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04.06.2013 Views

256. CHABRAEUS, Dominicus. Stirpium icones et sciagraphia. Cum scriptorum circa eas consensu et dissensu: ac caeteris plaerisque omnibus quae de plantarum natura, natalibus, synonimis, usu & virtutibus, scitu necessaria. Genevae, typis Phil. Gamoneti & Iac. de la Pierre, 1666, € 3.300 in-folio, pp. (24), 661, (13), legatura coeva p. perg. rigida, tit. ms. al dorso a nervi. Dedica dell’a. al principe Giorgio, duca di Wittemberg. Con un magnifico antiporta inc. in rame da Francesco Diodati raffig. Diocleziano e Salomone che sorreggono un drappo recante il titolo. Opera illustrata da migliaia di silografie botaniche (generalmente 6 per pagina). Prima edizione di quest’importante magnifico erbario che sostanzialmente costituisce una sintesi della “Historia plantarum universalis” di Johann Bauhin pubblicata nel 1650-51, del quale Dominique Chabrée era stato collboratore. Di ogni pianta si fornisce il nome classico latino ed il corrispettivo in tedesco, fiammingo, francese ed italiano e si descrivono le principali caratteristiche ed usi. Bell’esempl. (antica nota di possesso cancellata sul titolo, con conseguente piccola abrasione della carta; alcune lievi usuali ingialliture). CALDESI 78. NISSEN 345. PRITZEL 1650. GRAESSE II, 111. [12899] 257. DESCARTES, René. Discours de la Méthode pour bien conduir sa Raison et chercher la verité dans les Sciences. Plus la Dioptrique, les Meteores, la Mechanique, et la Musique, qui sont des essais de cette Methode. Avec des Remarques & des éclaircissemens necessaires. A’ Paris, chez Charles Angot, au Lion d’Or, 1668, € 5.200 2 parti in un volume in-4, pp. 303, (23) per la prima parte (“Discours de la Méthode. La Dioptrique. Les Meteores”); pp. 127, (1), per la seconda parte (“Traité de la Mechanique. Abbregé de la Musique”). Impresa dello stampatore Angot sul titolo, iniziali e finalini di pagina istoriati. Nel testo numerose figure scientifiche di grande interesse, in rame. Ottima legatura coeva in piena pelle marmorizzata, doppio filetto oro sui piatti, dorso a nervi con titolo e ricchi fregi oro, tagli rossi. Esemplare assai bello di questa ottima rara edizione, la prima che riunisca tutti i trattati del grande filosofo e scienziato francese (1596-1650), il quale dedicò la vita al progresso di queste scienze e ne fu l’innovatore: il suo “Discours de la Methode” (scritto in Olanda ove il libero pensiero era maggiormente tollerato, ivi pubblicato nel 1637), fu la base dei suoi studi in vari campi. Il ragionamento e la verità del pensiero umano (“cogito, ergo sum”) portarono, in seguito, alle importanti scoperte fatte da Locke, Leibnitz e Newton. Descartes vi menziona e discute la scoperta di Harvey sulla circolazione del sangue. Esemplare assai puro e fresco. HORBLIT, n.24 “fundamental work in philosophy and on the method of science…”. DIBNER, 81. PRINTING AND THE MIND OF MAN, 129. [12765] 258. EUCLIDES. Elementorum Geometricorum. Lib. XV. Cum expositione Theonis in priores XIII à Bartholomaeo Veneto latinitate donata, Campani in omnes, & Hypsiclis Alexandrini in duos postremos. His ajiecta sunt Phaenomena, Catoptrica & Optica, deinde Protheoria Marini & Data, postremum vero, opusculum de levi & ponderoso, hactenus non visum, eiusdem autoris. Basileae, apud Johannem Hervagium, Mense Autusto.. (Basilea, Hervagen, 1537), € 11.500 in-folio (305 x 200 mm), pp. (8), 587, impresa tipografica al titolo ed in fine, adorno di numerose incisioni su legno, diagrammi ed iniziali ornate. Leg. coeva in pelle di scrofa su assicelle, piatti interamente decorati a secco da triplice ordine di bordure con fiori e ritratti, fermagli ottocenteschi in ottone. Bell’esemplare dell’importante prima edizione di Basilea nella quale si vedono riuniti per la prima volta tutti i testi euclidei; racchiude sia la traduzione del Campano, esemplata da una traduzione araba, sia quella dello Zamberti tradotta direttamente dal greco; inoltre l’introduzione di Melantone, che sovente fu censurata. Quest’edizione comprende le maggiori opere euclidee: gli Elementa, Phaenomena, Catoptrica, Data, e l’Opusculum De levi & ponderoso, che appare qui per la prima volta. Non ci è pervenuta alcuna notizia relativamente

