Il bosco Coda di Manin di Muzzana del Turgnano ... - Ad Undecimum

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Il bosco Coda di Manin di Muzzana del
Turgnano (Udine).
La flora vascolare e le briofite 1
Introduzione
Pochi chilometri circa a sud-est del centro abitato di Muzzana, praticamente
attaccato alla frazione carlinese di S. Gervasio, si sviluppa un magnifico bosco di
latifoglie. Esso è indicato nella Carta ufficiale dello Stato (IGM, F° 40 della Carta
d’Italia, Palazzolo dello Stella, III N.E., scala 1: 25 000, rilevo del 1891 e aggiornamento
del 1951) con il nome di Bosco Coda di Manin. ha una forma vagamente
ellittica con l’asse maggiore in direzione nordest ed è delimitato dallo Scolo
Fossadello e dal Canale Cormor.
L’intero bosco appartiene amministrativamente al comune di Muzzana ed è di
proprietà di privati. La sua estensione è di circa 173 ha.
E’ un’area di rilevante interesse ambientale e, ai sensi delle direttive CEE n.
43/1992 e n. 409/1979, rientra nella Rete Natura 2000, una rete ecologica europea
della quale fanno parte zone speciali di conservazione. Fa parte anche delle cosiddette
aree di reperimento regionali (preferenziali sotto il profilo ambientale) di
cui all’art. 70 della L.R. 42/1996.
L’origine del bosco Coda di Manin
Antichissima è la presenza di boschi nella Bassa Pianura Friulana. Estesissime
foreste, essenzialmente querceti misti, erano presenti nel Neolitico in tutta la vasta
pianura del Po. E’ ricordata in tempo di dominio romano, una sylva lupanica,
che si estendeva tra i fiumi Livenza e Isonzo. Il nome lupanica era stato tratto
sicuramente da lupus, lupo, mammifero che certamente frequentava le plaghe
boschive della Bassa Friulana provenendo dal Carso e dai monti dell’Illiria.
Dopo l’espansione altomedievale delle foreste, dovuta alla diminuzione della
popolazione in seguito alla decadenza e poi rovina dell’Impero Romano, il paesaggio
della Bassa Pianura Friulana appariva dominato da un susseguirsi di boschi
e plaghe umide.
Ringraziamenti.
Ringrazio sentitamente l’amico muzzanese Renzo Casasola per le segnalazioni di specie vascolari risultate
nuovi ritrovamenti per il bosco Coda di Manin, per le ottime fotografie e per aver effettuato una
scrupolosa campionatura di briofite nel biotopo stesso. Ringrazio altresì i Sigg. Ermanno Dentesano e
Barbara Cinauseo per alcune notizie riguardanti la storia del bosco e i Sigg. Angelo e Maria Luisa Boemo
per le comunicazioni riguardanti in particolare il rinvenimento di un’enorme distesa di galanthus nivalis
e di una stazione molto ricca di felci.

Con la riconquista degli spazi per la
attività agricole, pian piano la grande foresta
mesofilo-igrofila della Bassa venne
dissodata, con un’accelerazione inesorabile
in seguito alle massicce bonifiche
e ai disboscamenti selvaggi del secolo
scorso. Il sottoscritto ricorda perfettamente
gli ultimi, grossi esboschi effettuati
nei primi anni ’60. Il bosco Baredi, che
si estendeva anche in una fascia più meridionale
tra il F. turgnano e il Canale Cormor,
arrivava allora fino all’attuale argine
nord della Bonifica di Muzzana. Attualmente
sono rimasti a testimoniare l’antica
ricchezza naturalistica solo circa 500 ha,
oltre la metà dei quali praticamente concentrata
nel territorio comunale di Muzzana
del turgnano.
