sovente si ripetono per le<br />

spaccature di tubi saldati o di ghisa; <strong>in</strong>conveniente grave, che è totalmente escluso<br />

dalla produzione Mannesmann…<br />

Le Offic<strong>in</strong>e di Dalm<strong>in</strong>e danno attualmente occupazione a circa 800 operai, per i quali<br />

furono istituite case, refettorio ed una astanteria dove un medico, alle dirette<br />

dipendenze della Società, presta giornalmente l’opera sua per le visite che regolano<br />

l’ammissione degli operai e l’andamento dell’ambulanza, oltre gli eventuali soccorsi<br />

d’urgenza.<br />

La Società contribuisce pure alla manutenzione di un locale per l’Ufficio postale e<br />

telegrafico di seconda classe, come contribuì alla sua istituzione. Provvede <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e alla<br />

istruzione dei figli di tutto il proprio personale, al corpo dei pompieri, all’impianto<br />

dell’acquedotto, all’illum<strong>in</strong>azione stradale, al servizio ostetrico ed affossatore, e<br />

mantiene aperto <strong>in</strong> paese un albergo moderno.<br />

Il cont<strong>in</strong>uo sviluppo cui tende la Società Tubi Mannesmann ha <strong>in</strong>dotto il Consiglio<br />

d’Amm<strong>in</strong>istrazione, nella seduta del dicembre 1912, a deliberare l’aumento del<br />

capitale con altri tre milioni per l’ampliamento tanto dell’acciaieria, quanto delle<br />

offic<strong>in</strong>e; così il macch<strong>in</strong>ario venne raddoppiato, e conseguentemente raddoppiato anche<br />

42


il personale, aumentando la produzione di tubi f<strong>in</strong>iti a circa 30.000 tonnellate all’anno,<br />

con materiale tutto fabbricato <strong>in</strong> Dalm<strong>in</strong>e.<br />

Fonti Edite e Bibliografia<br />

Giovanni Battista Angel<strong>in</strong>i, Per darti le notizie del paese. Descrizione di Bergamo <strong>in</strong><br />

terza rima, 1720. A cura di V. Marchetti e D. Pol<strong>in</strong>i (Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di<br />

Bergamo. Fonti, 1) Bergamo, Ateneo, 2002.<br />

Alessandro Bolis e Luigi Chiodi, Nota ecclesiarum civitatis et episcopatus Bergomi<br />

MCCCLX, “Bergomum”, 51 (1957), pp. 39-89.<br />

Carta archeologica della Lombardia. II. La prov<strong>in</strong>cia di Bergamo. A cura di Raffaella<br />

Poggiani Keller. Modena, Pan<strong>in</strong>i, 1992.<br />

Carta Medievali Bergamasche. I, Le pergamene degli Archivi di Bergamo, a. 740-1000. A<br />

cura di Mariarosa Cortesi (Fonti per lo Studio del Territorio Bergamasco, VIII). Bergamo,<br />

Prov<strong>in</strong>cia, 1992.<br />

Carte Medievali Bergamasche. II/1, Le pergamene degli Archivi di Bergamo a.a. 1002-<br />

1058. A cura di Mariarosa Cortesi e Alessandro Pratesi (Fonti per lo Studio del territorio<br />

Bergamasco, XII). Bergamo, Prov<strong>in</strong>cia, 1995.<br />

Carte Medievali Bergamasche. II/2, Le pergamene degli Archivi di Bergamo, a.a. 1059<br />

(?) -1100. A cura di Mariarosa Cortesi e Alessandro Pratesi (Fonti per lo Studio del<br />

territorio Bergamasco, XVI). Bergamo, Prov<strong>in</strong>cia, 1999.<br />

Luigi Chiodi. Chiese di Bergamo sottoposte a censo circa il 1260, “Archivio Storico<br />

Lombardo”, S. VII, 10 (1960), pp. 148-170.<br />

Conf<strong>in</strong>i dei Comuni del Territorio di Bergamo “1392-1395). A cura di V. Marchetti. (Fonti<br />

per lo studio del territorio Bergamasco, XIII. Bergamo, Prov<strong>in</strong>cia, 1996.<br />

Giovanni Da Lezze. Descrizione di Bergamo e suo territorio, 1956. A cura di V. Marchetti<br />

e L. Pagani (Fonti per lo studio del territorio Bergamasco, VII). Bergamo, Prov<strong>in</strong>cia,<br />

1988.<br />

Lucio Fiorent<strong>in</strong>i. Monografia della Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo. Bergamo, F.lli Bolis, 1988.<br />

Lorenzo Ghirardelli. Il memorando contagio seguito <strong>in</strong> Bergamo l’anno 1630. Bergamom<br />

F.lli Rossi, 1681.<br />

Giovanni Maironi Da Ponte. Dizionario adeporico, o sia storico-politico-naturale della<br />

Prov<strong>in</strong>cia Bergamasca. Bergamo, Mazzoleni 1819-1820.<br />

Antonio Pesenti. Vita e progresso della Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo. Bergamo, Arti Grafiche C.<br />

Conti e C., 1914.<br />

Tullio e Ildebrando Santagiuliana. Storia di Treviglio. Bergamo, Bolis, 1965.<br />

Lo Statuto del Comune di Bergamo del 1331. A cura di C. Storti Storchi (fonti storicogiuridiche.<br />

Statuti, 1). Milano, Giuffrè, 1986.<br />

43


Lo Statuto di Bergamo del 1353. A cura di Giuliana Forgiar<strong>in</strong>i (Fonti storico-giuridiche.<br />

Statuti, 2). Spoleto, CISAM, 1996.<br />

Gustavo Strafforello. La Patria. Geografia dell’Italia. Prov<strong>in</strong>cie di Bergamo e Brescia.<br />

Tor<strong>in</strong>o, UTET, 1898.<br />

44


SEGNI E PRESENZE STORICHE NEL PARCO DEL BREMBO<br />

Percorrendo la sponda destra.<br />

Bonate Sotto dal Catasto Lombardo Veneto (1844-1853). Antichissimo centro entro<br />

il quale ancora oggi si racchiudono preziose testimonianze. A s<strong>in</strong>istra il nucleo<br />

abitato “Villa” che si sviluppa a pett<strong>in</strong>e lungo la strada sulla cui testata si trova la<br />

chiesa di San Giuliano. Tra il torrente Les<strong>in</strong>a e il <strong>Brembo</strong> è evidenziata l’area di<br />

Santa Giulia e, verso oriente, i mul<strong>in</strong>i alimentati da una roggia detta Seriola.<br />

45


46<br />

La contrada<br />

Mezzovate,<br />

orig<strong>in</strong>ariamente<br />

borgo<br />

fortificato,<br />

presenta un<br />

contesto<br />

costituito da<br />

articolati e<br />

stretti percorsi,<br />

dimore<br />

storiche,<br />

testimonianze<br />

di torri e<br />

strutture<br />

murarie <strong>in</strong><br />

ciottoli.


47<br />

L’abside<br />

romanica<br />

ornata da<br />

archetti pensili<br />

appartenente<br />

alla chiesa del<br />

monastero<br />

benedett<strong>in</strong>o<br />

femm<strong>in</strong>ile di<br />

San Giuliano,<br />

documentato<br />

nel testamento<br />

di Taidone (774<br />

d.C.). Il luogo<br />

fu <strong>in</strong> seguito<br />

adattato a<br />

casc<strong>in</strong>a.<br />

L’<strong>in</strong>sediamento<br />

di Villa è<br />

attraversato<br />

dalla“strada<br />

detta Fad<strong>in</strong>o”<br />

Catasto del<br />

1853. Ad essa si<br />

affacciano due<br />

dimore: La<br />

prima, la quale<br />

ospitò il pittore<br />

Giovanni<br />

Carnovali detto<br />

il Piccio, è<br />

dotata di un<br />

parco; la<br />

seconda di<br />

gusto<br />

neoclassico:<br />

ancora oggi<br />

quello che era il<br />

suo antico,<br />

brolo è c<strong>in</strong>to da<br />

una muratura <strong>in</strong><br />

borlanti.


48<br />

Ancora un<br />

angolo di<br />

Bonate Sotto<br />

verso i Mul<strong>in</strong>i.<br />

Un piccolo<br />

esempio di<br />

sistemazione<br />

urbanistica<br />

dove <strong>in</strong> una<br />

piazzetta<br />

dialogano una<br />

dimora storica e<br />

un fondale<br />

architettonico.<br />

Proseguendo il<br />

percorso verso i<br />

mul<strong>in</strong>i si<br />

attraversa il<br />

torrente Les<strong>in</strong>a<br />

mediante un<br />

ponte a due<br />

arcate <strong>in</strong> cotto.


49<br />

La casc<strong>in</strong>a<br />

Fornasetta e gli<br />

edifici <strong>in</strong><br />

località “Mol<strong>in</strong>i<br />

di sotto”, 1854.<br />

All’<strong>in</strong>izio del XX<br />

secolo, poco a<br />

monte dei<br />

mul<strong>in</strong>i, fu<br />

realizzata una<br />

centrale<br />

elettrica. La<br />

mappa denuncia<br />

come il <strong>Brembo</strong><br />

arrivasse <strong>in</strong><br />

prossimità delle<br />

costruzioni<br />

La casc<strong>in</strong>a<br />

Fornasetta<br />

Dai Mul<strong>in</strong>i di<br />

sotto un antico<br />

percorso<br />

seguiva l’andamento<br />

del<br />

<strong>Brembo</strong> (è questo<br />

il percorso<br />

della transumanza?)<br />

passando per il<br />

“Mul<strong>in</strong>o Lupi” e<br />

salendo f<strong>in</strong>o<br />

alle Ghiaie e<br />

qu<strong>in</strong>di f<strong>in</strong>o a<br />

Ponte San<br />

Pietro.


50<br />

Il Mol<strong>in</strong>o Lupi<br />

nel Catasto<br />

Lombardo<br />

Veneto, detto<br />

anche Mol<strong>in</strong>o di<br />

sopra con la<br />

strada che dal<br />

Lungo brembo<br />

conduce a<br />

Bonate Sotto<br />

Mul<strong>in</strong>o Lupi,<br />

fronte sud dove<br />

si notano<br />

ancora elementi<br />

architettonici,<br />

quali parti di<br />

muratura ed<br />

elementi<br />

lapidei, di<br />

rilievo storico


51<br />

S. Giulia nel<br />

catasto<br />

Lombardo<br />

Veneto (1844-<br />

1853).<br />

La basilica<br />

romanica ha da<br />

sempre assunto<br />

un preciso<br />

riferimento<br />

topografico<br />

lungo la sponda<br />

destra del<br />

fiume dove,<br />

doveva sorgere<br />

un<br />

<strong>in</strong>sediamento<br />

altomedioevale<br />

nom<strong>in</strong>ato<br />

“Les<strong>in</strong>a”.


52<br />

Da nord a sud il<br />

tracciato che<br />

collega<br />

direttamente<br />

Bonate Sotto<br />

con Marne<br />

conserva<br />

diverse<br />

presenze come i<br />

ruderi della<br />

Casc<strong>in</strong>a Valighi


53<br />

Proseguendo<br />

l’it<strong>in</strong>erario si<br />

aprono gli<br />

sguardi sulla<br />

sponda opposta<br />

a precisi<br />

riferimenti<br />

come la Casc<strong>in</strong>a<br />

Cimaripa nel<br />

territorio di<br />

Mariano,<br />

oppure si<br />

accede a edifici<br />

di orig<strong>in</strong>e<br />

rurale. La<br />

Casc<strong>in</strong>a Rasega,<br />

dalla quale<br />

svetta una<br />

colombera,<br />

sorge <strong>in</strong><br />

prossimità di un<br />

edificio<br />

storicamente<br />

adibito a<br />

segheria.


54<br />

Ancora oggi,<br />

nonostante le<br />

diverse<br />

trasformazioni ,<br />

emerge il<br />

volume<br />

dell’antica<br />

torre, sorta a<br />

difesa del<br />

mul<strong>in</strong>o<br />

“Cantacucco”.<br />

La roggetta e il<br />

“Cantucco”<br />

nella mappa del<br />

Catasto<br />

Lombardo<br />

Veneto (1844-<br />

1853). Poco a<br />

lato esisteva<br />

una fornace di<br />

mattoni.<br />

Direttamente<br />

collegato al<br />

centro di Filago<br />

si trova il<br />

complesso<br />

“Mol<strong>in</strong>i<br />

Fornace”<br />

(Catasto<br />

Lombardo<br />

Veneto, 1844-<br />

1853), di cui<br />

ora sono quasi<br />

totalmente<br />

perse le tracce.


55<br />

Madone<br />

anticamente<br />

dist<strong>in</strong>to <strong>in</strong> due<br />

nuclei: “Madone<br />

di sopra” e<br />

“Madone di<br />

sotto” (Catasto<br />

Lombardo<br />

Veneto 1844-<br />

1854).<br />

Lungo la strada<br />

Regia Postale<br />

appare il primo<br />

nucleo di quel<br />

complesso che<br />

costituirà la<br />

Fornace<br />

Redaelli.


56<br />

L’antica<br />

parrocchiale<br />

dedicata a san<br />

Giovanni<br />

Battista, eretta<br />

dal 1610. A<br />

fianco di essa,<br />

fu realizzata su<br />

disegno di Luigi<br />

Angel<strong>in</strong>i, tra il<br />

1911 e il 1925 la<br />

nuova chiesa <strong>in</strong><br />

stile pseudo-<br />

romanico: un<br />

nuovo e <strong>in</strong>cisivo<br />

segno nel<br />

territorio ad<br />

esso legato con<br />

l’uso del ceppo<br />

di Brembate e<br />

del laterizio<br />

della Fornace.<br />

I ruderi della<br />

fornace di<br />

Madone. Opera<br />

del XIX secolo,<br />

esempio di<br />

archeologia<br />

<strong>in</strong>dustriale.


57<br />

L’antico nucleo<br />

di Rodi <strong>in</strong> un<br />

cabreo della<br />

f<strong>in</strong>e del XVIII<br />

secolo. Il<br />

prezioso<br />

disegno apre<br />

uno sguardo<br />

sull’uso dei<br />

suoli e sulla la<br />

conformazione<br />

del sito<br />

attraversato<br />

dalla strada per<br />

Capriate San<br />

Gervasio e da<br />

un torrentello<br />

che sfocia nel<br />

Dordo. Il<br />

toponimo è<br />

documentato<br />

f<strong>in</strong> dal 774. Il<br />

complesso della<br />

chiesa è oggi<br />

scomparso; è<br />

ancora ricco di<br />

valori storici e<br />

architettonici<br />

l’edificio oggi<br />

esistente.


58<br />

Rodi ancora da<br />

salvare. Il<br />

nucleo<br />

abbandonato<br />

che rivela la<br />

parte più antica<br />

nel tipico<br />

portico<br />

quattrocentesco<br />

impostato su<br />

pilastri e la<br />

loggia superiore<br />

con doppio<br />

<strong>in</strong>tercolumnio<br />

rispetto al<br />

portico.<br />

Ricostruito <strong>in</strong><br />

una fase<br />

successiva (XIX<br />

sec.?) il portico<br />

adiacente.


59<br />

La chiesa di San<br />

Pantaleone nel<br />

Catasto<br />

Lombardo<br />

Veneto, (1844-<br />

1853).<br />

Le due strade<br />

consorziali, che<br />

cont<strong>in</strong>uavano<br />

nel comune di<br />

Filago,<br />

segnavano<br />

anche il<br />

dislivello del<br />

terreno.<br />

San Pantaleone,<br />

facciata.<br />

L’impianto a<br />

capanna e<br />

l’orientamento<br />

canonico con<br />

l’abside rivolta<br />

a est rivelano<br />

una orig<strong>in</strong>e<br />

almeno<br />

quattrocentesca<br />

, ma le note<br />

storiche<br />

<strong>in</strong>dicano una<br />

fase più antica<br />

ad un livello<br />

<strong>in</strong>feriore<br />

dell’attuale<br />

aula.


60<br />

Filago nel<br />

Catasto<br />

Lombardo<br />

Veneto (1844-<br />

1853).<br />

Sono bene<br />

evidenti i due<br />

nuclei storici.<br />

Quello m<strong>in</strong>ore,<br />

a nord, che si<br />

sviluppa sulla<br />

strada per<br />

Madone e <strong>in</strong> cui<br />

<strong>in</strong>siste la chiesa<br />

parrocchiale di<br />

S. Maria. Quello<br />

maggiore, e<br />

probabilmente<br />

più antico, <strong>in</strong><br />

corrispondenza<br />

di un nodo<br />

viario.<br />

Solo più tardi si<br />

<strong>in</strong>serirà l’alveo<br />

artificiale della<br />

roggia Masnada.


61<br />

La chiesa di san<br />

Rocco vista dal<br />

retro: una<br />

testimonianza<br />

della<br />

stratificazione<br />

storica con le<br />

murature a lisca<br />

di pesce, le<br />

aperture<br />

databili al XV<br />

secolo e il<br />

portale barocco<br />

dell’oratorio<br />

recante la data<br />

1656.<br />

L’<strong>in</strong>serimento<br />

della roggia<br />

Masnada e<br />

l’ampliamento<br />

ottocentesco<br />

della<br />

parrocchiale<br />

dedicata a S.<br />

Maria, hanno<br />

modificato il<br />

contesto storico<br />

<strong>in</strong>troducendo<br />

nuovi e validi<br />

riferimenti<br />

paesistici,<br />

visibili<br />

dall’altra<br />

sponda del<br />

<strong>Brembo</strong>.


62<br />

Il centro di<br />

Marne nella<br />

mappa<br />

napoleonica,<br />

1812.<br />

Alla confluenza<br />

tra il torrente<br />

Dordo e il fiume<br />

<strong>Brembo</strong>,<br />

accentrando i<br />

percorsi viari,<br />

sorge il centro<br />

di Marne<br />

caratterizzato<br />

dalla chiesa<br />

romanica di San<br />

Bartolomeo e<br />

da <strong>in</strong>sediamenti<br />

fortificati tra i<br />

quali spicca il<br />

Castello<br />

Colleoni<br />

Un<br />

<strong>in</strong>sediamento a<br />

nord di Marne<br />

che presenta<br />

forti caratteri<br />

medievali con<br />

la possente<br />

torre e corpi<br />

l<strong>in</strong>eari costituiti<br />

da murature <strong>in</strong><br />

pietra e <strong>in</strong><br />

ciottoli di<br />

fiume.


63<br />

Documentata<br />

dal 1186, la<br />

chiesa di San<br />

Bartolomeo<br />

appartiene a<br />

quel florido<br />

periodo di<br />

sviluppo<br />

dell’architettur<br />

a romanica che<br />

proprio <strong>in</strong>torno<br />

al XII secolo ha<br />

lasciato<br />

nell’Isola ricche<br />

testimonianze<br />

religiose, ma<br />

non solo, alcune<br />

delle quali<br />

ancora<br />

esistenti.<br />

Da San<br />

Bartolomeo (la<br />

semicolonna <strong>in</strong><br />

primo piano) al<br />

Castello: un<br />

rapporto ancora<br />

pieno di<br />

significato


64<br />

L’antica<br />

Grad<strong>in</strong>iano e la<br />

parte orientale<br />

del suo<br />

territorio nella<br />

mappa del<br />

Catasto<br />

Lombardo<br />

Veneto (1844-<br />

1853).


SEGNI E PRESENZE STORICHE NEL PARCO DEL BREMBO<br />

Percorrendo la sponda s<strong>in</strong>istra.<br />

65<br />

Veduta dalla<br />

strada che<br />

delimita la ripa<br />

alta del fiume<br />

<strong>Brembo</strong> (l’antico<br />

tracciato<br />

utilizzato <strong>in</strong> epoca<br />

romana ?) che<br />

porta al nodo<br />

d’attraversamento<br />

costituito dal<br />

ponte di Ponte<br />

San Pietro.<br />

Numerosi sono i<br />

riferimenti storici<br />

che s’<strong>in</strong>contrano<br />

lungo il suo<br />

percorso.<br />

Casc<strong>in</strong>a Camozzi,<br />

detta ora Casc<strong>in</strong>a<br />

Alta


66<br />

La cappella dei<br />

Morti, titolata<br />

oggi a<br />

Sant’Alberto di<br />

Villa d’Ogna,<br />

sostenuta da<br />

colonne con<br />

capitelli<br />

riconducibili al<br />

tardo c<strong>in</strong>quecento<br />

o al primo<br />

Seicento.


67<br />

Villa Pesenti,<br />

costeggiata da un<br />

fosso, rivela<br />

nell’architettura<br />

del corpo<br />

meridionale un<br />

<strong>in</strong>tervento<br />

neoclassico.<br />

Novecentesca è la<br />

trasformazione<br />

dell’ala nord che<br />

riutilizza <strong>in</strong> parte<br />

strutture<br />

preesistenti.<br />

Poco sotto alla<br />

villa, l’oratorio<br />

con sagrato<br />

sospeso sul fosso<br />

che accompagna<br />

la strada.<br />

Suggestivo è<br />

questo tratto<br />

dove, poco dopo,<br />

seguono due<br />

casc<strong>in</strong>ali.


68<br />

Le terre del<br />

<strong>Brembo</strong> tra il<br />

fiume e il vaso<br />

della roggia<br />

Brembilla nel<br />

comune di<br />

Dalm<strong>in</strong>e e<br />

Sforzatica,<br />

rappresentate <strong>in</strong><br />

un cabreo del<br />

1746.


Il territorio occidentale del comune di Mariano nel Catasto Napoleonico, 1813.<br />

La l<strong>in</strong>ea di demarcazione della ripa del fiume <strong>Brembo</strong> è storicamente sottol<strong>in</strong>eata<br />

dal vaso della roggia Brembilla e da un percorso ad esso parallelo. Sul suo tracciato<br />

si sono attestati complessi rurali come la Casc<strong>in</strong>a Cimaripa, e la Casc<strong>in</strong>a P<strong>in</strong>osa che<br />

hanno assunto il ruolo di riferimento territoriale lungo il percorso.<br />

69


70<br />

La Cimaripa,<br />

complesso rurale<br />

dotato di un<br />

oratorio privato,<br />

presenta al suo<br />

<strong>in</strong>terno strutture<br />

che ne<br />

documentano<br />

l’esistenza<br />

almeno dal XVI<br />

secolo. Un forte<br />

segno della<br />

possessione è<br />

costituito dalla<br />

presenza di un<br />

lungo muro di<br />

c<strong>in</strong>ta, <strong>in</strong> ciottoli<br />

di fiume posati a<br />

lisca di pesce,<br />

che delimitava i<br />

terreni ad essa<br />

pert<strong>in</strong>enti sia<br />

nord che a sud.<br />

L’<strong>in</strong>terno della<br />

Cimaripa, ora<br />

frazionato, con<br />

il corpo a L delle<br />

antiche<br />

abitazioni dei<br />

massari


71<br />

Proseguendo<br />

verso sud si<br />

<strong>in</strong>contra la<br />

Casc<strong>in</strong>a P<strong>in</strong>osa,<br />

arretrata<br />

rispetto alla<br />

Ripa, attorno<br />

alla quale la<br />

mappa catastale<br />

del 1813 segnala<br />

l’impostazione<br />

ortogonale dei<br />

sentieri,<br />

testimonianza<br />

del razionale<br />

sfruttamento del<br />

suolo.<br />

Il complesso<br />

della P<strong>in</strong>osa, <strong>in</strong><br />

parte<br />

ristrutturato,<br />

conserva ancora<br />

suggestive<br />

porzioni<br />

orig<strong>in</strong>arie con<br />

murature <strong>in</strong><br />

ciottoli di fiume.


72<br />

Mariano al<br />

<strong>Brembo</strong> <strong>in</strong> un<br />

estratto del<br />

Catasto<br />

Napoleonico<br />

(1813). Nucleo<br />

ancora oggi<br />

rilevante con la<br />

piazza Castello<br />

sulla quale<br />

emerge<br />

l’architettura<br />

della<br />

parrocchiale<br />

titolata a San<br />

Lorenzo e il<br />

nobile palazzo<br />

con monofore <strong>in</strong><br />

cotto databile al<br />

XIV-XV secolo<br />

che prospettava<br />

sulla piazza<br />

comunale.<br />

Piazza Castello a<br />

Mariano, lato<br />

sud.<br />

La chiesa, eretta<br />

tra il 1760 e il<br />

1772 su progetto<br />

di Nicol<strong>in</strong>o<br />

Calepio,<br />

presenta un<br />

nobile prospetto<br />

a due ord<strong>in</strong>i, con<br />

elementi<br />

architettonici <strong>in</strong><br />

ceppo gentile.


73<br />

Scendendo lungo<br />

il <strong>Brembo</strong>, nel<br />

comune di Osio<br />

Sopra, al<br />

term<strong>in</strong>e della<br />

strada<br />

consorziale<br />

detta Fontana,<br />

si <strong>in</strong>contrano<br />

due casc<strong>in</strong>e.<br />

Cont<strong>in</strong>uano i<br />

segni stanziali<br />

dello<br />

sfruttamento del<br />

territorio <strong>in</strong><br />

prossimità al<br />

fiume: la casc<strong>in</strong>a<br />

Noris, <strong>in</strong> alto, e<br />

la casc<strong>in</strong>a<br />

Goltara, <strong>in</strong><br />

basso, ognuna<br />

con il proprio<br />

orto.<br />

La casc<strong>in</strong>a Noris<br />

dalla strada<br />

detta Fontana


.<br />

74<br />

Il sito della<br />

Rasica, di<br />

proprietà<br />

Lazzaroni, nel<br />

Catasto<br />

Lombardo<br />

Veneto (1844-<br />

54) tra i due<br />

comuni di Osio<br />

Sopra (<strong>in</strong> alto) e<br />

Osio Sotto (<strong>in</strong><br />

basso), prima<br />

delle<br />

trasformazioni<br />

<strong>in</strong>dustriali. Il<br />

mappale n. 844<br />

<strong>in</strong>dica un<br />

“mul<strong>in</strong>o da<br />

grano con casa”,<br />

il n. 845 una<br />

“sega da<br />

legnami con<br />

casa”; il n. 1128<br />

un “torchio da<br />

olivo con casa”.