ad un trattato euclideo di meccanica, in greco. Secondo fonti arabe, Euclide avrebbe scritto un trattato relativo al peso. Al momento della pubblicazione fu consegnato ad Hervagius un frammento del “De levi et Ponderoso”, come facente parte a tutti gli effetti delle opere euclidee. Nel 1900 Curtze trovò a Dresda il manoscritto “Liber Euclidis de gravi et levi et de comparatione corporum ad invecem” e lo pubblicò. Si tratta della stessa opera espressa in modo differente: spiega con metodi geometrici la caduta dei corpi in movimento, e costituisce la più precisa esposizione della dinamica aristotelica e del moto dei corpi. Buon esempl. su carta forte, nella sua preziosa legatura originale, con nota di possesso datata 1546; lievi aloni, più marcati nel margine sup.; abile restauro in porzione bianca del tit., strappo restaurato alle pp. 421-470, che tocca il testo; nota di possesso “1546 Ominium rerum Vicissitudo - B.Praun” sulla prima sguardia. THOMAS-STANFORD 9. ADAMS E974; STECK III.33. [2537] 259. GALILEI, Galileo. Dialogo... dove ne i congressi di quattro giornate si discorre sopra i due massimi sistemi del Mondo Tolemaico e Copernicano. (Legato con) Lettera... alla Granduchessa di Toscana In Fiorenza (ma Napoli), s.t., 1710, € 9.200 in-4, pp. (12), 458, (30); (2), 83 (i.e. 81); cartonato rustico originale. Frontespizio inciso in rosso e nero; al titolo vignetta in rame che raffigura il frullone dell’Accademia della Crusca; illustrazioni, iniziali e testatine n.t. Seconda edizione dell’opera che rimase all’Indice fino al 1823., e costò a Galileo il processo e la condanna nel 1633 da parte dell’Inquisizione. Per questo motivo la presente edizione venne presentata con luogo di stampa falso e con acclusa la lettera che Galileo scrisse a Madama Cristina attorno al 1613 dopo i primi problemi con la Chiesa. Le scoperte e le osservazioni compiute, soprattutto dopo la scoperta del cannocchiale nel 1610, spinsero Galileo non solo a riaffermare dal punto di vista scientifico la validità della teoria copernicana contro le concezioni aristoteliche e tolemaiche del mondo, ma anche a sferrare un duro attacco sul piano culturale alla vecchia scienza e al sapere tradizionale immobilizzato in posizioni di dogmatismo e di pregiudizio. Presentato sotto forma di discussione fra tre conoscenti di diversa formazione culturale (il Sagredo e il Salviati, amici di Galileo, di parte copernicana, e un aristotelico denominato Simplicio) il Dialogo era un’opera in grado di diffondere quella teoria copernicana che fino ad allora era stata conosciuta solo nell’ambiente ristretto dei dotti; questo fu il motivo predominante per cui fu messa all’Indice. Splendido esemplare, estremamente genuino, con barbe a pieni margini (lievissime fioriture; piccole macchie sul cartonato; sguardie rinnovate).CARLI FAVARO 413 p. 99. CINTI 168. RICCARDI 512. [12962] . 260. GALLUCCI, Giovanni Paolo. Theatrum mundi, et temporis, in quo non solum precipuae horum partes describuntur, & ratio metiendi eas traditur, sed accomodatissimis figuris sub oculos legentium facile ponuntur… Aggiunti 48 disegni a penna delle Costellazioni. Venezia, Gio. Batt. Somasco, 1588, € 15.000 in-4 (244 x 175 mm), pp. xvi ,478 (ma. 480), (2), leg. pergamena floscia coeva. Prima edizione, prima tiratura (la seconda avendo la data cambiata in 1589) del primo atlante stellare che utilizzi le coordinate copernicane. È illustrato da 144 silografie a piena pagina, delle quali 48 splendide figure di costellazioni, e altre 49 hanno un totale di 67 volvelles mobili che il Somasco impresse per essere ritagliate, e cucite “con seta, non con azze di lino, & si deve usare un ago sotile per non rompere le carte” come avverte l’avviso al legatore. Alcune piccole silogr. quadrate, andavano inoltre applicate sopra la cucitura nello spazio lasciato bianco nel testo al verso, per “la bruttezza, che farebbe al libro tanti fili”. L’avviso non menziona la tabella del ‘Canon Sexagenarius’; che si trova in alcune copie, e che in realtà appartiene all’altra opera del Gallucci, lo “Speculum Uranicum”, stampato dallo stesso Somasco nel 1593. Un foglio, con la costellazione di Cepheus, è aggiunto dopo la segnatura Mm. Il presente esemplare risulta particolarmente interessante perchè rilegato insieme a 48 tavole di disegni originali che riproducono con varianti le costellazioni inserite nell’opera del Gallucci. L’anonimo disegnatore realizzò in inchiostro con ombreggiature a lavis le tavole inserendo alcune modifiche; nel caso

