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pour mieux dire, griftoné à la Vénerie pendant le sejour, que la Cour y a fait le Printemps du<br />

1754”. - Moïens Pratiquables … la defense de l’ etat. ff. 9 - Consideration sur … Roi de<br />

Prusse. ff. 18. Datato “A la Vénerie ce 14 Juin 1757”. I dati riportati sono del tutto inediti e sono<br />

assai interessanti perché forniscono le chiavi di lettura di un uomo d’arme e politico ad eventi a<br />

lui contemporanei: i fatti narrati seguono la firma del concordato di Worms e riguardano la<br />

guerra di successione austriaca, terminata solo nel 1748. Il Marquis du Bre<strong>il</strong> invita Carlo<br />

Emanuele III a cercare di mediare per conservare V<strong>il</strong>lafranca e di allearsi con gli Inglesi. In<br />

cattiva luce vengono discretamente messi gli operati del marchese di Ormea. Viene fornita anche<br />

una genealogia dei duchi sabaudi con dettagli sulla loro personalità e sugli uomini della loro<br />

corte. Una parte autobiografica particolarmente interessante si trova a partire da p. 63 del tomo II<br />

in cui <strong>il</strong> Marquis de Bre<strong>il</strong> parla della sua formazione all’Accademia di Parigi, del suo ingresso<br />

nel gruppo del Dragon, della sua vicinanza al Re Vittorio Emanuele, dei suoi incarichi a Vienna<br />

ed in Italia, fino al suo confino ad “Aio”. In perfetto stato di conservazione. [16496]<br />

17. MEDICI, Lorenzo de’. Canzone a ballo composte del magnifico Lorenzo de’<br />

Medici e da M.Agnolo Poliziano ed altri autori, insieme con la Nencia di Barberino<br />

e la Beca di Dicomano composte dal medesimo Lorenzo. Nuovamente ricorrette.<br />

Manoscritto, XVII secolo, € 3.600<br />

in-4 (mm 220x160), ff. (1), 51, (4, con indice), 8 n.n. bianchi, leg. 700esca in p. pergamena,<br />

titolo e f<strong>il</strong>etti oro al dorso. Testo vergato in elegante e leggib<strong>il</strong>e grafia della metà del XVII secolo<br />

su due colonne per pagina. Al titolo grande figura disegnata in inchiostro scuro, riprodotta<br />

fedelmente dall’edizione a stampa del 1568, raffigurante Lorenzo de’ Medici per strada davanti<br />

al proprio palazzo in via Larga; alle spalle alcune fanciulle cantano in coro. Una fanciulla porge<br />

a Lorenzo un oggetto, forse un tamburello a sonagli oppure <strong>il</strong> piatto per la questua, l’altra <strong>il</strong><br />

“majo”, ovvero l’albero di maggio, secondo un’antica tradizione legato alle feste del<br />

calendimaggio. Trascrizione manoscritta della seconda edizione della “Canzone a ballo” di<br />

Firenze del 1568 (prima edizione Firenze 1562) composte da Lorenzo (1449-1492), dal<br />

Poliziano e da altri personaggi della Firenze della fine del Quattrocento sulla scia delle canzoni<br />

popolari; insieme a questi componimenti furono editi nel 1568, e qui trascritte, la Nencia da<br />

Barberino e la Beca di Dicomano, di cui autore è in realtà <strong>il</strong> Pulci e non Lorenzo come indicato<br />

al tit. Ottimo esempl. che testimonia la larga diffusione che l’opera dovette avere anche in copie<br />

manoscritte. Provenienza: al tit. timbro antico di Pietro Odescalchi (1789-1858). [5138]<br />

18. Miniatura - S. GIOVANNI BATTISTA. Bifolio da Antifonario manoscritto su<br />

pergamena. Cremona, terzo quarto del XV secolo, € 9.500<br />

2 ff. (mm 595x415), elegantemente vergati con notazione musicale quadrata su tetragramma in<br />

inchiostro rosso, iniziali f<strong>il</strong>igranate in inchiostro bruno e rosso e grande iniziale miniata che<br />

segna l’accesso al responsorio “Fuit homo missus a deo” per la festività di San Giovanni<br />

Battista. L’iniziale F(uit) (155 x 157mm) presenta corpo della lettera rosa con f<strong>il</strong>igrane bianche<br />

circondato da ampio listello in foglia d’oro e raffinata bordura laterale fogliacea sui toni del blu<br />

rosa e verde con bottoni in oro. Nello spazio interstiziale dell’iniziale F si erge S. Giovanni che<br />

sorregge una croce e l’agnello su ampio sfondo paesaggistico. Le caratteristiche st<strong>il</strong>istiche e la<br />

raffinatezza dell’esecuzione fanno propendere per un’attribuzione all’ambito cremonese del<br />

terzo quarto del XV secolo: Frate Nebridio e Baldassare Coldiradi possono essere citati come<br />

stringenti punti di raffronto (P. Palladino, Treasures of a Lost Art, 2003, pp.129-132; A.<br />

Melograni, Miniature inedite del quattrocento lombardo nelle collezioni americane. Seconda<br />

parte, “Storia dell’arte”, 83 1995, pp.5-27) insieme al Terzo Maestro del Bessarione (A.<br />

Melograni, Un antifonario ricomparso. Nuove proposte per <strong>il</strong> catalogo del Terzo Maestro del<br />

Bessarione “Bollettino d’Arte”, 124 2003), al quale <strong>il</strong> nostro maestro sembra avvicinab<strong>il</strong>e<br />

soprattutto per la gamma cromatica e per l’ut<strong>il</strong>izzo di contorni semplificati. Della stessa mano<br />

del nostro bifolio e probab<strong>il</strong>mente parte del medesimo Antifnario pare siano alcuni ff.,<br />

attualmente al Museo Civico Amadeo Lia di La Spezia (F. Todini, 1996, pp.59-61), con<br />

un’iniziale di S. Lorenzo. In ottima conservazione. [5546]

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