Le officine Riv: il centro della ragnatela. - Alp Cub

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04.06.2013 Views

Concezione che frantumava il vecchio modo sindacale di agire prodotto dalla Cisl , dedita all'interclassismo, alle trattative separate e alla ricomposizione aprioristica, e a tutti i costi, del conflitto; adesso si puntava all'unità sindacale, alla democrazia operaia, ai bisogni operaio, intesi adesso come classe antagonista a quella padronale. Tutto ciò metteva in crisi anche gli equilibri che si erano instaurati alla Riv tra le varie componenti sindacali, e tra queste e la Direzione aziendale. Che il cambiamento fosse profondo lo aveva capito in prima persone Pietro Bertolone, il quale, da sempre molto intollerante verso coloro che intralciavano il normale sviluppo dell'azienda, capisce l'anomalia e la novità della Cisl chiriottiana. Questo si percepisce proprio nel 1959 quando " ho visto arrivare da lontano, dall'altro capo del reparto, un nugolo di funzionari e di dirigenti della Riv. In testa a tutti c'era Bertolone. Io faccio finta di niente, ma Bertolone - racconta Tonino Chiriotti- viene dritto verso di me e mi chiede: 'E' lei il nuovo eletto in CI?' Alla mia risposta affermativa mi chiede:' Ma si può sapere che cosa volete da noi?'. Io rispondo: 'Niente: basta che rispettiate il contratto, che non facciate discriminazioni e che rispondiate positivamente alle nostre richieste'. Bertolone è andato su tutte le furie, ha detto che eravamo peggio dei comunisti, che se le cose stavano così lui avrebbe trasferito al sud gli stabilimenti" (218). La reazione emotiva di Bertolone per la nascita di una nuova opposizione sindacale, in un sindacato che fino a qualche anno prima era stato maestro di pazienza nella contrattazione e nella moderazione, gli fa compiere un errore: la notizia della sua pubblica sfuriata in un baleno fa il giro di tutta l'officina, tramutandosi in una forte propaganda positiva non solo per Chiriotti, ma per tutta la Cisl (219). Se le tensioni in quegli anni erano già forti, per la crisi con relativi licenziamenti e sospensioni, le azioni antisindacali surriscaldavano ulteriormente il clima a Villar. Siamo nel febbraio 1966: due membri di Commissione interna della Cisl, Tonino Chiriotti e Giancarlo Bertalmio, vengono sospesi per motivi disciplinari, senza che nella notifica del provvedimento la direzione Riv-Skf rimandi a specifici articoli del regolamento interno e senza aver interpellato i diretti interessati prima di giungere al provvedimento. L'atto compiuto dai due sindacalisti, e che fece emanare il provvedimento disciplinare, consisteva nell'aver consegnato ad alcuni operai un foglio in cui erano trascritte le percentuali di adesione in occasione dello sciopero dei metalmeccanici avvenuto il 1° febbraio. Per l'azienda i due sindacalisti erano già recidivi: avevano già subìto un precedente provvedimento disciplinare per aver distribuito, nel marzo del 1965, in busta chiusa le tessera della Cisl ad alcuni iscritti. La Fim-Cisl denuncia l'atto come tentativo di colpire i rappresentanti dei lavoratoti, di voler privare le maestranze di una giusta informazione e di contrastare la libera espressione sindacale anche alla luce del fatto che, allo sciopero dei 1 febbraio, oltre l'85% dei lavoratori Riv aveva aderito allo sciopero. Il sindacato cislino invitava ad intensificare la preparazione per una partecipazione più convinta al rinnovo contrattuale, anche per ottenere un contratto che impedisse atti simili di repressione (220). Durante un comizio unitario, svolto a Villar Perosa, unitariamente da Cgil-Cisl-Uil, l'esponente della Fiom, nel suo intervento a nome delle tre organizzazioni sindacali, fa "notare l'inconcepibile contrasto esistente tra le sanzioni che colpiscono il lavoratore e quelle che colpiscono gli imprenditori. Guardate RIVA, per quel poco che è andato combinando non si è buscato neanche un giorno di sospensione, così fu per Mazzonis ed è oggi per i Villa ed i Prever della Talco e Grafite" (221).

