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nei successivi lavori di Sabellico e Sanuto. Coriolano Cippico (1425-1493) fu apprezzato<br />

storiografo attivo nella professione forense a Venezia. Ottimo esemplare, fresco e a pieni<br />

margini (rare post<strong>il</strong>le marginali di mano coeva). GOFF C378. BMC V 244. ESSLING 254. SANDER<br />

1912. IGI 2684. DBIT 25, p. 735-36. [15669]<br />

31. CLIMACO, Santo Giovanni. Sancto Ioanne Climacho. Altramente Schala<br />

Paradisi. (Al verso dell’ ultimo f., colophon:) Questo Libro fu facto in Venesia per<br />

Matheo da Parma. Nel M.CCCC.LXXXXI. Die VIII. Mensis Iuni (Venezia, Matteo<br />

Capcasa e Bern. Benali, 1491), € 14.000<br />

in-4 (mm 215x150), ff.144 nn., ottimo carattere tondo, due belle <strong>il</strong>lustrazioni in s<strong>il</strong>ografia, una al<br />

recto del primo foglio raffigurante l’Annunciazione, la seconda la Pietà al verso del secondo f.<br />

Legatura 600esca in piena pergamena rigida, titolo oro su tassello al dorso, tagli marmorizz.<br />

Seconda edizione, prima figurata, La “Scala del Paradiso” è opera ascetica che San Giovanni<br />

Climaco scrisse sotto forma di sentenze ed aforismi in st<strong>il</strong>e semplice e conciso, immaginando<br />

trenta gradini attraverso ai quali deve passare l’anima per poter giungere alla perfezione,<br />

indispensab<strong>il</strong>e per <strong>il</strong> Paradiso. Celebre guida spirituale, vera e propria sintesi della tradizione<br />

monastica antica. Fu trasposta in italiano dal latino dall’agostiniano Gent<strong>il</strong>e da Foligno nel XIV<br />

sec. L’edizione fu limitata a 750 esemplari (British Museum Cat.) dei quali assai pochi sono<br />

conservati in Biblioteche Pubbliche. Ottimo esemplare.<br />

BMC V, p.373. H.C. 5468. REICHLING, I, p.130. ESSLING, 565. SANDER, 2018. CAT. MARTINI<br />

INCUNABULI, n.188. GOFF J-309. ZAMBRINO, OPERE VOLGARI, 467. [14823]<br />

32. DANTE Alighieri. La Divina Comedia, con la Vita ed <strong>il</strong> Commento di<br />

Cristoforo Landino riveduto da Fra Piero da Fighino dell’Ordine de’Minori.<br />

Venezia, Bernardino Benali e Matteo Capocasa da Parma, 3 Marzo 1491, € 50.000<br />

in-folio (mm 310x218), ff. 302, di cui i ff. 12-301 sono numerati da II a CCLXXXXI, legatura in<br />

pergamena antica a capitelli passanti, in astuccio m.pelle. Illustrato da 97 s<strong>il</strong>ografie piccole e da<br />

4 grandi a piena pagina (quella relativa al Purgatorio è ripetuta) all’inizio di ogni Cantica entro<br />

belle bordure con figure e animali. Numerose iniziali s<strong>il</strong>ografiche ornate su fondo nero nel testo.<br />

Alla c. XVIIIv, nel margine sotto la figura della porta dell’Inferno compare l’annotazione di mano<br />

del XVII secolo: procul hinc adeste Profani. Alla c. CXXXIVr, sempre della stessa mano, Pape<br />

Satan Aleppe - Phy Diabolo e, al verso, nel margine sotto la figura di Lucifero (canto XXXIV) E<br />

M<strong>il</strong>libus vix Uni. Entrambe le citazioni sono tratte dall’Amphitheatrum sapientiae aeternae<br />

(1609) del mistico e alchimista tedesco seguace di Paracelso Heinrich Khunrath. Prima edizione<br />

a contenere le <strong>il</strong>lustrazioni del Paradiso – l’edizione bresciana del 1487 si fermava infatti al<br />

Purgatorio – e prima edizione a contenere le revisioni di Pietro da Fighine al commento di<br />

Cristoforo Landino. Benché sembri ormai chiarita la precedenza tra le due edizioni del 1491 –<br />

alcune varianti testuali fanno supporre che questa edizione, datata 3 Marzo, sia in realtà del<br />

1492, iniziandosi l’anno veneziano <strong>il</strong> 1 Marzo. Precedono <strong>il</strong> testo un’Apologia e la Vita di Dante;<br />

lo seguono <strong>il</strong> Credo, i Dieci Comandamenti, i Sette Salmi penitenziali, <strong>il</strong> Pater Noster e l’Ave<br />

Maria ridotti in terze rime ed attribuiti a Dante. Il presente esemplare unisce alla notevole rarità<br />

dell’edizione una provenienza particolarmente interessante. Infatti per quel che riguarda le<br />

citazioni tratte dall’Amphitheatrum aeternae sapientiae di Heinrich Khunrath riportate alle cc.<br />

XVIIIv e CXXXIVr, è importante r<strong>il</strong>evare che l’abeste attestato sul frontone della porta<br />

dell’Anfiteatro del Khunrath venga modificato in adeste nella citazione vicino al Lasciate ogni<br />

speranza voi ch’entrate. Infine alla c. CCLXII figurano un paio di sottolineature, la croce della<br />

s<strong>il</strong>ografia è iscritta in un triangolo tracciato a inchiostro, ad una delle stelle sono stati aggiunti<br />

dei raggi, e nel margine inferiore compare la scritta in greco ph<strong>il</strong>aletes = amante della verità.<br />

Chiaro è <strong>il</strong> riferimento di questa annotazione al testo: nel XVIII canto del Paradiso, Cacciaguida<br />

rincuora Dante e lo invita ha dire la verità, anche quando è scomoda: “Ma nondimen, rimossa<br />

ogne menzogna, tutta tua vision fa manifesta; e lascia pur grattar dov’è la rogna”. Quindi<br />

questo esemplare appartenne nel XVII secolo ad un dotto conoscitore del Khunrath, ed “amante<br />

della verità”, legato all’ambiente Rosacrociano, come testimonia <strong>il</strong> particolare uso della croce

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