75<br />

Tutto il sistema<br />

era alimentato<br />

dalla Roggia<br />

Brembilla.<br />

Poco distante,<br />

verso est, la<br />

casa colonica<br />

detta “Cass<strong>in</strong>a<br />

Alta”. Nella<br />

parte del<br />

Comune di Osio<br />

Sotto esistevano<br />

<strong>in</strong>izialmente due<br />

piccoli portici<br />

La “Casc<strong>in</strong>a<br />

Alta”. Una<br />

nuova dimora,<br />

edificata nella<br />

seconda metà<br />

del XIX secolo,<br />

alla quale seguì<br />

probabilmente<br />

la sistemazione<br />

del giard<strong>in</strong>o e<br />

del viale<br />

antistante,<br />

aggiungendo<br />

valore al<br />

complesso<br />

rurale.


76<br />

Il sito della<br />

Rasica è<br />

documentato già<br />

nel 1469 con la<br />

presenza di un<br />

mol<strong>in</strong>o con due<br />

ruote per la<br />

mac<strong>in</strong>a di<br />

“blada,<br />

legum<strong>in</strong>a e<br />

l<strong>in</strong>osam”<br />

Oggi il<br />

complesso è il<br />

risultato di<br />

<strong>in</strong>terventi<br />

successivi a<br />

servizio delle<br />

attività e della<br />

residenza;ad<br />

esso è stato<br />

affiancato il<br />

settecentesco<br />

oratorio di S.<br />

Giovanni<br />

Battista.


77<br />

Lo sviluppo<br />

<strong>in</strong>dustriale si<br />

avvierà a partire<br />

dal 1874 con<br />

l’<strong>in</strong>iziativa di G.<br />

Schroeder, il<br />

quale <strong>in</strong>stallerà<br />

dapprima la<br />

filanda e poi un<br />

<strong>in</strong>cannatoio da<br />

seta<br />

La curva della<br />

roggia Brembilla<br />

<strong>in</strong> prossimità<br />

della Rasica.<br />

L’alveo presenta<br />

ancora tratti di<br />

pareti <strong>in</strong><br />

muratura di<br />

pietrame e<br />

ciottoli di fiume,<br />

segno di una<br />

cont<strong>in</strong>ua e<br />

storica opera di<br />

manutenzione<br />

per mantenere<br />

efficiente<br />

un’importante<br />

fonte<br />

energetica.


78<br />

L’andamento del<br />

doppio ramo<br />

della roggia<br />

Brembilla nel<br />

territorio<br />

comunale di<br />

Osio Sotto,<br />

rappresentato<br />

nella mappa del<br />

Catasto<br />

Lombardo<br />

Veneto (1844-<br />

54). Il ramo<br />

occidentale è<br />

accompagnato<br />

lungo tutto il<br />

suo percorso<br />

dalla “strada<br />

detta del<br />

<strong>Brembo</strong>”


79<br />

Marne con le<br />

emergenze del<br />

Castello e della<br />

vic<strong>in</strong>a chiesa di<br />

San Bartolomeo<br />

vista dalla<br />

“strada detta<br />

del <strong>Brembo</strong>” nel<br />

territorio di Osio<br />

Sotto. Un<br />

legame storico e<br />

paesistico di<br />

particolare<br />

pregio; una<br />

testimonianza di<br />

quel rapporto<br />

stretto che nel<br />

tempo legava le<br />

emergenze<br />

architettoniche,<br />

il fiume e le vie<br />

storiche.<br />

La Casc<strong>in</strong>a<br />

Olmetta e la<br />

roggia Brembilla<br />

(1844-1854).


80<br />

La santella sul<br />

lacerto del muro<br />

del brolo della<br />

Casc<strong>in</strong>a Olmetta<br />

(demolita):<br />

tradizionale<br />

riferimento al<br />

crocevia <strong>in</strong> cui si<br />

congiungevano<br />

le antiche vie<br />

che<br />

rispettivamente<br />

da Osio Sopra e<br />

da Osio Sotto<br />

conducevano al<br />

Ponte di San<br />

Vittore.<br />

L’<strong>in</strong>treccio tra le<br />

diramazioni<br />

della roggia<br />

Brembilla e le<br />

strade <strong>in</strong><br />

prossimità della<br />

casc<strong>in</strong>a Olmetta<br />

sono risolti con<br />

la formazione di<br />

ponti <strong>in</strong><br />

muratura che<br />

rivelano, spesso,<br />

diverse<br />

stratificazioni<br />

storiche.


81<br />

Verso Osio<br />

Sotto, <strong>in</strong><br />

prossimità<br />

dell’attuale<br />

limite<br />

meridionale<br />

dell’abitato, ma<br />

f<strong>in</strong>o a pochi<br />

decenni fa <strong>in</strong><br />

aperta<br />

campagna come<br />

illustra la mappa<br />

del Catasto<br />

Lombardo<br />

Veneto (1844-<br />

54), sorgono la<br />

chiesa e la<br />

casc<strong>in</strong>a di San<br />

Donato.<br />

L’Oratorio di San<br />

Donato a Osio<br />

sotto. Una<br />

lapide affissa sul<br />

muro laterale<br />

ricorda come<br />

l’edicola votiva<br />

venne<br />

trasformata <strong>in</strong><br />

oratorio a<br />

seguito della<br />

peste del 1630.<br />

L’attuale<br />

conformazione<br />

risente<br />

dell’ampliament<br />

o avvenuto tra il<br />

1933 e il 1939<br />

pur con il<br />

mantenimento<br />

di elementi<br />

architettonici<br />

significativi<br />

come il portale<br />

mistil<strong>in</strong>eo<br />

barocco.


82<br />

Il Mul<strong>in</strong>o sulla<br />

strada tra<br />

Boltiere e il<br />

Ponte San<br />

Vittore (1854<br />

ca.) alimentato<br />

dalla roggia<br />

Brembilla che il<br />

Da Lezze cita<br />

come “una<br />

seriola con doi<br />

rote de mol<strong>in</strong>i”.<br />

Il mappale n.<br />

335 era<br />

classificato<br />

come “mul<strong>in</strong>o da<br />

grano con acqua<br />

con casa”; il n.<br />

608 come<br />

“torchio da olio<br />

ad acqua con<br />

casa”.


83<br />

Il complesso del<br />

Mul<strong>in</strong>o di<br />

Boltiere che nel<br />

corso dei secoli<br />

XIX e XX ha<br />

subito<br />

ampliamenti e<br />

trasformazioni<br />

ma che conserva<br />

ancora il<br />

rapporto con la<br />

roggia (foto<br />

sotto) e il sito<br />

della ruota, ora<br />

scomparsa.<br />

Il Mul<strong>in</strong>o di<br />

Boltiere e la<br />

roggia


84<br />

Il territorio<br />

comunale<br />

sudovest di<br />

Boltiere nella<br />

mappa del<br />

Catasto<br />

Lombardo<br />

Veneto (1844-54<br />

ca) dove il Fosso<br />

Bergamasco<br />

del<strong>in</strong>eava<br />

chiaramente il<br />

limes tra il<br />

bergamasco e il<br />

milanese.<br />

L’area era<br />

soggetta ad uso<br />

agricolo<br />

Probabilmente<br />

questa è la “via<br />

qua itur <strong>in</strong> loco<br />

vocati Brembati<br />

<strong>in</strong>feriori” che<br />

partiva da<br />

Boltiere e<br />

arrivava senza<br />

<strong>in</strong>terruzioni f<strong>in</strong>o<br />

al ponte di San<br />

Vittore.


85<br />

Di questo<br />

tracciato oggi<br />

esistono tratti di<br />

valore<br />

ambientale<br />

come l’asse<br />

alberato,<br />

accompagnato<br />

da un fosso e<br />

circondato da<br />

campi coltivati,<br />

e di valore<br />

storico come la<br />

Casc<strong>in</strong>a Arnolda<br />

(a lato).<br />

Suggestivo e<br />

significativo<br />

doveva essere il<br />

tratto f<strong>in</strong>ale: da<br />

qui la strada<br />

com<strong>in</strong>ciava a<br />

scendere verso il<br />

fiume mentre lo<br />

sguardo del<br />

viaggiatore<br />

trovava la<br />

conferma della<br />

giusta direzione<br />

con la visuale<br />

sull’antichissimo<br />

<strong>in</strong>sediamento di<br />

San Vittore.


86<br />

Documentata dal<br />

962 la chiesa di<br />

San Vittore ha<br />

subito nel corso<br />

dei secoli altri<br />

due importanti<br />

<strong>in</strong>terventi. La<br />

parte più antica<br />

appartiene alla<br />

chiesa <strong>in</strong>feriore<br />

e fu completata<br />

attorno al XIV<br />

secolo.


87<br />

Boltiere nel<br />

Catasto<br />

Lombardo<br />

Veneto (1844-<br />

1853). Al centro<br />

il segno<br />

quadrangolare<br />

del castello,<br />

dove si vedono<br />

tratti ancora<br />

scoperti del<br />

fosso.<br />

Il Da Lezze nel<br />

1596 dice: “le<br />

fosse dil castello<br />

ru<strong>in</strong>ato sono<br />

occupate da<br />

vic<strong>in</strong>i che hanno<br />

le case<br />

all’<strong>in</strong>contro”<br />

La parrocchiale<br />

di San Giorgio<br />

nella sua<br />

versione<br />

neoclassica<br />

<strong>in</strong>iziata nel 1830<br />

su progetto di<br />

Felice Pizzagalli.<br />

Lìedificio con<br />

ampia cupola e<br />

lantern<strong>in</strong>o,<br />

<strong>in</strong>serito <strong>in</strong> un<br />

contesto<br />

tradizionalment<br />

e costituito da<br />

edilizia abitativa<br />

e rurale di<br />

m<strong>in</strong>ori<br />

proporzioni, ha<br />

ancora oggi una<br />

forte rilevanza<br />

ambientale.


88<br />

Osio Sotto nella<br />

mappa del<br />

Catasto<br />

Lombardo<br />

Veneto (1844-<br />

1853). Appare<br />

evidente, al<br />

centro, il segno<br />

circolare del<br />

“castrum”<br />

medievale<br />

delimitato, a<br />

nord, dalla<br />

parrocchiale.<br />

La chiesa di S.<br />

Filippo Neri ad<br />

Osio Sotto,<br />

edificata nel<br />

1683 da don<br />

Giuseppe Arici,<br />

sorgeva presso il<br />

mul<strong>in</strong>o a due<br />

ruote. La cort<strong>in</strong>a<br />

storica<br />

emiciclica segna<br />

ancora il<br />

perimetro<br />

dell’area del<br />

“castrum”, ora<br />

occupata dalla<br />

piazza e dalla<br />

settecentesca<br />

chiesa<br />

parrocchiale di<br />

S. Zenone.


89<br />

Osio Sopra nel<br />

Catasto<br />

Lombardo<br />

Veneto (1844-<br />

1853).<br />

L’impianto della<br />

chiesa<br />

parrocchiale<br />

cresce al centro<br />

della Motta. Le<br />

abitazioni si<br />

sono sviluppate<br />

a cort<strong>in</strong>a sulle<br />

strade e sono<br />

dotate di ampie<br />

corti <strong>in</strong>terne. A<br />

cielo aperto era<br />

il tracciato della<br />

roggia che<br />

anticamente<br />

alimentava il<br />

mul<strong>in</strong>o e lo<br />

stesso fossato.<br />

Il dislivello<br />

ancora visibile<br />

rivela l’antico<br />

segno della<br />

Motta<br />

medievale,<br />

sopra la quale<br />

ora emerge il<br />

campanile,<br />

edificato tra il<br />

1749 e il 1765,<br />

al quale fu<br />

affiancata la<br />

chiesa<br />

parrocchiale di<br />

S. Zenone,<br />

realizzata tra il<br />

1774 e il 1779 su<br />

disegno<br />

attribuito a<br />

Francesco<br />

Galliari.


Analisi floristica e vegetazionale


1. Inquadramento bioclimatico<br />

Secondo il sistema di classificazione bioclimatica proposta per l’Italia da Tomaselli,<br />

Balduzzi e Filippello (1973), l’area del PLIS del <strong>Brembo</strong> si colloca nella sottoregione<br />

ipomesaxerica della Regione mesaxerica. In tale ambito bioclimatico tutti i mesi hanno<br />

temperature medie superiori a 0 °C; il mese più freddo presenta medie comprese fra 0 °<br />

10 °C, ed è normale il verificarsi di gelate e brevi periodi sotto lo 0 °C.<br />

All’<strong>in</strong>terno di questo bioclima si dist<strong>in</strong>guono tre tipi differenziati dalla specie di quercia<br />

dom<strong>in</strong>ante nei consorzi forestali potenziali:<br />

tipo A a roverella, con regime pluviometrico a massimi equ<strong>in</strong>oziali e totale annuo<br />

compreso tra 700 e 1000 (1100) mm.<br />

Questo tipo potenzialmente si esprime nell’alta pianura padana nelle coll<strong>in</strong>e moreniche<br />

alle pendici esterne delle Prealpi.<br />

Tipo B a farnia; con precipitazione analoghe al tipo A, ma con presenza di falde<br />

superficiali e corsi d’acqua che rendono più umido e termicamente più mitigato il clima.<br />

Si esprime nella bassa pianura e nei solchi dei pr<strong>in</strong>cipali fiumi.<br />

Tipo C a rovere, cerro e farnia; con abbondanti precipitazioni <strong>in</strong> tutta la stagione<br />

vegetativa, estate compresa; è un clima temperato-caldo sempre umido, il totale annuo<br />

è di 1400 (1800) mm, e caratterizza le basse Prealpi della Lombardia occidentale, nella<br />

cosidetta zona <strong>in</strong>subrica. L’appartenenza dell’area al tipo A della Regione mesaxerica è<br />

confermato anche dalla carte delle isoiete della Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo.(Belloni & Pelf<strong>in</strong>i,<br />

1993). In base ai dati pluviometrici disponibili il regime delle precipitazioni è<br />

tipicamente sublitoraneo-alp<strong>in</strong>o (Ottone & Rossetti, 1980) con due massimi equ<strong>in</strong>oziali<br />

(maggio e novembre), un m<strong>in</strong>imo assoluto (febbraio) e valori marcati durante l’estate<br />

dovuti all’apporto dei temporali.<br />

2. Inquadramento fitogeografico<br />

In base alla distribuzione delle piante sul territorio ed ai consorzi che esse formano, la<br />

superficie terrestre può essere suddivisa, come avviene <strong>in</strong> campo geografico, geologico,<br />

climatico, <strong>in</strong> aree omogenee. Le unità fitogeografiche utilizzate <strong>in</strong> geobotanica sono, <strong>in</strong><br />

ord<strong>in</strong>e decrescente, il regno, la regione, il dom<strong>in</strong>io, la prov<strong>in</strong>cia, il distretto, il settore.<br />

Nella classica suddivisione proposta per l’Italia da Giacom<strong>in</strong>i e Fenaroli (1958), il<br />

territorio nazionale è ripartito <strong>in</strong> due regioni: medio-europea e mediterranea. La prima<br />

è caratterizzata da foreste di latifoglie e conifere a vegetazione estiva, la seconda è<br />

potenzialmente rivestita da foreste di sclerofille a foglie persistenti.<br />

Rispetto alla classificazione proposta da Giacom<strong>in</strong>i e Fenaroli, l’area <strong>in</strong> esame ricade nel<br />

Distretto padano afferente alla prov<strong>in</strong>cia alp<strong>in</strong>a, Dom<strong>in</strong>io centroeuropeo, regione<br />

medioeuropea.<br />

Nella recente proposta di ripartizione fitogeografica della bergamasca (Ferl<strong>in</strong>ghetti,<br />

1993; Ferl<strong>in</strong>ghetti, 1994) l’alta pianura bergamasca si colloca nel settore avanalpico.<br />

Il settore, costituito da alluvioni fluvio-glaciali, si estende dal piede dei rilievi prealp<strong>in</strong>i<br />

f<strong>in</strong>o alla fascia di affioramento delle risorgive o fontanili. Il settore avanalpico, sebbene<br />

sia collocato geograficamente nella Pianura Padana, dal punto di vista geobotanico<br />

appartiene al sistema alp<strong>in</strong>o con cui condivide un elevato numero di specie sia per<br />

alcune condizioni ecologiche (aridità del suolo) che per i dissemuli alluvionali che<br />

cont<strong>in</strong>uamente r<strong>in</strong>novano il “cont<strong>in</strong>gente alpico” presente nell’alta pianura.<br />

Appartengono a tale gruppo di specie: Helleborus niger, Clematis recta, Biscutella<br />

laevigata, Ononis sp<strong>in</strong>osa, Helianthemum nummularium, Campanula elat<strong>in</strong>oides,<br />

Phyteuma scheuchzeri, Senecio rupestris, Allium lusitanicum, Tofieldia calyculata,<br />

93


Achnatherum calamagrostis, Bromus gr. erectus, Sesleria varia, Chrysopogon grillus,<br />

Koeleria spp., ecc.<br />

L’area è stata profondamente modificata dall’uomo che ha trasformato l’orig<strong>in</strong>ale<br />

foresta planiziale <strong>in</strong> una steppa cerealicola fortemente urbanizzata.<br />

3. Vegetazione potenziale naturale<br />

La vegetazione potenziale naturale dell’area studiata, come emerge dall’analisi<br />

bioclimatica, ricade all’<strong>in</strong>terno del piano basale delle latifolgie eliofile, dom<strong>in</strong>ato dalle<br />

querce.<br />

La farnia caratterizza le formazioni dei substrati alluvionali umidi, anche dei terrazzi<br />

fluvio-glaciali antichi, come quello dell’Isola, mentre la rovere si associa alla farnia<br />

nell’alta pianura e assume un’importanza prem<strong>in</strong>ente nei settori coll<strong>in</strong>ari e prealp<strong>in</strong>o di<br />

bassa quota.<br />

La roverella accompagna la rovere sui versanti più caldi, divenendo quasi esclusiva su<br />

quelli con rocce carbonatiche, o nei contesti di maggior aridità del suolo.<br />

Alle querce si uniscono altre latifoglie, differenti a seconda delle condizioni ecologiche<br />

prevalenti. I boschi mesofili di farnia, rovere ospitano aceri (Acer campestre, Acer<br />

pseudoplatanus), olmo (Ulmus m<strong>in</strong>or), ciliegio (Prunus avium), carp<strong>in</strong>o bianco (Carp<strong>in</strong>us<br />

betulus), frass<strong>in</strong>o maggiore (Frax<strong>in</strong>us excelsior), tigli (Tilia cordata, Tilia platyphyllos),<br />

nocciolo (Corylus avellana), nei boschi termofili di roverella, rovere e/o cerro si<br />

r<strong>in</strong>vengono carp<strong>in</strong>o nero (Ostrya carp<strong>in</strong>ifolia), orniello (Frax<strong>in</strong>us ornus), maggiciondolo<br />

(Laburnum anagyroides) sorbi (Sorbus aria, Sorbus torm<strong>in</strong>alis).<br />

Accanto ai querceti sono presenti, <strong>in</strong> senso potenziale, altri consorzi forestali di<br />

latifoglie non direttamente <strong>in</strong>fluenzate dal clima, ma dalla disponibilità d’acqua nel<br />

suolo.<br />

Formazioni a salici, pioppo e ontani si dispongono lungo i corsi d’acqua e potenzialmente<br />

potrebbero trovare piena espressione lungo i tratti planiziali del <strong>Brembo</strong>, soprattutto nei<br />

contesti a rami <strong>in</strong>trecciati e lungo l’asta dei suoi pr<strong>in</strong>cipali affluenti.<br />

4. Le fisionomie vegetali<br />

Colture arative e prati stabili<br />

Gli spazi aperti extraurbani dell'area del PLIS sono per la maggior parte <strong>in</strong>teressati da<br />

colture arative e <strong>in</strong> secondo ord<strong>in</strong>e da prati stabili. Le prime sono costituite da colture<br />

cerealicole nelle quali persistono le <strong>in</strong>festanti storiche (archeofite) <strong>in</strong> via di scomparsa<br />

dalla Pianura Padana <strong>in</strong> seguito alle moderne agrotecniche di coltivazione e all'impiego<br />

diffuso di sostanze erbicide. Sono ancora presenti nei campi che <strong>in</strong>teressano un'ampia<br />

estensione del PLIS, il fiordaliso (Centaurea cianus), lo specchio di Venere (Legousia<br />

speculum-veneris), la coda di volpe (Alopecurus myosuroides), l'avena matta (Avena<br />

fatua), la camomilla (Matricaria camomilla), il papavero rosolaccio (Papaver rhoeas), lo<br />

stoppone (Cirsium arvense), la violetta dei campi (Viola arvensis), la veccia (Vicia<br />

sativa), ecc..<br />

Tra le <strong>in</strong>festanti delle colture sarchiate, come il mais, vanno <strong>in</strong>serite la malghetta<br />

(Sorghum halepense), il giavone (Ech<strong>in</strong>ochloa crus-galli), le digitarie (Digitaria ciliaris,<br />

Digitaria sangu<strong>in</strong>alis), il panico americano (Panicum dichothomiflorum) e tra le<br />

<strong>in</strong>festanti a foglia larga le numerose specie di amaranto (Amaranthus sp. pl.), l'erba<br />

morella (Solanum nigrum) la gal<strong>in</strong>soga (Gal<strong>in</strong>soga ciliata), l'erba porcellana (Portulaca<br />

oleracea), il cencio molle (Abutilon theophrasti).<br />

94


I prati polifitici sono superfici di terreno ricoperte da erbe dallo sviluppo contenuto,<br />

periodicamente soggette allo sfalcio per la produzione di foraggio. I prati coltivati<br />

vengono sem<strong>in</strong>ati e mantenuti artificialmente <strong>in</strong> tale forma dalle pratiche agricole come<br />

il diserbo, lo sfalcio, le concimazioni.<br />

Sebbene si tratti di vegetazione antropica e qu<strong>in</strong>di a scarso grado di naturalità, i prati<br />

costituiscono un consorzio vegetale di pregio per la ricchezza floristica che li<br />

contraddist<strong>in</strong>gue e per il contributo che forniscono alla varietà dell'ecomosaico locale.<br />

La componente floristica è condizionata dalle tecniche agrarie <strong>in</strong> particolare dallo<br />

sfalcio e dalla concimazione, quest'ultima necessaria per compensare il progressivo<br />

impoverimento <strong>in</strong> nutrimenti causato dal periodico asporto di fitomassa.<br />

I prati stabili sono denom<strong>in</strong>ati arrenatereti per la dom<strong>in</strong>anza di Arrhenatherum elatius o<br />

avena altissima, una gram<strong>in</strong>acea di grande taglia ed elevato valore foraggero.<br />

Accompagnano l'avena altissima numerose altre gram<strong>in</strong>acee (Holcus lanatus, Lolium<br />

perenne, Dactylis glomerata, Poa trivialis, Festuca sp.pl., Setaria sp.pl., Bromus<br />

hordeaceus), legum<strong>in</strong>ose (Lotus corniculatus, Trifolium repens, Trifolium pratense,<br />

Medicago lupul<strong>in</strong>a, Medicago sativa), le ranuncolacee (Ranunculus repens, Ranunculus<br />

acris, Ranunculus bulbosum) e i romici (Rumex crispus, Rumex acetosa, Rumex<br />

obtusifolium).<br />

Campi di mais sulla sponda s<strong>in</strong>istra del <strong>Brembo</strong>. Sullo sfondo il centro storico di Filago<br />

La presenza dei prati ha una notevole importanza nell'equilibrio e nella diversità<br />

biologica dell'ambiente, soprattutto per gli <strong>in</strong>setti, sempre più rari nelle altre colture a<br />

causa dei trattamenti chimici a cui vanno sottoposti.<br />

95


Verde pubblico<br />

In questa categoria sono <strong>in</strong>dicati gli spazi aperti f<strong>in</strong>alizzati a giard<strong>in</strong>i e parchi pubblici di<br />

recente istituzione. Tali aree si collocano su ex aree agricole o <strong>in</strong> zone degradate<br />

sottoposte a recupero ambientale. Notevole per superficie e qualità della copertura<br />

vegetale è il parco posto lungo l’asta del <strong>Brembo</strong> nel comune di Filago. L’area presenta<br />

sia i tipici consorzi vegetali dei prati sia freschi che asciutti ed è stata piantumata con<br />

numerose specie arboree ed arbustive che formano un <strong>in</strong>sieme composito ed<br />

esteticamente gradevole anche se poco aff<strong>in</strong>e alla vegetazione arborea naturale delle<br />

aree perialveali.<br />

IL PLIS del <strong>Brembo</strong> si caratterizza tuttavia per zone a verde pubblico "sem<strong>in</strong>aturali"<br />

ricavate <strong>in</strong> spazi prospicienti il fiume attrezzando aree con vegetazione sem<strong>in</strong>aturale<br />

come ad Osio Sotto, nel compatto tessuto urbano, che caratterizza ampie superfici del<br />

contesto del PLIS, le aree verdi pubbliche di recente istituzione assumono, dal punto di<br />

vista biologico, la funzione di stepp<strong>in</strong>g stones, spazi aperti dove possono trovare<br />

ospitalità e possibilità di passaggio gli organismi viventi, mentre dal punto di vista<br />

paesitico ed urbanistico creano varchi e spazi aperti che permettono una migliore<br />

leggibilità della identità dei luoghi.<br />

Area Parchi a verde e giard<strong>in</strong>i pubblico storici nel territorio di Osio Sotto<br />

Questa fisionomia vegetale è poco rappresentata nell'area del PLIS del <strong>Brembo</strong>. Parchi<br />

storici di significativa estensione di valore paesistico ed ambientale per i notevoli volumi<br />

del loro equipaggiamento vegetale ricco di esemplari arborei vetusti e spesso ben<br />

caratterizzato nello stile architettonico sono quelli della Rasica nel comune di Osio<br />

