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osso; grande impresa figurata al verso dell’ultimo foglio. Al verso del titolo vi è l’elenco<br />
completo dei 23 opuscoli dal contenuto vario: morale, religioso, ascetico e f<strong>il</strong>osofico. Pur non<br />
annoverati tra le opere principali del grande Santo e Dottore della Chiesa (1221-1274), gli<br />
“opuscula”, per <strong>il</strong> contenuto dottrinario meno complesso e soprattutto per la loro brevità, ebbero<br />
grande diffusione ed influsso nel mondo religioso e f<strong>il</strong>osofico del tempo e dei secoli successivi.<br />
Esempl. assai puro (antico timbro della Biblioteca Angeli di Cremona al f. 1 recto; ex-libris di<br />
Ned J. Nakles). Quinta edizione di testi in parte apocrifi attribuiti a Bonaventura. Tiratura con<br />
variante al titolo e al testo di i6v-7v, come descritto in GW.<br />
HC *3467. BMC VII, 989. GW 4649. GOFF B-929. IGI 1933. PELLECHET 2621. PROCTOR 7033.<br />
[4823]<br />
29. CAVALCA, Domenico. Frutti della lingua. (Legato con:) Specchio di Croce.<br />
Firenze (Bartolomeo dei Libri, 1494), € 30.000<br />
2 opere in 1 vol. in-4, ff. 142 n.n.; 98 n.n., legatura del XVIII secolo in pergamena rigida, titolo<br />
in oro al dorso. Seconda edizione dei Frutti della lingua, apparsi per la prima volta l’anno<br />
precedente (Firenze, Morgiani 1493). Al titolo grande s<strong>il</strong>ografia ambientata in un chiostro con<br />
sulla sinistra due frati domenicani in atto di predicare ad un gruppo di monache sulla destra (mm<br />
97x87). Cavalca compose <strong>il</strong> suo trattato dopo <strong>il</strong> 1433, dividendolo in tre parti (orazione,<br />
predicazione, confessione) e lo concepì come un’appendice al “Pung<strong>il</strong>ingua”. Al recto del titolo<br />
dello Specchio, apparso a partire dal 1476 e più volte ristampato nel XV secolo, s<strong>il</strong>ografia con<br />
Crocifissione (mm 99x85), con la Vergine, San Giovanni e la Maddalena, al verso è impressa la<br />
medesima scena che è sul titolo dei Frutti. Importante assieme di due tra i più celebri testi in<br />
volgare del predicatore domenicano (1270 ca. - 1342), superbamente <strong>il</strong>lustrati da due grandi<br />
s<strong>il</strong>ografie. Buon esemplare, usuali fioriture della carta (restauro all’angolo superiore di un f.<br />
dello Specchio). Provenienze: nota di possesso e qualche rara sottolineatura di “Melchior<br />
Magius C.A.C 1721” (Cavaliere di S. Stefano, consigliere di papa Clemente XII in qualità di<br />
Canonico della Bas<strong>il</strong>ica Vaticana) ed altra firma coeva “Di me Galeazzo Burnio (o Bornio) e<br />
degli amici miei”.1) CAT. MARTINI 119. GOFF C332. IGI 2625. SANDER 1849. BMC VI 658.<br />
GAMBA 311. ZAMBRINI 251. 2) CAT. MARTINI 119 E 122. GAMBA 305, nota. SANDER 1856. IGI<br />
2649. MANCA A BMC. [9419]<br />
30. CEPIO, Coriolanus. Petri Mocenici imperatoris gestorum libri tres. Venezia,<br />
Erhald Ratdolt e Petrus Loeslein, 1477, € 9.500<br />
in-4 (mm 205x146), ff. 53 (su 54, mancando <strong>il</strong> primo bianco; a-f8, g6), legatura del XVI secolo<br />
in pelle, ai piatti ampia bordura con volute con agli angoli composizioni vegetali, ripetute al<br />
centro, <strong>il</strong> tutto impresso in oro; dorso liscio (con difetti). Testo in carattere tondo, alcune parole<br />
in greco, (Colophon in fine:) Impressum est hoc opusculum Venetijs per Bernardum pictorem &<br />
Erhaldum ratdolt de Augusta una cum Petro loslein de Langencen correctore et socio.<br />
Primo foglio con dedica entro splendida bordura su fondo nero, con due scudi incrociati sul lato<br />
inferiore. Un confronto tra i vari esemplari sopravvissuti di quest’opera ha permesso di<br />
ipotizzare, a causa di lievi variazioni nella posizione della bordura, che <strong>il</strong> foglio venne composto<br />
mediante due passaggi di stampa (uno per <strong>il</strong> testo, l’altro per la s<strong>il</strong>ografia). La medesima bordura<br />
venne ut<strong>il</strong>izzata l’anno seguente per la Cosmographia di Pomponio Mela. Prima edizione di<br />
questo importante ed accurato resoconto della spedizione in Levante di Pietro Mocenigo tra 1470<br />
e 1474. L’opera, dedicata a Marcantonio Morosini, ambasciatore veneziano presso <strong>il</strong> duca di<br />
Borgogna, ha chiaramente fini apologetici verso <strong>il</strong> Mocenigo. Notevole spazio è infatti dato ai<br />
successi della spedizione, come la presa di Smirne da parte dei veneziani e <strong>il</strong> fallito assedio turco<br />
di Scutari, mentre vengono edulcorati episodi meno br<strong>il</strong>lanti, come la destituzione di Antonio<br />
Canal, colpevole di aver lasciato Negroponte ai Turchi. L’a., che accompagnò personalmente in<br />
battaglia <strong>il</strong> futuro doge veneziano, durante la narrazione parla di sé in pochissime occasioni e<br />
sempre in terza persona. Particolarmente interessanti e ut<strong>il</strong>i sono le frequenti descrizioni che <strong>il</strong><br />
Cippico fa di monumenti ed epigrafi antiche, dimostrando un notevole gusto antiquario.<br />
Insostituib<strong>il</strong>e testimonianza di prima mano di importanti fatti storici; venne ripresa come fonte