Le officine Riv: il centro della ragnatela. - Alp Cub

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04.06.2013 Views

e, al di là delle anche dure dispute, lasciava spazio ad una collaborazione fondata su una reciproca convivenza e sul maggior benessere possibile. Inoltre, a Villar e in val Chisone, lo spirito collaborativo e familiare di Agnelli poteva espletarsi con successo grazie all'atmosfera provinciale e all'assenza di grandi forze concorrenti in campo economico e industriale. La storia della Riv non inizia in val Chisone ma a Torino, il 29 settembre 1906 in via Marochetti, davanti al notaio Costa. La denominazione ufficiale della società era Roberto Incerti & C. Villar Perosa, fabbrica di cuscinetti a sfere e sfere in acciaio. Il capitale versato ammontava a lire 600 mila: 150 da Agnelli, 100 da Incerti, 50 da Ettore Rabezzana, 250 dalla Fiat e 50 dalla Fiat Brevetti. La sigla Riv da sempre ha significato Roberto Incerti Villar e l'ingegner Roberto Incerti, meccanico costruttore di biciclette, era proprietario di due piccole aziende familiari a Torino e Villar Perosa. A questa attività si associa Giovanni Agnelli, ricco proprietario fondiario della valle. Da questo matrimonio nasce il primo cuscinetto Riv. L'azienda continua ad essere chiamata Riv perché Roberto Incerti non cede il brevetto, anzi reca anche fastidi giudiziari ad Agnelli in seguito all'accusa di irregolare appropriazione di brevetti. Questo contenzioso sembra all'origine del fatto che una partita di cuscinetti, inviata in Sud America, non viene sdoganata per l'assenza del marchio di brevetto (Riv), ma unicamente della formula Officine di Villar Perosa Agnelli & C.. Così, a quanto pare, ricompare l'originaria sigla Riv (1). Sull'origine del marchio Riv si era diffuso nel tempo un'altra ipotesi. La sigla inizialmente avrebbe significato Rabezzana Incerti Villar, e Rabezzana avrebbe ceduto, essendo sorti dei contrasti con Incerti, la sua quota a quest'ultimo e si sarebbe ritirato. "Rabezzana emigrò in America dove diresse un'azienda metalmeccanica, a conferma di ciò che era stato detto dagli anziani a riguardo della sigla Riv - racconta Emilio Bourcet, operaio e vigile del fuoco Riv fin dal 1942 - Rabezzana Incerti Villar ha dato prova di veridicità quando lo stesso Rabezzana, il 30 aprile 1955, venne a visitare lo stabilimento villarese dopo 47 anni di assenza. Guidava l'ospite il cav. Luigi Ferrero primo presidente del gruppo anziani Riv di Villar Perosa"(2). Di fatto non esiste alcun prova certa di questa ipotesi, in quanto su nessun cuscinetto è stato trovato sul marchio il cognome di Rabezzana (3). Un dato è certo: se Roberto Incerti è stato il genio creatore di nuovi metodi di perfezionamento di lavorazione dei cuscinetti a sfere, tuttavia "morì il 13 novembre 1952 lasciando i familiari in precarie condizioni finanziarie. Ai funerali, molto modesti, non prese parte alcuna rappresentanza ufficiale della Riv, suscitando scalpore tra quei dipendenti che ancora ricordavano con grande simpatia il primo costruttore italiano del cuscinetti a sfere" (4). L'anno dopo la piccola attività artigianale si trasferisce a Villar Perosa (5): il primo operaio adibito ai forni Potter e Johnston è Eustacchio Prinzio, residente nella frazione Prietti di Villar Perosa, e prende servizio il 1° febbraio del 1907. Alla stessa epoca il primo ufficio di amministrazione vede all'opera Giuseppe Cuccodoro, Alberto Bleynat e Elsa Theiler. Al momento del suo insediamento lo stabilimento occupa 6250 mq, 180 dipendenti e produce 20.000 cuscinetti prodotti all'anno. Il progetto di via Marochetti era strettamente connesso allo sviluppo dell'industria automobilistica torinese. Una gara automobilistica contribuisce ad accelerare la nascita del cuscinetto italiano: nel 1905 una competizione sportiva richiedeva che tutti i componenti delle auto fossero di fabbricazione nazionale. In Italia non si fabbricava ancora il cuscinetto e veniva importati dalla Germania, dalla Svizzera, dalla Francia e della Svezia.

