relazione Plis Basso Brembo - Idee in Movimento
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Lelio Pagani (coord<strong>in</strong>atore scientifico)<br />
Fulvio Adobati (coord<strong>in</strong>atore operativo)<br />
Renato Ferl<strong>in</strong>ghetti<br />
Eugenio Marchesi<br />
V<strong>in</strong>cenzo Marchetti<br />
Paolo Mazzariol<br />
Alessandro Oliveri<br />
Fabio Plebani<br />
Crist<strong>in</strong>a Riboldi<br />
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO<br />
CENTRO STUDI SUL TERRITORIO<br />
Parco Locale di Interesse Sovracomunale<br />
del basso corso del Fiume <strong>Brembo</strong><br />
Relazione descrittiva<br />
Comune di Boltiere<br />
Comune di Bonate Sotto<br />
Comune di Dalm<strong>in</strong>e<br />
Comune di Filago<br />
Comune di Madone<br />
Comune di Osio Sopra<br />
Comune di Osio Sotto
Indice<br />
I caratteri geologici e geomorfologici<br />
Il patrimonio storico e culturale<br />
Analisi floristica e vegetazionale<br />
Aspetti paesaggistici<br />
La pianificazione<br />
5<br />
19<br />
91<br />
117<br />
127
I caratteri geologici e geomorfologici
Il quadro territoriale di riferimento<br />
Allo sbocco dall’ambito montano, il fiume <strong>Brembo</strong> approfondisce <strong>in</strong> breve il proprio<br />
alveo f<strong>in</strong>o a scorrere all’<strong>in</strong>terno di una valle ampia, ben def<strong>in</strong>ita lateralmente e<br />
profonda.<br />
Le scarpate laterali scendono ripide verso il fondovalle, per lunghi tratti <strong>in</strong>terrotte da<br />
terrazzi morfologici che testimoniano di antiche fasi alluvionali, successive al term<strong>in</strong>e<br />
delle glaciazioni quaternarie; la d<strong>in</strong>amica fluviale ha portato poi il corso d’acqua ad<br />
abbassare sempre più il proprio letto f<strong>in</strong>o alle attuali quote. L’azione erosiva del fiume<br />
ha via via portato ad emergere - sul fondo e sui lati della valle – gli antichi depositi<br />
fluvioglaciali ed alluvionali che costituiscono una successione potente cent<strong>in</strong>aia di metri,<br />
una parte della quale è oggi visibile.<br />
Le successioni alluvionali più antiche possono avere subito un processo di cementazione<br />
ad opera delle acque <strong>in</strong> esse circolanti, dando orig<strong>in</strong>e ai depositi che oggi sono noti<br />
come conglomerati o “ceppo”: il primo emergere di una placca conglomeratica, potente<br />
e resistente all’erosione fluviale, ha costretto il <strong>Brembo</strong> a scavarsi il passaggio verso sud<br />
all’<strong>in</strong>terno di una forra stretta e profonda, all’altezza di Ponte S. Pietro. Nonostante la<br />
morfologia impervia e rupestre e la profondità dell’<strong>in</strong>cisione, la ristrettezza della<br />
sezione valliva e la presenza di rocce resistenti e dure hanno favorito la costruzione di<br />
un ponte e il passaggio del fiume; la stessa condizione, con la medesima soluzione, si<br />
ritroverà solo molto più a valle.<br />
Dopo la “stretta” di Ponte S. Pietro, dove la valle fluviale si riduce quasi ad una<br />
“fessura” che a stento <strong>in</strong>terrompe la cont<strong>in</strong>uità della pianura fluvioglaciale, la sezione<br />
valliva ritorna ampia ed articolata, gli orli morfologici che delimitano la valle fluviale si<br />
allontanano sensibilmente e il fiume scorre <strong>in</strong> un letto ampio e ciottoloso, assumendo un<br />
andamento lievemente s<strong>in</strong>uoso o a canali <strong>in</strong>trecciati.<br />
7
L’assetto geologico<br />
Il largo solco vallivo separa, ormai f<strong>in</strong>o alla confluenza <strong>in</strong> Adda, due ambiti<br />
geologicamente ben dist<strong>in</strong>ti, caratterizzati l’uno da una morfologia movimentata da<br />
repent<strong>in</strong>i dislivelli e da un ben def<strong>in</strong>ito reticolo idrografico e l’altro da una superficie più<br />
uniforme, più densamente urbanizzata, dove l’ambito “brembano” tende a confondersi<br />
e ad <strong>in</strong>trecciare stretti rapporti con i depositi del fiume Serio, la cui <strong>in</strong>fluenza giunge<br />
ben lontana dal suo asse d’orig<strong>in</strong>e: il lieve avvallamento della Morletta, dall’andamento<br />
tormentato a dalla saltuaria visibilità,<br />
segna, dal punto di vista geologico, il conf<strong>in</strong>e orientale della zona di <strong>in</strong>fluenza<br />
brembana.<br />
La vasta superficie pianeggiante che si affaccia direttamente all’orlo orientale della<br />
valle del <strong>Brembo</strong>, dall’andamento uniforme e monotono che tuttavia si complica per la<br />
presenza di orli morfologici e scarpate fluviali nel settore meridionale, viene riferita,<br />
8
dalla più recente ed aggiornata cartografia geologica 1 , alla cosiddetta “Unità di<br />
Treviglio”, costituita da ghiaie e ciottoli arrotondati di deposizione fluvioglaciale<br />
durante le ultime fasi di ritiro delle fronti glaciali: essa rappresenta oggi il “livello<br />
pr<strong>in</strong>cipale della pianura”, costituendo l’ultimo lembo dell’antico conoide brembano<br />
connesso alla più recente glaciazione. Ancora più ad oriente l’Unità di Treviglio sfuma<br />
nella più antica Unità di Brembate, caratterizzata <strong>in</strong> superficie da più profondi orizzonti<br />
pedogenetici e da depositi eolici a tessitura f<strong>in</strong>e. In entrambi i casi la composizione<br />
delle ghiaie e dei ciottoli è rappresentativa delle rocce tipicamente presenti nei monti<br />
della Valle Brembana.<br />
Ad occidente del fiume <strong>Brembo</strong>, l’ambito territoriale che ad esso deve la sua formazione<br />
è limitato ad una stretta fascia ancora appartenente all’Unità di Treviglio, che <strong>in</strong> genere<br />
arriva solo a lambire i nuclei antichi dei pr<strong>in</strong>cipali centri urbani, tutti ubicati <strong>in</strong><br />
posizione leggermente rialzata, al marg<strong>in</strong>e di una superficie terrazzata il cui orlo<br />
morfologico non sempre è riconoscibile con evidenza, ma solo per lievi cambiamenti di<br />
pendenza o per il prevalere di litologie non brembane o ancora per una più potente<br />
alterazione superficiale, <strong>in</strong>dice di una maggiore antichità di deposizione.<br />
Infatti, il vasto territorio conosciuto come “Isola Bergamasca”, racchiuso a penisola tra il<br />
<strong>Brembo</strong> e l’Adda, deve la sua formazione <strong>in</strong> gran parte alla potente azione del fiume<br />
Adda, a cui vengono riferite le pr<strong>in</strong>cipali unità litologiche.<br />
La più significativa, per estensione e per l’ubicazione su di essa dei pr<strong>in</strong>cipali centri<br />
urbani che gravitano sulla valle del <strong>Brembo</strong>, forma la superficie terrazzata occidentale<br />
dell’Isola e prende il nome di Unità di Carvico, simile per età e modalità di deposizione<br />
all’Unità di Treviglio, ma connessa più direttamente all’attività del fiume Adda, come<br />
testimoniano i tipi litologici caratteristici dell’area alp<strong>in</strong>a vera e propria.<br />
L’Unità di Carvico, che si sviluppa <strong>in</strong> quest’area da Pontida f<strong>in</strong>o a Brembate, conserva<br />
nel settore settentrionale morfologie glaciali e fluvioglaciali lungo il corso del fiume<br />
<strong>Brembo</strong>. Come accennato, l’Unità di Carvico non sempre si dist<strong>in</strong>gue con facilità, per<br />
evidenti morfologie, dall’Unità di Treviglio, mentre un’alta e cont<strong>in</strong>ua scarpata<br />
morfologica, a tratti lambita dalla rete idrografica superficiale, la separa nettamente<br />
dai terreni più elevati ed antichi (Unità di Medolago) che costituiscono l’aspetto più<br />
caratteristico e rilevante del territorio dell’Isola.<br />
All’<strong>in</strong>terno della valle fluviale vera e propria, il fiume <strong>Brembo</strong> ha costruito pianure<br />
alluvionali che sono state poi progressivamente <strong>in</strong>cise ed abbandonate: di esse<br />
rimangono notevoli testimonianze nelle lunghe e discont<strong>in</strong>ue superfici pianeggianti che<br />
accompagnano longitud<strong>in</strong>almente l’attuale corso del fiume, a quote <strong>in</strong>termedie tra<br />
l’alveo fluviale e il livello pr<strong>in</strong>cipale della pianura. Le varie superfici terrazzate <strong>in</strong>terne<br />
alla valle fluviale risalgono tutte all’età tardiglaciale, concomitanti o successive alle<br />
ultime fasi di ritiro della glaciazione più recente; esse risultano stabilizzate e,<br />
soprattutto quelle alle quote più alte e dunque più antiche, anche con una copertura<br />
pedologica <strong>in</strong> formazione. Le superfici più basse possono ancora essere potenzialmente<br />
esondabili <strong>in</strong> occasione di eventi di piena particolarmente importanti, mentre la tipica<br />
d<strong>in</strong>amica fluviale la si riconosce soltanto all’<strong>in</strong>terno dell’alveo attivo, dove le acque<br />
correnti rimescolano e riposizionano cont<strong>in</strong>uamente le ghiaie e i ciottoli.<br />
Come già accennato, tuttavia, la piana alluvionale che il fiume <strong>Brembo</strong> ha potuto<br />
costruire una volta superato il giogo conglomeratico di Ponte S. Pietro, subisce una<br />
nuova e più forte restrizione <strong>in</strong> corrispondenza dell’area di affioramento di una nuova<br />
unità conglomeratica, molto antica, nota come “Ceppo del <strong>Brembo</strong>”, <strong>in</strong> cui gli orig<strong>in</strong>ari<br />
depositi fluviali a ciottoli grossolani e livelli sabbiosi hanno subito una forte<br />
1 Carta Geologica della Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo e Note Illustrative, Bergamo, 2000<br />
9
cementazione, tanto che sono stati utilizzati con successo e con sicuro effetto nella<br />
costruzione di edifici e monumenti.<br />
Anche al Ceppo del <strong>Brembo</strong> è stata riconosciuta una genesi come deposito di conoide<br />
alluvionale: è noto, <strong>in</strong>fatti, che i grandi fiumi prealp<strong>in</strong>i allo sbocco <strong>in</strong> pianura dalle valli<br />
montane depositarono grandi quantità di materiali, costituendo accumuli a forma di<br />
ventaglio, con l’apice <strong>in</strong> corrispondenza dello sbocco vallivo, a cui si deve la formazione<br />
di gran parte dell’alta pianura.<br />
I caratteri morfologici<br />
La costituzione geologica del territorio, brevemente accennata, è fondamentale per<br />
capire anche l’evoluzione morfogica: sono <strong>in</strong>fatti strette le relazioni tra geologia,<br />
morfologia e d<strong>in</strong>amica fluviale.<br />
Risulta da subito evidente per esempio il ruolo degli affioramenti conglomeratici nel<br />
provocare strettoie ad alta resistenza, dove il fiume per poter defluire ha dovuto aprirsi<br />
varchi strettissimi che oggi osserviamo ed ammiriamo come forre di grande suggestione<br />
ed <strong>in</strong>teresse geologico.<br />
Nel tratto tra le forre di Briolo-Ponte S. Pietro e di Marne-Brembate, dove il ceppo non<br />
compare, il fiume ha potuto esprimere la sua d<strong>in</strong>amica su aree più ampie e l’attività<br />
erosiva si è svolta a scapito dei depositi alluvionali da esso stesso precedentemente<br />
abbandonati.<br />
L’alternanza di fasi erosive e deposizionali è tipica e ricorrente nella storia geologica e<br />
ad essa si deve <strong>in</strong> gran parte la costruzione del territorio, almeno nei settori planiziali.<br />
10
Le cause di tali oscillazioni è ancora dibattuta, ma probabilmente deve essere fatta<br />
risalire ad un <strong>in</strong>sieme di concause, tra cui il clima gioca ancora un ruolo di primo piano.<br />
Tra Bonate Sopra e Treviolo la valle fluviale raggiunge, <strong>in</strong> questo tratto, la sua massima<br />
ampiezza, pur mantenendosi decisamente ampia f<strong>in</strong>o a Bonate Sotto, prima di ridursi a<br />
poche dec<strong>in</strong>e di metri nella forra di Marne. La sezione trasversale, sempre nel tratto<br />
superiore considerato, appare complessivamente semplice, con ripide pareti laterali ed<br />
un ampio fondovalle, nel quale rileva – di poco sopraelevata – una superficie terrazzata<br />
<strong>in</strong> gran parte ancora potenzialmente esondabile, tranne le parti più <strong>in</strong>terne.<br />
Nell’arco di poco più di un secolo, esam<strong>in</strong>ando le cartografie storiche a partire dalla f<strong>in</strong>e<br />
del sec. XIX, il fiume <strong>Brembo</strong>, caratterizzato <strong>in</strong> questo tratto da una morfologia a canali<br />
<strong>in</strong>trecciati, ha ridotto sensibilmente il proprio campo d’azione, limitando la sua<br />
presenza, <strong>in</strong> condizioni normali, all’<strong>in</strong>terno di un alveo piuttosto ristretto, ciottoloso,<br />
entro cui il fiume tende a disperdersi <strong>in</strong> canali e rivi abbastanza ravvic<strong>in</strong>ati e paralleli,<br />
isolando isole e barre fluviali strette ed allungate. F<strong>in</strong>o a non molti decenni fa, <strong>in</strong>vece,<br />
l’alveo fluviale si ramificava <strong>in</strong> un’area più ampia, su sezioni che potevano arrivare a<br />
lambire la scarpata pr<strong>in</strong>cipale o i terrazzi morfologici più <strong>in</strong>terni. Sebbene localmente<br />
modificate, la bassa piana alluvionale del <strong>Brembo</strong> e le scarpate laterali conservano<br />
ancora una chiara ed evidente valenza naturalistica, anche e soprattutto per i caratteri<br />
morfologici ed idrografici del sito; allo stesso modo, la fascia di divagazione <strong>in</strong> epoca<br />
storica dei rami fluviali deve essere ancora e sempre considerata ambito strettamente<br />
riservato al fiume e alla sua d<strong>in</strong>amica.<br />
Tornando all’assetto territoriale, risulta che solo sulla s<strong>in</strong>istra idrografica è presente un<br />
lungo terrazzo morfologico <strong>in</strong>termedio, di grande valenza paesaggistica e naturale, che<br />
da Ponte S. Pietro arriva a chiudersi all’altezza di Mariano, rilevato di circa 10 metri<br />
rispetto all’alveo attuale e più basso di circa 20 metri rispetto al livello fondamentale<br />
della pianura.<br />
Sulla sponda opposta si passa <strong>in</strong>vece direttamente e più o meno bruscamente dalla piana<br />
alluvionale recente al livello superiore della pianura fluvioglaciale, senza la presenza di<br />
superfici alluvionali terrazzate <strong>in</strong>termedie, probabilmente erose a causa della tendenza<br />
del fiume a spostarsi progressivamente verso ovest. Tale tendenza, se da un lato aiuta a<br />
comprendere come i terreni “brembani” siano meglio rappresentati ad oriente della<br />
valle fluviale piuttosto che sul lato opposto, dall’altro pare attivamente contrastata<br />
dalla presenza delle confluenze di alcuni importanti immissari, certamente<br />
corresponsabili del modellamento della morfologia attuale.<br />
E’ <strong>in</strong>fatti evidente come, a differenza della sponda orientale, più regolare e monotona,<br />
la sponda occidentale appaia più movimentata e complessa anche per la presenza delle<br />
confluenze del torrente Les<strong>in</strong>a, a Bonate Sotto, e del torrente Dordo, a Marne. Entrambi<br />
i corsi d’acqua, secondari solo rispetto al fiume pr<strong>in</strong>cipale, ma di grande importanza per<br />
la def<strong>in</strong>izione dell’assetto storico e geografico del territorio da loro attraversato,<br />
prendono orig<strong>in</strong>e dalle articolate pendici del Monte Albenza (la Les<strong>in</strong>a) e delle coll<strong>in</strong>e di<br />
Pontida-Barzana (il Dordo), percorrendo poi la piana fluvioglaciale del terrazzo orientale<br />
dell’Isola, passando tra vari paesi, per confluire <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e nel <strong>Brembo</strong> dopo aver<br />
profondamente <strong>in</strong>ciso la stessa superficie terrazzata, così da adeguare il proprio profilo<br />
con quello del fiume pr<strong>in</strong>cipale.<br />
I due corsi d’acqua, sebbene le loro condizioni ambientali non possano certo def<strong>in</strong>irsi<br />
ottimali, possiedono varie ed <strong>in</strong>teressanti valenze, anche dal punto di vista morfologico,<br />
vuoi per la valle ampia e terrazzata della Les<strong>in</strong>a a Bonate Sotto, vuoi per la suggestiva<br />
forra del Dordo a Marne. Come sempre, la confluenza di un immissario nel fiume<br />
pr<strong>in</strong>cipale assume un significato particolare, non solo per gli aspetti idrografici ed<br />
idraulici, ma anche per l’assetto complessivo del territorio.<br />
11
Una sezione topografica tracciata, anche solo sommariamente, tra Bonate Sotto e<br />
Dalm<strong>in</strong>e, mostra con evidenza le caratteristiche della valle fluviale del <strong>Brembo</strong>, molto<br />
ampia e ribassata, con una debole progressiva risalita verso la sponda s<strong>in</strong>istra, def<strong>in</strong>ita<br />
lateralmente da alte e ripide scarpate, e il fondovalle arrotondato e morbido, con propri<br />
terrazzamenti, della valle della Les<strong>in</strong>a, ancora alto rispetto al <strong>Brembo</strong>, dal quale è<br />
separato dal dosso di S. Giulia. Un’altra sezione, anch’essa sommaria, tracciata <strong>in</strong>vece<br />
poche cent<strong>in</strong>aia di metri più a valle, evidenzia come si è modificata la morfologia<br />
dell’alveo, con il fiume <strong>Brembo</strong> ora profondamente <strong>in</strong>cassato rispetto al livello<br />
pr<strong>in</strong>cipale della pianura, che ora giunge quasi ad affacciarsi direttamente sulla stretta<br />
valle fluviale.<br />
La forra che da Marne si sviluppa, con andamento solo lievemente s<strong>in</strong>uoso, f<strong>in</strong>o a<br />
Brembate, costituisce un elemento di rilievo assoluto per quanto riguarda gli aspetti<br />
geologici e morfologici. La profonda valle è completamente scavata nel duro<br />
conglomerato – noto anche come “ceppo” – che l’azione comb<strong>in</strong>ata della d<strong>in</strong>amica<br />
gravitativa e dell’erosione fluviale ha modellato <strong>in</strong> ripide pareti. Particolarmente<br />
suggestivi i tratti <strong>in</strong> cui all’<strong>in</strong>terno dell’alveo sono abbandonati i massi di maggiori<br />
dimensioni caduti dalle pareti laterali, talmente grossi da non poter essere facilmente<br />
rimossi dalla corrente, per quanto impetuosa. I massi più imponenti, o meglio l’affiorare<br />
del substrato conglomeratico <strong>in</strong> alveo, hanno consentito l’attraversamento del fiume con<br />
la costruzione di ponti f<strong>in</strong> dalla più remota antichità, come a S. Vittore di Brembate.<br />
Particolarmente complessa ed articolata è la situazione idrografica e morfologica <strong>in</strong><br />
corrispondenza della confluenza del <strong>Brembo</strong> nell’Adda, che riproduce, su scala<br />
maggiore, le confluenze degli immissari secondati a Bonate Sotto e Marne. All’uscita<br />
dalla forra di Brembate, la valle del fiume <strong>Brembo</strong> si amplia notevolmente a scapito dei<br />
terrazzi alluvionali <strong>in</strong>termedi che qui, a differenza del settore più settentrionale,<br />
assumono un’importanza e un’estensione decisamente maggiori, almeno a partire da<br />
Boltiere sulla sponda s<strong>in</strong>istra. Il fiume <strong>Brembo</strong> anche qui ha modificato spesso e<br />
profondamente il proprio alveo, sia per fenomeni di erosione che di sovralluvionamento,<br />
assumendo direzioni che si sono <strong>in</strong>trecciate a matassa secondo convoluzioni complicate,<br />
dipendenti non solo dal regime del <strong>Brembo</strong>, ma anche di quello, ben più imponente<br />
nonostante l’azione regolatrice del lago, del fiume Adda. Oggi, se sulla sponda s<strong>in</strong>istra<br />
l’assetto del territorio più prossimo al fiume è <strong>in</strong> gran parte ancora quello tradizionale,<br />
nel quale appare evidente l’azione modellatrice del fiume, <strong>in</strong> corrispondenza del<br />
terrazzo <strong>in</strong>termedio a Pontirolo e sulla sponda opposta a Brembate la particolare qualità<br />
dei depositi alluvionali e la disponibilità di terreni hanno favorito la nascita e lo sviluppo<br />
di un’<strong>in</strong>tensa attività estrattiva.<br />
Rimane tuttavia, tra Boltiere e la valle fluviale, un’area caratterizzata da una<br />
successione di terrazzi alluvionali <strong>in</strong>termedi, separati da evidenti scarpate morfologiche,<br />
che conserva, anche nell’andamento mosso della superficie topografica e, <strong>in</strong> qualche<br />
trato, nella vegetazione, una qualità ambientale che non è facile ritrovare altrove.<br />
12
Il reticolo idrografico artificiale<br />
Rimane da accennare, al reticolo idrografico artificiale <strong>in</strong> quanto complementare alla<br />
rete idrografica naturale, ma non meno importante per i suoi effetti, reticolo dovuto<br />
alla necessità dell’uomo di utilizzare le acque naturali e di portarle dove esse sono<br />
carenti o necessarie per l’irrigazione o per il funzionamento di fabbriche ed opifici.<br />
Tale opera di costruzione di una rete idrografica artificiale dipende naturalmente sia<br />
dalla quantità di acqua disponibile naturalmente, sia dalla morfologia e dalla topografia<br />
del territorio; <strong>in</strong>fatti, se pure le portate del <strong>Brembo</strong> consentono l’utilizzo di una certa<br />
quantità delle sue acque, senza eccessive oscillazioni giornaliere di portata, la<br />
profondità dell’alveo per lungo tratto non consente di <strong>in</strong>tercettarne le acque e<br />
convogliarle <strong>in</strong> alvei artificiali, se non all’altezza di Brembate, al servizio del territorio<br />
trevigliese.<br />
Le derivazioni dal fiume <strong>Brembo</strong> sono dunque limitate alla roggia Curn<strong>in</strong>o Ceres<strong>in</strong>o, alla<br />
roggia Brembilla e alle rogge Trevigliesi, <strong>in</strong> s<strong>in</strong>istra idrografica, e al Canale Masnada <strong>in</strong><br />
destra idrografica 2 .<br />
La roggia Curn<strong>in</strong>o Ceres<strong>in</strong>o viene derivata <strong>in</strong> territorio di Ponte S. Pietro e confluisce<br />
dopo breve tratto ancora nel fiume <strong>Brembo</strong>, all’altezza dei conf<strong>in</strong>i tra i Comuni di<br />
2 Le acque nella Bergamasca, Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca, 2001, da cui si<br />
traggono anche le <strong>in</strong>formazioni s<strong>in</strong>tetiche sulle rogge citate.<br />
14
Bonate Sopra, Treviolo e Dalm<strong>in</strong>e, risultando qu<strong>in</strong>di marg<strong>in</strong>ale rispetto all’area di<br />
riferimento.<br />
La derivazione della roggia Brembilla viene fatta risalire ad epoche remote, ma un<br />
lungo tratto <strong>in</strong>iziale, ancora visibile alla base dell’alta scarpata morfologica sotto<br />
Dalm<strong>in</strong>e, è stato abbandonato <strong>in</strong> seguito alla costruzione di un manufatto di derivazione<br />
dal Canale Masnada, che attraversa il fiume <strong>Brembo</strong> per fornire acqua al tratto <strong>in</strong>feriore<br />
della roggia Brembilla. Al conf<strong>in</strong>e tra Osio Sopra e Osio Sotto, la roggia Brembilla si<br />
suddivide <strong>in</strong> due rami, dirigendosi verso Boltiere e verso Osio; entrambe danno orig<strong>in</strong>e<br />
ad un complicato reticolo di rami irrigui che tra Boltiere, Verdell<strong>in</strong>o e Ciserano<br />
forniscono acqua a circa 1900 ha di territorio ormai ampiamente urbanizzato.<br />
Le rogge Trevigliesi (roggia Moschetta e roggia Vignola), anch’esse di antica orig<strong>in</strong>e,<br />
vengono derivate entrambe all’altezza dell’abitato di Brembate, <strong>in</strong> s<strong>in</strong>istra idrografica;<br />
le acque vengono utilizzare per irrigare circa 3400 ha nella porzione più meridionale<br />
della Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo. Dalla roggia Vignola attualmente si orig<strong>in</strong>a anche la roggia<br />
Melzi, un tempo derivata direttamente dal fiume <strong>Brembo</strong> a poca distanza dalle<br />
precedenti. In un epoca di generale riduzione del numero e della portata dei fontanili,<br />
la roggia Moschetta fornisce acqua anche alla Fontana Pasetti, che prende orig<strong>in</strong>e da un<br />
fontanile emergente nella piana poco a valle delle prese delle rogge Trevigliesi e del<br />
Fosso Bergamasco.<br />
Il Canale Masnada, derivato <strong>in</strong> sponda destra <strong>in</strong> territorio di Ponte S. Pietro, viene<br />
utilizzato a f<strong>in</strong>i idroelettrici, a servizio di alcune centrali ENEL. La sua realizzazione ha<br />
comportato <strong>in</strong> pratica la dismissione e l’abbandono della vecchia roggia Masnada, di cui<br />
rimangono solo alcuni tratti utilizzati, e del tratto <strong>in</strong>iziale della roggia Brembilla, di cui<br />
si è detto, addirittura sulla sponda opposta; esso torna a confluire nel <strong>Brembo</strong> poco a<br />
monte del tracciato autostradale Bergamo-Milano.<br />
E’ opportuno citare anche il recente canale Adda-Serio che unisce i due fiumi con un<br />
tracciato realizzato quasi completamente <strong>in</strong> galleria e che attraversa i comuni di Filago<br />
e Osio Sopra, attraversando il <strong>Brembo</strong> a Filago con un ponte-canale-sifone della<br />
lunghezza di 120 metri, con tratta centrale di 60 metri 3 .<br />
Inf<strong>in</strong>e, ma non ultimo per importanza, si vuole ricordare il Fosso Bergamasco, che a<br />
pieno titolo entra a far parte del reticolo idrografico artificiale con funzioni soprattutto<br />
di conf<strong>in</strong>e e che ancora è possibile seguire lungo il marg<strong>in</strong>e meridionale del Comune di<br />
Boltiere, <strong>in</strong>tersecando il terrazzo alluvionale <strong>in</strong>termedio, <strong>in</strong> un notevole contesto<br />
ambientale e paesaggistico nel quale si riconoscono lembi di scarpate morfologiche ed<br />
orli di terrazzo e dove deboli depressioni allungate rimangono a testimoniare la presenza<br />
e la direzione di antichi paleoalvei, le primitive vie di scorrimento dell’antico fiume<br />
<strong>Brembo</strong>, molto prima che esso riuscisse a scavare la sua profonda, attuale, valle,<br />
abbandonando per sempre la sua effimera piana alluvionale.<br />
3<br />
Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca e dell’Isola, L’attività dell’Ente nel qu<strong>in</strong>quennio<br />
1984-1988<br />
15
Considerazioni sugli aspetti geologici e geomorfologici<br />
Da quanto sommariamente descritto, risulta evidente che anche dal punto di vista<br />
geologico e geomorfologico, comprendendo gli aspetti idrografici generali, il territorio<br />
esam<strong>in</strong>ato, lungo il fiume <strong>Brembo</strong> tra Bonate Sotto e Boltiere, conserva molteplici<br />
aspetti di valenza naturalistica e ambientale, degni della più alta considerazione.<br />
Nonostante la valle fluviale del <strong>Brembo</strong> sia compressa <strong>in</strong> un’area ormai fortemente<br />
urbanizzata ed antropizzata, al suo <strong>in</strong>terno essa mantiene ambiti particolarmente<br />
significativi.<br />
L’alveo attuale, entro quale scorre il fiume <strong>in</strong> periodi di magra o di piena ord<strong>in</strong>aria, è<br />
caratterizzato da una tipica morfologia a rami <strong>in</strong>trecciati e barre o isole fluviali che,<br />
sebbene abbia subito negli anni recenti fenomeni di restr<strong>in</strong>gimento, testimonia della<br />
vivacità del corso d’acqua. Lateralmente all’alveo attivo, un’ampia e bassa piana<br />
alluvionale, <strong>in</strong> parte naturale <strong>in</strong> parte coltivata, rappresenta ancora una possibile area di<br />
esondazione <strong>in</strong> occasione di portate di piena particolarmente rilevanti, così come è stato<br />
riconosciuto dalla stessa Autorità di Bac<strong>in</strong>o per il fiume Po nella determ<strong>in</strong>azione delle<br />
fasce fluviali; non fosse che per le sue valenze morfologiche ed idrografiche, dunque, si<br />
tratta di un’area che merita tutela e rispetto.<br />
Le pr<strong>in</strong>cipali scarpate laterali, particolarmente alte e ripide, non solo rappresentano il<br />
“conf<strong>in</strong>e” della valle fluviale, ma anche punti di osservazione privilegiati del fiume e<br />
della valle stessa, con le opposte sponde; la loro funzione di marg<strong>in</strong>e è resa ancora più<br />
16
importante e delicata <strong>in</strong> quanto costituiscono la transizione con le aree urbanizzate più<br />
<strong>in</strong>terne, il cui affaccio alla sottostante valle porterebbe a sm<strong>in</strong>uire grandemente la<br />
valenza paesaggistica e morfologica dell’orlo del terrazzo.<br />
Le confluenze degli immissari laterali, soprattutto <strong>in</strong> sponda destra, a loro volta<br />
rappresentano ambiti complessi e delicati, sia per l’evoluzione geografica del territorio<br />
sia per la storia dell’uomo; esse isolano cunei di territorio <strong>in</strong> posizione privilegiata per<br />
osservazione e per difesa. Confrontabili, per questo aspetto, le situazioni di S. Giulia a<br />
Bonate Sotto, alla confluenza della Les<strong>in</strong>a nel <strong>Brembo</strong>, e di Marne, alla confluenza del<br />
Dordo. Gli stessi affluenti laterali hanno avuto la forza e la possibilità di<br />
modellare,secondo il proprio regime e la d<strong>in</strong>amica caratteristica, valli fluviali che<br />
riproducono, <strong>in</strong> piccolo, ma non tanto, le morfologie della valle pr<strong>in</strong>cipale. Così la Les<strong>in</strong>a<br />
forma terrazzi laterali e scarpate morfologiche digradanti verso il fondovalle, mentre il<br />
Dordo scava profondamente il ceppo per superare rapidamente il dislivello che lo separa<br />
dal livello di fondo del <strong>Brembo</strong>.<br />
La forra di Marne-Brembate, scavata nel resistente conglomerato, rappresenta un altro<br />
motivo di <strong>in</strong>teresse lungo il tratto term<strong>in</strong>ale del <strong>Brembo</strong>. Il ceppo è stato <strong>in</strong>oltre<br />
utilizzato a lungo <strong>in</strong> passato come materiale da costruzione e rivestimento; esempi<br />
pregevoli del suo utilizzo sono frequenti <strong>in</strong> tutta l’area.<br />
In qualche tratto anche i terrazzi alluvionali <strong>in</strong>termedi conservano motivi di <strong>in</strong>teresse,<br />
soprattutto quando essi sono rimasti ai marg<strong>in</strong>i dell’espansione urbana, come a Dalm<strong>in</strong>e<br />
e a Boltiere, dove su un’ampia area delimitata a sud dal Fosso Bergamasco si sono<br />
conservate antiche morfologie fluviali, quali orli di terrazzo e paleoalvei fluviali.<br />
Del reticolo idrografico artificiale, che ha un suo snodo fondamentale all’altezza di<br />
Filago, rileva <strong>in</strong> particolare la roggia Brembilla, sia per il tratto abbandonato, ma ancora<br />
chiaramente leggibile nelle sue forme s<strong>in</strong>uose che accompagnano l’andamento delle<br />
scarpate morfologiche, sia dove si suddivide per fornire forza motrice agli antichi<br />
<strong>in</strong>sediamenti <strong>in</strong>dustriali (es. alla Rasica di Osio).<br />
Inf<strong>in</strong>e, anche gli elementi di “degrado”, entrati a far parte della morfologia dell’area,<br />
possono risultare altrettanti motivi di riqualificazione e/o recupero.<br />
17
Il patrimonio storico e culturale
Dalle prime testimonianze antropiche alla dom<strong>in</strong>azione romana<br />
Uno sguardo, anche fugace, alle schede della “Carta archeologica della Lombardia, la<br />
Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo, vol. II”, consente di prendere cognizione delle tracce lasciate<br />
dall’uomo sul territorio, dalle <strong>in</strong>dustrie litiche protostoriche di Brembate e di Rodi<br />
(Filago) e dai reperti litici coevi di Bonate Sotto, Madone, alla necropoli della prima età<br />
del ferro, sempre di Brembate, a quella golasecchiana di Osio Sopra.<br />
Già questo primo s<strong>in</strong>tetico flash consente di rilevare come fossero già da lungo tempo<br />
antropizzate le fasce est e ovest lungo il corso f<strong>in</strong>ale del fiume <strong>Brembo</strong>.<br />
A questo riguardo gli archeologi hanno potuto ipotizzare, grazie alle scoperte dello<br />
Scarlasso, a Bergamo, delle tombe al Casello di Osio Sopra e della necropoli di<br />
Brembate, un probabile tracciato viario protostorico, collegante Bergamo con Milano<br />
attraverso le località citate e quelle sull’Adda di Capriate San Gervasio e Trezzo.<br />
Se allo stato attuale delle ricerche, pochi sembrano essere i segni di una presenza<br />
celtica, pure saldamente documentata <strong>in</strong> località vic<strong>in</strong>e, come Verdello e Levate, i<br />
r<strong>in</strong>venimenti di materiale gallico e di una tomba di guerriero a Mariano di Dalm<strong>in</strong>e<br />
stanno comunque a dimostrare che anche la cultura La Tène, dopo quella golasecchiana,<br />
fosse attecchita sul nostro territorio.<br />
Abbastanza fitta e diffusa si rivela <strong>in</strong>vece la presenza dei Romani sul territorio come<br />
testimoniano a:<br />
- Bonate Sotto, un’urnetta funeraria e un’ara sacra;<br />
- Madone, un tesoretto di monete di bronzo e d’argento;<br />
- Marne (Filago), i resti di un ponte di probabile orig<strong>in</strong>e romana;<br />
- Brembate, tombe e reperti, oltre al ponte di S. Vittore di orig<strong>in</strong>e romana;<br />
- Dalm<strong>in</strong>e, un piccolo toro bronzeo;<br />
- Sforzatica, un’epigrafe romana, oltre agli elementi architettonici e all’ara<br />
cil<strong>in</strong>drica di<br />
S. Maria d’Oleno.<br />
Altro elemento significativo della presenza romana è la centuriazione i cui segni,<br />
ricostruiti dagli archeologi, sono particolarmente evidenziati dai cardi, e dai relativi<br />
decumani sugli assi Brembate-Madone e Madone-Bonate Sotto.<br />
L’epoca Longobarda è archeologicamente documentata dalle tombe r<strong>in</strong>venute nel<br />
sec. XIX ad Osio Sopra; ma per questo periodo, e per quelli successivi, gli archivi di<br />
Bergamo, con i loro ricchi fondi pergamenacei, forniscono notizie con un crescendo<br />
ricco di particolari toponomastici, colturali, urbanistici, civili e religiosi che tentiamo<br />
di segnalare il più organicamente e s<strong>in</strong>teticamente possibile.<br />
L’alto medioevo<br />
Primo dato importante è la più antica denom<strong>in</strong>azione dei luoghi così come appare<br />
dalle carte medievali, Ecco, per quanto riguarda la nostra area, come sono<br />
cronologicamente documentate le s<strong>in</strong>gole località:<br />
- Bonate Sotto 774 Bonnate<br />
- Rodi (Filago) 774 Raudus<br />
- Osio 830 Osio<br />
- Brembate 854 Brembate<br />
- Sforzatica 879 Sporciadica<br />
- Osio Sotto 896 Osio subteriore<br />
- Madone 909 Madone<br />
- Dalm<strong>in</strong>e 909 Almene<br />
- Mariano 909 Mareliano<br />
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- Sabbio 909 Sabie<br />
- Oleno (sforzatica) 909 Aulene<br />
- Osio Sopra 909 Osio Superiori<br />
- Boltiere 909 Balterio<br />
- Guzzanica (Dalm<strong>in</strong>e) 970 Iusianica<br />
- Marne (Filago) 976 Marno<br />
- Filago 1040 Filaco<br />
Ma, oltre alle curiosità toponomastiche, già dal più antico documento ci si disvela uno<br />
spaccato di un’area del territorio bergamasco segnata da colture, <strong>in</strong>sediamenti,<br />
presenze religiose e civili di tutto rispetto. Si tratta del testamento del gas<strong>in</strong>dio regio<br />
Taidone del maggio 774: <strong>in</strong> esso il testatore, tra l’altro, dest<strong>in</strong>a i suoi beni <strong>in</strong> Bonate alle<br />
chiese di S. Alessandro e di S. V<strong>in</strong>cenzo <strong>in</strong> Bergamo e così li registra sotto dettatura il<br />
redattore del documento: beni che “habere videor <strong>in</strong> fundo Bonnate unacum casas<br />
massaricias et aldionalis ad ipsa curte pert<strong>in</strong>ente… unacum domoras et s<strong>in</strong>golas edificias<br />
simul et cases habitationis de suprascriptis massariis et aldionibus, et omnem eorum<br />
aedificia cum curtis, ortis, areis, clausuris, campis, pratis, v<strong>in</strong>eis, silvis, castanetis,<br />
