Le officine Riv: il centro della ragnatela. - Alp Cub

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04.06.2013 Views

Parimenti vi era la preoccupazione che l'azienda, oltre ad aver ridotto di quasi 3000 operai dopo la fusione con la Skf, perseguisse una strategia di rigida opposizione ad ogni attività sindacale. La Commissione interna si chiedeva se era giusto che un dirigente di sindacato venga privato del lavoro perché svolge il proprio dovere di sindacalista in una giornata festiva e lontana dal proprio luogo di lavoro? (224). Un testo di telegramma, al quale è allegata una lettera che spiegava l'episodio di Chiriotti e il clima antisindacale che si era creato alla Riv, viene inviato a vasto raggio: Cgil, Cisl, Uil, Presidente della Repubblica e del Consiglio, Ministro del Lavoro, Acli, Presidenti di Camera e Senato, alla Internazionale Sindacale Cisl, al Federazione Sindacale Mondiale. E' ancora "L'Eco del Chisone" a rappresentare dettagliatamente le condizioni in cui avviene il fatto che coinvolge Chiriotti e altri sindacalisti. Lo sciopero era stato dichiarato in relazione ad un fatto importante, il contratto di lavoro, quindi era logico che attivisti sindacale si recassero di fronte allo stabilimento di Airasca ad invitare gli operai ad aderire allo sciopero. Nonostante tutto la presenza dei sindacalisti non sortiva alcun effetto perché i pullman contrariamente al solito venivano condotti all'interno del recinto di fabbrica di fronte ai singoli reparti dove erano in attesa i dirigenti dello stabilimento. Particolare oltremodo strano: all'interno del pullman prestavano servizio a sorveglianza delle porte degli automezzi, ermeticamente chiuse, i guardiani dello stabilimento e alcuni capi-reparto che erano stati mobilitati, in contrasto con le loro regolari funzioni, al servizio di trasporto operai fin dai primi posti di raccolta E' netto il giudizio che viene dato su un atteggiamento della Riv-Skf, non solo deprecabile ma condannabile perché "La cronaca non manca di elementi per una netta individuazione di quel tipo di politica aziendale che include con la violazione dei diritti sindacali il ricorso alla rappresaglia, all'intimidazione e perfino all'uso della polizia interna fuori dall'area dello stabilimento ( i guardiani sui pullman) con atteggiamenti che sfiorano il reato di violenza privata. La volontà di violare la libertà sindacale è evidente: le donne comandate ad entrare due ore prima del previsto, i pullman le cui porte sono sorvegliate dai guardiani, fino al licenziamento in tronco di un sindacalista della C.I. con una motivazione perlomeno reticente" (225). La posizione del settimanale cattolico pinerolese non può essere accusata di partigianeria, anche perché cercava sempre di seguire una posizione mediana che accanto al diritto di sciopero, e alla condanna della repressione padronale, condannava anche le intimidazione da parte sindacale che privasse il lavoratore del suo diritto di scelta. "più che il picchettaggio (nelle sue forme lecite), è soprattutto un'azione di tempestiva informazione e convinzione da parte dei dirigenti sindacali che occorre far leva per avere l'adesione delle maestranze ad uno sciopero" (226). Ma ormai la Riv-Skf aveva varcato ogni senso del pudore e il giornale nota come questo sia avvenuto con il cambio del gruppo dirigente alla Riv e si chiede se oltre le azioni la Riv alla Skf abbia anche venduto la libertà dei suoi dipendenti. Infatti, dai giorni precedenti all'agitazione, all'interno dello stabilimento della Riv di Airasca il clima antisciopero creato dall'azienda era pesante: gli operai venivano avvicinati uno ad uno dai capi squadra, minacciando la possibilità di perdere il posto di lavoro o di essere trasferiti a Torino, di non ottenere il passaggio di categoria, l'obbligare le donne ad entrare alcune ore prima per evitare i picchetti operai alle porte della fabbrica. Carlo Borra nella sua denuncia al Parlamento della situazione che si era creata è esplicito, senza peli sulla lingua, vedendo i torpedone scortati dai sorveglianti "Pare di raccontare cose successe durante i forzati trasporti di internati in Germania" (227).

