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42. PETRARCA, Francesco. De Remediis Utriusque Fortunae. Cremona, Bernardinus de Misintis et Caesar Parmensis 17.11.1492, € 7.500 in-folio, ff. 164 (primo e ultimo f. bianchi mancanti; segn.: *3, a-b8, c-z6, A-B6, C7); leg. coeva in piena pergamena (antichi restauri). Carattere romano; spazi per lettere guida, impresa dei tipografi al verso del f. 164. (In fine, colophon:) “Impressum Cremonae, Bernardinus de Misintis et Caesar Parmensis, anno incarnationis dominice 1492, die 17 mensis Novembris”. Prima edizione impressa in Italia del “De remediis utriusque fortunae” (apparso per la prima volta a Colonia intorno al 1470); l’opera, composta da Petrarca tra 1345 e 1366 e dedicata ad Azzo da Correggio, è un lungo dialogo a sfondo pessimista tra la Ragione, il Gaudio, la Speranza, il Timore e il Dolore. Precedono il testo una Tabula dei contenuti e una lettera al “Marchisinum Stangham”. Importante opera stampata a Cremona dai prototipografi Bernardinus de Misintis e Caesar Parmensis; i due stampatori lavorarono insieme tra 1492 e 1493, della loro attività congiunta si conoscono solo sei opere. Buon esemplare a grandi margini (lievi aloni d’umido nel margine inferiore degli ultimi ff.); rare postille coeve marginali e due parole in inchiostro al primo f. GOFF P409. HC 12793. BMC VII 956. IGI 7578. HORTIS 338. B.A.V., P-171. [5085] 43. PIATTI, Pietro Antonio, detto il Piattino. Libellus de carcere. (Ad illustrissimum Ducem Mediolani Carmina). (Firenze, Bartolomeo di Libri 1485- 1486 ca.), € 9.500 in-8, ff. 12 n.n., legatura ottocentesca in pergamena floscia. Terza edizione (Antonio Zaroto le aveva pubblicate nel 1483 e nel 1485). Interessante raccolta di componimenti poetici del dimenticato umanista milanese amico di Leonardo, composta durante la sua detenzione nel carcere di Monza. Nel febbraio 1469 Piattino fu fatto imprigionare nel castello di Porta Giovia dal giovane Galeazzo Maria Sforza a causa di un obbligo di corte disertato. Trasferito al carcere duro dei Forni di Monza, fu scarcerato nell’estate 1470, facendo ritorno a Milano solo dopo l’assassinio di Galeazzo Maria (1476). Allievo del Filelfo e sodale di Leonardo da Vinci, il Piatti fu da questi incaricato di inviare a Lodovico il Moro, che sollecitava Leonardo a portare a termine il lavoro, un’epigrafe in lode del padre Francesco per il basamento della grande statua equestre. Benché nel Carcere figurino alcuni epigrammi dedicati “duci Mediolanensi”, questi sono indirizzati a Giangaleazzo per chiedere la grazia e non si tratta quindi dei perduti versi composti per il monumento equestre, del quale venne realizzato il solo modello in gesso che andò distrutto. Il Libellus è dedicato Ad magnificum Thomam Thebaldum bononiensem; il Tebaldi fu consigliere ducale e ambasciatore di Carlo VII e dovette intercedere con successo alla scarcerazione del Piatti. L’Argelati (I, 268) ricorda il fatto “plurimum ab obtinendam a principe gratiam bonae frugis attulerat”. Quest’opera poetica è un resoconto del periodo della carcerazione: vi ricorda la sua Milano che credeva non avrebbe più rivisto e dedica alcuni versi a Lorenzo de’Medici per la morte del fratello Giuliano. Opera estremamente rara (si conoscono solo una ventina di esemplari complessivi delle tre edizioni). Bellissimo esemplare a pieni margini (alcune annotazioni manoscritte). GOFF P777. PELLECHET MS 9523. IGI 7867. BMC VI 648. NARDINI, VITA DI LEONARDO, p. 83: “Ferito nell’orgoglio Leonardo si rimise al lavoro “Poichè il Duca ha fretta”. Riprese gli studi eseguiti a Firenze per l’Adorazione dei Magi, quelli fatti nella bottega del Verrocchio al tempo del monumento equestre del Colleoni... era trascorso solo qualche mese, e già l’artista chiedeva all’oratore e poeta Platino Plato una frase da porsi, come epigrafe, sotto il monumento...”. Esaurienti biografie in A.SIMIONI, Un umanista milanese: Piattino Piatti, Archivio Storico Lombardo XXXI, 1904 p.227-301. [11546]