cerretis, roboretis, amenecolariis, pascuis, usu atque, scandiciis, salectis, ripas…”<br />
Come si può vedere ce n’è a sufficienza per def<strong>in</strong>ire le caratteristiche del paesaggio e<br />
della società nella fase di transizione del dom<strong>in</strong>io longobardo a quello carol<strong>in</strong>gio; colture<br />
e costruiti, organizzazione sociale di uom<strong>in</strong>i liberi e schiavi ancora legati alla terra,<br />
presenze del potere civile e religioso.<br />
Questo documento di straord<strong>in</strong>aria importanza, oltre al toponimo e ai beni di Bonate, ci<br />
segnala anche, nello stesso Bonate Sotto, la presenza di una chiesa dedicata a San<br />
Giuliano amm<strong>in</strong>istrata dai suoi “custodibus”; ci fornisce la prima volta il toponimo di<br />
Rodi di Filago (Raudus) e ci attesta anche la presenza della Chiesa plebana di San Vittore<br />
di Terno, chiamata appunto “ecclesia” , rispetto alle altre chiese, o oratori<br />
normalmente def<strong>in</strong>iti con il term<strong>in</strong>e “basilica”.<br />
Un’altra pergamena, probabilmente anteriore al 909, ci fa conoscere la diffusione dei<br />
possedimenti del Vescovo sui nostri oltre che su altri luoghi della prov<strong>in</strong>cia. Si tratta<br />
<strong>in</strong>fatti di un <strong>in</strong>ventario nel quale, per ogni località, vengono <strong>in</strong>dicati il numero dei<br />
dipendenti e le quantità dei canoni annui versati, dati dai quali si evidenzia la qualità<br />
delle colture (grano e vite) e degli allevamenti (su<strong>in</strong>i, ov<strong>in</strong>i, e pollame). I luoghi citati<br />
sono: Sabbio, Sforzatica, Osio Sotto, Madone, Rodi, Dalm<strong>in</strong>e e Mariano.<br />
Dai documenti alto-medievali, il rapporto dei luoghi con il fiume <strong>Brembo</strong> emerge<br />
dapprima con vaghe segnalazioni toponomastiche, come quelle degli anni 911 e 917<br />
relative a Sforzatica di Oleno dove una pezza di terra prativa vien detta “a <strong>Brembo</strong>, qui<br />
nom<strong>in</strong>atur fossato” oppure “Prata ad <strong>Brembo</strong>, ad fossato”; più eloquente è la carta del<br />
novembre 975 dove si legge che esistono <strong>in</strong> ripa-fluvio <strong>Brembo</strong> molend<strong>in</strong>as duas que<br />
pert<strong>in</strong>ent de villa Marliano”, mul<strong>in</strong>i ricordati anche <strong>in</strong> una pergamena redatta tre anni<br />
dopo nella quale si dice ancora “molend<strong>in</strong>as duas que sunt edificatas <strong>in</strong> fluvio <strong>Brembo</strong>”.<br />
Quanto ai mul<strong>in</strong>i, proprio allo scadere del primo millennio, esattamente nel maggio<br />
dell’anno 1000, una carta ci segnala l’esistenza di un mul<strong>in</strong>o anche a Dalm<strong>in</strong>e. Lo stesso<br />
documento, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, attesta l’esistenza di due castelli, quelli di Mariano e di Guzzanica,<br />
con le citazioni “tam <strong>in</strong>fra castro quamque et foris”.<br />
Dal secolo XI al periodo Visconteo<br />
Il primo quarto del secolo XI, e precisamente negli anni 1015 e 1023, ci segnala ancora<br />
attività artigianali, sempre a Mariano, lungo il corso del <strong>Brembo</strong>: “un<br />
22
mol<strong>in</strong>o…cum…aquadutulo suo da mac<strong>in</strong>are” (a. 1015) e “unum vasum follonis…super<br />
ripa flum<strong>in</strong>is quod Brembum dicitur”<br />
(a. 1023).<br />
Nel 1040 a Marne troviamo <strong>in</strong>vece un “sedimen cum casa et torculo”, torchio che<br />
evidentemente serve per la pigiatura dell’uva, visto che nelle vic<strong>in</strong>anze sono elencate<br />
tre pezze di terra coltivate a vite <strong>in</strong> località Grandone. In questo stesso documento,<br />
oltre al torrente Grandone, viene citato per la prima volta anche il Dordo “aqua dicitur<br />
Durio”, così come appare il “locus qui dicitur Filaco”, come microtoponimo del “loco et<br />
fundo Marno”, segno evidente di un’<strong>in</strong>versione di gerarchia rispetto all’attuale Marne<br />
frazione di Filago. Ma la stessa pergamena segnala più volte un altro microtoponimo,<br />
“Brembadisca”, che per aff<strong>in</strong>ità con altre denom<strong>in</strong>azioni coeve può far pensare ad una<br />
strada lungo il corso o <strong>in</strong> prossimità del <strong>Brembo</strong>.<br />
Se le notizie sopra riportate sono state con relativa facilità ricavate dai documenti più<br />
antichi organicamente editi, come detto sopra f<strong>in</strong>o all’anno 1100, più difficile è il<br />
compito di tracciare un profilo delle nostre comunità nei secoli immediatamente<br />
successivi. Il XII secolo <strong>in</strong> particolare, pure ricco di documentazione pergamenacea<br />
purtroppo tutt’oggi <strong>in</strong>edita, dovrebbe presentarci piacevoli sorprese attraverso la<br />
lettura di tutti i documenti: questo è <strong>in</strong>fatti il secolo che vede la nascita dei comuni e la<br />
costituzione delle parrocchie, un fermento di vita civile e religiosa che lascia ancora<br />
oggi le sue tracce materiali e spirituali nelle nostre comunità. In assenza di edizioni<br />
organiche di fonti, si segnalano particolarmente due documenti di questo secolo, uno di<br />
carattere religioso e l’altro di <strong>in</strong>teresse civile, che qui si propongono all’attenzione per<br />
il contenuto e il valore esemplificativo che assumono anche rispetto ad altre aree della<br />
prov<strong>in</strong>cia.<br />
Il primo documento, di carattere religioso, è una bolla pontificia di Papa Adriano IV del<br />
23 giugno 1155, con la quale prende sotto la sua protezione la Pieve di S. Giovanni<br />
Evangelista di Pontirolo con tutte le chiese ad essa sottomesse tra le quali: S. Michele di<br />
Sabbio, S. Alessandro (Andrea?) di Sforzatica, S. Giorgio di Dalm<strong>in</strong>e, S. Lorenzo di<br />
Mariano, S. Zenone, S. Pietro e S. Maria di Osio Sopra, S. Zenone di Osio Sotto, S. Giorgio<br />
e S. Bartolomeo di Boltiere, S. Vittore, S. Faust<strong>in</strong>o e<br />
S. Margherita di Brembate, S. Salvatore di Grignano, S. Maria <strong>in</strong> Marne. Siamo, come si è<br />
detto, agli albori delle parrocchie ed è facile riscontrare nel citato documento la prima<br />
denom<strong>in</strong>azione delle parrocchie tuttora esistenti.<br />
Il secondo documento riveste una straord<strong>in</strong>aria importanza per l’assetto urbanistico che<br />
andavano assumendo, al momento della costituzione dei primi comuni, i villaggi sparsi<br />
sul territorio della pianura: la dist<strong>in</strong>zione tra “castrum” e “villa” e le relative<br />
fortificazioni, trova una eloquente esemplificazione <strong>in</strong> una permuta dell’11 marzo 1184<br />
effettuata <strong>in</strong> “loco et castro” di Osio Sopra. Una prima pezza di terra è def<strong>in</strong>ita<br />
“sedimen cum casa et curte et pergula supra” e conf<strong>in</strong>a a sera con il “fossatum castri”;<br />
una seconda si trova ad ovest della prima “<strong>in</strong>ter murum castelanum et fossatum castri”,<br />
e il documento precisa che si tratta di un “planettum quod est ibi cum pergula supra et<br />
cum tale porcione turris quale ei pert<strong>in</strong>et”; la terza conf<strong>in</strong>a sempre a ovest del “muri<br />
castri cum casa supra <strong>in</strong> castro”. Per tutte e tre le pezze di terra viene rivendicato il<br />
diritto del contraente, tale Ru<strong>in</strong>o fu Pietro Bonfati di Osio Sopra, sul “muro castri et <strong>in</strong><br />
turre atque <strong>in</strong> fossato castri”. Un ultimo particolare topografico viene segnalato a<br />
proposito di un’altra pezza di terra oggetto di scambio: è una terra “aratoria” posta tra<br />
un castagneto “et villam de Osio”, che conf<strong>in</strong>a a monte con il “fossatum ville”.<br />
(Archivio Curia Vescovile, Bergamo. Pergamene Cap. 1638)<br />
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Ecco, ci sono tutti gli elementi che ci consentono di conoscere quali fossero le parti<br />
costitutive dei nostri paesi medievali: il castello, con le sue mura, le torri e il fossato; la<br />
villa con le case d’abitazione, meno sicure di quelle costruite dentro, o addirittura<br />
sopra, le mura, tuttavia esse pure protette dal fossato che circonda tutto l’abitato.<br />
Con il secolo tredicesimo e con lo stabilizzarsi delle istituzioni civili e religiose le notizie<br />
si fanno sempre più puntuali e circostanziate.<br />
In campo religioso, oltre a quelle attestate nel secolo precedente come appartenenti<br />
alla pieve di Pontirolo, nel 1260 troviamo documentate “S. Giulia de Les<strong>in</strong>a”, S. Giorgio<br />
di Bonate Sotto e<br />
S. Giovanni di Madone come dipendenti della pieve di Terno, S. Maria d’Oleno e S. Vito e<br />
Modesto di Guzzanica sotto il primiceriato di Lallio (L. Chiodi, 1961), situazione<br />
confermata nel secolo successivo (L. Chiodi – A. Bolis, 1957), precisamente nel 1360,<br />
allorché abbiamo la prima elencazione delle chiese parrocchiali bergamasche,<br />
raggruppate per pievi di appartenenza, le chiese della nostra area sono così distribuite:<br />
nella pieve di Terno, S. Giovanni di Madone, S. Mart<strong>in</strong>o e Alessandro “de Limania”, S.<br />
Giulia “de Les<strong>in</strong>a”, e S. Giorgio di Bonate Sotto. Sotto la pieve di Lallio troviamo S.<br />
Maria d’Oleno e SS. Vito e Modesto di Guzzanica. Come si è già detto, tutte le altre<br />
parrocchie appartenevano alla pieve di Pontirolo.<br />
Quanto alle presenze monastiche, una domus humiliatorum è attestata nel 1313 a<br />
Boltiere, mentre nell’antica “basilica” di S. Giuliano a Bonate Sotto è presente una<br />
comunità benedett<strong>in</strong>a femm<strong>in</strong>ile che nello stesso anno 1313 viene unita al monastero di<br />
S. Giorgio di Sp<strong>in</strong>o <strong>in</strong> Bergamo (G. Sp<strong>in</strong>elli, 1982). Anche la “Domus de Osio” <strong>in</strong>urbata<br />
nella “contrada de Osio”, sembra aver avuto orig<strong>in</strong>e, sulla f<strong>in</strong>e del XIII secolo <strong>in</strong> Osio<br />
Sopra.<br />
In campo civile si sono ormai affermati i comuni sul f<strong>in</strong>ire del XI e per tutto il XII secolo.<br />
Fu lo stesso Capoluogo che aveva giurisdizione su tutto il territorio, a spronare e a<br />
regolamentare anche la costituzione dei comuni forensi, come testimonia il più antico<br />
Statuto di Bergamo, quello all’<strong>in</strong>circa del 1240, che detta norme precise, oltre che sul<br />
numero delle famiglie necessarie per costituire un comune (almeno quattro), anche sulle<br />
modalità di elezione dei consoli e degli ufficiali relativi, nonché sull’età dell’elettorato<br />
attivo e passivo (18 anni). Lo statuto redatto nel 1331 ci presenta anche l’organizzazione<br />
territoriale della Bergamasca, che è divisa <strong>in</strong> quattro “factae” corrispondenti alle<br />
quattro porte che nel medioevo davano accesso alla città.<br />
Oltre all’appartenenza alla facta o quadra, abbiamo così documentato quali fossero i<br />
comuni <strong>in</strong> quel periodo; nella facta di S. Alessandro che fa capo all’omonima porta<br />
troviamo i comuni di Rodi e di Madone, mentre <strong>in</strong> quella di S. Stefano abbiamo i comuni<br />
di: Boltiere, Osio Sopra e Osio Sotto, Mariano, Dalm<strong>in</strong>e, Sforzatica, Sabbio, Guzzanica,<br />
Bonate Sotto, Brembate, Grignano, Marne, Filago e “Limania”. Nello stesso statuto si<br />
stabilisce che i comuni di Mariano e di Dalm<strong>in</strong>e debbano unirsi a quello di Sforzatica,<br />
mentre quelli di Guzzanica e Sabbio, con Grumello del Piano, a Stezzano. Una<br />
disposizione dello statuto visconteo del 1353 def<strong>in</strong>isce <strong>in</strong>oltre i comuni che debbono<br />
concorrere alla manutenzione delle strade che dai vari conf<strong>in</strong>i della prov<strong>in</strong>cia portano<br />
alla città; sappiamo così che per la strada che collega Longuelo con San Gervasio sono<br />
tenuti i comuni di Bonate Sotto, Madone, Rodi, Filago, Marne e Grignano; mentre per la<br />
strada di Osio collegante la porta Osio e Osio Sotto “usque ad Belcorsum” devono<br />
contribuire i comuni di Dalm<strong>in</strong>e, Sabbio, Guzzanica, Sforzatica, Mariano, Osio Sopra e<br />
Sotto, Boltiere e Brembate. Sempre nel 1353, a proposito di unione dei comuni, si<br />
precisa che il solo comune di Dalm<strong>in</strong>e, e non quello di Mariano, debba unirsi a<br />
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Sforzatica, mentre solo Sabbio, e non Guzzanica, si unisca con Stezzano. Una nuova<br />
disposizione prevede <strong>in</strong>oltre l’unione di Grignano e Marne con Brembate, e il comune di<br />
Limania con Bonate Sotto. Pressoché identiche sono le norme che si trovano nel primo<br />
statuto a stampa del 1491.<br />
Sembra <strong>in</strong>teressante a questo punto, e sempre a proposito dei comuni medievali,<br />
segnalare un’altra fonte a stampa, sui conf<strong>in</strong>i dei comuni stessi. Si tratta di 135<br />
documenti orig<strong>in</strong>ali di conf<strong>in</strong>azione redatti tra il 1392 e il 1395.<br />
Per quanto ci riguarda, si <strong>in</strong>dicano qui sotto, oltre ai nomi dei comuni conf<strong>in</strong>ati, anche i<br />
microtoponimi ricchi di particolari e <strong>in</strong>dicatori preziosi di maglie varie, di colture, di<br />
idronimi, di proprietà e <strong>in</strong> generale di aspetti topografici:<br />
1) Dalm<strong>in</strong>e<br />
- ad Guastatam<br />
- ad Prederam<br />
- ad Turem<br />
- ad Viam Voltam de Almen<br />
- <strong>in</strong> Zima Ripa<br />
2) Mariano<br />
- ad Campielam<br />
- ad Cornellum de la Mora<br />
- ad Prederam<br />
- ad Salegium<br />
- ad Viam de Levate<br />
- ad Viam Voltam de Almen<br />
- Flumen Brembi<br />
- In Zima Ripa<br />
3) Sabbio<br />
- ad Campum Donicum<br />
- ad Guastum Murgulle<br />
- ad Prederam<br />
- Morgulla<br />
- Strada de Oxio<br />
4) Sforzatica<br />
- ad Buschetum Supioni de Suardi<br />
- ad Guastam<br />
- ad Lubieram<br />
- ad Ronchazium<br />
- ad Salegium<br />
- <strong>in</strong> Zima Ripa<br />
- Via communis de Albenio<br />
- Ad Viam Cavam<br />
- Ad Viam Sancte Marie de Olene<br />
- Ad Viam Roveri<br />
- Ad Viam Traversaniam<br />
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5) Osio Sopra<br />
- Cimiterio ecclesiae Sancte Marie<br />
- lectus Brembi<br />
- ad Passum de Marne<br />
- Via qua itur a loco de Oxio superiori ad locum de Levate<br />
- Via qua itur a loco de Oxio <strong>in</strong>feriori ad locum de Oxio superiori<br />
- Via qua itur de Oxio superiori ad locum de Sabio<br />
- V<strong>in</strong>eas de <strong>Brembo</strong>.<br />
6) Osio Sotto<br />
- ad Bualengum<br />
- ad Bunetherum<br />
- ad Passum de <strong>Brembo</strong><br />
- ad Plazolum Pontis Sancti Victoris<br />
- <strong>in</strong> Belcursio<br />
- <strong>in</strong> cimiterio ecclesie Sancte Marie<br />
- <strong>in</strong> Ubierio<br />
- Fossatum de Uxollo<br />
- Via de Sancto Georgio<br />
- Via Molend<strong>in</strong>i de Folcis<br />
- Via publica qua itur a civitate Pergami ad civitatem Mediolanì<br />
- Via qua itur a loco de Oxio ad locum de Levate<br />
- Via qua itur a loco de Oxio <strong>in</strong>feriori ad pontem Sancti Vittoris<br />
- Via qua itur a loco de Oxio Inferiori ad locum de Oxio superiori<br />
- Via qua itur a loco de Bulterio ad locum de Verdello M<strong>in</strong>ori (via Brixiana)<br />
- Via qua itur a loco de Oxio Inferiori ad locum de Ciserano<br />
- Via que vadit a loco de Oxio Inferiori ad locum de Verdello M<strong>in</strong>ori.<br />
7) Boltiere<br />
- ad Campum Matum<br />
- ad Canallem de Pontirollo de Supra<br />
- ad Graviosam<br />
- ad Malconzam<br />
- ad Periam<br />
- ad Rus<strong>in</strong>um<br />
- ad Saviam<br />
- Bucha de Berlasca<br />
- <strong>in</strong> Belcursum<br />
- Fossatum Bergomense<br />
- Fossatum Oxolii<br />
- Pascullum de Brembate Inferiori<br />
- Pascullum de Bulterio<br />
- Seriolla de Bulterio<br />
- Strata publica qua itur a Pergamo Mediolanum<br />
- super Ripam Vassi<br />
- Via Albara<br />
- Via publica qua itur a loco de Oxio ad locum de Bulterio<br />
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- Via publica qua itur a loco de Bulterio ad locum de Ciserano<br />
- Via qua itur <strong>in</strong> loco de Brembate Inferiori<br />
8) Brembate<br />
- ad Carpenis<br />
- ad Cavam<br />
- ad Cornam Matam<br />
- ad Fossatum Bergamaschum<br />
- ad Mongam Mortam<br />
- ad Murarium Longum<br />
- ad Nespullum<br />
- ad Ponctam<br />
- flumen Brembi<br />
- <strong>in</strong> Brembadescha<br />
- super Belcursum<br />
- super Dorsum Carpeneti<br />
- super Splazolum<br />
- Via qua itur ad pontem Sancti Victoris<br />
9) Grignano<br />
- ad Braydam<br />
- Bedischo<br />
- flumen Brembi<br />
- <strong>in</strong> Frezano alto<br />
- Strata per quam itur a loco de Gredegnano ad locum de Marene<br />
- Strata per quam itur a loco de Gredegnano ad locum de Sancto Gervaxio<br />
- Strata per quam itur a loco de Sancto Firmo ad locum de Sancto Gervaxio<br />
- subtus ripam Sancti Firmi de Bidischo<br />
- Via per quam itur a burgo de Capriate ad pontem Sancti Victoris<br />
- Via per quam itur a loco de Gredegnano ad locum de Filago<br />
- Via per quam itur a loco de Gredegnano ad locum de Marne<br />
- Via per quam itur a loco de Gredegnano ad burgum de Capriate<br />
10) Madone<br />
- ad Foppam Sancti Johannis<br />
- ad Lazaronum<br />
- ad Portam de Advocatis<br />
- ad Zapellum Bonibey<br />
- <strong>in</strong> Cerita<br />
- <strong>in</strong> Fondo Ronchay<br />
- <strong>in</strong> Mazolis<br />
- Vallis de Sovixio<br />
- Via publica qua itur Pergamo Tricium<br />
- Via qua itur Madone Filacum<br />
- Via qua itur Raude Ch<strong>in</strong>iolum<br />
11) Marne<br />
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- ad Bonafatiam<br />
- ad Monacham Mortam<br />
- ad Rastelum de subtus Filagum<br />
- Bedischo<br />
- <strong>in</strong> Brayda<br />
- <strong>in</strong> Brembadescha<br />
- <strong>in</strong> Corna Mata<br />
- ripa Brembi<br />
- Strata per quam itur a loco de Brembate Inferiori ad locum de Marene<br />
- Strata per quam itur a loco de Gredegnano ad locum de Marene<br />
- subtus ripam Sancti Firmi de Bedischo<br />
- ultra Durum<br />
- Via per quam itur a Gredegnano ad locum de Filago<br />
- Via per quam itur a Gredegnano ad pontem Sancti Victoris<br />
- Via per quam itur ad pontem Sancti Victoris<br />
- Via per quam itur a loco de Filago ad locum de Marene<br />
12) Rodi<br />
- ad Ronchum Galie<br />
- ad Stratam ruptam<br />
- ad Valem Boyachi<br />
- <strong>in</strong> Bedescho<br />
- <strong>in</strong> Quadro<br />
- <strong>in</strong> Valibus de Raude<br />
- <strong>in</strong> Valle Surda<br />
- <strong>in</strong> Yssella<br />
- strata per quam itur Ternum.<br />
Tra i conf<strong>in</strong>i, dai documenti citati, mancano quelli di Bonate Sotto che, tuttavia, sono<br />
evidentemente ricostruibili sulla scorta delle conf<strong>in</strong>azioni dei comuni circostanti.<br />
La dom<strong>in</strong>azione veneziana<br />
La presenza veneziana a Bergamo (1428-1797) è contrassegnata da una relativa stabilità<br />
politico istituzionale, nel rispetto delle autonomie locali, dei loro statuti e delle<br />
tradizioni radicate. Il territorio è suddiviso <strong>in</strong> quadre; quelle che <strong>in</strong>teressano la nostra<br />
area sono la “Quadra dell’Isola” e la “Quadra di Mezzo”.<br />
Alla prima appartenevano i comuni di: Brembate, Grignano, Madone, Bonate Sotto,<br />
Filago e Marne; alla seconda Sforzatica , Dalm<strong>in</strong>e e Sabbio uniti <strong>in</strong> un solo comune,<br />
Mariano, Osio Sopra, Osio Sotto, Boltiere.<br />
Interessante per questo periodo è la “Descrizione di Bergamo” del 1956, che il capitano<br />
Giovanni Da Lezze ci ha lasciato e alla quale att<strong>in</strong>giamo ampiamente per un’antologia<br />
sul nostro territorio.<br />
Ne emergono aspetti territoriali, colturali, sociali eloquenti più di ogni altra<br />
<strong>in</strong>terpretazione; la tabella che segue si riferisce ai dati comuni rilevabili dalle<br />
descrizioni dei s<strong>in</strong>goli paesi (V. tab. 1)<br />
28
Soldati Animali<br />
Fuochi Abitanti Utili Archibugieri Pichieri Galeotti Bov<strong>in</strong>i Equ<strong>in</strong>i<br />
Dalm<strong>in</strong>e<br />
Sabbio<br />
e 28 216 48 1 - - 60 28<br />
Sforzatica 64 222 55 1 1 1 74 26<br />
Mariano 60 287 58 2 1 1 64 42<br />
Osio Sopra 55 440 102 - 1 1 84 56<br />
Osio Sotto 84 720 140 4 2 3 155 70<br />
Boltiere 270 1030 214 - 1 - 60 34<br />
Brembate<br />
Sotto<br />
70 343 180 3 3 3 69 18<br />
Grignano 19 120 30 1 - 1 50 12<br />
Filago 20 120 42 1 - 1 16 4<br />
Marne 17 80 - - - - - -<br />
Madone 24 109 38 1 - 1 67 15<br />
Bonate sotto 126 556 154 1 4 2 109 40<br />
totali 837 4243 1061 15 13 14 808 345<br />
Tab. 1<br />
Oltre ai dati della tabella, si ritiene opportuno fornire per ogni località un’antologia con<br />
notizie di particolare <strong>in</strong>teresse, topografico, urbanistico, sociale e religioso.<br />
DALMINE E SABBIO<br />
“Queste due terre sono <strong>in</strong> piano, luntane l’una da l’altra un milio… et è un sol comune<br />
di circuito circa doi milia…<br />
Rendono grani, v<strong>in</strong>i et altro <strong>in</strong> abondanza ma le <strong>in</strong>trade sono de gentilhuom<strong>in</strong>i<br />
bergamaschi che portano a Bergomo…<br />
Tutta la detta terra di Dalm<strong>in</strong>e è delli reverendi padri Canonici Regulari di Santo Spirito<br />
<strong>in</strong> Bergomo…<br />
Tutti poveri lavorenti et brazenti senza mercantia né altro traffico. Il comun non ha<br />
entrada né anco un poco di pascolo…<br />
La chiesa <strong>in</strong> Dalm<strong>in</strong>e è santo Georgio ma non si dice messa che convengono andar altroe.<br />
Et a Sabbi Santo Michele…<br />
Una seriola detta il Serio Picolo con doi rode di mol<strong>in</strong>o.<br />
Una altra detta la Colionesca”.<br />
SFORZATICA<br />
“Terra <strong>in</strong> pianura conf<strong>in</strong>a con <strong>Brembo</strong> di qua da <strong>Brembo</strong>…di circuito circa un milia…<br />
Questa gente è tutta povera lavoradori et brazenti, senza trafichi né mercantie perché<br />
le terre sono de nobili bergamaschi.<br />
Beni proprii del comune pertiche 4 che se affittano et comunali pertiche 100 di pascolo<br />
et altre pertiche 50 di gerra…<br />
Chiesa curata si dimanda Santo Andrea qual è posta oltra la meità della terra che è<br />
verso <strong>Brembo</strong>, la qual meità è sotto l’Arcivescovado di Milano, officiandosi<br />
29
all’ambrosiana. Nell’altra meità vi è la chiesa di santa Maria da Oleno sotto il<br />
Vescovato di Bergamo che l’una et l’altra ha curato…<br />
Una seriola detta il Serio con doi rode da mol<strong>in</strong>o…”<br />
MARIANO<br />
“La terra è <strong>in</strong> pianura, conf<strong>in</strong>a con il fiume <strong>Brembo</strong> … di largezza et longezza milia uno<br />
et mezzo…<br />
Raccolti boni et abondanti…<br />
Beni comunali che è di pertiche 100 che è il letto del fiume <strong>Brembo</strong> et non si cava<br />
niente.<br />
Chiesa curata Santo Lorenzo… sotto il diocese di Milano.<br />
Una seriola chiamata il Serio Piccolo con uno mol<strong>in</strong>o.<br />
Un’altra detta la Brembilla…”<br />
OSIO SOPRA<br />
“La terra è <strong>in</strong> pianura, luntana da Bergomo milia sette, da Adda milanese milia 5, ma<br />
dal Fosso che divide la Gera d’Adda, milia 3, che oltra il Fosso predetto vi è la villa di<br />
Pontirolo milanese et verso Adda vi è il castello di Trezzo fortezza milanese ove è il<br />
presidio de soldati spagnoli che toccha l’Adda…<br />
Terreni…de quali abondantamente si raccogliono grani de ogni sorte et v<strong>in</strong>i…<br />
Ma sono la meità di chiesa et l’altra de gentilhuom<strong>in</strong>i di Bergomo…<br />
…non vi è mercantia di alcuna sorte se non che se affitta il guado che ogni uno ne<br />
sem<strong>in</strong>a o poco o molto, <strong>in</strong> suma pertiche 150 et vi sono sei mole che lo mac<strong>in</strong>ano…<br />
Il comun ha de entrata lire 30 <strong>in</strong>circa de una fossa atorno al castello dove è la chiesa et<br />
una pezza di terra detta il Geron del comun de circa pertiche 25 et un saletto o geretto<br />
dredo <strong>Brembo</strong> et un boschetto de poca importanza.<br />
Una campagna de beni comunali de pertiche 500 et due altri pascoletti quali non sono<br />
ocupati.<br />
Ma vi è bene un altro pascoletto de pertiche 6 il quale è occupato da Andrea Foresti<br />
qual paga soldi nove per perticha al comun…<br />
Una seriola detta il Serio con un mol<strong>in</strong>o<br />
Un’altra detta la Seriola<br />
Una seriola detta la Marzola…”<br />
OSIO SOTTO<br />
“La terra è <strong>in</strong> piano con un castello circondato de muri et fossa a torno nel quale sono<br />
case de particulari…<br />
Raccolti de grani de ogni sorte et v<strong>in</strong>i abondantamente…<br />
Gente povera…<br />
Una seriola detta Marzola con doi rode mol<strong>in</strong>i et una rasega.<br />
Un’altra detta il Serio con rode 2 mol<strong>in</strong>o. Un’altra rozza”.<br />
BOLTIERE<br />
“Raccolti abondante…<br />
Le fosse dil castello ru<strong>in</strong>ato sono occupate da vic<strong>in</strong>i che hanno le case all’<strong>in</strong>contro…<br />
Una seriola con doi rode de mol<strong>in</strong>i…”<br />
30
BREMBATE SOTTO<br />
“Terra <strong>in</strong> piano em<strong>in</strong>ente sopra <strong>Brembo</strong> , al conf<strong>in</strong>e dil Bergamasco et vi è il ponte di<br />
pietra traversante esso <strong>Brembo</strong> detto Ponte Santo Vittore; il territorio suo conf<strong>in</strong>a con<br />
la Canonica milanese di Gera d’Adda dove f<strong>in</strong>isse il <strong>Brembo</strong> sboccando <strong>in</strong> Adda.<br />
Sotto questa terra li Trev<strong>in</strong>aschi hanno le bocche delle rozze cavate dal <strong>Brembo</strong> per<br />
adaquar i suoi paiesi et la Gera d’Ada, quali Trev<strong>in</strong>aschi pagano alla magnifica Città di<br />
Bergomo lire 100 per fitto di esse aque per esser esse bocche sopra il Bergamascho…<br />
… questa gente è povera, masari senza traffichi”.<br />
GRIGNANO<br />
“Terra posta <strong>in</strong> piano alquanto rilevato con circuito di mezo milio…<br />
Gente povera, senza traficho, lavoratori et massari.<br />
FILAGO<br />
“Terra <strong>in</strong> piano drio a <strong>Brembo</strong> … et è posta fra la predetta di Bonate, Madone et la<br />
<strong>in</strong>frascritta di Marne…<br />
Ha pertiche 100 di giere et bosche ma usurpate senza utile…<br />
Un mol<strong>in</strong>o sopra <strong>Brembo</strong>…”<br />
MARNE<br />
“Terra situata sopra la ripa di <strong>Brembo</strong>, circondato da oriente dal <strong>Brembo</strong>, da sera da<br />
torente detto Tordo, posta tra la detta terra di Filacho et la <strong>in</strong>frascritta Brembate di<br />
Sotto…<br />
Gente povere.<br />
Vi è un castello vecchio con una torre circondato dal Tordo et Bremb sopra corne<br />
altissime et diruppi per l’acqua, ché <strong>in</strong> questo loco il Tordo sbocca <strong>in</strong> <strong>Brembo</strong>…<br />
Grani abondante et v<strong>in</strong>i abondantamente da vender.<br />
Santo Bertolameo chiesa antica senza entrata restaurata dalli cittad<strong>in</strong>i habitanti…”<br />
MADONE<br />
“Questa gente è povera, massari et lavoradori da terre et senza traffichi…”<br />
BONATE SOTTO<br />
“Il comune ha certi pascoli circa 200 pertiche et sono <strong>in</strong> lite con il comune di<br />
Sporzaticha…<br />
Gente povera, lavoradori et massari, senza traffico…<br />
Fiume Les<strong>in</strong>a che nasce sopra il comune di Almen, sparge per la quadra, entra nel<br />
<strong>Brembo</strong> di sotto Bonate.<br />
Edifitii sopra il <strong>Brembo</strong> mol<strong>in</strong>i 2…”<br />
La <strong>relazione</strong> del Da Lezze ci fornisce anche notizie idrografiche sulla nostra zona; nella<br />
descrizione del corso del fiume <strong>Brembo</strong> e dei suoi affluenti leggiamo <strong>in</strong>fatti che:<br />
“Et oltra la terra di Santo Pietro da levante un torrente detto Quisa et da ponente un<br />
altro chiamato Lesna de sotto a Bonate de Sotto et poi passando s<strong>in</strong>o a Marne vi entra<br />
31
uno torrente chiamato Tordo et poi passando sotto il Ponte di SantoVittore a Brembate<br />
di Sotto fa il suo f<strong>in</strong>e <strong>in</strong> Adda fiume del Ducato di Milano”<br />
Quanto al fiume Serio, dal quale deriva la stragrande maggioranza dei canali che<br />
contribuirono allo sviluppo agricolo dell’alta pianura bergamasca, il capitano veneto fa<br />
una m<strong>in</strong>uziosa descrizione di tutte le derivazioni. Così troviamo, ad esempio che dalla<br />
roggia Serio:<br />
“La terza bocca che si cava di detta seriola è nom<strong>in</strong>ata la Seriola di Verdello ragion<br />
della magnifica Comonità, per la quale scorre doi canali di acqua con li quali se adacqua<br />
per doi giorni della settimana il teritorio di Treviolo, doi giorni il teritorio di Lalio et li<br />
altri tre giorni serve alla Vailetta, Gusanga, Sabio et ad una parte di Osio di Sopra.<br />
La quarta bocca fa la seriola detta di Oxio et questa si cava al Polarescho, scorre<br />
unitamente s<strong>in</strong>o alla terra di Oxio di Sotto et lì serve per giorni quattro la settimana et<br />
li altri giorni tre servono a Mariano et Oxio di Sopra et anco alli terreni di Bolterio et<br />
poi si perde.<br />
Sopra questa seriola detta di Oxio vi sono diversi mol<strong>in</strong>i, cioè a Treviolo doi rote, a<br />
Sporzaticha doi rote, a Dalm<strong>in</strong>e doi rote, a Mariano doi rote, a Oxio di Sopra doi rote et<br />
uno mol<strong>in</strong> detto il Gobbo sul comun di Oxio di Sotto, quali tutti mol<strong>in</strong>i pagano livello<br />
alla mag.ca Comonità oltre doi soldi per fuoco di tutte dette terre quali vengono pagati<br />
a detta mag.ca Comonità per il cazadego ciovè Treviolo, Albegno, Sporzadega, Dalm<strong>in</strong>e,<br />
Mariano, Osio di Sopra et di Sotto per uso delle acque per le case et loro animali.<br />
Il rimanente poi di detta seriola detta il Serio vien chiamata la Coda del Serio raggione<br />
de particulari persone, la qual serve ala terra di Treviolo, Sporzatica et Dalm<strong>in</strong>e…”<br />
Quanto alle derivate dalla Morlana, che pure trae orig<strong>in</strong>e dal fiume Serio, leggiamo:<br />
“In oltre <strong>in</strong> esso loco ancora di Casal<strong>in</strong>o si fa la terza seriola dimandata la Coglionesca<br />
la qual si fa di sopra abondanza di acqua et scorre verso la porta di Cologno et ivi serve<br />
a sei rote di mol<strong>in</strong>o fabbricati sopra due caduti et cam<strong>in</strong>a poi alla porta di Osio et ivi<br />
serve a tre rote di mac<strong>in</strong>atori et da lì partendosi cam<strong>in</strong>a verso la Vailetta sempre<br />
arente la strata magistrale nel qual loco della Vailetta ritrovasi doi partitori, quali<br />
divideno essa seriola <strong>in</strong> due parti, una che serve alle possessioni che si ritrovano nella<br />
Squadra di Mezzo da sera parte ad essa strada de Osio s<strong>in</strong>o a Bolterio et Ciserano et<br />
l’altra serve alle possessioni che si ritrovano a doman parte ad essa strada di Osio ciovè<br />
Sabio, Levate, Verdel Grande, Verdel Picolo, Pognano, Spirano et altre terre <strong>in</strong> esse<br />
parti et si perde adaquando detti terreni di essi teritorii…”<br />
Il XVII secolo fu funestato dalla peste, cosiddetta manzoniana, del 1630, descritta per<br />
Bergamo e suo territorio da Lorenzo Ghirardelli nel 1631. Nella seconda edizione<br />
dell’opera (1974), il curatore prof. M. Testa allegò all’orig<strong>in</strong>ale una tabella, sempre del<br />
Ghirardelli, nella quale sono annotati vivi e morti, maschi e femm<strong>in</strong>e, di ogni comunità.<br />
Ecco quanto risulta per l’area del PLIS:<br />
Superstiti e morti della peste<br />
1630<br />
Maschi Femm<strong>in</strong>e Maschi Femm<strong>in</strong>e<br />
vivi vive<br />
morti morte<br />
Dalm<strong>in</strong>e e Sabbio 40 45 55 60<br />
Sforzatica 80 92 112 173<br />
Mariano 60 30 93 93<br />
Osio Sopra 100 80 150 280<br />
32
Osio Sotto 178 175 179 237<br />
Boltiere 134 136 5 8<br />
Brembate Sotto 138 137 94 88<br />
Grignano 72 9 43 48<br />
Filago 20 25 20 26<br />
Marne 25 25 20 26<br />
Madone 22 19 43 48<br />
Bonate Sotto 160 - - -<br />
Tab. 2<br />
Sempre per il periodo della dom<strong>in</strong>azione veneziana sul Bergamasco, abbiamo un’altra<br />
fonte documentaria molto importante, anche se la sua forma letteraria (si tratta di un<br />
poema composto da undicimila terz<strong>in</strong>e) potrebbe far pensare al frutto di fantasie<br />
poetiche. In realtà è una descrizione di Bergamo e della Bergamasca, <strong>in</strong>torno agli anni<br />
Venti del Settecento, ricca di notizie di storie, di costume, di economia, ecc. Pur nella<br />
scarsa conoscenza che dimostra di avere della pianura bergamasca, l’autore G.B.<br />
Angel<strong>in</strong>i, regala alla nostra zona alcune simpatiche pennellate che di seguito riportiamo:<br />
Osio così di Sopra e Sotto <strong>in</strong>sieme<br />
Arcene, Ciseran, Luran, Boltiere<br />
Pognano ville della Squadra estreme<br />
Far amido, e far l<strong>in</strong>o è lor mestiere<br />
venduto <strong>in</strong> fiera col capecchio ancora<br />
Per empir de le sedie le spalliere…<br />
Su le rive del <strong>Brembo</strong>, che vi gira<br />
Intorno, de lo stato gli conf<strong>in</strong>i<br />
Marno, e Filago verso si ritira.<br />
Ha Brembate Inferior vaghi giard<strong>in</strong>i,<br />
Tien pur di pietra per far statue vene<br />
De Fug<strong>in</strong>elli illustri cittad<strong>in</strong>i.<br />
Granita, e dolce allo scalpello bene<br />
S’addatta a’ simulacri: e quivi mesce<br />
Il <strong>Brembo</strong>, e l’Adda <strong>in</strong>siem l’acque e l’arene.<br />
Preda abondante vi si fa di pesce<br />
Con l’amo, e rete, e più co’ la graticcia,<br />
Ov’entra <strong>in</strong>cauto, e prigionier non n’esce.<br />
O con calc<strong>in</strong>a l’acqua s’impastriccia<br />
E vien basito a galla, o che si prende<br />
Asciutto il gorgo su la rena arsiccia.<br />
Di notte ancor col lume si comprende<br />
E con forchetta di tre rebbi armata<br />
33
Rivoluzione e restaurazione<br />
S’<strong>in</strong>veste, e colto al predator s’arrende.<br />
O da fort’amo con l’esca appiccata<br />
Ove l’acqua è stagnante, e limacciosa<br />
Resta l’anguilla e <strong>in</strong>siem l’esca imboccata.<br />
Fe’ la terra di Marno gloriosa<br />
Ventur<strong>in</strong>o Carnario un guelfo ardente<br />
Col suo coraggio, e spada poderosa.<br />
……………<br />
Madone ha le boscaglie <strong>in</strong> vic<strong>in</strong>anza<br />
……………<br />
Di Madone l’onor da me s’addita,<br />
Del cui castello la famiglia antica<br />
E illustre de Malduri era <strong>in</strong>vestita…<br />
F<strong>in</strong>ita la dom<strong>in</strong>azione veneziana a Bergamo, dopo il periodo napoleonico, agli albori del<br />
Regno Lombardo-Veneto le condizioni politico-religiose e gli aspetti socio-economici<br />
sono ben documentati negli anni 1819-20 da Giovanni Maiorani da Ponte nel suo<br />
“Dizionario adeporico”.<br />
Anche da quest’opera stralciamo alcuni dei passi più significativi riguardanti i nostri<br />
paesi:<br />
Dalm<strong>in</strong>e e Sabbio<br />
“Dalm<strong>in</strong>e e Sabbio due villette componenti una comunità sola…la prima sulla destra e la<br />
seconda sulla s<strong>in</strong>istra dello stradone postale che da Bergamo conduce a Milano…<br />
Il suo territorio è fertile <strong>in</strong> biade ed <strong>in</strong> gelsi ed ha anche un piccol tratto di campagna<br />
<strong>in</strong>colta verso le rive del <strong>Brembo</strong>.<br />
In questa villetta avevano un antico latifondo i canonici lateranensi detti di S. Spirito.<br />
Ora l’ampio possedimento è divenuto di proprietà della nobile famiglia Camozzi…”<br />