Il bosco Coda di Manin rappresen- Allium suaveolens .
ta storicamente il resto di una proprietà
della famiglia fiorentina Manin, famiglia
che, con un suo ramo, si era trasferita nel
1312 in Friuli al servizio del Patriarca di
Aquileia. Nel 1651, dietro versamento di
100.000 ducati, i Manin entrarono a far
parte dell’aristocrazia veneta e quasi certamente
intorno allo stesso periodo acquistarono
nella Bassa Friulana 1500 campi
di terreni paludosi, di cui 676 in un unico
lotto a Muzzana. Da questa operazione
entra probabilmente il nome Manin nel
toponimo relativo al bosco contrassegna- Anemone ranunculoides .
to nelle carte topografiche con l’indicativo
Coda di Manin. E l’appellativo popolaresco (?) Coda sembrerebbe poi dovuto
alla forma allungata del bosco.
La flora vascolare
Le specie vascolari ospitate dal bosco Coda di Manin costituiscono un insieme
estremamente interessante di piante perché sono la testimonianza della foresta
climax che ha ricoperto in tempi a noi non lontanissimi, il territorio della Bassa
Friulana. In un certo senso poi la presenza di entità ormai praticamente scomparse
dalla Pianura Padana o diventate rarissime, induce un certo senso di ottimismo
fra gli studiosi e una volta di più rappresenta un argomento a favore di una poli-
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Bosco Coda di Manin, galanthus nivalis .
Bosco Coda di Manin, iris sibirica .
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tica di salvaguardia non
tanto della singola specie
quanto dell’intero ecosistema
nel quale trova il
suo habitat.
La flora superiore (vascolare)
del bosco Coda
di Manin può dirsi conosciuta
in modo più che
soddisfacente essendo
stata oggetto di indagini
approfondite a partire
dagli anni ’60 del secolo
scorso (Pa i e r o, 1965;
sgu a z z i N, 1981; sg u a z -
z i N 1991, 2000). Citazioni
per il bosco Coda di
Manin o semplicemente
note utilizzabili anche
per questo grande bosco
planiziale, possono essere
rinvenute pure in altri
lavori riportati in bibliografia.
Le esplorazioni comunque
continuano sempre
e nuovi, sia pure non
frequentissimi ritrovamenti,
specie di flora del
sottobosco, continuano a
meravigliare.
tra la flora legnosa
(alberi e arbusti), quella
che dà al bosco la sua
fisionomia generale, troviamo
alberi imponenti
come la farnia (Quercus
robur), il frassino ossifillo
(Fraxinus oxicarpa
subsp. angustifolia), il
frassino maggiore (Fraxinus
excelsior), più raro
del precedente, il carpi-

no bianco (Carpinus betulus)
e poi tutta una serie
di presenze arboree quali
il comunissimo acero
campestre (Acer campestre),
l’olmo campestre
(Ulmus campestris), l’orniello
(Fraxinus ornus),
l’ontano nero (Alnus glutinosa),
il melo selvatico
(Malus sylvestris), il pero
selvatico (Pyrus piraster),
il ciliegio selvatico
(Prunus avium), il salicone
(salix caprea), il pioppo
tremolo (Populus tremula),
il sorbo torminale
(sorbus torminalis), il
sambuco (sambucus nigra),
l’acero falso platano
(Acer pseudoplatanus).
Fra gli arbusti dominano
il nocciolo (Corylus
avellana), i biancospini
(Crataegus monogyna e
C . laevigata), con la prima
specie in netta prevalenza),
il prugnolo (Prunus
spinosa), la lantana
(viburnum lantana),
il pallon di neve (viburnum
opulus), la frangola
( Frangula alnus), lo
spinocervino (rhamnus
cathartica), il corniolo
(Cornus mas), la sanguinella
(Cornus sanguinea),
il berretto da prete
(euonymus europaea), il
ligustro (ligustrum vulgare),
il gisilostio (lonicera
xylosteum), la madreselva
(lonicera capri-
Bosco Coda di Manin, leucojum aestivum .
Bosco Coda di Manin, orchis purpurea .
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Bosco Coda di Manin, Paris quadrifolia .
Bosco Coda di Manin, Pellia endiviifolia .
60
folium), il pungitopo (ruscus
aculeatus), il mezereo
(daphne mezereum),
fiorito già in febbraio, rose
selvatiche (rosa sp.)
e rovi (rubus sp.). Negli
anni ’50 del secolo scorso
era ancora molto diffuso
il ginepro (Juniperus
communis), ma poi è
andato rarefacendosi fino
a praticamente scomparire.