Il 24 di febbraio all'ordine del giorno del Consiglio comunale di Pinerolo vi è il licenziamento di Chiriotti. In quell'occasione Carlo Borra, deputato al Parlamento per la Democrazia cristiana, sfodera un'arringa nella quale l'anima primogenita del sindacalista precorre quella del politico. Borra ricorda che la Riv non è la prima volta che ricorre al licenziamento per rappresaglia antisindacale, che il regolamento non permette inoltre il licenziamento di un membro di Ci, se non per colpe gravi, non sindacali, proprio per garantire la libertà del lavoratore nell'espletamento delle sue funzioni di membro delle Ci. "Chiriotti è stato licenziato unicamente perché svolgeva con lealtà la sua funzione. Chiriotti è da anni che svolge disinteressatamente con coscienza, con lealtà la sua funzione di membro della Commissione Interna. Potrà avere svolto la sua azione più o meno efficacemente, si potrà anche discutere qualche sua posizione: però nessuno può discutere la lealtà, la coscienza con cui ha svolto questa sua funzione. Certo Chiriotti non è un uomo che si possa intimorire e tantomeno pagare per limitarlo nella sua azione. Ed è forse per questo che da tempo Chiriotti era segnato a dito da chi vorrebbe avere a disposizione burattini e no uomini. Io ho un ricordo personale: anni fa - continua Carlo Borra- un dirigente di Torino della Riv mi diceva: "Quando lo fate fuori dal sindacato Chiriotti?" Alla mia risposta:" il sindacato non ha motivi per farlo fuori", rispose:" lo faremo fuori noi". Allora una mia domanda: "forse che Chiriotti non fa il suo dovere di lavoratore?" La risposta è stata questa:" purtroppo che lo fa!". In questo "purtroppo" c'è tutto: fa il suo dovere, ma è convinto sindacalista, bisogna farlo fuori; questa è la realtà che sta dietro a questi episodi" (228). Borra giustificherà anche i motivi del picchettaggio - forma di lotta poco consona alla propria cultura di sindacalista degli anni Cinquanta - fatto dai sindacalisti:" Coso possono fare i sindacalisti, consapevoli anche di tutto il clima di pressione da una settimana portato avanti all'interno dell'azienda, con minacce di licenziamento, di trasferimenti ecc., se non quello di tentare di fermare i torpedoni e far aprire le porte? Chiriotti è fra questi e per questo è fermato in modo che chiameremo soltanto strano dalle Forze dell'ordine, non è interrogato, non ha contestazioni precise, ma in un secondo tempo per questo sarà denunciato. La Ditta prende questo spunto, di denuncia strana, su un fatto esterno all'azienda non ancora provata, non ancora convalidata da una sentenza, per il licenziamento" (229). Dietro la difesa accorata del parlamentare democristiano vi è la consapevolezza che la Cisl di Chiriotti degli anni Sessanta non è più la Cisl di Borra degli anni Cinquanta. Un profondo spartiacque li divide: conflittuale, classista e antagonista al padronato la prima; interclassista, ricercatrice assidua della ricomposizione dei contrasti e tendenzialmente aconflittuale la seconda. Tuttavia un legame profondo vi era tra queste due anime: la convinzione dell'onestà di fondo di idee tanto diverse tra di loro, l'appartenenza al medesimo mondo di origine - quella composita area del mondo cattolico e dell'Azione Cattolica- che porta comunque a difendere colui che a suo modo vive la fede religiosa, la reinterpreta in progettualità sindacale e impegno politico a difesa dei diritti dei lavoratori e della loro organizzazione, il sindacato. E' ovvia la difesa, nella figura di Chiriotti, della propria organizzazione sindacale, della propria identità e storia personale. Le Acli torinesi si richiameranno più volte alla enciclica "Pacem in Terris", al Concilio Vaticano II° per deprecare il licenziamento del sindacalista cislino e "Gli uomini che lavorano sono uomini liberi ed autonomi creati ad immagine di DIO. Quindi hanno dei diritti che devono essere rispettati da tutti, dei doveri da compiere e devono collaborare attivamente. "Una convivenza fondata soltanto sui rapporti di forza non è umana" (Enc. "Pacem in Terris")" (230_). Non si deve dimenticare che Papa Giovanni ha messo in luce, fin dalla Mater et Magistra nel 1961, che l'astensione della Chiesa dalla politica non significava la fuga dai conflitti politici o rinuncia

Il 24 di febbraio all'ordine del giorno del Consiglio comunale di Pinerolo vi è <strong>il</strong> licenziamento di<br />

Chiriotti. In quell'occasione Carlo Borra, deputato al Parlamento per la Democrazia cristiana,<br />

sfodera un'arringa nella quale l'anima primogenita del sindacalista precorre quella del politico.<br />