ad un trattato euclideo di meccanica, in greco. Secondo fonti arabe, Euclide avrebbe scritto un<br />

trattato relativo al peso. Al momento della pubblicazione fu consegnato ad Hervagius un<br />

frammento del “De levi et Ponderoso”, come facente parte a tutti gli effetti delle opere euclidee.<br />

Nel 1900 Curtze trovò a Dresda <strong>il</strong> manoscritto “Liber Euclidis de gravi et levi et de<br />

comparatione corporum ad invecem” e lo pubblicò. Si tratta della stessa opera espressa in modo<br />

differente: spiega con metodi geometrici la caduta dei corpi in movimento, e costituisce la più<br />

precisa esposizione della dinamica aristotelica e del moto dei corpi. Buon esempl. su carta forte,<br />

nella sua preziosa legatura originale, con nota di possesso datata 1546; lievi aloni, più marcati<br />

nel margine sup.; ab<strong>il</strong>e restauro in porzione bianca del tit., strappo restaurato alle pp. 421-470,<br />

che tocca <strong>il</strong> testo; nota di possesso “1546 Ominium rerum Vicissitudo - B.Praun” sulla prima<br />

sguardia. THOMAS-STANFORD 9. ADAMS E974; STECK III.33. [2537]<br />

259. GALILEI, Gal<strong>il</strong>eo. Dialogo... dove ne i congressi di quattro giornate si discorre<br />

sopra i due massimi sistemi del Mondo Tolemaico e Copernicano. (Legato con)<br />

Lettera... alla Granduchessa di Toscana In Fiorenza (ma Napoli), s.t., 1710, € 9.200<br />

in-4, pp. (12), 458, (30); (2), 83 (i.e. 81); cartonato rustico originale. Frontespizio inciso in rosso<br />

e nero; al titolo vignetta in rame che raffigura <strong>il</strong> frullone dell’Accademia della Crusca;<br />

<strong>il</strong>lustrazioni, iniziali e testatine n.t. Seconda edizione dell’opera che rimase all’Indice fino al<br />