96


Sotto e del Castello di Marne nel comune di Filago(?) attorno agli antichi edifici di pregio<br />

architettonico e/o storico.<br />

Oltre che per il loro valore storico-architettonico i parchi storici rivestono particolare<br />

importanza ambientale perché la loro cont<strong>in</strong>uità cronologica ha favorito<br />

l’accantonamento nel loro sottobosco di specie nemorali di pregio naturalistico e lo<br />

sviluppo di alberi maturi, habitat di numerosi animali sia vertebrati che <strong>in</strong>vertebrati.<br />

Raggruppamento igrofilo a salice bianco (Salix alba) e pioppo nero (Populus nigra)<br />

Nel settore centrale e settentrionale dell’area del PLIS, le macchie arboree e le<br />

bosch<strong>in</strong>e perialveali distribuite sulle sponde e gli isolotti del tratto di asta fluviale ad<br />

andamento anastomizzato, posto a monte della forra di Marne, presentano una marcata<br />

frequenza di salici e pioppi.<br />

Sponda del <strong>Brembo</strong> a Filago <strong>in</strong>teressata da una rada copertura a salici e pioppi<br />

Anche laddove, la copertura si dirada formando una prateria arida (magredo), come nel<br />

territorio di Bonate Sotto, la vegetazione arborea tende ad essere caratterizzata dalla<br />

presenza dom<strong>in</strong>ante di salice bianco e pioppo nero.<br />

Si tratta <strong>in</strong> ogni caso di vegetazione localizzata <strong>in</strong> aree sub-pianeggianti prossime al<br />

fiume, soggette ad allagamento durante le piene regolari e impostate generalmente su<br />

substrati grossolani. I salici e i pioppi sopravvivono facilmente alle piene, grazie ai loro<br />

rami flessibili, capaci di radicare facilmente qualora venissero strappati dalla corrente:<br />

a quest’ultima è qu<strong>in</strong>di affidata la loro diffusione che avviene <strong>in</strong> buona parte per via<br />

vegetativa.<br />

La composizione floristica dello strato erbaceo è eterogenea, costituita da specie<br />

caratteristiche (Equisetum arvense, Eupatorium cannab<strong>in</strong>um, Saponaria offic<strong>in</strong>alis,<br />

97


Polygonum sp., Galeopsis tethrait, ecc.) spesso accompagnate o sostituite da entità<br />

esotiche o banali (Buddleja davidii,<br />

Amaranthus spp, Artemisia spp., Lycopersicon aesculentum,. Gal<strong>in</strong>soga ciliata, ecc.) <strong>in</strong><br />

funzione del livello di degrado.<br />

Cort<strong>in</strong>e arboree di corsi d'acqua m<strong>in</strong>ori naturali e artificiali<br />

Nell’ambito territoriale del PLIS del <strong>Brembo</strong> si collocano, <strong>in</strong> prossimità dell’asta fluviale,<br />

alcune rogge (Brembilla e Masnada) e alcuni torrenti (Dordo e Les<strong>in</strong>a). Gli elementi del<br />

reticolo idrografico m<strong>in</strong>ore, sia naturale che artificiale, sono accompagnati, per ampi<br />

tratti, da cort<strong>in</strong>e e filari arborei, che spesso costituiscono i corridoi verdi di maggior<br />

pregio delle aree urbane e periurbane.<br />

La dotazione vegetale è di valore soprattutto lungo i cavi delle rogge ancora attive e/o<br />

di maggior rilievo perché accoglie una florula di rilievo sia <strong>in</strong> senso quantitativo che<br />

qualitativo. Le condizioni di umidità e di freschezza determ<strong>in</strong>ate dallo scorrimento delle<br />

acque favoriscono l’<strong>in</strong>sediamento di specie nemorali, anche microtermiche, tipiche dei<br />

consorzi boschivi mesofili dei versanti vallivi, <strong>in</strong>oltre il piede costantemente umido delle<br />

ripe accoglie i grossi carici tipici delle zone palustri che non trovano idonei habitat nei<br />

ghiaieti del letto del <strong>Brembo</strong>. I manufatti <strong>in</strong> pietra o borlanti che sostengono le<br />

scarpatelle ai lati delle rogge sono spesso colonizzati da una flora muricola e dai grossi<br />

cespi delle felci dei boschi scomparse dai fondovalle a causa della sua <strong>in</strong>tensa<br />

urbanizzazione. Il tracciato del reticolo idrografico artificiale corre su suoli maturi,<br />

ricchi di humus, che contribuiscono ulteriormente all’<strong>in</strong>sediamento di specie tipiche di<br />

ambienti boscati. Nelle cort<strong>in</strong>e arboree che accompagnano le rogge persistono Anemone<br />

nemorosa, Hepatica nobilis, Helleborus viridis, Asperula taur<strong>in</strong>a, Cardam<strong>in</strong>e bulbifera,<br />

Primula vulgaris, Erythronium dens-canis e numerose altre specie di pregio<br />

naturalistico.<br />

Nello strato arboreo significativa è la varietà di specie tra le quali è marcata la presenza<br />

del platano, (Platanus hybrida) e della rob<strong>in</strong>ia che assumono alternativamente il ruolo di<br />

specie dom<strong>in</strong>ante.<br />

Accompagnano il platano e la rob<strong>in</strong>ia con frequenze diverse a seconda del grado di<br />

pressione antropica esercitata sulla vegetazione l’acero campestre l’olmo, il frass<strong>in</strong>o<br />

maggiore, il nocciolo, il sambuco, il biancosp<strong>in</strong>o, la fusagg<strong>in</strong>e. La fisionomia a<br />

dom<strong>in</strong>anza di platano sembra conservare un valore naturalistico generalmente maggiore<br />

rispetto a quella a dom<strong>in</strong>anza di rob<strong>in</strong>ia dove compaiono con frequenza anche altre<br />

specie di ambienti più degradati, (quali il rovo), seguito da piante erbacee <strong>in</strong>festanti di<br />

orig<strong>in</strong>e esotica favorite dalla maggiore lum<strong>in</strong>osità e disturbo di tali consorzi.<br />

I torrenti Dordo e Les<strong>in</strong>a presentano generalmente una m<strong>in</strong>or ricchezza floristica per le<br />

più limitanti condizioni ambientali: suoli meno fertili, condizioni più variabili nella<br />

portata, maggior stato di degrado delle sponde ecc..<br />

98


Roggia Brambilla nei pressi della Rasica<br />

In ogni caso l’equipaggiamento del reticolo idrografico m<strong>in</strong>ore è tra gli elementi<br />

strategicamente più importanti per la realizzazione di reti ecologiche <strong>in</strong> ambito<br />

planiziale che sappiano connettere il pr<strong>in</strong>cipale corridoio di cont<strong>in</strong>uità eco-biologica,<br />

rappresentato dal <strong>Brembo</strong>, con le aree f<strong>in</strong>itime e con il corso della Morletta-Morlana ad<br />

oriente e con la valle dell’Adda ad occidente.<br />

Bosch<strong>in</strong>e e fasce boscate a dom<strong>in</strong>anza di rob<strong>in</strong>ia, a limitata presenza di specie<br />

autoctone<br />

La rob<strong>in</strong>ia è presente <strong>in</strong> modo più o meno marcato <strong>in</strong> tutti gli ambiti boscati del l'area<br />

del PLIS, ma <strong>in</strong> alcune plaghe, <strong>in</strong>teressate da <strong>in</strong>terventi distruttivi della vegetazione<br />

orig<strong>in</strong>aria o da cont<strong>in</strong>uo e forte disturbo, ha preso nettamente il sopravvento diventando<br />

la specie dom<strong>in</strong>ante. Si concentrano <strong>in</strong> particolare sul terrazzo più basso al di sotto della<br />

scarpata morfologica che si sviluppa tra gli<br />

99


Madone San Pantaleone-I boschi tra l’abitato e il fiume, seppur dom<strong>in</strong>ati da rob<strong>in</strong>ia,<br />

presentano una significativa frequenza di specie arboree, arbustive ed erbacee<br />

autoctone, alcune delle quali sono di pregio naturalistico<br />

abitati di Filago, Madone e Bonate Sotto e il fiume <strong>Brembo</strong>, <strong>in</strong> destra idrografica.<br />

Lo strato arboreo nel rob<strong>in</strong>ieto è pertanto molto semplificato ed è costituito, <strong>in</strong> genere,<br />

da piante di rob<strong>in</strong>ia coeve, fra cui s'<strong>in</strong>seriscono sporadicamente specie autoctone, acero<br />

campestre, farnie e carp<strong>in</strong>i, testimoni di potenzialità vegetali e di presenze pregresse di<br />

maggior pregio.<br />

Anche lo strato arbustivo è molto povero e costituito per la quasi totalità da sambuco o<br />

da nocciolo, specie che caratterizzano qu<strong>in</strong>di con la rob<strong>in</strong>ia questa associazione vegetale<br />

di sostituzione. Accanto ai suddetti arbusti compaiono il salicone (Salix caprea) e la<br />

spirea del Giappone (Spirea japonica),<br />

altra esotica coltivata e spontaneizzata che si sta diffondendo rapidamente. Le plaghe a<br />

maggior<br />

degrado sono caratterizzate dalla massiccia presenza del rovo che tende a colonizzare il<br />

lum<strong>in</strong>oso sottobosco del rob<strong>in</strong>ieto ostacolando la crescita dello strato erbaceo.<br />

Su suoli evoluti ricchi di humus lo strato erbaceo conserva <strong>in</strong> ogni modo una<br />

composizione vic<strong>in</strong>a a quella dei querceti. Vi si trovano, <strong>in</strong>fatti, le geofite primaverili<br />

sigillo di Salomone (Polygonatum multiflorum) e latte di gall<strong>in</strong>a (Ornithogalum<br />

umbellatum), barba di capra (Aruncus dioicus), geranio dei boschi (Geranium nodosum),<br />

lattuga dei boschi (Mycelis muralis), paleo silvestre (Brachipodium sylvaticum), felce<br />

femm<strong>in</strong>a (Athyrium filix-foem<strong>in</strong>a), camedrio scorodonia (Teucrium scorodonia).<br />

100


I magredi<br />

Lungo l’asta del <strong>Brembo</strong>, nei territori di Bonate Sotto e nell’ampio alveo del fiume, nel<br />

tratto caratterizzato da rami <strong>in</strong>trecciati, sono presenti spazi aperti detti magredi,<br />

costituiti da formazioni erbacee <strong>in</strong>sediatesi su substrati ghiaiosi e sabbiosi, molto<br />

permeabili e siccitosi. termo-xerofile. Questa situazione ambientale ha selezionato nel<br />

corso del tempo una vegetazione spiccatamente termo-xerofila, rara <strong>in</strong> pianura, ricca di<br />

specie di <strong>in</strong>teresse naturalistico spesso tipiche dei versanti coll<strong>in</strong>ari esposti a solatio.<br />

La copertura erbacea è costituita da:<br />

- specie steppiche, tipiche delle aride pianure est-europee ed asiatiche quali la vedov<strong>in</strong>a<br />

selvatica (Scabiosa columbaria), la lup<strong>in</strong>ella dei colli (Onobrychis arenaria), l’erba<br />

medica (Medicago sativa ssp. Falcata), il millefoglio giallo (Achillea tomentosa) e le<br />

vedovelle dei prati (Globularia punctata);<br />

- specie mediterranee, distribuite attorno al Mar Mediterraneo. In periodi, con clima più<br />

favorevole, sono migrate dal Sud per <strong>in</strong>sediarsi nel nostro territorio nei luoghi più aridi e<br />

caldi.<br />

Appartengono a questo cont<strong>in</strong>gente la perl<strong>in</strong>a rossiccia (Parentucellia latifolia), il<br />

g<strong>in</strong>estr<strong>in</strong>o marittimo (Tetragonolobus maritimus), la reseda comune (Reseda lutea) e<br />

l’orchide m<strong>in</strong>ore (Orchis morio);<br />

- specie orofite, a distribuzione montana, discese <strong>in</strong> pianura fluitate dalla corrente del<br />

Serio e qui <strong>in</strong>sediate <strong>in</strong> tempi <strong>in</strong> cui il clima era più freddo. Le specie più significative<br />

sono: la biscutella montan<strong>in</strong>a (Biscutella laevigata), la saponaria montana (Saponaria<br />

ocymoides), la poligala alpestre (Polygala alpestris) e il romice scudato (Rumex<br />

scutatus).<br />

Alla vegetazione erbacea si associa <strong>in</strong> alcune plaghe una vegetazione arbustiva pioniera<br />

costituita da rosa selvatica comune (Rosa can<strong>in</strong>a), rovo (Rubus ssp.) e dalle esotiche<br />

buddleja (Buddleja davidii). Importante sta divenendo anche la presenza di un'altra<br />

esotica arborea molto rustica e competitiva, l'ailanto (Ailanthus altissima).<br />

La specie dom<strong>in</strong>ante è la gram<strong>in</strong>acea forasacco eretto (Bromus erectus) a cui si<br />

associano altre gram<strong>in</strong>acee: il paleo sottile (Vulpia myuros), il barbonc<strong>in</strong>o digitato<br />

(Bothriochoa ischaemum) i cappell<strong>in</strong>i delle praterie (Agrostis tenuis), il panicello m<strong>in</strong>ore<br />

(Eragrostis m<strong>in</strong>or), la fienarola bulbosa (Poa bulbosa), il paleo steppico (Koeleria<br />

macrantha) e la melica barbata (Melica ciliata).<br />

Tra i carici più significativi segnaliamo il carice primaticcia (Carex caryophyllea) e il<br />

carice lustro (Carex liparocarpos).<br />

Fra i carici fioriscono la piccola sassifraga annuale (Saxifraga tridactylites), l’arenaria<br />

serpillifolia (Arenaria serpyllifolia), la draba primaverile (Erophyla verna), le vedovelle<br />

dei prati (Globularia punctata), il narciso bifloro (Narcissus biflorus), i lilioasfodeli<br />

(Anthericum liliago), il muscari atlantico (Muscari atlanticum), la c<strong>in</strong>quefoglia<br />

primaticcia (Potentilla tabaernemontani), il centauro giallo (Blakstonia perfoliata), il<br />

centauro maggiore (Centaurium erythraea),<br />

101


Magredi a marg<strong>in</strong>e dell’asta del <strong>Brembo</strong> tra Bonate Sotto e Filago<br />

Tra le camefite più comuni vi è il timo goniotrico (Tymus pulegioides), il camedrio<br />

comune (Teucrium chamaedris), il camedrio montano (Teucrium montanum),<br />

l’eliantemo maggiore (Helianthemum nummularium) la fumana comune (Fumana<br />

procumbens), l'ononide bacaja (Ononis natrix) e l’ononide sp<strong>in</strong>osa (Ononis sp<strong>in</strong>osa).<br />

Accompagnano generalmente queste camefite l’imperatoria apio montano (Peucedanum<br />

oreosel<strong>in</strong>um), la prunella gialla (Prunella lac<strong>in</strong>iata), rarissima nella pianura Padana, la<br />

piantagg<strong>in</strong>e a foglie carenate (Plantago holosteum), la salvastrella m<strong>in</strong>ore (Sanguisorba<br />

m<strong>in</strong>or), la garofan<strong>in</strong>a spaccasassi (Petrorhagia saxifraga), la sassifragia pannocchiuta<br />

(Tr<strong>in</strong>ia glauca) e la vedov<strong>in</strong>a dalle foglie sottili (Scabiosa gramuntia). A tarda estate<br />

questi prati si colorano di rosa dei capol<strong>in</strong>i dell’aglio montano (Allium lusitanicum),<br />

ormai rarissimo <strong>in</strong> pianura, accompagnato dall’endemico fiordaliso cical<strong>in</strong>o (Centaurea<br />

deusta subsp. splendens), dal fiordaliso vedov<strong>in</strong>o (Centaurea scabiosa gr<strong>in</strong>ensis) e dalla<br />

più comune ed aromatica mentuccia comune (Calam<strong>in</strong>tha nepeta).<br />

Questo luogo, che ospita entità floristiche così numerose e rare, ci riserva pure preziose<br />

e <strong>in</strong>aspettate specie d’orchidee quali l’orchide m<strong>in</strong>ore (Orchis morio) e l’orchide<br />

cimic<strong>in</strong>a (Orchis coriophora).<br />

Le cort<strong>in</strong>e arboree <strong>in</strong>terpoderali a dom<strong>in</strong>anza di rob<strong>in</strong>ia<br />

Il plurisecolare lavoro di spietramento dei campi è uno dei processi storici che hanno<br />

costituito il paesaggio agrario dell’alta pianura bergamasca. I sassi raccolti nel terreno<br />

dopo le arature, venivano accumulati ai marg<strong>in</strong>i dei coltivi dando orig<strong>in</strong>e a rilevanti<br />

102


depositi di ghiaie, larghi alcuni metri e lunghi diverse dec<strong>in</strong>e, creando a volte complessi<br />

e cont<strong>in</strong>ui disegni geometrici sul suolo.<br />

Su questi depositi si è <strong>in</strong>staurata una vegetazione adatta a condizioni di aridità e<br />

termofilia, creando lunghi e caratteristici corridoi vegetazionali. Le mappe del catasto<br />

Lombardo – Veneto evidenziano, già nel 1853, la presenza di lotti, stretti e lunghi,<br />

ricoperti di bosco ceduo.<br />

Queste siepi, che un tempo venivano denom<strong>in</strong>ate “rovari” o “murari”, a seconda che si<br />

mettesse <strong>in</strong> evidenza la composizione edafica o vegetazionale, sono dom<strong>in</strong>ate, nello<br />

strato arboreo, da due essenze esotiche, la rob<strong>in</strong>ia (Rob<strong>in</strong>ia pseudoacacia) e l'ailanto<br />

(Ailanthus altissima). Tra le specie non autoctone, <strong>in</strong>trodotte per sostenere le prime<br />

attività imprenditoriali, troviamo i gelsi (Morus nigra e Morus alba) e il gelso da carta<br />

(Broussonetia papyrifera), coltivati <strong>in</strong> passato, <strong>in</strong> gran numero, per l'allevamento del<br />

baco da seta, ma ormai ridotti a pochi esemplari. Qua e là si r<strong>in</strong>vengono alcuni<br />

esemplari di sp<strong>in</strong>o di Giuda (Gleditsia triacanthos).<br />

Fra le specie alloctone dom<strong>in</strong>anti si r<strong>in</strong>vengono rare presenze di specie vegetali che<br />

costituiscono le ultime vestigia del manto forestale che vegetava nella pianura prima<br />

dell’avvento delle attività agricole, rovere (Quercus petraea), cerro (Quercus cerris).<br />

Più comune risulta la presenza dell'acero campestre (Acer campestre), del carp<strong>in</strong>o<br />

bianco (Carp<strong>in</strong>us betulus), del bagolaro (Celtis australis) e dell’orniello (Frax<strong>in</strong>us ornus).<br />

Occupano gli spazi <strong>in</strong>feriori gli arbusti del corniolo (Cornus mas), il biancosp<strong>in</strong>o<br />

(Crataegus monogyna), il prugnolo (Prunus sp<strong>in</strong>osa), la rosa selvatica (Rosa can<strong>in</strong>a), la<br />

berretta del prete (Euonymus europaeus), la lantana (Viburnum lantana), il ligustro<br />

(Ligustrum vulgare), il nocciolo (Corylus avellana), il pallone di maggio (Viburnum<br />

opulus), la sangu<strong>in</strong>ella (Cornus sangu<strong>in</strong>ea), il rovo (Rubus caesius).<br />

Boltiere- L’area è caratterizzata da un fitto <strong>in</strong>treccio di cort<strong>in</strong>e arboree a dom<strong>in</strong>anza<br />

di rob<strong>in</strong>ia, spesso <strong>in</strong>sediate su rovari, cumuli di ciottoli frutto dello spietramento dei<br />

coltivi<br />

103


Le cort<strong>in</strong>e a rob<strong>in</strong>ia conservano uno strato erbaceo con elementi nemorali che ne<br />

elevano il valore naturalistico. <strong>in</strong> quanto diventano aree rifugio per le specie afferenti ai<br />

consorzi forestali planiziali ormai scomparsi. Vi si annoverano tra le piante rampicanti,<br />

l'edera (Hedera helix), il tamaro (Tamuscommunis), la vitalba (Clematis vitalba), la vite<br />

bianca (Bryonia dioica) e il luppolo (Humulus luppulus), la morella rampicante (Solanum<br />

dulcamara), tra le erbacee il campanell<strong>in</strong>o comune (Leucojum vernum) <strong>in</strong> copiosi<br />

esemplari, e il più raro zafferano selvatico (Crocus biflorus); a stagione avanzata,<br />

fioriscono la rosa di natale (Helleborus niger), l'anemone dei boschi (Anemone<br />

nemorosa), la viola mammola (Viola odorata), la veronica a foglie d'edera (Veronica<br />

hederifolia), la primula comune (Primula acaulis), l’euforbia bitorzoluta (Euphorbia<br />

dulcis), il sigillo di Salomone maggiore (Polygonatum multiflorum), il geranio di S.<br />

Roberto (Geranium robertianum), l’elleboro puzzolente (Helleborus foetidus), il<br />

rarissimo sigillo di Salomone comune (Polygonatum uniflorum), il pungitopo (Ruscus<br />

aculeatus), il cipollaccio dei campi (Gagea villosa), la falsa-ortica maculata (Lamium<br />

maculatum), la falsa-ortica bianca (Lamium album), l’erba cornetta (Coronilla emerus),<br />

la polmonaria (Pulmonaria offic<strong>in</strong>alis), la lappola bianca (Orlaya grandiflora), la comune<br />

ortica mora (Lamiastrum galeobdolon), l'erba di San Giovanni comune (Hypericum<br />

perforatum), l'erba cornetta g<strong>in</strong>estr<strong>in</strong>a (Coronilla varia), l'erba betonica (Stachys<br />

sylvatica), l'erba limona comune (Melittis melissophyllum), la campanula a foglie<br />

d'ortica (Campanula trachelium), l'euforbia bitorzoluta (Euphorbia dulcis), la salvia<br />

vischiosa (Salvia glut<strong>in</strong>osa), il rarissimo colchico (Colchicum autumnale) e le<br />

gram<strong>in</strong>acee, amanti dell'ombra: il paleo silvestre (Brachipodium sylvaticum), la melica<br />

comune (Melica uniflora) e la fienarola dei boschi (Poa nemoralis).<br />

Raggruppamento termofilo di scarpata morfologica a carp<strong>in</strong>o nero (Ostrya carp<strong>in</strong>ifolia)<br />

orniello (Frax<strong>in</strong>us ornus) e querce (Quercus spp.)<br />

La scarpata morfologica <strong>in</strong> s<strong>in</strong>istra idrografica separa nettamente il piano su cui si sono<br />

sviluppati gli <strong>in</strong>sediamenti dell'area di Dalm<strong>in</strong>e- Osio Sopra dal terrazzo <strong>in</strong>termedio che<br />

<strong>in</strong>vece ha conservato la sua dest<strong>in</strong>azione agricola con <strong>in</strong>sediamenti rurali sparsi<br />

circondati da colture <strong>in</strong>tensive.<br />

La scarpata che si snoda per alcuni chilometri parallela al corso del fiume, dal cui alveo<br />

dista alcune cent<strong>in</strong>aia di metri, presenta un’altezza di una dec<strong>in</strong>a di metri ed una<br />

superficie ampia di circa 100 m. L’acclività della scarpata e l’esposizione ad ovest hanno<br />

favorito lo sviluppo di una vegetazione termofila tipica di suoli tendenzialmente asciutti.<br />

La copertura vegetale presenta uno strato arboreo ben sviluppato, costituito da specie<br />

autctone fra cui dom<strong>in</strong>a il carp<strong>in</strong>o nero (Ostrya carp<strong>in</strong>ifolia). Accompagnano il carp<strong>in</strong>o,<br />

il bagolaro (Celtis australis), alcune querce fra cui (Quercus petraia, Quercus cerris),<br />

l'acero campestre (Acer campestre). Lo strato arbustivo, articolato <strong>in</strong> due strati,<br />

annovera le specie moderatamente eliofile tipiche di ambienti di transizione o di<br />

marg<strong>in</strong>e della copertura forestale, biancosp<strong>in</strong>o (Crataegus monogyna), viburno<br />

(Viburnum lantana), pungitopo (Ruscus aculeatus), ligustro (Ligustrum vulgaris).<br />

Anche il sottobosco presenta una elevata presenza di specie autoctone nemorali,<br />

contribuendo a determ<strong>in</strong>are l’elevato grado di valore naturalistico di questa tipologia<br />

vegetale, che si raccorda ai consorzi di latifoglie eliofile dei primi versanti coll<strong>in</strong>ari, le<br />

cui espressioni nell’alta pianura sono pressochè scomparse a causa della pressione<br />

antropica e delle condizioni ecologiche non sempre adeguate alla necessità dei boschi<br />

termo-xerofili.<br />

104


Vegetazione rupicola su Ceppo <strong>in</strong> forra<br />

Nel tratto compreso tra Filago e Brembate il <strong>Brembo</strong> scorre <strong>in</strong> forra, le ripidi pareti del<br />

solco fluviale sono caratterizzate dall’affioramento di banchi di conglomerato poligenico<br />

denom<strong>in</strong>ato “Ceppo”.<br />

Le pareti sono <strong>in</strong>teressate da crolli che determ<strong>in</strong>ano la formazione di aggrottamenti e<br />

rientranze e il movimento di cospicui blocchi lapidei che si depositano nel letto del<br />

fiume dove spesso spezzano la corrente formando piccoli salti.<br />

Gli affioramenti rocciosi sia nella parete che nell’alveo sono colonizzati da una florula<br />

ricca di specie ipsofile, tipiche cioè di orizzonti vegetali montani, assai rare <strong>in</strong> ambito<br />

planiziale. Tra queste entità ricordiamo, a titolo d’esempio, Globularia cordifolia,<br />

Campanula elat<strong>in</strong>oides, Phyteuma scheuchzeri, Sesleria varia, Erica carnea, H<strong>in</strong>ula hirta<br />

ecc.<br />

Di notevole importanza fitogeografica è la presenza della campanula d’Insubria<br />