Non solo cuscinetti. Nella storia della Riv la produzione di cuscinetti sarà preponderante, ma dai suoi stabilimenti usciranno molti altri prodotti: registratori di cassa, boccole ferro-tranviarie, supporti per trasmissioni e per macchine agricole, anelli elastici per stantuffi, camicie per cilindri, punterie e altre produzioni. Fin dai primi anni del suo insediamento, la Riv vede al suo interno dei fermenti operai. Nel 1911 gli operai già da tempo protestavano: paghe troppo basse in certe categorie, in particolare nelle mansioni femminili, multe che a vario titolo falcidiavano le già misere retribuzioni. Così i lavoratori costituiscono alla Riv una sezione della Federazione metallurgici, chiedendo un incontro con i dirigenti dello stabilimento. Il 17 settembre 1911 una commissione operaia composta dagli operai Zugot, Dannuzzo, Pistone, Cavina e Martinetto avanzano le seguenti richieste : 1) aumento dei salari del 10%; 2) accredito di una percentuale per gli operai che non lavorano a cottimo; 3) limitazione delle multe a norma di regolamento; 4) formazione di una commissione di operai per la gestione del fondo multe, le quali venivano distribuite agli operai malati e poveri. Agnelli non concede nulla di quanto richiesto e i lavoratori decidono di affidare la vertenza al segretario della Federazione, il sig. Colombino. In uno di questi incontri, la Commissione operaia rifiuta una controproposta di Agnelli, definita inaccettabile, deliberando di scioperare. Il 24 settembre, sorgono dei profondi contrasti tra Giovanni Agnelli e i rappresentanti operai. Le trattative vengono interrotte e gli operai decidono di continuare l'agitazione, mentre la ditta faceva affiggere un manifesto nel quale si dichiarava chiuso lo stabilimento per riparazione macchinari, licenziando i componenti della Commissione operaia (6). In seguito si giunge a un possibile compromesso sulle richieste avanzate dalle maestranze, ma la Riv non intendeva recedere su un punto: riassumere i delegati operai licenziati. Gli operai, di fronte a questo atto di intolleranza, votano, 137 a favore e sei contro, di persistere nello sciopero (7). Dopo venti giorni di lotta si giunge, tra Agnelli e il segretario Colombini della Federazioni metallurgici, a un accordo: 1) aumento dei salari del 7%; 2) aumento di lire 1 oraria per gli operai di età inferiore a 18 anni, e di lire 1,25 per operai di età superiore; 3) percentuale da definire in un prossimo accordo a Torino agli operai dell'utensileria; 4) formazione di una commissione operaia per la distribuzione del fondo multe; 5) riassunzione dei componenti della commissione operaia. L'ultimo punto perderà il suo significato perché gli operai licenziati avevano già trovato collocazione in altre fabbriche a Torino (8). Tuttavia i contrasti non erano terminati, anzi Agnelli, nella sua figura di sindaco di Villar, fa dire alle opposizioni politiche , di fronte alle agitazioni nate alla Riv, che ogni sindaco "deve appianare le divergenze che possono sorgere fra operai e principali nel suo comune, perciò il Sindaco Agnelli o addiviene ad un equo componimento coi suoi operai o si dimette dalla carica" (9). Viene denunciato, in sostanza, un conflitto d'interessi fra la figura di imprenditore e quella di sindaco, rilevando anche la mancata assunzione di manodopera locale. Dal grande conflitto mondiale la Riv trae molte occasioni di nuove produzioni, e non pochi benefici: tra il 1915 e il 1916 stipula numerosi contratti per la fornitura all'esercito italiano di 6.210 mitragliatrici (10), con le relative parti di ricambio e 1.350.000 bossoli (11). Da questa produzione bellica Agnelli

e, al di là delle anche dure dispute, lasciava spazio ad una collaborazione fondata su una reciproca<br />

convivenza e sul maggior<br />

benessere possib<strong>il</strong>e. Inoltre, a V<strong>il</strong>lar e in val Chisone, lo spirito collaborativo e fam<strong>il</strong>iare di Agnelli<br />

poteva espletarsi con successo grazie all'atmosfera provinciale e all'assenza di grandi forze<br />

concorrenti in campo economico e industriale.<br />

La storia <strong>della</strong> <strong>Riv</strong> non inizia in val Chisone ma a Torino, <strong>il</strong> 29 settembre 1906 in via Marochetti,<br />

davanti al notaio Costa. La denominazione ufficiale <strong>della</strong> società era Roberto Incerti & C. V<strong>il</strong>lar<br />

Perosa, fabbrica di cuscinetti a sfere e sfere in acciaio. Il capitale versato ammontava a lire 600<br />

m<strong>il</strong>a: 150 da Agnelli, 100 da Incerti, 50 da Ettore Rabezzana, 250 dalla Fiat e 50 dalla Fiat Brevetti.<br />