Andrebbe reintrodotto.
Il sottobosco è molto
variopinto e ricco. Compaiono
per primi i graziosissimi
bianchi fiori
del campanellino (leucojum
vernum) e del bucaneve
(galanthus nivalis)
e sorprende che questa
seconda specie, che
risulta assente nei vicini
boschi Baredi e Selva di
Arvonchi, mostri distese
di centinaia, migliaia
di individui. Spuntano
poi le allegre corolle dei
crochi (Crocus vernus),
degli anemoni (Anemone
nemorosa, Anemone
ranunculoides, Anemone
trifolia), delle primule
(Primula acaulis), delle
viole (viola alba, viola
sylvestris, viola hirta,
viola odorata), della
pervinca (vinca minor),
della polmonaria (Pulmonaria
officinalis), del
ranuncolo (ranunculus
auricomus) ecc.

Fino a giugno è tutto
un fiorire di bellissime
specie e di altre più
umili, ma non meno importanti
dal lato botanico.
Ricordiamo l’aglio
orsino (Allium ursinum),
il bàccaro (Asarum europaeum),
il mughetto
(Convallaria majalis),
l’asparago selvatico
(Asparagus tenuifolius),
l’euforbia delle faggete
(euphorbia amigdaloides),
l’euforbia bitorzoluta
(euphorbia dulcis),
la fragolina (Fragaria
vesca), il campanellino
maggiore (leucojum
aestivum), la falsa ortica
maggiore (lamium orvala),
la cicerchia primaverile
(lathyrus vernus), il
sigillo di Salomone (Polygonatum
multiflorum),
il giglio giallo (Hemero-
Bosco Coda di Manin, sparganium erectum .
callis lilio-asphodelus),
le orchidee listera ovata,
Platanthera bifolia, Platanthera chlorantha, orchis purpurea, dactylorhiza
fuchsii, Anacamptis pyramidalis . . ., i giaggioli iris pseudacorus, iris graminea,
iris sibirica, il cipollaccio giallo (ornithogalum pyrenaicum), il giglio martagone
(lilium martagon), l’uva di volpe (Paris quadrifolia), la genziana mettimborsa
(gentiana pneumonanthe) ecc.
Stupisce notare, nell’elenco delle specie del sottobosco, la presenza di entità
microterme, caratteristiche di zone più elevate. Sarebbero piante sfuggite all’avanzata
dei ghiacci durante l’ultima glaciazione (würmiana) e non più rientrate ... nei
ranghi, per le favorevoli condizioni che intanto erano andate sviluppandosi. oltre
un secolo fa lu i g i e mic h e l e go r ta N i (1905-06) hanno stilato per S. Giorgio
di Nogaro e Nogaro, quindi per località della bassa pianura friulana situate sotto
la linea delle risorgive, un elenco di ben 80 piante da loro considerate microterme.
Molte di queste sono scomparse dal territorio assieme alle distese boschive,
ma sono ben presenti nei boschi rimasti, tra i quali emerge per ricchezza floristica
il bosco Coda di Manin Muzzana.
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Fra questi relitti glaciali
spiccano la felce
femmina (Athyrium filix-foemina),
il veratro di
Lobel (veratrum lobelianum),
il giglio martagone
(lilium martagon), il giglio
giallo (Hemerocallis
lilioasphodelus), il latte
di gallina dei Pirenei (ornithogalum
umbellatum),
l’aglio orsino (Allium ursinum),
l’uva di volpe
(Paris quadrifolia), il sigillo
di Salomone (Polygonatum
multiflorum),
l’asparago a foglie sottili
(Asparagus tenuifolius),
il pungitopo (ruscus aculeatus),
il bucaneve (galanthus
nivalis), il campanellino
(leucojum vernum),
il giaggiolo susino
(iris graminea), le orchidee
ecc.
tutte le piante ospita-
Bosco Coda di Manin, Phyllitis scolopendrium .
te dai boschi sono preziose
perché contribuiscono
enormemente a salvaguardare la biodiversità, nel nostro caso la biodiversità della
pianura che è grandemente messa in pericolo dalle attività dell’uomo.