Mariano<br />
“… <strong>in</strong> un territorio molto fertile <strong>in</strong> biade ed <strong>in</strong> gelsi…<br />
Ha di osservabile ancora che quivi fu un vecchio castello r<strong>in</strong>omato assai nella<br />
effervescenza delle civili fazioni, e probabilmente distrutto <strong>in</strong> quell’<strong>in</strong>felice epoca, da<br />
non restare al sito che la sola denom<strong>in</strong>azione…”<br />
Sforzatica<br />
“… E’ <strong>in</strong> un territorio fertilissimo <strong>in</strong> biade ed <strong>in</strong> gelsi; ed ha un tratto di terreno<br />
lasciato a pascolo sul suo fianco <strong>in</strong> vic<strong>in</strong>anza del <strong>Brembo</strong>…<br />
Il caseggiato a destra dell’acquedotto Serio, che serve per la irrigazione, appartiene<br />
alla prima (Sforzatica S. Maria) e quello che sta alla s<strong>in</strong>istra spetta alla seconda (S.<br />
Andrea)”<br />
34
Sforzatica Oleno<br />
“… A questa appartiene la grossa contrada di Guzzanica sull’altro lato dello stradon<br />
postale, e compresa quanto al temporale nella vasta comunità di Stezzano…”<br />
Osio Sopra<br />
“… Questo villaggio fu tra i primi nella nostra prov<strong>in</strong>cia, <strong>in</strong> cui siasi <strong>in</strong>trodotta e<br />
praticata la piantagione dei gelsi, come una parte importante, e per noi primaria<br />
d’agricoltura. Molto benemerito di questa <strong>in</strong>troduzione fu D. Andrea Strazza, che per<br />
più di c<strong>in</strong>quant’anni, com<strong>in</strong>ciando dal pr<strong>in</strong>cipio del secolo, decimo ottavo, quivi fu<br />
parroco.<br />
Molte annose piante di gelsi, che vivono tuttavia sui fondi del beneficio parrocchiale ne<br />
fanno una testimonianza sicura. Non è qu<strong>in</strong>di meraviglia che Osio di sopra sia stato un<br />
tempo r<strong>in</strong>omato per la quantità de’ Bozzoli, che sono sempre stati, e sono tuttavia<br />
molto stimati. Il suo territorio è fertile pure di grano, e produce anche del l<strong>in</strong>o.<br />
Ma nullameno un tratto non piccolo di terreno assai ghiaioso, una porzione del quale,<br />
che è di ragione comunale, serve a solo uso di pascolo, ora però <strong>in</strong> parte si va riducendo<br />
a campo…<br />
Osio di sopra ha disgiunte dal suo caseggiato maggiore varie piccole contrade, o sia<br />
grossi cass<strong>in</strong>aggi sparsi parte sul pascolo comunale, e parte sulla riva del <strong>Brembo</strong>, i<br />
maggiori de’ quali sono la Capra e la Rasiga, a mezzodì della quale vedesi tuttavia<br />
qualche reliquia di un ponte, che con due archi attraversava il <strong>Brembo</strong>, e che chiamasi<br />
da quegli abitanti Ponte di Pilone…”<br />
Osio Sotto<br />
“Resta immediatamente sullo stradone postale che da Bergamo conduce a Milano. E<br />
quivi, non ha guari eravi la posta de’ cavalli.<br />
Il suo territorio produce <strong>in</strong> copia frumento, granturco e l<strong>in</strong>o; ed è corredato di molti<br />
gelsi, che quivi prosperano. Ha mille c<strong>in</strong>quanta abitanti nella massima parte agricoltori.<br />
Vi si trovano le arti di comodo, siccome nelle borgate; e stabilmente vi soggiornano<br />
varie famiglie signorili. Il suo caseggiato nella maggior parte è pulito, con buone<br />
villeggiature, ed un’ampia piazza nel suo centro…”<br />
Boltiere<br />
“…resta un territorio, che la sua fertilità riconosce più dalla <strong>in</strong>dustria de’ suoi<br />
abitatori, che dalla felicità del suolo essendo questo assai ghiaioso. Produce grani di<br />
ogni sorte, e vi prosperano i gelsi; ha anche dei boschi sul marg<strong>in</strong>e del <strong>Brembo</strong>, che gli<br />
passa sul destro fianco <strong>in</strong> distanza di un grosso miglio…<br />
Quivi altra volta esistette un considerabile castello, r<strong>in</strong>omato nei fasti delle civili<br />
fazioni del secolo XIII, c<strong>in</strong>to da mura, e da profonda fossa, delle quali ora non ci restano<br />
che pochi segnali ed una torre…”<br />
Brembate Sotto<br />
“…Resta <strong>in</strong> una situazione em<strong>in</strong>ente sulla sponda occidentale del <strong>Brembo</strong>, il quale quivi<br />
passa per uno stretto corredato su l’uno, e l’altro fianco da sterm<strong>in</strong>ati massi d’una<br />
35
pietra arenaria, che non è se non un aggregato di sabbia, e di ciottoli di varia grossezza<br />
<strong>in</strong>sieme collegati, e formanti il così detto Ceppo di Brembate, atto a molte opere di<br />
costruzione, d’architettura, e di statuaria.<br />
Aveva altra volta un castello con torri e fossa; ora è ridotto <strong>in</strong> casa dom<strong>in</strong>icale e<br />
masserizia, <strong>in</strong> passato di proprietà della nobile famiglia Tasca, ora del sig. Andrea<br />
Moretti.<br />
Ha altre belle fabbriche, fra le quali quella del sig. Mazzoleni Fug<strong>in</strong>elli, con giard<strong>in</strong>i<br />
pensili, i quali fatti a più piani occupano quivi dall’alto la riva del fiume. Vi è annessa<br />
una peschiera, nella quale s’imprigiona il pesce da sé. A questo punto si deviano dal<br />
<strong>Brembo</strong> due grandi dugai chiamati la roggia vecchia, e la roggia di Treviglio, le quali<br />
vanno ad irrigare tutta la gerra d’Adda. Vi sono anche alcune filande da seta…<br />
In vic<strong>in</strong>anza del ponte del <strong>Brembo</strong>, che vien denom<strong>in</strong>ato Ponte S. Vittore, il quale dà<br />
comunicazione dalle ville di questo distretto, a quelle dell’altro di Verdello, vi è<br />
appunto un vecchio oratorio dedicato a questo santo, e che vuolsi fosse l’antica<br />
parrocchiale. Ora serve di chiesa sussidiaria, e con tutta ragione si può considerare qual<br />
santuario per la quantità di popolo, che vi concorre anche da lontani paesi…”<br />
Grignano<br />
“Grignano, nelle vecchie carte Grad<strong>in</strong>ianum, uno de’ villaggi più antichi della<br />
Bergamasca prov<strong>in</strong>cia, se creder vogliamo al chiarissimo nostro istoriografo sig.<br />
Giambattista Rota…<br />
… <strong>in</strong> mezzo ad una campagna fertilissima di biade e di gelsi…<br />
… Vi esisteva un antico castello; ora non ne rimane che la tradizione avvalorata dalla<br />
scoperta de’ suoi ampi fondamenti <strong>in</strong> un campo pur oggidì chiamato Castello…”<br />
Marne<br />
“Marne, forse accorciativo di marg<strong>in</strong>e dalla sua posizione sulla doppia sponda che quivi<br />
ha il fiume <strong>Brembo</strong> il quale gli passa sulla s<strong>in</strong>istra…<br />
Il suo territorio è fertile <strong>in</strong> biade ed <strong>in</strong> gelsi; e quivi vuolsi che ord<strong>in</strong>ariamente soglia<br />
riuscir copioso il raccolto de’ bozzoli…<br />
Vi è tuttora un piccolo antico castello con ponte levatoio, ora appartenente alla nobile<br />
famiglia Piatti Donati, ed una volta degli Advocati…<br />
Ha la vestigia, anzi un pilone <strong>in</strong> mezzo all’alveo del <strong>Brembo</strong> appartenente ad un ponte,<br />
che quivi anticamente esisteva sul fiume…”<br />
Filago<br />
“…Non isfugge all’occhio dell’osservatore la s<strong>in</strong>golarità della posizione di questo<br />
villaggio presso una specie di seconda riva, che quivi costeggia l’andamento del <strong>Brembo</strong>.<br />
Questa seconda sponda <strong>in</strong>com<strong>in</strong>cia presso il caseggiato di Ponte; ed <strong>in</strong>curvandosi verso<br />
l’ovest va a dilatarsi s<strong>in</strong> oltre la larghezza di un miglio; ritorna poscia ad accostarsi al<br />
letto attuale del fiume, e vi si riunisce poco al dissotto di questo villaggio. Il tratto di<br />
paese, che giace fra il corso presente dell’acque, e la ridetta controripa, la quale serve<br />
a marg<strong>in</strong>e della pianura superiore del distretto, vedesi fatto tutto a quasi perfetto<br />
livello, ed <strong>in</strong>gombro di ciottoli, di ghiaie, e di sabbie: materiali, che ora sciolti ed ora<br />
collegati <strong>in</strong> una specie di pod<strong>in</strong>ga si veggono corredare essa seconda riva, siccome<br />
l’altra sull’opposto lato del fiume.<br />
Questo tratto di bassofondo è certamente uno sfiancamento dell’antico alveo del<br />
<strong>Brembo</strong>. E chi sa che primitivamente, non abbastanza aperto l’emissario del fiume fra<br />
36
le balze e i ceppi di Brembate, le acque qu<strong>in</strong>di rigurgitassero e superiormente non<br />
formassero una specie di lago? In tale caso la etimologia del nome del villaggio, <strong>in</strong><br />
lat<strong>in</strong>o F<strong>in</strong>islacus anderebbe di concerto colla sua posizione là dove appunto s’accosta al<br />
suo term<strong>in</strong>e questo ora lago cessato. E potrebbe anche dirsi abbreviatura della parola<br />
marg<strong>in</strong>e il nome di Marne dato ad un’altra conterm<strong>in</strong>e villetta, la quale siede pur essa<br />
su questa sfiancata seconda riva, ossia marg<strong>in</strong>e del <strong>Brembo</strong>. Sono da osservarsi poi tra<br />
Filago, e Marne le antichissime vestigia d’un ponte sopra il <strong>Brembo</strong>, chiamato Corvo il<br />
quale doveva appartenere alla strada, che mette a Trezzo.<br />
Filago ha un territorio fertile <strong>in</strong> biade ed <strong>in</strong> gelsi; ed ha anche delle viti e delle<br />
boscaglie d’alto e basso fusto pr<strong>in</strong>cipalmente lungo e sulla ridetta sponda seconda del<br />
<strong>Brembo</strong>…”<br />
Madone<br />
“…Il di lui territorio, che ora è uno de’ più felici di questi contorni, una volta ne era il<br />
più <strong>in</strong>grato. Il cambiamento della sua fisica costituzione debbesi primieramente<br />
attribuire al merito del suo paroco D. Evangelista Broli, il quale, conoscendo<br />
l’importanza dell’agricoltura, e la necessità del miglioramento della medesima pei suoi<br />
parrocchiani, divenendone anche padre temporale, soleva trattenere il popolo suo<br />
avanti e dopo i div<strong>in</strong>i offici per lo più sul sagrato <strong>in</strong> lezioni pratiche di questa scienza<br />
nutrice di tutte le altre, ed <strong>in</strong> dialoghi sulle migliori pratiche della medesima.<br />
Egli ne è riuscito di fatto; e fece de’ suoi parrocchiani molti valenti agricoltori, i quali<br />
passar facendo le pratiche loro cognizioni ne’ loro figliuoli e successori, sono giunti a<br />
migliorar sì la costituzione di quel paese da far meraviglia. Beato il gregge d’un così<br />
buon pastore, degno veramente di essere da tutti gli altri imitato! Questo territorio è<br />
fertile segnatamente di biade, e di gelsi…”<br />
Bonate Sotto<br />
“… Il suo territorio è fertile <strong>in</strong> biade e <strong>in</strong> gelsi e dà anche del buon v<strong>in</strong>o… Le donne si<br />
dist<strong>in</strong>guono nell’arte del tessere e dell’imbiancar le tele…<br />
Ausiliari della parrocchiale sono gli oratori, uno sotto la <strong>in</strong>vocazione della Verg<strong>in</strong>e<br />
Addolorata annesso alla villa del nobile sig. Marcantonio Bressani: uno <strong>in</strong> onor di S.<br />
Francesco d’Assisi nella contrada detta dei Bonesi proprietà della nobile famiglia de’<br />
conti Lupi: uno consacrato a S. Gaetano, proprietà del sig. Bortolo Pesenti situato nella<br />
contrada così detta di Villa: uno col titolo di S. Lorenzo nella contrada di Mazoate,<br />
giuspatronato della signorile famiglia Gavazzi. Ha poi altre due contrade chiamate delle<br />
Serite l’una, e de’ Mol<strong>in</strong>i l’altra, distanti un mezzo miglio dal villaggio…”<br />
Nell’Italia unita<br />
Con l’unità d’Italia <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciano a fiorire pubblicazioni che hanno l’<strong>in</strong>tento di<br />
fotografare la situazione socioeconomica delle prov<strong>in</strong>ce appartenenti al nuovo Regno<br />
d’Italia. Per Bergamo è il prefetto Lucio Fiorent<strong>in</strong>i a stendere una “monografia”, nel<br />
1888, nella quale, per l’area di nostro <strong>in</strong>teresse, merita una particolare rilevanza, nel<br />
capitolo riguardante le cave, il paragrafo relativo al “Ceppo di Brembate” che qui si<br />
riproduce:<br />
37
Ceppo di Brembate<br />
Il ceppo ossia la pudd<strong>in</strong>ga di Brembate di Sotto si dist<strong>in</strong>gue da quella di Capriate e di<br />
San Gervasio <strong>in</strong> generale per una grana più f<strong>in</strong>a; è di quella qualità che dicesi gentile, <strong>in</strong><br />
confronto alla crespone che danno a preferenza le cave di Capriate e di S. Gervasio<br />
d’Adda; - una particolarità di giacimenti; - mentre le cave <strong>in</strong> esercizio di questi due<br />
ultimi comuni si trovano sulle sponde del fiume Adda, quelle <strong>in</strong>vece di Brembate Sotto,<br />
per la maggior parte, sono a fior di suolo, nella pianura costeggiante il <strong>Brembo</strong>.<br />
Attesa la circostanza che le cave di Brembate si coltivano a qualche chilometro dalla<br />
Martesana, e però non potendo i loro prodotti arrivare a Milano che con un sopra carico<br />
di spesa rimpetto a quelli di Capriate, conviene credere che sebbene richiesti i primi<br />
per la miglior qualità, pure abbiano affluito a Milano dopo quelli che offrivano le cave<br />
dell’Adda.<br />
Ad ogni modo vi sono monumenti a Milano i quali attestano che i materiali di pudd<strong>in</strong>ga<br />
dell’Adda e del <strong>Brembo</strong> furono impiegati <strong>in</strong> quella città quasi contemporaneamente e<br />
cioè lungo il secolo XIII°, e di ciò farebbero prova i rivestimenti delle mura di Milano,<br />
parecchi manufatti dei canali navigabili, ed <strong>in</strong> fabbriche di data posteriore figurano le<br />
pietre di Brembate nel palazzo di piazza Mercanti, <strong>in</strong> quello del Mar<strong>in</strong>o, ora sede della<br />
residenza municipale, mentre nell’epoca nostra di questo materiale vennero costruiti la<br />
casa Poldi Pezzoli, i due palazzi Turati, quello Bagatti Valsecchi pure <strong>in</strong> Milano, parte di<br />
quello della Cassa di Risparmio <strong>in</strong> Milano, e qui <strong>in</strong> Bergamo, quello del G<strong>in</strong>nasio e Liceo,<br />
e da ultimo quello monumentale della Prefettura.<br />
Il gettito di queste cave di Brembate nella sua quantità naturalmente varia a seconda<br />
delle commissioni; tuttavia, prendendo una media di questi ultimi anni, può accertarsi<br />
che tali scavi non danno meno di metri cubi 1000 all’anno.<br />
(Nell’anno corrente tal cifra è di molto aumentata, impiegandosi il detto materiale<br />
nella costruzione del ponte pure sul <strong>Brembo</strong>, <strong>in</strong> Brembate, <strong>in</strong> sostituzione del vecchio<br />
cadente, sui disegni dell’Ufficio tecnico prov<strong>in</strong>ciale di Bergamo, ponte che misura una<br />
luce di metri 36 a pieno arco. Sarà uno dei manufatti più arditi e ad un tempo artistici<br />
della prov<strong>in</strong>cia, e, come costruzione <strong>in</strong> pietra, uno dei più rimarchevoli di Lombardia.<br />
Questo ponte è dest<strong>in</strong>ato a servire alla strada che da Capriate dovrà mettere capo a<br />
Verdello, ed ha le proporzioni per servire di base stradale anche ad una l<strong>in</strong>ea di<br />
tramway, quale si vagheggia fra i due punti ora accennati).<br />
Ritornando alle produzioni delle cave di Brembate calcolate <strong>in</strong> non meno, come<br />
dicemmo, di 1000 metri cubi annui, questi darebbero per sé un valore di circa L.<br />
30.000, al quale valore aggiunto quello maggiore che acquistano per la lavorazione<br />
ord<strong>in</strong>aria ed il prezzo di trasporto <strong>in</strong> luogo d’impiego, l’importare di tale <strong>in</strong>dustria<br />
raggiungerebbe il valore di ben oltre L. 120,000.<br />
Il numero degli operai addetti a tale <strong>in</strong>dustria <strong>in</strong> media ammonta a 120, e siccome un<br />
terzo quasi della popolazione di Brembate di Sotto (di ab. 2000) è composta di famiglie<br />
di scalpell<strong>in</strong>i ed escavatori, così vi sono sempre operai per ogni bisogno.<br />
Il luogo dove si smercia la maggior parte di questa pietra è Milano e la sua prov<strong>in</strong>cia,<br />
servendo come via di trasporto il canale la Martesana, che si raggiunge col mezzo di<br />
carri a Vario. Se ne fanno ora spedizioni per ferrovia anche a luoghi più lontani.<br />
I pregi pr<strong>in</strong>cipali di questa pudd<strong>in</strong>ga sono la <strong>in</strong>alterabilità agli agenti atmosferici, e<br />
l’<strong>in</strong>durimento che acquista dopo scavata.<br />
Inoltre per la sua t<strong>in</strong>ta calda e simpatica è il materiale che a preferenza di altri si<br />
presta per l’ornamentazione dei fabbricati <strong>in</strong> stile barocco, e viene da molti prescelta<br />
anche perché <strong>in</strong> pochi anni prende una t<strong>in</strong>ta che dà l’aspetto di antico, ciò che si confà<br />
a tal genere di stile.<br />
38
Nella stessa monografia vengono ricordate: a) lo stabilimento per la cardatura dei<br />
cascami di seta di Augusto Noyer a Boltiere (p. 64), il filatoio della ditta Guglielmo<br />
Schroeder di Osio Sopra (p. 66) e la fornace di Madone “dove per la specialità del<br />
terreno fioriva, ab antiquo, questa <strong>in</strong>dustria. L’attuale fornace a sistema <strong>in</strong>g.<br />
Ch<strong>in</strong>aglia, che sostituì le preesistenti, può cuocere f<strong>in</strong>o a 10.000 mattoni al giorno, i<br />
quali vengono predisposti e manipolati mediante macch<strong>in</strong>e a vapore…”<br />
Un’altra <strong>in</strong>teressante pubblicazione post-unitaria, di dieci anni posteriore a quella del<br />
Fiorent<strong>in</strong>i, è “La patria. Geografia dell’Italia” (1898) di Gustavo Strafforello. Anche da<br />
quest’opera stralciamo un’antologia:<br />
Sforzatica (1181 ab.)<br />
“… è un grosso paese di carattere essenzialmente rurale, non privo di edifizi moderni o<br />
rimodernati, di bella apparenza. Nulla però di notevole sotto l’aspetto artistico. Nei<br />
d<strong>in</strong>torni, per la vasta pianura, sono frequenti i casc<strong>in</strong>ali e le fattorie, taluna delle quali<br />
di certa importanza, sì da costituire frazione del Comune.<br />
Sebbene di natura alluvionale ed alquanto ghiaioso, il territorio di Sforzatica è<br />
riccamente irrigato e coltivato con cura: produce cereali d’ogni specie, foraggi e gelsi.<br />
L’allevamento del bestiame da stalla e da cortile e dei bachi da seta forma la massima<br />
<strong>in</strong>dustria del luogo a sussidio della produzione agricola. Tuttavia l’<strong>in</strong>dustria<br />
manifatturiera è rappresentata da un piccolo opificio per la torcitura e l’<strong>in</strong>cannaggio<br />
della seta; vi sono <strong>in</strong>oltre due piccole fabbriche di pasta da m<strong>in</strong>estra ed una fornace per<br />
la cottura della calce…”<br />
Sabbio Bergamasco (457 ab.)<br />
“… Il territorio, assai fertile e ben coltivato, produce cereali, foraggi, ortaglie e frutta.<br />
Importante vi è l’allevamento del bestiame da stalla e da cortile; copiosa la produzione<br />
dei bozzoli. Dal suolo alluvionale si scava sabbia e ghiaia…”.<br />
Mariano al <strong>Brembo</strong> (699 ab.)<br />
“… è paese essenzialmente rurale, ma non manca di begli edifizi, di aspetto signorile e<br />
moderno. Nei d<strong>in</strong>torni sono ville e fattorie.<br />
L’agricoltura ha quivi il maggior sviluppo, ed il suolo fertilissimo produce cereali,<br />
frutta, gelsi e foraggi. L’allevamento del bestiame da stalla e da cortile è fatto su<br />
vasta scala: così dicasi dei bachi da seta, il cui prodotto è <strong>in</strong>cettato dalle filande dei<br />
vic<strong>in</strong>i Comuni. In Mariano al <strong>Brembo</strong> sono due attive fabbriche di paste alimentari…”<br />
Osio Sopra (1124 ab.)<br />
“…La campagna, piana e verdeggiante, è sparsa di ville e di fattorie, ove all’<strong>in</strong>tensa<br />
coltivazione del suolo per trarne foraggi, cereali, l<strong>in</strong>o e belle piantagioni di gelsi, si<br />
accoppiano l’<strong>in</strong>dustre allevamento del bestiame, il caseificio e la coltura dei bachi da<br />
seta. Osio è paese eziandio <strong>in</strong>dustrioso: vi si annoverano due grandi opifici per la<br />
39
trattura, la torcitura e l’<strong>in</strong>cannaggio della seta, impieganti complessivamente 370<br />
operai, una fabbrica di spazzole ed altre piccole <strong>in</strong>dustrie pel consumo locale…”<br />
Osio Sotto (2026 ab.)<br />
“Il territorio di Osio Sotto è fertilissimo e numerose e grosse fattorie sparse per la<br />
campagna completano il nucleo comunale. Prodotti del suolo: cereali, l<strong>in</strong>o, frutta,<br />
legumi e gelsi. L’allevamento del bestiame e la produzione dei bozzoli sono <strong>in</strong>dustrie<br />
favorite del luogo”.<br />
Boltiere (1382 ab.)<br />
“… è un grosso villaggio, attraversato dalla strada prov<strong>in</strong>ciale nella sua maggiore<br />
lunghezza; ha carattere essenzialmente rurale, ma <strong>in</strong> gran parte moderno con case<br />
rustiche, nuove o r<strong>in</strong>novate, di buona apparenza. L’edifizio più notevole di Boltiere,<br />
dopo la discreta chiesa parrocchiale, è il grande stabilimento per la cardatura dei<br />
cascami da seta, nel quale lavorano giornalmente da 400 operai. Questa <strong>in</strong>dustria è<br />
d’impianto relativamente recente e dispone di una forza motrice a vapore di 28 cavalli<br />
e di una ruota idraulica di 30 cavalli d<strong>in</strong>amici, che dànno moto a 32 macch<strong>in</strong>e circolari. I<br />
prodotti si smerciano generalmente a Lione ed a Basilea.<br />
Il territorio di Boltiere, sebbene alquanto ghiaioso, dà buoni prodotti <strong>in</strong> cereali,<br />
ortaglie, foraggi e ricche piantagioni di gelsi. L’allevamento del bestiame da stalla e<br />
da cortile e la produzione dei bozzoli sono le <strong>in</strong>dustrie maggiori att<strong>in</strong>enti<br />
all’agricoltura…”<br />
Brembate Sotto (1915 ab.)<br />
“…è un grosso e prosperoso paese di circa 1400 abitanti, di aspetto <strong>in</strong> gran parte<br />
moderno, sebbene di carattere alquanto rurale. Vi sono palazzotti, case signorili e<br />
chiese di buon disegno, fra le quali va ricordata l’antica parrocchiale di San Faust<strong>in</strong>o.<br />
Nulla peraltro che, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea d’arte, emerga.<br />
Il territorio di Brembate di Sotto, coltivato con grande cura, sebbene poco fertile,<br />
produce <strong>in</strong> particolar modo cereali, foraggi e l<strong>in</strong>o. Belle le piantagioni di gelsi, dalle<br />
quali trae grande <strong>in</strong>cremento l’allevamento dei bachi da seta. Questo Comune è anche<br />
noto ai geologi ed ai costruttori per il grande giacimento d’ottima pudd<strong>in</strong>ga (ceppo) che<br />
si trova nel suo territorio. La pudd<strong>in</strong>ga di Brembate è delle più belle e compatte della<br />
Lombardia e contiene, oltreché ciottoli e sfasciame pietroso d’ogni natura, anche<br />
conchiglie ed altri avanzi fossili. Nel territorio sono <strong>in</strong> attività sette cave di questa<br />
pudd<strong>in</strong>ga, nella quale sono impiegati <strong>in</strong> media 160 operai. Il materiale che se ne estrae<br />
viene per la maggior parte trasportato a Milano…”<br />
Grignano (463 ab.)<br />
“… ben irrigato e fertilissimo è il suolo di questo Comune, che produce cereali d’ogni<br />
specie, l<strong>in</strong>o gelsi ed ortaglie. L’allevamento del bestiame e la produzione dei bozzoli<br />
sono le <strong>in</strong>dustrie alle quali esclusivamente si dedica la popolazione di questo Comune…”<br />
40
Filago (836 ab.)<br />
“…Fertilissimo è il territorio di Filago, da cui si traggono cereali, foraggi, l<strong>in</strong>o ed<br />
ortaglie: vi prospera la vite e vi sono ricche piantagioni di gelsi. L’allevamento del<br />
bestiame da stalla e da cortile e la produzione dei bozzoli sono, <strong>in</strong>sieme alla produzione<br />
agricola, i maggiori fattori della ricchezza locale. L’<strong>in</strong>dustria tessile è quivi<br />
rappresentata da un importante opificio per la torcitura ed <strong>in</strong>cannaggio della seta;<br />
havvi <strong>in</strong>oltre una fornace per la cottura della calce ed una fabbrica di paste da<br />
m<strong>in</strong>estra…”<br />
Marne ( 204 ab.)<br />
“… villaggio di carattere totalmente rurale. Prodotti del suolo, ben irrigato ed assai<br />
fertile: cereali, foraggi, l<strong>in</strong>o, ortaglie, e gelsi. L’allevamento dei bachi da seta<br />
costituisce la maggiore <strong>in</strong>dustria del luogo…”<br />
Madone (537 ab.)<br />
“… Il suolo, assai fertile, produce cereali, l<strong>in</strong>o, frutta, ortaglie e gelsi. L’allevamento<br />
dei bachi da seta è quivi fatto su vasta scala. Havvi <strong>in</strong>oltre <strong>in</strong> luogo una fornace per la<br />
fabbricazione e cottura dei laterizi, impiegante giornalmente 70 operai…”<br />
Bonate Sotto (1709 ab.)<br />
“… è un grosso paese, di carattere tra il rustico ed il moderno, con edifizi di<br />
bell’aspetto, ville e casc<strong>in</strong>ali nei d<strong>in</strong>torni. Antico ed importante edifizio è la chiesa<br />
parrocchiale dedicata a San Giorgio; ma più antico e cospicuo monumento, uno dei<br />
primi saggi che ancor ne rest<strong>in</strong>o della vetusta arte dei Maestri Comac<strong>in</strong>i, è la chiesa di<br />
Santa Giulia, ora dichiarata monumento nazionale…<br />
Il territorio di Bonate di Sotto, ben irrigato e lavorato con cura estrema, è fertilissimo.<br />
Produce cereali, foraggi, l<strong>in</strong>o, viti, gelsi. L’allevamento del bestiame da stalla e da<br />
cortile vi è fatto <strong>in</strong> considerevoli proporzioni. Notevole è pure <strong>in</strong> luogo la produzione<br />
dei bozzoli, ricco cespite di attività per le aziende agricole. L’<strong>in</strong>dustria è rappresentata<br />
da una segheria per legnami, animata da forza idraulica…”<br />
Nel 1914 Antonio Pesenti pubblicava l’opera “Vita e progresso della Prov<strong>in</strong>cia di<br />
Bergamo”, dalla quale stralciamo alcuni brani riguardanti la filatura di Boltiere, la<br />
tessitura di Brembate e la società Tubi Mannesmann di Dalm<strong>in</strong>e.<br />
Boltiere<br />
Dopo il 1870 sorse <strong>in</strong> Boltiere uno stabilimento per la semplice cardatura dei cascami,<br />
dalla quale si otteneva il solo pett<strong>in</strong>ato (o cosiddetto fiocco), che andava venduto agli<br />
stabilimenti esteri di filatura. Questo opificio, dopo una sequela di aspre traversìe,<br />
venne trasformato <strong>in</strong> filatura di cascami di seta e passò recentemente <strong>in</strong> proprietà della<br />
potentissima Società Cascami di Novara. Risorto a certa e brillantissima vita<br />
<strong>in</strong>dustriale, questo opificio produce dei filati di titolo speciale, ed assai apprezzati. In<br />
esso vi sono occupate circa 280 operaie.<br />
41
Brembate<br />
Tessitura di Brembate<br />
Nell’anno 1895, sulle spoglie di un opificio di candeggio, sito <strong>in</strong> Pontirolo Nuovo, sorse<br />
un secondo stabilimento di tessitura Jacquard, sotto la denom<strong>in</strong>azione di Tessitura di<br />
Brembate; Società Anonima costituita da capitale puramente bergamasco, che, se ne’<br />
primi suoi anni di vita dovette traversare l’amaro tiroc<strong>in</strong>io del primo impianto, mercè<br />
la paziente e tenace volontà dell’emerito suo Direttore cav. Marzari, riuscì a v<strong>in</strong>cere<br />
ogni avversità, raggiungendo uno sviluppo ed una importanza ragguardevole; con una<br />
produzione apprezzatissima di stoffe artistiche da tappezzerie, damaschi, gobel<strong>in</strong>s,<br />
tappeti a molti colori ed <strong>in</strong> diverso stile, ed altri articoli di facile e rimunerativa<br />
vendita.<br />
Dalm<strong>in</strong>e<br />
Società Tubi Mannesmann<br />
Tra le Società sorte <strong>in</strong> questi ultimi anni nella Prov<strong>in</strong>cia nostra, anche questa merita<br />
una speciale illustrazione.<br />
Ha per oggetto la fabbricazione dei tubi di ferro ed acciaio senza saldatura, nonché la<br />
produzione dell’acciaio occorrente, col mezzo di forni termo-elettrici sistema Hérolt.<br />
Costituitasi nel 1906, con un capitale di L. 7.500.000, ha posto <strong>in</strong> azione, nell’anno<br />
1909, le sue Offic<strong>in</strong>e <strong>in</strong> Dalm<strong>in</strong>e (Comune di Sabbio Bergamasco), sopra un’area di mq<br />
600 mila e congiunte alla stazione di Verdello con raccordo ferroviario proprio, a<br />
scartamento normale.<br />
Col nuovo processo <strong>in</strong>dustriale la Società Tubi Mannesmann è dest<strong>in</strong>ata a creare <strong>in</strong> Italia<br />
un enorme cambiamento nel materiale tubolare; imperocché, contrariamente ai vecchi<br />
sistemi della saldatura o fusione <strong>in</strong> ghisa, col processo Mannesmann vengono prodotti<br />
tubi cil<strong>in</strong>drici senza saldatura, dalla lam<strong>in</strong>azione diretta di masselli di acciaio, di una<br />
qualità primaria che garantisce un prodotto superiore ad ogni confronto. Con questo<br />
sistema si producono dei tubi, tanto dal ferro omogeneo extra, quanto dalle specie più<br />
dure di acciaio, secondo lo scopo cui i tubi vengono adibiti; con una superiorità<br />
assoluta, sopra tutti gli altri sistemi di fabbricazione e comprovata non solo dalla<br />
<strong>in</strong>discutibile sicurezza d’esercizio, ma anche dalla <strong>in</strong>columità delle persone. Poiché<br />
purtroppo sono note le numerose disgrazie che assai sovente si ripetono per le<br />
spaccature di tubi saldati o di ghisa; <strong>in</strong>conveniente grave, che è totalmente escluso<br />
dalla produzione Mannesmann…<br />
Le Offic<strong>in</strong>e di Dalm<strong>in</strong>e danno attualmente occupazione a circa 800 operai, per i quali<br />
furono istituite case, refettorio ed una astanteria dove un medico, alle dirette<br />
dipendenze della Società, presta giornalmente l’opera sua per le visite che regolano<br />
l’ammissione degli operai e l’andamento dell’ambulanza, oltre gli eventuali soccorsi<br />
d’urgenza.<br />
La Società contribuisce pure alla manutenzione di un locale per l’Ufficio postale e<br />
telegrafico di seconda classe, come contribuì alla sua istituzione. Provvede <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e alla<br />
istruzione dei figli di tutto il proprio personale, al corpo dei pompieri, all’impianto<br />
dell’acquedotto, all’illum<strong>in</strong>azione stradale, al servizio ostetrico ed affossatore, e<br />
mantiene aperto <strong>in</strong> paese un albergo moderno.<br />
Il cont<strong>in</strong>uo sviluppo cui tende la Società Tubi Mannesmann ha <strong>in</strong>dotto il Consiglio<br />
d’Amm<strong>in</strong>istrazione, nella seduta del dicembre 1912, a deliberare l’aumento del<br />
capitale con altri tre milioni per l’ampliamento tanto dell’acciaieria, quanto delle<br />
offic<strong>in</strong>e; così il macch<strong>in</strong>ario venne raddoppiato, e conseguentemente raddoppiato anche<br />
42
il personale, aumentando la produzione di tubi f<strong>in</strong>iti a circa 30.000 tonnellate all’anno,<br />
con materiale tutto fabbricato <strong>in</strong> Dalm<strong>in</strong>e.<br />
Fonti Edite e Bibliografia<br />
Giovanni Battista Angel<strong>in</strong>i, Per darti le notizie del paese. Descrizione di Bergamo <strong>in</strong><br />
terza rima, 1720. A cura di V. Marchetti e D. Pol<strong>in</strong>i (Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di<br />
Bergamo. Fonti, 1) Bergamo, Ateneo, 2002.<br />
Alessandro Bolis e Luigi Chiodi, Nota ecclesiarum civitatis et episcopatus Bergomi<br />
MCCCLX, “Bergomum”, 51 (1957), pp. 39-89.<br />
Carta archeologica della Lombardia. II. La prov<strong>in</strong>cia di Bergamo. A cura di Raffaella<br />
Poggiani Keller. Modena, Pan<strong>in</strong>i, 1992.<br />
Carta Medievali Bergamasche. I, Le pergamene degli Archivi di Bergamo, a. 740-1000. A<br />
cura di Mariarosa Cortesi (Fonti per lo Studio del Territorio Bergamasco, VIII). Bergamo,<br />
Prov<strong>in</strong>cia, 1992.<br />
Carte Medievali Bergamasche. II/1, Le pergamene degli Archivi di Bergamo a.a. 1002-<br />
1058. A cura di Mariarosa Cortesi e Alessandro Pratesi (Fonti per lo Studio del territorio<br />
Bergamasco, XII). Bergamo, Prov<strong>in</strong>cia, 1995.<br />
Carte Medievali Bergamasche. II/2, Le pergamene degli Archivi di Bergamo, a.a. 1059<br />
(?) -1100. A cura di Mariarosa Cortesi e Alessandro Pratesi (Fonti per lo Studio del<br />
territorio Bergamasco, XVI). Bergamo, Prov<strong>in</strong>cia, 1999.<br />
Luigi Chiodi. Chiese di Bergamo sottoposte a censo circa il 1260, “Archivio Storico<br />
Lombardo”, S. VII, 10 (1960), pp. 148-170.<br />
Conf<strong>in</strong>i dei Comuni del Territorio di Bergamo “1392-1395). A cura di V. Marchetti. (Fonti<br />
per lo studio del territorio Bergamasco, XIII. Bergamo, Prov<strong>in</strong>cia, 1996.<br />
Giovanni Da Lezze. Descrizione di Bergamo e suo territorio, 1956. A cura di V. Marchetti<br />
e L. Pagani (Fonti per lo studio del territorio Bergamasco, VII). Bergamo, Prov<strong>in</strong>cia,<br />
1988.<br />
Lucio Fiorent<strong>in</strong>i. Monografia della Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo. Bergamo, F.lli Bolis, 1988.<br />
Lorenzo Ghirardelli. Il memorando contagio seguito <strong>in</strong> Bergamo l’anno 1630. Bergamom<br />
F.lli Rossi, 1681.<br />
Giovanni Maironi Da Ponte. Dizionario adeporico, o sia storico-politico-naturale della<br />
Prov<strong>in</strong>cia Bergamasca. Bergamo, Mazzoleni 1819-1820.<br />
Antonio Pesenti. Vita e progresso della Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo. Bergamo, Arti Grafiche C.<br />
Conti e C., 1914.<br />
Tullio e Ildebrando Santagiuliana. Storia di Treviglio. Bergamo, Bolis, 1965.<br />
Lo Statuto del Comune di Bergamo del 1331. A cura di C. Storti Storchi (fonti storicogiuridiche.<br />
Statuti, 1). Milano, Giuffrè, 1986.<br />
43
Lo Statuto di Bergamo del 1353. A cura di Giuliana Forgiar<strong>in</strong>i (Fonti storico-giuridiche.<br />
Statuti, 2). Spoleto, CISAM, 1996.<br />
Gustavo Strafforello. La Patria. Geografia dell’Italia. Prov<strong>in</strong>cie di Bergamo e Brescia.<br />
Tor<strong>in</strong>o, UTET, 1898.<br />
44
SEGNI E PRESENZE STORICHE NEL PARCO DEL BREMBO<br />
Percorrendo la sponda destra.<br />
Bonate Sotto dal Catasto Lombardo Veneto (1844-1853). Antichissimo centro entro<br />
il quale ancora oggi si racchiudono preziose testimonianze. A s<strong>in</strong>istra il nucleo<br />
abitato “Villa” che si sviluppa a pett<strong>in</strong>e lungo la strada sulla cui testata si trova la<br />
chiesa di San Giuliano. Tra il torrente Les<strong>in</strong>a e il <strong>Brembo</strong> è evidenziata l’area di<br />
Santa Giulia e, verso oriente, i mul<strong>in</strong>i alimentati da una roggia detta Seriola.<br />
45
46<br />
La contrada<br />
Mezzovate,<br />
orig<strong>in</strong>ariamente<br />
borgo<br />
fortificato,<br />
presenta un<br />
contesto<br />
costituito da<br />
articolati e<br />
stretti percorsi,<br />
dimore<br />
storiche,<br />
testimonianze<br />
di torri e<br />
strutture<br />
murarie <strong>in</strong><br />
ciottoli.
47<br />
L’abside<br />
romanica<br />
ornata da<br />
archetti pensili<br />
appartenente<br />
alla chiesa del<br />
monastero<br />
benedett<strong>in</strong>o<br />
femm<strong>in</strong>ile di<br />
San Giuliano,<br />
documentato<br />
nel testamento<br />
di Taidone (774<br />
d.C.). Il luogo<br />
fu <strong>in</strong> seguito<br />
adattato a<br />
casc<strong>in</strong>a.<br />
L’<strong>in</strong>sediamento<br />
di Villa è<br />
attraversato<br />
dalla“strada<br />
detta Fad<strong>in</strong>o”<br />
Catasto del<br />
1853. Ad essa si<br />
affacciano due<br />
dimore: La<br />
prima, la quale<br />
ospitò il pittore<br />
Giovanni<br />
Carnovali detto<br />
il Piccio, è<br />
dotata di un<br />
parco; la<br />
seconda di<br />
gusto<br />
neoclassico:<br />
ancora oggi<br />
quello che era il<br />
suo antico,<br />
brolo è c<strong>in</strong>to da<br />
una muratura <strong>in</strong><br />
borlanti.
