Le officine Riv: il centro della ragnatela. - Alp Cub

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04.06.2013 Views

Agnelli e anche un progetto sociale, politico e culturale che s'inquadra nel nuovo spirito di rinnovamento che Mussolini voleva dare all'Italia (29), mentre l'Associazione degli industriali si spinge oltre, fino a considerare Agnelli come ammiratore del Duce per la sua opera di una nuova disciplina morale e politica verso i doveri (30). Nel 1931, venticinquennale della fondazione della Riv, si reca a Villar l'onorevole Alfieri a rappresentanza del governo fascista e in quella circostanza vengono ritirati tutti gli anelli d'oro, dando in cambio delle verghe di acciaio, e requisite tutte le cancellate in ferro (31). La filosofia degli industriali, di cui il senatore Agnelli non si discostava, era quello di alzarsi al mattino e guardare da che parte il vento soffiava, senza mai dimenticare che lo sconfitto di oggi poteva diventare il vincitore di domani, quindi con tutti, più o meno ostentatamente o velatamente, si doveva collaborare. Naturalmente sotto il grembo materno dell'azienda, nell'interesse e per il benessere dei suoi operai e valligiani (e del profitto dell'imprenditore e degli azionisti). E' lo stesso Gobetti a mettere in luce le qualità poliedriche del senatore Agnelli quando vede in lui "il capitano d'industria che sa capire e sfruttare (negli altri) il valore del disinteresse, l'uomo che sa conquistare le simpatie col sorriso, che dopo aver fatto i calcoli non si perita di giocare sull'imponderabile. Agnelli ha le sue risorse pratiche come quando salutò Mussolini a nome di Torino, prima che parlasse il prefetto, scavalcando tutte le gerarchie. Al tempo delle agitazioni sindacali era il solo industriale che riuscisse a trattare con le masse; alle quali confidava piacevolmente che sarebbe rimasto loro imprenditore in regime collettivista" (32). Sotto certi aspetti, e in alcuni casi specifici, si può condividere la tesi di Franco De Felice, quando scrive che “Nella forma il fascismo fascistizzò i ‘finacheggiatori’, nella sostanza questi riuscirono a derivoluzionarizzare il fascismo, a renderlo in buona parte un loro strumento e farlo rientrare in larga misura nell’alveolo della tradizione conservatrice” (33) In effetti Agnelli utilizzò il regime, per portare dopo la ventata rivoluzionaria del biennio rosso, ordine e disciplina nelle fabbriche, per restaurare in modo unilaterale la gerarchia e il potere nelle officine, mettendo alla gogna per oltre un ventennio il sindacato e l’opposizione. Che poi la camicia fosse nera o rossa aveva poca importanza, era significativo solo il risultato. Quando il 10 giugno del 1940 viene dichiarata guerra alla Francia, con l'entrata dell'Italia nel conflitto, viene fatto sospendere il lavoro a tutti gli operai e fatti radunare nell'androne della fabbrica dove gli altoparlanti diffondono il discorso del Duce. All'annuncio della dichiarazione di guerra gli operai villaresi della Riv non muovono ciglio, nessuno applaude e il loro silenzio è più che eloquente. La classe operaia della RIV era contro il fascismo in modo più o meno esplicito. I BOMBARDAMENTI ALLEATI E LA BANDIERA ROSSA SULLA RIV Il 1944 accadono quattro e fatti simbolici che prefigurano lo svolgersi delle vicende storiche dei prossimi mesi: la distruzione della Riv dalle bombe alleate, lo sventolare della bandiera rossa sul pennone della Riv sullo stabilimento di Villar, gli atti di sabotaggio partigiani alla produzione e la rapina, sempre da parte dei partigiani, alla cassa Riv a Pinerolo. Il sibilo delle bombe colpisce anche Villar. Il 3 gennaio del 1944 in val Chisone la giornata era tersa, le montagne coperte di neve facevano da contorno al maestoso paesaggio. L'allarme per un possibile bombardamento era nell'aria. Radio Londra aveva annunciato la sera precedente la distruzione di una fabbrica di cuscinetti in Germania. Sempre Radio Londra già in passato aveva rivolto messaggi che riguardavano la Riv di Villar Perosa; questo il messaggio, alle