La sigla <strong>Riv</strong> da sempre ha significato Roberto Incerti V<strong>il</strong>lar e l'ingegner Roberto Incerti, meccanico<br />

costruttore di biciclette, era proprietario di due piccole aziende fam<strong>il</strong>iari a Torino e V<strong>il</strong>lar Perosa. A<br />

questa attività si associa Giovanni Agnelli, ricco proprietario fondiario <strong>della</strong> valle. Da questo<br />

matrimonio nasce <strong>il</strong> primo cuscinetto <strong>Riv</strong>. L'azienda continua ad essere chiamata <strong>Riv</strong> perché<br />

Roberto Incerti non cede <strong>il</strong> brevetto, anzi reca anche fastidi giudiziari ad Agnelli in seguito<br />

all'accusa di irregolare appropriazione di brevetti.<br />

Questo contenzioso sembra all'origine del fatto che una partita di cuscinetti, inviata in Sud America,<br />

non viene sdoganata per l'assenza del marchio di brevetto (<strong>Riv</strong>), ma unicamente <strong>della</strong> formula<br />

Officine di V<strong>il</strong>lar Perosa Agnelli & C.. Così, a quanto pare, ricompare l'originaria sigla <strong>Riv</strong> (1).<br />

Sull'origine del marchio <strong>Riv</strong> si era diffuso nel tempo un'altra ipotesi. La sigla inizialmente avrebbe<br />

significato Rabezzana Incerti V<strong>il</strong>lar, e Rabezzana avrebbe ceduto, essendo sorti dei contrasti con<br />

Incerti, la sua quota a quest'ultimo e si sarebbe ritirato. "Rabezzana emigrò in America dove diresse<br />

un'azienda metalmeccanica, a conferma di ciò che era stato detto dagli anziani a riguardo <strong>della</strong> sigla<br />

<strong>Riv</strong> - racconta Em<strong>il</strong>io Bourcet, operaio e vig<strong>il</strong>e del fuoco <strong>Riv</strong> fin dal 1942 - Rabezzana Incerti V<strong>il</strong>lar<br />

ha dato prova di veridicità quando lo stesso Rabezzana, <strong>il</strong> 30 apr<strong>il</strong>e 1955, venne a visitare lo<br />

stab<strong>il</strong>imento v<strong>il</strong>larese dopo 47 anni di assenza. Guidava l'ospite <strong>il</strong> cav. Luigi Ferrero primo<br />

presidente del gruppo anziani <strong>Riv</strong> di V<strong>il</strong>lar Perosa"(2).<br />

Di fatto non esiste alcun prova certa di questa ipotesi, in quanto su nessun cuscinetto è stato trovato<br />

sul marchio <strong>il</strong> cognome di Rabezzana (3). Un dato è certo: se Roberto Incerti è stato <strong>il</strong> genio<br />

creatore di nuovi metodi di perfezionamento di lavorazione dei cuscinetti a sfere, tuttavia "morì <strong>il</strong><br />

13 novembre 1952 lasciando i fam<strong>il</strong>iari in precarie condizioni finanziarie. Ai funerali, molto<br />

modesti, non prese parte alcuna rappresentanza ufficiale <strong>della</strong> <strong>Riv</strong>, suscitando scalpore tra quei<br />

dipendenti che ancora ricordavano con grande simpatia <strong>il</strong> primo costruttore italiano del cuscinetti a<br />

sfere" (4).<br />

L'anno dopo la piccola attività artigianale si trasferisce a V<strong>il</strong>lar Perosa (5): <strong>il</strong> primo operaio adibito<br />

ai forni Potter e Johnston è Eustacchio Prinzio, residente nella frazione Prietti di V<strong>il</strong>lar Perosa, e<br />

prende servizio <strong>il</strong> 1° febbraio del 1907. Alla stessa epoca <strong>il</strong> primo ufficio di amministrazione vede<br />

all'opera Giuseppe Cuccodoro, Alberto Bleynat e Elsa The<strong>il</strong>er. Al momento del suo insediamento<br />

lo stab<strong>il</strong>imento occupa 6250 mq, 180 dipendenti e produce 20.000 cuscinetti prodotti all'anno.<br />

Il progetto di via Marochetti era strettamente connesso allo sv<strong>il</strong>uppo dell'industria automob<strong>il</strong>istica<br />

torinese. Una gara automob<strong>il</strong>istica contribuisce ad accelerare la nascita del cuscinetto italiano: nel<br />

1905 una competizione sportiva richiedeva<br />

che tutti i componenti delle auto fossero di fabbricazione nazionale.<br />

In Italia non si fabbricava ancora <strong>il</strong> cuscinetto e veniva importati dalla Germania, dalla Svizzera,<br />

dalla Francia e <strong>della</strong> Svezia.

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