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IL CINQUECENTO: LETTERATURA ED EDIZIONI DI PREGIO<br />
64. ALBERTI, Leon Battista. Leo Baptista de Albertis Florentinus De Principe.<br />
Romae, apud Stephanum Gu<strong>il</strong>eretum, M.D.XX. Kal. Novembris (1520), € 12.500<br />
in-folio (mm 280 x 200), ff. 71 n.n. (manca l’ultimo bianco), legatura secentesca in pergamena.<br />
Sul frontespizio s<strong>il</strong>ografia di una “menorah” con scritta in caratteri ebraici sul basamento del<br />
candelabro; la stessa ripetura in fine sopra <strong>il</strong> colophon. Prima edizione, con una bellissima<br />
dedica dell’umanista Giano Vitali in versi “Albertum en lepidum tibi Leonem Gyberte … tales<br />
Thuscia sola fert Leones” a Gio.Matteo Giberti segretario di Leone X de’Medici. Nello stesso<br />
anno <strong>il</strong> testo fu pubblicato - con <strong>il</strong> titolo “Momus” e dedica al card. Pietro Accolti - da Iacopo<br />
Mazzocchi in 104 fogli, comprendenti un’Errata. Il fatto che questa edizione del Gu<strong>il</strong>lery non<br />
riporti le correzioni dovrebbe attestarne la precedenza. Scritto dall’Alberti mentre dimorava<br />
presso la Curia romana, “Il Principe”, romanzo allegorico-satirico, fu intitolato al dio della<br />
Satira Momo, censore attivo tra degli dei dell’Olimpo e gli uomini, responsab<strong>il</strong>i della propria<br />
sorte. Non mancano arguzie e cenni di apprezzamento per l’opera degli architetti e dei pittori<br />
messi a confronto con la deludente organizzazione dell’universo teorizzata dagli dei e dai<br />
f<strong>il</strong>osofi. Si compone di 4 libri preceduti da un Proemio al lettore: “troverai non poche idee<br />
riguardanti la formazione dell’ottimo principe, e inoltre si presenterà anche una discreta serie<br />
di osservazioni rivelatrici sul carattere di coloro che al principe fanno seguito”. Le riflessioni di<br />
Leon Battista colgono i caratteri costanti dell’essenza del potere e di quel Principe di cui poco<br />
dopo avrebbe scritto Machiavelli per convincere i Medici delle condizioni storiche favorevoli<br />
per una iniziativa politica e m<strong>il</strong>itare. Una prima versione del testo era pronta nel 1450, quando<br />
Francesco F<strong>il</strong>elfo ne chiese una copia al sommo architetto ed umanista. Bell’esemplare assai<br />
fresco di edizione rarissima. BRUNET, I, 133. MANCA A ADAMS E STC, che posseggono l’altra<br />
edizione. Cfr. MOMUS. Edizione critica di F.Furlan e P.D’Alessandro, [16398]<br />
65. APULEIO, Lucio. Apuleio dell’Asino d’Oro tradotto per Messer Agnolo<br />
Firenzuola fiorentino. Con priv<strong>il</strong>egio. In Vinegia, appresso Gabriel Giolito de<br />
Ferrari, MDL (1550), € 5.000<br />
in-12, ff. 140 (numerati 142 per errore, perché al f. 142 si fece succedere <strong>il</strong> 145, saltando i fogli<br />
143 e 144. Esempl. assolutamente completo). Impresa di Giolito sul titolo ed altra, diversa, al<br />
recto dell’ultimo foglio. Splendida legatura moderna d’amatore in marocchino granata<br />
elegantemente decorata in oro da f<strong>il</strong>ettature varie a intreccio, fregi floreali sui piatti e al dorso,<br />
titolo oro, dentelle int., tagli dor. (firmata Lortic). Prima edizione rara della libera traduzione de<br />
L’Asino d’Oro ad opera del Firenzuola; curioso notare che l’a. attribuisca a se stesso ciò che<br />
Apuleio aveva finto di sé trasformato in asino. Dedicata a Lorenzo Pucci da Lorenzo Scala.<br />
Freschissimo esemplare. BONGI, ANNALI, p.273. STC p.35. [14824]<br />
66. ARETINO, Pietro. Ragionamento nel quale figura quattro Suoi Amici, che<br />
favellano de le Corti del Mondo, e di quelle del Cielo. (Venezia, Marcolini, 1539), € 4.700<br />
in-8, ff. 56 (ultimo bianco), bel carattere corsivo, grande ritratto a mezzo busto del “Divino<br />
Aretino” sulla pagina del titolo, in s<strong>il</strong>ografia. Legatura moderna in pieno marocchino blu, dorso<br />
a nervi con titolo oro. Probab<strong>il</strong>e prima o seconda edizione, contemporanea all’altra di Marcolini<br />
del medesimo anno. Esiste un’impressione con la data di Novara 1538, che è sicuramente falsa<br />
per località di stampa e data (Cfr. Bersano, Cinquecentine Piemontesi, III, n.1155). Opera di<br />
P.Aretino (1492-1556), rovente invettiva contro la vita di Corte, che ha come interlocutori Piero<br />
Piccardo, Giovanni Giustiniano, e Lodovico Dolce. Ebbe lo scopo, riuscito, di distogliere un<br />
giovane studioso e poeta, Francesco Coccio, dal desiderio di lasciare gli studi per andare a fare <strong>il</strong><br />
cortigiano. Il Dialogo si tenne nel giardino del celebre tipografo Marcolini. Volume assai raro in<br />
esemplare assai marginoso bello, accuratamente rinfrescato e r<strong>il</strong>egato. MANCA a varie<br />
bibliografie, tra le quali al GAMBA e ADAMS. CASALI, ANNALI DEL MARCOLINI, n.38. DIZ.<br />
BOMPIANI, II, 632. [14825]