48<br />
Ancora un<br />
angolo di<br />
Bonate Sotto<br />
verso i Mul<strong>in</strong>i.<br />
Un piccolo<br />
esempio di<br />
sistemazione<br />
urbanistica<br />
dove <strong>in</strong> una<br />
piazzetta<br />
dialogano una<br />
dimora storica e<br />
un fondale<br />
architettonico.<br />
Proseguendo il<br />
percorso verso i<br />
mul<strong>in</strong>i si<br />
attraversa il<br />
torrente Les<strong>in</strong>a<br />
mediante un<br />
ponte a due<br />
arcate <strong>in</strong> cotto.
49<br />
La casc<strong>in</strong>a<br />
Fornasetta e gli<br />
edifici <strong>in</strong><br />
località “Mol<strong>in</strong>i<br />
di sotto”, 1854.<br />
All’<strong>in</strong>izio del XX<br />
secolo, poco a<br />
monte dei<br />
mul<strong>in</strong>i, fu<br />
realizzata una<br />
centrale<br />
elettrica. La<br />
mappa denuncia<br />
come il <strong>Brembo</strong><br />
arrivasse <strong>in</strong><br />
prossimità delle<br />
costruzioni<br />
La casc<strong>in</strong>a<br />
Fornasetta<br />
Dai Mul<strong>in</strong>i di<br />
sotto un antico<br />
percorso<br />
seguiva l’andamento<br />
del<br />
<strong>Brembo</strong> (è questo<br />
il percorso<br />
della transumanza?)<br />
passando per il<br />
“Mul<strong>in</strong>o Lupi” e<br />
salendo f<strong>in</strong>o<br />
alle Ghiaie e<br />
qu<strong>in</strong>di f<strong>in</strong>o a<br />
Ponte San<br />
Pietro.
50<br />
Il Mol<strong>in</strong>o Lupi<br />
nel Catasto<br />
Lombardo<br />
Veneto, detto<br />
anche Mol<strong>in</strong>o di<br />
sopra con la<br />
strada che dal<br />
Lungo brembo<br />
conduce a<br />
Bonate Sotto<br />
Mul<strong>in</strong>o Lupi,<br />
fronte sud dove<br />
si notano<br />
ancora elementi<br />
architettonici,<br />
quali parti di<br />
muratura ed<br />
elementi<br />
lapidei, di<br />
rilievo storico
51<br />
S. Giulia nel<br />
catasto<br />
Lombardo<br />
Veneto (1844-<br />
1853).<br />
La basilica<br />
romanica ha da<br />
sempre assunto<br />
un preciso<br />
riferimento<br />
topografico<br />
lungo la sponda<br />
destra del<br />
fiume dove,<br />
doveva sorgere<br />
un<br />
<strong>in</strong>sediamento<br />
altomedioevale<br />
nom<strong>in</strong>ato<br />
“Les<strong>in</strong>a”.
52<br />
Da nord a sud il<br />
tracciato che<br />
collega<br />
direttamente<br />
Bonate Sotto<br />
con Marne<br />
conserva<br />
diverse<br />
presenze come i<br />
ruderi della<br />
Casc<strong>in</strong>a Valighi
53<br />
Proseguendo<br />
l’it<strong>in</strong>erario si<br />
aprono gli<br />
sguardi sulla<br />
sponda opposta<br />
a precisi<br />
riferimenti<br />
come la Casc<strong>in</strong>a<br />
Cimaripa nel<br />
territorio di<br />
Mariano,<br />
oppure si<br />
accede a edifici<br />
di orig<strong>in</strong>e<br />
rurale. La<br />
Casc<strong>in</strong>a Rasega,<br />
dalla quale<br />
svetta una<br />
colombera,<br />
sorge <strong>in</strong><br />
prossimità di un<br />
edificio<br />
storicamente<br />
adibito a<br />
segheria.
54<br />
Ancora oggi,<br />
nonostante le<br />
diverse<br />
trasformazioni ,<br />
emerge il<br />
volume<br />
dell’antica<br />
torre, sorta a<br />
difesa del<br />
mul<strong>in</strong>o<br />
“Cantacucco”.<br />
La roggetta e il<br />
“Cantucco”<br />
nella mappa del<br />
Catasto<br />
Lombardo<br />
Veneto (1844-<br />
1853). Poco a<br />
lato esisteva<br />
una fornace di<br />
mattoni.<br />
Direttamente<br />
collegato al<br />
centro di Filago<br />
si trova il<br />
complesso<br />
“Mol<strong>in</strong>i<br />
Fornace”<br />
(Catasto<br />
Lombardo<br />
Veneto, 1844-<br />
1853), di cui<br />
ora sono quasi<br />
totalmente<br />
perse le tracce.
55<br />
Madone<br />
anticamente<br />
dist<strong>in</strong>to <strong>in</strong> due<br />
nuclei: “Madone<br />
di sopra” e<br />
“Madone di<br />
sotto” (Catasto<br />
Lombardo<br />
Veneto 1844-<br />
1854).<br />
Lungo la strada<br />
Regia Postale<br />
appare il primo<br />
nucleo di quel<br />
complesso che<br />
costituirà la<br />
Fornace<br />
Redaelli.
56<br />
L’antica<br />
parrocchiale<br />
dedicata a san<br />
Giovanni<br />
Battista, eretta<br />
dal 1610. A<br />
fianco di essa,<br />
fu realizzata su<br />
disegno di Luigi<br />
Angel<strong>in</strong>i, tra il<br />
1911 e il 1925 la<br />
nuova chiesa <strong>in</strong><br />
stile pseudo-<br />
romanico: un<br />
nuovo e <strong>in</strong>cisivo<br />
segno nel<br />
territorio ad<br />
esso legato con<br />
l’uso del ceppo<br />
di Brembate e<br />
del laterizio<br />
della Fornace.<br />
I ruderi della<br />
fornace di<br />
Madone. Opera<br />
del XIX secolo,<br />
esempio di<br />
archeologia<br />
<strong>in</strong>dustriale.
57<br />
L’antico nucleo<br />
di Rodi <strong>in</strong> un<br />
cabreo della<br />
f<strong>in</strong>e del XVIII<br />
secolo. Il<br />
prezioso<br />
disegno apre<br />
uno sguardo<br />
sull’uso dei<br />
suoli e sulla la<br />
conformazione<br />
del sito<br />
attraversato<br />
dalla strada per<br />
Capriate San<br />
Gervasio e da<br />
un torrentello<br />
che sfocia nel<br />
Dordo. Il<br />
toponimo è<br />
documentato<br />
f<strong>in</strong> dal 774. Il<br />
complesso della<br />
chiesa è oggi<br />
scomparso; è<br />
ancora ricco di<br />
valori storici e<br />
architettonici<br />
l’edificio oggi<br />
esistente.
58<br />
Rodi ancora da<br />
salvare. Il<br />
nucleo<br />
abbandonato<br />
che rivela la<br />
parte più antica<br />
nel tipico<br />
portico<br />
quattrocentesco<br />
impostato su<br />
pilastri e la<br />
loggia superiore<br />
con doppio<br />
<strong>in</strong>tercolumnio<br />
rispetto al<br />
portico.<br />
Ricostruito <strong>in</strong><br />
una fase<br />
successiva (XIX<br />
sec.?) il portico<br />
adiacente.
59<br />
La chiesa di San<br />
Pantaleone nel<br />
Catasto<br />
Lombardo<br />
Veneto, (1844-<br />
1853).<br />
Le due strade<br />
consorziali, che<br />
cont<strong>in</strong>uavano<br />
nel comune di<br />
Filago,<br />
segnavano<br />
anche il<br />
dislivello del<br />
terreno.<br />
San Pantaleone,<br />
facciata.<br />
L’impianto a<br />
capanna e<br />
l’orientamento<br />
canonico con<br />
l’abside rivolta<br />
a est rivelano<br />
una orig<strong>in</strong>e<br />
almeno<br />
quattrocentesca<br />
, ma le note<br />
storiche<br />
<strong>in</strong>dicano una<br />
fase più antica<br />
ad un livello<br />
<strong>in</strong>feriore<br />
dell’attuale<br />
aula.
60<br />
Filago nel<br />
Catasto<br />
Lombardo<br />
Veneto (1844-<br />
1853).<br />
Sono bene<br />
evidenti i due<br />
nuclei storici.<br />
Quello m<strong>in</strong>ore,<br />
a nord, che si<br />
sviluppa sulla<br />
strada per<br />
Madone e <strong>in</strong> cui<br />
<strong>in</strong>siste la chiesa<br />
parrocchiale di<br />
S. Maria. Quello<br />
maggiore, e<br />
probabilmente<br />
più antico, <strong>in</strong><br />
corrispondenza<br />
di un nodo<br />
viario.<br />
Solo più tardi si<br />
<strong>in</strong>serirà l’alveo<br />
artificiale della<br />
roggia Masnada.
61<br />
La chiesa di san<br />
Rocco vista dal<br />
retro: una<br />
testimonianza<br />
della<br />
stratificazione<br />
storica con le<br />
murature a lisca<br />
di pesce, le<br />
aperture<br />
databili al XV<br />
secolo e il<br />
portale barocco<br />
dell’oratorio<br />
recante la data<br />
1656.<br />
L’<strong>in</strong>serimento<br />
della roggia<br />
Masnada e<br />
l’ampliamento<br />
ottocentesco<br />
della<br />
parrocchiale<br />
dedicata a S.<br />
Maria, hanno<br />
modificato il<br />
contesto storico<br />
<strong>in</strong>troducendo<br />
nuovi e validi<br />
riferimenti<br />
paesistici,<br />
visibili<br />
dall’altra<br />
sponda del<br />
<strong>Brembo</strong>.
62<br />
Il centro di<br />
Marne nella<br />
mappa<br />
napoleonica,<br />
1812.<br />
Alla confluenza<br />
tra il torrente<br />
Dordo e il fiume<br />
<strong>Brembo</strong>,<br />
accentrando i<br />
percorsi viari,<br />
sorge il centro<br />
di Marne<br />
caratterizzato<br />
dalla chiesa<br />
romanica di San<br />
Bartolomeo e<br />
da <strong>in</strong>sediamenti<br />
fortificati tra i<br />
quali spicca il<br />
Castello<br />
Colleoni<br />
Un<br />
<strong>in</strong>sediamento a<br />
nord di Marne<br />
che presenta<br />
forti caratteri<br />
medievali con<br />
la possente<br />
torre e corpi<br />
l<strong>in</strong>eari costituiti<br />
da murature <strong>in</strong><br />
pietra e <strong>in</strong><br />
ciottoli di<br />
fiume.
63<br />
Documentata<br />
dal 1186, la<br />
chiesa di San<br />
Bartolomeo<br />
appartiene a<br />
quel florido<br />
periodo di<br />
sviluppo<br />
dell’architettur<br />
a romanica che<br />
proprio <strong>in</strong>torno<br />
al XII secolo ha<br />
lasciato<br />
nell’Isola ricche<br />
testimonianze<br />
religiose, ma<br />
non solo, alcune<br />
delle quali<br />
ancora<br />
esistenti.<br />
Da San<br />
Bartolomeo (la<br />
semicolonna <strong>in</strong><br />
primo piano) al<br />
Castello: un<br />
rapporto ancora<br />
pieno di<br />
significato
64<br />
L’antica<br />
Grad<strong>in</strong>iano e la<br />
parte orientale<br />
del suo<br />
territorio nella<br />
mappa del<br />
Catasto<br />
Lombardo<br />
Veneto (1844-<br />
1853).
SEGNI E PRESENZE STORICHE NEL PARCO DEL BREMBO<br />
Percorrendo la sponda s<strong>in</strong>istra.<br />
65<br />
Veduta dalla<br />
strada che<br />
delimita la ripa<br />
alta del fiume<br />
<strong>Brembo</strong> (l’antico<br />
tracciato<br />
utilizzato <strong>in</strong> epoca<br />
romana ?) che<br />
porta al nodo<br />
d’attraversamento<br />
costituito dal<br />
ponte di Ponte<br />
San Pietro.<br />
Numerosi sono i<br />
riferimenti storici<br />
che s’<strong>in</strong>contrano<br />
lungo il suo<br />
percorso.<br />
Casc<strong>in</strong>a Camozzi,<br />
detta ora Casc<strong>in</strong>a<br />
Alta
66<br />
La cappella dei<br />
Morti, titolata<br />
oggi a<br />
Sant’Alberto di<br />
Villa d’Ogna,<br />
sostenuta da<br />
colonne con<br />
capitelli<br />
riconducibili al<br />
tardo c<strong>in</strong>quecento<br />
o al primo<br />
Seicento.
67<br />
Villa Pesenti,<br />
costeggiata da un<br />
fosso, rivela<br />
nell’architettura<br />
del corpo<br />
meridionale un<br />
<strong>in</strong>tervento<br />
neoclassico.<br />
Novecentesca è la<br />
trasformazione<br />
dell’ala nord che<br />
riutilizza <strong>in</strong> parte<br />
strutture<br />
preesistenti.<br />
Poco sotto alla<br />
villa, l’oratorio<br />
con sagrato<br />
sospeso sul fosso<br />
che accompagna<br />
la strada.<br />
Suggestivo è<br />
questo tratto<br />
dove, poco dopo,<br />
seguono due<br />
casc<strong>in</strong>ali.
68<br />
Le terre del<br />
<strong>Brembo</strong> tra il<br />
fiume e il vaso<br />
della roggia<br />
Brembilla nel<br />
comune di<br />
Dalm<strong>in</strong>e e<br />
Sforzatica,<br />
rappresentate <strong>in</strong><br />
un cabreo del<br />
1746.
Il territorio occidentale del comune di Mariano nel Catasto Napoleonico, 1813.<br />
La l<strong>in</strong>ea di demarcazione della ripa del fiume <strong>Brembo</strong> è storicamente sottol<strong>in</strong>eata<br />
dal vaso della roggia Brembilla e da un percorso ad esso parallelo. Sul suo tracciato<br />
si sono attestati complessi rurali come la Casc<strong>in</strong>a Cimaripa, e la Casc<strong>in</strong>a P<strong>in</strong>osa che<br />
hanno assunto il ruolo di riferimento territoriale lungo il percorso.<br />
69
70<br />
La Cimaripa,<br />
complesso rurale<br />
dotato di un<br />
oratorio privato,<br />
presenta al suo<br />
<strong>in</strong>terno strutture<br />
che ne<br />
documentano<br />
l’esistenza<br />
almeno dal XVI<br />
secolo. Un forte<br />
segno della<br />
possessione è<br />
costituito dalla<br />
presenza di un<br />
lungo muro di<br />
c<strong>in</strong>ta, <strong>in</strong> ciottoli<br />
di fiume posati a<br />
lisca di pesce,<br />
che delimitava i<br />
terreni ad essa<br />
pert<strong>in</strong>enti sia<br />
nord che a sud.<br />
L’<strong>in</strong>terno della<br />
Cimaripa, ora<br />
frazionato, con<br />
il corpo a L delle<br />
antiche<br />
abitazioni dei<br />
massari
71<br />
Proseguendo<br />
verso sud si<br />
<strong>in</strong>contra la<br />
Casc<strong>in</strong>a P<strong>in</strong>osa,<br />
arretrata<br />
rispetto alla<br />
Ripa, attorno<br />
alla quale la<br />
mappa catastale<br />
del 1813 segnala<br />
l’impostazione<br />
ortogonale dei<br />
sentieri,<br />
testimonianza<br />
del razionale<br />
sfruttamento del<br />
suolo.<br />
Il complesso<br />
della P<strong>in</strong>osa, <strong>in</strong><br />
parte<br />
ristrutturato,<br />
conserva ancora<br />
suggestive<br />
porzioni<br />
orig<strong>in</strong>arie con<br />
murature <strong>in</strong><br />
ciottoli di fiume.
72<br />
Mariano al<br />
<strong>Brembo</strong> <strong>in</strong> un<br />
estratto del<br />
Catasto<br />
Napoleonico<br />
(1813). Nucleo<br />
ancora oggi<br />
rilevante con la<br />
piazza Castello<br />
sulla quale<br />
emerge<br />
l’architettura<br />
della<br />
parrocchiale<br />
titolata a San<br />
Lorenzo e il<br />
nobile palazzo<br />
con monofore <strong>in</strong><br />
cotto databile al<br />
XIV-XV secolo<br />
che prospettava<br />
sulla piazza<br />
comunale.<br />
Piazza Castello a<br />
Mariano, lato<br />
sud.<br />
La chiesa, eretta<br />
tra il 1760 e il<br />
1772 su progetto<br />
di Nicol<strong>in</strong>o<br />
Calepio,<br />
presenta un<br />
nobile prospetto<br />
a due ord<strong>in</strong>i, con<br />
elementi<br />
architettonici <strong>in</strong><br />
ceppo gentile.
73<br />
Scendendo lungo<br />
il <strong>Brembo</strong>, nel<br />
comune di Osio<br />
Sopra, al<br />
term<strong>in</strong>e della<br />
strada<br />
consorziale<br />
detta Fontana,<br />
si <strong>in</strong>contrano<br />
due casc<strong>in</strong>e.<br />
Cont<strong>in</strong>uano i<br />
segni stanziali<br />
dello<br />
sfruttamento del<br />
territorio <strong>in</strong><br />
prossimità al<br />
fiume: la casc<strong>in</strong>a<br />
Noris, <strong>in</strong> alto, e<br />
la casc<strong>in</strong>a<br />
Goltara, <strong>in</strong><br />
basso, ognuna<br />
con il proprio<br />
orto.<br />
La casc<strong>in</strong>a Noris<br />
dalla strada<br />
detta Fontana
.<br />
74<br />
Il sito della<br />
Rasica, di<br />
proprietà<br />
Lazzaroni, nel<br />
Catasto<br />
Lombardo<br />
Veneto (1844-<br />
54) tra i due<br />
comuni di Osio<br />
Sopra (<strong>in</strong> alto) e<br />
Osio Sotto (<strong>in</strong><br />
basso), prima<br />
delle<br />
trasformazioni<br />
<strong>in</strong>dustriali. Il<br />
mappale n. 844<br />
<strong>in</strong>dica un<br />
“mul<strong>in</strong>o da<br />
grano con casa”,<br />
il n. 845 una<br />
“sega da<br />
legnami con<br />
casa”; il n. 1128<br />
un “torchio da<br />
olivo con casa”.
75<br />
Tutto il sistema<br />
era alimentato<br />
dalla Roggia<br />
Brembilla.<br />
Poco distante,<br />
verso est, la<br />
casa colonica<br />
detta “Cass<strong>in</strong>a<br />
Alta”. Nella<br />
parte del<br />
Comune di Osio<br />
Sotto esistevano<br />
<strong>in</strong>izialmente due<br />
piccoli portici<br />
La “Casc<strong>in</strong>a<br />
Alta”. Una<br />
nuova dimora,<br />
edificata nella<br />
seconda metà<br />
del XIX secolo,<br />
alla quale seguì<br />
probabilmente<br />
la sistemazione<br />
del giard<strong>in</strong>o e<br />
del viale<br />
antistante,<br />
aggiungendo<br />
valore al<br />
complesso<br />
rurale.
76<br />
Il sito della<br />
Rasica è<br />
documentato già<br />
nel 1469 con la<br />
presenza di un<br />
mol<strong>in</strong>o con due<br />
ruote per la<br />
mac<strong>in</strong>a di<br />
“blada,<br />
legum<strong>in</strong>a e<br />
l<strong>in</strong>osam”<br />
Oggi il<br />
complesso è il<br />
risultato di<br />
<strong>in</strong>terventi<br />
successivi a<br />
servizio delle<br />
attività e della<br />
residenza;ad<br />
esso è stato<br />
affiancato il<br />
settecentesco<br />
oratorio di S.<br />
Giovanni<br />
Battista.
77<br />
Lo sviluppo<br />
<strong>in</strong>dustriale si<br />
avvierà a partire<br />
dal 1874 con<br />
l’<strong>in</strong>iziativa di G.<br />
Schroeder, il<br />
quale <strong>in</strong>stallerà<br />
dapprima la<br />
filanda e poi un<br />
<strong>in</strong>cannatoio da<br />
seta<br />
La curva della<br />
roggia Brembilla<br />
<strong>in</strong> prossimità<br />
della Rasica.<br />
L’alveo presenta<br />
ancora tratti di<br />
pareti <strong>in</strong><br />
muratura di<br />
pietrame e<br />
ciottoli di fiume,<br />
segno di una<br />
cont<strong>in</strong>ua e<br />
storica opera di<br />
manutenzione<br />
per mantenere<br />
efficiente<br />
un’importante<br />
fonte<br />
energetica.
78<br />
L’andamento del<br />
doppio ramo<br />
della roggia<br />
Brembilla nel<br />
territorio<br />
comunale di<br />
Osio Sotto,<br />
rappresentato<br />
nella mappa del<br />
Catasto<br />
Lombardo<br />
Veneto (1844-<br />
54). Il ramo<br />
occidentale è<br />
accompagnato<br />
lungo tutto il<br />
suo percorso<br />
dalla “strada<br />
detta del<br />
<strong>Brembo</strong>”
79<br />
Marne con le<br />
emergenze del<br />
Castello e della<br />
vic<strong>in</strong>a chiesa di<br />
San Bartolomeo<br />
vista dalla<br />
“strada detta<br />
del <strong>Brembo</strong>” nel<br />
territorio di Osio<br />
Sotto. Un<br />
legame storico e<br />
paesistico di<br />
particolare<br />
pregio; una<br />
testimonianza di<br />
quel rapporto<br />
stretto che nel<br />
tempo legava le<br />
emergenze<br />
architettoniche,<br />
il fiume e le vie<br />
storiche.<br />
La Casc<strong>in</strong>a<br />
Olmetta e la<br />
roggia Brembilla<br />
(1844-1854).
80<br />
La santella sul<br />
lacerto del muro<br />
del brolo della<br />
Casc<strong>in</strong>a Olmetta<br />
(demolita):<br />
tradizionale<br />
riferimento al<br />
crocevia <strong>in</strong> cui si<br />
congiungevano<br />
le antiche vie<br />
che<br />
rispettivamente<br />
da Osio Sopra e<br />
da Osio Sotto<br />
conducevano al<br />
Ponte di San<br />
Vittore.<br />
L’<strong>in</strong>treccio tra le<br />
diramazioni<br />
della roggia<br />
Brembilla e le<br />
strade <strong>in</strong><br />
prossimità della<br />
casc<strong>in</strong>a Olmetta<br />
sono risolti con<br />
la formazione di<br />
ponti <strong>in</strong><br />
muratura che<br />
rivelano, spesso,<br />
diverse<br />
stratificazioni<br />
storiche.
81<br />
Verso Osio<br />
Sotto, <strong>in</strong><br />
prossimità<br />
dell’attuale<br />
limite<br />
meridionale<br />
dell’abitato, ma<br />
f<strong>in</strong>o a pochi<br />
decenni fa <strong>in</strong><br />
aperta<br />
campagna come<br />
illustra la mappa<br />
del Catasto<br />
Lombardo<br />
Veneto (1844-<br />
54), sorgono la<br />
chiesa e la<br />
casc<strong>in</strong>a di San<br />
Donato.<br />
L’Oratorio di San<br />
Donato a Osio<br />
sotto. Una<br />
lapide affissa sul<br />
muro laterale<br />
ricorda come<br />
l’edicola votiva<br />
venne<br />
trasformata <strong>in</strong><br />
oratorio a<br />
seguito della<br />
peste del 1630.<br />
L’attuale<br />
conformazione<br />
risente<br />
dell’ampliament<br />
o avvenuto tra il<br />
1933 e il 1939<br />
pur con il<br />
mantenimento<br />
di elementi<br />
architettonici<br />
significativi<br />
come il portale<br />
mistil<strong>in</strong>eo<br />
barocco.
82<br />
Il Mul<strong>in</strong>o sulla<br />
strada tra<br />
Boltiere e il<br />
Ponte San<br />
Vittore (1854<br />
ca.) alimentato<br />
dalla roggia<br />
Brembilla che il<br />
Da Lezze cita<br />
come “una<br />
seriola con doi<br />
rote de mol<strong>in</strong>i”.<br />
Il mappale n.<br />
335 era<br />
classificato<br />
come “mul<strong>in</strong>o da<br />
grano con acqua<br />
con casa”; il n.<br />
608 come<br />
“torchio da olio<br />
ad acqua con<br />
casa”.
83<br />
Il complesso del<br />
Mul<strong>in</strong>o di<br />
Boltiere che nel<br />
corso dei secoli<br />
XIX e XX ha<br />
subito<br />
ampliamenti e<br />
trasformazioni<br />
ma che conserva<br />
ancora il<br />
rapporto con la<br />
roggia (foto<br />
sotto) e il sito<br />
della ruota, ora<br />
scomparsa.<br />
Il Mul<strong>in</strong>o di<br />
Boltiere e la<br />
roggia
84<br />
Il territorio<br />
comunale<br />
sudovest di<br />
Boltiere nella<br />
mappa del<br />
Catasto<br />
Lombardo<br />
Veneto (1844-54<br />
ca) dove il Fosso<br />
Bergamasco<br />
del<strong>in</strong>eava<br />
chiaramente il<br />
limes tra il<br />
bergamasco e il<br />
milanese.<br />
L’area era<br />
soggetta ad uso<br />
agricolo<br />
Probabilmente<br />
questa è la “via<br />
qua itur <strong>in</strong> loco<br />
vocati Brembati<br />
<strong>in</strong>feriori” che<br />
partiva da<br />
Boltiere e<br />
arrivava senza<br />
<strong>in</strong>terruzioni f<strong>in</strong>o<br />
al ponte di San<br />
Vittore.
85<br />
Di questo<br />
tracciato oggi<br />
esistono tratti di<br />
valore<br />
ambientale<br />
come l’asse<br />
alberato,<br />
accompagnato<br />
da un fosso e<br />
circondato da<br />
campi coltivati,<br />
e di valore<br />
storico come la<br />
Casc<strong>in</strong>a Arnolda<br />
(a lato).<br />
Suggestivo e<br />
significativo<br />
doveva essere il<br />
tratto f<strong>in</strong>ale: da<br />
qui la strada<br />
com<strong>in</strong>ciava a<br />
scendere verso il<br />
fiume mentre lo<br />
sguardo del<br />
viaggiatore<br />
trovava la<br />
conferma della<br />
giusta direzione<br />
con la visuale<br />
sull’antichissimo<br />
<strong>in</strong>sediamento di<br />
San Vittore.
86<br />
Documentata dal<br />
962 la chiesa di<br />
San Vittore ha<br />
subito nel corso<br />
dei secoli altri<br />
due importanti<br />
<strong>in</strong>terventi. La<br />
parte più antica<br />
appartiene alla<br />
chiesa <strong>in</strong>feriore<br />
e fu completata<br />
attorno al XIV<br />
secolo.
87<br />
Boltiere nel<br />
Catasto<br />
Lombardo<br />
Veneto (1844-<br />
1853). Al centro<br />
il segno<br />
quadrangolare<br />
del castello,<br />
dove si vedono<br />
tratti ancora<br />
scoperti del<br />
fosso.<br />
Il Da Lezze nel<br />
1596 dice: “le<br />
fosse dil castello<br />
ru<strong>in</strong>ato sono<br />
occupate da<br />
vic<strong>in</strong>i che hanno<br />
le case<br />
all’<strong>in</strong>contro”<br />
La parrocchiale<br />
di San Giorgio<br />
nella sua<br />
versione<br />
neoclassica<br />
<strong>in</strong>iziata nel 1830<br />
su progetto di<br />
Felice Pizzagalli.<br />
Lìedificio con<br />
ampia cupola e<br />
lantern<strong>in</strong>o,<br />
<strong>in</strong>serito <strong>in</strong> un<br />
contesto<br />
tradizionalment<br />
e costituito da<br />
edilizia abitativa<br />
e rurale di<br />
m<strong>in</strong>ori<br />
proporzioni, ha<br />
ancora oggi una<br />
forte rilevanza<br />
ambientale.
88<br />
Osio Sotto nella<br />
mappa del<br />
Catasto<br />
Lombardo<br />
Veneto (1844-<br />
1853). Appare<br />
evidente, al<br />
centro, il segno<br />
circolare del<br />
“castrum”<br />
medievale<br />
delimitato, a<br />
nord, dalla<br />
parrocchiale.<br />
La chiesa di S.<br />
Filippo Neri ad<br />
Osio Sotto,<br />
edificata nel<br />
1683 da don<br />
Giuseppe Arici,<br />
sorgeva presso il<br />
mul<strong>in</strong>o a due<br />
ruote. La cort<strong>in</strong>a<br />
storica<br />
emiciclica segna<br />
ancora il<br />
perimetro<br />
dell’area del<br />
“castrum”, ora<br />
occupata dalla<br />
piazza e dalla<br />
settecentesca<br />
chiesa<br />
parrocchiale di<br />
S. Zenone.
89<br />
Osio Sopra nel<br />
Catasto<br />
Lombardo<br />
Veneto (1844-<br />
1853).<br />
L’impianto della<br />
chiesa<br />
parrocchiale<br />
cresce al centro<br />
della Motta. Le<br />
abitazioni si<br />
sono sviluppate<br />
a cort<strong>in</strong>a sulle<br />
strade e sono<br />
dotate di ampie<br />
corti <strong>in</strong>terne. A<br />
cielo aperto era<br />
il tracciato della<br />
roggia che<br />
anticamente<br />
alimentava il<br />
mul<strong>in</strong>o e lo<br />
stesso fossato.<br />
Il dislivello<br />
ancora visibile<br />
rivela l’antico<br />
segno della<br />
Motta<br />
medievale,<br />
sopra la quale<br />
ora emerge il<br />
campanile,<br />
edificato tra il<br />
1749 e il 1765,<br />
al quale fu<br />
affiancata la<br />
chiesa<br />
parrocchiale di<br />
S. Zenone,<br />
realizzata tra il<br />
1774 e il 1779 su<br />
disegno<br />
attribuito a<br />
Francesco<br />
Galliari.