Su questo fatto vi è un lungo commento di Vittorio Morero sulle pagine del settimanale pinerolese, sul quale fa notare come il cambio del gruppo dirigente alla Riv-Skf abbia incancrenito le relazioni industriali. In passato i sindacalisti potevano tenere riunioni in refettorio con gli operai, e ciascuna corrente sindacale aveva due ore quotidiane alla settimana di segreteria durante le quali era permesso al membro di Ci di recarsi da qualsivoglia operaio e in qualsiasi reparto venisse richiesto. Ora le riunioni nel refettorio erano proibite e altrettanto il giro nei reparti. Ciò "E' certo strano se pensiamo che i sindacati svedesi (e lo sanno molto bene i dirigenti Skf) possono entrare in azienda in qualsiasi momento, anche per controllare i tempi di lavorazione (la libertà di propaganda all'interno dell' azienda gode della massima libertà alla Olivetti di Ivrea)" (222). E' convinzione che una politica di rottura e intransigenza con gli operai non sia una politica intelligente, e che vecchie mentalità borboniche (da parte dell'azienda) e populiste (da parte del sindacato) spingano a forme di contrapposizione inutili e dannose a tutte le parti in causa. Il futuro di Chiriotti, uomo di punta della nuova Cisl pinerolese, era ormai segnato. La Riv attendeva solo l'occasione più propizia per mettere fuori dall'officina un sindacalista che si batteva per l'unità e l'autonomia del sindacato, poco incline ai richiami interclassisti della Cisl dei decenni precedenti. L'occasione si presenta alcuni giorni dopo, il 17 febbraio con lo sciopero alla Riv di Airasca, stabilimento che, insieme a quello di Pinerolo, si era caratterizzato, anche per la particolare storia della sua classe operaia, poco incline ad aderire alle agitazioni sindacali. "Si è arrivati al mio licenziamento con lo sciopero alla Riv di Airasca del 17 febbraio 1966. Abbiamo deciso il picchettaggio pesante alla Riv di Airasca: siamo andati giù alla mattina presto, abbiamo bloccato i pullman. Abbiamo consentito alla gente di scendere. Stessa cosa abbiamo fatto al turno centrale. Sono arrivati i carabinieri -racconta Chiriotti - e ci hanno arrestato, io, Fiammotto e Aloia e ci hanno portati a None. Ci ha poi tirati fuori alle quattro del pomeriggio il sindaco Aurelio Bernardi. Il capo del personale mi ha fatto firmare per ricevuta la lettera di licenziamento in tronco " (223). Tra l'altro Chiriotti quel giorno era a casa, era un giorno di festa: il 17 febbraio, festa dei valdesi, la Riv di Villar era chiusa. In che modo contrastava la Riv di Airasca lo sciopero? Faceva entrare i pullman nello stabilimento con le porte bloccate per evitare che gli indecisi potessero, sul momento, aderire allo sciopero e scendere all'ingresso dello stabilimento, pagava la benzina ai dipendenti per farli giungere con auto propria in orari diversi, i turni di lavoro era fatti a misura di dipendente nei giorni di sciopero: l'importante era andare a lavorare. Tra l'altro durante il fermo alla caserma dei carabinieri di None non avveniva nessuna contestazione formale ai tre sindacalisti, tantomeno stilato un verbale in loro presenza. Tuttavia alcuni giorni dopo l'autorità giudiziaria di Pubblica Sicurezza inoltrava alla Procura della Repubblica di Pinerolo una denuncia nei confronti dei tre sindacalisti ai sensi dell'articolo 650 del Codice Penale ( disubbidienza agli ordini di (P.S.). Chiriotti era molto conosciuto nel Pinerolese, stimato anche da chi non sempre condivideva il suo eccessivo decisionismo, il suo entusiasmo, senza alcun tentennamento, nel dichiarare uno sciopero, un'azione di lotta quando riteneva che motivazioni e obiettivi fossero giusti. Lo sdegno e la reazione fu unanime e diffusa. Le organizzazioni sindacali dichiarano subito un'azione di protesta lunedì 21 febbraio, a sostegno della richiesta dell'immediato rientro in fabbrica del membro di Commissione Interna della Cisl.

Su questo fatto vi è un lungo commento di Vittorio Morero sulle pagine del settimanale pinerolese,<br />

sul quale fa notare come <strong>il</strong> cambio del gruppo dirigente alla <strong>Riv</strong>-Skf abbia incancrenito le relazioni<br />

industriali. In passato i sindacalisti potevano tenere<br />

riunioni in refettorio con gli operai, e ciascuna corrente sindacale aveva due ore quotidiane alla<br />

settimana di segreteria durante le quali era permesso al membro di Ci di recarsi da qualsivoglia<br />

operaio e in qualsiasi reparto venisse richiesto. Ora le riunioni nel refettorio erano proibite e<br />