(Campanula elat<strong>in</strong>oides), specie esclusiva delle Prealpi Lombarde tipica delle rupi<br />

calcareo - dolomitiche del piano montano e montano superiore.<br />

L’habitat della specie è rappresentato da nicchie, fessure, spioventi e ripari su roccia,<br />

spesso <strong>in</strong> ombra d’acqua, tra i 350 e i 1800 metri, ad eccezione delle stazioni poste sul<br />

lago d’Iseo dove il limite altimetrico scende a 200 m. Le stazioni rilevate <strong>in</strong> sede locale<br />

presentano caratteristiche peculiari sia per la posizione topografica, oltre il limite<br />

meridionale dell’areale e a quote particolarmente basse, sia per la situazione<br />

ambientale. La pianta vegeta <strong>in</strong>fatti sugli afforamenti di Ceppo, formazione litologica<br />

costituita da clasti con diametro mediamente compreso tra i 20 e i 30 cm, da<br />

arrotondati a ben arrotondati (tabelle visiali tratte da Krumbe<strong>in</strong>, 1941). La composizione<br />

petrografica è varia: i calcari sono dom<strong>in</strong>anti, seguono le vulcaniti, sono <strong>in</strong>oltre presenti<br />

ciottoli di arenaria, conglomerati, rocce metamorfiche, selci, quarzo, sparsi <strong>in</strong> una<br />

matrice di ciottoli più piccoli di arenaria, il cemento e carbonatico (Dal Puppo, 1979).<br />

Le piante osservate hanno portamento lasso riconducibile a quello delle forme sciafile<br />

della specie, gli esemplari si collocano <strong>in</strong> massima parte <strong>in</strong> corrispondenza degli alveoli<br />

del conglomerato. Accompagnano Campanula elat<strong>in</strong>oides, Hedera helix, Asplenium<br />

trichomanes.<br />

I popolamenti compresi tra Filago e Brembate sono disgiunti dall’areale della specie, la<br />

cui distribuzione diviene diffusa a monte della l<strong>in</strong>ea Sedr<strong>in</strong>a - Val Brembilla. Nel tratto<br />

<strong>in</strong>termedio esistono alcune piccole popolazioni nei pressi del ponte di Briolo<br />

(Ferl<strong>in</strong>ghetti , Calvi 1985).<br />

Le popolazioni disgiunte presentano generalmente differenze genetiche rispetto a quelle<br />

distribuite nella parte cont<strong>in</strong>ua dell’areale. Tali differenze rendono particolarmente<br />

importanti, per la conservazione della diversità genetica della specie, la salvaguardia<br />

dei nuclei disgiunti quali quelli <strong>in</strong> esame.<br />

105


Blocchi di Ceppo nella forra di Marne. La copertura vegetale dei massi è ricca di specie<br />

rupicole di pregio naturalistico tipiche degli orizzonti montani<br />

I querco-carp<strong>in</strong>eti<br />

La vegetazione potenziale naturale delle aree planiziali dell’alta pianura bergamasca è<br />

costituita da consorzi di querce con carp<strong>in</strong>o bianco detti querco-carp<strong>in</strong>eti. Queste cenosi<br />

vegetali rientrano nel Carp<strong>in</strong>ion betuli, afferente all’ord<strong>in</strong>e Fagetalia sylvatica che<br />

raggruppa i consorzi forestali di latifoglie mesofile. I querco-carp<strong>in</strong>eti dell’alta pianura,<br />

tipici dell’area planiziale con falda profonda, differiscono da quelli della bassa pianura<br />

per la presenza di specie quali Pulmonaria offic<strong>in</strong>alis, Lathyrus vernus Geranium<br />

nodosum, Aruncus dioicus, Cardam<strong>in</strong>e bulbifera, Doronicum pardalianches, Helleborus<br />

niger. Queste specie sono tipiche anche dei boschi coll<strong>in</strong>ari prealp<strong>in</strong>i ad esposizione<br />

meridionale e ormai affrancati dalle falde freatiche. Il querco-carp<strong>in</strong>eto dell’alta<br />

pianura si differenzia da quello della bassa oltre che per la posizione geografica e per la<br />

composizione floristica più marcatamente termo-xerofila, anche per una maggior<br />

ricchezza di specie. Sebbene querco-carp<strong>in</strong>eti ben strutturati non siano presenti<br />

nell’area del Parco, i consorzi che più ad esso si avvic<strong>in</strong>ano sono il bosco dell’Itala e le<br />

macchie boscate presenti nel parco del Castello di Marne. Il primo, per la sua posizione<br />

marg<strong>in</strong>ale all’area del parco, per i provvedimenti di salvaguardia a cui è sottoposto e<br />

per gli auspicabili ampliamenti che potrebbero ulteriormente realizzarsi, si pone come<br />

elemento di particolare valore nella rete ecologica locale, potendo assumere il ruolo di<br />

ganglio a cui dovrebbero connettersi le siepi e le cort<strong>in</strong>e <strong>in</strong>terpoderali delle aree<br />

agricole adiacenti.<br />

106


Bosch<strong>in</strong>e e fasce boscate a rob<strong>in</strong>ia (Rob<strong>in</strong>ia pseudoacacia) con significativa presenza di<br />

specie autoctone<br />

I terrazzi fluviali più prossimi all’asta fluviale del <strong>Brembo</strong> sono spesso <strong>in</strong>teressati da una<br />

copertura boschiva costituita da rob<strong>in</strong>ia (Rob<strong>in</strong>ia pseudoacacia) cui si accompagnano<br />

alcune specie autoctone di pregio quali farnia (Quercus robur), olmo (Ulmus m<strong>in</strong>or),<br />

acero campestre (Acer campestre), bagolaro (Celtis australis), carp<strong>in</strong>o bianco (Carp<strong>in</strong>us<br />

betulus). Anche lo strato arbustivo presenta una significativa presenza di essenze<br />

autoctone, tra le quali sono più frequenti l’orniello (Frax<strong>in</strong>us ornus), il corniolo (Cornus<br />

mas), il sangu<strong>in</strong>ello (Cornus sangu<strong>in</strong>ea), il biancosp<strong>in</strong>o (Crataegus monogyna).<br />

Nello strato erbaceo sono presenti specie nemorali residue dei querco-carp<strong>in</strong>eti<br />

potenziali per l’area <strong>in</strong> esame, tra le quali meritano: Erytronium dens-canis,<br />

Polygonatum multiflorum, Helleborus niger, Leucojum vernus, Anemone nemorosa,<br />

Festuca heterophylla.<br />

Nonostante la presenza nello strato arboreo della rob<strong>in</strong>ia, questi consorzi ben si<br />

prestano ad essere convertiti con appropriati <strong>in</strong>terventi silvocolturali, nei quercocarp<strong>in</strong>eti<br />

dell’alta pianura ascrivibili al Carp<strong>in</strong>ion betuli.<br />

Alcuni di questi consorzi rientrano <strong>in</strong> aree già sottoposte ad <strong>in</strong>terventi di salvaguardia<br />

(Bosco Astori, parco del <strong>Brembo</strong> a Bonate, ecc.) e si devono considerare come gangli<br />

della rete ecologica locale da cui partire per tessere relazioni ecologiche con le siepi, le<br />

cort<strong>in</strong>e arboree e le fasce boscate delle zone adiacenti.<br />

Raggruppamento meso-termofilo di scarpata fluviale<br />

La scoscesa <strong>in</strong>cisione della forra determ<strong>in</strong>a condizioni ambientali assai particolari. Il<br />

profilo serrato e ad U del solco fluviale favorisce un limitato irraggiamento ed un elevato<br />

tenore di umidità, condizioni che favoriscono l’<strong>in</strong>sediamento di piante microtermiche,<br />

cioè tipiche di luoghi di orizzonti vegetali più elevati. Nel contempo l’acclività delle<br />

pareti e i caratteri dei suoli, particolarmente asciutti, favoriscono la colonizzazione da<br />

parte di specie termo-xerofile, tipiche di habitat caldo-arido.<br />

La presenza di aspetti ambientali per certi versi antitetici, limitato irraggiamento,<br />

elevata umidità, e suoli assenti o primitivi, hanno selezionato un vasto popolamento<br />

vegetale meso-termo-xerofilo, <strong>in</strong> cui a specie mesofile quali carp<strong>in</strong>o bianco, fusagg<strong>in</strong>e,<br />

rovere e olmo, si affiancano entità più tipiche di consorzi aridi e pionieri fra cui si<br />

possono annoverare bagolaro, viburno lantana, cornetta dondol<strong>in</strong>a, orniello, corniolo.<br />

Significativa è anche la presenza di un nutrito numero di specie di felci, gruppo vegetale<br />

<strong>in</strong> forte contrazione <strong>in</strong> tutta la Padania per la distruzione degli ambienti freschi ed<br />

umidi, quali ad esempio le aree boscate a loro confacenti. In taluni casi è addirittura<br />

stupefacente il numero di specie di felci che si possono rilevare <strong>in</strong> contesti assai<br />

ristretti quali ad esempio l’area del Fontan<strong>in</strong>o di Filago.<br />

Nell’area della forra sono presenti una dec<strong>in</strong>a di entità (Asplenium ruta-muraria,<br />

Asplenium trichomanes, Adiantum capillus-veneris, Dryopteris filix-mas, Phyllitis<br />

scolopendrium, Cystopteris fragilis, Polysticum aculeatum, Polypodium vulgare,<br />

Dryopteris dilata, Athyrium filix foem<strong>in</strong>a).<br />

Sono presenze spesso caratterizzate da un esiguo numero di esemplari, ma che con<br />

adeguati <strong>in</strong>terventi silvocolturali, atti ad ampliare o governare verso forme più mature<br />

la copertura vegetale arborea, potrebbe <strong>in</strong>crementarsi.<br />

107


Le formazioni boschive meso- termofile rivestono ampi tratti delle sponde della forra<br />

compresa tra Filago e Marne<br />

6. Il patrimonio floristico del Parco del basso <strong>Brembo</strong><br />

Aree del territorio del Parco del basso <strong>Brembo</strong> sono state oggetto di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i floristiche<br />

(A. Arzuffi, R. Ferl<strong>in</strong>ghetti, 2002). Le segnalazioni pregresse relative a tali aree sono<br />

108


state <strong>in</strong>tegrate con dati raccolti nel corso di alcune recenti erborizzazioni f<strong>in</strong>alizzate<br />

alla stesura della reazione sugli aspetti vegetazionali e floristici del Parco.<br />

Sono stati archiviati complessivamente più di 400 dati floristici che hanno consentito di<br />

realizzare un elenco floristico di prima approssimazione di circa 250 specie.<br />

Sebbene il repertorio sia ampiamente <strong>in</strong>completo costituisce una significativa base da<br />

cui partire per estendere e approfondire la conoscenza del patrimonio floristico del<br />

Parco, sicuramente di notevole <strong>in</strong>teresse sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo.<br />

Fra le entità censite molte sono di <strong>in</strong>teresse naturalistico perché tipiche di quote più<br />

elevate o rare nella fascia prealp<strong>in</strong>a o <strong>in</strong> ambito locale.<br />

Gli spazi aperti denom<strong>in</strong>ati magredi ospitano una flora ricca e diversificata, ma<br />

costituiscono anche luoghi di elezione per l'<strong>in</strong>gresso delle esotiche avventizie, che qui<br />

trovano condizioni ideali di <strong>in</strong>sediamento a causa della grande variabilità degli habitat<br />

sottoposti a pressione antropica e alle trasformazioni prodotte dal d<strong>in</strong>amismo del<br />

fiume.<br />

Sono ben rappresentate anche le specie mediterranee dove le condizioni di aridità del<br />

suolo e di illum<strong>in</strong>azione sono accentuate.<br />

La nomenclatura e l'ord<strong>in</strong>e sistematico sono conformi a Flora d'Italia (Pignatti, 1982)<br />

109


Repertorio floristico di prima approssimazione dell'area del Parco<br />

Gen-spe-aut<br />

Equisetum variegatum Schleicher<br />

Equisetum arvense L.<br />

Pteridium aquil<strong>in</strong>um (l.) Kuhn<br />

Asplenium trichomanes L.<br />

Asplenium adiantum-nigrum L.<br />

Asplenium ruta-muraria L<br />

Phyllitis scolopendrium (L.) Newman<br />

Athyrium filix-foem<strong>in</strong>a (l.) Roth<br />

Cystopteris fragilis (L.) Bernh.<br />

Polystichum aculeatum (L.) Roth<br />

Polystichum setiferum (Forsskål) Woynar<br />

Dryopteris filix-mas (L.) Scott<br />

Gymnocarpium dryopteris (L.) Newman<br />

Polypodium vulgare L.<br />

Salix alba L.<br />

Salix eleagnos Scop.<br />

Salix purpurea L.<br />

Populus nigra L.<br />

Carp<strong>in</strong>us betulus L.<br />

Ostrya carp<strong>in</strong>ifolia Scop.<br />

Corylus avellana L.<br />

Quercus petraea (Mattuschka) Liebl.<br />

Quercus robur L.<br />

Ulmus m<strong>in</strong>or Miller<br />

Celtis australis L.<br />

Broussonetia papyrifera (L.) Vent.<br />

Ficus carica L.<br />

Humulus lupulus L.<br />

Urtica dioica L.<br />

Parietaria offic<strong>in</strong>alis L.<br />

Parietaria diffusa M. et. K.<br />

Polygonum aviculare L.<br />

Polygonum arenastrum Boreau<br />

Polygonum hydropiper L.<br />

Polygonum lapathifolium L.<br />

Polygonum orientale L.<br />

Fallopia convolvulus (L.) Holub<br />

Rumex crispus L.<br />

110<br />

Gen-spe-aut<br />

Rumex obtusifolius L.<br />

Chenopodium ambrosioides L.<br />

Chenopodium polyspermum L.<br />

Chenopodium album L.<br />

Amaranthus chlorostachys Willd.<br />

Amaranthus retroflexus L.<br />

Amaranthus deflexus L.<br />

Amaranthus lividus L.<br />

Phytolacca americana L.<br />

Portulaca oleracea L.<br />

Silene vulgaris (Moench) Garcke<br />

Silene alba (Miller) Krause<br />

Saponaria offic<strong>in</strong>alis L.<br />

Petrorhagia saxifraga (L.) L<strong>in</strong>k<br />

Helleborus niger L.<br />

Anemone nemorosa L.<br />

Hepatica nobilis Miller<br />

Clematis vitalba L.<br />

Clematis recta L.<br />

Ranunculus repens L.<br />

Thalictrum aquilegifolium L.<br />

Berberis vulgaris L.<br />

Hypericum perforatum L.<br />

Papaver rhoeas L.<br />

Alliaria petiolata (Bieb.) Cavara et<br />

Grande<br />

Cardam<strong>in</strong>e amara L.<br />

Cardam<strong>in</strong>e pratensis L.<br />

Cardam<strong>in</strong>e hirsuta L.<br />

Capsella rubella Reuter<br />

Diplotaxis tenuifolia (L.) DC.<br />

Platanus hybrida Brot.<br />

Sedum sexangulare<br />

Rubus ulmifolius Schott<br />

Rubus caesius L.<br />

Rosa can<strong>in</strong>a L. sensu Bouleng.<br />

Rosa arvensis Hudson<br />

Sanguisorba m<strong>in</strong>or Scop.


Gen-spe-aut<br />

Geum urbanum L.<br />

Potentilla reptans L.<br />

Malus sylvestris Miller<br />

Sorbus torm<strong>in</strong>alis (L.) Crantz<br />

Amelanchier ovalis Medicus<br />

Crataegus monogyna Jacq.<br />

Prunus sp<strong>in</strong>osa L.<br />

Prunus avium L.<br />

Gleditsia triacanthos L.<br />

Rob<strong>in</strong>ia pseudoacacia L.<br />

Galega offic<strong>in</strong>alis L.<br />

Amorpha fruticosa L.<br />

Melilotus alba L.<br />

Medicago lupul<strong>in</strong>a L.<br />

Medicago sativa L.<br />

Trifolium repens L.<br />

Trifolium pratense L.<br />

Lotus corniculatus L.<br />

Coronilla emerus L.<br />

Oxalis corniculata L.<br />

Oxalis fontana Bunge<br />

Geranium sangu<strong>in</strong>eum L.<br />

Geranium nodosum L.<br />

Mercurialis perennis L.<br />

Euphorbia prostrata Aiton<br />

Euphorbia dulcis L.<br />

Euphorbia peplus L.<br />

Euphorbia amygdaloides L.<br />

Euphorbia cyparissias L.<br />

Ailanthus altissima (Miller) Sw<strong>in</strong>gle<br />

Acer campestre<br />

Acer negundo L.<br />

Euonymus europaeus L.<br />

Impatiens parviflora DC.<br />

Impatiens balfourii Hooker fil.<br />

Frangula alnus Miller<br />

Tilia cordata Miller<br />

Malva sylvestris L.<br />

Abutilon theophrasti Medicus<br />

Viola alba Besser<br />

111<br />

Gen-spe-aut<br />

Viola reichenbachiana Jordan ex Boreau<br />

Citrullus lanatus (Thumb.) Mansfeld<br />

Sicyos angulatus L.<br />

Lythrum salicaria L.<br />

Circaea lutetiana L.<br />

Cornus sangu<strong>in</strong>ea L.<br />

Cornus mas L.<br />

Hedera helix L.<br />

Aegopodium podagaria L.<br />

Torilis japonica (Houtt.) DC.<br />

Daucus carota L.<br />

Erica carnea L.<br />

Primula vulgaris Hudson<br />

Lysimachia vulgaris L.<br />

Anagallis arvensis L.<br />

Frax<strong>in</strong>us ornus L.<br />

Ligustrum vulgare L.<br />

Frax<strong>in</strong>us excelsior L.<br />

V<strong>in</strong>ca m<strong>in</strong>or L.<br />

V<strong>in</strong>ca major L.<br />

V<strong>in</strong>cetoxicum hirund<strong>in</strong>aria Medicus<br />

Galium boreale L.<br />

Galium mollugo Miller<br />

Galium rubrum L.<br />

Calystegia sepium (L.) R. Br.<br />

Calystegia sylvatica (Kit.) Griseb.<br />

Convolvulus arvensis L.<br />

Echium vulgare L.<br />

Symphytum tuberosum L.<br />

Verbena offic<strong>in</strong>alis L.<br />

Teucrium montanum L.<br />

Galeopsis tetrahit L.<br />

Lamium purpureum L.<br />

Lamiastrum galeobdolon (L.) Ehrend. et<br />

Polatschek<br />

Stachys sylvatica L.<br />

Stachys x ambigua Sm.<br />

Glechoma hederacea L.<br />

Prunella vulgaris L.<br />

Thymus pulegioides L.


Gen-spe-aut<br />

Lycopus europaeus L.<br />

Mentha longifolia (L.) Hudson<br />

Salvia glut<strong>in</strong>osa L.<br />

Solanum nigrum L.<br />

Lycopersicon esculentum Miller<br />

Buddleja davidii Franchet<br />

Scrophularia nodosa L<br />

Antirrh<strong>in</strong>um majus L.<br />

L<strong>in</strong>aria vulgaris Miller<br />

Cymbalaria muralis G. M. Sch.<br />

Veronica beccabunga L.<br />

Globularia cordifolia L.<br />

Plantago major L.<br />

Plantago lanceolata L.<br />

Sambucus nigra L.<br />

Viburnum lantana L.<br />

Lonicera japonica Thumb.<br />

Valeriana offic<strong>in</strong>alis L.<br />

Valeriana coll<strong>in</strong>a Wallroth<br />

Campanula elat<strong>in</strong>oides Moretti<br />

Campanula trachelium L.<br />

Phyteuma scheuchzeri All.<br />

Eupatorium cannab<strong>in</strong>um L.<br />

Solidago gigantea L.<br />

Conyza canadensis (L.) Cronq.<br />

Erigeron annuus (L.) Pers<br />

Erigeron karv<strong>in</strong>skianus DC.<br />

Inula hirta L.<br />

Bidens frondosa L.<br />

Helianthus annuus L.<br />

Helianthus tuberosus<br />

Ambrosia artemisiifolia L.<br />

Xanthium italicum Moretti<br />

Achillea coll<strong>in</strong>a Becker<br />

Achillea roseo-alba Ehrend.<br />

Artemisia vulgaris L.<br />

Artemisia verlotorum Lamotte<br />

Senecio <strong>in</strong>aequidens DC.<br />

Arctium lappa L.<br />

Arctium m<strong>in</strong>us (Hill) Bernh.<br />

112<br />

Gen-spe-aut<br />

Cirsium arvense (L.) Scop.<br />

Centaurea deusta Ten.<br />

Centaurea nigrescens Willd.<br />

Taraxacum offic<strong>in</strong>ale Weber<br />

Sonchus oleraceus L.<br />

Leontodon tenuiflorus (Gaud<strong>in</strong>) Rchb.<br />

Chondrilla juncea L.<br />

Mycelis muralis (L.) Dumort<br />

Crepis capillaris (L.) Wallr.<br />

Crepis vesicaria L.<br />

Erythronium dens-canis L.<br />

Gagea pratensis (Pers.) Dumort.<br />

Scilla bifolia L.<br />

Ornithogalum umbellatum L.<br />

Muscari botryoides (L.) Miller<br />

Ruscus aculeatus L.<br />

Allium oleraceum L.<br />

Tamus communis L.<br />

Polygonatum multiflorum (L.) All.<br />

Asparagus tenuifolius Lam.<br />

Leucojum vernum L.<br />

Dactylis glomerata L.<br />

Poa trivialis L.<br />

Poa pratensis L.<br />

Poa nemoralis L.<br />

Festuca pratensis Hudson<br />

Festuca heterophylla Lam.<br />

Melica nutans L.<br />

Bromus erectus L.<br />

Bromus sterilis L.<br />

Bromus madritensis L.<br />

Sesleria varia (Jacq.) Wettst.<br />

Lolium perenne L.<br />

Brachypodium sylvaticum (Hudson)<br />

Beauv.<br />

Agropyron can<strong>in</strong>um (L.) Bieauv.<br />

Agropyron repens (L.) Beauv.<br />

Anthoxanthum odoratum L.<br />

Avena fatua L.<br />

Arrhenatherum elatius (L.) Presl


Gen-spe-aut<br />

Mol<strong>in</strong>ia arund<strong>in</strong>acea Schrank<br />

Typhoides arund<strong>in</strong>acea (L.) Moench<br />

Eragrostis m<strong>in</strong>or Host<br />

Eleus<strong>in</strong>e <strong>in</strong>dica (L.) Gaernter<br />

Cynodon dactylon (L.) Pers.<br />

Panicum dichotomiflorum Michx.<br />

Ech<strong>in</strong>ochloa crus-galli (L.) P.B.<br />

Digitaria sangu<strong>in</strong>alis (L.) Scop.<br />

Setaria glauca (L.) Beauv.<br />

Setaria viridis (L.) Beauv.<br />

Setaria ambigua Guss.<br />

Sorghum halepense (L.) Pers.<br />

Bothriochloa ischaemon (L.) Keng<br />

Carex sylvatica Hudson<br />

Carex hirta L.<br />

Ophrys sphecodes Miller<br />

Ophrys fuciflora (Crantz) Moench<br />

Anacamptis pyramidalis (L.) L. C. Rich.<br />

Orchis morio L.<br />

Orchis coriophora L.<br />

Orchis ustulata L.<br />

Orchis tridentata Scop.<br />

Gymnadenia conopsea (L.) R. Br.<br />

Platanthera clhorantha (Custer) Rchb.<br />

Cephalanthera longifolia (Hudson)<br />

Fritsch<br />

113


La valutazione della copertura vegetale<br />

Descrizione e valutazione biologica della copertura vegetale<br />

La fisionomia della copertura vegetale dell'istituendo PLIS del <strong>Brembo</strong> è rappresentata<br />

nella carta adiacente.<br />

Per la valutazione del valore biologico delle tipologie vegetali rilevate si è adottato la<br />

metodologia proposta da M. Mariotti nel “Progetto di Dati e cartografia della<br />

Biodiversità. Rapporto f<strong>in</strong>ale per l’Italia” – Iniziativa Comunitaria Interreg II –<br />

programma operativo MEDOCC (2001), testata a livello europeo e basata sull’<strong>in</strong>dice di<br />

Storie modificato da Villa (1995).<br />

L’importanza di ogni habitat, nel nostro caso le fisionomie vegetali, è stata determ<strong>in</strong>ata<br />

secondo la seguente formula:<br />

Ove Ai è il<br />

punteggio relativo all’i-mo fattore considerato, k il valore massimo raggiungibile dal<br />

punteggio (il valore m<strong>in</strong>imo è 1), e n il numero totale di fattori. Si è ritenuto, seguendo<br />

Mariotti , che un valore di k= 5 descrivesse sufficientemente bene il peso dei s<strong>in</strong>goli<br />

fattori; pertanto ai f<strong>in</strong>i della cartografia della biodiversità si assume k=5.<br />

La modificazione apportata da Villa esalta i valori dell’<strong>in</strong>dice quando qualche punteggio<br />

è alto. In questo modo una specie o un habitat che ha scarso valore per tre parametri,<br />

ma ha un alto punteggio per un quarto parametro viene valutata bene comunque.<br />

L’<strong>in</strong>dice di Storie modificato ha anche il vantaggio di non scendere mai sotto lo zero.<br />