ore 20,30, del 31 ottobre 1943: "L'Adda passa per Lodi.Attenti voi della Villar Perosa, non una fresa, non un trapano, deve funzionare per i nazisti, per le altre officine.I bombardamenti faranno piazza pulita" (34). Un tentativo sulla Riv di Villar era già stata fatto il 9 e 10 novembre dello scorso anno, ma era fallito: i "B-24 Liberator", di base a Djedeida (Tunisi) e con scalo a Elmus (Cagliari), non colpiscono l'obiettivo e le bombe cadono in parte a Inverso Pinasca e a Villar, ma senza recare danni. E proprio riferendosi a questo bombardamento verrà letto a Radio Londra, tra il 9-10 novembre del 1943, un altro comunicato:" Nei bombardamenti effettuati sulle officine cuscinetti a sfere di Villar Perosa non si è raggiunto l'obiettivo, ma invieremo piloti più esperti" (35). Nei comunicati di Radio Londra le officine Riv di Villar Perosa veniva definite sotto l'appellativo di "signorina verde", in quando tutto lo stabilimento era stato dipinto di verde per meglio mimetizzarlo con l'ambiente circostante (36). Pertanto l'incursione aerea era attesa: la fabbrica era un obiettivo strategico importante con la sua produzione di cuscinetti. I cuscinetti alimentavano l'armamento bellico non solo di Mussolini ma anche di Hitler. Posizione economico-strategica fondamentale: infatti fin dall'ottobre del 1943 lo stato maggiore tedesco aveva deciso di rinforzare le difese attorno lo stabilimento Riv di Villar. Giungono in paese le batterie antiaeree della Flak, con 78 pezzi da 90 e 109 mm., e vengono disseminate nella zona attorno all'officina per proteggerla dai bombardamenti anglo-americani. Il 3 gennaio, il primo lunedì dell'anno, era sicuramente il più adatto per un attacco di sorpresa. Le sirene danno l'allarme e alle 11,45: 53 "B-17 fortezze volanti", scortate da 34 caccia P-38, con base a S. Severo (Foggia) scaricarono, da un'altezza di 7000 metri, su Villar 312 bombe da mille libbre e cento spezzoni incendiari. Sono cinque minuti di vero apocalisse Dopo il passaggio delle fortezze volanti e l'ululato delle sirene che annunciavano il cessato pericolo la gente, uscita dai rifugi, vede ancora una nuvola di polvere e di fumo che avvolge il paese e la fabbrica. Sessanta bombe avevano colpito le officine Riv, distruggendole (37), e anche di Villar ben poca cosa rimane in piedi. A parte i danni materiali, non vi era stata nessuna vittima, i rifugi avevano svolto fino in fondo il loro compito, e, alcuni giorni dopo, una funzione religiosa di ringraziamento viene celebrata all'interno dei locali ancora agibili delle fabbrica (38). Sarà lo stesso vescovo Binaschi di Pinerolo ad essere testimone del disastro:" 3 gennaio Ore 12 allarme. Villar Perosa con le sue officine è gravemente colpita. Quasi rasa al suolo la fabbrica e moltissime case gravemente danneggiate. Non ci sono vittime tra la popolazione. Ore 16 salgo a Villar ... vedo il disastro. Non c'è una casa illesa. La Chiesa di S. Aniceto è in parte lesionata, soprattutto i saloni del catechismo. Vicino è scoppiata una bomba all'imboccatura del rifugio ... il quale ha resistito. Anche la villa del sen. Agnelli è stata colpita. Vedo gli ingegneri e il conte Camerana. Il senatore è a Pra Martino." (39). Nel 1947 lo stabilimento sarà già interamente ricostruito. L'assenza di vittime è dovuta al riparto offerto dai rifugi antiaerei. Infatti sulla collina, in prossimità dello stabilimento, nei primi mesi del 1943 la Riv inizia a progettare dei rifugi che dovevano ospitare 2500 persone. Tutta l'opera viene realizzata entro il giugno del medesimo anno. Le galleria dei rifugi si situavano a trenta metri sotto il terreno di superficie e con una lunghezza totale di 730 metri. Tutte le gallerie erano corredate di panche laterali per i posti a sedere, una serie di bagni, un'infermeria, posti di pronto soccorso, un gruppo elettrogeno e una postazione radio.

Agnelli e anche un progetto sociale, politico e culturale che s'inquadra nel nuovo spirito di<br />

rinnovamento che<br />

Mussolini voleva dare all'Italia (29), mentre l'Associazione degli industriali si spinge oltre, fino a<br />

considerare Agnelli come ammiratore del Duce per la sua opera di una nuova disciplina morale e<br />

politica verso i doveri (30).<br />

Nel 1931, venticinquennale <strong>della</strong> fondazione <strong>della</strong> <strong>Riv</strong>, si reca a V<strong>il</strong>lar l'onorevole Alfieri a<br />

rappresentanza del governo fascista<br />

e in quella circostanza vengono ritirati tutti gli anelli d'oro, dando in cambio delle verghe di acciaio,<br />

e requisite tutte le cancellate in ferro (31).<br />

La f<strong>il</strong>osofia degli industriali, di cui <strong>il</strong> senatore Agnelli non si discostava, era quello di alzarsi al<br />

mattino e guardare da che parte <strong>il</strong> vento soffiava, senza mai dimenticare che lo sconfitto di oggi<br />

poteva diventare <strong>il</strong> vincitore di domani, quindi con tutti, più o meno ostentatamente o velatamente,<br />

si doveva collaborare. Naturalmente sotto <strong>il</strong> grembo materno dell'azienda, nell'interesse e per <strong>il</strong><br />

benessere dei suoi operai e valligiani (e del profitto dell'imprenditore e degli azionisti).<br />