Analisi floristica e vegetazionale
1. Inquadramento bioclimatico<br />
Secondo il sistema di classificazione bioclimatica proposta per l’Italia da Tomaselli,<br />
Balduzzi e Filippello (1973), l’area del PLIS del <strong>Brembo</strong> si colloca nella sottoregione<br />
ipomesaxerica della Regione mesaxerica. In tale ambito bioclimatico tutti i mesi hanno<br />
temperature medie superiori a 0 °C; il mese più freddo presenta medie comprese fra 0 °<br />
10 °C, ed è normale il verificarsi di gelate e brevi periodi sotto lo 0 °C.<br />
All’<strong>in</strong>terno di questo bioclima si dist<strong>in</strong>guono tre tipi differenziati dalla specie di quercia<br />
dom<strong>in</strong>ante nei consorzi forestali potenziali:<br />
tipo A a roverella, con regime pluviometrico a massimi equ<strong>in</strong>oziali e totale annuo<br />
compreso tra 700 e 1000 (1100) mm.<br />
Questo tipo potenzialmente si esprime nell’alta pianura padana nelle coll<strong>in</strong>e moreniche<br />
alle pendici esterne delle Prealpi.<br />
Tipo B a farnia; con precipitazione analoghe al tipo A, ma con presenza di falde<br />
superficiali e corsi d’acqua che rendono più umido e termicamente più mitigato il clima.<br />
Si esprime nella bassa pianura e nei solchi dei pr<strong>in</strong>cipali fiumi.<br />
Tipo C a rovere, cerro e farnia; con abbondanti precipitazioni <strong>in</strong> tutta la stagione<br />
vegetativa, estate compresa; è un clima temperato-caldo sempre umido, il totale annuo<br />
è di 1400 (1800) mm, e caratterizza le basse Prealpi della Lombardia occidentale, nella<br />
cosidetta zona <strong>in</strong>subrica. L’appartenenza dell’area al tipo A della Regione mesaxerica è<br />
confermato anche dalla carte delle isoiete della Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo.(Belloni & Pelf<strong>in</strong>i,<br />
1993). In base ai dati pluviometrici disponibili il regime delle precipitazioni è<br />
tipicamente sublitoraneo-alp<strong>in</strong>o (Ottone & Rossetti, 1980) con due massimi equ<strong>in</strong>oziali<br />
(maggio e novembre), un m<strong>in</strong>imo assoluto (febbraio) e valori marcati durante l’estate<br />
dovuti all’apporto dei temporali.<br />
2. Inquadramento fitogeografico<br />
In base alla distribuzione delle piante sul territorio ed ai consorzi che esse formano, la<br />
superficie terrestre può essere suddivisa, come avviene <strong>in</strong> campo geografico, geologico,<br />
climatico, <strong>in</strong> aree omogenee. Le unità fitogeografiche utilizzate <strong>in</strong> geobotanica sono, <strong>in</strong><br />
ord<strong>in</strong>e decrescente, il regno, la regione, il dom<strong>in</strong>io, la prov<strong>in</strong>cia, il distretto, il settore.<br />
Nella classica suddivisione proposta per l’Italia da Giacom<strong>in</strong>i e Fenaroli (1958), il<br />
territorio nazionale è ripartito <strong>in</strong> due regioni: medio-europea e mediterranea. La prima<br />
è caratterizzata da foreste di latifoglie e conifere a vegetazione estiva, la seconda è<br />
potenzialmente rivestita da foreste di sclerofille a foglie persistenti.<br />
Rispetto alla classificazione proposta da Giacom<strong>in</strong>i e Fenaroli, l’area <strong>in</strong> esame ricade nel<br />
Distretto padano afferente alla prov<strong>in</strong>cia alp<strong>in</strong>a, Dom<strong>in</strong>io centroeuropeo, regione<br />
medioeuropea.<br />
Nella recente proposta di ripartizione fitogeografica della bergamasca (Ferl<strong>in</strong>ghetti,<br />
1993; Ferl<strong>in</strong>ghetti, 1994) l’alta pianura bergamasca si colloca nel settore avanalpico.<br />
Il settore, costituito da alluvioni fluvio-glaciali, si estende dal piede dei rilievi prealp<strong>in</strong>i<br />
f<strong>in</strong>o alla fascia di affioramento delle risorgive o fontanili. Il settore avanalpico, sebbene<br />
sia collocato geograficamente nella Pianura Padana, dal punto di vista geobotanico<br />
appartiene al sistema alp<strong>in</strong>o con cui condivide un elevato numero di specie sia per<br />
alcune condizioni ecologiche (aridità del suolo) che per i dissemuli alluvionali che<br />
cont<strong>in</strong>uamente r<strong>in</strong>novano il “cont<strong>in</strong>gente alpico” presente nell’alta pianura.<br />
Appartengono a tale gruppo di specie: Helleborus niger, Clematis recta, Biscutella<br />
laevigata, Ononis sp<strong>in</strong>osa, Helianthemum nummularium, Campanula elat<strong>in</strong>oides,<br />
Phyteuma scheuchzeri, Senecio rupestris, Allium lusitanicum, Tofieldia calyculata,<br />
93
Achnatherum calamagrostis, Bromus gr. erectus, Sesleria varia, Chrysopogon grillus,<br />
Koeleria spp., ecc.<br />
L’area è stata profondamente modificata dall’uomo che ha trasformato l’orig<strong>in</strong>ale<br />
foresta planiziale <strong>in</strong> una steppa cerealicola fortemente urbanizzata.<br />
3. Vegetazione potenziale naturale<br />
La vegetazione potenziale naturale dell’area studiata, come emerge dall’analisi<br />
bioclimatica, ricade all’<strong>in</strong>terno del piano basale delle latifolgie eliofile, dom<strong>in</strong>ato dalle<br />
querce.<br />
La farnia caratterizza le formazioni dei substrati alluvionali umidi, anche dei terrazzi<br />
fluvio-glaciali antichi, come quello dell’Isola, mentre la rovere si associa alla farnia<br />
nell’alta pianura e assume un’importanza prem<strong>in</strong>ente nei settori coll<strong>in</strong>ari e prealp<strong>in</strong>o di<br />
bassa quota.<br />
La roverella accompagna la rovere sui versanti più caldi, divenendo quasi esclusiva su<br />
quelli con rocce carbonatiche, o nei contesti di maggior aridità del suolo.<br />
Alle querce si uniscono altre latifoglie, differenti a seconda delle condizioni ecologiche<br />
prevalenti. I boschi mesofili di farnia, rovere ospitano aceri (Acer campestre, Acer<br />
pseudoplatanus), olmo (Ulmus m<strong>in</strong>or), ciliegio (Prunus avium), carp<strong>in</strong>o bianco (Carp<strong>in</strong>us<br />
betulus), frass<strong>in</strong>o maggiore (Frax<strong>in</strong>us excelsior), tigli (Tilia cordata, Tilia platyphyllos),<br />
nocciolo (Corylus avellana), nei boschi termofili di roverella, rovere e/o cerro si<br />
r<strong>in</strong>vengono carp<strong>in</strong>o nero (Ostrya carp<strong>in</strong>ifolia), orniello (Frax<strong>in</strong>us ornus), maggiciondolo<br />
(Laburnum anagyroides) sorbi (Sorbus aria, Sorbus torm<strong>in</strong>alis).<br />
Accanto ai querceti sono presenti, <strong>in</strong> senso potenziale, altri consorzi forestali di<br />
latifoglie non direttamente <strong>in</strong>fluenzate dal clima, ma dalla disponibilità d’acqua nel<br />
suolo.<br />
Formazioni a salici, pioppo e ontani si dispongono lungo i corsi d’acqua e potenzialmente<br />
potrebbero trovare piena espressione lungo i tratti planiziali del <strong>Brembo</strong>, soprattutto nei<br />
contesti a rami <strong>in</strong>trecciati e lungo l’asta dei suoi pr<strong>in</strong>cipali affluenti.<br />
4. Le fisionomie vegetali<br />
Colture arative e prati stabili<br />
Gli spazi aperti extraurbani dell'area del PLIS sono per la maggior parte <strong>in</strong>teressati da<br />
colture arative e <strong>in</strong> secondo ord<strong>in</strong>e da prati stabili. Le prime sono costituite da colture<br />
cerealicole nelle quali persistono le <strong>in</strong>festanti storiche (archeofite) <strong>in</strong> via di scomparsa<br />
dalla Pianura Padana <strong>in</strong> seguito alle moderne agrotecniche di coltivazione e all'impiego<br />
diffuso di sostanze erbicide. Sono ancora presenti nei campi che <strong>in</strong>teressano un'ampia<br />
estensione del PLIS, il fiordaliso (Centaurea cianus), lo specchio di Venere (Legousia<br />
speculum-veneris), la coda di volpe (Alopecurus myosuroides), l'avena matta (Avena<br />
fatua), la camomilla (Matricaria camomilla), il papavero rosolaccio (Papaver rhoeas), lo<br />
stoppone (Cirsium arvense), la violetta dei campi (Viola arvensis), la veccia (Vicia<br />
sativa), ecc..<br />
Tra le <strong>in</strong>festanti delle colture sarchiate, come il mais, vanno <strong>in</strong>serite la malghetta<br />
(Sorghum halepense), il giavone (Ech<strong>in</strong>ochloa crus-galli), le digitarie (Digitaria ciliaris,<br />
Digitaria sangu<strong>in</strong>alis), il panico americano (Panicum dichothomiflorum) e tra le<br />
<strong>in</strong>festanti a foglia larga le numerose specie di amaranto (Amaranthus sp. pl.), l'erba<br />
morella (Solanum nigrum) la gal<strong>in</strong>soga (Gal<strong>in</strong>soga ciliata), l'erba porcellana (Portulaca<br />
oleracea), il cencio molle (Abutilon theophrasti).<br />
94
I prati polifitici sono superfici di terreno ricoperte da erbe dallo sviluppo contenuto,<br />
periodicamente soggette allo sfalcio per la produzione di foraggio. I prati coltivati<br />
vengono sem<strong>in</strong>ati e mantenuti artificialmente <strong>in</strong> tale forma dalle pratiche agricole come<br />
il diserbo, lo sfalcio, le concimazioni.<br />
Sebbene si tratti di vegetazione antropica e qu<strong>in</strong>di a scarso grado di naturalità, i prati<br />
costituiscono un consorzio vegetale di pregio per la ricchezza floristica che li<br />
contraddist<strong>in</strong>gue e per il contributo che forniscono alla varietà dell'ecomosaico locale.<br />
La componente floristica è condizionata dalle tecniche agrarie <strong>in</strong> particolare dallo<br />
sfalcio e dalla concimazione, quest'ultima necessaria per compensare il progressivo<br />
impoverimento <strong>in</strong> nutrimenti causato dal periodico asporto di fitomassa.<br />
I prati stabili sono denom<strong>in</strong>ati arrenatereti per la dom<strong>in</strong>anza di Arrhenatherum elatius o<br />
avena altissima, una gram<strong>in</strong>acea di grande taglia ed elevato valore foraggero.<br />
Accompagnano l'avena altissima numerose altre gram<strong>in</strong>acee (Holcus lanatus, Lolium<br />
perenne, Dactylis glomerata, Poa trivialis, Festuca sp.pl., Setaria sp.pl., Bromus<br />
hordeaceus), legum<strong>in</strong>ose (Lotus corniculatus, Trifolium repens, Trifolium pratense,<br />
Medicago lupul<strong>in</strong>a, Medicago sativa), le ranuncolacee (Ranunculus repens, Ranunculus<br />
acris, Ranunculus bulbosum) e i romici (Rumex crispus, Rumex acetosa, Rumex<br />
obtusifolium).<br />
Campi di mais sulla sponda s<strong>in</strong>istra del <strong>Brembo</strong>. Sullo sfondo il centro storico di Filago<br />
La presenza dei prati ha una notevole importanza nell'equilibrio e nella diversità<br />
biologica dell'ambiente, soprattutto per gli <strong>in</strong>setti, sempre più rari nelle altre colture a<br />
causa dei trattamenti chimici a cui vanno sottoposti.<br />
95
Verde pubblico<br />
In questa categoria sono <strong>in</strong>dicati gli spazi aperti f<strong>in</strong>alizzati a giard<strong>in</strong>i e parchi pubblici di<br />
recente istituzione. Tali aree si collocano su ex aree agricole o <strong>in</strong> zone degradate<br />
sottoposte a recupero ambientale. Notevole per superficie e qualità della copertura<br />
vegetale è il parco posto lungo l’asta del <strong>Brembo</strong> nel comune di Filago. L’area presenta<br />
sia i tipici consorzi vegetali dei prati sia freschi che asciutti ed è stata piantumata con<br />
numerose specie arboree ed arbustive che formano un <strong>in</strong>sieme composito ed<br />
esteticamente gradevole anche se poco aff<strong>in</strong>e alla vegetazione arborea naturale delle<br />
aree perialveali.<br />
IL PLIS del <strong>Brembo</strong> si caratterizza tuttavia per zone a verde pubblico "sem<strong>in</strong>aturali"<br />
ricavate <strong>in</strong> spazi prospicienti il fiume attrezzando aree con vegetazione sem<strong>in</strong>aturale<br />
come ad Osio Sotto, nel compatto tessuto urbano, che caratterizza ampie superfici del<br />
contesto del PLIS, le aree verdi pubbliche di recente istituzione assumono, dal punto di<br />
vista biologico, la funzione di stepp<strong>in</strong>g stones, spazi aperti dove possono trovare<br />
ospitalità e possibilità di passaggio gli organismi viventi, mentre dal punto di vista<br />
paesitico ed urbanistico creano varchi e spazi aperti che permettono una migliore<br />
leggibilità della identità dei luoghi.<br />
Area Parchi a verde e giard<strong>in</strong>i pubblico storici nel territorio di Osio Sotto<br />
Questa fisionomia vegetale è poco rappresentata nell'area del PLIS del <strong>Brembo</strong>. Parchi<br />
storici di significativa estensione di valore paesistico ed ambientale per i notevoli volumi<br />
del loro equipaggiamento vegetale ricco di esemplari arborei vetusti e spesso ben<br />
caratterizzato nello stile architettonico sono quelli della Rasica nel comune di Osio<br />
96
Sotto e del Castello di Marne nel comune di Filago(?) attorno agli antichi edifici di pregio<br />
architettonico e/o storico.<br />
Oltre che per il loro valore storico-architettonico i parchi storici rivestono particolare<br />
importanza ambientale perché la loro cont<strong>in</strong>uità cronologica ha favorito<br />
l’accantonamento nel loro sottobosco di specie nemorali di pregio naturalistico e lo<br />
sviluppo di alberi maturi, habitat di numerosi animali sia vertebrati che <strong>in</strong>vertebrati.<br />
Raggruppamento igrofilo a salice bianco (Salix alba) e pioppo nero (Populus nigra)<br />
Nel settore centrale e settentrionale dell’area del PLIS, le macchie arboree e le<br />
bosch<strong>in</strong>e perialveali distribuite sulle sponde e gli isolotti del tratto di asta fluviale ad<br />
andamento anastomizzato, posto a monte della forra di Marne, presentano una marcata<br />
frequenza di salici e pioppi.<br />
Sponda del <strong>Brembo</strong> a Filago <strong>in</strong>teressata da una rada copertura a salici e pioppi<br />
Anche laddove, la copertura si dirada formando una prateria arida (magredo), come nel<br />
territorio di Bonate Sotto, la vegetazione arborea tende ad essere caratterizzata dalla<br />
presenza dom<strong>in</strong>ante di salice bianco e pioppo nero.<br />
Si tratta <strong>in</strong> ogni caso di vegetazione localizzata <strong>in</strong> aree sub-pianeggianti prossime al<br />
fiume, soggette ad allagamento durante le piene regolari e impostate generalmente su<br />
substrati grossolani. I salici e i pioppi sopravvivono facilmente alle piene, grazie ai loro<br />
rami flessibili, capaci di radicare facilmente qualora venissero strappati dalla corrente:<br />
a quest’ultima è qu<strong>in</strong>di affidata la loro diffusione che avviene <strong>in</strong> buona parte per via<br />
vegetativa.<br />
La composizione floristica dello strato erbaceo è eterogenea, costituita da specie<br />
caratteristiche (Equisetum arvense, Eupatorium cannab<strong>in</strong>um, Saponaria offic<strong>in</strong>alis,<br />
97
Polygonum sp., Galeopsis tethrait, ecc.) spesso accompagnate o sostituite da entità<br />
esotiche o banali (Buddleja davidii,<br />
Amaranthus spp, Artemisia spp., Lycopersicon aesculentum,. Gal<strong>in</strong>soga ciliata, ecc.) <strong>in</strong><br />
funzione del livello di degrado.<br />
Cort<strong>in</strong>e arboree di corsi d'acqua m<strong>in</strong>ori naturali e artificiali<br />
Nell’ambito territoriale del PLIS del <strong>Brembo</strong> si collocano, <strong>in</strong> prossimità dell’asta fluviale,<br />
alcune rogge (Brembilla e Masnada) e alcuni torrenti (Dordo e Les<strong>in</strong>a). Gli elementi del<br />
reticolo idrografico m<strong>in</strong>ore, sia naturale che artificiale, sono accompagnati, per ampi<br />
tratti, da cort<strong>in</strong>e e filari arborei, che spesso costituiscono i corridoi verdi di maggior<br />
pregio delle aree urbane e periurbane.<br />
La dotazione vegetale è di valore soprattutto lungo i cavi delle rogge ancora attive e/o<br />
di maggior rilievo perché accoglie una florula di rilievo sia <strong>in</strong> senso quantitativo che<br />
qualitativo. Le condizioni di umidità e di freschezza determ<strong>in</strong>ate dallo scorrimento delle<br />
acque favoriscono l’<strong>in</strong>sediamento di specie nemorali, anche microtermiche, tipiche dei<br />
consorzi boschivi mesofili dei versanti vallivi, <strong>in</strong>oltre il piede costantemente umido delle<br />
ripe accoglie i grossi carici tipici delle zone palustri che non trovano idonei habitat nei<br />
ghiaieti del letto del <strong>Brembo</strong>. I manufatti <strong>in</strong> pietra o borlanti che sostengono le<br />
scarpatelle ai lati delle rogge sono spesso colonizzati da una flora muricola e dai grossi<br />
cespi delle felci dei boschi scomparse dai fondovalle a causa della sua <strong>in</strong>tensa<br />
urbanizzazione. Il tracciato del reticolo idrografico artificiale corre su suoli maturi,<br />
ricchi di humus, che contribuiscono ulteriormente all’<strong>in</strong>sediamento di specie tipiche di<br />
ambienti boscati. Nelle cort<strong>in</strong>e arboree che accompagnano le rogge persistono Anemone<br />
nemorosa, Hepatica nobilis, Helleborus viridis, Asperula taur<strong>in</strong>a, Cardam<strong>in</strong>e bulbifera,<br />
Primula vulgaris, Erythronium dens-canis e numerose altre specie di pregio<br />
naturalistico.<br />
Nello strato arboreo significativa è la varietà di specie tra le quali è marcata la presenza<br />
del platano, (Platanus hybrida) e della rob<strong>in</strong>ia che assumono alternativamente il ruolo di<br />
specie dom<strong>in</strong>ante.<br />
Accompagnano il platano e la rob<strong>in</strong>ia con frequenze diverse a seconda del grado di<br />
pressione antropica esercitata sulla vegetazione l’acero campestre l’olmo, il frass<strong>in</strong>o<br />
maggiore, il nocciolo, il sambuco, il biancosp<strong>in</strong>o, la fusagg<strong>in</strong>e. La fisionomia a<br />
dom<strong>in</strong>anza di platano sembra conservare un valore naturalistico generalmente maggiore<br />
rispetto a quella a dom<strong>in</strong>anza di rob<strong>in</strong>ia dove compaiono con frequenza anche altre<br />
specie di ambienti più degradati, (quali il rovo), seguito da piante erbacee <strong>in</strong>festanti di<br />
orig<strong>in</strong>e esotica favorite dalla maggiore lum<strong>in</strong>osità e disturbo di tali consorzi.<br />
I torrenti Dordo e Les<strong>in</strong>a presentano generalmente una m<strong>in</strong>or ricchezza floristica per le<br />
più limitanti condizioni ambientali: suoli meno fertili, condizioni più variabili nella<br />
portata, maggior stato di degrado delle sponde ecc..<br />
98
Roggia Brambilla nei pressi della Rasica<br />
In ogni caso l’equipaggiamento del reticolo idrografico m<strong>in</strong>ore è tra gli elementi<br />
strategicamente più importanti per la realizzazione di reti ecologiche <strong>in</strong> ambito<br />
planiziale che sappiano connettere il pr<strong>in</strong>cipale corridoio di cont<strong>in</strong>uità eco-biologica,<br />
rappresentato dal <strong>Brembo</strong>, con le aree f<strong>in</strong>itime e con il corso della Morletta-Morlana ad<br />
oriente e con la valle dell’Adda ad occidente.<br />
Bosch<strong>in</strong>e e fasce boscate a dom<strong>in</strong>anza di rob<strong>in</strong>ia, a limitata presenza di specie<br />
autoctone<br />
La rob<strong>in</strong>ia è presente <strong>in</strong> modo più o meno marcato <strong>in</strong> tutti gli ambiti boscati del l'area<br />
del PLIS, ma <strong>in</strong> alcune plaghe, <strong>in</strong>teressate da <strong>in</strong>terventi distruttivi della vegetazione<br />
orig<strong>in</strong>aria o da cont<strong>in</strong>uo e forte disturbo, ha preso nettamente il sopravvento diventando<br />
la specie dom<strong>in</strong>ante. Si concentrano <strong>in</strong> particolare sul terrazzo più basso al di sotto della<br />
scarpata morfologica che si sviluppa tra gli<br />
99
Madone San Pantaleone-I boschi tra l’abitato e il fiume, seppur dom<strong>in</strong>ati da rob<strong>in</strong>ia,<br />
presentano una significativa frequenza di specie arboree, arbustive ed erbacee<br />
autoctone, alcune delle quali sono di pregio naturalistico<br />
abitati di Filago, Madone e Bonate Sotto e il fiume <strong>Brembo</strong>, <strong>in</strong> destra idrografica.<br />
Lo strato arboreo nel rob<strong>in</strong>ieto è pertanto molto semplificato ed è costituito, <strong>in</strong> genere,<br />
da piante di rob<strong>in</strong>ia coeve, fra cui s'<strong>in</strong>seriscono sporadicamente specie autoctone, acero<br />
campestre, farnie e carp<strong>in</strong>i, testimoni di potenzialità vegetali e di presenze pregresse di<br />
maggior pregio.<br />
Anche lo strato arbustivo è molto povero e costituito per la quasi totalità da sambuco o<br />
da nocciolo, specie che caratterizzano qu<strong>in</strong>di con la rob<strong>in</strong>ia questa associazione vegetale<br />
di sostituzione. Accanto ai suddetti arbusti compaiono il salicone (Salix caprea) e la<br />
spirea del Giappone (Spirea japonica),<br />
altra esotica coltivata e spontaneizzata che si sta diffondendo rapidamente. Le plaghe a<br />
maggior<br />
degrado sono caratterizzate dalla massiccia presenza del rovo che tende a colonizzare il<br />
lum<strong>in</strong>oso sottobosco del rob<strong>in</strong>ieto ostacolando la crescita dello strato erbaceo.<br />
Su suoli evoluti ricchi di humus lo strato erbaceo conserva <strong>in</strong> ogni modo una<br />
composizione vic<strong>in</strong>a a quella dei querceti. Vi si trovano, <strong>in</strong>fatti, le geofite primaverili<br />
sigillo di Salomone (Polygonatum multiflorum) e latte di gall<strong>in</strong>a (Ornithogalum<br />
umbellatum), barba di capra (Aruncus dioicus), geranio dei boschi (Geranium nodosum),<br />
lattuga dei boschi (Mycelis muralis), paleo silvestre (Brachipodium sylvaticum), felce<br />
femm<strong>in</strong>a (Athyrium filix-foem<strong>in</strong>a), camedrio scorodonia (Teucrium scorodonia).<br />
100
I magredi<br />
Lungo l’asta del <strong>Brembo</strong>, nei territori di Bonate Sotto e nell’ampio alveo del fiume, nel<br />
tratto caratterizzato da rami <strong>in</strong>trecciati, sono presenti spazi aperti detti magredi,<br />
costituiti da formazioni erbacee <strong>in</strong>sediatesi su substrati ghiaiosi e sabbiosi, molto<br />
permeabili e siccitosi. termo-xerofile. Questa situazione ambientale ha selezionato nel<br />
corso del tempo una vegetazione spiccatamente termo-xerofila, rara <strong>in</strong> pianura, ricca di<br />
specie di <strong>in</strong>teresse naturalistico spesso tipiche dei versanti coll<strong>in</strong>ari esposti a solatio.<br />
La copertura erbacea è costituita da:<br />
- specie steppiche, tipiche delle aride pianure est-europee ed asiatiche quali la vedov<strong>in</strong>a<br />
selvatica (Scabiosa columbaria), la lup<strong>in</strong>ella dei colli (Onobrychis arenaria), l’erba<br />
medica (Medicago sativa ssp. Falcata), il millefoglio giallo (Achillea tomentosa) e le<br />
vedovelle dei prati (Globularia punctata);<br />
- specie mediterranee, distribuite attorno al Mar Mediterraneo. In periodi, con clima più<br />
favorevole, sono migrate dal Sud per <strong>in</strong>sediarsi nel nostro territorio nei luoghi più aridi e<br />
caldi.<br />
Appartengono a questo cont<strong>in</strong>gente la perl<strong>in</strong>a rossiccia (Parentucellia latifolia), il<br />
g<strong>in</strong>estr<strong>in</strong>o marittimo (Tetragonolobus maritimus), la reseda comune (Reseda lutea) e<br />
l’orchide m<strong>in</strong>ore (Orchis morio);<br />
- specie orofite, a distribuzione montana, discese <strong>in</strong> pianura fluitate dalla corrente del<br />
Serio e qui <strong>in</strong>sediate <strong>in</strong> tempi <strong>in</strong> cui il clima era più freddo. Le specie più significative<br />
sono: la biscutella montan<strong>in</strong>a (Biscutella laevigata), la saponaria montana (Saponaria<br />
ocymoides), la poligala alpestre (Polygala alpestris) e il romice scudato (Rumex<br />
scutatus).<br />
Alla vegetazione erbacea si associa <strong>in</strong> alcune plaghe una vegetazione arbustiva pioniera<br />
costituita da rosa selvatica comune (Rosa can<strong>in</strong>a), rovo (Rubus ssp.) e dalle esotiche<br />
buddleja (Buddleja davidii). Importante sta divenendo anche la presenza di un'altra<br />
esotica arborea molto rustica e competitiva, l'ailanto (Ailanthus altissima).<br />
La specie dom<strong>in</strong>ante è la gram<strong>in</strong>acea forasacco eretto (Bromus erectus) a cui si<br />
associano altre gram<strong>in</strong>acee: il paleo sottile (Vulpia myuros), il barbonc<strong>in</strong>o digitato<br />
(Bothriochoa ischaemum) i cappell<strong>in</strong>i delle praterie (Agrostis tenuis), il panicello m<strong>in</strong>ore<br />
(Eragrostis m<strong>in</strong>or), la fienarola bulbosa (Poa bulbosa), il paleo steppico (Koeleria<br />
macrantha) e la melica barbata (Melica ciliata).<br />
Tra i carici più significativi segnaliamo il carice primaticcia (Carex caryophyllea) e il<br />
carice lustro (Carex liparocarpos).<br />
Fra i carici fioriscono la piccola sassifraga annuale (Saxifraga tridactylites), l’arenaria<br />
serpillifolia (Arenaria serpyllifolia), la draba primaverile (Erophyla verna), le vedovelle<br />
dei prati (Globularia punctata), il narciso bifloro (Narcissus biflorus), i lilioasfodeli<br />
(Anthericum liliago), il muscari atlantico (Muscari atlanticum), la c<strong>in</strong>quefoglia<br />
primaticcia (Potentilla tabaernemontani), il centauro giallo (Blakstonia perfoliata), il<br />
centauro maggiore (Centaurium erythraea),<br />
101
Magredi a marg<strong>in</strong>e dell’asta del <strong>Brembo</strong> tra Bonate Sotto e Filago<br />
Tra le camefite più comuni vi è il timo goniotrico (Tymus pulegioides), il camedrio<br />
comune (Teucrium chamaedris), il camedrio montano (Teucrium montanum),<br />
l’eliantemo maggiore (Helianthemum nummularium) la fumana comune (Fumana<br />
procumbens), l'ononide bacaja (Ononis natrix) e l’ononide sp<strong>in</strong>osa (Ononis sp<strong>in</strong>osa).<br />
Accompagnano generalmente queste camefite l’imperatoria apio montano (Peucedanum<br />
oreosel<strong>in</strong>um), la prunella gialla (Prunella lac<strong>in</strong>iata), rarissima nella pianura Padana, la<br />
piantagg<strong>in</strong>e a foglie carenate (Plantago holosteum), la salvastrella m<strong>in</strong>ore (Sanguisorba<br />
m<strong>in</strong>or), la garofan<strong>in</strong>a spaccasassi (Petrorhagia saxifraga), la sassifragia pannocchiuta<br />
(Tr<strong>in</strong>ia glauca) e la vedov<strong>in</strong>a dalle foglie sottili (Scabiosa gramuntia). A tarda estate<br />
questi prati si colorano di rosa dei capol<strong>in</strong>i dell’aglio montano (Allium lusitanicum),<br />
ormai rarissimo <strong>in</strong> pianura, accompagnato dall’endemico fiordaliso cical<strong>in</strong>o (Centaurea<br />
deusta subsp. splendens), dal fiordaliso vedov<strong>in</strong>o (Centaurea scabiosa gr<strong>in</strong>ensis) e dalla<br />
più comune ed aromatica mentuccia comune (Calam<strong>in</strong>tha nepeta).<br />
Questo luogo, che ospita entità floristiche così numerose e rare, ci riserva pure preziose<br />
e <strong>in</strong>aspettate specie d’orchidee quali l’orchide m<strong>in</strong>ore (Orchis morio) e l’orchide<br />
cimic<strong>in</strong>a (Orchis coriophora).<br />
Le cort<strong>in</strong>e arboree <strong>in</strong>terpoderali a dom<strong>in</strong>anza di rob<strong>in</strong>ia<br />
Il plurisecolare lavoro di spietramento dei campi è uno dei processi storici che hanno<br />
costituito il paesaggio agrario dell’alta pianura bergamasca. I sassi raccolti nel terreno<br />
dopo le arature, venivano accumulati ai marg<strong>in</strong>i dei coltivi dando orig<strong>in</strong>e a rilevanti<br />
102
depositi di ghiaie, larghi alcuni metri e lunghi diverse dec<strong>in</strong>e, creando a volte complessi<br />
e cont<strong>in</strong>ui disegni geometrici sul suolo.<br />
Su questi depositi si è <strong>in</strong>staurata una vegetazione adatta a condizioni di aridità e<br />
termofilia, creando lunghi e caratteristici corridoi vegetazionali. Le mappe del catasto<br />
Lombardo – Veneto evidenziano, già nel 1853, la presenza di lotti, stretti e lunghi,<br />
ricoperti di bosco ceduo.<br />
Queste siepi, che un tempo venivano denom<strong>in</strong>ate “rovari” o “murari”, a seconda che si<br />
mettesse <strong>in</strong> evidenza la composizione edafica o vegetazionale, sono dom<strong>in</strong>ate, nello<br />
strato arboreo, da due essenze esotiche, la rob<strong>in</strong>ia (Rob<strong>in</strong>ia pseudoacacia) e l'ailanto<br />
(Ailanthus altissima). Tra le specie non autoctone, <strong>in</strong>trodotte per sostenere le prime<br />
attività imprenditoriali, troviamo i gelsi (Morus nigra e Morus alba) e il gelso da carta<br />
(Broussonetia papyrifera), coltivati <strong>in</strong> passato, <strong>in</strong> gran numero, per l'allevamento del<br />
baco da seta, ma ormai ridotti a pochi esemplari. Qua e là si r<strong>in</strong>vengono alcuni<br />
esemplari di sp<strong>in</strong>o di Giuda (Gleditsia triacanthos).<br />
Fra le specie alloctone dom<strong>in</strong>anti si r<strong>in</strong>vengono rare presenze di specie vegetali che<br />
costituiscono le ultime vestigia del manto forestale che vegetava nella pianura prima<br />
dell’avvento delle attività agricole, rovere (Quercus petraea), cerro (Quercus cerris).<br />
Più comune risulta la presenza dell'acero campestre (Acer campestre), del carp<strong>in</strong>o<br />
bianco (Carp<strong>in</strong>us betulus), del bagolaro (Celtis australis) e dell’orniello (Frax<strong>in</strong>us ornus).<br />
Occupano gli spazi <strong>in</strong>feriori gli arbusti del corniolo (Cornus mas), il biancosp<strong>in</strong>o<br />
(Crataegus monogyna), il prugnolo (Prunus sp<strong>in</strong>osa), la rosa selvatica (Rosa can<strong>in</strong>a), la<br />
berretta del prete (Euonymus europaeus), la lantana (Viburnum lantana), il ligustro<br />
(Ligustrum vulgare), il nocciolo (Corylus avellana), il pallone di maggio (Viburnum<br />
opulus), la sangu<strong>in</strong>ella (Cornus sangu<strong>in</strong>ea), il rovo (Rubus caesius).<br />
Boltiere- L’area è caratterizzata da un fitto <strong>in</strong>treccio di cort<strong>in</strong>e arboree a dom<strong>in</strong>anza<br />
di rob<strong>in</strong>ia, spesso <strong>in</strong>sediate su rovari, cumuli di ciottoli frutto dello spietramento dei<br />
coltivi<br />
103
Le cort<strong>in</strong>e a rob<strong>in</strong>ia conservano uno strato erbaceo con elementi nemorali che ne<br />
elevano il valore naturalistico. <strong>in</strong> quanto diventano aree rifugio per le specie afferenti ai<br />
consorzi forestali planiziali ormai scomparsi. Vi si annoverano tra le piante rampicanti,<br />
l'edera (Hedera helix), il tamaro (Tamuscommunis), la vitalba (Clematis vitalba), la vite<br />
bianca (Bryonia dioica) e il luppolo (Humulus luppulus), la morella rampicante (Solanum<br />
dulcamara), tra le erbacee il campanell<strong>in</strong>o comune (Leucojum vernum) <strong>in</strong> copiosi<br />
esemplari, e il più raro zafferano selvatico (Crocus biflorus); a stagione avanzata,<br />
fioriscono la rosa di natale (Helleborus niger), l'anemone dei boschi (Anemone<br />
nemorosa), la viola mammola (Viola odorata), la veronica a foglie d'edera (Veronica<br />
hederifolia), la primula comune (Primula acaulis), l’euforbia bitorzoluta (Euphorbia<br />
dulcis), il sigillo di Salomone maggiore (Polygonatum multiflorum), il geranio di S.<br />
Roberto (Geranium robertianum), l’elleboro puzzolente (Helleborus foetidus), il<br />
rarissimo sigillo di Salomone comune (Polygonatum uniflorum), il pungitopo (Ruscus<br />
aculeatus), il cipollaccio dei campi (Gagea villosa), la falsa-ortica maculata (Lamium<br />
maculatum), la falsa-ortica bianca (Lamium album), l’erba cornetta (Coronilla emerus),<br />
la polmonaria (Pulmonaria offic<strong>in</strong>alis), la lappola bianca (Orlaya grandiflora), la comune<br />
ortica mora (Lamiastrum galeobdolon), l'erba di San Giovanni comune (Hypericum<br />
perforatum), l'erba cornetta g<strong>in</strong>estr<strong>in</strong>a (Coronilla varia), l'erba betonica (Stachys<br />
sylvatica), l'erba limona comune (Melittis melissophyllum), la campanula a foglie<br />
d'ortica (Campanula trachelium), l'euforbia bitorzoluta (Euphorbia dulcis), la salvia<br />
vischiosa (Salvia glut<strong>in</strong>osa), il rarissimo colchico (Colchicum autumnale) e le<br />
gram<strong>in</strong>acee, amanti dell'ombra: il paleo silvestre (Brachipodium sylvaticum), la melica<br />
comune (Melica uniflora) e la fienarola dei boschi (Poa nemoralis).<br />
Raggruppamento termofilo di scarpata morfologica a carp<strong>in</strong>o nero (Ostrya carp<strong>in</strong>ifolia)<br />
orniello (Frax<strong>in</strong>us ornus) e querce (Quercus spp.)<br />
La scarpata morfologica <strong>in</strong> s<strong>in</strong>istra idrografica separa nettamente il piano su cui si sono<br />
sviluppati gli <strong>in</strong>sediamenti dell'area di Dalm<strong>in</strong>e- Osio Sopra dal terrazzo <strong>in</strong>termedio che<br />
<strong>in</strong>vece ha conservato la sua dest<strong>in</strong>azione agricola con <strong>in</strong>sediamenti rurali sparsi<br />
circondati da colture <strong>in</strong>tensive.<br />
La scarpata che si snoda per alcuni chilometri parallela al corso del fiume, dal cui alveo<br />
dista alcune cent<strong>in</strong>aia di metri, presenta un’altezza di una dec<strong>in</strong>a di metri ed una<br />
superficie ampia di circa 100 m. L’acclività della scarpata e l’esposizione ad ovest hanno<br />
favorito lo sviluppo di una vegetazione termofila tipica di suoli tendenzialmente asciutti.<br />
La copertura vegetale presenta uno strato arboreo ben sviluppato, costituito da specie<br />
autctone fra cui dom<strong>in</strong>a il carp<strong>in</strong>o nero (Ostrya carp<strong>in</strong>ifolia). Accompagnano il carp<strong>in</strong>o,<br />
il bagolaro (Celtis australis), alcune querce fra cui (Quercus petraia, Quercus cerris),<br />
l'acero campestre (Acer campestre). Lo strato arbustivo, articolato <strong>in</strong> due strati,<br />
annovera le specie moderatamente eliofile tipiche di ambienti di transizione o di<br />
marg<strong>in</strong>e della copertura forestale, biancosp<strong>in</strong>o (Crataegus monogyna), viburno<br />
(Viburnum lantana), pungitopo (Ruscus aculeatus), ligustro (Ligustrum vulgaris).<br />
Anche il sottobosco presenta una elevata presenza di specie autoctone nemorali,<br />
contribuendo a determ<strong>in</strong>are l’elevato grado di valore naturalistico di questa tipologia<br />
vegetale, che si raccorda ai consorzi di latifoglie eliofile dei primi versanti coll<strong>in</strong>ari, le<br />
cui espressioni nell’alta pianura sono pressochè scomparse a causa della pressione<br />
antropica e delle condizioni ecologiche non sempre adeguate alla necessità dei boschi<br />
termo-xerofili.<br />
104
Vegetazione rupicola su Ceppo <strong>in</strong> forra<br />
Nel tratto compreso tra Filago e Brembate il <strong>Brembo</strong> scorre <strong>in</strong> forra, le ripidi pareti del<br />
solco fluviale sono caratterizzate dall’affioramento di banchi di conglomerato poligenico<br />
denom<strong>in</strong>ato “Ceppo”.<br />
Le pareti sono <strong>in</strong>teressate da crolli che determ<strong>in</strong>ano la formazione di aggrottamenti e<br />
rientranze e il movimento di cospicui blocchi lapidei che si depositano nel letto del<br />
fiume dove spesso spezzano la corrente formando piccoli salti.<br />
Gli affioramenti rocciosi sia nella parete che nell’alveo sono colonizzati da una florula<br />
ricca di specie ipsofile, tipiche cioè di orizzonti vegetali montani, assai rare <strong>in</strong> ambito<br />
planiziale. Tra queste entità ricordiamo, a titolo d’esempio, Globularia cordifolia,<br />
Campanula elat<strong>in</strong>oides, Phyteuma scheuchzeri, Sesleria varia, Erica carnea, H<strong>in</strong>ula hirta<br />
ecc.<br />
Di notevole importanza fitogeografica è la presenza della campanula d’Insubria<br />
(Campanula elat<strong>in</strong>oides), specie esclusiva delle Prealpi Lombarde tipica delle rupi<br />
calcareo - dolomitiche del piano montano e montano superiore.<br />
L’habitat della specie è rappresentato da nicchie, fessure, spioventi e ripari su roccia,<br />
spesso <strong>in</strong> ombra d’acqua, tra i 350 e i 1800 metri, ad eccezione delle stazioni poste sul<br />
lago d’Iseo dove il limite altimetrico scende a 200 m. Le stazioni rilevate <strong>in</strong> sede locale<br />
presentano caratteristiche peculiari sia per la posizione topografica, oltre il limite<br />
meridionale dell’areale e a quote particolarmente basse, sia per la situazione<br />
ambientale. La pianta vegeta <strong>in</strong>fatti sugli afforamenti di Ceppo, formazione litologica<br />
costituita da clasti con diametro mediamente compreso tra i 20 e i 30 cm, da<br />
arrotondati a ben arrotondati (tabelle visiali tratte da Krumbe<strong>in</strong>, 1941). La composizione<br />
petrografica è varia: i calcari sono dom<strong>in</strong>anti, seguono le vulcaniti, sono <strong>in</strong>oltre presenti<br />
ciottoli di arenaria, conglomerati, rocce metamorfiche, selci, quarzo, sparsi <strong>in</strong> una<br />
matrice di ciottoli più piccoli di arenaria, il cemento e carbonatico (Dal Puppo, 1979).<br />
Le piante osservate hanno portamento lasso riconducibile a quello delle forme sciafile<br />
della specie, gli esemplari si collocano <strong>in</strong> massima parte <strong>in</strong> corrispondenza degli alveoli<br />
del conglomerato. Accompagnano Campanula elat<strong>in</strong>oides, Hedera helix, Asplenium<br />
trichomanes.<br />
I popolamenti compresi tra Filago e Brembate sono disgiunti dall’areale della specie, la<br />
cui distribuzione diviene diffusa a monte della l<strong>in</strong>ea Sedr<strong>in</strong>a - Val Brembilla. Nel tratto<br />
<strong>in</strong>termedio esistono alcune piccole popolazioni nei pressi del ponte di Briolo<br />
(Ferl<strong>in</strong>ghetti , Calvi 1985).<br />
Le popolazioni disgiunte presentano generalmente differenze genetiche rispetto a quelle<br />
distribuite nella parte cont<strong>in</strong>ua dell’areale. Tali differenze rendono particolarmente<br />
importanti, per la conservazione della diversità genetica della specie, la salvaguardia<br />
dei nuclei disgiunti quali quelli <strong>in</strong> esame.<br />
105
Blocchi di Ceppo nella forra di Marne. La copertura vegetale dei massi è ricca di specie<br />
rupicole di pregio naturalistico tipiche degli orizzonti montani<br />
I querco-carp<strong>in</strong>eti<br />
La vegetazione potenziale naturale delle aree planiziali dell’alta pianura bergamasca è<br />
costituita da consorzi di querce con carp<strong>in</strong>o bianco detti querco-carp<strong>in</strong>eti. Queste cenosi<br />
vegetali rientrano nel Carp<strong>in</strong>ion betuli, afferente all’ord<strong>in</strong>e Fagetalia sylvatica che<br />
raggruppa i consorzi forestali di latifoglie mesofile. I querco-carp<strong>in</strong>eti dell’alta pianura,<br />
tipici dell’area planiziale con falda profonda, differiscono da quelli della bassa pianura<br />
per la presenza di specie quali Pulmonaria offic<strong>in</strong>alis, Lathyrus vernus Geranium<br />
nodosum, Aruncus dioicus, Cardam<strong>in</strong>e bulbifera, Doronicum pardalianches, Helleborus<br />
niger. Queste specie sono tipiche anche dei boschi coll<strong>in</strong>ari prealp<strong>in</strong>i ad esposizione<br />
meridionale e ormai affrancati dalle falde freatiche. Il querco-carp<strong>in</strong>eto dell’alta<br />
pianura si differenzia da quello della bassa oltre che per la posizione geografica e per la<br />
composizione floristica più marcatamente termo-xerofila, anche per una maggior<br />
ricchezza di specie. Sebbene querco-carp<strong>in</strong>eti ben strutturati non siano presenti<br />
nell’area del Parco, i consorzi che più ad esso si avvic<strong>in</strong>ano sono il bosco dell’Itala e le<br />
macchie boscate presenti nel parco del Castello di Marne. Il primo, per la sua posizione<br />
marg<strong>in</strong>ale all’area del parco, per i provvedimenti di salvaguardia a cui è sottoposto e<br />
per gli auspicabili ampliamenti che potrebbero ulteriormente realizzarsi, si pone come<br />
elemento di particolare valore nella rete ecologica locale, potendo assumere il ruolo di<br />
ganglio a cui dovrebbero connettersi le siepi e le cort<strong>in</strong>e <strong>in</strong>terpoderali delle aree<br />
agricole adiacenti.<br />
106
Bosch<strong>in</strong>e e fasce boscate a rob<strong>in</strong>ia (Rob<strong>in</strong>ia pseudoacacia) con significativa presenza di<br />
specie autoctone<br />
I terrazzi fluviali più prossimi all’asta fluviale del <strong>Brembo</strong> sono spesso <strong>in</strong>teressati da una<br />
copertura boschiva costituita da rob<strong>in</strong>ia (Rob<strong>in</strong>ia pseudoacacia) cui si accompagnano<br />
alcune specie autoctone di pregio quali farnia (Quercus robur), olmo (Ulmus m<strong>in</strong>or),<br />
acero campestre (Acer campestre), bagolaro (Celtis australis), carp<strong>in</strong>o bianco (Carp<strong>in</strong>us<br />
betulus). Anche lo strato arbustivo presenta una significativa presenza di essenze<br />
autoctone, tra le quali sono più frequenti l’orniello (Frax<strong>in</strong>us ornus), il corniolo (Cornus<br />
mas), il sangu<strong>in</strong>ello (Cornus sangu<strong>in</strong>ea), il biancosp<strong>in</strong>o (Crataegus monogyna).<br />
Nello strato erbaceo sono presenti specie nemorali residue dei querco-carp<strong>in</strong>eti<br />
potenziali per l’area <strong>in</strong> esame, tra le quali meritano: Erytronium dens-canis,<br />
Polygonatum multiflorum, Helleborus niger, Leucojum vernus, Anemone nemorosa,<br />
Festuca heterophylla.<br />
Nonostante la presenza nello strato arboreo della rob<strong>in</strong>ia, questi consorzi ben si<br />
prestano ad essere convertiti con appropriati <strong>in</strong>terventi silvocolturali, nei quercocarp<strong>in</strong>eti<br />
dell’alta pianura ascrivibili al Carp<strong>in</strong>ion betuli.<br />
Alcuni di questi consorzi rientrano <strong>in</strong> aree già sottoposte ad <strong>in</strong>terventi di salvaguardia<br />
(Bosco Astori, parco del <strong>Brembo</strong> a Bonate, ecc.) e si devono considerare come gangli<br />
della rete ecologica locale da cui partire per tessere relazioni ecologiche con le siepi, le<br />
cort<strong>in</strong>e arboree e le fasce boscate delle zone adiacenti.<br />
Raggruppamento meso-termofilo di scarpata fluviale<br />
La scoscesa <strong>in</strong>cisione della forra determ<strong>in</strong>a condizioni ambientali assai particolari. Il<br />
profilo serrato e ad U del solco fluviale favorisce un limitato irraggiamento ed un elevato<br />
tenore di umidità, condizioni che favoriscono l’<strong>in</strong>sediamento di piante microtermiche,<br />
cioè tipiche di luoghi di orizzonti vegetali più elevati. Nel contempo l’acclività delle<br />
pareti e i caratteri dei suoli, particolarmente asciutti, favoriscono la colonizzazione da<br />
parte di specie termo-xerofile, tipiche di habitat caldo-arido.<br />
La presenza di aspetti ambientali per certi versi antitetici, limitato irraggiamento,<br />
elevata umidità, e suoli assenti o primitivi, hanno selezionato un vasto popolamento<br />
vegetale meso-termo-xerofilo, <strong>in</strong> cui a specie mesofile quali carp<strong>in</strong>o bianco, fusagg<strong>in</strong>e,<br />
rovere e olmo, si affiancano entità più tipiche di consorzi aridi e pionieri fra cui si<br />
possono annoverare bagolaro, viburno lantana, cornetta dondol<strong>in</strong>a, orniello, corniolo.<br />
Significativa è anche la presenza di un nutrito numero di specie di felci, gruppo vegetale<br />
<strong>in</strong> forte contrazione <strong>in</strong> tutta la Padania per la distruzione degli ambienti freschi ed<br />
umidi, quali ad esempio le aree boscate a loro confacenti. In taluni casi è addirittura<br />
stupefacente il numero di specie di felci che si possono rilevare <strong>in</strong> contesti assai<br />
ristretti quali ad esempio l’area del Fontan<strong>in</strong>o di Filago.<br />
Nell’area della forra sono presenti una dec<strong>in</strong>a di entità (Asplenium ruta-muraria,<br />
Asplenium trichomanes, Adiantum capillus-veneris, Dryopteris filix-mas, Phyllitis<br />
scolopendrium, Cystopteris fragilis, Polysticum aculeatum, Polypodium vulgare,<br />
Dryopteris dilata, Athyrium filix foem<strong>in</strong>a).<br />
Sono presenze spesso caratterizzate da un esiguo numero di esemplari, ma che con<br />
adeguati <strong>in</strong>terventi silvocolturali, atti ad ampliare o governare verso forme più mature<br />
la copertura vegetale arborea, potrebbe <strong>in</strong>crementarsi.<br />
107
Le formazioni boschive meso- termofile rivestono ampi tratti delle sponde della forra<br />
compresa tra Filago e Marne<br />
6. Il patrimonio floristico del Parco del basso <strong>Brembo</strong><br />
Aree del territorio del Parco del basso <strong>Brembo</strong> sono state oggetto di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i floristiche<br />
(A. Arzuffi, R. Ferl<strong>in</strong>ghetti, 2002). Le segnalazioni pregresse relative a tali aree sono<br />
108
state <strong>in</strong>tegrate con dati raccolti nel corso di alcune recenti erborizzazioni f<strong>in</strong>alizzate<br />
alla stesura della reazione sugli aspetti vegetazionali e floristici del Parco.<br />
Sono stati archiviati complessivamente più di 400 dati floristici che hanno consentito di<br />
realizzare un elenco floristico di prima approssimazione di circa 250 specie.<br />
Sebbene il repertorio sia ampiamente <strong>in</strong>completo costituisce una significativa base da<br />
cui partire per estendere e approfondire la conoscenza del patrimonio floristico del<br />
Parco, sicuramente di notevole <strong>in</strong>teresse sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo.<br />
Fra le entità censite molte sono di <strong>in</strong>teresse naturalistico perché tipiche di quote più<br />
elevate o rare nella fascia prealp<strong>in</strong>a o <strong>in</strong> ambito locale.<br />
Gli spazi aperti denom<strong>in</strong>ati magredi ospitano una flora ricca e diversificata, ma<br />
costituiscono anche luoghi di elezione per l'<strong>in</strong>gresso delle esotiche avventizie, che qui<br />
trovano condizioni ideali di <strong>in</strong>sediamento a causa della grande variabilità degli habitat<br />
sottoposti a pressione antropica e alle trasformazioni prodotte dal d<strong>in</strong>amismo del<br />
fiume.<br />
Sono ben rappresentate anche le specie mediterranee dove le condizioni di aridità del<br />
suolo e di illum<strong>in</strong>azione sono accentuate.<br />
La nomenclatura e l'ord<strong>in</strong>e sistematico sono conformi a Flora d'Italia (Pignatti, 1982)<br />
109
Repertorio floristico di prima approssimazione dell'area del Parco<br />
Gen-spe-aut<br />
Equisetum variegatum Schleicher<br />
Equisetum arvense L.<br />
Pteridium aquil<strong>in</strong>um (l.) Kuhn<br />
Asplenium trichomanes L.<br />
Asplenium adiantum-nigrum L.<br />
Asplenium ruta-muraria L<br />
Phyllitis scolopendrium (L.) Newman<br />
Athyrium filix-foem<strong>in</strong>a (l.) Roth<br />
Cystopteris fragilis (L.) Bernh.<br />
Polystichum aculeatum (L.) Roth<br />
Polystichum setiferum (Forsskål) Woynar<br />
Dryopteris filix-mas (L.) Scott<br />
Gymnocarpium dryopteris (L.) Newman<br />
Polypodium vulgare L.<br />
Salix alba L.<br />
Salix eleagnos Scop.<br />
Salix purpurea L.<br />
Populus nigra L.<br />
Carp<strong>in</strong>us betulus L.<br />
Ostrya carp<strong>in</strong>ifolia Scop.<br />
Corylus avellana L.<br />
Quercus petraea (Mattuschka) Liebl.<br />
Quercus robur L.<br />
Ulmus m<strong>in</strong>or Miller<br />
Celtis australis L.<br />
Broussonetia papyrifera (L.) Vent.<br />
Ficus carica L.<br />
Humulus lupulus L.<br />
Urtica dioica L.<br />
Parietaria offic<strong>in</strong>alis L.<br />
Parietaria diffusa M. et. K.<br />
Polygonum aviculare L.<br />
Polygonum arenastrum Boreau<br />
Polygonum hydropiper L.<br />
Polygonum lapathifolium L.<br />
Polygonum orientale L.<br />
Fallopia convolvulus (L.) Holub<br />
Rumex crispus L.<br />
110<br />
Gen-spe-aut<br />
Rumex obtusifolius L.<br />
Chenopodium ambrosioides L.<br />
Chenopodium polyspermum L.<br />
Chenopodium album L.<br />
Amaranthus chlorostachys Willd.<br />
Amaranthus retroflexus L.<br />
Amaranthus deflexus L.<br />
Amaranthus lividus L.<br />
Phytolacca americana L.<br />
Portulaca oleracea L.<br />
Silene vulgaris (Moench) Garcke<br />
Silene alba (Miller) Krause<br />
Saponaria offic<strong>in</strong>alis L.<br />
Petrorhagia saxifraga (L.) L<strong>in</strong>k<br />
Helleborus niger L.<br />
Anemone nemorosa L.<br />
Hepatica nobilis Miller<br />
Clematis vitalba L.<br />
Clematis recta L.<br />
Ranunculus repens L.<br />
Thalictrum aquilegifolium L.<br />
Berberis vulgaris L.<br />
Hypericum perforatum L.<br />
Papaver rhoeas L.<br />
Alliaria petiolata (Bieb.) Cavara et<br />
Grande<br />
Cardam<strong>in</strong>e amara L.<br />
Cardam<strong>in</strong>e pratensis L.<br />
Cardam<strong>in</strong>e hirsuta L.<br />
Capsella rubella Reuter<br />
Diplotaxis tenuifolia (L.) DC.<br />
Platanus hybrida Brot.<br />
Sedum sexangulare<br />
Rubus ulmifolius Schott<br />
Rubus caesius L.<br />
Rosa can<strong>in</strong>a L. sensu Bouleng.<br />
Rosa arvensis Hudson<br />
Sanguisorba m<strong>in</strong>or Scop.