Mariotti suggerisce di utilizzare da sei a nove fattori per la valutazione della<br />

biodiversità degli habitat (rarità, tendenza alla rarefazione, stato di conservazione,<br />

marg<strong>in</strong>e d’areale, importanza scientifica, importanza paesaggistica, <strong>in</strong>dicatori<br />

funzionali, vulnerabilità media, resilienza media). Nel nostro caso sono stati utilizzati sei<br />

fattori o categorie, i risultati sono riportati nella seguente tabella:<br />

tipologia M IS IP VM RM IF INDICE<br />

Vegetazione <strong>in</strong> ambiti antropizzati<br />

1 parchi e giard<strong>in</strong>i storici e verde<br />

pubblico<br />

1 2 3 1 1 2 3,08<br />

2 Vegetazione di cava/discarica<br />

recuperata<br />

Vegetazione <strong>in</strong> ambito agricolo<br />

3 Prati e sem<strong>in</strong>ativi 1 1 1 2 1 1 1<br />

4 Cort<strong>in</strong>e arboree <strong>in</strong>terpoderali a<br />

dom<strong>in</strong>anza di rob<strong>in</strong>ia (Rob<strong>in</strong>ia<br />

pseudoacacia)<br />

Vegetazione <strong>in</strong> ambito fluviale<br />

1 2 3 1 1 2 3,08<br />

114


5 magredi e <strong>in</strong>colti* 1 4 2 1 1 2 3,62<br />

6 Vegetazione rupicola su ceppo<br />

<strong>in</strong> forra<br />

1 4 2 3 3 1 4,48<br />

7 Cort<strong>in</strong>e arboree di corsi d’acqua<br />

m<strong>in</strong>ori e rogge a dom<strong>in</strong>anza di<br />

rob<strong>in</strong>ia (Rob<strong>in</strong>ia pseudoacacia) o<br />

di platano (Platanus hybrida)<br />

Formazioni boschive<br />

1 3 3 1 2 2 3,85<br />

8 Raggruppamento mesotermofilo<br />

di scarpata fluviale con frass<strong>in</strong>o<br />

e olmo<br />

1 3 3 1 2 3 4,14<br />

9 Raggruppamento perialveale<br />

igrofilo a salice bianco e pioppo<br />

nero<br />

1 3 3 2 3 3 4,48<br />

10 Raggruppamento termofilo di<br />

scarpata morfologica con<br />

carp<strong>in</strong>o nero e orniello e querce<br />

2 3 3 3 3 3 4,70<br />

12 Bosch<strong>in</strong>e e fasce boscate a<br />

dom<strong>in</strong>anza di rob<strong>in</strong>ia (Rob<strong>in</strong>ia<br />

pseudoacacia)<br />

1 1 2 2 2 3 4,59<br />

13 Bosch<strong>in</strong>e e fasce boscate a<br />

rob<strong>in</strong>ia (Rob<strong>in</strong>ia pseudoacacia)<br />

con significativa presenza di<br />

specie autoctone<br />

1 2 2 2 2 3 3,46<br />

14 Formazioni boscate afferenti al<br />

querco-carp<strong>in</strong>eto<br />

1 3 3 2 3 3 4,48<br />

* la valutazione afferisce al magredo <strong>in</strong> quanto gli <strong>in</strong>colti sono poco rappresentati nel<br />

l’area del parco<br />

M – 1÷5 – Marg<strong>in</strong>e d'areale<br />

IS – 1÷5 – Importanza scientifica<br />

IP – 1÷5 – Importanza paesaggistica<br />

VM – 1÷3 – Vulnerabilità media<br />

RM – 1÷5 – Resilienza media<br />

IF – 1÷3 - Indicazione funzionale<br />

Gli ambienti che presentano la qualità ambientale maggiore risultano essere i consorzi<br />

boschivi, relativamente diffusi nel territorio del parco, <strong>in</strong> corrispondenza delle scarpate<br />

morfologiche e lungo l’asta fluviale, e i corsi d’acqua del reticolo idrografico m<strong>in</strong>ore.<br />

Di pregio sono pure i consorzi di specie rupicole della forra e le formazioni erbacee<br />

arbustive dei magredi. Di qualità <strong>in</strong>feriore sono <strong>in</strong>vece i parchi storici , il verde urbano<br />

e gli ambienti dell’ambito agricolo.<br />

Fra le fisionomie vegetali boschive che caratterizzano il parco vanno segnalate per<br />

l’elevato grado di naturalità quella meso-termofila che riveste la scarpata fluviale e<br />

quella più termofila a carp<strong>in</strong>o nero e ornello con querce e bagolaro, che caratterizza un<br />

tratto della scarpata morfologica .<br />

Sulle sponde e gli isolotti, nel tratto a rami <strong>in</strong>trecciati. del fiume, si attestano le cort<strong>in</strong>e<br />

igrofile a salici e pioppi che costituiscono una fisionomia di elevata qualità.<br />

115


Nell’area del PLIS sono presenti anche superfici non molto estese di bosco planiziale<br />

caratterizzati da consorzi <strong>in</strong> cui dom<strong>in</strong>ano farnie e carp<strong>in</strong>i bianchi, presenze che<br />

consentono di riferire tali fisionomie alle formazioni orig<strong>in</strong>are della pianura. (quercocarp<strong>in</strong>eto).<br />

Tali formazioni costituiscono le più pregiate tra quelle che si discostano dal<br />

fiume. Più diffuse sono formazioni<br />

Le bosch<strong>in</strong>e di rob<strong>in</strong>ia più o meno pure costituiscono le formazioni boschive più diffuse<br />

nel territorio del PLIS. Il valore qualitativo dipende dalla frequenza con cui compaiono<br />

specie arboree autoctone e dalla ricchezza del corteggio di specie erbacee afferenti alle<br />

formazioni naturali della pianura, ma comunque rimane generalmente più basso rispetto<br />

a quello delle alle altre fisionomie.<br />

Notevole rilevanza naturalistica e scientifica ha la ricca vegetazione rupicola su ceppo<br />

che riveste i blocchi lapidei e le pareti che affiorano nella forra.<br />

In ambito fluviale i prati aridi (magredi), pur presentando una vegetazione<br />

prevalentemente erbacea, costituiscono ambienti di pregio naturalistico per la presenza<br />

di un cospicuo numero di specie termo-xerofile di provenienza mediterranea e sud est<br />

europea, fra cui numerose specie di orchidee<br />

Le siepi che fiancheggiano i torrenti e le rogge costituiscono un contesto di qualità <strong>in</strong><br />

cui, grazie alla presenza di acqua, si possono accantonare specie mesofile tipiche della<br />

faggeta, assai rare <strong>in</strong> pianura, che contribuiscono ad <strong>in</strong>crementare significativamente il<br />

valore naturalistico di tali ambienti.<br />

All'<strong>in</strong>terno del perimetro del parco le aree sem<strong>in</strong>aturali con valori più bassi sono<br />

rappresentate dai coltivi e dai prati stabili che, pur connotando positivamente <strong>in</strong> senso<br />

paesistico alcuni lembi del territorio, assommano un modesto valore scientifico e una<br />

scarsa qualità funzionale.<br />

Il valore dell’ambito agricolo è <strong>in</strong>crementato parzialmente dalle siepi <strong>in</strong>terpoderali che<br />

pur essendo dom<strong>in</strong>ate dalla rob<strong>in</strong>ia conservano un corteggio floristico degno di nota<br />

unitamente ad un discreto valore funzionale e storico-paesitico.<br />

116


Aspetti paesaggistici


Aspetti paesaggistici del basso corso del fiume <strong>Brembo</strong><br />

Il <strong>Brembo</strong> può essere considerato il fiume bergamasco per eccellenza, non solo <strong>in</strong> quanto<br />

nasce e conclude la sua corsa all’<strong>in</strong>terno di un ambito geografico chiaramente def<strong>in</strong>ibile<br />

come “bergamasco”, ma anche <strong>in</strong> quanto evoca una città (Bergamo) e un territorio su di<br />

essa imperniato, <strong>in</strong>vitando a considerare non solo il proprio corso fluviale e il contesto<br />

territoriale limitrofo, ma un ambito assai più vasto, sia dal punto di vista degli aspetti<br />

fisici, sia per agli assetti storico <strong>in</strong>sediativi su di esso sedimentatisi nel corso della<br />

storia.<br />

Al pari della Valle Seriana, non si può <strong>in</strong>fatti negare il ruolo esercitato dalla Valle<br />

Brembana, con la sua complessa articolazione <strong>in</strong> numerose convalli, nell’organizzazione<br />

territoriale di quella che oggi è riconoscibile come terra bergamasca. Le due valli,<br />

<strong>in</strong>oltre, convergendo entrambe verso il luogo dove è sorta e si è storicamente<br />

consolidata la città di Bergamo, hanno <strong>in</strong> diversa misura favorito l’esplicarsi di <strong>in</strong>tense<br />

relazioni tra le comunità umane che nel corso dei secoli si sono succedute.<br />

Il tratto di fiume <strong>Brembo</strong> analizzato nel presente studio costituisce qu<strong>in</strong>di<br />

solamente la porzione term<strong>in</strong>ale di un ambito geografico assai più ampio, che si estende<br />

dal cr<strong>in</strong>ale orobico s<strong>in</strong>o quasi al limite meridionale dell’alta pianura, per circa 70<br />

chilometri.<br />

Allo sbocco della Valle Brembana, il fiume appare profondamente <strong>in</strong>cassato tra<br />

irte pareti, superate le quali guadagna la pianura e si allarga all’<strong>in</strong>terno di un alveo<br />

marcatamente più ampio ma fortemente terrazzato lungo entrambe le sponde. Nel<br />

tratto pianeggiante esso <strong>in</strong>cide l’alta pianura con maggiore o m<strong>in</strong>ore vigore, alternando<br />

tratti d’alveo più ristretti ad altri caratterizzati da maggiore ampiezza, dove le acque<br />

tendono a divagare formando numerose isole <strong>in</strong>terfluviali.<br />

L’<strong>in</strong>cisione operata nella pianura, <strong>in</strong>oltre, delimita nettamente due ambiti<br />

territoriali dist<strong>in</strong>ti: a occidente l’Isola Bergamasca, porzione di territorio dalla forma<br />

triangolare def<strong>in</strong>ita a nord dal rilievo del monte Canto e ad ovest dal solco dell’Adda,<br />

mentre segna a oriente il limite del più occidentale dei due grandi settori <strong>in</strong> cui può<br />

essere suddivisa la pianura bergamasca, se si assume come l<strong>in</strong>ea divisoria mediana il<br />

corso del fiume Serio.<br />

Osservando la cartografia tardottocentesca prodotta dall’Istituto Geografico<br />

Militare Italiano è possibile percorrere idealmente il tratto planiziale del <strong>Brembo</strong> e<br />

operare una descrizione dei luoghi, ancora <strong>in</strong> gran parte privi delle consistenti opere<br />

<strong>in</strong>frastrutturali e dei manufatti edilizi che negli ultimi decenni hanno profondamente<br />

modificato il paesaggio della zona.<br />

Il <strong>Brembo</strong> term<strong>in</strong>a il suo percorso vallivo all’altezza di Clanezzo, laddove riceve le<br />

acque del torrente Imagna, tributario <strong>in</strong> destra idrografica. L’ultimo tratto di Valle<br />

Brembana si configura con pareti strapiombanti sul fondovalle e caratterizzate<br />

superiormente da ampi terrazzi solo debolmente acclivi, lungo i quali hanno trovato<br />

localizzazione gli abitati di Grumello, Ubiale, Bondo e Clanezzo <strong>in</strong> sponda destra e<br />

Sedr<strong>in</strong>a, Botta e Ventulosa su quella opposta.<br />

A valle di Clanezzo e s<strong>in</strong> oltre Almenno San Bartolomeo, il letto del fiume tende<br />

ad ampliarsi progressivamente e le scarpate che delimitano la valle fluviale divengono<br />

via via meno elevate; <strong>in</strong> questo tratto l’azione di trasporto e deposizione di ciottoli e<br />

ghiaie da parte del fiume è molto evidente e lungo alcuni terreni situati ai marg<strong>in</strong>i<br />

dell’alveo attivo sono sorti degli <strong>in</strong>sediamenti, come il caso dei villaggi di Ghiaie al<br />

<strong>Brembo</strong>, situato a valle del terrazzo morfologico, tra Villa d’Almé e Almé, e di Ghiaie di<br />

Palad<strong>in</strong>a. Altri terreni all’altezza di Almenno San Salvatore e Almenno San Bartolomeo,<br />

ormai stabilizzati nella loro morfologia, risultano <strong>in</strong>vece <strong>in</strong>teressati da coltivazioni<br />

119


agricole e su di essi sono sorti alcuni complessi rurali (Mol<strong>in</strong>a, Camp<strong>in</strong>o, Colombara,<br />

Casc<strong>in</strong>a San Giuseppe).<br />

Il versante occidentale della valle fluviale, all’altezza di Almenno San Salvatore e<br />

Almenno San Bartolomeo, risulta def<strong>in</strong>ito da una successione di terrazzi morfologici<br />

boscati (<strong>in</strong>terrotti solamente dalla profonda <strong>in</strong>cisione del torrente Tornago), a volte di<br />

considerevole altezza, che digradano verso il fiume creando una serie di livelli <strong>in</strong>termedi<br />

dove dom<strong>in</strong>ano le colture agrarie e <strong>in</strong> particolar modo la vite. Il versante orientale si<br />

caratterizza per una struttura morfologica simile, anche se <strong>in</strong> questo caso i terrazzi<br />

fluviali risultano mediamente più prossimi gli uni agli altri.<br />

Per entrambe le sponde, notevole è il rapporto <strong>in</strong>stauratosi tra il fiume e il<br />

sistema degli <strong>in</strong>sediamenti rurali: Almenno <strong>Basso</strong>, San Tomé, Casc<strong>in</strong>e d’Agro, Cabarile e<br />

la stessa Brembate di Sopra sorgono ai marg<strong>in</strong>i del terrazzo fluviale più esterno,<br />

def<strong>in</strong>endo una sorta di limite all’urbanizzato e un conf<strong>in</strong>e ben preciso tra gli spazi di<br />

pert<strong>in</strong>enza del fiume e quelli dell’uomo. La frazione Cas<strong>in</strong>o di Almé e Palad<strong>in</strong>a seguono<br />

logiche del tutto simili <strong>in</strong> sponda opposta, anche se il sistema <strong>in</strong>sediativo costituito da<br />

Palad<strong>in</strong>a, Ossanesga e Scano al <strong>Brembo</strong> istituisce un rapporto <strong>in</strong>tenso soprattutto con il<br />

torrente Quisa, che <strong>in</strong> tale tratto segue un andamento parallelo a quello del <strong>Brembo</strong>.<br />

In quest’area, gli apporti sedimentari del fiume formano isolotti di consistente<br />

estensione, periodicamente sommersi dalle piene e <strong>in</strong> alcuni casi <strong>in</strong>teressati dalle<br />

successioni vegetazionali arboree e arbustive tipiche delle zone di greto.<br />

A sud di Brembate di Sopra, la valle fluviale tende a restr<strong>in</strong>gersi, s<strong>in</strong>o a def<strong>in</strong>ire<br />

una vera e propria stretta tra Briolo e Ponte San Pietro. Anche <strong>in</strong> questo tratto la valle<br />

fluviale assume una notevole complessità morfologica, con un susseguirsi ravvic<strong>in</strong>ato di<br />

terrazzi <strong>in</strong>termedi <strong>in</strong> sponda destra e una situazione simile, ma maggiormente dilatata <strong>in</strong><br />

term<strong>in</strong>i di spazio, <strong>in</strong> sponda s<strong>in</strong>istra, tra Ossanesga e Scano al <strong>Brembo</strong>.<br />

Nel tratto <strong>in</strong> cui l’alveo si restr<strong>in</strong>ge tra potenti bancate di ceppo, sono sorti i<br />

nuclei di Briolo e Ponte San Pietro, il primo con il bel ponte a gobba d’as<strong>in</strong>o e il secondo<br />

adagiato compattamente lungo le due sponde e con articolazione convergente sul ponte,<br />

vero perno di tutto l’<strong>in</strong>sediamento. Il restr<strong>in</strong>gimento della valle fluviale e la presenza<br />

del ceppo hanno facilitato storicamente i passaggi tra una sponda e l’altra, eleggendo e<br />

consolidando successivamente le due località come luoghi privilegiati di transito.<br />

A valle dell’abitato di Ponte San Pietro, alla confluenza <strong>in</strong> <strong>Brembo</strong> delle acque del<br />

torrente Quisa, le scarpate tendono nuovamente ad allontanarsi dal fiume, il quale<br />

scorre all’<strong>in</strong>terno di un alveo molto ampio e caratterizzato da consistenti depositi di<br />

ciottoli, ghiaie e sabbie f<strong>in</strong>i. Con l’allontanarsi dei terrazzi fluviali, anche l’orizzonte<br />

visivo tende a divenire più ampio, abbracciando un ampio tratto di pianura dove<br />

emergono le sagome dei campanili degli abitati vic<strong>in</strong>i.<br />

Sono numerose le isole formate dai rami <strong>in</strong>trecciati del fiume, dal grande<br />

“isolotto” a sud di Ponte San Pietro, ampiamente forestato, alle barre ghiaiose allungate<br />

nel senso della corrente, cont<strong>in</strong>uamente trasformate dall’azione d<strong>in</strong>amica del fiume e<br />

scarsamente vegetate. La scarpata <strong>in</strong> sponda destra, alta oltre 20 metri, delimita<br />

nettamente il livello fondamentale della pianura s<strong>in</strong>o a valle di Bonate di Sotto, dove<br />

tende a divenire più articolata grazie anche alla presenza del torrente Les<strong>in</strong>a che, dopo<br />

avere attraversato l’Isola Bergamasca, qui term<strong>in</strong>a il suo percorso.<br />

In sponda s<strong>in</strong>istra l’articolazione delle scarpate è maggiore, dist<strong>in</strong>guendosi almeno<br />

due grandi terrazzi fluviali, uno esterno e uno più <strong>in</strong>terno, elevati rispettivamente 20<br />

metri e 15 metri. I terreni situati a valle dei terrazzi, appaiono <strong>in</strong> parte coltivati e <strong>in</strong><br />

quota m<strong>in</strong>ore <strong>in</strong>teressati da boscaglie e ghiaieti laddove più prossimi al fiume.<br />

A sud di Ponte San Pietro, <strong>in</strong> sponda destra orig<strong>in</strong>a la roggia Masnada che, dopo<br />

aver attraversato il nucleo di Ghiaie, alimenta numerosi torchi e filande prima di<br />

restituire le acque al <strong>Brembo</strong> all’altezza di Bonate di Sotto. Il corso della roggia segue<br />

120


parallelamente l’andamento della scarpata fluviale, avvic<strong>in</strong>andosi ad essa nel tratto<br />

term<strong>in</strong>ale.<br />

Gli <strong>in</strong>sediamenti <strong>in</strong> sponda destra si rapportano direttamente con il fiume <strong>Brembo</strong><br />

solo nella zona delle Ghiaie, dove scorre la roggia sopra citata, richiamati anche dalla<br />

possibilità di sfruttamento dell’energia idraulica per attività agricole e artigianali. Gli<br />

altri <strong>in</strong>sediamenti paiono rapportarsi pr<strong>in</strong>cipalmente con il corso del torrente Les<strong>in</strong>a:<br />

Presezzo, Capersegno, Bonate Sopra, Mezzovate, Bonate Sotto e Villa sembrano <strong>in</strong>fatti<br />

seguire fedelmente il conf<strong>in</strong>e naturale def<strong>in</strong>ito dal torrente che, per un ampio tratto del<br />

suo corso term<strong>in</strong>ale, accompagna parallelamente il fiume.<br />

Gli <strong>in</strong>sediamenti <strong>in</strong> sponda s<strong>in</strong>istra sono costituiti pr<strong>in</strong>cipalmente da nuclei rurali<br />

isolati (C.na Marigolda, C.na Ceffis, Cass<strong>in</strong>etto, C.na Fagiana, C.na Bordogna, C.ne il<br />

Sale di Sopra e il Sale di Sotto) e dall’abitato di Roncola. Più distanti dall’orlo del<br />

terrazzo fluviale esterno risultano <strong>in</strong>vece i centri di Curno, Carlenga, Albegno e Treviolo,<br />

<strong>in</strong>sistenti lungo importanti vie di comunicazione con la città e i centri vic<strong>in</strong>i.<br />

Proprio le vie di comunicazione assumono <strong>in</strong> questo tratto del corso fluviale un<br />

ruolo fondamentale <strong>in</strong> quanto il <strong>Brembo</strong>, grazie all’alveo ampio e alla presenza di rami<br />

<strong>in</strong>trecciati, era <strong>in</strong> questo tratto facilmente guadabile e costituiva, almeno nei periodi di<br />

magra, un elemento di <strong>relazione</strong> tra i centri delle opposte rive.<br />

A valle dell’abitato di Roncola, <strong>in</strong> sponda s<strong>in</strong>istra, ha orig<strong>in</strong>e la roggia Brembilla,<br />

che prosegue parallela al fiume s<strong>in</strong> oltre il nucleo della Rasica, tra Osio Sopra e Osio<br />

Sotto, per poi piegare decisamente a est e ripartirsi nei rami per Osio Sotto e Boltiere.<br />

In sponda opposta, la profonda <strong>in</strong>cisione nei depositi alluvionali data dalla confluenza<br />

del torrente Les<strong>in</strong>a nel <strong>Brembo</strong> def<strong>in</strong>isce una penisola, al centro della quale, tra<br />

boscaglie e vigneti, sorge isolata la chiesa romanica di Santa Giulia.<br />

121


Carta degli elementi di sensibilità paesaggistica, particolare nord)<br />

A sud della foce del Les<strong>in</strong>a la morfologia dei terrazzi fluviali si articola<br />

notevolmente, riconoscendosi <strong>in</strong> sequenza almeno tre scarpate che digradano dai circa<br />

200 metri s.l.m. del livello fondamentale della pianura ai circa 170 metri s.l.m. del<br />

fiume. Per la maggior parte <strong>in</strong>teressata da estese superfici forestali, questa zona ospita<br />

alcuni <strong>in</strong>sediamenti rurali quali le casc<strong>in</strong>e Valighi, Barbisona, Baccia, Resega, Previtali,<br />

Cantacucco, Serichelli e, a valle dei Filago, il Mol<strong>in</strong>o Fornace.<br />

L’abitato di Filago sorge ai marg<strong>in</strong>i della scarpata fluviale, che qui tende<br />

nuovamente a restr<strong>in</strong>gersi, preannunciando la stretta di Marne. Madone, suddiviso nei<br />

due nuclei di Madone di Sopra e Madone di Sotto, è <strong>in</strong>vece ubicato a maggiore distanza<br />

dal fiume, lungo la strada che da Ponte San Pietro conduce a San Gervasio d’Adda. A<br />

ovest di Madone scorre il torrente Dordo (che assieme al torrente Buliga, al rio Zender e<br />

al Rio Vallone def<strong>in</strong>isce un articolato reticolo idrografico superficiale), il cui corso è<br />

stato per un lungo tratto rettificato, con la soppressione di numerosi meandri.<br />

In sponda orientale del <strong>Brembo</strong>, all’altezza dell’attuale territorio di Dalm<strong>in</strong>e, il<br />

terrazzo fluviale alto una vent<strong>in</strong>a di metri delimita nettamente la valle fluviale dal<br />

livello fondamentale della pianura. Sull’orlo del terrazzo si attestano numerosi<br />

<strong>in</strong>sediamenti rurali, i quali enfatizzano ulteriormente questa l<strong>in</strong>ea di conf<strong>in</strong>e. I compatti<br />

centri abitati pr<strong>in</strong>cipali (Sforzatica, Dalm<strong>in</strong>e, Mariano al <strong>Brembo</strong>, Osio Sopra) si pongono<br />

<strong>in</strong>vece a parecchie cent<strong>in</strong>aia di metri dal fiume, dialogando con esso attraverso una<br />

122


vasta plaga agricola <strong>in</strong>frammezzata da piccole superfici boschive e sulla quale numerose<br />

sono le strade poderali orig<strong>in</strong>atesi a raggiera dai centri stessi.<br />

A sud di Filago, estesi affioramenti di Ceppo def<strong>in</strong>iscono una piccola forra,<br />

all’<strong>in</strong>terno della quale le acque del <strong>Brembo</strong> scorrono tra ripide pareti boscate. Anche il<br />

torrente Dordo, che qui term<strong>in</strong>a il suo corso, forma un’<strong>in</strong>cisione assai profonda nei<br />

depositi alluvionali, def<strong>in</strong>endo una piccola penisola dove è sorta Marne con il vic<strong>in</strong>o<br />

castello. Più esternamente, una scarpata alta oltre 10 metri delimita il tratto più<br />

meridionale del Bedesco, con le emergenze urbanistiche dell’abitato di Grignano,<br />

costruito su un terrazzo a forma di cuneo e dei numerosi cavi che <strong>in</strong>cidono la pianura a<br />

est di San Gervasio, drenando le acque superficiali <strong>in</strong> Adda.<br />

Tra Osio Sopra e Osio Sotto un articolato sistema di terrazzi amplia<br />

considerevolmente la valle del <strong>Brembo</strong>; qui, oltre alle scarpate, ben percepibili, le<br />

emergenze paesistiche di maggiore rilievo sono costituite dalle vaste superfici forestali e<br />

dalla trama delle murere, costituite da accumuli di materiale ghiaioso e ciottoloso<br />

derivati da operazioni di bonifica dei terreni. Le murere, disposte ai marg<strong>in</strong>i delle<br />

parcelle agricole a def<strong>in</strong>ire dei veri e propri conf<strong>in</strong>i, sono ben presto diventate l’habitat<br />

ideale per l’<strong>in</strong>sediamento di una ricca vegetazione. Oltre ad esse, la roggia Brembilla,<br />

divisa nei due rami di Osio Sotto e Boltiere a livello dello stabilimento della Rasica,<br />

contribuisce ad articolare il paesaggio, dilatando nella pianura la presenza del fiume.<br />

Carta degli elementi di sensibilità paesaggistica, particolare sud)<br />

Oltre Marne, la forra del <strong>Brembo</strong> cont<strong>in</strong>ua s<strong>in</strong>o a Brembate, dove spiccano il ponte<br />

di San Vittore, con la vic<strong>in</strong>a chiesa e, completamente <strong>in</strong> sponda destra, il compatto<br />

123


nucleo del centro abitato. A sud di questo, i terrazzi della scarpata fluviale tendono<br />

nuovamente ad allontanarsi def<strong>in</strong>endo l’ampio ambito di pert<strong>in</strong>enza della foce del<br />

<strong>Brembo</strong>, ramificata a costituire un delta tra estesi depositi ciottolosi e ampie superfici<br />

forestali.<br />

A valle del nucleo abitato di Brembate, <strong>in</strong> sponda s<strong>in</strong>istra, vengono <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e derivate<br />

tre rogge: la Vecchia, la Nuova e la Melzi che conducono le acque del <strong>Brembo</strong> ad irrigare<br />

una consistente porzione della Gera d’Adda.<br />

Sulla sponda opposta un ampio terrazzo alto oltre 25 metri si raccorda alla<br />

scarpata dell’Adda, costituendo uno dei segni territoriali più evidenti nella porzione<br />

meridionale dell’Isola Bergamasca. A valle di questo, altre tre scarpate, di altezza pari a<br />

circa 5 metri ciascuna raccordano progressivamente la pianura al <strong>Brembo</strong> e all’Adda.<br />