E' lo stesso Gobetti a mettere in luce le qualità poliedriche del senatore Agnelli quando vede in lui<br />

"<strong>il</strong> capitano d'industria che sa capire e sfruttare (negli altri) <strong>il</strong> valore del disinteresse, l'uomo che sa<br />

conquistare le simpatie col sorriso, che dopo aver fatto i calcoli non si perita di giocare<br />

sull'imponderab<strong>il</strong>e. Agnelli ha le sue risorse pratiche come quando salutò Mussolini a nome di<br />

Torino, prima che parlasse <strong>il</strong> prefetto, scavalcando tutte le gerarchie. Al tempo delle agitazioni<br />

sindacali era <strong>il</strong> solo industriale che riuscisse a trattare con le masse; alle quali confidava<br />

piacevolmente che sarebbe rimasto loro imprenditore in regime collettivista" (32).<br />

Sotto certi aspetti, e in alcuni casi specifici, si può condividere la tesi di Franco De Felice, quando<br />

scrive che “Nella forma <strong>il</strong> fascismo fascistizzò i ‘finacheggiatori’, nella sostanza questi riuscirono a<br />

derivoluzionarizzare <strong>il</strong> fascismo, a renderlo in buona parte un loro strumento e farlo rientrare in<br />

larga misura nell’alveolo <strong>della</strong> tradizione conservatrice” (33)<br />

In effetti Agnelli ut<strong>il</strong>izzò <strong>il</strong> regime, per portare dopo la ventata rivoluzionaria del biennio rosso,<br />

ordine e disciplina nelle fabbriche, per restaurare in modo un<strong>il</strong>aterale la gerarchia e <strong>il</strong> potere nelle<br />

<strong>officine</strong>, mettendo alla gogna per oltre un ventennio <strong>il</strong> sindacato e l’opposizione. Che poi la camicia<br />

fosse nera o rossa aveva poca importanza, era significativo solo <strong>il</strong> risultato.<br />

Quando <strong>il</strong> 10 giugno del 1940 viene dichiarata guerra alla Francia, con l'entrata dell'Italia nel<br />

conflitto, viene fatto sospendere <strong>il</strong> lavoro a tutti gli operai e fatti radunare nell'androne <strong>della</strong><br />

fabbrica dove gli altoparlanti diffondono <strong>il</strong> discorso del Duce. All'annuncio <strong>della</strong> dichiarazione di<br />

guerra gli operai v<strong>il</strong>laresi <strong>della</strong> <strong>Riv</strong> non muovono ciglio, nessuno applaude e <strong>il</strong> loro s<strong>il</strong>enzio è più<br />

che eloquente. La classe operaia <strong>della</strong> RIV era contro <strong>il</strong> fascismo in modo più o meno esplicito.<br />

I BOMBARDAMENTI ALLEATI E LA BANDIERA ROSSA SULLA RIV<br />

Il 1944 accadono quattro e fatti simbolici che prefigurano lo svolgersi delle vicende storiche dei<br />

prossimi mesi: la distruzione <strong>della</strong> <strong>Riv</strong> dalle bombe alleate, lo sventolare <strong>della</strong> bandiera rossa sul<br />

pennone <strong>della</strong> <strong>Riv</strong> sullo stab<strong>il</strong>imento di V<strong>il</strong>lar, gli atti di sabotaggio partigiani alla produzione e la<br />

rapina, sempre da parte dei partigiani, alla cassa <strong>Riv</strong> a Pinerolo.<br />

Il sib<strong>il</strong>o delle bombe colpisce anche V<strong>il</strong>lar. Il 3 gennaio del 1944 in val Chisone la giornata era<br />

tersa, le montagne coperte di neve facevano da contorno al maestoso paesaggio.<br />

L'allarme per un possib<strong>il</strong>e bombardamento era nell'aria. Radio Londra aveva annunciato la sera<br />

precedente la distruzione di una fabbrica di cuscinetti in Germania. Sempre Radio Londra già in<br />

passato aveva rivolto messaggi che riguardavano la <strong>Riv</strong> di V<strong>il</strong>lar Perosa; questo <strong>il</strong> messaggio, alle

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