Le officine Riv: il centro della ragnatela. - Alp Cub
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La Cgil dichiara subito lo sciopero generale che in molte città d'Italia assume un carattere insurrezionale. Il giorno seguente i democristiani della Cgil minacciano di abbandonare il sindacato se lo sciopero non viene concluso entro la giornata, vedendo in esso uno sciopero prettamente politico e finalizzato agli interessi dei comunisti. Il 16 luglio la Cgil dichiara lo sciopero concluso. Ma ormai la convivenza non era più possibile: il 26 luglio, dopo un pronunciamento di Pastore in favore dalle scissione, l'esecutivo della Cgil espelle dal suo seno la corrente cristiana. Ad ottobre la corrente democristiana si separa dalla Cgil e fonda la Libera Cgil. Giulio Pastore viene eletto segretario generale. Nell'aprile del 1950 assumerà il nome di Cisl. In seguito alla nascita della Cisl, un piccolo gruppo di repubblicani e socialisti fonderanno l'Unione italiana del lavoro (Uil). Come viene vissuta la scissione alla Riv? Carlo Borra sostiene che non ha mai "avuto timore ad affermare che il giorno della rottura sindacale non è stato un bel giorno per il mondo del lavoro. Ma completavo dicendo che anche il taglio di un braccio non è cosa buona per una persona. Ma se serve ad evitare una cancrena mortale, ben venga il taglio del braccio (...) Alla base della rottura c'è stato l'obiettivo di isolare i comunisti e do per scontato che ci siano state forze retrive disposte a strumentalizzare ai loro scopi la frattura del mondo sindacale: ma in quel momento lasciare le cose come stavano significava dare il Paese in mano a un partito comunista pienamente allineato con Mosca. In quel momento storico era la condizione per garantire al Paese un regime libero e democratico, senza del quale anche la promozione dei lavoratori non può avere spazio" (103). Per i Liberi Sindacati era chiaro che il motivo dei molteplici scioperi indetti dai comunisti era lampante:" Persa la partita delle elezioni, tentano di rovesciare il Governo servendosi del sindacato che dovrebbe ostacolare ogni ripresa economica dello stato. Tutto serve, purché crolli il Governo attuale" (104). Sui problemi concreti di fabbrica l'unità era più facile da raggiungere perché la scissione fu più che altro "una contrapposizione politica. Non era tanto la scissione nel sindacato; nel sindacato era una conseguenza. C'era una netta contrapposizione politica - rammenta Eugenio Morero militante della Cgil e del Pci - tra il Partito comunista, il Partito socialista e la Democrazia cristiana. Allora c'era la guerra fredda e la Democrazia cristiana in particolare, per bocca della Cisl, era schierata sulla politica americana e verso la costituzione del Patto atlantico. Noi avversammo questo perché ci portava ad una sudditanza verso l'America" (105). Di fatto questa contrapposizione politica si riversa anche sui problemi di fabbrica: nel rapporto con la direzione aziendale, nella concezione della relazione salario-profitto, nelle modalità di gestione del potere sindacale nello stabilimento. Se è vero che sui problemi concreti di fabbrica era più facile trovare l'unità di intenti, far pesare di meno il clima ideologico e partitico di riferimento dei vari sindacati, è altrettanto vero che concezioni della società così diverse, in particolare tra comunisti e democristiani, la stessa strumentalizzazione politica anche dei fatti quotidiani di officina, rendeva il clima della collaborazione e dell'unità sindacale cosparso di insidie. Col senno del poi fa dire ad Eugenio Morero che "mentre noi eravamo troppo per la lotta ad oltranza, la Cisl invece era per nessuna lotta; invece se ci fossimo accordati ad una via di mezzo avremmo ottenuto qualcosa in più, maggior potere per i lavoratori" (106). Alla Riv nell'ottobre del 1948 oltre 500 lavoratori aderiscono alla Lcgil (Libera confederazione generale italiana lavoratori), e nel dicembre viene costituito a Pinerolo il primo Direttivo dei
metalmeccanici: Casati Celso segretario, Castellano Ilario vicepresidente; Aimo Giuseppe, Borra Carlo, Cavallone Giuseppe, Costa Enrico, Pavignano Romualdo, Salvai Carlo, Siccardi Cornelio membri. LE ELEZIONI DELLA COMMISSIONE INTERNA: L'ARENA DELLA CONTESA I riscontri più evidenti della dialettica tra i diversi sindacati e in relazione alla controparte padronale avvengono in occasione delle elezioni dei membri di Ci. I sindacati e i dirigenti dell'azienda vedevano nell'elezione dei componenti della Commissione interna la cartina di tornasole del potere sindacale e, in particolare, dei rapporti di forza tra la Cisl e la Cgil. Tra il 1950 e il 1958 i risultati delle elezioni della Commissione interna alla Riv di Villar vedono una progressiva crescita della Cisl, la quale nell'arco di dieci anni raddoppierà i consensi, e anche una forte crescita della Uil fino a metà degli anni Cinquanta, per poi iniziare il declino con la nascita del sindacato filopadronale degli Indipendenti che rosicchierà parte del consenso. La Fiom-Cgil, nelle due liste Pci e Psi fino al 1955 e poi con una lista unitaria nel 1956, raggiungerà il suo apice nel 1954 conquistando 7 seggi per poi iniziare un declino che la porterà, a fasi alterne, ad avere 4 seggi nel 1962. Ricordiamo che le Commissioni interne ritrovano la loro funzione nel settembre del 1943, risorte ovunque con la caduta del fascismo, con un accordo concluso tra confindustria e commissari della confederazione dei lavoratori dell'industria. Nel testo di accordo del 7 agosto 1947, all'art. 2, si legge che "Il compito fondamentale della Commissione interna o del delegato di impresa è quello di comporre e mantenere i normali rapporti tra i lavoratori e la direzione dell'azienda, in uno spirito di collaborazione e di reciproca comprensione per il regolare svolgimento della attività produttiva" (107). La competizione fra Cisl e Cgil era stata molto aspra fino dal momento della scissione. Fra molti militanti della Cisl e della Cgil vi era una forte stima reciproca, ma la lotta sindacale restava molto accesa. Contesa che dura almeno fino all'inizio degli anni Sessanta: da quel momento emergeva nella Cisl un nuovo gruppo di militanti, con un'impronta più conflittuale e questo ha permesso di trovare, in un contesto storico profondamente cambiato, un maggior terreno di incontro con la Cgil. Prima, dal dopoguerra, la divaricazione era netta: la corrente sindacale cristiana, poi Cisl, mirava, anche nelle rivendicazioni, alla pace e giustizia sociale secondo gli insegnamenti mutuati dalla dottrina sociale della chiesa, fondata sugli architravi dell'interclassismo, mentre dall'altra, i socialcomunisti, avevo come arco strategico la lotta di classe e una forte filosofia rivendicazionista e, almeno nei proclami, antisistema. Certamente il riflesso politico dei partiti a cui si le correnti sindacali si richiamavano pesava sulla convivenza in fabbrica e nel sindacato.