Se la lettura delle carte ottocentesche è un utile strumento per comprendere la<br />

morfologia dei luoghi prima delle grandi trasformazioni urbanistiche avviate dal secondo<br />

dopoguerra, il confronto con le aerofotografie storiche risulta altrettanto utile <strong>in</strong> quanto<br />

fornisce <strong>in</strong>formazioni aggiuntive, utili alla comprensione del paesaggio.<br />

Giovanni Maironi da Ponte, vissuto tra il Settecento e l’Ottocento, fornisce<br />

un’<strong>in</strong>teressante descrizione del fiume <strong>Brembo</strong> che meglio di altre può dare un’idea del<br />

territorio attraversato da questo corso d’acqua: “Il <strong>Brembo</strong>, da cui viene denom<strong>in</strong>ata la<br />

Valbrembana, ha la sua orig<strong>in</strong>e propriamente nella Valfondra da due separate sorgenti,<br />

che nascono negli ultimi conf<strong>in</strong>i colla Valtell<strong>in</strong>a (...). Egli scorre quasi sempre <strong>in</strong> un<br />

letto scavato <strong>in</strong> molti luoghi nella viva pietra s<strong>in</strong>o al suo sbocco nell’Adda al di sopra di<br />

Canonica. Ne’ siti, ne’ quali dilata il suo alveo vi ha della ghiaia, della sabbia e de’<br />

ciottoli. Questi sono per lo più calcari, ma ve n’ha copia anche di granitosi, di silicei e<br />

di schisto-micacei, i quali sono sempre più arrotondati, quanto più ci allontaniamo dalle<br />

sorgenti del fiume. S<strong>in</strong>golarmente al dissotto dell’imboccatura della Valle ha un letto a<br />

più riprese. Ora si restr<strong>in</strong>ge, ora sommamente si dilata, siccome si può vedere nelle<br />

vic<strong>in</strong>anze di Bonate, di Ponte S. Pietro, ed altrove ancora. Il più grande di questi<br />

dilatamenti di fondo resta <strong>in</strong> faccia della prima di esse ville, dove ha un letto<br />

<strong>in</strong>comparabilmente più largo, e due sponde assai più sfiancate, che non esiga la portata<br />

del fiume a qualunque straord<strong>in</strong>aria piena <strong>in</strong>nalzato. Nelle sue strettezze egli ha poi le<br />

rive di sterm<strong>in</strong>ate rocce, e di smisurati banchi di pietra gregaria, come vedesi<br />

segnatamente <strong>in</strong> Ponte, e presso la sua foce a Brembate <strong>in</strong>feriore, ove sono abbondanti<br />

cave di questa stessa pietra. Il <strong>Brembo</strong> ha sempre dell’acqua, ma per la bassezza del<br />

suo alveo <strong>in</strong> assai pochi siti se ne possono derivare condotti per l’irrigazione, e ad altro<br />

uso nella umana economia (...)”.<br />

Le fotografie aeree del 1954, sono a tal proposito estremamente significative e<br />

ricche di <strong>in</strong>formazioni sugli assetti vegetazionali e sulla parcellizzazione della campagna.<br />

Ciò che colpisce maggiormente l’attenzione nell’osservazione di questo materiale<br />

fotografico storico è la proporzione tra spazi costruiti e territorio agricolo, grandemente<br />

favorevole a quest’ultimo <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i dimensionali.<br />

Gli abitati risultano <strong>in</strong>fatti di piccola o piccolissima dimensione, del tutto simili<br />

come superficie edificata rispetto alla situazione registrata a f<strong>in</strong>e Ottocento; il tessuto<br />

agricolo, fittamente parcellizzato si sp<strong>in</strong>ge s<strong>in</strong>o a ridosso dei nuclei edificati, facendoli<br />

emergere come una sorta di arcipelago <strong>in</strong> una vasta campagna, <strong>in</strong>terrotta solo<br />

sporadicamente da rare superfici boscate, dalle scarpate fluviali e dalle <strong>in</strong>cisioni dei<br />

corsi d’acqua m<strong>in</strong>ori che con i loro meandri scompongono la regolare geometria degli<br />

appezzamenti.<br />

A questa soglia storica i boschi sono presenti con una certa cont<strong>in</strong>uità tra Bonate<br />

Sotto e Filago <strong>in</strong> sponda destra, mentre risultano concentrati esclusivamente lungo la<br />

scarpata del terrazzo fluviale più esterno <strong>in</strong> sponda s<strong>in</strong>istra. Altre superfici forestali sono<br />

124


presenti nella zona di Osio Sopra e di Osio Sotto, laddove oggi <strong>in</strong>sistono i boschi Astori e<br />

dell’Itala, mentre più a sud le presenze boschive più significative sono concentrate<br />

esclusivamente lungo la forra compresa tra Marne e Brembate e, a sud di quest’ultimo,<br />

attorno alle rogge derivate dal <strong>Brembo</strong> e nella zona della foce <strong>in</strong> Adda.<br />

Nel complesso, il paesaggio agricolo appare più riccamente caratterizzato <strong>in</strong><br />

sponda s<strong>in</strong>istra dalla presenza di estese siepi, che da Osio Sopra a Canonica d’Adda e<br />

Pontirolo Nuovo divengono sempre più numerose ed estese, articolando con qu<strong>in</strong>te<br />

arboree la scansione degli orizzonti della campagna.<br />

L’Isola Bergamasca, <strong>in</strong>vece, pur essendo connotata da un’ord<strong>in</strong>atissima geometria<br />

delle parcelle che evoca chiaramente l’antico ord<strong>in</strong>amento viario e colturale romano, ad<br />

eccezione delle aree più prossime al fiume <strong>in</strong> precedenza citate, appare nel complesso<br />

più povera di elementi vegetazionali a corredo dei campi e gli stessi corsi d’acqua<br />

tributari del <strong>Brembo</strong> presentano per ampi tratti sponde completamente prive di<br />

vegetazione.<br />

Le fasce spondali più prossime al fiume <strong>Brembo</strong>, laddove la valle fluviale si<br />

presenta ampia, si caratterizzano per i consistenti depositi alluvionali, alti qualche<br />

metro sopra il livello di morbida. Si tratta di ambienti costituiti da substrati ghiaiosi e<br />

ciottolosi assai permeabili, ricoperti da un esiguo strato di cotica erbosa sui quali<br />

trovano habitat ideale specie vegetali erbacee spiccatamente xerofile e alcune specie<br />

arbustive.<br />

Il confronto con la situazione attuale evidenzia numerose trasformazioni che si<br />

sono prodotte nell’arco temporale di pochi decenni. Innanzitutto occorre osservare che<br />

l’espansione <strong>in</strong>sediativa (residenziale e produttiva) ha manifestato una forte<br />

accelerazione <strong>in</strong> tempi brevissimi, modificando relazioni e rapporti consolidati da secoli<br />

tra i diversi centri abitati e tra questi e il loro territorio di riferimento, istituendo legami<br />

di natura diversa, connessi prevalentemente al tema della mobilità alla scala vasta.<br />

Il fenomeno delle conurbazioni lungo le pr<strong>in</strong>cipali vie di comunicazione è<br />

diventato oggi un problema particolarmente sentito, <strong>in</strong> quanto la mancanza di<br />

attenzione ai valori di natura e di paesaggio a livello di pianificazione urbanistica<br />

comunale ha determ<strong>in</strong>ato la progressiva riduzione degli spazi di <strong>relazione</strong> tra le aree ad<br />

elevato valore ecologico, comportando un loro sempre maggiore isolamento.<br />

Si pensi al sistema di centri dell’Isola Bergamasca, da Presezzo a Filago, ormai<br />

uniti fisicamente da quartieri residenziali e aree artigianali-<strong>in</strong>dustriali cresciute senza<br />

alcun disegno ord<strong>in</strong>atore alla scala territoriale; oppure alla grande conurbazione che<br />

parte da Bergamo e si sviluppa <strong>in</strong> modo quasi del tutto cont<strong>in</strong>uo s<strong>in</strong> verso Boltiere.<br />

In questo quadro di sviluppo <strong>in</strong>tenso e raramente attento ai valori di natura,<br />

vanno assommate le cave e le discariche, anch’esse profondamente <strong>in</strong>cidenti i valori di<br />

paesaggio e gli edifici agricoli isolati, la maggior parte dei quali risultano ormai<br />

trasformati <strong>in</strong> vere e proprie aziende e implementati con manufatti non sempre privi di<br />

impatti sul delicato paesaggio fluviale.<br />

Ma il paesaggio della valle fluviale del <strong>Brembo</strong>, nonostante queste profonde<br />

trasformazioni, conserva ancora aspetti di assoluto <strong>in</strong>teresse, costituiti dai magredi<br />

presenti tra Bonate Sopra, Bonate Sotto e Dalm<strong>in</strong>e, <strong>in</strong> avanzata fase di <strong>in</strong>arbustimento e<br />

dalle vaste superfici boscate che si estendono tra Bonate Sopra e Filago, solo<br />

occasionalmente frammentate da residui appezzamenti agricoli.<br />

Particolarmente significative anche le scarpate fluviali, riccamente boscate, che<br />

con la loro presenza def<strong>in</strong>iscono <strong>in</strong> modo netto la valle fluviale e creano i raccordi con la<br />

trama (<strong>in</strong> realtà sempre più ridotta) delle siepi che <strong>in</strong>nervano gli ambiti agricoli della<br />

pianura e con le cort<strong>in</strong>e arboree dei corsi d’acqua tributari che solcano l’Isola<br />

Bergamasca.<br />

125


L’agricoltura è presente non solo all’esterno della valle fluviale, sul livello<br />

fondamentale della pianura, dove tende a confliggere sempre più con le esigenze di<br />

espansione urbanistica, ma anche all’<strong>in</strong>terno di essa, soprattutto <strong>in</strong> sponda s<strong>in</strong>istra<br />

(questo fenomeno è ormai osservabile per ampi tratti della campagna tra Treviolo e Osio<br />

Sotto), dove le monocolture hanno rapidamente guadagnando terreno sulle colture<br />

promiscue.<br />

È un paesaggio <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>ua modificazione quello del tratto term<strong>in</strong>ale del fiume<br />

<strong>Brembo</strong>, dove ai segni fisici del territorio si sovrappongono con sempre maggiore forza i<br />

segni dovuti all’azione dell’uomo, espressi nelle nuove strade di attraversamento, con i<br />

relativi ponti, con le attrezzature collettive e la riqualificazione della viabilità rurale <strong>in</strong><br />

chiave fruitiva e con la costante presenza all’orizzonte dei simboli del XX secolo appena<br />

trascorso: le torri degli stabilimenti <strong>in</strong>dustriali dell’Isola Bergamasca e della Dalm<strong>in</strong>e,<br />

che si assommano a numerosi altri segni del costruito all’<strong>in</strong>terno di un paesaggio dove<br />

uomo e natura hanno dialogato e dialogano tutt’ora, non senza conflitti.<br />

Riferimenti bibliografici<br />

P. Capell<strong>in</strong>i, T. Terzi, Il <strong>Brembo</strong>, Clusone, 1988<br />

R. Ferl<strong>in</strong>ghetti, L. Pagani, “Il rapporto tra uomo e ambiente: equilibrio possibile?”, <strong>in</strong><br />

AA.VV., Paesaggio vegetale dell’alta pianura bergamasca, Zanica, 2000<br />

L. Goltara, Carta idrografica d’Italia. Irrigazione della prov<strong>in</strong>cia di Bergamo, Bergamo,<br />

1960.<br />

G. Maironi da Ponte, Osservazioni sul Dipartimento del Serio, Bergamo, 1803<br />

G. Maironi da Ponte, Dizionario Odeporico III, Bergamo, 1820<br />

L. Pagani, L’alta pianura tra il <strong>Brembo</strong> e il Serio, <strong>in</strong> AA.VV., Paesaggio vegetale<br />

dell’alta pianura bergamasca, Zanica, 2000<br />

L. Pagani, Una preziosa geografia del Bergamasco, <strong>in</strong> G. Da Lezze, Descrizione di<br />

Bergamo e suo territorio 1596, a cura di V. Marchetti e L. Pagani, Bergamo, 1988<br />

L. Pagani, Il <strong>Brembo</strong>, fiume bergamasco, <strong>in</strong> AA.VV., “Il Fiume <strong>Brembo</strong>”, Contributi allo<br />

studio del territorio bergamasco, XI, Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo, Bergamo, 1994<br />

R. Poggiani Keller, Carta Archeologica della Lombardia, II, La Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo,<br />

Modena, 1992<br />

126


La pianificazione


Una ricognizione degli strumenti di pianificazione territoriale <strong>in</strong>teressanti l’area del<br />

PLIS<br />

Agenda 21 locale<br />

L’agenda 21 è una sorta di manuale promosso dalla pubblica amm<strong>in</strong>istrazione locale che<br />

attraverso il co<strong>in</strong>volgimento di tutti gli attori sociali vuole orientare ed <strong>in</strong>dirizzare allo<br />

sviluppo sostenibile delle proprie realtà urbane. Si riferisce al processo che consente di<br />

def<strong>in</strong>ire gli obiettivi ambientali e consente le condizioni necessarie per il loro<br />

funzionamento, <strong>in</strong> maniera tale da realizzare un processo partecipativo e democratico<br />

che co<strong>in</strong>volga tutti gli attori sociali.<br />

Operativamente l’Agenda 21 locale si basa sull’attivazione e gestione di un processo<br />

partecipato (Forum Ambientale) nonché sulla realizzazione del rapporto sullo stato<br />

dell’ambiente. Il tutto si svolge mediante gruppi di lavoro tematici che prevedono fasi di<br />

analisi, progettazione, attuazione e monitoraggio <strong>in</strong> una logica di miglioramento<br />

cont<strong>in</strong>uo.<br />

Il Forum è lo strumento che consente di attivare la partecipazione pubblica (cittad<strong>in</strong>i,<br />

forze politiche e s<strong>in</strong>dacali, amm<strong>in</strong>istrazioni, organizzazioni non governative, associazioni<br />

ambientaliste, agenzie di protezione ambientale) alle diverse fasi del processo, f<strong>in</strong>o alla<br />

def<strong>in</strong>izione, attuazione, valutazione e revisione del Programma d’Azione.<br />

Ad esso è assegnato <strong>in</strong>nanzitutto il compito di <strong>in</strong>dividuare i pr<strong>in</strong>cipi generali dell’azione<br />

ambientale locale e di pervenire a una visione condivisa sul futuro della comunità<br />

locale, con la f<strong>in</strong>alità di def<strong>in</strong>ire un Piano di Azione Ambientale per l’Agenda 21 Locale<br />

come documento di riferimento per la Prov<strong>in</strong>cia e gli altri attori co<strong>in</strong>volti.<br />

Il Piano d’azione deve costituire, di fatto, un vero progetto di compatibilità ambientale<br />

dello scenario attuale e futuro del contesto urbano metropolitano <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di uso del<br />

suolo, politica dei trasporti, politica della casa, disponibilità ad <strong>in</strong>vestire, servizi,<br />

sviluppo economico, zone periurbane ecc. Un piano che si articoli <strong>in</strong> un periodo<br />

ventennale con un progetto che deve <strong>in</strong>dividuare tempi e modi della crescita sociale ed<br />

economica, def<strong>in</strong>ire dove e come accentrare attività produttive e posti di lavoro, le<br />

diverse densità di <strong>in</strong>sediamento, la localizzazione dei centri commerciali, il sistema di<br />

spazi aperti. Esso deve <strong>in</strong>oltre def<strong>in</strong>ire la politica dei trasporti, che deve porsi tre<br />

obiettivi: miglioramento della qualità ambientale, riduzione e mitigazione<br />

dell’<strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amento dell’aria e dell’acqua, promozione dell’efficienza energetica nel<br />

sistema di trasporto.<br />

L’Agenda 21 Locale rappresenta qu<strong>in</strong>di un nuovo strumento d’<strong>in</strong>novazione per le<br />

politiche e i programmi di settore <strong>in</strong> campo pubblico, imprenditoriale e sociale, per la<br />

realizzazione di uno sviluppo sostenibile. Una partecipazione efficace e duratura nel<br />

tempo richiede periodi piuttosto ampi, negoziazione e concertazione fra i vari <strong>in</strong>teressi<br />

<strong>in</strong> gioco; tale metodologia offre potenziali vantaggi <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di valorizzazione di<br />

progetti esistenti, d’approcci ai problemi e di progetti e alleanze per ogni settore e ogni<br />

attore.<br />

Si tratta di un processo d<strong>in</strong>amico, articolato parallelamente su piccole <strong>in</strong>iziative e su<br />

progetti di lungo term<strong>in</strong>e, che subisce cont<strong>in</strong>ue correzioni di rotta <strong>in</strong> corso d’opera<br />

secondo una logica di cont<strong>in</strong>uo miglioramento, e la cui efficacia dipende da tutti gli<br />

attori co<strong>in</strong>volti.<br />

Per questo deve immedesimarsi nelle realtà locali, per adattarsi alle peculiarità<br />

territoriali, amm<strong>in</strong>istrative e sociale. Gli orientamenti assunti da Agenda 21 Locale<br />

dovrebbero essere volti all’evoluzione <strong>in</strong>terna delle amm<strong>in</strong>istrazioni, mediante la<br />

collaborazione “verticale” del personale e il co<strong>in</strong>volgimento dell’<strong>in</strong>era struttura<br />

129


funzionali alla sperimentazione di forme <strong>in</strong>novative di collaborazione istituzionale tra<br />

regione, Prov<strong>in</strong>cia e Comuni e di partenariato pubblico/privato; ad accrescere la<br />

consapevolezza dell’<strong>in</strong>tera comunità locale, stimolando l’impegno attivo dei cittad<strong>in</strong>i e<br />

delle imprese aff<strong>in</strong>ché adott<strong>in</strong>o modalità di produzione e di consumo di beni e stili di<br />

vita maggiormente orientati alla sostenibilità.<br />

Tale tipo d’approccio permette di accrescere l’efficienza e l’efficacia del processo, sia<br />

sul piano organizzativo per ciò che attiene all’acquisizione delle conoscenze ambientali,<br />

all’attivazione della partecipazione, del forum e della programmazione degli <strong>in</strong>terventi,<br />

sia sul piano gestionale mediante la reale <strong>in</strong>tegrazione tra gli <strong>in</strong>terventi, la riduzione<br />

degli ostacoli nonché all’attuazione e potenziamento degli impatti positivi sull’ambiente<br />

locale anche grazie ad una metodica di lavoro volta a sostenere il processo sul piano<br />

organizzativo. Le l<strong>in</strong>ee di progetto per Agenda 21 della Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo nell’ambito<br />

della realizzazione del PTCP prevede un’organizzazione degli obiettivi per temi trattati<br />

all’<strong>in</strong>terno dei tavoli di lavoro; nelle colonne sono riportate le azioni (quelle numerate <strong>in</strong><br />

grassetto corrispondono alle priorità identificate dai tavoli), gli attori ritenuti necessari<br />

dai gruppi di lavoro del Forum per il raggiungimento degli obiettivi, i tempi che ci si può<br />

ragionevolmente dare per il loro raggiungimento e le risorse a disposizione (queste<br />

ultime due <strong>in</strong>dicazioni sostanzialmente solo per le azioni prioritarie) e gli <strong>in</strong>dicatori di<br />

performance (compilati per le azioni che hanno preso l’avvio anticipatamente alla<br />

verifica del documento).<br />

Un documento che riporta ai partecipanti ai tavoli del Forum gli esiti del processo<br />

proponendo loro uno sguardo complessivo sugli obiettivi identificati e chiedendo loro di<br />

<strong>in</strong>dicare rispetto alla loro specificità (Pubblici amm<strong>in</strong>istratori, Imprenditori, Associazioni<br />

di categoria, Associazioni della società civile, tecnici, ecc.) quelli su cui ritengono di<br />

poter prendere parte al raggiungimento degli obiettivi ma anche <strong>in</strong>iziando ad <strong>in</strong>trodurne<br />

d’ulteriori.<br />

Ad esempio, l’agenda 21 promossa dai Comuni dell’isola Bergamasca con quelli del<br />

distretto di Z<strong>in</strong>gonia fornisce <strong>in</strong>dicazioni molto chiare su come si deve predisporre un<br />

progetto di così ampio respiro. Riportiamo solo alcuni passaggi che evidenziano con<br />

estrema trasparenza l’adozione di metodologie concertative e negoziali tra i diversi<br />

attori<br />

“Ad un anno dal Tavolo di lavoro sul tema biodiversità e agricoltura e con un percorso<br />

di lavoro svolto <strong>in</strong>sieme alla Prov<strong>in</strong>cia e alle Associazioni di categoria è oggi possibile<br />

proporre ai soggetti <strong>in</strong>teressati uno strumento <strong>in</strong> più per consolidare il rapporto tra<br />

Pubblica Amm<strong>in</strong>istrazione e Aziende agricole. La speranza è quella di poter contribuire,<br />

attraverso il progetto d’Agenda 21, alla permanenza e alla riqualificazione dell’<br />

agricoltura dei nostri territori, <strong>in</strong>nanzitutto identificando un’ulteriore possibilità di<br />

<strong>in</strong>tegrazione del reddito dell’Azienda. E’ peraltro esplicito l’<strong>in</strong>teresse a cont<strong>in</strong>uare<br />

nell’azione di trovare delle strade per creare le condizioni aff<strong>in</strong>ché gli imprenditori<br />

agricoli assumano un ruolo più attivo e più consapevole nella difesa e valorizzazione del<br />

territorio; l’ipotesi di una nuova alleanza, di un nuovo patto, di nuove responsabilità,<br />

tra chi governa le trasformazioni, tra chi produce ricchezza e chi genera la domanda,<br />

per affrontare <strong>in</strong>sieme la sfida della “qualità” sembra oggi un fatto <strong>in</strong>eludibile.”. Un<br />

secondo esempio d’Agenda 21 è quello relativo al Consorzio di Bonifica della Media<br />

Pianura. L’attuazione di tale progetto prevede la collaborazione degli enti locali, della<br />

Prov<strong>in</strong>cia, della Regione e di tutte quelle realtà che <strong>in</strong>tendano collaborare. Si prevederà<br />

la realizzazione “di un Forum permanente con il compito di verificare il corretto<br />

adempimento del programma <strong>in</strong> cui si studierà la situazione ambientale attuale e quei<br />

provvedimenti di risanamento che si <strong>in</strong>tendono compiere. Per comprendere meglio i<br />

problemi da affrontare e la strategia da attuare per risolverli, si procederà qu<strong>in</strong>di alla<br />

130


stesura della Relazione sullo Stato dell’Ambiente riguardante <strong>in</strong> particolar modo<br />

l’acqua e il paesaggio naturale ad essa legata.<br />

Il progetto che il Consorzio <strong>in</strong>tende portare a compimento riguarda un <strong>in</strong>sieme<br />

d’<strong>in</strong>terventi che hanno come f<strong>in</strong>e ultimo la sistemazione naturalistica dei corsi d’acqua<br />

(sia delle sponde sia dell’alveo) e il loro riequilibrio idrogeologico per mezzo di vasche<br />

di pioggia che consentiranno di lam<strong>in</strong>are le portate meteoriche <strong>in</strong> eccesso. Queste<br />

vasche saranno <strong>in</strong>oltre utilizzate <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>novativo come laghetti <strong>in</strong>torno ai quali si<br />

svilupperanno delle aree verdi, delle piste ciclo-pedonali, degli allevamenti ittici,<br />

diventando così un luogo di forte <strong>in</strong>teresse socio-ambientale.<br />

Il progetto sopra esposto prenderà <strong>in</strong> considerazione la zona che comprende l’Isola e<br />

Z<strong>in</strong>gonia, dato che qui il processo di Agenda 21 è <strong>in</strong> uno stadio avanzato che permetterà<br />

<strong>in</strong> un immediato futuro la realizzazione del progetto”.<br />

131


Vision condivisa - tematismo biodiversità<br />

Azione Attori Tempi di avvio Risorse Indicatori performance<br />

Def<strong>in</strong>ire un progetto di formazione Associazioni di categoria,<br />

Bando Approvazione prov<strong>in</strong>ciale<br />

14 rivolto ad imprenditori agricoli, Enaip, I.R.E.<br />

X<br />

M<strong>in</strong>istero di corso 120 ore 2002 per la<br />

tecnici comunali, consulenti PA<br />

sul tema Ambiente - Agricoltura<br />

Ambiente formazione professionale<br />

Coord<strong>in</strong>are le progettualità presenti Consorzio Gerundo, I.R.E.,<br />

Mappa dei progetti e loro<br />

15 sul tema della biodiversità Consorzio Bonifica Media<br />

Pianura Bergamasca<br />

X<br />

pr<strong>in</strong>cipali contenuti<br />

Identificare le formule per Amm<strong>in</strong>istratori locali,<br />

Decreto Stesura di bozza di<br />

16 <strong>in</strong>trodurre nei regolamenti affidi I.R.E., Associazioni di<br />

X<br />

Legislativo di convenzione validata dalle<br />

“premiali” alle aziende sostenibili categoria<br />

<strong>in</strong>dirizzo Associazioni di categoria<br />

Identificare un <strong>in</strong>tervento Amm<strong>in</strong>istratori locali,<br />

Life ambiente,<br />

17 condiviso e def<strong>in</strong>ire un progetto I.R.E., Associazioni di<br />

Life natura<br />

per richiedere un f<strong>in</strong>anziamento categoria, Consorzio<br />

X<br />

Life<br />

Gerundo, Consorzio<br />

Bonifica,<br />

Bergamo<br />

Prov<strong>in</strong>cia di<br />

Organizzare un Manifesto per Amm<strong>in</strong>istratori pubblici,<br />

Fondi Regione<br />

18 l’Isola <strong>in</strong> cui si esprimano i valori Associazioni di categoria,<br />

