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Si tratta di un dettagliato elenco, comp<strong>il</strong>ato da diverse mani, delle battute di caccia intraprese<br />

dalla Compagnia dei Piattelli dal 28 ottobre 1610 al 10 novembre 1674 in varie località del<br />

territorio fiorentino (Pratolino, Vezzano, Sommaia, Monte Loro…). Per ogni caccia sono<br />

trascritti i nomi dei partecipanti, la nota delle prede, i conti delle spese, la distribuzione della<br />

selvaggina cacciata. Sono inserite 4 grandi tavole ripiegate f.t. (mm 565x430, 650x445,<br />

530x415, 325x410) con acquerelli raffiguranti l’allestimento di grandi carri trionfali: decine di<br />

lepri sono disposte su alberi e navi addobbati con vess<strong>il</strong>li e emblemi della Compagnia dei<br />

Piattelli. Importante testimonianza storica del tutto inedita relativa all’attività venatoria di una<br />

delle più prestigiose compagnie fiorentine del XVI-XVII secolo. La Compagnia venatoria dei<br />

Piattelli fu fondata nel 1572 e divenne ben presto la più potente associazione di cacciatori<br />

fiorentini controllando i territori adibiti alla caccia e dominando le varie competizioni; ad essa<br />

aderirono alcuni dei più celebri rappresentanti delle famiglie nob<strong>il</strong>i dell’epoca: dai Medici, ai<br />

Cambi, dai Capponi ai Pandolfini, dai Compagni ai Ricasoli. Il nome della compagnia deriva<br />

“…dal mettere ciascuno a comune la sua vivanda, o <strong>il</strong> suo piatto, e si dicea far piattello”<br />

(Moreni 1824); la Compagnia dei Piattelli ebbe come acerrimi rivali i rappresentanti della<br />

Compagnia dei Piacevoli, costituita nel 1593. Proprio al rapporto conflittuale tra le due fazioni è<br />

dedicato un manoscritto cinquecentesco di Giulio Dati, capo della Compagnia dei Piattelli,<br />

conservato alla Biblioteca Medicea Laurenziana. Il manoscritto in esame copre un arco<br />

cronologico appena successivo al racconto del Dati ed è indubbiamente un importante fonte di<br />

riferimento per ricostruire l’attività, la composizione e l’organizzazione della Compagnia. Viene<br />

qui allegata la prima edizione, in bella brossura, della trascrizione a stampa di tale manoscritto<br />

corredata dell’introduzione del Canonico Moreni, ancora oggi importante fonte documentaria per<br />

ricostruire notizie storiche sulla compagnia (Disfida di Caccia tra i Piacevoli e Piattelli descritta<br />

da Giulio Dati né mai fin qui comparsa in luce, Firenze Bagheri 1824).Si allega <strong>il</strong> catalogo di<br />

“Libri e Manoscritti Antichi e Moderni”, in vendita nel 1840 presso <strong>il</strong> noto libraio-editore<br />

fiorentino Giuseppe Molini, in cui era descritto <strong>il</strong> manoscritto (la più alta aggiudicazione dopo<br />

un codice su pergamena del De Civitate Dei del XIV secolo, stimato circa <strong>il</strong> doppio). Alcuni<br />

fogli volanti su carta azzurra sono inseriti tra le pagine del manoscritto: si tratta di appunti e di<br />

una parziale trascrizione di un antico possessore inglese dell’Ottocento. [7491]<br />

11. CAVOUR, Cam<strong>il</strong>lo Benso Conte di. Lettera autografa firmata Leri 13 janvier<br />

(1860), 4 pagine in francese a François Buloz. € 5.000<br />

Importante lettera, inviata all’editore Buloz (1803-77, per 40 anni direttore della Revue des Deux<br />

Mondes ed amministratore della Comédie-Française) pochi giorni prima del suo ritorno al<br />

governo; comprende giudizi su Garibaldi, definito tra l’altro “brave général aussi triste politique<br />

que bon soldat”, alla vig<strong>il</strong>ia dell’accordo per la cessione di Nizza e Savoia alla Francia. Deluso<br />

per le conseguenze dell’armistizio di V<strong>il</strong>lafranca (11 luglio 1859), Cavour aveva dato le<br />

dimissioni da Presidente del Consiglio; sarebbe stato richiamato <strong>il</strong> 21 gennaio 1860 per <strong>il</strong> suo<br />

terzo mandato, che avrebbe visto in marzo l’annessione al Piemonte dei ducati di Parma e<br />

Modena, della Romagna e della Toscana, a fronte della cessione di Nizza e Savoia alla Francia.<br />

«L’ajournement du congrès m’a non seulement forcé à renoncer à toute idée d’aller à Paris,<br />

mais <strong>il</strong> a été cause de mon retour à Leri. J’ai du quitter Turin pour ne pas faire de l’opposition,<br />

et pour ne pas sanctionner par ma présence s<strong>il</strong>encieuse une conduite que je crois dangereuse<br />

pour ne pas dire fatale. Le ministère, ou pour mieux dire un ministre pour se préserver d’une<br />

opposition que je ne lui avais pas faite, et que je n’avais nullement l’intention de lui faire est allé<br />

chercher des aux<strong>il</strong>iaires dans l’extrême gauche pour en faire des instruments de guerre contre<br />

moi. Après avoir inut<strong>il</strong>ement aiguisé la plume de Brofferio, et tenté vainement d’organiser un<br />

comité électoral pour me nuire; <strong>il</strong> a tenté de me détruire au moyen de Garibaldi. Le brave<br />

général aussi triste politique que bon soldat, s’est laissé persuader que j’étais devenu un<br />

réactionaire, et que par conséquent <strong>il</strong> ferait oeuvre de bon citoyen en annulant dans les élections<br />

l’influence de mes amis. La Nazione Armata n’avait pas d’autre but...». Cavour sostiene di avere<br />

rinunciato ad una battaglia politica e morale che avrebbe nuociuto al paese «elle aurait exercé<br />

une fâcheuse influence sur l’opinion publique de laquelle le sort de l’Italie dépend peut-être.

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