Gen-spe-aut<br />
Geum urbanum L.<br />
Potentilla reptans L.<br />
Malus sylvestris Miller<br />
Sorbus torm<strong>in</strong>alis (L.) Crantz<br />
Amelanchier ovalis Medicus<br />
Crataegus monogyna Jacq.<br />
Prunus sp<strong>in</strong>osa L.<br />
Prunus avium L.<br />
Gleditsia triacanthos L.<br />
Rob<strong>in</strong>ia pseudoacacia L.<br />
Galega offic<strong>in</strong>alis L.<br />
Amorpha fruticosa L.<br />
Melilotus alba L.<br />
Medicago lupul<strong>in</strong>a L.<br />
Medicago sativa L.<br />
Trifolium repens L.<br />
Trifolium pratense L.<br />
Lotus corniculatus L.<br />
Coronilla emerus L.<br />
Oxalis corniculata L.<br />
Oxalis fontana Bunge<br />
Geranium sangu<strong>in</strong>eum L.<br />
Geranium nodosum L.<br />
Mercurialis perennis L.<br />
Euphorbia prostrata Aiton<br />
Euphorbia dulcis L.<br />
Euphorbia peplus L.<br />
Euphorbia amygdaloides L.<br />
Euphorbia cyparissias L.<br />
Ailanthus altissima (Miller) Sw<strong>in</strong>gle<br />
Acer campestre<br />
Acer negundo L.<br />
Euonymus europaeus L.<br />
Impatiens parviflora DC.<br />
Impatiens balfourii Hooker fil.<br />
Frangula alnus Miller<br />
Tilia cordata Miller<br />
Malva sylvestris L.<br />
Abutilon theophrasti Medicus<br />
Viola alba Besser<br />
111<br />
Gen-spe-aut<br />
Viola reichenbachiana Jordan ex Boreau<br />
Citrullus lanatus (Thumb.) Mansfeld<br />
Sicyos angulatus L.<br />
Lythrum salicaria L.<br />
Circaea lutetiana L.<br />
Cornus sangu<strong>in</strong>ea L.<br />
Cornus mas L.<br />
Hedera helix L.<br />
Aegopodium podagaria L.<br />
Torilis japonica (Houtt.) DC.<br />
Daucus carota L.<br />
Erica carnea L.<br />
Primula vulgaris Hudson<br />
Lysimachia vulgaris L.<br />
Anagallis arvensis L.<br />
Frax<strong>in</strong>us ornus L.<br />
Ligustrum vulgare L.<br />
Frax<strong>in</strong>us excelsior L.<br />
V<strong>in</strong>ca m<strong>in</strong>or L.<br />
V<strong>in</strong>ca major L.<br />
V<strong>in</strong>cetoxicum hirund<strong>in</strong>aria Medicus<br />
Galium boreale L.<br />
Galium mollugo Miller<br />
Galium rubrum L.<br />
Calystegia sepium (L.) R. Br.<br />
Calystegia sylvatica (Kit.) Griseb.<br />
Convolvulus arvensis L.<br />
Echium vulgare L.<br />
Symphytum tuberosum L.<br />
Verbena offic<strong>in</strong>alis L.<br />
Teucrium montanum L.<br />
Galeopsis tetrahit L.<br />
Lamium purpureum L.<br />
Lamiastrum galeobdolon (L.) Ehrend. et<br />
Polatschek<br />
Stachys sylvatica L.<br />
Stachys x ambigua Sm.<br />
Glechoma hederacea L.<br />
Prunella vulgaris L.<br />
Thymus pulegioides L.
Gen-spe-aut<br />
Lycopus europaeus L.<br />
Mentha longifolia (L.) Hudson<br />
Salvia glut<strong>in</strong>osa L.<br />
Solanum nigrum L.<br />
Lycopersicon esculentum Miller<br />
Buddleja davidii Franchet<br />
Scrophularia nodosa L<br />
Antirrh<strong>in</strong>um majus L.<br />
L<strong>in</strong>aria vulgaris Miller<br />
Cymbalaria muralis G. M. Sch.<br />
Veronica beccabunga L.<br />
Globularia cordifolia L.<br />
Plantago major L.<br />
Plantago lanceolata L.<br />
Sambucus nigra L.<br />
Viburnum lantana L.<br />
Lonicera japonica Thumb.<br />
Valeriana offic<strong>in</strong>alis L.<br />
Valeriana coll<strong>in</strong>a Wallroth<br />
Campanula elat<strong>in</strong>oides Moretti<br />
Campanula trachelium L.<br />
Phyteuma scheuchzeri All.<br />
Eupatorium cannab<strong>in</strong>um L.<br />
Solidago gigantea L.<br />
Conyza canadensis (L.) Cronq.<br />
Erigeron annuus (L.) Pers<br />
Erigeron karv<strong>in</strong>skianus DC.<br />
Inula hirta L.<br />
Bidens frondosa L.<br />
Helianthus annuus L.<br />
Helianthus tuberosus<br />
Ambrosia artemisiifolia L.<br />
Xanthium italicum Moretti<br />
Achillea coll<strong>in</strong>a Becker<br />
Achillea roseo-alba Ehrend.<br />
Artemisia vulgaris L.<br />
Artemisia verlotorum Lamotte<br />
Senecio <strong>in</strong>aequidens DC.<br />
Arctium lappa L.<br />
Arctium m<strong>in</strong>us (Hill) Bernh.<br />
112<br />
Gen-spe-aut<br />
Cirsium arvense (L.) Scop.<br />
Centaurea deusta Ten.<br />
Centaurea nigrescens Willd.<br />
Taraxacum offic<strong>in</strong>ale Weber<br />
Sonchus oleraceus L.<br />
Leontodon tenuiflorus (Gaud<strong>in</strong>) Rchb.<br />
Chondrilla juncea L.<br />
Mycelis muralis (L.) Dumort<br />
Crepis capillaris (L.) Wallr.<br />
Crepis vesicaria L.<br />
Erythronium dens-canis L.<br />
Gagea pratensis (Pers.) Dumort.<br />
Scilla bifolia L.<br />
Ornithogalum umbellatum L.<br />
Muscari botryoides (L.) Miller<br />
Ruscus aculeatus L.<br />
Allium oleraceum L.<br />
Tamus communis L.<br />
Polygonatum multiflorum (L.) All.<br />
Asparagus tenuifolius Lam.<br />
Leucojum vernum L.<br />
Dactylis glomerata L.<br />
Poa trivialis L.<br />
Poa pratensis L.<br />
Poa nemoralis L.<br />
Festuca pratensis Hudson<br />
Festuca heterophylla Lam.<br />
Melica nutans L.<br />
Bromus erectus L.<br />
Bromus sterilis L.<br />
Bromus madritensis L.<br />
Sesleria varia (Jacq.) Wettst.<br />
Lolium perenne L.<br />
Brachypodium sylvaticum (Hudson)<br />
Beauv.<br />
Agropyron can<strong>in</strong>um (L.) Bieauv.<br />
Agropyron repens (L.) Beauv.<br />
Anthoxanthum odoratum L.<br />
Avena fatua L.<br />
Arrhenatherum elatius (L.) Presl
Gen-spe-aut<br />
Mol<strong>in</strong>ia arund<strong>in</strong>acea Schrank<br />
Typhoides arund<strong>in</strong>acea (L.) Moench<br />
Eragrostis m<strong>in</strong>or Host<br />
Eleus<strong>in</strong>e <strong>in</strong>dica (L.) Gaernter<br />
Cynodon dactylon (L.) Pers.<br />
Panicum dichotomiflorum Michx.<br />
Ech<strong>in</strong>ochloa crus-galli (L.) P.B.<br />
Digitaria sangu<strong>in</strong>alis (L.) Scop.<br />
Setaria glauca (L.) Beauv.<br />
Setaria viridis (L.) Beauv.<br />
Setaria ambigua Guss.<br />
Sorghum halepense (L.) Pers.<br />
Bothriochloa ischaemon (L.) Keng<br />
Carex sylvatica Hudson<br />
Carex hirta L.<br />
Ophrys sphecodes Miller<br />
Ophrys fuciflora (Crantz) Moench<br />
Anacamptis pyramidalis (L.) L. C. Rich.<br />
Orchis morio L.<br />
Orchis coriophora L.<br />
Orchis ustulata L.<br />
Orchis tridentata Scop.<br />
Gymnadenia conopsea (L.) R. Br.<br />
Platanthera clhorantha (Custer) Rchb.<br />
Cephalanthera longifolia (Hudson)<br />
Fritsch<br />
113
La valutazione della copertura vegetale<br />
Descrizione e valutazione biologica della copertura vegetale<br />
La fisionomia della copertura vegetale dell'istituendo PLIS del <strong>Brembo</strong> è rappresentata<br />
nella carta adiacente.<br />
Per la valutazione del valore biologico delle tipologie vegetali rilevate si è adottato la<br />
metodologia proposta da M. Mariotti nel “Progetto di Dati e cartografia della<br />
Biodiversità. Rapporto f<strong>in</strong>ale per l’Italia” – Iniziativa Comunitaria Interreg II –<br />
programma operativo MEDOCC (2001), testata a livello europeo e basata sull’<strong>in</strong>dice di<br />
Storie modificato da Villa (1995).<br />
L’importanza di ogni habitat, nel nostro caso le fisionomie vegetali, è stata determ<strong>in</strong>ata<br />
secondo la seguente formula:<br />
Ove Ai è il<br />
punteggio relativo all’i-mo fattore considerato, k il valore massimo raggiungibile dal<br />
punteggio (il valore m<strong>in</strong>imo è 1), e n il numero totale di fattori. Si è ritenuto, seguendo<br />
Mariotti , che un valore di k= 5 descrivesse sufficientemente bene il peso dei s<strong>in</strong>goli<br />
fattori; pertanto ai f<strong>in</strong>i della cartografia della biodiversità si assume k=5.<br />
La modificazione apportata da Villa esalta i valori dell’<strong>in</strong>dice quando qualche punteggio<br />
è alto. In questo modo una specie o un habitat che ha scarso valore per tre parametri,<br />
ma ha un alto punteggio per un quarto parametro viene valutata bene comunque.<br />
L’<strong>in</strong>dice di Storie modificato ha anche il vantaggio di non scendere mai sotto lo zero.<br />
Mariotti suggerisce di utilizzare da sei a nove fattori per la valutazione della<br />
biodiversità degli habitat (rarità, tendenza alla rarefazione, stato di conservazione,<br />
marg<strong>in</strong>e d’areale, importanza scientifica, importanza paesaggistica, <strong>in</strong>dicatori<br />
funzionali, vulnerabilità media, resilienza media). Nel nostro caso sono stati utilizzati sei<br />
fattori o categorie, i risultati sono riportati nella seguente tabella:<br />
tipologia M IS IP VM RM IF INDICE<br />
Vegetazione <strong>in</strong> ambiti antropizzati<br />
1 parchi e giard<strong>in</strong>i storici e verde<br />
pubblico<br />
1 2 3 1 1 2 3,08<br />
2 Vegetazione di cava/discarica<br />
recuperata<br />
Vegetazione <strong>in</strong> ambito agricolo<br />
3 Prati e sem<strong>in</strong>ativi 1 1 1 2 1 1 1<br />
4 Cort<strong>in</strong>e arboree <strong>in</strong>terpoderali a<br />
dom<strong>in</strong>anza di rob<strong>in</strong>ia (Rob<strong>in</strong>ia<br />
pseudoacacia)<br />
Vegetazione <strong>in</strong> ambito fluviale<br />
1 2 3 1 1 2 3,08<br />
114
5 magredi e <strong>in</strong>colti* 1 4 2 1 1 2 3,62<br />
6 Vegetazione rupicola su ceppo<br />
<strong>in</strong> forra<br />
1 4 2 3 3 1 4,48<br />
7 Cort<strong>in</strong>e arboree di corsi d’acqua<br />
m<strong>in</strong>ori e rogge a dom<strong>in</strong>anza di<br />
rob<strong>in</strong>ia (Rob<strong>in</strong>ia pseudoacacia) o<br />
di platano (Platanus hybrida)<br />
Formazioni boschive<br />
1 3 3 1 2 2 3,85<br />
8 Raggruppamento mesotermofilo<br />
di scarpata fluviale con frass<strong>in</strong>o<br />
e olmo<br />
1 3 3 1 2 3 4,14<br />
9 Raggruppamento perialveale<br />
igrofilo a salice bianco e pioppo<br />
nero<br />
1 3 3 2 3 3 4,48<br />
10 Raggruppamento termofilo di<br />
scarpata morfologica con<br />
carp<strong>in</strong>o nero e orniello e querce<br />
2 3 3 3 3 3 4,70<br />
12 Bosch<strong>in</strong>e e fasce boscate a<br />
dom<strong>in</strong>anza di rob<strong>in</strong>ia (Rob<strong>in</strong>ia<br />
pseudoacacia)<br />
1 1 2 2 2 3 4,59<br />
13 Bosch<strong>in</strong>e e fasce boscate a<br />
rob<strong>in</strong>ia (Rob<strong>in</strong>ia pseudoacacia)<br />
con significativa presenza di<br />
specie autoctone<br />
1 2 2 2 2 3 3,46<br />
14 Formazioni boscate afferenti al<br />
querco-carp<strong>in</strong>eto<br />
1 3 3 2 3 3 4,48<br />
* la valutazione afferisce al magredo <strong>in</strong> quanto gli <strong>in</strong>colti sono poco rappresentati nel<br />
l’area del parco<br />
M – 1÷5 – Marg<strong>in</strong>e d'areale<br />
IS – 1÷5 – Importanza scientifica<br />
IP – 1÷5 – Importanza paesaggistica<br />
VM – 1÷3 – Vulnerabilità media<br />
RM – 1÷5 – Resilienza media<br />
IF – 1÷3 - Indicazione funzionale<br />
Gli ambienti che presentano la qualità ambientale maggiore risultano essere i consorzi<br />
boschivi, relativamente diffusi nel territorio del parco, <strong>in</strong> corrispondenza delle scarpate<br />
morfologiche e lungo l’asta fluviale, e i corsi d’acqua del reticolo idrografico m<strong>in</strong>ore.<br />
Di pregio sono pure i consorzi di specie rupicole della forra e le formazioni erbacee<br />
arbustive dei magredi. Di qualità <strong>in</strong>feriore sono <strong>in</strong>vece i parchi storici , il verde urbano<br />
e gli ambienti dell’ambito agricolo.<br />
Fra le fisionomie vegetali boschive che caratterizzano il parco vanno segnalate per<br />
l’elevato grado di naturalità quella meso-termofila che riveste la scarpata fluviale e<br />
quella più termofila a carp<strong>in</strong>o nero e ornello con querce e bagolaro, che caratterizza un<br />
tratto della scarpata morfologica .<br />
Sulle sponde e gli isolotti, nel tratto a rami <strong>in</strong>trecciati. del fiume, si attestano le cort<strong>in</strong>e<br />
igrofile a salici e pioppi che costituiscono una fisionomia di elevata qualità.<br />
115
Nell’area del PLIS sono presenti anche superfici non molto estese di bosco planiziale<br />
caratterizzati da consorzi <strong>in</strong> cui dom<strong>in</strong>ano farnie e carp<strong>in</strong>i bianchi, presenze che<br />
consentono di riferire tali fisionomie alle formazioni orig<strong>in</strong>are della pianura. (quercocarp<strong>in</strong>eto).<br />
Tali formazioni costituiscono le più pregiate tra quelle che si discostano dal<br />
fiume. Più diffuse sono formazioni<br />
Le bosch<strong>in</strong>e di rob<strong>in</strong>ia più o meno pure costituiscono le formazioni boschive più diffuse<br />
nel territorio del PLIS. Il valore qualitativo dipende dalla frequenza con cui compaiono<br />
specie arboree autoctone e dalla ricchezza del corteggio di specie erbacee afferenti alle<br />
formazioni naturali della pianura, ma comunque rimane generalmente più basso rispetto<br />
a quello delle alle altre fisionomie.<br />
Notevole rilevanza naturalistica e scientifica ha la ricca vegetazione rupicola su ceppo<br />
che riveste i blocchi lapidei e le pareti che affiorano nella forra.<br />
In ambito fluviale i prati aridi (magredi), pur presentando una vegetazione<br />
prevalentemente erbacea, costituiscono ambienti di pregio naturalistico per la presenza<br />
di un cospicuo numero di specie termo-xerofile di provenienza mediterranea e sud est<br />
europea, fra cui numerose specie di orchidee<br />
Le siepi che fiancheggiano i torrenti e le rogge costituiscono un contesto di qualità <strong>in</strong><br />
cui, grazie alla presenza di acqua, si possono accantonare specie mesofile tipiche della<br />
faggeta, assai rare <strong>in</strong> pianura, che contribuiscono ad <strong>in</strong>crementare significativamente il<br />
valore naturalistico di tali ambienti.<br />
All'<strong>in</strong>terno del perimetro del parco le aree sem<strong>in</strong>aturali con valori più bassi sono<br />
rappresentate dai coltivi e dai prati stabili che, pur connotando positivamente <strong>in</strong> senso<br />
paesistico alcuni lembi del territorio, assommano un modesto valore scientifico e una<br />
scarsa qualità funzionale.<br />
Il valore dell’ambito agricolo è <strong>in</strong>crementato parzialmente dalle siepi <strong>in</strong>terpoderali che<br />
pur essendo dom<strong>in</strong>ate dalla rob<strong>in</strong>ia conservano un corteggio floristico degno di nota<br />
unitamente ad un discreto valore funzionale e storico-paesitico.<br />
116
Aspetti paesaggistici
Aspetti paesaggistici del basso corso del fiume <strong>Brembo</strong><br />
Il <strong>Brembo</strong> può essere considerato il fiume bergamasco per eccellenza, non solo <strong>in</strong> quanto<br />
nasce e conclude la sua corsa all’<strong>in</strong>terno di un ambito geografico chiaramente def<strong>in</strong>ibile<br />
come “bergamasco”, ma anche <strong>in</strong> quanto evoca una città (Bergamo) e un territorio su di<br />
essa imperniato, <strong>in</strong>vitando a considerare non solo il proprio corso fluviale e il contesto<br />
territoriale limitrofo, ma un ambito assai più vasto, sia dal punto di vista degli aspetti<br />
fisici, sia per agli assetti storico <strong>in</strong>sediativi su di esso sedimentatisi nel corso della<br />
storia.<br />
Al pari della Valle Seriana, non si può <strong>in</strong>fatti negare il ruolo esercitato dalla Valle<br />
Brembana, con la sua complessa articolazione <strong>in</strong> numerose convalli, nell’organizzazione<br />
territoriale di quella che oggi è riconoscibile come terra bergamasca. Le due valli,<br />
<strong>in</strong>oltre, convergendo entrambe verso il luogo dove è sorta e si è storicamente<br />
consolidata la città di Bergamo, hanno <strong>in</strong> diversa misura favorito l’esplicarsi di <strong>in</strong>tense<br />
relazioni tra le comunità umane che nel corso dei secoli si sono succedute.<br />
Il tratto di fiume <strong>Brembo</strong> analizzato nel presente studio costituisce qu<strong>in</strong>di<br />
solamente la porzione term<strong>in</strong>ale di un ambito geografico assai più ampio, che si estende<br />
dal cr<strong>in</strong>ale orobico s<strong>in</strong>o quasi al limite meridionale dell’alta pianura, per circa 70<br />
chilometri.<br />
Allo sbocco della Valle Brembana, il fiume appare profondamente <strong>in</strong>cassato tra<br />
irte pareti, superate le quali guadagna la pianura e si allarga all’<strong>in</strong>terno di un alveo<br />
marcatamente più ampio ma fortemente terrazzato lungo entrambe le sponde. Nel<br />
tratto pianeggiante esso <strong>in</strong>cide l’alta pianura con maggiore o m<strong>in</strong>ore vigore, alternando<br />
tratti d’alveo più ristretti ad altri caratterizzati da maggiore ampiezza, dove le acque<br />
tendono a divagare formando numerose isole <strong>in</strong>terfluviali.<br />
L’<strong>in</strong>cisione operata nella pianura, <strong>in</strong>oltre, delimita nettamente due ambiti<br />
territoriali dist<strong>in</strong>ti: a occidente l’Isola Bergamasca, porzione di territorio dalla forma<br />
triangolare def<strong>in</strong>ita a nord dal rilievo del monte Canto e ad ovest dal solco dell’Adda,<br />
mentre segna a oriente il limite del più occidentale dei due grandi settori <strong>in</strong> cui può<br />
essere suddivisa la pianura bergamasca, se si assume come l<strong>in</strong>ea divisoria mediana il<br />
corso del fiume Serio.<br />
Osservando la cartografia tardottocentesca prodotta dall’Istituto Geografico<br />
Militare Italiano è possibile percorrere idealmente il tratto planiziale del <strong>Brembo</strong> e<br />
operare una descrizione dei luoghi, ancora <strong>in</strong> gran parte privi delle consistenti opere<br />
<strong>in</strong>frastrutturali e dei manufatti edilizi che negli ultimi decenni hanno profondamente<br />
modificato il paesaggio della zona.<br />
Il <strong>Brembo</strong> term<strong>in</strong>a il suo percorso vallivo all’altezza di Clanezzo, laddove riceve le<br />
acque del torrente Imagna, tributario <strong>in</strong> destra idrografica. L’ultimo tratto di Valle<br />
Brembana si configura con pareti strapiombanti sul fondovalle e caratterizzate<br />
superiormente da ampi terrazzi solo debolmente acclivi, lungo i quali hanno trovato<br />
localizzazione gli abitati di Grumello, Ubiale, Bondo e Clanezzo <strong>in</strong> sponda destra e<br />
Sedr<strong>in</strong>a, Botta e Ventulosa su quella opposta.<br />
A valle di Clanezzo e s<strong>in</strong> oltre Almenno San Bartolomeo, il letto del fiume tende<br />
ad ampliarsi progressivamente e le scarpate che delimitano la valle fluviale divengono<br />
via via meno elevate; <strong>in</strong> questo tratto l’azione di trasporto e deposizione di ciottoli e<br />
ghiaie da parte del fiume è molto evidente e lungo alcuni terreni situati ai marg<strong>in</strong>i<br />
dell’alveo attivo sono sorti degli <strong>in</strong>sediamenti, come il caso dei villaggi di Ghiaie al<br />
<strong>Brembo</strong>, situato a valle del terrazzo morfologico, tra Villa d’Almé e Almé, e di Ghiaie di<br />
Palad<strong>in</strong>a. Altri terreni all’altezza di Almenno San Salvatore e Almenno San Bartolomeo,<br />
ormai stabilizzati nella loro morfologia, risultano <strong>in</strong>vece <strong>in</strong>teressati da coltivazioni<br />
119
agricole e su di essi sono sorti alcuni complessi rurali (Mol<strong>in</strong>a, Camp<strong>in</strong>o, Colombara,<br />
Casc<strong>in</strong>a San Giuseppe).<br />
Il versante occidentale della valle fluviale, all’altezza di Almenno San Salvatore e<br />
Almenno San Bartolomeo, risulta def<strong>in</strong>ito da una successione di terrazzi morfologici<br />
boscati (<strong>in</strong>terrotti solamente dalla profonda <strong>in</strong>cisione del torrente Tornago), a volte di<br />
considerevole altezza, che digradano verso il fiume creando una serie di livelli <strong>in</strong>termedi<br />
dove dom<strong>in</strong>ano le colture agrarie e <strong>in</strong> particolar modo la vite. Il versante orientale si<br />
caratterizza per una struttura morfologica simile, anche se <strong>in</strong> questo caso i terrazzi<br />
fluviali risultano mediamente più prossimi gli uni agli altri.<br />
Per entrambe le sponde, notevole è il rapporto <strong>in</strong>stauratosi tra il fiume e il<br />
sistema degli <strong>in</strong>sediamenti rurali: Almenno <strong>Basso</strong>, San Tomé, Casc<strong>in</strong>e d’Agro, Cabarile e<br />
la stessa Brembate di Sopra sorgono ai marg<strong>in</strong>i del terrazzo fluviale più esterno,<br />
def<strong>in</strong>endo una sorta di limite all’urbanizzato e un conf<strong>in</strong>e ben preciso tra gli spazi di<br />
pert<strong>in</strong>enza del fiume e quelli dell’uomo. La frazione Cas<strong>in</strong>o di Almé e Palad<strong>in</strong>a seguono<br />
logiche del tutto simili <strong>in</strong> sponda opposta, anche se il sistema <strong>in</strong>sediativo costituito da<br />
Palad<strong>in</strong>a, Ossanesga e Scano al <strong>Brembo</strong> istituisce un rapporto <strong>in</strong>tenso soprattutto con il<br />
torrente Quisa, che <strong>in</strong> tale tratto segue un andamento parallelo a quello del <strong>Brembo</strong>.<br />
In quest’area, gli apporti sedimentari del fiume formano isolotti di consistente<br />
estensione, periodicamente sommersi dalle piene e <strong>in</strong> alcuni casi <strong>in</strong>teressati dalle<br />
successioni vegetazionali arboree e arbustive tipiche delle zone di greto.<br />
A sud di Brembate di Sopra, la valle fluviale tende a restr<strong>in</strong>gersi, s<strong>in</strong>o a def<strong>in</strong>ire<br />
una vera e propria stretta tra Briolo e Ponte San Pietro. Anche <strong>in</strong> questo tratto la valle<br />
fluviale assume una notevole complessità morfologica, con un susseguirsi ravvic<strong>in</strong>ato di<br />
terrazzi <strong>in</strong>termedi <strong>in</strong> sponda destra e una situazione simile, ma maggiormente dilatata <strong>in</strong><br />
term<strong>in</strong>i di spazio, <strong>in</strong> sponda s<strong>in</strong>istra, tra Ossanesga e Scano al <strong>Brembo</strong>.<br />
Nel tratto <strong>in</strong> cui l’alveo si restr<strong>in</strong>ge tra potenti bancate di ceppo, sono sorti i<br />
nuclei di Briolo e Ponte San Pietro, il primo con il bel ponte a gobba d’as<strong>in</strong>o e il secondo<br />
adagiato compattamente lungo le due sponde e con articolazione convergente sul ponte,<br />
vero perno di tutto l’<strong>in</strong>sediamento. Il restr<strong>in</strong>gimento della valle fluviale e la presenza<br />
del ceppo hanno facilitato storicamente i passaggi tra una sponda e l’altra, eleggendo e<br />
consolidando successivamente le due località come luoghi privilegiati di transito.<br />
A valle dell’abitato di Ponte San Pietro, alla confluenza <strong>in</strong> <strong>Brembo</strong> delle acque del<br />
torrente Quisa, le scarpate tendono nuovamente ad allontanarsi dal fiume, il quale<br />
scorre all’<strong>in</strong>terno di un alveo molto ampio e caratterizzato da consistenti depositi di<br />
ciottoli, ghiaie e sabbie f<strong>in</strong>i. Con l’allontanarsi dei terrazzi fluviali, anche l’orizzonte<br />
visivo tende a divenire più ampio, abbracciando un ampio tratto di pianura dove<br />
emergono le sagome dei campanili degli abitati vic<strong>in</strong>i.<br />
Sono numerose le isole formate dai rami <strong>in</strong>trecciati del fiume, dal grande<br />
“isolotto” a sud di Ponte San Pietro, ampiamente forestato, alle barre ghiaiose allungate<br />
nel senso della corrente, cont<strong>in</strong>uamente trasformate dall’azione d<strong>in</strong>amica del fiume e<br />
scarsamente vegetate. La scarpata <strong>in</strong> sponda destra, alta oltre 20 metri, delimita<br />
nettamente il livello fondamentale della pianura s<strong>in</strong>o a valle di Bonate di Sotto, dove<br />
tende a divenire più articolata grazie anche alla presenza del torrente Les<strong>in</strong>a che, dopo<br />
avere attraversato l’Isola Bergamasca, qui term<strong>in</strong>a il suo percorso.<br />
In sponda s<strong>in</strong>istra l’articolazione delle scarpate è maggiore, dist<strong>in</strong>guendosi almeno<br />
due grandi terrazzi fluviali, uno esterno e uno più <strong>in</strong>terno, elevati rispettivamente 20<br />
metri e 15 metri. I terreni situati a valle dei terrazzi, appaiono <strong>in</strong> parte coltivati e <strong>in</strong><br />
quota m<strong>in</strong>ore <strong>in</strong>teressati da boscaglie e ghiaieti laddove più prossimi al fiume.<br />
A sud di Ponte San Pietro, <strong>in</strong> sponda destra orig<strong>in</strong>a la roggia Masnada che, dopo<br />
aver attraversato il nucleo di Ghiaie, alimenta numerosi torchi e filande prima di<br />
restituire le acque al <strong>Brembo</strong> all’altezza di Bonate di Sotto. Il corso della roggia segue<br />
120
parallelamente l’andamento della scarpata fluviale, avvic<strong>in</strong>andosi ad essa nel tratto<br />
term<strong>in</strong>ale.<br />
Gli <strong>in</strong>sediamenti <strong>in</strong> sponda destra si rapportano direttamente con il fiume <strong>Brembo</strong><br />
solo nella zona delle Ghiaie, dove scorre la roggia sopra citata, richiamati anche dalla<br />
possibilità di sfruttamento dell’energia idraulica per attività agricole e artigianali. Gli<br />
altri <strong>in</strong>sediamenti paiono rapportarsi pr<strong>in</strong>cipalmente con il corso del torrente Les<strong>in</strong>a:<br />
Presezzo, Capersegno, Bonate Sopra, Mezzovate, Bonate Sotto e Villa sembrano <strong>in</strong>fatti<br />
seguire fedelmente il conf<strong>in</strong>e naturale def<strong>in</strong>ito dal torrente che, per un ampio tratto del<br />
suo corso term<strong>in</strong>ale, accompagna parallelamente il fiume.<br />
Gli <strong>in</strong>sediamenti <strong>in</strong> sponda s<strong>in</strong>istra sono costituiti pr<strong>in</strong>cipalmente da nuclei rurali<br />
isolati (C.na Marigolda, C.na Ceffis, Cass<strong>in</strong>etto, C.na Fagiana, C.na Bordogna, C.ne il<br />
Sale di Sopra e il Sale di Sotto) e dall’abitato di Roncola. Più distanti dall’orlo del<br />
terrazzo fluviale esterno risultano <strong>in</strong>vece i centri di Curno, Carlenga, Albegno e Treviolo,<br />
<strong>in</strong>sistenti lungo importanti vie di comunicazione con la città e i centri vic<strong>in</strong>i.<br />
Proprio le vie di comunicazione assumono <strong>in</strong> questo tratto del corso fluviale un<br />
ruolo fondamentale <strong>in</strong> quanto il <strong>Brembo</strong>, grazie all’alveo ampio e alla presenza di rami<br />
<strong>in</strong>trecciati, era <strong>in</strong> questo tratto facilmente guadabile e costituiva, almeno nei periodi di<br />
magra, un elemento di <strong>relazione</strong> tra i centri delle opposte rive.<br />
A valle dell’abitato di Roncola, <strong>in</strong> sponda s<strong>in</strong>istra, ha orig<strong>in</strong>e la roggia Brembilla,<br />
che prosegue parallela al fiume s<strong>in</strong> oltre il nucleo della Rasica, tra Osio Sopra e Osio<br />
Sotto, per poi piegare decisamente a est e ripartirsi nei rami per Osio Sotto e Boltiere.<br />
In sponda opposta, la profonda <strong>in</strong>cisione nei depositi alluvionali data dalla confluenza<br />
del torrente Les<strong>in</strong>a nel <strong>Brembo</strong> def<strong>in</strong>isce una penisola, al centro della quale, tra<br />
boscaglie e vigneti, sorge isolata la chiesa romanica di Santa Giulia.<br />
121
Carta degli elementi di sensibilità paesaggistica, particolare nord)<br />
A sud della foce del Les<strong>in</strong>a la morfologia dei terrazzi fluviali si articola<br />
notevolmente, riconoscendosi <strong>in</strong> sequenza almeno tre scarpate che digradano dai circa<br />
200 metri s.l.m. del livello fondamentale della pianura ai circa 170 metri s.l.m. del<br />
fiume. Per la maggior parte <strong>in</strong>teressata da estese superfici forestali, questa zona ospita<br />
alcuni <strong>in</strong>sediamenti rurali quali le casc<strong>in</strong>e Valighi, Barbisona, Baccia, Resega, Previtali,<br />
Cantacucco, Serichelli e, a valle dei Filago, il Mol<strong>in</strong>o Fornace.<br />
L’abitato di Filago sorge ai marg<strong>in</strong>i della scarpata fluviale, che qui tende<br />
nuovamente a restr<strong>in</strong>gersi, preannunciando la stretta di Marne. Madone, suddiviso nei<br />
due nuclei di Madone di Sopra e Madone di Sotto, è <strong>in</strong>vece ubicato a maggiore distanza<br />
dal fiume, lungo la strada che da Ponte San Pietro conduce a San Gervasio d’Adda. A<br />
ovest di Madone scorre il torrente Dordo (che assieme al torrente Buliga, al rio Zender e<br />
al Rio Vallone def<strong>in</strong>isce un articolato reticolo idrografico superficiale), il cui corso è<br />
stato per un lungo tratto rettificato, con la soppressione di numerosi meandri.<br />
In sponda orientale del <strong>Brembo</strong>, all’altezza dell’attuale territorio di Dalm<strong>in</strong>e, il<br />
terrazzo fluviale alto una vent<strong>in</strong>a di metri delimita nettamente la valle fluviale dal<br />
livello fondamentale della pianura. Sull’orlo del terrazzo si attestano numerosi<br />
<strong>in</strong>sediamenti rurali, i quali enfatizzano ulteriormente questa l<strong>in</strong>ea di conf<strong>in</strong>e. I compatti<br />
centri abitati pr<strong>in</strong>cipali (Sforzatica, Dalm<strong>in</strong>e, Mariano al <strong>Brembo</strong>, Osio Sopra) si pongono<br />
<strong>in</strong>vece a parecchie cent<strong>in</strong>aia di metri dal fiume, dialogando con esso attraverso una<br />
122
vasta plaga agricola <strong>in</strong>frammezzata da piccole superfici boschive e sulla quale numerose<br />
sono le strade poderali orig<strong>in</strong>atesi a raggiera dai centri stessi.<br />
A sud di Filago, estesi affioramenti di Ceppo def<strong>in</strong>iscono una piccola forra,<br />
all’<strong>in</strong>terno della quale le acque del <strong>Brembo</strong> scorrono tra ripide pareti boscate. Anche il<br />
torrente Dordo, che qui term<strong>in</strong>a il suo corso, forma un’<strong>in</strong>cisione assai profonda nei<br />
depositi alluvionali, def<strong>in</strong>endo una piccola penisola dove è sorta Marne con il vic<strong>in</strong>o<br />
castello. Più esternamente, una scarpata alta oltre 10 metri delimita il tratto più<br />
meridionale del Bedesco, con le emergenze urbanistiche dell’abitato di Grignano,<br />
costruito su un terrazzo a forma di cuneo e dei numerosi cavi che <strong>in</strong>cidono la pianura a<br />
est di San Gervasio, drenando le acque superficiali <strong>in</strong> Adda.<br />
Tra Osio Sopra e Osio Sotto un articolato sistema di terrazzi amplia<br />
considerevolmente la valle del <strong>Brembo</strong>; qui, oltre alle scarpate, ben percepibili, le<br />
emergenze paesistiche di maggiore rilievo sono costituite dalle vaste superfici forestali e<br />
dalla trama delle murere, costituite da accumuli di materiale ghiaioso e ciottoloso<br />
derivati da operazioni di bonifica dei terreni. Le murere, disposte ai marg<strong>in</strong>i delle<br />
parcelle agricole a def<strong>in</strong>ire dei veri e propri conf<strong>in</strong>i, sono ben presto diventate l’habitat<br />
ideale per l’<strong>in</strong>sediamento di una ricca vegetazione. Oltre ad esse, la roggia Brembilla,<br />
divisa nei due rami di Osio Sotto e Boltiere a livello dello stabilimento della Rasica,<br />
contribuisce ad articolare il paesaggio, dilatando nella pianura la presenza del fiume.<br />
Carta degli elementi di sensibilità paesaggistica, particolare sud)<br />
Oltre Marne, la forra del <strong>Brembo</strong> cont<strong>in</strong>ua s<strong>in</strong>o a Brembate, dove spiccano il ponte<br />
di San Vittore, con la vic<strong>in</strong>a chiesa e, completamente <strong>in</strong> sponda destra, il compatto<br />
123
nucleo del centro abitato. A sud di questo, i terrazzi della scarpata fluviale tendono<br />
nuovamente ad allontanarsi def<strong>in</strong>endo l’ampio ambito di pert<strong>in</strong>enza della foce del<br />
<strong>Brembo</strong>, ramificata a costituire un delta tra estesi depositi ciottolosi e ampie superfici<br />
forestali.<br />
A valle del nucleo abitato di Brembate, <strong>in</strong> sponda s<strong>in</strong>istra, vengono <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e derivate<br />
tre rogge: la Vecchia, la Nuova e la Melzi che conducono le acque del <strong>Brembo</strong> ad irrigare<br />
una consistente porzione della Gera d’Adda.<br />
Sulla sponda opposta un ampio terrazzo alto oltre 25 metri si raccorda alla<br />
scarpata dell’Adda, costituendo uno dei segni territoriali più evidenti nella porzione<br />
meridionale dell’Isola Bergamasca. A valle di questo, altre tre scarpate, di altezza pari a<br />
circa 5 metri ciascuna raccordano progressivamente la pianura al <strong>Brembo</strong> e all’Adda.<br />
Se la lettura delle carte ottocentesche è un utile strumento per comprendere la<br />
morfologia dei luoghi prima delle grandi trasformazioni urbanistiche avviate dal secondo<br />
dopoguerra, il confronto con le aerofotografie storiche risulta altrettanto utile <strong>in</strong> quanto<br />
fornisce <strong>in</strong>formazioni aggiuntive, utili alla comprensione del paesaggio.<br />
Giovanni Maironi da Ponte, vissuto tra il Settecento e l’Ottocento, fornisce<br />
un’<strong>in</strong>teressante descrizione del fiume <strong>Brembo</strong> che meglio di altre può dare un’idea del<br />
territorio attraversato da questo corso d’acqua: “Il <strong>Brembo</strong>, da cui viene denom<strong>in</strong>ata la<br />
Valbrembana, ha la sua orig<strong>in</strong>e propriamente nella Valfondra da due separate sorgenti,<br />
che nascono negli ultimi conf<strong>in</strong>i colla Valtell<strong>in</strong>a (...). Egli scorre quasi sempre <strong>in</strong> un<br />
letto scavato <strong>in</strong> molti luoghi nella viva pietra s<strong>in</strong>o al suo sbocco nell’Adda al di sopra di<br />
Canonica. Ne’ siti, ne’ quali dilata il suo alveo vi ha della ghiaia, della sabbia e de’<br />
ciottoli. Questi sono per lo più calcari, ma ve n’ha copia anche di granitosi, di silicei e<br />
di schisto-micacei, i quali sono sempre più arrotondati, quanto più ci allontaniamo dalle<br />
sorgenti del fiume. S<strong>in</strong>golarmente al dissotto dell’imboccatura della Valle ha un letto a<br />
più riprese. Ora si restr<strong>in</strong>ge, ora sommamente si dilata, siccome si può vedere nelle<br />
vic<strong>in</strong>anze di Bonate, di Ponte S. Pietro, ed altrove ancora. Il più grande di questi<br />
dilatamenti di fondo resta <strong>in</strong> faccia della prima di esse ville, dove ha un letto<br />
<strong>in</strong>comparabilmente più largo, e due sponde assai più sfiancate, che non esiga la portata<br />
del fiume a qualunque straord<strong>in</strong>aria piena <strong>in</strong>nalzato. Nelle sue strettezze egli ha poi le<br />
rive di sterm<strong>in</strong>ate rocce, e di smisurati banchi di pietra gregaria, come vedesi<br />
segnatamente <strong>in</strong> Ponte, e presso la sua foce a Brembate <strong>in</strong>feriore, ove sono abbondanti<br />
cave di questa stessa pietra. Il <strong>Brembo</strong> ha sempre dell’acqua, ma per la bassezza del<br />
suo alveo <strong>in</strong> assai pochi siti se ne possono derivare condotti per l’irrigazione, e ad altro<br />
uso nella umana economia (...)”.<br />
Le fotografie aeree del 1954, sono a tal proposito estremamente significative e<br />