Borra ricorda che la <strong>Riv</strong> non è la prima volta che ricorre al licenziamento per rappresaglia<br />

antisindacale, che <strong>il</strong> regolamento non permette inoltre <strong>il</strong> licenziamento di un membro di Ci, se non<br />

per colpe gravi, non sindacali, proprio per garantire la libertà del lavoratore nell'espletamento delle<br />

sue funzioni di membro delle Ci.<br />

"Chiriotti è stato licenziato unicamente perché svolgeva con lealtà la sua funzione. Chiriotti è da<br />

anni che svolge disinteressatamente con coscienza, con lealtà la sua funzione di membro <strong>della</strong><br />

Commissione Interna. Potrà avere svolto la sua azione più o meno efficacemente, si potrà anche<br />

discutere qualche sua posizione: però nessuno può discutere la lealtà, la coscienza con cui ha svolto<br />

questa sua funzione. Certo Chiriotti non è un uomo che si possa intimorire e tantomeno pagare per<br />

limitarlo nella sua azione. Ed è forse per questo che da tempo Chiriotti era segnato a dito da chi<br />

vorrebbe avere a disposizione burattini e no uomini.<br />

Io ho un ricordo personale: anni fa - continua Carlo Borra- un dirigente di Torino <strong>della</strong> <strong>Riv</strong> mi<br />

diceva: "Quando lo fate fuori dal sindacato Chiriotti?" Alla mia risposta:" <strong>il</strong> sindacato non ha motivi<br />

per farlo fuori", rispose:" lo faremo fuori noi". Allora una mia domanda: "forse che Chiriotti non fa<br />

<strong>il</strong> suo dovere di lavoratore?" La risposta è stata questa:" purtroppo che lo fa!". In questo "purtroppo"<br />

c'è tutto: fa <strong>il</strong> suo dovere, ma è convinto sindacalista, bisogna farlo fuori; questa è la realtà che sta<br />

dietro a questi episodi" (228).<br />

Borra giustificherà anche i motivi del picchettaggio - forma di lotta poco consona alla propria<br />

cultura di sindacalista degli anni Cinquanta - fatto dai sindacalisti:" Coso possono fare i sindacalisti,<br />

consapevoli anche di tutto <strong>il</strong> clima di pressione da una settimana portato avanti all'interno<br />

dell'azienda, con minacce di licenziamento, di trasferimenti ecc., se non quello di tentare di fermare<br />

i torpedoni e far aprire le porte? Chiriotti è fra questi e per questo è fermato in modo che<br />

chiameremo soltanto strano dalle Forze dell'ordine, non è interrogato, non ha contestazioni precise,<br />

ma in un secondo tempo per questo sarà denunciato.<br />

La Ditta prende questo spunto, di denuncia strana, su un fatto esterno all'azienda non ancora<br />

provata, non ancora convalidata da una sentenza, per <strong>il</strong> licenziamento" (229).<br />

Dietro la difesa accorata del parlamentare democristiano vi è la consapevolezza che la Cisl di<br />

Chiriotti degli anni Sessanta non è più la Cisl di Borra degli anni Cinquanta. Un profondo<br />

spartiacque li divide: conflittuale, classista e antagonista al padronato la prima; interclassista,<br />

ricercatrice assidua <strong>della</strong> ricomposizione dei contrasti e tendenzialmente aconflittuale la seconda.<br />

Tuttavia un legame profondo vi era tra queste due anime: la convinzione dell'onestà di fondo di idee<br />

tanto diverse tra di loro, l'appartenenza al medesimo mondo di origine - quella composita area del<br />

mondo cattolico e dell'Azione Cattolica- che porta comunque a difendere colui che a suo modo<br />

vive la fede religiosa, la reinterpreta in progettualità sindacale e impegno politico a difesa dei diritti<br />

dei lavoratori e <strong>della</strong> loro organizzazione, <strong>il</strong> sindacato. E' ovvia la difesa, nella figura di Chiriotti,<br />

<strong>della</strong> propria organizzazione sindacale, <strong>della</strong> propria identità e storia personale.<br />

<strong>Le</strong> Acli torinesi si richiameranno più volte alla enciclica "Pacem in Terris", al Conc<strong>il</strong>io Vaticano<br />

II° per deprecare <strong>il</strong> licenziamento del sindacalista cislino e "Gli uomini che lavorano sono uomini<br />

liberi ed autonomi creati ad immagine di DIO. Quindi hanno dei diritti che devono essere rispettati<br />

da tutti, dei doveri da compiere e devono collaborare attivamente. "Una<br />

convivenza fondata soltanto sui rapporti di forza non è umana" (Enc. "Pacem in Terris")" (230_).<br />

Non si deve dimenticare che Papa Giovanni ha messo in luce, fin dalla Mater et Magistra nel 1961,<br />

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