44. POGGIO BRACCIOLINI, Francesco. Historia Fiorentina ... di latino in lingua fiorentina. Venezia, Iacopo de Rossi, 1476, € 11.000 in-folio (mm 330x230), ff. 116 non num. (ultimo bianco presente), in legatura moderna ad imitazione d’epoca in pieno cuoio bruno con bordure a filetti e fregi floreali impressi a secco sui piatti, dorso a nervi con titolo oro e fregi a secco. (F.1:) “Prohemio di Iacopo di Messer Poggio.allo Illustrissimo signor Federico di Montefeltro d’Urbino nella Historia Fiorentina di Messer Poggio suo Padre. Et tradocta da lui”. Testo in carattere romano su 41 linee per pagina. Decorato da 9 capilettera stupendamente miniati in oro zecchino e decorati con motivi floreali policromi, dell’altezza di sette linee caduno, di particolare bellezza e pregio artistico. (F. 115, recto:) “Finito l’octavo & ultimo libro della historia fiorentina…Impresso a Vinegia per l’huomo di optiomo ingegnio Maestro Iacopo de Rossi di natione gallo neli anni di Cristo M.CCCCLXXVI …”. Importante editio princeps di questa nota opera storica su Firenze, redatta da uno dei più celebri umanisti del ‘400. Scritta da Francesco Bracciolini (Terranuova d’Arezzo 1380-1459) negli anni 1450-1455 in lingua latina, l’opera venne tradotta in volgare dal figlio Jacopo dopo la morte del padre ed è qui pubblicata per la prima volta. Esemplare in ottimo stato di conservazione ed a grandi margini bianchi, impreziosito dai bellissimi capilettera miniati. (Lievi arrossature della carta in alcuni margini, alcune postille ms. di antica mano). BMC, V-215. HAIN 13172. LOZZI, 1916. IGI n.7940. BIBL. VATICANA P-426. [15666] 45. SAVONAROLA, Gerolamo. La expositione del Pater Noster (S.n.t. ma Firenze, A.Tubini, L. de Alopa e A.Ghirlandi, 1500 ca), € 7.500 in-4 (199x133 mm), ff. 20 nn. (a-b8, c4), caratt. rom.; tre stupende grandi silografie su quasi mezza pag., 12 altre piccole figure su 9 linee, alcune ripetute, su fondo nero. Leg. d’amatore in marocchino granata, tre filetti in oro sui piatti, dorso decor. e titolato in oro, dent. int. (In fine:) Finita è questa operetta cioè La expositione del Pater noster con una epistola a una duota dòna Bolognese Composte da Hieronymo da Ferrara dell’ordine de frati predicatori. Al f.1 recto “Cristo sul Monte degli Ulivi”; al f.18 recto “un monaco predica a un gruppo di monache”; al f.20 verso “due monaci incontrano alcune vedove”. Cfr. Immagini e azione riformatrice, Alinari, 1985: “Nei legni savonaroliani ad immagini delineate con semplici e pure linee di contorno si alternano particolari di un nero compatto: finestrelle, vani, mantelli, copricapi, losanghe negli impiantiti… Certo è che Savonarola comprese subito la necessità di divulgare la dottrina cristiana con un mezzo che fosse più efficace delle parole gridate dal pulpito e alla portata del popolo. Le numerose edizioni savonaroliane arricchite di immagini provano come il frate fosse consapevole del calore del libro illustrato come strumento efficacissimo di propaganda e di divulgazione, veicolo di idee e sentimenti, ma anche come fenomeno artistico, tanto che si preoccupò egli stesso dell’aspetto illustrativo delle sue opere”. Ottimo esemplare di questo rara edizione figurata. GOFF S-202. SANDER 6782. KRISTELLER 384C. ADAMS S-495. NON IN BRITISH LIBRARY. [4616] 46. SAVONAROLA, Gerolamo. Espositione del Salmo LXXVIIII Qui Regis Israel. (In fine:) Impresso in Firenze, A di viii. di Giugno MCCCCLXXXXVI. (1496), € 8.000 in-4 (205x143), ff.14 nn., segn a8-b6, caratt. rom., leg. antica in cartoncino rigido e carta marmorizz. a fiori. Con due silografie: a f.1 recto “Davide inginocchiato in una radura con l’arpa a terra alla sua sinistra” (mm 68x47); a f.2 verso “figura a mezzo busto di santo in preghiera incoronato” (mm 28x30). Foglio 1, recto: “Proemio di frate Hieronymo da Ferrara dellordine de / predicatori nella expositione del psalmo LXXVIIII. / tradocto in lingua Fiorètina da un suo deuoto familiare”. Cfr. Immagini e azione riformatrice, Alinari, 1985 “Con le xilografie degli scritti a stampa savonaroliani assistiamo allo sviluppo creativo di questo nuovo genere artistico… È perciò logico pensare che le xilografie che li accompagnano costituiscano un messaggio della massima importanza … Probabilmente i primi xilografi provennero da una qualsiasi delle altre arti, dalla pittura come dalla miniatura, dall’oreficeria come dalla scultura …”. Esemplare assai bello di raro incunabulo figurato. AUDIN 127. SANDER 6790. KRISTELLER 388C. GRUYER P.13/14. BMC VI, 675. IGI 8740. [4613]
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42. PETRARCA, Francesco. De Remediis Utriusque Fortunae. Cremona,<br />
Bernardinus de Misintis et Caesar Parmensis 17.11.1492, € 7.500<br />
in-folio, ff. 164 (primo e ultimo f. bianchi mancanti; segn.: *3, a-b8, c-z6, A-B6, C7); leg.<br />