ricche di <strong>in</strong>formazioni sugli assetti vegetazionali e sulla parcellizzazione della campagna.<br />
Ciò che colpisce maggiormente l’attenzione nell’osservazione di questo materiale<br />
fotografico storico è la proporzione tra spazi costruiti e territorio agricolo, grandemente<br />
favorevole a quest’ultimo <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i dimensionali.<br />
Gli abitati risultano <strong>in</strong>fatti di piccola o piccolissima dimensione, del tutto simili<br />
come superficie edificata rispetto alla situazione registrata a f<strong>in</strong>e Ottocento; il tessuto<br />
agricolo, fittamente parcellizzato si sp<strong>in</strong>ge s<strong>in</strong>o a ridosso dei nuclei edificati, facendoli<br />
emergere come una sorta di arcipelago <strong>in</strong> una vasta campagna, <strong>in</strong>terrotta solo<br />
sporadicamente da rare superfici boscate, dalle scarpate fluviali e dalle <strong>in</strong>cisioni dei<br />
corsi d’acqua m<strong>in</strong>ori che con i loro meandri scompongono la regolare geometria degli<br />
appezzamenti.<br />
A questa soglia storica i boschi sono presenti con una certa cont<strong>in</strong>uità tra Bonate<br />
Sotto e Filago <strong>in</strong> sponda destra, mentre risultano concentrati esclusivamente lungo la<br />
scarpata del terrazzo fluviale più esterno <strong>in</strong> sponda s<strong>in</strong>istra. Altre superfici forestali sono<br />
124
presenti nella zona di Osio Sopra e di Osio Sotto, laddove oggi <strong>in</strong>sistono i boschi Astori e<br />
dell’Itala, mentre più a sud le presenze boschive più significative sono concentrate<br />
esclusivamente lungo la forra compresa tra Marne e Brembate e, a sud di quest’ultimo,<br />
attorno alle rogge derivate dal <strong>Brembo</strong> e nella zona della foce <strong>in</strong> Adda.<br />
Nel complesso, il paesaggio agricolo appare più riccamente caratterizzato <strong>in</strong><br />
sponda s<strong>in</strong>istra dalla presenza di estese siepi, che da Osio Sopra a Canonica d’Adda e<br />
Pontirolo Nuovo divengono sempre più numerose ed estese, articolando con qu<strong>in</strong>te<br />
arboree la scansione degli orizzonti della campagna.<br />
L’Isola Bergamasca, <strong>in</strong>vece, pur essendo connotata da un’ord<strong>in</strong>atissima geometria<br />
delle parcelle che evoca chiaramente l’antico ord<strong>in</strong>amento viario e colturale romano, ad<br />
eccezione delle aree più prossime al fiume <strong>in</strong> precedenza citate, appare nel complesso<br />
più povera di elementi vegetazionali a corredo dei campi e gli stessi corsi d’acqua<br />
tributari del <strong>Brembo</strong> presentano per ampi tratti sponde completamente prive di<br />
vegetazione.<br />
Le fasce spondali più prossime al fiume <strong>Brembo</strong>, laddove la valle fluviale si<br />
presenta ampia, si caratterizzano per i consistenti depositi alluvionali, alti qualche<br />
metro sopra il livello di morbida. Si tratta di ambienti costituiti da substrati ghiaiosi e<br />
ciottolosi assai permeabili, ricoperti da un esiguo strato di cotica erbosa sui quali<br />
trovano habitat ideale specie vegetali erbacee spiccatamente xerofile e alcune specie<br />
arbustive.<br />
Il confronto con la situazione attuale evidenzia numerose trasformazioni che si<br />
sono prodotte nell’arco temporale di pochi decenni. Innanzitutto occorre osservare che<br />
l’espansione <strong>in</strong>sediativa (residenziale e produttiva) ha manifestato una forte<br />
accelerazione <strong>in</strong> tempi brevissimi, modificando relazioni e rapporti consolidati da secoli<br />
tra i diversi centri abitati e tra questi e il loro territorio di riferimento, istituendo legami<br />
di natura diversa, connessi prevalentemente al tema della mobilità alla scala vasta.<br />
Il fenomeno delle conurbazioni lungo le pr<strong>in</strong>cipali vie di comunicazione è<br />
diventato oggi un problema particolarmente sentito, <strong>in</strong> quanto la mancanza di<br />
attenzione ai valori di natura e di paesaggio a livello di pianificazione urbanistica<br />
comunale ha determ<strong>in</strong>ato la progressiva riduzione degli spazi di <strong>relazione</strong> tra le aree ad<br />
elevato valore ecologico, comportando un loro sempre maggiore isolamento.<br />
Si pensi al sistema di centri dell’Isola Bergamasca, da Presezzo a Filago, ormai<br />
uniti fisicamente da quartieri residenziali e aree artigianali-<strong>in</strong>dustriali cresciute senza<br />
alcun disegno ord<strong>in</strong>atore alla scala territoriale; oppure alla grande conurbazione che<br />
parte da Bergamo e si sviluppa <strong>in</strong> modo quasi del tutto cont<strong>in</strong>uo s<strong>in</strong> verso Boltiere.<br />
In questo quadro di sviluppo <strong>in</strong>tenso e raramente attento ai valori di natura,<br />
vanno assommate le cave e le discariche, anch’esse profondamente <strong>in</strong>cidenti i valori di<br />
paesaggio e gli edifici agricoli isolati, la maggior parte dei quali risultano ormai<br />
trasformati <strong>in</strong> vere e proprie aziende e implementati con manufatti non sempre privi di<br />
impatti sul delicato paesaggio fluviale.<br />
Ma il paesaggio della valle fluviale del <strong>Brembo</strong>, nonostante queste profonde<br />
trasformazioni, conserva ancora aspetti di assoluto <strong>in</strong>teresse, costituiti dai magredi<br />
presenti tra Bonate Sopra, Bonate Sotto e Dalm<strong>in</strong>e, <strong>in</strong> avanzata fase di <strong>in</strong>arbustimento e<br />
dalle vaste superfici boscate che si estendono tra Bonate Sopra e Filago, solo<br />
occasionalmente frammentate da residui appezzamenti agricoli.<br />
Particolarmente significative anche le scarpate fluviali, riccamente boscate, che<br />
con la loro presenza def<strong>in</strong>iscono <strong>in</strong> modo netto la valle fluviale e creano i raccordi con la<br />
trama (<strong>in</strong> realtà sempre più ridotta) delle siepi che <strong>in</strong>nervano gli ambiti agricoli della<br />
pianura e con le cort<strong>in</strong>e arboree dei corsi d’acqua tributari che solcano l’Isola<br />
Bergamasca.<br />
125
L’agricoltura è presente non solo all’esterno della valle fluviale, sul livello<br />
fondamentale della pianura, dove tende a confliggere sempre più con le esigenze di<br />
espansione urbanistica, ma anche all’<strong>in</strong>terno di essa, soprattutto <strong>in</strong> sponda s<strong>in</strong>istra<br />
(questo fenomeno è ormai osservabile per ampi tratti della campagna tra Treviolo e Osio<br />
Sotto), dove le monocolture hanno rapidamente guadagnando terreno sulle colture<br />
promiscue.<br />
È un paesaggio <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>ua modificazione quello del tratto term<strong>in</strong>ale del fiume<br />
<strong>Brembo</strong>, dove ai segni fisici del territorio si sovrappongono con sempre maggiore forza i<br />
segni dovuti all’azione dell’uomo, espressi nelle nuove strade di attraversamento, con i<br />
relativi ponti, con le attrezzature collettive e la riqualificazione della viabilità rurale <strong>in</strong><br />
chiave fruitiva e con la costante presenza all’orizzonte dei simboli del XX secolo appena<br />
trascorso: le torri degli stabilimenti <strong>in</strong>dustriali dell’Isola Bergamasca e della Dalm<strong>in</strong>e,<br />
che si assommano a numerosi altri segni del costruito all’<strong>in</strong>terno di un paesaggio dove<br />
uomo e natura hanno dialogato e dialogano tutt’ora, non senza conflitti.<br />
Riferimenti bibliografici<br />
P. Capell<strong>in</strong>i, T. Terzi, Il <strong>Brembo</strong>, Clusone, 1988<br />
R. Ferl<strong>in</strong>ghetti, L. Pagani, “Il rapporto tra uomo e ambiente: equilibrio possibile?”, <strong>in</strong><br />
AA.VV., Paesaggio vegetale dell’alta pianura bergamasca, Zanica, 2000<br />
L. Goltara, Carta idrografica d’Italia. Irrigazione della prov<strong>in</strong>cia di Bergamo, Bergamo,<br />
1960.<br />
G. Maironi da Ponte, Osservazioni sul Dipartimento del Serio, Bergamo, 1803<br />
G. Maironi da Ponte, Dizionario Odeporico III, Bergamo, 1820<br />
L. Pagani, L’alta pianura tra il <strong>Brembo</strong> e il Serio, <strong>in</strong> AA.VV., Paesaggio vegetale<br />
dell’alta pianura bergamasca, Zanica, 2000<br />
L. Pagani, Una preziosa geografia del Bergamasco, <strong>in</strong> G. Da Lezze, Descrizione di<br />
Bergamo e suo territorio 1596, a cura di V. Marchetti e L. Pagani, Bergamo, 1988<br />
L. Pagani, Il <strong>Brembo</strong>, fiume bergamasco, <strong>in</strong> AA.VV., “Il Fiume <strong>Brembo</strong>”, Contributi allo<br />
studio del territorio bergamasco, XI, Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo, Bergamo, 1994<br />
R. Poggiani Keller, Carta Archeologica della Lombardia, II, La Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo,<br />
Modena, 1992<br />
126
La pianificazione
Una ricognizione degli strumenti di pianificazione territoriale <strong>in</strong>teressanti l’area del<br />
PLIS<br />
Agenda 21 locale<br />
L’agenda 21 è una sorta di manuale promosso dalla pubblica amm<strong>in</strong>istrazione locale che<br />
attraverso il co<strong>in</strong>volgimento di tutti gli attori sociali vuole orientare ed <strong>in</strong>dirizzare allo<br />
sviluppo sostenibile delle proprie realtà urbane. Si riferisce al processo che consente di<br />
def<strong>in</strong>ire gli obiettivi ambientali e consente le condizioni necessarie per il loro<br />
funzionamento, <strong>in</strong> maniera tale da realizzare un processo partecipativo e democratico<br />
che co<strong>in</strong>volga tutti gli attori sociali.<br />
Operativamente l’Agenda 21 locale si basa sull’attivazione e gestione di un processo<br />
partecipato (Forum Ambientale) nonché sulla realizzazione del rapporto sullo stato<br />
dell’ambiente. Il tutto si svolge mediante gruppi di lavoro tematici che prevedono fasi di<br />
analisi, progettazione, attuazione e monitoraggio <strong>in</strong> una logica di miglioramento<br />
cont<strong>in</strong>uo.<br />
Il Forum è lo strumento che consente di attivare la partecipazione pubblica (cittad<strong>in</strong>i,<br />
forze politiche e s<strong>in</strong>dacali, amm<strong>in</strong>istrazioni, organizzazioni non governative, associazioni<br />
ambientaliste, agenzie di protezione ambientale) alle diverse fasi del processo, f<strong>in</strong>o alla<br />
def<strong>in</strong>izione, attuazione, valutazione e revisione del Programma d’Azione.<br />
Ad esso è assegnato <strong>in</strong>nanzitutto il compito di <strong>in</strong>dividuare i pr<strong>in</strong>cipi generali dell’azione<br />
ambientale locale e di pervenire a una visione condivisa sul futuro della comunità<br />
locale, con la f<strong>in</strong>alità di def<strong>in</strong>ire un Piano di Azione Ambientale per l’Agenda 21 Locale<br />
come documento di riferimento per la Prov<strong>in</strong>cia e gli altri attori co<strong>in</strong>volti.<br />
Il Piano d’azione deve costituire, di fatto, un vero progetto di compatibilità ambientale<br />
dello scenario attuale e futuro del contesto urbano metropolitano <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di uso del<br />
suolo, politica dei trasporti, politica della casa, disponibilità ad <strong>in</strong>vestire, servizi,<br />
sviluppo economico, zone periurbane ecc. Un piano che si articoli <strong>in</strong> un periodo<br />
ventennale con un progetto che deve <strong>in</strong>dividuare tempi e modi della crescita sociale ed<br />
economica, def<strong>in</strong>ire dove e come accentrare attività produttive e posti di lavoro, le<br />
diverse densità di <strong>in</strong>sediamento, la localizzazione dei centri commerciali, il sistema di<br />
spazi aperti. Esso deve <strong>in</strong>oltre def<strong>in</strong>ire la politica dei trasporti, che deve porsi tre<br />
obiettivi: miglioramento della qualità ambientale, riduzione e mitigazione<br />
dell’<strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amento dell’aria e dell’acqua, promozione dell’efficienza energetica nel<br />
sistema di trasporto.<br />
L’Agenda 21 Locale rappresenta qu<strong>in</strong>di un nuovo strumento d’<strong>in</strong>novazione per le<br />
politiche e i programmi di settore <strong>in</strong> campo pubblico, imprenditoriale e sociale, per la<br />
realizzazione di uno sviluppo sostenibile. Una partecipazione efficace e duratura nel<br />
tempo richiede periodi piuttosto ampi, negoziazione e concertazione fra i vari <strong>in</strong>teressi<br />
<strong>in</strong> gioco; tale metodologia offre potenziali vantaggi <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di valorizzazione di<br />
progetti esistenti, d’approcci ai problemi e di progetti e alleanze per ogni settore e ogni<br />
attore.<br />
Si tratta di un processo d<strong>in</strong>amico, articolato parallelamente su piccole <strong>in</strong>iziative e su<br />
progetti di lungo term<strong>in</strong>e, che subisce cont<strong>in</strong>ue correzioni di rotta <strong>in</strong> corso d’opera<br />
secondo una logica di cont<strong>in</strong>uo miglioramento, e la cui efficacia dipende da tutti gli<br />
attori co<strong>in</strong>volti.<br />
Per questo deve immedesimarsi nelle realtà locali, per adattarsi alle peculiarità<br />
territoriali, amm<strong>in</strong>istrative e sociale. Gli orientamenti assunti da Agenda 21 Locale<br />
dovrebbero essere volti all’evoluzione <strong>in</strong>terna delle amm<strong>in</strong>istrazioni, mediante la<br />
collaborazione “verticale” del personale e il co<strong>in</strong>volgimento dell’<strong>in</strong>era struttura<br />
129
funzionali alla sperimentazione di forme <strong>in</strong>novative di collaborazione istituzionale tra<br />
regione, Prov<strong>in</strong>cia e Comuni e di partenariato pubblico/privato; ad accrescere la<br />
consapevolezza dell’<strong>in</strong>tera comunità locale, stimolando l’impegno attivo dei cittad<strong>in</strong>i e<br />
delle imprese aff<strong>in</strong>ché adott<strong>in</strong>o modalità di produzione e di consumo di beni e stili di<br />
vita maggiormente orientati alla sostenibilità.<br />
Tale tipo d’approccio permette di accrescere l’efficienza e l’efficacia del processo, sia<br />
sul piano organizzativo per ciò che attiene all’acquisizione delle conoscenze ambientali,<br />
all’attivazione della partecipazione, del forum e della programmazione degli <strong>in</strong>terventi,<br />
sia sul piano gestionale mediante la reale <strong>in</strong>tegrazione tra gli <strong>in</strong>terventi, la riduzione<br />
degli ostacoli nonché all’attuazione e potenziamento degli impatti positivi sull’ambiente<br />
locale anche grazie ad una metodica di lavoro volta a sostenere il processo sul piano<br />
organizzativo. Le l<strong>in</strong>ee di progetto per Agenda 21 della Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo nell’ambito<br />
della realizzazione del PTCP prevede un’organizzazione degli obiettivi per temi trattati<br />
all’<strong>in</strong>terno dei tavoli di lavoro; nelle colonne sono riportate le azioni (quelle numerate <strong>in</strong><br />
grassetto corrispondono alle priorità identificate dai tavoli), gli attori ritenuti necessari<br />
dai gruppi di lavoro del Forum per il raggiungimento degli obiettivi, i tempi che ci si può<br />
ragionevolmente dare per il loro raggiungimento e le risorse a disposizione (queste<br />
ultime due <strong>in</strong>dicazioni sostanzialmente solo per le azioni prioritarie) e gli <strong>in</strong>dicatori di<br />
performance (compilati per le azioni che hanno preso l’avvio anticipatamente alla<br />
verifica del documento).<br />
Un documento che riporta ai partecipanti ai tavoli del Forum gli esiti del processo<br />
proponendo loro uno sguardo complessivo sugli obiettivi identificati e chiedendo loro di<br />
<strong>in</strong>dicare rispetto alla loro specificità (Pubblici amm<strong>in</strong>istratori, Imprenditori, Associazioni<br />
di categoria, Associazioni della società civile, tecnici, ecc.) quelli su cui ritengono di<br />
poter prendere parte al raggiungimento degli obiettivi ma anche <strong>in</strong>iziando ad <strong>in</strong>trodurne<br />
d’ulteriori.<br />
Ad esempio, l’agenda 21 promossa dai Comuni dell’isola Bergamasca con quelli del<br />
distretto di Z<strong>in</strong>gonia fornisce <strong>in</strong>dicazioni molto chiare su come si deve predisporre un<br />
progetto di così ampio respiro. Riportiamo solo alcuni passaggi che evidenziano con<br />
estrema trasparenza l’adozione di metodologie concertative e negoziali tra i diversi<br />
attori<br />
“Ad un anno dal Tavolo di lavoro sul tema biodiversità e agricoltura e con un percorso<br />
di lavoro svolto <strong>in</strong>sieme alla Prov<strong>in</strong>cia e alle Associazioni di categoria è oggi possibile<br />
proporre ai soggetti <strong>in</strong>teressati uno strumento <strong>in</strong> più per consolidare il rapporto tra<br />
Pubblica Amm<strong>in</strong>istrazione e Aziende agricole. La speranza è quella di poter contribuire,<br />
attraverso il progetto d’Agenda 21, alla permanenza e alla riqualificazione dell’<br />
agricoltura dei nostri territori, <strong>in</strong>nanzitutto identificando un’ulteriore possibilità di<br />
<strong>in</strong>tegrazione del reddito dell’Azienda. E’ peraltro esplicito l’<strong>in</strong>teresse a cont<strong>in</strong>uare<br />
nell’azione di trovare delle strade per creare le condizioni aff<strong>in</strong>ché gli imprenditori<br />
agricoli assumano un ruolo più attivo e più consapevole nella difesa e valorizzazione del<br />
territorio; l’ipotesi di una nuova alleanza, di un nuovo patto, di nuove responsabilità,<br />
tra chi governa le trasformazioni, tra chi produce ricchezza e chi genera la domanda,<br />
per affrontare <strong>in</strong>sieme la sfida della “qualità” sembra oggi un fatto <strong>in</strong>eludibile.”. Un<br />
secondo esempio d’Agenda 21 è quello relativo al Consorzio di Bonifica della Media<br />
Pianura. L’attuazione di tale progetto prevede la collaborazione degli enti locali, della<br />
Prov<strong>in</strong>cia, della Regione e di tutte quelle realtà che <strong>in</strong>tendano collaborare. Si prevederà<br />
la realizzazione “di un Forum permanente con il compito di verificare il corretto<br />
adempimento del programma <strong>in</strong> cui si studierà la situazione ambientale attuale e quei<br />
provvedimenti di risanamento che si <strong>in</strong>tendono compiere. Per comprendere meglio i<br />
problemi da affrontare e la strategia da attuare per risolverli, si procederà qu<strong>in</strong>di alla<br />
130
stesura della Relazione sullo Stato dell’Ambiente riguardante <strong>in</strong> particolar modo<br />
l’acqua e il paesaggio naturale ad essa legata.<br />
Il progetto che il Consorzio <strong>in</strong>tende portare a compimento riguarda un <strong>in</strong>sieme<br />
d’<strong>in</strong>terventi che hanno come f<strong>in</strong>e ultimo la sistemazione naturalistica dei corsi d’acqua<br />
(sia delle sponde sia dell’alveo) e il loro riequilibrio idrogeologico per mezzo di vasche<br />
di pioggia che consentiranno di lam<strong>in</strong>are le portate meteoriche <strong>in</strong> eccesso. Queste<br />
vasche saranno <strong>in</strong>oltre utilizzate <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>novativo come laghetti <strong>in</strong>torno ai quali si<br />
svilupperanno delle aree verdi, delle piste ciclo-pedonali, degli allevamenti ittici,<br />
diventando così un luogo di forte <strong>in</strong>teresse socio-ambientale.<br />
Il progetto sopra esposto prenderà <strong>in</strong> considerazione la zona che comprende l’Isola e<br />
Z<strong>in</strong>gonia, dato che qui il processo di Agenda 21 è <strong>in</strong> uno stadio avanzato che permetterà<br />
<strong>in</strong> un immediato futuro la realizzazione del progetto”.<br />
131
Vision condivisa - tematismo biodiversità<br />
Azione Attori Tempi di avvio Risorse Indicatori performance<br />
Def<strong>in</strong>ire un progetto di formazione Associazioni di categoria,<br />
Bando Approvazione prov<strong>in</strong>ciale<br />
14 rivolto ad imprenditori agricoli, Enaip, I.R.E.<br />
X<br />
M<strong>in</strong>istero di corso 120 ore 2002 per la<br />
tecnici comunali, consulenti PA<br />
sul tema Ambiente - Agricoltura<br />
Ambiente formazione professionale<br />
Coord<strong>in</strong>are le progettualità presenti Consorzio Gerundo, I.R.E.,<br />
Mappa dei progetti e loro<br />
15 sul tema della biodiversità Consorzio Bonifica Media<br />
Pianura Bergamasca<br />
X<br />
pr<strong>in</strong>cipali contenuti<br />
Identificare le formule per Amm<strong>in</strong>istratori locali,<br />
Decreto Stesura di bozza di<br />
16 <strong>in</strong>trodurre nei regolamenti affidi I.R.E., Associazioni di<br />
X<br />
Legislativo di convenzione validata dalle<br />
“premiali” alle aziende sostenibili categoria<br />
<strong>in</strong>dirizzo Associazioni di categoria<br />
Identificare un <strong>in</strong>tervento Amm<strong>in</strong>istratori locali,<br />
Life ambiente,<br />
17 condiviso e def<strong>in</strong>ire un progetto I.R.E., Associazioni di<br />
Life natura<br />
per richiedere un f<strong>in</strong>anziamento categoria, Consorzio<br />
X<br />
Life<br />
Gerundo, Consorzio<br />
Bonifica,<br />
Bergamo<br />
Prov<strong>in</strong>cia di<br />
Organizzare un Manifesto per Amm<strong>in</strong>istratori pubblici,<br />
Fondi Regione<br />
18 l’Isola <strong>in</strong> cui si esprimano i valori Associazioni di categoria,<br />
X Lombardia;<br />
territoriali e il ruolo dell’agricoltura Università, Prov<strong>in</strong>cia di<br />
Fondazione<br />
per una sostenibilità dello sviluppo Bergamo , I.R.E.<br />
Cariplo<br />
19<br />
20<br />
Aprire un tavolo di lavoro sulla<br />
trattazione del rifiuto agricolo per<br />
la sua utilizzazione come compost<br />
Amm<strong>in</strong>istratori pubblici,<br />
Associazioni di categoria,<br />
Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo, I.R.E<br />
Azione Attori Tempi di avvio Risorse Indicatori performance<br />
Def<strong>in</strong>ire formule locali per istituire<br />
un referente per le politiche<br />
agricolo-ambientali<br />
Amm<strong>in</strong>istratori pubblici,<br />
B.I.C., I.R.E.<br />
132<br />
X
21<br />
22<br />
23<br />
24<br />
25<br />
Sperimentare forme di parco<br />
agricolo per mantenere e/o<br />
promuovere le coltivazioni tipiche<br />
Promuovere alleanze tra settori<br />
emergenti della società <strong>in</strong>teressati<br />
al cambiamento ecologico<br />
Valorizzare le azioni di<br />
certificazione ambientale delle<br />
aziende ed etichettatura dei<br />
prodotti<br />
Agevolare la realizzazione di opere<br />
che consentano l’adeguamento<br />
tecnologico dell’impresa agricola<br />
Favorire l’<strong>in</strong>tegrazione dei redditi<br />
delle aziende agricole fornendo<br />
occasioni di <strong>relazione</strong> con le fasce<br />
Associazioni di categoria,<br />
Comitati di gestione PLIS,<br />
I.R.E.<br />
Associazioni di categoria,<br />
Unione commercio,<br />
Moderna distribuzione, IRE<br />
Associazioni di categoria,<br />
Provveditorato agli studi,<br />
ASL, IRE<br />
26<br />
“deboli” della popolazione<br />
Incentivare la produzione ed l’uso<br />
di compost di qualità<br />
Promuovere l’uso di mezzi agricoli<br />
27 alimentati da combustibili a basso<br />
impatto<br />
28 Promuovere l’uso dell’energia<br />
29<br />
r<strong>in</strong>novabile nelle aziende agricole<br />
Sviluppare l’agricoltura periurbana<br />
e di autoconsumo residenziale di<br />
qualità<br />
Avviare studi di fattibilità per Associazioni di categoria,<br />
30 nuove economie (3R) che Progetto zeri<br />
valorizz<strong>in</strong>o le presenze vegetali e<br />
animali tipiche e selvatiche<br />
Altro<br />
Altro<br />
Altro<br />
133<br />
Istanza di co-f<strong>in</strong>anziamento<br />
alla Fondazione Cariplo per<br />
PLIS Monte Canto
Vision condivisa - tematismo acqua<br />
Azione Attori Tempi di avvio Risorse Indicatori performance<br />
Sviluppare un progetto che A.C di Ag21L, Consorzio<br />
Bando Elaborazione di progetto<br />
81 valorizzi la risorsa acqua anche a Bonifica Media Pianura,<br />
X<br />
M<strong>in</strong>istero Consorzio Bonifica per<br />
f<strong>in</strong>i sociali attraverso la Prov<strong>in</strong>cia Bergamo, I.R.E.,<br />
dell’Ambiente bando M<strong>in</strong>istero Ambiente<br />
r<strong>in</strong>aturalizzazione dei corsi e la<br />
riduzione delle portate<br />
Avviare e potenziare le <strong>in</strong>iziative<br />
84 di controllo nel patrimonio<br />
immobiliare pubblico (perdite reti,<br />
consumi di edifici pubblici e di<br />
parchi) anche nom<strong>in</strong>ando<br />
responsabili del risparmio<br />
Azione Attori Tempi di avvio Risorse Indicatori performance<br />
Facilitare l’<strong>in</strong>troduzione di<br />
85 <strong>in</strong>novazioni nei cicli produttivi<br />
agricoli – <strong>in</strong>dustriali (risparmio,<br />
diversificazione prelievi, riuso)<br />
Garantire una quota rilevante di<br />
87 superficie non urbanizzata per la<br />
filtrazione proteggendo le aree di<br />
ricarica della falda<br />
Non <strong>in</strong>taccare le peculiarità degli<br />
88 alvei dei torrenti e fiumi (golene,<br />
aree espansione) e potenziarne la<br />
biodiversità (I.B.E., m<strong>in</strong>imo vitale)<br />
oltre che ricostruire una trama<br />
locale<br />
Vision condivisa - tematismo suolo<br />
Azione<br />
Introdurre forme di conduzione ed<br />
Attori Tempi di avvio Risorse Indicatori performance<br />
96 uso dei suoli pubblici appropriati<br />
(rotazione dell’uso dei parchi)<br />
134
100<br />
Favorire l’avvio di economie<br />
collegate all’<strong>in</strong>dustria del legno <strong>in</strong><br />
edilizia (coltivazione e<br />
trasformazione)<br />
Altro<br />
Altro<br />
Altro<br />
135
Agenda strategica<br />
L’Agenda Strategica dell’area di Z<strong>in</strong>gonia è un progetto che nasce dalla volontà di sette<br />
comuni della Bergamasca (Ciserano, Boltiere, Levate, Osio Sotto, Osio Sopra, Verdello,<br />
Verdell<strong>in</strong>o) e si può def<strong>in</strong>ire come un quadro operativo delle trasformazioni <strong>in</strong> atto nel<br />
territorio, una guida per l’<strong>in</strong>dividuazione di progetti e azioni da svolgere<br />
congiuntamente e un percorso di riflessione articolato con gli attori che si sono fatti<br />
promotori dell’<strong>in</strong>iziativa. Questa agenda nasce con l’<strong>in</strong>tento di rispondere ad una<br />
domanda di piano, articolata dai pr<strong>in</strong>cipali soggetti di rappresentanza, da raffigurarsi su<br />
tre livelli come mappa delle conoscenze, delle potenzialità e delle criticità locali.<br />
Oltre ad essere un’occasione per proporre progetti e politiche <strong>in</strong> un’ottica <strong>in</strong>tegrata<br />
l’attenzione è posta sui problemi di carattere territoriale, si concretizza così la<br />
necessità di sviluppare e ri-costruire un territorio delle politiche nel rispetto delle<br />
competenze comunali. In questo modo ci si com<strong>in</strong>cia ad addentrare <strong>in</strong> una territorialità<br />
attiva (delimitare e descrivere un territorio def<strong>in</strong>endolo e progettandolo dal punto di<br />
vista delle politiche attivabili sulla base di valori condivisi) facendo anche emergere il<br />
contributo di attori economici e gli enti locali possono fornire allo strumento strategico<br />
organizzato secondo un orientamento progettuale <strong>in</strong> grado di favorire l'identificazione<br />
di strategie praticabili per affrontarli.<br />
Una rete<br />
aggiornabile<br />
delle<br />
conoscenze<br />
locali<br />
una territorialità<br />
attiva<br />
Un ripensare al<br />
territorio,<br />
a partire dalle<br />
potenzialità<br />
sociali<br />
AGENDA<br />
STRATEGICA<br />
Idea condivisa<br />
di sviluppo<br />
una struttura<br />
cont<strong>in</strong>ua di<br />
coord<strong>in</strong>amento<br />
136<br />
progetti<br />
<strong>in</strong>tegrati per<br />
il territorio<br />
l’attivazione<br />
delle risorse<br />
fisiche e<br />
relazionali<br />
locali
Il Mosaico <strong>in</strong>formatizzato degli strumenti urbanistici comunali<br />
Il Mosaico degli strumenti urbanistici comunali rappresenta l’assemblaggio delle<br />
previsioni dei Piani Regolatori Generali vigenti. Tale mosaico costituisce uno strumento<br />
<strong>in</strong>formativo capace di gestire sia dati alfanumerici sia dati cartografici consentendo<br />
<strong>in</strong>oltre la comparazione tra i diversi piani comunali. L’importanza di tale strumento è<br />
talmente elevata che la Regione Lombardia lo ha <strong>in</strong>serito come “strumento strategico”<br />
per l’attivazione di corrette politiche di sviluppo territoriale.<br />
Mosaico dei PRG <strong>in</strong> corrispondenza del basso corso del fiume <strong>Brembo</strong><<br />
Tale strumento è costituito da due tavole dist<strong>in</strong>te: i) Tavola d’Azzonamento; ii) Tavola<br />
dei V<strong>in</strong>coli di Piano; entrambe le tavole utilizzano come supporto la carta tecnica<br />
regionale.<br />
La pluralità dei progetti che riguardano le grandi <strong>in</strong>frastrutture e la riconfigurazione dei<br />
modelli di sviluppo delle realtà urbane devono tenere conto delle peculiarità espresse<br />
dal territorio ai livelli comunale e prov<strong>in</strong>ciale: solo ricomponendo la frammentazione<br />
delle conoscenze ambientali, e disponendo di un piano prov<strong>in</strong>ciale è possibile elaborare<br />
uno strumento di lavoro capace di governare le trasformazioni ambientali.<br />
Tale strumento, che si configura metodologicamente come un piano, deve essere<br />
capace di <strong>in</strong>dividuare le relazioni tra differenti fattori quali, ad esempio, le trame<br />
<strong>in</strong>sediative (def<strong>in</strong>ite dalla morfologia dell’edificato residenziale e <strong>in</strong>dustriale), cogliendo<br />
le cause che hanno portato alla scelta di tali modelli; i contrasti e le compatibilità che<br />
137
essi esprimono nei confronti delle componenti ambientali; i rischi e le opportunità che<br />
derivano da processi di sviluppo futuri, sulla base di simulazione dei risultati attesi.<br />
La suddivisione operata nel campo dell’allestimento dei sistemi <strong>in</strong>formativi e delle<br />
banche dati è strettamente correlata alla frammentazione dei piani di settore che si<br />
occupano dello studio dei fattori e dei fenomeni ambientali: il maggiore elemento di<br />
rischio, <strong>in</strong> tal senso, è costituito dalla ridondanza delle sorgenti <strong>in</strong>formative (esplicitate<br />
nel solo caso del sistema <strong>in</strong>formativo ambientale).<br />
Per ovviare a tale situazione, il mosaico degli strumenti urbanistici potrebbe favorire un<br />
processo valutativo delle <strong>in</strong>formazioni a disposizioni atte a favorire l’alleggerimento del<br />
sistema complessivo, costituendo un “ambiente di pensiero” orientato alla<br />
comprensione dei processi di pianificazione <strong>in</strong> atto (mediante l’<strong>in</strong>dividuazione delle<br />
scelte strategiche <strong>in</strong> tema ambientale espresse dalle amm<strong>in</strong>istrazioni) e alla valutazione<br />
delle migliori strategie di <strong>in</strong>tervento future. La possibilità di avere a disposizione tutti gli<br />
strumenti relativi al governo del territorio di una determ<strong>in</strong>ata zona consente,come nel<br />
caso del PLIS del Fiume <strong>Brembo</strong>, di <strong>in</strong>dividuare nel modo più corretto possibile sia il<br />
perimetro del parco sia le successive espansioni urbanizzative che ogni s<strong>in</strong>golo comune<br />
dovrà eventualmente predisporre per rispondere alla domanda di abitazioni che nel<br />
corso di questi ultimi anni ha assunto livelli ragguardevoli.<br />
Il Piano Territoriale di Coord<strong>in</strong>amento Prov<strong>in</strong>ciale (PTCP)<br />
Il nuovo metodo di pianificazione <strong>in</strong>trodotto autorevolmente <strong>in</strong> primis dalla<br />
legge 8 giugno 1990, n. 142 ”Ord<strong>in</strong>amento delle autonomie locali”e <strong>in</strong><br />
secondo luogo dalla L.r 5 gennaio 2000, n. 1 “Riord<strong>in</strong>o del sistema delle<br />
autonomie <strong>in</strong> Lombardia. Attuazione del D.lgs 31 marzo 1998, n. 112”<br />
<strong>in</strong>dividua come uno degli strumenti pr<strong>in</strong>cipe della pianificazione il Piano<br />
Territoriale di Coord<strong>in</strong>amento Prov<strong>in</strong>ciale.<br />
Il Piano Territoriale di Coord<strong>in</strong>amento deve assolvere la funzione di<br />
“cusc<strong>in</strong>etto” tra le <strong>in</strong>dicazioni programmatiche elaborate a livello regionale, e<br />
le <strong>in</strong>dicazioni provenienti dall’amm<strong>in</strong>istrazioni comunali, nonché dai privati,<br />
costituendosi <strong>in</strong> questa maniera come l’ago della bilancia tra i due livelli di<br />
pianificazione. L’entrata <strong>in</strong> vigore di questo nuovo strumento, ha reso<br />
possibile una rivalutazione del concetto di territorio, non più v<strong>in</strong>colato alle<br />
s<strong>in</strong>gole trasformazioni, da attuarsi sul territorio, e comunque non più<br />
v<strong>in</strong>colato alle sole funzioni antropiche, ma che abbraccia una pluralità di<br />
elementi che spaziano dal patrimonio culturale, a quello ambientale e<br />
sociale.<br />
La nuova normativa <strong>in</strong>oltre impone che l’elaborazione dello strumento<br />
prov<strong>in</strong>ciale sia risultato di uno sforzo comune da parte di tutte le<br />
amm<strong>in</strong>istrazioni locali, le quali materializzano con lo strumento pianificatorio<br />
l<strong>in</strong>ee comuni di sviluppo.<br />
Gli obiettivi che un piano territoriale di coord<strong>in</strong>amento rivendica, sono<br />
relativi ad alcune questioni che ovviamente trovano la loro più completa<br />
realizzazione a tale scala, senza naturalmente <strong>in</strong>terferire con il le sfere di<br />
competenza dei Comuni <strong>in</strong>teressati e con gli enti gestori parco che si<br />
presentano all’<strong>in</strong>terno del territorio prov<strong>in</strong>ciale.<br />
138
1.1. Le Norme tecniche del PTCP<br />
In questo paragrafo si è voluto prendere <strong>in</strong> esame gli articoli che costituiscono le Nta del<br />
Ptcp di Bergamo e considerare le analisi e qu<strong>in</strong>di le rappresentazioni cartografiche più<br />
idonee per rispondere alla prescrizione normativa.<br />
La cartografia a seguire riporta le 4 carte realizzate ed allegate al PTCP di Bergamo.<br />
1.1.1. La tavola delle <strong>in</strong>frastrutture<br />
Carta delle <strong>in</strong>frastrutture e della mobilità<br />
139<br />
L’immag<strong>in</strong>e qui a fianco riportata<br />
mette <strong>in</strong> evidenza lo schema delle<br />
<strong>in</strong>frastrutture esistenti e di progetto<br />
relative ai Comuni <strong>in</strong>teressati dalla<br />
realizzazione del PLIS del basso corso<br />
