Dossier acquari - Il carcere d'acqua - Enpa
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L’ERA DELL’ACQUARIO<br />
Una volta superate le difficoltà tecniche che impedivano una agevole e veloce diffusione, gli<br />
<strong>acquari</strong> pubblici furono pronti, così come abbiamo già visto per quelli di Bari ed Imola, ad<br />
assumersi anche il ruolo di divulgatori e studio della gestione delle risorse ittiche. Queste, in realtà,<br />
possono fare benissimo a meno degli <strong>acquari</strong> pubblici, che però tengono lo stesso a contribuire alla<br />
causa. Dalla metà degli anni ‘80 fino ai nostri giorni, iniziano così a diffondersi anche in luoghi dove<br />
una normale mostra di pesci tropicali non avrebbe avuto granché successo. Un piccolo <strong>acquari</strong>o<br />
pubblico che richiama le tecniche di pesca è ad esempio allestito a Gorino Faro, uno degli ultimi<br />
lembi di terra del delta del Po, mentre il “dovere alla memoria” ha spinto la Provincia di Cremona a<br />
“onorare” il fiume più grande d’Italia con un <strong>acquari</strong>o e un museo delle barche. La Provincia, in<br />
effetti, venne poi chiamata a onorare non più il fiume Po, ma i costi dell’<strong>acquari</strong>o. Per l’<strong>acquari</strong>o,<br />
infatti, rischiò di annegare il bilancio del povero Comune di Motta Baluffi, dove fu predisposta la<br />
struttura di circa 50 vasche e loro detenuti: pesci gatto, scardole, persici, temoli, carassi, alborelle,<br />
storioni, anguille ma anche tartarughe, raganelle ed altri ancora. Libero era invece il proprietario<br />
delle numerose barche appositamente armate per la pesca fluviale. A lui il Comune aveva affidato<br />
la curatela dell’<strong>acquari</strong>o.<br />
Sempre a proposito di pescatori, nel Comune di Pula (CA) vi è invece un <strong>acquari</strong>o a cinque vasche,<br />
con immancabili squali gattuccio e razze, ma anche orate, saraghi, cernie, spigole e alcune murene<br />
definite “voraci”. Chissà come le murene definirebbero l’uomo che se li mangia. Tra l’altro a gestire<br />
l’<strong>acquari</strong>o è la stessa cooperativa di pescatori lagunari. Legato invece alla pesca di lago, è il<br />
progettato <strong>acquari</strong>o di Anguillara, sostenuto dalla Provincia di Roma. Dietro il progetto parrebbe<br />
esserci Natura Consulting di Angelo Guido Lombardi, figlio di Angelo “l’amico degli animali” delle<br />
prime trasmissioni televisive, appresso al quale si potrebbe scrivere un po’ di storia degli zoo in<br />
Italia. Dovrebbe essere suo il progetto di un <strong>acquari</strong>o delfinario in Tunisia, nonché quello<br />
dell’<strong>acquari</strong>o di Rovigo. Andò invece male, a Lombardi, la gestione dell’<strong>acquari</strong>o lagunare di<br />
Talamone, piccolo paese a picco sul mare vicino Orbetello (GR). Le venti piccole vasche dedicate<br />
alle specie lagunari inaugurarono l’attività nel 1998, ma il matrimonio tra il Comune e Lombardi finì<br />
in maniera burrascosa, tra perentori ordini di trasferimento delle vasche e contenziosi vari. Nel<br />
2004 il Comune di Orbetello e il Parco dell’Uccellina affidarono così l’<strong>acquari</strong>o al dott. Primo<br />
Micarelli, uno dei fondatori di una associazione non profit la quale, congiuntamente al Comune di<br />
Monte Argentario, aveva già realizzato nel 2001 un altro <strong>acquari</strong>o pubblico con annesso<br />
Laboratorio di Biologia Marina. Quest’ultimo <strong>acquari</strong>o, prende il nome di “Acquario del<br />
Mediterraneo di Monte Argentario” ed è sotto le cure tecniche scientifiche di altra associazione non<br />
profit la quale, facente più o meno capo alle stesse persone, si dichiara specializzata nella gestione<br />
di <strong>acquari</strong> pubblici, didattica ambientale, progetti e ricerca. Entrambe le strutture hanno ora lo<br />
stesso curatore.<br />
L’<strong>acquari</strong>o di Orbetello viene così adattato con nove vasche, più grandi delle precedenti ma<br />
nessuna delle quali superanti i 1.000 litri. Tutte detengono flora e fauna lagunari. La seconda<br />
struttura ha invece <strong>acquari</strong> mediterranei ed è inserita in alcuni circuiti internazionali di gestori di<br />
<strong>acquari</strong> e zoo, di cui è partecipe anche l’<strong>acquari</strong>o di Genova. Espone dodici vasche di volume<br />
compreso tra 300 litri fino ad una di 20.000 litri. L’<strong>acquari</strong>o contiene cernie, murene, spigole,<br />
ombrine, orate, saraghi, labridi vari, scorfani, pesci ago, castagnole, pesci balestra e squali<br />
palombo detenuti in una vasca ottenuta con l’aiuto di una Banca di Firenze. Vi sono anche gli<br />
squali gattuccio e gattopardi. <strong>Il</strong> pluricuratore e alcuni suoi collaboratori maturano una esperienza<br />
lavorativa e di studio basata in buona parta sull’acquacoltura e gestione delle risorse ittiche. Uno<br />
dei collaboratori nella curatela dell’<strong>acquari</strong>o di Orbetello è stato finanche componente del Consiglio<br />
di Amministrazione di ditte di pesca. Del resto, a leggere gli organi di informazioni locali, alcuni<br />
equipaggi di motopesca collaborerebbero con l’Acquario Mediterraneo ed avrebbero fornito, tra<br />
l’altro, i pesci balestra, uova di squalo ed uno squalo gattopardo di un metro e mezzo. Sempre il<br />
dott. Micarelli è stato recentemente chiamato a gestire anche un costruendo terzo <strong>acquari</strong>o<br />
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