altrettanto <strong>il</strong> giro nei reparti. Ciò "E' certo strano se pensiamo che i sindacati svedesi (e lo sanno<br />

molto bene i dirigenti Skf) possono entrare in azienda in qualsiasi momento, anche per controllare i<br />

tempi di lavorazione (la libertà di propaganda all'interno dell' azienda gode <strong>della</strong> massima libertà<br />

alla Olivetti di Ivrea)" (222).<br />

E' convinzione che una politica di rottura e intransigenza con gli operai non sia una politica<br />

intelligente, e che vecchie mentalità borboniche (da parte dell'azienda) e populiste (da parte del<br />

sindacato) spingano a forme di contrapposizione inut<strong>il</strong>i e dannose a tutte le parti in causa.<br />

Il futuro di Chiriotti, uomo di punta <strong>della</strong> nuova Cisl pinerolese, era ormai segnato. La <strong>Riv</strong><br />

attendeva solo l'occasione più propizia per mettere fuori dall'officina un sindacalista che si batteva<br />

per l'unità e l'autonomia del sindacato, poco incline ai richiami interclassisti <strong>della</strong> Cisl dei decenni<br />

precedenti.<br />

L'occasione si presenta alcuni giorni dopo, <strong>il</strong> 17 febbraio con lo sciopero alla <strong>Riv</strong> di Airasca,<br />

stab<strong>il</strong>imento che, insieme a quello di Pinerolo, si era caratterizzato, anche per la particolare storia<br />

<strong>della</strong> sua classe operaia, poco incline ad aderire alle agitazioni sindacali.<br />

"Si è arrivati al mio licenziamento con lo sciopero alla <strong>Riv</strong> di Airasca del 17 febbraio 1966.<br />

Abbiamo deciso <strong>il</strong> picchettaggio pesante alla <strong>Riv</strong> di Airasca: siamo andati giù alla mattina presto,<br />

abbiamo bloccato i pullman. Abbiamo consentito alla gente di scendere. Stessa cosa abbiamo fatto<br />

al turno centrale. Sono arrivati i carabinieri -racconta Chiriotti - e ci hanno arrestato, io, Fiammotto<br />

e Aloia e ci hanno portati a None. Ci ha poi tirati fuori alle quattro del pomeriggio <strong>il</strong> sindaco<br />

Aurelio Bernardi. Il capo del personale mi ha fatto firmare per ricevuta la lettera di licenziamento in<br />

tronco " (223).<br />

Tra l'altro Chiriotti quel giorno era a casa, era un giorno di festa: <strong>il</strong> 17 febbraio, festa dei valdesi, la<br />

<strong>Riv</strong> di V<strong>il</strong>lar era chiusa.<br />

In che modo contrastava la <strong>Riv</strong> di Airasca lo sciopero? Faceva entrare i pullman nello stab<strong>il</strong>imento<br />

con le porte bloccate per evitare che gli indecisi potessero, sul momento, aderire allo sciopero e<br />

scendere all'ingresso dello stab<strong>il</strong>imento, pagava la benzina ai dipendenti per farli giungere con auto<br />

propria in orari diversi, i turni di lavoro era fatti a misura di dipendente nei giorni di sciopero:<br />

l'importante era andare a lavorare.<br />

Tra l'altro durante <strong>il</strong> fermo alla caserma dei carabinieri di None non avveniva nessuna contestazione<br />

formale ai tre sindacalisti, tantomeno st<strong>il</strong>ato un verbale in loro presenza. Tuttavia alcuni giorni dopo<br />

l'autorità giudiziaria di Pubblica Sicurezza inoltrava alla Procura <strong>della</strong> Repubblica di Pinerolo una<br />

denuncia nei confronti dei tre sindacalisti ai sensi dell'articolo 650 del Codice Penale (<br />

disubbidienza agli ordini di (P.S.).<br />

Chiriotti era molto conosciuto nel Pinerolese, stimato anche da chi non sempre condivideva <strong>il</strong> suo<br />

eccessivo decisionismo, <strong>il</strong> suo entusiasmo, senza alcun tentennamento, nel dichiarare uno sciopero,<br />

un'azione di lotta quando riteneva che motivazioni e obiettivi fossero giusti.<br />

Lo sdegno e la reazione fu unanime e diffusa.<br />

<strong>Le</strong> organizzazioni sindacali dichiarano subito un'azione di protesta lunedì 21 febbraio, a sostegno<br />

<strong>della</strong> richiesta dell'immediato rientro in fabbrica del membro di Commissione Interna <strong>della</strong> Cisl.

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