X Lombardia;<br />

territoriali e il ruolo dell’agricoltura Università, Prov<strong>in</strong>cia di<br />

Fondazione<br />

per una sostenibilità dello sviluppo Bergamo , I.R.E.<br />

Cariplo<br />

19<br />

20<br />

Aprire un tavolo di lavoro sulla<br />

trattazione del rifiuto agricolo per<br />

la sua utilizzazione come compost<br />

Amm<strong>in</strong>istratori pubblici,<br />

Associazioni di categoria,<br />

Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo, I.R.E<br />

Azione Attori Tempi di avvio Risorse Indicatori performance<br />

Def<strong>in</strong>ire formule locali per istituire<br />

un referente per le politiche<br />

agricolo-ambientali<br />

Amm<strong>in</strong>istratori pubblici,<br />

B.I.C., I.R.E.<br />

132<br />

X


21<br />

22<br />

23<br />

24<br />

25<br />

Sperimentare forme di parco<br />

agricolo per mantenere e/o<br />

promuovere le coltivazioni tipiche<br />

Promuovere alleanze tra settori<br />

emergenti della società <strong>in</strong>teressati<br />

al cambiamento ecologico<br />

Valorizzare le azioni di<br />

certificazione ambientale delle<br />

aziende ed etichettatura dei<br />

prodotti<br />

Agevolare la realizzazione di opere<br />

che consentano l’adeguamento<br />

tecnologico dell’impresa agricola<br />

Favorire l’<strong>in</strong>tegrazione dei redditi<br />

delle aziende agricole fornendo<br />

occasioni di <strong>relazione</strong> con le fasce<br />

Associazioni di categoria,<br />

Comitati di gestione PLIS,<br />

I.R.E.<br />

Associazioni di categoria,<br />

Unione commercio,<br />

Moderna distribuzione, IRE<br />

Associazioni di categoria,<br />

Provveditorato agli studi,<br />

ASL, IRE<br />

26<br />

“deboli” della popolazione<br />

Incentivare la produzione ed l’uso<br />

di compost di qualità<br />

Promuovere l’uso di mezzi agricoli<br />

27 alimentati da combustibili a basso<br />

impatto<br />

28 Promuovere l’uso dell’energia<br />

29<br />

r<strong>in</strong>novabile nelle aziende agricole<br />

Sviluppare l’agricoltura periurbana<br />

e di autoconsumo residenziale di<br />

qualità<br />

Avviare studi di fattibilità per Associazioni di categoria,<br />

30 nuove economie (3R) che Progetto zeri<br />

valorizz<strong>in</strong>o le presenze vegetali e<br />

animali tipiche e selvatiche<br />

Altro<br />

Altro<br />

Altro<br />

133<br />

Istanza di co-f<strong>in</strong>anziamento<br />

alla Fondazione Cariplo per<br />

PLIS Monte Canto


Vision condivisa - tematismo acqua<br />

Azione Attori Tempi di avvio Risorse Indicatori performance<br />

Sviluppare un progetto che A.C di Ag21L, Consorzio<br />

Bando Elaborazione di progetto<br />

81 valorizzi la risorsa acqua anche a Bonifica Media Pianura,<br />

X<br />

M<strong>in</strong>istero Consorzio Bonifica per<br />

f<strong>in</strong>i sociali attraverso la Prov<strong>in</strong>cia Bergamo, I.R.E.,<br />

dell’Ambiente bando M<strong>in</strong>istero Ambiente<br />

r<strong>in</strong>aturalizzazione dei corsi e la<br />

riduzione delle portate<br />

Avviare e potenziare le <strong>in</strong>iziative<br />

84 di controllo nel patrimonio<br />

immobiliare pubblico (perdite reti,<br />

consumi di edifici pubblici e di<br />

parchi) anche nom<strong>in</strong>ando<br />

responsabili del risparmio<br />

Azione Attori Tempi di avvio Risorse Indicatori performance<br />

Facilitare l’<strong>in</strong>troduzione di<br />

85 <strong>in</strong>novazioni nei cicli produttivi<br />

agricoli – <strong>in</strong>dustriali (risparmio,<br />

diversificazione prelievi, riuso)<br />

Garantire una quota rilevante di<br />

87 superficie non urbanizzata per la<br />

filtrazione proteggendo le aree di<br />

ricarica della falda<br />

Non <strong>in</strong>taccare le peculiarità degli<br />

88 alvei dei torrenti e fiumi (golene,<br />

aree espansione) e potenziarne la<br />

biodiversità (I.B.E., m<strong>in</strong>imo vitale)<br />

oltre che ricostruire una trama<br />

locale<br />

Vision condivisa - tematismo suolo<br />

Azione<br />

Introdurre forme di conduzione ed<br />

Attori Tempi di avvio Risorse Indicatori performance<br />

96 uso dei suoli pubblici appropriati<br />

(rotazione dell’uso dei parchi)<br />

134


100<br />

Favorire l’avvio di economie<br />

collegate all’<strong>in</strong>dustria del legno <strong>in</strong><br />

edilizia (coltivazione e<br />

trasformazione)<br />

Altro<br />

Altro<br />

Altro<br />

135


Agenda strategica<br />

L’Agenda Strategica dell’area di Z<strong>in</strong>gonia è un progetto che nasce dalla volontà di sette<br />

comuni della Bergamasca (Ciserano, Boltiere, Levate, Osio Sotto, Osio Sopra, Verdello,<br />

Verdell<strong>in</strong>o) e si può def<strong>in</strong>ire come un quadro operativo delle trasformazioni <strong>in</strong> atto nel<br />

territorio, una guida per l’<strong>in</strong>dividuazione di progetti e azioni da svolgere<br />

congiuntamente e un percorso di riflessione articolato con gli attori che si sono fatti<br />

promotori dell’<strong>in</strong>iziativa. Questa agenda nasce con l’<strong>in</strong>tento di rispondere ad una<br />

domanda di piano, articolata dai pr<strong>in</strong>cipali soggetti di rappresentanza, da raffigurarsi su<br />

tre livelli come mappa delle conoscenze, delle potenzialità e delle criticità locali.<br />

Oltre ad essere un’occasione per proporre progetti e politiche <strong>in</strong> un’ottica <strong>in</strong>tegrata<br />

l’attenzione è posta sui problemi di carattere territoriale, si concretizza così la<br />

necessità di sviluppare e ri-costruire un territorio delle politiche nel rispetto delle<br />

competenze comunali. In questo modo ci si com<strong>in</strong>cia ad addentrare <strong>in</strong> una territorialità<br />

attiva (delimitare e descrivere un territorio def<strong>in</strong>endolo e progettandolo dal punto di<br />

vista delle politiche attivabili sulla base di valori condivisi) facendo anche emergere il<br />

contributo di attori economici e gli enti locali possono fornire allo strumento strategico<br />

organizzato secondo un orientamento progettuale <strong>in</strong> grado di favorire l'identificazione<br />

di strategie praticabili per affrontarli.<br />

Una rete<br />

aggiornabile<br />

delle<br />

conoscenze<br />

locali<br />

una territorialità<br />

attiva<br />

Un ripensare al<br />

territorio,<br />

a partire dalle<br />

potenzialità<br />

sociali<br />

AGENDA<br />

STRATEGICA<br />

Idea condivisa<br />

di sviluppo<br />

una struttura<br />

cont<strong>in</strong>ua di<br />

coord<strong>in</strong>amento<br />

136<br />

progetti<br />

<strong>in</strong>tegrati per<br />

il territorio<br />

l’attivazione<br />

delle risorse<br />

fisiche e<br />

relazionali<br />

locali


Il Mosaico <strong>in</strong>formatizzato degli strumenti urbanistici comunali<br />

Il Mosaico degli strumenti urbanistici comunali rappresenta l’assemblaggio delle<br />

previsioni dei Piani Regolatori Generali vigenti. Tale mosaico costituisce uno strumento<br />

<strong>in</strong>formativo capace di gestire sia dati alfanumerici sia dati cartografici consentendo<br />

<strong>in</strong>oltre la comparazione tra i diversi piani comunali. L’importanza di tale strumento è<br />

talmente elevata che la Regione Lombardia lo ha <strong>in</strong>serito come “strumento strategico”<br />

per l’attivazione di corrette politiche di sviluppo territoriale.<br />

Mosaico dei PRG <strong>in</strong> corrispondenza del basso corso del fiume <strong>Brembo</strong><<br />

Tale strumento è costituito da due tavole dist<strong>in</strong>te: i) Tavola d’Azzonamento; ii) Tavola<br />

dei V<strong>in</strong>coli di Piano; entrambe le tavole utilizzano come supporto la carta tecnica<br />

regionale.<br />

La pluralità dei progetti che riguardano le grandi <strong>in</strong>frastrutture e la riconfigurazione dei<br />

modelli di sviluppo delle realtà urbane devono tenere conto delle peculiarità espresse<br />

dal territorio ai livelli comunale e prov<strong>in</strong>ciale: solo ricomponendo la frammentazione<br />

delle conoscenze ambientali, e disponendo di un piano prov<strong>in</strong>ciale è possibile elaborare<br />

uno strumento di lavoro capace di governare le trasformazioni ambientali.<br />

Tale strumento, che si configura metodologicamente come un piano, deve essere<br />

capace di <strong>in</strong>dividuare le relazioni tra differenti fattori quali, ad esempio, le trame<br />

<strong>in</strong>sediative (def<strong>in</strong>ite dalla morfologia dell’edificato residenziale e <strong>in</strong>dustriale), cogliendo<br />

le cause che hanno portato alla scelta di tali modelli; i contrasti e le compatibilità che<br />

137


essi esprimono nei confronti delle componenti ambientali; i rischi e le opportunità che<br />

derivano da processi di sviluppo futuri, sulla base di simulazione dei risultati attesi.<br />

La suddivisione operata nel campo dell’allestimento dei sistemi <strong>in</strong>formativi e delle<br />

banche dati è strettamente correlata alla frammentazione dei piani di settore che si<br />

occupano dello studio dei fattori e dei fenomeni ambientali: il maggiore elemento di<br />

rischio, <strong>in</strong> tal senso, è costituito dalla ridondanza delle sorgenti <strong>in</strong>formative (esplicitate<br />

nel solo caso del sistema <strong>in</strong>formativo ambientale).<br />

Per ovviare a tale situazione, il mosaico degli strumenti urbanistici potrebbe favorire un<br />

processo valutativo delle <strong>in</strong>formazioni a disposizioni atte a favorire l’alleggerimento del<br />

sistema complessivo, costituendo un “ambiente di pensiero” orientato alla<br />

comprensione dei processi di pianificazione <strong>in</strong> atto (mediante l’<strong>in</strong>dividuazione delle<br />

scelte strategiche <strong>in</strong> tema ambientale espresse dalle amm<strong>in</strong>istrazioni) e alla valutazione<br />

delle migliori strategie di <strong>in</strong>tervento future. La possibilità di avere a disposizione tutti gli<br />

strumenti relativi al governo del territorio di una determ<strong>in</strong>ata zona consente,come nel<br />

caso del PLIS del Fiume <strong>Brembo</strong>, di <strong>in</strong>dividuare nel modo più corretto possibile sia il<br />

perimetro del parco sia le successive espansioni urbanizzative che ogni s<strong>in</strong>golo comune<br />

dovrà eventualmente predisporre per rispondere alla domanda di abitazioni che nel<br />

corso di questi ultimi anni ha assunto livelli ragguardevoli.<br />

Il Piano Territoriale di Coord<strong>in</strong>amento Prov<strong>in</strong>ciale (PTCP)<br />

Il nuovo metodo di pianificazione <strong>in</strong>trodotto autorevolmente <strong>in</strong> primis dalla<br />

legge 8 giugno 1990, n. 142 ”Ord<strong>in</strong>amento delle autonomie locali”e <strong>in</strong><br />

secondo luogo dalla L.r 5 gennaio 2000, n. 1 “Riord<strong>in</strong>o del sistema delle<br />

autonomie <strong>in</strong> Lombardia. Attuazione del D.lgs 31 marzo 1998, n. 112”<br />

<strong>in</strong>dividua come uno degli strumenti pr<strong>in</strong>cipe della pianificazione il Piano<br />

Territoriale di Coord<strong>in</strong>amento Prov<strong>in</strong>ciale.<br />

Il Piano Territoriale di Coord<strong>in</strong>amento deve assolvere la funzione di<br />

“cusc<strong>in</strong>etto” tra le <strong>in</strong>dicazioni programmatiche elaborate a livello regionale, e<br />

le <strong>in</strong>dicazioni provenienti dall’amm<strong>in</strong>istrazioni comunali, nonché dai privati,<br />

costituendosi <strong>in</strong> questa maniera come l’ago della bilancia tra i due livelli di<br />

pianificazione. L’entrata <strong>in</strong> vigore di questo nuovo strumento, ha reso<br />

possibile una rivalutazione del concetto di territorio, non più v<strong>in</strong>colato alle<br />

s<strong>in</strong>gole trasformazioni, da attuarsi sul territorio, e comunque non più<br />

v<strong>in</strong>colato alle sole funzioni antropiche, ma che abbraccia una pluralità di<br />

elementi che spaziano dal patrimonio culturale, a quello ambientale e<br />

sociale.<br />

La nuova normativa <strong>in</strong>oltre impone che l’elaborazione dello strumento<br />

prov<strong>in</strong>ciale sia risultato di uno sforzo comune da parte di tutte le<br />

amm<strong>in</strong>istrazioni locali, le quali materializzano con lo strumento pianificatorio<br />

l<strong>in</strong>ee comuni di sviluppo.<br />

Gli obiettivi che un piano territoriale di coord<strong>in</strong>amento rivendica, sono<br />

relativi ad alcune questioni che ovviamente trovano la loro più completa<br />

realizzazione a tale scala, senza naturalmente <strong>in</strong>terferire con il le sfere di<br />

competenza dei Comuni <strong>in</strong>teressati e con gli enti gestori parco che si<br />

presentano all’<strong>in</strong>terno del territorio prov<strong>in</strong>ciale.<br />

138


1.1. Le Norme tecniche del PTCP<br />

In questo paragrafo si è voluto prendere <strong>in</strong> esame gli articoli che costituiscono le Nta del<br />

Ptcp di Bergamo e considerare le analisi e qu<strong>in</strong>di le rappresentazioni cartografiche più<br />

idonee per rispondere alla prescrizione normativa.<br />

La cartografia a seguire riporta le 4 carte realizzate ed allegate al PTCP di Bergamo.<br />

1.1.1. La tavola delle <strong>in</strong>frastrutture<br />

Carta delle <strong>in</strong>frastrutture e della mobilità<br />

139<br />

L’immag<strong>in</strong>e qui a fianco riportata<br />

mette <strong>in</strong> evidenza lo schema delle<br />

<strong>in</strong>frastrutture esistenti e di progetto<br />

relative ai Comuni <strong>in</strong>teressati dalla<br />

realizzazione del PLIS del basso corso<br />

del fiume <strong>Brembo</strong>.<br />

Tale schema <strong>in</strong>frastrutturale persegue<br />

obiettivi di efficienza ed efficacia<br />

come più dettagliatamente evidenziati<br />

dall’art. 77.<br />

Tale sistema <strong>in</strong>frastrutturale è<br />

composto da tutte quelle<br />

<strong>in</strong>frastrutture che consentono il<br />

movimento di persone o cose sia<br />

privatamente che collettivamente.<br />

Tale sistema è descritto per s<strong>in</strong>goli<br />

componenti all’art. 78.<br />

Prima di tutto riportiamo il testo <strong>in</strong>tegrale dell’art. 77 riguardante gli obiettivi e le<br />

f<strong>in</strong>alità della rete <strong>in</strong>frastrutturale.<br />

Art. 77 Obiettivi generali dell’organizzazione del sistema<br />

<strong>in</strong>frastrutturale per la mobilità 1. Il PTCP, con riferimento alle diverse<br />

componenti del sistema della mobilità, persegue i seguenti obiettivi : a - il<br />

sistema della mobilità, deve assicurare la migliore accessibilità territoriale<br />

delle diverse aree geografiche della prov<strong>in</strong>cia ed il collegamento delle reti<br />

prov<strong>in</strong>ciali del trasporto con quelle regionali e nazionali, a supporto dello<br />

sviluppo socio economico dell’<strong>in</strong>tera prov<strong>in</strong>cia; b - l’<strong>in</strong>tegrazione tra i<br />

diversi sistemi di trasporto e le differenti reti <strong>in</strong>frastrutturali è elemento<br />

essenziale per l’organizzazione complessiva della mobilità delle persone e<br />

delle merci nel territorio prov<strong>in</strong>ciale e per favorire il riequilibrio modale<br />

ferro-gomma, mezzo privato-mezzo pubblico; c - lo sviluppo delle<br />

<strong>in</strong>frastrutture su ferro (ferrovie e tramvie) deve tendere alla realizzazione<br />

di un sistema portante del trasporto pubblico, con il quale deve <strong>in</strong>tegrarsi<br />

il trasporto privato tramite lo sviluppo delle aree di <strong>in</strong>terscambio; d - gli<br />

<strong>in</strong>terventi di adeguamento e di potenziamento della rete viaria devono


garantire il miglioramento della qualità urbana, la sicurezza, la<br />

fluidificazione del traffico, favorendo l’organizzazione gerarchica della<br />

rete <strong>in</strong> <strong>relazione</strong> alle funzioni assegnate a ciascuna strada; e - le nuove<br />

<strong>in</strong>frastrutture e l’adeguamento di quelle esistenti devono essere realizzate<br />

considerando anche gli spazi e le attrezzature complementari atte a<br />

soddisfare le esigenze connesse alla piena funzionalità della rete,<br />

l’accessibilità delle aree servite, l’<strong>in</strong>serimento ambientale anche tramite<br />

<strong>in</strong>terventi di riqualificazione territoriale coord<strong>in</strong>ati; f - la rete<br />

<strong>in</strong>frastrutturale, esistente e di previsione, deve essere protetta<br />

con adeguate fasce di rispetto per mantenere nel tempo le proprie<br />

caratteristiche di funzionalità e di compatibilità territoriale; g - la<br />

rete viaria pr<strong>in</strong>cipale, esistente e di previsione, deve essere<br />

protetta anche con la limitazione delle <strong>in</strong>tersezioni con la viabilità<br />

di livello <strong>in</strong>feriore; h - la rete delle piste ciclabili <strong>in</strong>tercomunali<br />

deve favorire gli spostamenti casa-lavoro-servizi e la fruibilità dei<br />

luoghi con elevate qualità paesistico-ambientali.<br />

Nel territorio <strong>in</strong>teressato dal PLIS del <strong>Brembo</strong> esistono solo 2 <strong>in</strong>frastrutture<br />

che tagliano trasversalmente l’area del Parco. La prima <strong>in</strong>frastruttura,<br />

partendo da nord, è la gronda ferroviaria nord-est tratto Carnate, Filago,<br />

Dalm<strong>in</strong>e, Levate; Verdello. Tale <strong>in</strong>frastruttura determ<strong>in</strong>a, ai sensi e per forza<br />

dell’art. 81 un corridoio di tutela della larghezza massima di 100 m (50m<br />

dall’asse). Parallelamente alla realizzzazione di questa percorso si<br />

costruiranno due nuovi poli di <strong>in</strong>terscambio (stazioni), uno tra il comune di<br />

Osio Sopra e Mariano di Dalm<strong>in</strong>e, l’altro <strong>in</strong> corrispondenza del comune di<br />

Filago. Sono strutture molto importanti che consentono di potenziare<br />

l’accessibilità delle aree con il trasporto pubblico rendendo il PLIS più<br />

visitabile e valorizzabile.<br />

La seconda <strong>in</strong>frastruttura, ma certamente non meno importante <strong>in</strong> quanto<br />

attesa e discussa da ormai 40 anni, è la pedemontana che trova <strong>in</strong>izio nel<br />

Comune di Osio Sotto per poi proseguire a sud tramite il raccordo autostradale<br />

tra Pedemontana, Bre-Be-Mi, nuova sede della SS 42 /525 f<strong>in</strong>o alla tangenziale<br />

sud. Anche la Pedemontana determ<strong>in</strong>a dei corridoi di tutela di dimensioni<br />

dell’ord<strong>in</strong>e dei 200 m (100 m dall’asse). Questa <strong>in</strong>frastruttura tuttavia ha<br />

determ<strong>in</strong>ato e determ<strong>in</strong>a tuttora molti malcontenti che hanno comportato la<br />

ridef<strong>in</strong>izione del tracciato.<br />

Molto importante è la realizzazione di un adeguato sistema di <strong>in</strong>frastrutture<br />

ciclo-pedonali che consentirà a tutti di potersi muovere <strong>in</strong> sicurezza e su tutto<br />

il territorio del basso corso del Fiume <strong>Brembo</strong>. Già nel 1997 è stato realizzato<br />

uno studio di pista ciclo-pedonale per tutti i comuni del <strong>Brembo</strong>, ma è<br />

necessario trovare i fondi, la volontà e l’impegno per materializzare tutto<br />

quanto è stato progettato. In modo particolare sottol<strong>in</strong>eiamo la pista ciclopedonale<br />

che partendo dalla “rasica “ collega Osio Sotto con Osio Sopra per<br />

poi proseguire rispettivamente per Boltiere, Verdello, Levate e per Mariano di<br />

Dalm<strong>in</strong>e, Dalm<strong>in</strong>e, nonché la pista ciclo-pedonale che collega Trezzo<br />

sull’Adda, Brembate per poi seguire il corso del fiume <strong>Brembo</strong> collegando i<br />

vari comuni che vi si affacciano.<br />

140


1.1.1 Carta “Paesaggio ed Ambiente”<br />

La carta del “Paesaggio ed Ambiente” mette <strong>in</strong> evidenza le caratteristiche nonché i<br />

valori ambientali e paesaggistici del territorio. In modo particolare poniamo la nostra<br />

attenzione ai comuni che ricadono all’<strong>in</strong>terno del basso corso del fiume <strong>Brembo</strong><br />

evidenziando le peculiarità dell’area. Nell’area considerata si capisce il grande valore<br />

che ha l’attività agricola nell’area. Anche se non si tratta più di lavorazioni estensive di<br />

grande dimensione, tale attività serve non solo per la produzione di materie alimentari,<br />

ma anche per presidiare il territorio.<br />

L’attenzione a questo ambito sottol<strong>in</strong>ea l’importanza che il piano territoriale di<br />

coord<strong>in</strong>amento attribuisce alle aree agricole compromesse e/o marg<strong>in</strong>ali e riconosce,<br />

anche se non esplicitamente, la necessità di realizzare un <strong>in</strong>ventario su tutte quelle<br />

aree che sono soggette a fenomeni di degrado. La catalogazione delle aree deve<br />

avvenire <strong>in</strong> modo da comprendere anche la natura del degrado, nonché i fattori che<br />

hanno contribuito e che contribuiscono tuttora a determ<strong>in</strong>are lo stato di degrado, <strong>in</strong><br />

modo da predisporre strumenti idonei a riprist<strong>in</strong>are la situazione orig<strong>in</strong>ale.<br />

Carta del paesaggio e ambiente<br />

1<br />

5<br />

2<br />

2<br />

5<br />

2 2<br />

3<br />

3<br />

2 2<br />

2<br />

4<br />

3<br />

2<br />

141<br />

L’immag<strong>in</strong>a qui a fianco<br />

rappresentata mette <strong>in</strong><br />

evidenze le emergenze<br />

ambientali e paesaggistiche <strong>in</strong><br />

prossimità dei comuni<br />

costituenti al PLIS del <strong>Brembo</strong>.<br />

In particolare mettiamo <strong>in</strong><br />

evidenza alcuni articoli del<br />

PTCP che pongono l’accento<br />

sull’importanza del sistema<br />

agricoli (1 e 2) , sugli ambiti da<br />

istituire a PLIS (3) e sulle zone<br />

di particolare <strong>in</strong>teressa<br />

paesaggistico (4 e 5).<br />

Questi contesti territoriali trovano un riscontro immediato nelle norme tecniche di<br />

attuazione del Ptcp. Per facilità di lettura riportiamo i testi <strong>in</strong>tegrali di tali articoli<br />

riservandoci successivamente un commento.<br />

“Art.60 Contesti a vocazione agricola caratterizzati dalla presenza<br />

del reticolo irriguo, dalla frequenza di presenze arboree e dalla<br />

presenza di elementi e strutture edilizie di prem<strong>in</strong>ente significato<br />

storico culturale: Queste zone sono caratterizzate da un sistema<br />

naturale e agrario e da un sistema idroregolatore che trova la sua<br />

4<br />

4


espressione nella fascia di affioramento (risorgive) e di conseguenza<br />

nell’afflusso delle acque irrigue nella bassa pianura. Valgono le seguenti<br />

prescrizioni: 1. Le azioni di tutela devono essere <strong>in</strong>dirizzate su elementi<br />

di riconosciuta rilevanza paesistica, dovranno affiancarsi ad azioni di<br />

re<strong>in</strong>tegrazione arborea e del reticolo colturale storico, ed a una mirata<br />

ridef<strong>in</strong>izione del sistema, anche <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i sovracomunali, delle aree<br />

verdi. Sono <strong>in</strong>oltre da attuare le seguenti direttive: 1. Vanno mantenuti<br />

il più possibile i solchi e le piccole depressioni determ<strong>in</strong>ate dallo<br />

scorrimento dei corsi d’acqua m<strong>in</strong>ori che, con la loro vegetazione di ripa<br />

sono <strong>in</strong> grado di variare l’andamento uniforme della pianura. 2. Deve<br />

essere valorizzata la matrice rurale degli <strong>in</strong>sediamenti che costituisce<br />