coeva in piena pergamena (antichi restauri). Carattere romano; spazi per lettere guida,<br />
impresa dei tipografi al verso del f. 164. (In fine, colophon:) “Impressum Cremonae,<br />
Bernardinus de Misintis et Caesar Parmensis, anno incarnationis dominice 1492, die 17<br />
mensis Novembris”. Prima edizione impressa in Italia del “De remediis utriusque<br />
fortunae” (apparso per la prima volta a Colonia intorno al 1470); l’opera, composta da<br />
Petrarca tra 1345 e 1366 e dedicata ad Azzo da Correggio, è un lungo dialogo a sfondo<br />
pessimista tra la Ragione, <strong>il</strong> Gaudio, la Speranza, <strong>il</strong> Timore e <strong>il</strong> Dolore. Precedono <strong>il</strong> testo<br />
una Tabula dei contenuti e una lettera al “Marchisinum Stangham”. Importante opera<br />
stampata a Cremona dai prototipografi Bernardinus de Misintis e Caesar Parmensis; i due<br />
stampatori lavorarono insieme tra 1492 e 1493, della loro attività congiunta si conoscono<br />
solo sei opere. Buon esemplare a grandi margini (lievi aloni d’umido nel margine inferiore<br />
degli ultimi ff.); rare post<strong>il</strong>le coeve marginali e due parole in inchiostro al primo f. GOFF<br />
P409. HC 12793. BMC VII 956. IGI 7578. HORTIS 338. B.A.V., P-171. [5085]<br />
43. PIATTI, Pietro Antonio, detto <strong>il</strong> Piattino. Libellus de carcere. (Ad<br />
<strong>il</strong>lustrissimum Ducem Mediolani Carmina). (Firenze, Bartolomeo di Libri 1485-<br />
1486 ca.), € 9.500<br />
in-8, ff. 12 n.n., legatura ottocentesca in pergamena floscia. Terza edizione (Antonio<br />
Zaroto le aveva pubblicate nel 1483 e nel 1485). Interessante raccolta di componimenti<br />
poetici del dimenticato umanista m<strong>il</strong>anese amico di Leonardo, composta durante la sua<br />
detenzione nel carcere di Monza. Nel febbraio 1469 Piattino fu fatto imprigionare nel<br />
castello di Porta Giovia dal giovane Galeazzo Maria Sforza a causa di un obbligo di corte<br />
disertato. Trasferito al carcere duro dei Forni di Monza, fu scarcerato nell’estate 1470,<br />
facendo ritorno a M<strong>il</strong>ano solo dopo l’assassinio di Galeazzo Maria (1476). Allievo del<br />
F<strong>il</strong>elfo e sodale di Leonardo da Vinci, <strong>il</strong> Piatti fu da questi incaricato di inviare a<br />
Lodovico <strong>il</strong> Moro, che sollecitava Leonardo a portare a termine <strong>il</strong> lavoro, un’epigrafe in<br />
lode del padre Francesco per <strong>il</strong> basamento della grande statua equestre. Benché nel<br />
Carcere figurino alcuni epigrammi dedicati “duci Mediolanensi”, questi sono indirizzati a<br />
Giangaleazzo per chiedere la grazia e non si tratta quindi dei perduti versi composti per <strong>il</strong><br />
monumento equestre, del quale venne realizzato <strong>il</strong> solo modello in gesso che andò<br />
distrutto. Il Libellus è dedicato Ad magnificum Thomam Thebaldum bononiensem; <strong>il</strong><br />
Tebaldi fu consigliere ducale e ambasciatore di Carlo VII e dovette intercedere con<br />
successo alla scarcerazione del Piatti. L’Argelati (I, 268) ricorda <strong>il</strong> fatto “plurimum ab<br />
obtinendam a principe gratiam bonae frugis attulerat”. Quest’opera poetica è un<br />
resoconto del periodo della carcerazione: vi ricorda la sua M<strong>il</strong>ano che credeva non<br />
avrebbe più rivisto e dedica alcuni versi a Lorenzo de’Medici per la morte del fratello<br />
Giuliano. Opera estremamente rara (si conoscono solo una ventina di esemplari<br />
complessivi delle tre edizioni). Bellissimo esemplare a pieni margini (alcune annotazioni<br />
manoscritte). GOFF P777. PELLECHET MS 9523. IGI 7867. BMC VI 648. NARDINI, VITA DI<br />
LEONARDO, p. 83: “Ferito nell’orgoglio Leonardo si rimise al lavoro “Poichè <strong>il</strong> Duca ha<br />
fretta”. Riprese gli studi eseguiti a Firenze per l’Adorazione dei Magi, quelli fatti nella<br />
bottega del Verrocchio al tempo del monumento equestre del Colleoni... era trascorso<br />
solo qualche mese, e già l’artista chiedeva all’oratore e poeta Platino Plato una frase da<br />
porsi, come epigrafe, sotto <strong>il</strong> monumento...”. Esaurienti biografie in A.SIMIONI, Un<br />
umanista m<strong>il</strong>anese: Piattino Piatti, Archivio Storico Lombardo XXXI, 1904 p.227-301.<br />
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