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metalmeccanici: Casati Celso segretario, Castellano Ilario vicepresidente; Aimo Giuseppe, Borra<br />
Carlo, Cavallone Giuseppe, Costa Enrico, Pavignano Romualdo, Salvai Carlo, Siccardi Cornelio<br />
membri.<br />
LE ELEZIONI DELLA COMMISSIONE INTERNA: L'ARENA DELLA CONTESA<br />
I riscontri più evidenti <strong>della</strong> dialettica tra i diversi sindacati e in relazione alla controparte padronale<br />
avvengono in occasione delle elezioni dei membri di Ci.<br />
I sindacati e i dirigenti dell'azienda vedevano nell'elezione dei componenti <strong>della</strong> Commissione<br />
interna la cartina di tornasole del potere sindacale e, in particolare, dei rapporti di forza tra la Cisl e<br />
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Tra <strong>il</strong> 1950 e <strong>il</strong> 1958 i risultati delle elezioni <strong>della</strong> Commissione interna alla <strong>Riv</strong> di V<strong>il</strong>lar vedono<br />
una progressiva crescita <strong>della</strong> Cisl, la quale nell'arco di dieci anni raddoppierà i consensi, e anche<br />
una forte crescita <strong>della</strong> U<strong>il</strong> fino a metà degli anni Cinquanta, per poi iniziare <strong>il</strong> declino con la<br />
nascita del<br />
sindacato f<strong>il</strong>opadronale degli Indipendenti che rosicchierà parte del consenso. La Fiom-Cg<strong>il</strong>, nelle<br />
due liste Pci e Psi fino al 1955 e poi con una lista unitaria nel 1956, raggiungerà <strong>il</strong> suo apice<br />
nel 1954 conquistando 7 seggi per poi iniziare un declino che la porterà, a fasi alterne, ad avere 4<br />
seggi nel 1962.<br />
Ricordiamo che le Commissioni interne ritrovano la loro funzione nel settembre del 1943, risorte<br />
ovunque con la caduta del fascismo, con un accordo concluso tra confindustria e commissari <strong>della</strong><br />
confederazione dei lavoratori dell'industria.<br />
Nel testo di accordo del 7 agosto 1947, all'art. 2, si legge che "Il compito fondamentale <strong>della</strong><br />
Commissione interna o del delegato di impresa è quello di comporre e mantenere i normali rapporti<br />
tra i lavoratori e la direzione dell'azienda, in uno spirito di collaborazione e di reciproca<br />
comprensione per <strong>il</strong> regolare svolgimento <strong>della</strong> attività produttiva" (107).<br />
La competizione fra Cisl e Cg<strong>il</strong> era stata molto aspra fino dal momento <strong>della</strong> scissione.<br />
Fra molti m<strong>il</strong>itanti <strong>della</strong> Cisl e <strong>della</strong> Cg<strong>il</strong> vi era una forte stima reciproca, ma la lotta sindacale<br />
restava molto accesa. Contesa che dura almeno fino all'inizio degli anni Sessanta: da quel momento<br />
emergeva nella Cisl un nuovo gruppo di m<strong>il</strong>itanti, con un'impronta più conflittuale e questo ha<br />
permesso di trovare, in un contesto storico profondamente cambiato, un maggior terreno di incontro<br />
con la Cg<strong>il</strong>.<br />
Prima, dal dopoguerra, la divaricazione era netta: la corrente sindacale cristiana, poi Cisl, mirava,<br />
anche nelle rivendicazioni,<br />
alla pace e giustizia sociale secondo gli insegnamenti mutuati dalla dottrina sociale <strong>della</strong> chiesa,<br />
fondata sugli architravi dell'interclassismo, mentre dall'altra, i socialcomunisti, avevo come arco<br />
strategico la lotta di classe e una forte f<strong>il</strong>osofia rivendicazionista e, almeno nei proclami,<br />
antisistema. Certamente <strong>il</strong> riflesso politico dei partiti a cui si le correnti sindacali si richiamavano<br />
pesava sulla convivenza in fabbrica e nel sindacato.