Compaiono, tra le piante vascolari del bosco Coda di Manin, anche due specie
che sono state inserite nell’elenco delle piante minacciate di estinzione in Italia
(ma rc o N i, 2007). Si tratta della genziana mettimborsa (gentiana pneumonanthe
subsp. pneumonanthe) e dell’aglio odoroso (Allium suaveolens). La prima è
una genzianacea che può crescere fino a mezzo metro di altezza, con un fusto diritto,
semplice o scarsamente ramoso, a foglie lanceolate, sessili, concresciute in
coppia alla base, uninervie. I fiori, di un vistoso blu-violetto, spuntano a gruppi di
all’ascella delle foglie superiori, hanno un tubo corollino lungo fino a circa 4 cm
e 5 lobi acuti e dentellati. Abita i praticelli umidi interni del bosco e fiorisce tra
luglio e ottobre. L’aglio odoroso è invece una liliacea molto graziosa a scapo cilindrico
e cresce fino a circa 70 cm. All’antesi, che avviene nella tarda estate-primo
autunno, mostra un’ombrella di fiori rosei, leggermente odorosi. Cresce, come
la genziana mettimborsa, nelle bassure umide e prative del bosco. Non si può non
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menzionare, parlando di
un rappresentante del genere
Allium, la presenza
nel bosco di una specie
primaverile molto particolare.
Si tratta dell’aglio
orsino (Allium ursinum),
che forma distese enormi
di piante con migliaia
di esemplari. Fiorisce in
aprile e all’epoca il sottobosco
è invaso da una
miriade di fiori bianchi e
da un persistente profumo
agliaceo.
Le specie ospitate dal
bosco Coda di Manin
sono più o meno le stesse
di quelle del vicinissimo
Bosco Baredi-Selva
di Arvonchi, che rientra
sempre dentro i confini
amministrativi del
Comune di Muzzana,
ma nel corso degli ultimi
anni sono state fatte
delle interessanti osser- Bosco Coda di Manin, Ctenidium molluscum .
vazioni.
Ecco un elenco delle specie rinvenute nel Bosco Coda di Manin dall’amico
muzzanese Renzo Casasola e che risulterebbero assenti nel vicino bosco comunale
Baredi-Selva di Arvonchi.
equisetum ramosissimum, Asplenium trichomanes subsp. trichomanes, Phyllitis
scolopendrium subsp. scolopendrium, dryopteris carthusiana, dryopteris
dilatata, rumex hydrolapathum, Chenopodium album, Anemone ranunculoides,
laurus nobilis, sedum sexangulare, rosa agrestis, Acer platanoides, Parthenocissus
inserta, viola elatior, Myriophyllum verticillatum, sanicula europaea, Berula
erecta, lithospermum purpurocaeruleum, Callitriche stagnalis, scutellaria
galericulata, Prunella laciniata, valeriana dioica, elodea canadensis, Potamogeton
nodosus, Potamogeton pusillus, Potamogeton pectinatus, veratrum lobelianum,
Asparagus officinalis, galanthus nivalis, sisyrinchium montanum, Agrostis
stolonifera, lemna minor, sparganium erectum, ophrys tetraloniae, gymnadenia
conopsea .
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Poiché l’habitat di diverse
specie di questo
elenco è nettamente acquatico,
chiariamo che
le piante in oggetto (rumex,
Myriophyllum, Berula,
Callitriche, elodea,
Potamogeton, lemna,
sparganium) sono state
rinvenute nella Roggia
Roiatta e nello Scolo Fossadello
che costeggiano
in parte il Bosco Coda di
Manin.
Fra il gruppo di specie
presenti solo nel bosco
Coda di Manin alcune
risultano “nuovi ritrovamenti”
per la Bassa
Friulana. Sono le felci
Phyllitis scolopendrium
subsp. scolopendrium e
dryopteris dilatata e poi
rosa agrestis, sanicula
europaea, Potamogeton
Bosco Coda di Manin, viola elatior .
nodosus, Potamogeton
pusillus, ophrys tetraloniae
. Altre, come ad esempio sisyrinchium montanum, sono in pratica conferme
di scoperte nell’area di base zone viciniore 10145.