del fiume <strong>Brembo</strong>.<br />
Tale schema <strong>in</strong>frastrutturale persegue<br />
obiettivi di efficienza ed efficacia<br />
come più dettagliatamente evidenziati<br />
dall’art. 77.<br />
Tale sistema <strong>in</strong>frastrutturale è<br />
composto da tutte quelle<br />
<strong>in</strong>frastrutture che consentono il<br />
movimento di persone o cose sia<br />
privatamente che collettivamente.<br />
Tale sistema è descritto per s<strong>in</strong>goli<br />
componenti all’art. 78.<br />
Prima di tutto riportiamo il testo <strong>in</strong>tegrale dell’art. 77 riguardante gli obiettivi e le<br />
f<strong>in</strong>alità della rete <strong>in</strong>frastrutturale.<br />
Art. 77 Obiettivi generali dell’organizzazione del sistema<br />
<strong>in</strong>frastrutturale per la mobilità 1. Il PTCP, con riferimento alle diverse<br />
componenti del sistema della mobilità, persegue i seguenti obiettivi : a - il<br />
sistema della mobilità, deve assicurare la migliore accessibilità territoriale<br />
delle diverse aree geografiche della prov<strong>in</strong>cia ed il collegamento delle reti<br />
prov<strong>in</strong>ciali del trasporto con quelle regionali e nazionali, a supporto dello<br />
sviluppo socio economico dell’<strong>in</strong>tera prov<strong>in</strong>cia; b - l’<strong>in</strong>tegrazione tra i<br />
diversi sistemi di trasporto e le differenti reti <strong>in</strong>frastrutturali è elemento<br />
essenziale per l’organizzazione complessiva della mobilità delle persone e<br />
delle merci nel territorio prov<strong>in</strong>ciale e per favorire il riequilibrio modale<br />
ferro-gomma, mezzo privato-mezzo pubblico; c - lo sviluppo delle<br />
<strong>in</strong>frastrutture su ferro (ferrovie e tramvie) deve tendere alla realizzazione<br />
di un sistema portante del trasporto pubblico, con il quale deve <strong>in</strong>tegrarsi<br />
il trasporto privato tramite lo sviluppo delle aree di <strong>in</strong>terscambio; d - gli<br />
<strong>in</strong>terventi di adeguamento e di potenziamento della rete viaria devono
garantire il miglioramento della qualità urbana, la sicurezza, la<br />
fluidificazione del traffico, favorendo l’organizzazione gerarchica della<br />
rete <strong>in</strong> <strong>relazione</strong> alle funzioni assegnate a ciascuna strada; e - le nuove<br />
<strong>in</strong>frastrutture e l’adeguamento di quelle esistenti devono essere realizzate<br />
considerando anche gli spazi e le attrezzature complementari atte a<br />
soddisfare le esigenze connesse alla piena funzionalità della rete,<br />
l’accessibilità delle aree servite, l’<strong>in</strong>serimento ambientale anche tramite<br />
<strong>in</strong>terventi di riqualificazione territoriale coord<strong>in</strong>ati; f - la rete<br />
<strong>in</strong>frastrutturale, esistente e di previsione, deve essere protetta<br />
con adeguate fasce di rispetto per mantenere nel tempo le proprie<br />
caratteristiche di funzionalità e di compatibilità territoriale; g - la<br />
rete viaria pr<strong>in</strong>cipale, esistente e di previsione, deve essere<br />
protetta anche con la limitazione delle <strong>in</strong>tersezioni con la viabilità<br />
di livello <strong>in</strong>feriore; h - la rete delle piste ciclabili <strong>in</strong>tercomunali<br />
deve favorire gli spostamenti casa-lavoro-servizi e la fruibilità dei<br />
luoghi con elevate qualità paesistico-ambientali.<br />
Nel territorio <strong>in</strong>teressato dal PLIS del <strong>Brembo</strong> esistono solo 2 <strong>in</strong>frastrutture<br />
che tagliano trasversalmente l’area del Parco. La prima <strong>in</strong>frastruttura,<br />
partendo da nord, è la gronda ferroviaria nord-est tratto Carnate, Filago,<br />
Dalm<strong>in</strong>e, Levate; Verdello. Tale <strong>in</strong>frastruttura determ<strong>in</strong>a, ai sensi e per forza<br />
dell’art. 81 un corridoio di tutela della larghezza massima di 100 m (50m<br />
dall’asse). Parallelamente alla realizzzazione di questa percorso si<br />
costruiranno due nuovi poli di <strong>in</strong>terscambio (stazioni), uno tra il comune di<br />
Osio Sopra e Mariano di Dalm<strong>in</strong>e, l’altro <strong>in</strong> corrispondenza del comune di<br />
Filago. Sono strutture molto importanti che consentono di potenziare<br />
l’accessibilità delle aree con il trasporto pubblico rendendo il PLIS più<br />
visitabile e valorizzabile.<br />
La seconda <strong>in</strong>frastruttura, ma certamente non meno importante <strong>in</strong> quanto<br />
attesa e discussa da ormai 40 anni, è la pedemontana che trova <strong>in</strong>izio nel<br />
Comune di Osio Sotto per poi proseguire a sud tramite il raccordo autostradale<br />
tra Pedemontana, Bre-Be-Mi, nuova sede della SS 42 /525 f<strong>in</strong>o alla tangenziale<br />
sud. Anche la Pedemontana determ<strong>in</strong>a dei corridoi di tutela di dimensioni<br />
dell’ord<strong>in</strong>e dei 200 m (100 m dall’asse). Questa <strong>in</strong>frastruttura tuttavia ha<br />
determ<strong>in</strong>ato e determ<strong>in</strong>a tuttora molti malcontenti che hanno comportato la<br />
ridef<strong>in</strong>izione del tracciato.<br />
Molto importante è la realizzazione di un adeguato sistema di <strong>in</strong>frastrutture<br />
ciclo-pedonali che consentirà a tutti di potersi muovere <strong>in</strong> sicurezza e su tutto<br />
il territorio del basso corso del Fiume <strong>Brembo</strong>. Già nel 1997 è stato realizzato<br />
uno studio di pista ciclo-pedonale per tutti i comuni del <strong>Brembo</strong>, ma è<br />
necessario trovare i fondi, la volontà e l’impegno per materializzare tutto<br />
quanto è stato progettato. In modo particolare sottol<strong>in</strong>eiamo la pista ciclopedonale<br />
che partendo dalla “rasica “ collega Osio Sotto con Osio Sopra per<br />
poi proseguire rispettivamente per Boltiere, Verdello, Levate e per Mariano di<br />
Dalm<strong>in</strong>e, Dalm<strong>in</strong>e, nonché la pista ciclo-pedonale che collega Trezzo<br />
sull’Adda, Brembate per poi seguire il corso del fiume <strong>Brembo</strong> collegando i<br />
vari comuni che vi si affacciano.<br />
140
1.1.1 Carta “Paesaggio ed Ambiente”<br />
La carta del “Paesaggio ed Ambiente” mette <strong>in</strong> evidenza le caratteristiche nonché i<br />
valori ambientali e paesaggistici del territorio. In modo particolare poniamo la nostra<br />
attenzione ai comuni che ricadono all’<strong>in</strong>terno del basso corso del fiume <strong>Brembo</strong><br />
evidenziando le peculiarità dell’area. Nell’area considerata si capisce il grande valore<br />
che ha l’attività agricola nell’area. Anche se non si tratta più di lavorazioni estensive di<br />
grande dimensione, tale attività serve non solo per la produzione di materie alimentari,<br />
ma anche per presidiare il territorio.<br />
L’attenzione a questo ambito sottol<strong>in</strong>ea l’importanza che il piano territoriale di<br />
coord<strong>in</strong>amento attribuisce alle aree agricole compromesse e/o marg<strong>in</strong>ali e riconosce,<br />
anche se non esplicitamente, la necessità di realizzare un <strong>in</strong>ventario su tutte quelle<br />
aree che sono soggette a fenomeni di degrado. La catalogazione delle aree deve<br />
avvenire <strong>in</strong> modo da comprendere anche la natura del degrado, nonché i fattori che<br />
hanno contribuito e che contribuiscono tuttora a determ<strong>in</strong>are lo stato di degrado, <strong>in</strong><br />
modo da predisporre strumenti idonei a riprist<strong>in</strong>are la situazione orig<strong>in</strong>ale.<br />
Carta del paesaggio e ambiente<br />
1<br />
5<br />
2<br />
2<br />
5<br />
2 2<br />
3<br />
3<br />
2 2<br />
2<br />
4<br />
3<br />
2<br />
141<br />
L’immag<strong>in</strong>a qui a fianco<br />
rappresentata mette <strong>in</strong><br />
evidenze le emergenze<br />
ambientali e paesaggistiche <strong>in</strong><br />
prossimità dei comuni<br />
costituenti al PLIS del <strong>Brembo</strong>.<br />
In particolare mettiamo <strong>in</strong><br />
evidenza alcuni articoli del<br />
PTCP che pongono l’accento<br />
sull’importanza del sistema<br />
agricoli (1 e 2) , sugli ambiti da<br />
istituire a PLIS (3) e sulle zone<br />
di particolare <strong>in</strong>teressa<br />
paesaggistico (4 e 5).<br />
Questi contesti territoriali trovano un riscontro immediato nelle norme tecniche di<br />
attuazione del Ptcp. Per facilità di lettura riportiamo i testi <strong>in</strong>tegrali di tali articoli<br />
riservandoci successivamente un commento.<br />
“Art.60 Contesti a vocazione agricola caratterizzati dalla presenza<br />
del reticolo irriguo, dalla frequenza di presenze arboree e dalla<br />
presenza di elementi e strutture edilizie di prem<strong>in</strong>ente significato<br />
storico culturale: Queste zone sono caratterizzate da un sistema<br />
naturale e agrario e da un sistema idroregolatore che trova la sua<br />
4<br />
4
espressione nella fascia di affioramento (risorgive) e di conseguenza<br />
nell’afflusso delle acque irrigue nella bassa pianura. Valgono le seguenti<br />
prescrizioni: 1. Le azioni di tutela devono essere <strong>in</strong>dirizzate su elementi<br />
di riconosciuta rilevanza paesistica, dovranno affiancarsi ad azioni di<br />
re<strong>in</strong>tegrazione arborea e del reticolo colturale storico, ed a una mirata<br />
ridef<strong>in</strong>izione del sistema, anche <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i sovracomunali, delle aree<br />
verdi. Sono <strong>in</strong>oltre da attuare le seguenti direttive: 1. Vanno mantenuti<br />
il più possibile i solchi e le piccole depressioni determ<strong>in</strong>ate dallo<br />
scorrimento dei corsi d’acqua m<strong>in</strong>ori che, con la loro vegetazione di ripa<br />
sono <strong>in</strong> grado di variare l’andamento uniforme della pianura. 2. Deve<br />
essere valorizzata la matrice rurale degli <strong>in</strong>sediamenti che costituisce<br />
<strong>in</strong>oltre un segno storico <strong>in</strong> via di dissoluzione per la tendenza<br />
generalizzata alla saldatura tra gli abitati; pertanto vanno evitate le<br />
conurbazioni, anche attraverso il mantenimento delle aree libere da<br />
edificazione, e potenziando gli aspetti naturalistici e agrari presenti e<br />
potenziali delle aree”.<br />
“Art. 65 Aree agricole con f<strong>in</strong>alità di protezione e conservazione:<br />
esse sono configurate le seguenti funzioni: a) Ambiti di conservazione di<br />
spazi liberi <strong>in</strong>terurbani e di connessione Per tali aree <strong>in</strong>dividuate alla<br />
tavola E2. 2 i PRG prevederanno una forte limitazione dell’occupazione<br />
dei suoli liberi, anche nel caso di allocazione di strutture al servizio dell’<br />
agricoltura. I PRG dovranno qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong>dividuare, ai sensi degli art. 1 e 2<br />
della L.R. 1/2001 le funzioni e le attrezzature vietate, dovranno essere<br />
<strong>in</strong>dicati specifici parametri edilizi e previste adeguate <strong>in</strong>dicazioni e<br />
modalità localizzative per le strutture ammissibili. I perimetri delle aree<br />
sono <strong>in</strong>dicativi e potranno qu<strong>in</strong>di subire modificazioni, alle condizioni di<br />
cui all’art. 93, comma3, mentre sono prescrittive la cont<strong>in</strong>uità delle<br />
fasce e il mantenimento degli spazi liberi <strong>in</strong>terurbani. b) Zone a<br />
struttura vegetazionale di mitigazione dell’impatto ambientale e di<br />
<strong>in</strong>serimento paesaggistico delle <strong>in</strong>frastrutture. La tav. E2.2 <strong>in</strong>dica i<br />
corridoi e spazi verdi f<strong>in</strong>alizzati all’<strong>in</strong>serimento ambientale dei tracciati<br />
<strong>in</strong>frastrutturali, da effettuarsi con una progettazione specifica e con<br />
eventuale riqualificazione paesaggistica. Ove necessario dovrà essere<br />
armonicamente <strong>in</strong>serita una fascia – diaframma vegetazionale per la<br />
mitigazione degli <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amenti prodotti dai traffici. Tali fasce si<br />
<strong>in</strong>tegrano al sistema dei corridoi ecologici e paesistici e agli areali di<br />
particolare valore ambientale <strong>in</strong>dividuati dalla tavola E2.2 del PTCP.”<br />
Tali articoli mettono bene <strong>in</strong> evidenza la necessità di valorizzazione dell’ambiente<br />
agricolo, soprattutto nei confronti dei suoi caratteri storici. La storia di un luogo<br />
rappresenta la base per poter <strong>in</strong>dirizzare le scelte del domani, mantenendo saldo le<br />
peculiarità l’area offre. La valorizzazione di tali zone è garantita mediante la tutela di<br />
alcuni elementi caratteristici delle zone agricole sia essi di carattere naturalistico o<br />
antropico. Tutti gli <strong>in</strong>terventi di salvaguardia e valorizzazione devono comunque<br />
confrontarsi con la produttività agricola dell’area agricola. Il mantenimento dell’attività<br />
primaria rappresenta un presidio fondamentale per la salvaguardia del territorio e tale<br />
presidio può essere mantenuto nel tempo solo se si offrono delle condizioni vantaggiose<br />
al lavoratore agricolo. Molte direttive della comunità europea sono orientate al<br />
sostegno economico dei proprietario fondiario che, decidendo di attuare politiche per<br />
142
migliorare il sistema ambientale nel contesto agricolo, può att<strong>in</strong>gere a fondi economici<br />
europei. Una cosa è comunque certa : il territorio agricolo non può più essere<br />
considerato come un semplice contenitore dell’urbanizzato, sempre pronto ad<br />
accogliere le sue espansioni, ma deve essere considerato allo stesso livello di un<br />
territorio antropizzato, che segue regole differenti, ma che necessità di una sua<br />
organicità. Inoltre l’art. 60 mette <strong>in</strong> evidenza l’importanza del sistema idrico<br />
superficiale. La necessità di rappresentare cartograficamente il reticolo idrografico,<br />
pr<strong>in</strong>cipale e secondario, mettendo bene <strong>in</strong> evidenza il sistema delle rogge e dei cavi<br />
irrigui e identificando tra di loro una gerarchia sia di portata che temporale (valenza<br />
storica), permette di capire la reale quantificazione di questa importantissima risorsa.<br />
Oltre ad identificare il sistema dei canali e delle rogge è possibile cartografare anche la<br />
presenza di fontanili, ancora numerosi nella pianura irrigua nonostante la loro caduta di<br />
importanza dovuta alle grandi opere irrigue, il loro <strong>in</strong>teresse rimane alto <strong>in</strong> quanto<br />
mantengono la stessa temperatura per tutto l’anno. La valorizzazione del reticolo<br />
irriguo avviene <strong>in</strong> molte maniere, da una pulitura del sistema stesso, ad una messa <strong>in</strong><br />
sicurezza mediante opere di <strong>in</strong>gegneria naturalistica di alcune sponde soggette a<br />
pericoli improvvisi<br />
Oltre agli aspetti legati al settore primario, la cartografia mette <strong>in</strong> evidenza gli ambiti<br />
che possono accogliere l’istituzione di un PLIS ossia di un Parco Locale di Interesse<br />
Sovracomunale. Come si ev<strong>in</strong>ce dalla parola stessa, <strong>in</strong> quel area si manifestano<br />
caratteristiche ambientali meritevoli di essere considerate di <strong>in</strong>teresse sovracomunale e<br />
non solo limitate alla popolazione del comune <strong>in</strong> cui <strong>in</strong>sistono. Queste aree sono<br />
identificate con il numero 3 e corrispondono all’ art. 65<br />
“Art. 71 Ambiti di opportuna istituzione dei P.L.I.S. (Parchi Locali di<br />
Interesse Sovracomunale) Il P.T.C.P. <strong>in</strong>dividua alcuni ambiti di<br />
particolare significato naturalistico, ambientale e paesistico di<br />
dimensione sovracomunale e con caratteri di <strong>in</strong>teresse prov<strong>in</strong>ciale per i<br />
quali viene ritenuta opportuna la promozione l’istituzione di PLIS., al<br />
f<strong>in</strong>e di garantire una maggiore valorizzazione del patrimonio naturale e<br />
paesistico e una progettazione degli <strong>in</strong>terventi, sia sotto il profilo delle<br />
opportunità di utilizzo delle risorse a f<strong>in</strong>i di miglioramento della qualità<br />
dell’offerta ambientale e paesistica, sia sotto il profilo della gestione<br />
degli <strong>in</strong>terventi per la salvaguardia e la valorizzazione dei luoghi e delle<br />
loro peculiarità. 2. A tal f<strong>in</strong>e la Prov<strong>in</strong>cia potrà promuovere <strong>in</strong>iziative<br />
opportune per la formazione dei PLIS di cui al comma 1. 3. F<strong>in</strong>o<br />
all’approvazione dei PLIS i suddetti ambiti sono soggetti alla discipl<strong>in</strong>a<br />
dell’art. 54 e seguenti, <strong>in</strong> rapporto alla classificazione delle aree <strong>in</strong> essi<br />
comprese, come <strong>in</strong>dividuata nella tavola allegato E5.4. In particolare le<br />
aree <strong>in</strong>dividuate nel sistema del “Paesaggio della naturalità” sono<br />
soggette alla discipl<strong>in</strong>a dell’art.54. Le aree <strong>in</strong>terne al sistema del<br />
“Paesaggio agrario e delle aree coltivate” e appartenenti alla “fascia<br />
prealp<strong>in</strong>a”, sono soggette alla discipl<strong>in</strong>a dell’art.58. Le aree <strong>in</strong>terne al<br />
medesimo sistema e appartenenti alla “fascia coll<strong>in</strong>are”, sono soggette<br />
alla discipl<strong>in</strong>a dell’art. 59. Le aree della “fascia della pianura” sono<br />
soggette, nell’ord<strong>in</strong>e, alla discipl<strong>in</strong>a degli art. 60, 61, 54, 64, 57. Gli<br />
strumenti urbanistici comunali dovranno specificamente <strong>in</strong>dividuare tutti<br />
i “sistemi ed elementi di rilevanza paesistica” def<strong>in</strong>iti alla Tav. E5.4,<br />
prevedendone specifica discipl<strong>in</strong>a e valorizzazione. 4. Il PTCP recepisce<br />
<strong>in</strong>oltre i PLIS istituiti anche se non specificamente rappresentati nella<br />
143
cartografia di Piano. 5. Qualora venissero istituiti da parte di Enti locali<br />
nuovi PLIS successivamente all’adozione del Piano, le previsioni e le<br />
prescrizioni a contenuto ambientale, paesistico e naturalistico saranno<br />
considerati come elementi di maggiore def<strong>in</strong>izione, ai sensi degli articoli<br />
3, 3° comma e 6, del PTPR e, come tali, saranno prevalenti<br />
immediatamente sulla discipl<strong>in</strong>a del PTCP, fatti salvi gli elementi<br />
prescrittivi relativi al quadro <strong>in</strong>frastrutturale.”<br />
Nella cartografia <strong>in</strong>oltre vengono identificate alcune aree che presentano un elevato<br />
valore naturalistico e paesaggistico, nonché aree soggette a valorizzazione,<br />
progettazione e riqualificazione paesaggistica. Concentrare l'attenzione sul paesaggio<br />
deve servire anche per ripensare l'<strong>in</strong>sieme delle politiche che riguardano il territorio. Il<br />
tema è <strong>in</strong>fatti da un lato estremamente complesso perché implica un salto di qualità<br />
rispetto alle tradizionali categorie di analisi e di <strong>in</strong>tervento ma dall'altro è<br />
particolarmente utile perché è l'approccio che meglio si adatta a comprendere la<br />
dimensione articolata e stratificata nelle forme fisiche, sociali, economiche e culturali<br />
del territorio italiano.<br />
Un utile esempio ci viene dall'esperienza realizzata con il sistema dei Parchi e delle<br />
aree protette che oggi rappresenta un marchio di qualità e un segno ben comprensibile<br />
nell'immag<strong>in</strong>ario locale e nazionale. Una sfida a costruire nuovi immag<strong>in</strong>ari partendo<br />
dalla forza comunicativa dei paesaggi italiani. L'obiettivo deve essere quello di costruire<br />
progetti di valorizzazione che contribuiscano a sviluppare caratteri, identità e qualità.<br />
Disegnare nuovi immag<strong>in</strong>ari paesistici, orig<strong>in</strong>ali "segni di riconoscibilità<br />
Il "modello istituzionale" che sarebbe auspicabile proporre assegna un ruolo centrale al<br />
Piano Paesistico Regionale che rappresenta il fondamentale riferimento per<br />
l’<strong>in</strong>dividuazione e la tutela dei beni di rilevanza storica, ambientale e paesistica, anche<br />
per aspetti non precedentemente sottoposti a v<strong>in</strong>colo dalle procedure delle Leggi<br />
1497/39 e 431/85.<br />
Il PTC prov<strong>in</strong>ciale dovrebbe rappresentare <strong>in</strong>vece il luogo dove avviene l'<strong>in</strong>contro tra le<br />
<strong>in</strong>dicazioni di pianificazione territoriale, paesistica e ambientale. Tale strumento<br />
riassume così le <strong>in</strong>dicazioni dei Piani di Bac<strong>in</strong>o, Paesistici, dei Parchi fornendo una<br />
lettura unitaria dei diversi piani di settore. Solo <strong>in</strong>fatti con una pianificazione <strong>in</strong>tegrata<br />
degli aspetti <strong>in</strong>frastrutturali, <strong>in</strong>sediativi, ambientali e paesistici si può determ<strong>in</strong>are uno<br />
sviluppo sostenibile del territorio. Tali aree, localizzate pr<strong>in</strong>cipalmente <strong>in</strong> prossimità di<br />
nuove <strong>in</strong>frastrutture, sono poste a ovest dell’autostrada A4 e nella parte meridionale<br />
dell’Isola Bergamasca. I riferimenti normativi per tali aree sono l’art. 54 e l’art. 66:<br />
“Art. 54 Contesti di elevato valore naturalistico e paesistico<br />
:prescrizioni<br />
1. Gli ambiti di cui al presente articolo sono caratterizzai da un<strong>in</strong>sieme<br />
articolato di elementi di valenza ambientale e paesisticacon presenze di<br />
<strong>in</strong>teresse storico, geomorfologico e naturalistico tali da determ<strong>in</strong>are<br />
situazioni di particolare <strong>in</strong>teresse <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e alla necessità di azioni di<br />
tutela e valorizzazione. In tali ambiti è da perseguire la conservazione,<br />
la valorizzazione e il recupero di tutti gli elementi costitutivi del<br />
paesaggio e la salvaguardia delle presenze significative della naturalità.<br />
Ogni tipo di attività o di <strong>in</strong>tervento deve avvenire avendo cura anche<br />
della valorizzazione dei percorsi storici presenti, delle presenze edilizie<br />
e dei nuclei di antica formazione e di tutti gli elementi di rilevanza<br />
paesistica, avendo come riferimento per la loro <strong>in</strong>dividuazione e<br />
144
discipl<strong>in</strong>a le <strong>in</strong>dicazioni <strong>in</strong>erenti le componenti dei “sistemi ed elementi<br />
di rilevanza paesistica” così come <strong>in</strong>dividuati alla tav. allegato E.5.4. 2.<br />
In tali zone potranno essere ammessi <strong>in</strong>terventi che prevedano<br />
trasformazioni edilizie e urbanistiche del territorio solo se f<strong>in</strong>alizzate<br />
alle attività necessarie per la conduzione agricola e agro-silvo-pastorale.<br />
Sono altresì ammesse trasformazioni edilizie f<strong>in</strong>alizzate<br />
all’organizzazione dell’attività turistica laddove queste siano previste<br />
dai Piani di Settore di cui al precedente art. 17. È di massima esclusa la<br />
previsione d’ambiti <strong>in</strong>sediativi, salvo <strong>in</strong>terventi da subord<strong>in</strong>are a<br />
preventiva variante al PTCP. I Comuni, <strong>in</strong> fase di adeguamento dello<br />
strumento urbanistico o di formazione di un nuovo strumento o di sue<br />
varianti, verificano e <strong>in</strong>dividuano i perimetri degli ambiti di cui al<br />
presente articolo e possono proporre eventuali modifiche degli stessi che<br />
potranno essere recepite previa variante al PTCP. 3. Gli <strong>in</strong>terventi<br />
ammessi dal presente articolo dovranno essere sottoposti a specifiche<br />
<strong>in</strong>tese con la Prov<strong>in</strong>cia f<strong>in</strong>alizzate alla verifica di coerenza con gli<br />
<strong>in</strong>dirizzi del PTCP. Sono fatti salvi <strong>in</strong>terventi edilizi necessari<br />
all’esercizio dell’attività agricola, per i quali i Regolamenti Edilizi<br />
comunali dovranno comunque def<strong>in</strong>ire precise <strong>in</strong>dicazioni <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e<br />
all’uso dei materiali e delle tecniche costruttive.”<br />
“Art.66 Ambiti di valorizzazione, riqualificazione e progettazione<br />
paesistica<br />
1. Il PTCP si pone come obiettivo quello di <strong>in</strong>dividuare già alla scala<br />
territoriale – e promuovere alla scala locale – la realizzazione di un<br />
sistema d’aree e ambiti di “cont<strong>in</strong>uità del verde”, anche nella pianura e<br />
nelle zone di più modesto pregio con particolare attenzione agli<br />
elementi di cont<strong>in</strong>uità delle preesistenze e delle fasce già <strong>in</strong> formazione<br />
sempre con attenzione alla varietà e alla diversità biologica. 2. Allo<br />
stesso modo il PTCP si pone di tutelare il paesaggio nei suoi caratteri<br />
peculiari, promuoverne la riqualificazione dei sistemi più degradati e<br />
promuovere la formazione di “nuovi paesaggi” ove siano presenti<br />
elementi di segno negativo o siano previsti nuovi <strong>in</strong>terventi di<br />
trasformazione territoriale. 3. A tal f<strong>in</strong>e <strong>in</strong>dividua ambiti, areali e<br />
corridoi territoriali che, pur nell’ambito della loro utilizzabilità anche a<br />
f<strong>in</strong>i agricoli, sono volti a f<strong>in</strong>alità di caratterizzazione ambientale e<br />
paesistica con <strong>in</strong>terventi di conservazione, di valorizzazione e/o di<br />
progettazione paesistica. 4. I P.R.G. comunali dovranno prevedere<br />
nell’ambito dei rispettivi azzonamenti, d’<strong>in</strong>tesa con la Prov<strong>in</strong>cia, la<br />
def<strong>in</strong>izione e la perimetrazione delle aree di cui al presente articolo<br />
come <strong>in</strong>dividuate alla tav. E2. 2 del PTCP, con la possibilità di meglio<br />
def<strong>in</strong>ire i contorni, fermo restando l’ord<strong>in</strong>e di grandezza dimensionale<br />
delle fasce e/o degli areali. 5. Le aree <strong>in</strong>terne a questi ambiti potranno<br />
essere utilizzate a f<strong>in</strong>i agricoli e/o per f<strong>in</strong>alità di <strong>in</strong>teresse e uso<br />
pubblico connesso con gli <strong>in</strong>terventi di riqualificazione ambientale e<br />
paesistica. 6. Sono escluse altre forme di <strong>in</strong>sediamento e di<br />
edificazione”.<br />
145
1.1.3. Tavola del suolo e delle acque<br />
Tavola del suolo e delle acque<br />
146<br />
Nell’immag<strong>in</strong>e qui a fianco riportata,<br />
si mette <strong>in</strong> evidenza il sistema del<br />
suolo e delle acque con l’<strong>in</strong>dicazione<br />
delle fasce di perimetrazione del<br />
Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.)<br />
(art. 38) e una classificazione dei suoli<br />
<strong>in</strong> <strong>relazione</strong> alle caratteristiche<br />
idrogeologiche delle varie zone.<br />
Come riportato nelle Norme tecniche<br />
di attuazione , tale tavola mette <strong>in</strong><br />
evidenza i perimetri delle <strong>in</strong>dicazioni<br />
delle aree di criticità <strong>in</strong> ambito di<br />
pianura soggette a rischi conseguenti<br />
a: i) fattori naturali di vulnerabilità<br />
idrogeologica; ii) fattori di eventi<br />
esondativi dei corsi d’acqua naturali;<br />
iii) fattori dovuti ad elevata densità<br />
dei pozzi di captazione; iv) fattori<br />
dovuti ad <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amenti e alla presenza<br />
di cave e discariche.<br />
Nell’ambito del basso corso del fiume <strong>Brembo</strong> <strong>in</strong>teressato dalla realizzazione del PLIS<br />
<strong>in</strong>sistono due classi di pericolosità e/o criticità. In particolare tutto il corso del fiume<br />
<strong>Brembo</strong>, oltre ad essere <strong>in</strong>serito nelle fasce fluviali <strong>in</strong>dividuate dal PAI (A e B), è<br />
<strong>in</strong>teressato da un’area, di larghezza variabile, nella quale gli <strong>in</strong>terventi di<br />
trasformazione territoriale devono essere assoggettati a puntuale verifica di<br />
compatibilità geologica ed idraulica. Riportiamo il testo delle nta che si riferisce a<br />
questo particolare ambito:<br />
(art 44 c. 1) Ambiti di pianura nei quali gli <strong>in</strong>terventi di trasformazione<br />
territoriale devono essere assoggettati a puntuale verifica di<br />
compatibilità geologica ed idraulica. Si tratta di ambiti sui quali si rileva<br />
la presenza di valori bassi di profondità della falda rispetto al piano<br />
campagna e la mancanza, o il limitato spessore, dello strato di<br />
impermeabilità superficiale. In tali aree ogni <strong>in</strong>tervento che possa<br />
potenzialmente alterare le condizioni chimico-fisiche delle acque presenti<br />
nel sottosuolo (esemplificativamente: <strong>in</strong>sediamenti agricoli; <strong>in</strong>sediamenti<br />
<strong>in</strong>dustriali giudicati pericolosi, trivellazione di nuovi pozzi) dovrà essere<br />
sottoposto ad un approfondito studio di compatibilità idrogeologica ed<br />
idraulica che ne attesti l’idoneità.<br />
Il secondo ambito <strong>in</strong>teressa una fascia che partendo dal comune di Dalm<strong>in</strong>e si propaga<br />
<strong>in</strong> direzione sud f<strong>in</strong>o a Boltiere e oltre. Tale ambito <strong>in</strong>globa <strong>in</strong> modo particolare il<br />
“villaggio della Dalm<strong>in</strong>e”, l’abitato di Mariano, di Osio Sopra, la parte occidentale di<br />
Osio Sotto e la quasi totalità del Comune di Boltiere. Un’area di tali caratteristiche si
evidenzia anche <strong>in</strong> prossimità dell’abitato di Brembate, Trezzo d’Adda e Filago con<br />
quantità e modalità differenti.<br />
In questa fascia gli <strong>in</strong>terventi di trasformazione territoriale devono mantenere come<br />
soglia m<strong>in</strong>imale le condizioni geologiche ed idrauliche esistenti.<br />
Ambiti di pianura nei quali gli <strong>in</strong>terventi di trasformazione<br />
territoriale devono mantenere come soglia m<strong>in</strong>imale le condizioni<br />
geologiche ed idrauliche esistenti. Si tratta di ambiti con presenza della<br />
coltre superficiale di contenuta potenzialità ma con falda profonda<br />
rispetto al piano campagna e caratterizzati da una elevata densità di<br />
pozzi che vengono a costituire zone di connessione per le acque contenute<br />
<strong>in</strong> strati acquiferi, determ<strong>in</strong>ando il miscelamento e qu<strong>in</strong>di la variazione<br />
dell’orig<strong>in</strong>aria composizione idrochimica della falda determ<strong>in</strong>ando una<br />
elevata vulnerabilità idrologica. In tali aree dovranno comunque essere<br />
effettuati, per ambiti, analisi e studi che diano <strong>in</strong>dicazione atti a<br />
garantire <strong>in</strong>terventi che non riducano le condizioni di assetto<br />
idrogeologico vigenti. Qualora si volessero realizzare pozzi per uso<br />
agricolo, <strong>in</strong>dustriale o potabile, si dovrà documentare <strong>in</strong> modo<br />
approfondito la effettiva necessità dell’<strong>in</strong>tervento <strong>in</strong> particolare nelle<br />
aree ad elevata vulnerabilità idrogeologica. Qualora questa fosse<br />
avvallata da riscontri oggettivi, si dovrà imporre la realizzazione<br />
dell’opera di captazione a regola d’arte, <strong>in</strong> modo da preservare la qualità<br />
dell’acqua delle falde più profonde e protette, impedendo il loro<br />
miscelamento con quelle più superficiali e contam<strong>in</strong>ate. Per quanto<br />
attiene la gestione e la salvaguardia del pozzo si rimanda al D.L.<br />
258/2000.<br />
147
1.1.4. Carta del territorio e dei sistemi <strong>in</strong>sediati<br />
Sistemi <strong>in</strong>sediativi<br />
Riportiamo il testo relativo agli obiettivi della politica degli <strong>in</strong>sediamenti.<br />
148<br />
La cartografia a fianco riportata mette <strong>in</strong><br />
evidenza i sistemi <strong>in</strong>sediativi (urbanizzazione,<br />
<strong>in</strong>frastrutture) con la rete del verde e dei<br />
parchi regionali.<br />
I sistemi <strong>in</strong>sediativi vengono tratti dal PTCP<br />
dall’articolo 89 all’art. 102.<br />
Gli obiettivi di una corretta politica<br />
<strong>in</strong>sediativa sono evidenziati dall’art. 89,<br />
mentre gli articoli successivi pongono<br />
l’attenzione sui s<strong>in</strong>goli componenti che<br />
strutturano l’assetto <strong>in</strong>sediativo.<br />
Art. 89 Obiettivi per l’organizzazione, la riqualificazione e lo sviluppo<br />
del sistema <strong>in</strong>sediativi 1. Il PTCP <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e agli assetti <strong>in</strong>sediativi si<br />
propone i seguenti obiettivi: a . Potenziare e valorizzare i riferimenti di<br />
centralità e di erogazione di servizi di scala sovracomunale relativi al<br />
territorio prov<strong>in</strong>ciale e agli ambiti <strong>in</strong>dividuati ed elencati al precedente<br />
art. 11, all’<strong>in</strong>terno dei quali dovrà essere previsto un adeguato equilibrio<br />
tra funzioni residenziali, commerciali e di servizio che devono essere<br />
presenti e garantite; b. Subord<strong>in</strong>are le nuove previsioni di quantità<br />
<strong>in</strong>sediative e l’espansione delle aree urbane all’effettiva possibilità di<br />
assicurare a ciascun sistema urbano una dotazione sufficiente di servizi<br />
essenziali e condizioni di adeguata accessibilità a tutti i servizi che sono<br />
presenti o previsti negli ambiti di riferimento; c. Promuovere la tutela del<br />
patrimonio architettonico di <strong>in</strong>teresse storico, artistico, culturale e<br />
ambientale mantenendo i rapporti consolidati tra i beni storico-<br />
architettonici, le loro pert<strong>in</strong>enze, e il contesto agricolo e ambientale nel<br />
quale si trovano collocati e i coni percettivi; d. Rapportare l’attività di<br />
espansione degli <strong>in</strong>sediamenti a un corretto e reale soddisfacimento delle<br />
necessità abitative esistenti e di previsione attraverso il prioritario<br />
recupero dei centri storici e gli <strong>in</strong>terventi di riqualificazione<br />
dell’esistente, tenuto conto anche della opportunità di promuovere<br />
progetti di ristrutturazione urbanistica per le aree più degradate;e .
Evitare l’espansione <strong>in</strong>controllata degli aggregati urbani e la formazione<br />
di <strong>in</strong>sediamenti l<strong>in</strong>eari lungo gli assi della viabilità <strong>in</strong>terurbana<br />
contrastando qualsiasi forma di saldatura; f. Privilegiare il<br />
completamento e la ricucitura delle zone di frangia e dei bordi degli<br />
aggregati urbani; g. Promuovere e stimolare tutte le precauzioni<br />
necessarie a garantire un attento rapporto tra le esigenze dell’espansione<br />
e la necessità della massima conservazione dei suoli agricoli produttivi,<br />
<strong>in</strong>tesi come elemento di importanza strategica, economica, paesistica e<br />
ambientale.<br />
149