<strong>in</strong>oltre un segno storico <strong>in</strong> via di dissoluzione per la tendenza<br />

generalizzata alla saldatura tra gli abitati; pertanto vanno evitate le<br />

conurbazioni, anche attraverso il mantenimento delle aree libere da<br />

edificazione, e potenziando gli aspetti naturalistici e agrari presenti e<br />

potenziali delle aree”.<br />

“Art. 65 Aree agricole con f<strong>in</strong>alità di protezione e conservazione:<br />

esse sono configurate le seguenti funzioni: a) Ambiti di conservazione di<br />

spazi liberi <strong>in</strong>terurbani e di connessione Per tali aree <strong>in</strong>dividuate alla<br />

tavola E2. 2 i PRG prevederanno una forte limitazione dell’occupazione<br />

dei suoli liberi, anche nel caso di allocazione di strutture al servizio dell’<br />

agricoltura. I PRG dovranno qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong>dividuare, ai sensi degli art. 1 e 2<br />

della L.R. 1/2001 le funzioni e le attrezzature vietate, dovranno essere<br />

<strong>in</strong>dicati specifici parametri edilizi e previste adeguate <strong>in</strong>dicazioni e<br />

modalità localizzative per le strutture ammissibili. I perimetri delle aree<br />

sono <strong>in</strong>dicativi e potranno qu<strong>in</strong>di subire modificazioni, alle condizioni di<br />

cui all’art. 93, comma3, mentre sono prescrittive la cont<strong>in</strong>uità delle<br />

fasce e il mantenimento degli spazi liberi <strong>in</strong>terurbani. b) Zone a<br />

struttura vegetazionale di mitigazione dell’impatto ambientale e di<br />

<strong>in</strong>serimento paesaggistico delle <strong>in</strong>frastrutture. La tav. E2.2 <strong>in</strong>dica i<br />

corridoi e spazi verdi f<strong>in</strong>alizzati all’<strong>in</strong>serimento ambientale dei tracciati<br />

<strong>in</strong>frastrutturali, da effettuarsi con una progettazione specifica e con<br />

eventuale riqualificazione paesaggistica. Ove necessario dovrà essere<br />

armonicamente <strong>in</strong>serita una fascia – diaframma vegetazionale per la<br />

mitigazione degli <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amenti prodotti dai traffici. Tali fasce si<br />

<strong>in</strong>tegrano al sistema dei corridoi ecologici e paesistici e agli areali di<br />

particolare valore ambientale <strong>in</strong>dividuati dalla tavola E2.2 del PTCP.”<br />

Tali articoli mettono bene <strong>in</strong> evidenza la necessità di valorizzazione dell’ambiente<br />

agricolo, soprattutto nei confronti dei suoi caratteri storici. La storia di un luogo<br />

rappresenta la base per poter <strong>in</strong>dirizzare le scelte del domani, mantenendo saldo le<br />

peculiarità l’area offre. La valorizzazione di tali zone è garantita mediante la tutela di<br />

alcuni elementi caratteristici delle zone agricole sia essi di carattere naturalistico o<br />

antropico. Tutti gli <strong>in</strong>terventi di salvaguardia e valorizzazione devono comunque<br />

confrontarsi con la produttività agricola dell’area agricola. Il mantenimento dell’attività<br />

primaria rappresenta un presidio fondamentale per la salvaguardia del territorio e tale<br />

presidio può essere mantenuto nel tempo solo se si offrono delle condizioni vantaggiose<br />

al lavoratore agricolo. Molte direttive della comunità europea sono orientate al<br />

sostegno economico dei proprietario fondiario che, decidendo di attuare politiche per<br />

142


migliorare il sistema ambientale nel contesto agricolo, può att<strong>in</strong>gere a fondi economici<br />

europei. Una cosa è comunque certa : il territorio agricolo non può più essere<br />

considerato come un semplice contenitore dell’urbanizzato, sempre pronto ad<br />

accogliere le sue espansioni, ma deve essere considerato allo stesso livello di un<br />

territorio antropizzato, che segue regole differenti, ma che necessità di una sua<br />

organicità. Inoltre l’art. 60 mette <strong>in</strong> evidenza l’importanza del sistema idrico<br />

superficiale. La necessità di rappresentare cartograficamente il reticolo idrografico,<br />

pr<strong>in</strong>cipale e secondario, mettendo bene <strong>in</strong> evidenza il sistema delle rogge e dei cavi<br />

irrigui e identificando tra di loro una gerarchia sia di portata che temporale (valenza<br />

storica), permette di capire la reale quantificazione di questa importantissima risorsa.<br />

Oltre ad identificare il sistema dei canali e delle rogge è possibile cartografare anche la<br />

presenza di fontanili, ancora numerosi nella pianura irrigua nonostante la loro caduta di<br />

importanza dovuta alle grandi opere irrigue, il loro <strong>in</strong>teresse rimane alto <strong>in</strong> quanto<br />

mantengono la stessa temperatura per tutto l’anno. La valorizzazione del reticolo<br />

irriguo avviene <strong>in</strong> molte maniere, da una pulitura del sistema stesso, ad una messa <strong>in</strong><br />

sicurezza mediante opere di <strong>in</strong>gegneria naturalistica di alcune sponde soggette a<br />

pericoli improvvisi<br />

Oltre agli aspetti legati al settore primario, la cartografia mette <strong>in</strong> evidenza gli ambiti<br />

che possono accogliere l’istituzione di un PLIS ossia di un Parco Locale di Interesse<br />

Sovracomunale. Come si ev<strong>in</strong>ce dalla parola stessa, <strong>in</strong> quel area si manifestano<br />

caratteristiche ambientali meritevoli di essere considerate di <strong>in</strong>teresse sovracomunale e<br />

non solo limitate alla popolazione del comune <strong>in</strong> cui <strong>in</strong>sistono. Queste aree sono<br />

identificate con il numero 3 e corrispondono all’ art. 65<br />

“Art. 71 Ambiti di opportuna istituzione dei P.L.I.S. (Parchi Locali di<br />

Interesse Sovracomunale) Il P.T.C.P. <strong>in</strong>dividua alcuni ambiti di<br />

particolare significato naturalistico, ambientale e paesistico di<br />

dimensione sovracomunale e con caratteri di <strong>in</strong>teresse prov<strong>in</strong>ciale per i<br />

quali viene ritenuta opportuna la promozione l’istituzione di PLIS., al<br />

f<strong>in</strong>e di garantire una maggiore valorizzazione del patrimonio naturale e<br />

paesistico e una progettazione degli <strong>in</strong>terventi, sia sotto il profilo delle<br />

opportunità di utilizzo delle risorse a f<strong>in</strong>i di miglioramento della qualità<br />

dell’offerta ambientale e paesistica, sia sotto il profilo della gestione<br />

degli <strong>in</strong>terventi per la salvaguardia e la valorizzazione dei luoghi e delle<br />

loro peculiarità. 2. A tal f<strong>in</strong>e la Prov<strong>in</strong>cia potrà promuovere <strong>in</strong>iziative<br />

opportune per la formazione dei PLIS di cui al comma 1. 3. F<strong>in</strong>o<br />

all’approvazione dei PLIS i suddetti ambiti sono soggetti alla discipl<strong>in</strong>a<br />

dell’art. 54 e seguenti, <strong>in</strong> rapporto alla classificazione delle aree <strong>in</strong> essi<br />

comprese, come <strong>in</strong>dividuata nella tavola allegato E5.4. In particolare le<br />

aree <strong>in</strong>dividuate nel sistema del “Paesaggio della naturalità” sono<br />

soggette alla discipl<strong>in</strong>a dell’art.54. Le aree <strong>in</strong>terne al sistema del<br />

“Paesaggio agrario e delle aree coltivate” e appartenenti alla “fascia<br />

prealp<strong>in</strong>a”, sono soggette alla discipl<strong>in</strong>a dell’art.58. Le aree <strong>in</strong>terne al<br />

medesimo sistema e appartenenti alla “fascia coll<strong>in</strong>are”, sono soggette<br />

alla discipl<strong>in</strong>a dell’art. 59. Le aree della “fascia della pianura” sono<br />

soggette, nell’ord<strong>in</strong>e, alla discipl<strong>in</strong>a degli art. 60, 61, 54, 64, 57. Gli<br />

strumenti urbanistici comunali dovranno specificamente <strong>in</strong>dividuare tutti<br />

i “sistemi ed elementi di rilevanza paesistica” def<strong>in</strong>iti alla Tav. E5.4,<br />

prevedendone specifica discipl<strong>in</strong>a e valorizzazione. 4. Il PTCP recepisce<br />

<strong>in</strong>oltre i PLIS istituiti anche se non specificamente rappresentati nella<br />

143


cartografia di Piano. 5. Qualora venissero istituiti da parte di Enti locali<br />

nuovi PLIS successivamente all’adozione del Piano, le previsioni e le<br />

prescrizioni a contenuto ambientale, paesistico e naturalistico saranno<br />

considerati come elementi di maggiore def<strong>in</strong>izione, ai sensi degli articoli<br />

3, 3° comma e 6, del PTPR e, come tali, saranno prevalenti<br />

immediatamente sulla discipl<strong>in</strong>a del PTCP, fatti salvi gli elementi<br />

prescrittivi relativi al quadro <strong>in</strong>frastrutturale.”<br />

Nella cartografia <strong>in</strong>oltre vengono identificate alcune aree che presentano un elevato<br />

valore naturalistico e paesaggistico, nonché aree soggette a valorizzazione,<br />

progettazione e riqualificazione paesaggistica. Concentrare l'attenzione sul paesaggio<br />

deve servire anche per ripensare l'<strong>in</strong>sieme delle politiche che riguardano il territorio. Il<br />

tema è <strong>in</strong>fatti da un lato estremamente complesso perché implica un salto di qualità<br />

rispetto alle tradizionali categorie di analisi e di <strong>in</strong>tervento ma dall'altro è<br />

particolarmente utile perché è l'approccio che meglio si adatta a comprendere la<br />

dimensione articolata e stratificata nelle forme fisiche, sociali, economiche e culturali<br />

del territorio italiano.<br />

Un utile esempio ci viene dall'esperienza realizzata con il sistema dei Parchi e delle<br />

aree protette che oggi rappresenta un marchio di qualità e un segno ben comprensibile<br />

nell'immag<strong>in</strong>ario locale e nazionale. Una sfida a costruire nuovi immag<strong>in</strong>ari partendo<br />

dalla forza comunicativa dei paesaggi italiani. L'obiettivo deve essere quello di costruire<br />

progetti di valorizzazione che contribuiscano a sviluppare caratteri, identità e qualità.<br />

Disegnare nuovi immag<strong>in</strong>ari paesistici, orig<strong>in</strong>ali "segni di riconoscibilità<br />

Il "modello istituzionale" che sarebbe auspicabile proporre assegna un ruolo centrale al<br />

Piano Paesistico Regionale che rappresenta il fondamentale riferimento per<br />

l’<strong>in</strong>dividuazione e la tutela dei beni di rilevanza storica, ambientale e paesistica, anche<br />

per aspetti non precedentemente sottoposti a v<strong>in</strong>colo dalle procedure delle Leggi<br />

1497/39 e 431/85.<br />

Il PTC prov<strong>in</strong>ciale dovrebbe rappresentare <strong>in</strong>vece il luogo dove avviene l'<strong>in</strong>contro tra le<br />

<strong>in</strong>dicazioni di pianificazione territoriale, paesistica e ambientale. Tale strumento<br />

riassume così le <strong>in</strong>dicazioni dei Piani di Bac<strong>in</strong>o, Paesistici, dei Parchi fornendo una<br />

lettura unitaria dei diversi piani di settore. Solo <strong>in</strong>fatti con una pianificazione <strong>in</strong>tegrata<br />

degli aspetti <strong>in</strong>frastrutturali, <strong>in</strong>sediativi, ambientali e paesistici si può determ<strong>in</strong>are uno<br />

sviluppo sostenibile del territorio. Tali aree, localizzate pr<strong>in</strong>cipalmente <strong>in</strong> prossimità di<br />

nuove <strong>in</strong>frastrutture, sono poste a ovest dell’autostrada A4 e nella parte meridionale<br />

dell’Isola Bergamasca. I riferimenti normativi per tali aree sono l’art. 54 e l’art. 66:<br />

“Art. 54 Contesti di elevato valore naturalistico e paesistico<br />

:prescrizioni<br />

1. Gli ambiti di cui al presente articolo sono caratterizzai da un<strong>in</strong>sieme<br />

articolato di elementi di valenza ambientale e paesisticacon presenze di<br />

<strong>in</strong>teresse storico, geomorfologico e naturalistico tali da determ<strong>in</strong>are<br />

situazioni di particolare <strong>in</strong>teresse <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e alla necessità di azioni di<br />

tutela e valorizzazione. In tali ambiti è da perseguire la conservazione,<br />

la valorizzazione e il recupero di tutti gli elementi costitutivi del<br />

paesaggio e la salvaguardia delle presenze significative della naturalità.<br />

Ogni tipo di attività o di <strong>in</strong>tervento deve avvenire avendo cura anche<br />

della valorizzazione dei percorsi storici presenti, delle presenze edilizie<br />

e dei nuclei di antica formazione e di tutti gli elementi di rilevanza<br />

paesistica, avendo come riferimento per la loro <strong>in</strong>dividuazione e<br />

144


discipl<strong>in</strong>a le <strong>in</strong>dicazioni <strong>in</strong>erenti le componenti dei “sistemi ed elementi<br />

di rilevanza paesistica” così come <strong>in</strong>dividuati alla tav. allegato E.5.4. 2.<br />

In tali zone potranno essere ammessi <strong>in</strong>terventi che prevedano<br />

trasformazioni edilizie e urbanistiche del territorio solo se f<strong>in</strong>alizzate<br />

alle attività necessarie per la conduzione agricola e agro-silvo-pastorale.<br />

Sono altresì ammesse trasformazioni edilizie f<strong>in</strong>alizzate<br />

all’organizzazione dell’attività turistica laddove queste siano previste<br />

dai Piani di Settore di cui al precedente art. 17. È di massima esclusa la<br />

previsione d’ambiti <strong>in</strong>sediativi, salvo <strong>in</strong>terventi da subord<strong>in</strong>are a<br />

preventiva variante al PTCP. I Comuni, <strong>in</strong> fase di adeguamento dello<br />

strumento urbanistico o di formazione di un nuovo strumento o di sue<br />

varianti, verificano e <strong>in</strong>dividuano i perimetri degli ambiti di cui al<br />

presente articolo e possono proporre eventuali modifiche degli stessi che<br />

potranno essere recepite previa variante al PTCP. 3. Gli <strong>in</strong>terventi<br />

ammessi dal presente articolo dovranno essere sottoposti a specifiche<br />

<strong>in</strong>tese con la Prov<strong>in</strong>cia f<strong>in</strong>alizzate alla verifica di coerenza con gli<br />

<strong>in</strong>dirizzi del PTCP. Sono fatti salvi <strong>in</strong>terventi edilizi necessari<br />

all’esercizio dell’attività agricola, per i quali i Regolamenti Edilizi<br />

comunali dovranno comunque def<strong>in</strong>ire precise <strong>in</strong>dicazioni <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e<br />

all’uso dei materiali e delle tecniche costruttive.”<br />

“Art.66 Ambiti di valorizzazione, riqualificazione e progettazione<br />

paesistica<br />

1. Il PTCP si pone come obiettivo quello di <strong>in</strong>dividuare già alla scala<br />

territoriale – e promuovere alla scala locale – la realizzazione di un<br />

sistema d’aree e ambiti di “cont<strong>in</strong>uità del verde”, anche nella pianura e<br />

nelle zone di più modesto pregio con particolare attenzione agli<br />

elementi di cont<strong>in</strong>uità delle preesistenze e delle fasce già <strong>in</strong> formazione<br />

sempre con attenzione alla varietà e alla diversità biologica. 2. Allo<br />

stesso modo il PTCP si pone di tutelare il paesaggio nei suoi caratteri<br />

peculiari, promuoverne la riqualificazione dei sistemi più degradati e<br />

promuovere la formazione di “nuovi paesaggi” ove siano presenti<br />

elementi di segno negativo o siano previsti nuovi <strong>in</strong>terventi di<br />

trasformazione territoriale. 3. A tal f<strong>in</strong>e <strong>in</strong>dividua ambiti, areali e<br />

corridoi territoriali che, pur nell’ambito della loro utilizzabilità anche a<br />

f<strong>in</strong>i agricoli, sono volti a f<strong>in</strong>alità di caratterizzazione ambientale e<br />

paesistica con <strong>in</strong>terventi di conservazione, di valorizzazione e/o di<br />

progettazione paesistica. 4. I P.R.G. comunali dovranno prevedere<br />

nell’ambito dei rispettivi azzonamenti, d’<strong>in</strong>tesa con la Prov<strong>in</strong>cia, la<br />

def<strong>in</strong>izione e la perimetrazione delle aree di cui al presente articolo<br />

come <strong>in</strong>dividuate alla tav. E2. 2 del PTCP, con la possibilità di meglio<br />

def<strong>in</strong>ire i contorni, fermo restando l’ord<strong>in</strong>e di grandezza dimensionale<br />

delle fasce e/o degli areali. 5. Le aree <strong>in</strong>terne a questi ambiti potranno<br />

essere utilizzate a f<strong>in</strong>i agricoli e/o per f<strong>in</strong>alità di <strong>in</strong>teresse e uso<br />

pubblico connesso con gli <strong>in</strong>terventi di riqualificazione ambientale e<br />

paesistica. 6. Sono escluse altre forme di <strong>in</strong>sediamento e di<br />

edificazione”.<br />

145


1.1.3. Tavola del suolo e delle acque<br />

Tavola del suolo e delle acque<br />

146<br />

Nell’immag<strong>in</strong>e qui a fianco riportata,<br />

si mette <strong>in</strong> evidenza il sistema del<br />

suolo e delle acque con l’<strong>in</strong>dicazione<br />

delle fasce di perimetrazione del<br />

Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.)<br />

(art. 38) e una classificazione dei suoli<br />

<strong>in</strong> <strong>relazione</strong> alle caratteristiche<br />

idrogeologiche delle varie zone.<br />

Come riportato nelle Norme tecniche<br />

di attuazione , tale tavola mette <strong>in</strong><br />

evidenza i perimetri delle <strong>in</strong>dicazioni<br />

delle aree di criticità <strong>in</strong> ambito di<br />

pianura soggette a rischi conseguenti<br />

a: i) fattori naturali di vulnerabilità<br />

idrogeologica; ii) fattori di eventi<br />

esondativi dei corsi d’acqua naturali;<br />

iii) fattori dovuti ad elevata densità<br />

dei pozzi di captazione; iv) fattori<br />

dovuti ad <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amenti e alla presenza<br />

di cave e discariche.<br />

Nell’ambito del basso corso del fiume <strong>Brembo</strong> <strong>in</strong>teressato dalla realizzazione del PLIS<br />

<strong>in</strong>sistono due classi di pericolosità e/o criticità. In particolare tutto il corso del fiume<br />

<strong>Brembo</strong>, oltre ad essere <strong>in</strong>serito nelle fasce fluviali <strong>in</strong>dividuate dal PAI (A e B), è<br />

<strong>in</strong>teressato da un’area, di larghezza variabile, nella quale gli <strong>in</strong>terventi di<br />

trasformazione territoriale devono essere assoggettati a puntuale verifica di<br />

compatibilità geologica ed idraulica. Riportiamo il testo delle nta che si riferisce a<br />

questo particolare ambito:<br />

(art 44 c. 1) Ambiti di pianura nei quali gli <strong>in</strong>terventi di trasformazione<br />

territoriale devono essere assoggettati a puntuale verifica di<br />

compatibilità geologica ed idraulica. Si tratta di ambiti sui quali si rileva<br />

la presenza di valori bassi di profondità della falda rispetto al piano<br />

campagna e la mancanza, o il limitato spessore, dello strato di<br />

impermeabilità superficiale. In tali aree ogni <strong>in</strong>tervento che possa<br />

potenzialmente alterare le condizioni chimico-fisiche delle acque presenti<br />

nel sottosuolo (esemplificativamente: <strong>in</strong>sediamenti agricoli; <strong>in</strong>sediamenti<br />

<strong>in</strong>dustriali giudicati pericolosi, trivellazione di nuovi pozzi) dovrà essere<br />

sottoposto ad un approfondito studio di compatibilità idrogeologica ed<br />

idraulica che ne attesti l’idoneità.<br />

Il secondo ambito <strong>in</strong>teressa una fascia che partendo dal comune di Dalm<strong>in</strong>e si propaga<br />

<strong>in</strong> direzione sud f<strong>in</strong>o a Boltiere e oltre. Tale ambito <strong>in</strong>globa <strong>in</strong> modo particolare il<br />

“villaggio della Dalm<strong>in</strong>e”, l’abitato di Mariano, di Osio Sopra, la parte occidentale di<br />

Osio Sotto e la quasi totalità del Comune di Boltiere. Un’area di tali caratteristiche si


evidenzia anche <strong>in</strong> prossimità dell’abitato di Brembate, Trezzo d’Adda e Filago con<br />

quantità e modalità differenti.<br />

In questa fascia gli <strong>in</strong>terventi di trasformazione territoriale devono mantenere come<br />

soglia m<strong>in</strong>imale le condizioni geologiche ed idrauliche esistenti.<br />

Ambiti di pianura nei quali gli <strong>in</strong>terventi di trasformazione<br />

territoriale devono mantenere come soglia m<strong>in</strong>imale le condizioni<br />

geologiche ed idrauliche esistenti. Si tratta di ambiti con presenza della<br />

coltre superficiale di contenuta potenzialità ma con falda profonda<br />

rispetto al piano campagna e caratterizzati da una elevata densità di<br />

pozzi che vengono a costituire zone di connessione per le acque contenute<br />

<strong>in</strong> strati acquiferi, determ<strong>in</strong>ando il miscelamento e qu<strong>in</strong>di la variazione<br />

dell’orig<strong>in</strong>aria composizione idrochimica della falda determ<strong>in</strong>ando una<br />

elevata vulnerabilità idrologica. In tali aree dovranno comunque essere<br />

effettuati, per ambiti, analisi e studi che diano <strong>in</strong>dicazione atti a<br />

garantire <strong>in</strong>terventi che non riducano le condizioni di assetto<br />

idrogeologico vigenti. Qualora si volessero realizzare pozzi per uso<br />

agricolo, <strong>in</strong>dustriale o potabile, si dovrà documentare <strong>in</strong> modo<br />

approfondito la effettiva necessità dell’<strong>in</strong>tervento <strong>in</strong> particolare nelle<br />

aree ad elevata vulnerabilità idrogeologica. Qualora questa fosse<br />

avvallata da riscontri oggettivi, si dovrà imporre la realizzazione<br />

dell’opera di captazione a regola d’arte, <strong>in</strong> modo da preservare la qualità<br />

dell’acqua delle falde più profonde e protette, impedendo il loro<br />

miscelamento con quelle più superficiali e contam<strong>in</strong>ate. Per quanto<br />

attiene la gestione e la salvaguardia del pozzo si rimanda al D.L.<br />

258/2000.<br />

147


1.1.4. Carta del territorio e dei sistemi <strong>in</strong>sediati<br />

Sistemi <strong>in</strong>sediativi<br />

Riportiamo il testo relativo agli obiettivi della politica degli <strong>in</strong>sediamenti.<br />

148<br />

La cartografia a fianco riportata mette <strong>in</strong><br />

evidenza i sistemi <strong>in</strong>sediativi (urbanizzazione,<br />

<strong>in</strong>frastrutture) con la rete del verde e dei<br />

parchi regionali.<br />

I sistemi <strong>in</strong>sediativi vengono tratti dal PTCP<br />

dall’articolo 89 all’art. 102.<br />

Gli obiettivi di una corretta politica<br />

<strong>in</strong>sediativa sono evidenziati dall’art. 89,<br />

mentre gli articoli successivi pongono<br />

l’attenzione sui s<strong>in</strong>goli componenti che<br />

strutturano l’assetto <strong>in</strong>sediativo.<br />

Art. 89 Obiettivi per l’organizzazione, la riqualificazione e lo sviluppo<br />

del sistema <strong>in</strong>sediativi 1. Il PTCP <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e agli assetti <strong>in</strong>sediativi si<br />

propone i seguenti obiettivi: a . Potenziare e valorizzare i riferimenti di<br />

centralità e di erogazione di servizi di scala sovracomunale relativi al<br />

territorio prov<strong>in</strong>ciale e agli ambiti <strong>in</strong>dividuati ed elencati al precedente<br />

art. 11, all’<strong>in</strong>terno dei quali dovrà essere previsto un adeguato equilibrio<br />

tra funzioni residenziali, commerciali e di servizio che devono essere<br />

presenti e garantite; b. Subord<strong>in</strong>are le nuove previsioni di quantità<br />

<strong>in</strong>sediative e l’espansione delle aree urbane all’effettiva possibilità di<br />

assicurare a ciascun sistema urbano una dotazione sufficiente di servizi<br />

essenziali e condizioni di adeguata accessibilità a tutti i servizi che sono<br />

presenti o previsti negli ambiti di riferimento; c. Promuovere la tutela del<br />

patrimonio architettonico di <strong>in</strong>teresse storico, artistico, culturale e<br />

ambientale mantenendo i rapporti consolidati tra i beni storico-<br />

architettonici, le loro pert<strong>in</strong>enze, e il contesto agricolo e ambientale nel<br />

quale si trovano collocati e i coni percettivi; d. Rapportare l’attività di<br />

espansione degli <strong>in</strong>sediamenti a un corretto e reale soddisfacimento delle<br />

necessità abitative esistenti e di previsione attraverso il prioritario<br />

recupero dei centri storici e gli <strong>in</strong>terventi di riqualificazione<br />

dell’esistente, tenuto conto anche della opportunità di promuovere<br />

progetti di ristrutturazione urbanistica per le aree più degradate;e .


Evitare l’espansione <strong>in</strong>controllata degli aggregati urbani e la formazione<br />

di <strong>in</strong>sediamenti l<strong>in</strong>eari lungo gli assi della viabilità <strong>in</strong>terurbana<br />

contrastando qualsiasi forma di saldatura; f. Privilegiare il<br />

completamento e la ricucitura delle zone di frangia e dei bordi degli<br />

aggregati urbani; g. Promuovere e stimolare tutte le precauzioni<br />

necessarie a garantire un attento rapporto tra le esigenze dell’espansione<br />

e la necessità della massima conservazione dei suoli agricoli produttivi,<br />

<strong>in</strong>tesi come elemento di importanza strategica, economica, paesistica e<br />

ambientale.<br />

149

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!