Interessanti ecologicamente risultano anche le stazioni nelle quali sono state
rinvenute le felci lingua di cervo (Phyllitis scolopendrium subsp. scolopendrium)
ed erba rugginina (Asplenium trichomanes subsp. trichomanes). La prima è stata
osservata su un grosso tronco di quercia marcescente al suolo (A. Boemo, com.
email), la seconda su ceppaie di frassino ossifillo, in ben tre stazioni, e in una quarta
su substrato litico (R. Casasola, com. email)
Le briofite (muschi ed epatiche)
Anche nella stagione morta, quando le foglie sono cadute, nel bosco si possono
osservare, con lieta meraviglia, ancora delle chiazze di verde. Sono le briofite,
muschi ed epatiche che ricoprono con manicotti o strisce le ceppaie, le basi degli
alberi, i tronchi e e si estendono a piccole chiazze sul terreno. Alle volte, specialmente
sui tronchi delle querce, le briofite si spingono in alto fino all’inizio della
ramificazione del tronco o anche lungo i rami. I muschi si estendono più facil-
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mente dove la superficie
della corteccia è scabra e
rugosa, le epatiche sembra
invece che preferiscano
le parti più lisce delle
cortecce. Sono dei vegetali
molto particolari: fotosintetizzano,
ma sono
privi di radici, assorbono
acqua e nutrienti attraverso
le foglie e si riproducono
mediante spore oppure,
in modo asessuato,
vegetativamente, mediante
gemme o frammenti.
Le apparenti radici che
si trovano alla base delle
briofite sono dette rizoidi
e servono solo per l’ancoraggio
delle piante.
La ricchezza di un
bosco in briofite riveste
molta importanza nel bilancio
idrico del bosco
stesso. Quando piove i
muschi assorbono notevoli
quantità di acqua (e Bosco Coda di Manin, Politrichum formosum .
allora appaiono magnificamente
verdeggianti), che poi cedono pian piano al terreno. Nelle foreste di latifoglie
decidue (com’è il caso del bosco Coda di Manin), la crescita delle briofite
ha luogo nei periodi dell’anno in cui non ci sono le foglie. Su un albero della foresta
– prendiamo come esempio una quercia – la distribuzione verticale delle briofite
e delle specie presenti, è governata dalla presenza di acqua e di nutrienti e
dalla resistenza al disseccamento. E’ chiaro allora che le briofite insediate sui rami
della chioma differiscono fisiologicamente da quelle della base, dove vi è maggiore
umidità e meno luce (sc h o f i e l d, 1985). Se un albero cade al suolo e diventa
piano piano marcescente, all’inizio le specie muscinali (epatiche comprese) non
variano, ma in seguito, con il procedere della marcescenza e con il variare delle
condizioni di umidità e di luce, la popolazione di specie subisce dei cambiamenti.
E si insediano sul legno marcescente persino felci e altre piante vascolari. Un
tronco marcescente al suolo è ricchissimo di vita sia vegetale che animale. E’ un
immenso laboratorio nel quale le sostanze dell’albero vengono rimineralizzate e
fanno ritorno alla natura. Non solo, grazie ai tronchi marcescenti, la biodiversità
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Bosco Coda di Manin, cava d’argilla .
di un bosco si mantiene alta e così la sua produttività e la sua salute.
I muschi hanno anche degli usi pratici importanti. Certe specie danno informazioni
sul substrato sul quale crescono. Ad esempio ci sono briofite che crescono
solo su calcare, altre sono la spia della presenza di rame, altre ancora concentrano
nei loro tessuti gli elementi presenti nel substrato. Quest’ultima proprietà è
stata sfruttata per misurare in un ecosistema la concentrazione passiva di isotopi
radioattivi e di metalli pesanti. I muschi, per le loro caratteristiche fisiologiche,
sono infatti capaci di assorbire una quantità di sostanze circa doppia di quella
delle piante a seme.