1823., e costò a Gal<strong>il</strong>eo <strong>il</strong> processo e la condanna nel 1633 da parte dell’Inquisizione. Per questo<br />

motivo la presente edizione venne presentata con luogo di stampa falso e con acclusa la lettera<br />

che Gal<strong>il</strong>eo scrisse a Madama Cristina attorno al 1613 dopo i primi problemi con la Chiesa. Le<br />

scoperte e le osservazioni compiute, soprattutto dopo la scoperta del cannocchiale nel 1610,<br />

spinsero Gal<strong>il</strong>eo non solo a riaffermare dal punto di vista scientifico la validità della teoria<br />

copernicana contro le concezioni aristoteliche e tolemaiche del mondo, ma anche a sferrare un<br />

duro attacco sul piano culturale alla vecchia scienza e al sapere tradizionale immob<strong>il</strong>izzato in<br />

posizioni di dogmatismo e di pregiudizio. Presentato sotto forma di discussione fra tre<br />

conoscenti di diversa formazione culturale (<strong>il</strong> Sagredo e <strong>il</strong> Salviati, amici di Gal<strong>il</strong>eo, di parte<br />

copernicana, e un aristotelico denominato Simplicio) <strong>il</strong> Dialogo era un’opera in grado di<br />

diffondere quella teoria copernicana che fino ad allora era stata conosciuta solo nell’ambiente<br />

ristretto dei dotti; questo fu <strong>il</strong> motivo predominante per cui fu messa all’Indice. Splendido<br />

esemplare, estremamente genuino, con barbe a pieni margini (lievissime fioriture; piccole<br />

macchie sul cartonato; sguardie rinnovate).CARLI FAVARO 413 p. 99. CINTI 168. RICCARDI 512. [12962]<br />

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260. GALLUCCI, Giovanni Paolo. Theatrum mundi, et temporis, in quo non solum<br />

precipuae horum partes describuntur, & ratio metiendi eas traditur, sed<br />

accomodatissimis figuris sub oculos legentium fac<strong>il</strong>e ponuntur… Aggiunti 48<br />

disegni a penna delle Costellazioni. Venezia, Gio. Batt. Somasco, 1588, € 15.000<br />

in-4 (244 x 175 mm), pp. xvi ,478 (ma. 480), (2), leg. pergamena floscia coeva. Prima edizione,<br />

prima tiratura (la seconda avendo la data cambiata in 1589) del primo atlante stellare che ut<strong>il</strong>izzi<br />

le coordinate copernicane. È <strong>il</strong>lustrato da 144 s<strong>il</strong>ografie a piena pagina, delle quali 48 splendide<br />

figure di costellazioni, e altre 49 hanno un totale di 67 volvelles mob<strong>il</strong>i che <strong>il</strong> Somasco impresse<br />

per essere ritagliate, e cucite “con seta, non con azze di lino, & si deve usare un ago sot<strong>il</strong>e per<br />

non rompere le carte” come avverte l’avviso al legatore. Alcune piccole s<strong>il</strong>ogr. quadrate,<br />

andavano inoltre applicate sopra la cucitura nello spazio lasciato bianco nel testo al verso, per<br />

“la bruttezza, che farebbe al libro tanti f<strong>il</strong>i”. L’avviso non menziona la tabella del ‘Canon<br />

Sexagenarius’; che si trova in alcune copie, e che in realtà appartiene all’altra opera del Gallucci,<br />

lo “Speculum Uranicum”, stampato dallo stesso Somasco nel 1593. Un foglio, con la<br />

costellazione di Cepheus, è aggiunto dopo la segnatura Mm. Il presente esemplare risulta<br />

particolarmente interessante perchè r<strong>il</strong>egato insieme a 48 tavole di disegni originali che<br />

riproducono con varianti le costellazioni inserite nell’opera del Gallucci. L’anonimo disegnatore<br />

realizzò in inchiostro con ombreggiature a lavis le tavole inserendo alcune modifiche; nel caso

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