Da ultimo va ricordato che i muschi colonizzano spesso luoghi aperti e scarsi
di nutrienti; così facendo essi preparano il terreno per i microorganismi, i quali
poi arricchiranno nel suolo la disponibilità di nutrienti, favorendo l’arrivo delle
piante vascolari.
Diverse sono le briofite rinvenute nei boschi di Muzzana. Ad un primo elenco
di 50 specie (sg ua z z iN, 1999) altre se ne sono aggiunte nel tempo, rinvenute in parte
nei boschi e Selva di Arvonchi e in parte nel bosco Coda di Manin: le epatiche
Calypogeia fissa, Chyloscyphys polyanthos, Chyloscyphus profundus, lophocolea
bidentata, leiocolea turbinata, Pellia endiviifolia, Pellia epiphylla e i muschi Anomodon
longifolius, Cirriphyllum piliferum, Cratoneuron filicinum, grimmia pul-
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vinata, Homalothecium
lutescens, Hygroamblystegium
tenax, Hygroamblystegium
humile, leptodon
smithii, leptodyctium
riparium, leskea
polycarpa, neckera crispa,
orthotrichum lyellii,
Pohlia wahlenbergii,
rhyncostegiella litorea,
schistidium apocarpum,
thamnobryum alopecurum,
thuidium tamariscinum,
tortella tortuosa
.
In particolare il ricco Bosco Coda di Manin, palude .
Coda di Manin ha fornito
le specie lophocolea bidentata
(leg. R. Casasola
19.3.2010, det. F. Sguazzin
19.3.2010), leiocolea
turbinata (leg. R. Casasola
2.5.2010, det. F. Sguazzin
2.5.2010), Pellia endiviifolia
(leg. R. Casasola
18.8.2010, det. F.Sguazzin
18.8.2010), Pellia epiphylla
(leg. R. Casasola
15.4.2010, det. F. Sguazzin
15.4.2010), Cirriphyllum
piliferum (leg. R. Casasola
24.6.2009, det. F.
Bosco Coda di Manin, sottobosco .
Sguazzin 3.9.2010), Cratoneuron
filicinum (leg. R. Casasola 5.6.2010, det. F. Sguazzin 1.9.2010), grimmia
pulvinata (leg. R. Casasola, 11.2.2010, det. F. Sguazzin 18.9.2010), Hygroamblystegium
humile (leg. R. Casasola 18.4.2010, det. F. Sguazzin 18.4.2010), Hygroamblystegium
tenax (leg. R. Casasola 6.6.2009, det. F. Sguazzin 30.7.2010), leptodon
smithii (leg. R. Casasola 2.10.2010, det. F. Sguazzin 2.10.2010), leskea polycarpa
(leg. R. Casasola 14.6.2009, det. F. Sguazzin 13.8.2010), neckera crispa (leg. R.
Casasola 29.5.2009, det. F. Sguazzin 28.8.2010), orthotrichum lyellii (le. R. Casasola
24.11.2010, det. F. Sguazzin 5.1.2011), Pohlia wahlenbergii (leg. R. Casasola
2.5.2010, det. F. Sguazzin 2.5.2010), rhynchostegiella litorea (leg. R. Casasola
2.12.2010, det. F. Sguazzin 5.1.2011), thamnobryum alopecurum (leg. R. ca-
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sasola 11.7.2009, det. F. Sguazzin 26.8.2010), thuidium tamariscinum (leg. R. Casasola
27.6.2009, det. 30.8.2010), tortella tortuosa (leg. R. Casasola 12.12.2010,
det. F. Sguazzin 12.12.2010.
Un’ultima osservazione sulle briofite. I muschi Anomodon longifolius, Anomodon
rugeli, Homalia trichomanoides, leucobryum juniperoideum risultano inseriti
nella lista rossa delle Briofite d’italia (co r t i N i Pe d ro t t i & al e f f i, 1992) tra
le specie minacciate di estinzione. La loro presenza nel bosco Coda di Manin risulta
pertanto preziosa e da salvaguardare.
La terminologia per la flora vascolare fa riferimento a Po l d i N i (2002), quella
per le briofite ad al e f f i, tac c h i & co r t i N i Pe d ro t t i (2008).
68
Francesco Sguazzin
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