Le officine Riv: il centro della ragnatela. - Alp Cub

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04.06.2013 Views

Pietro Bertolone, come tutti i principali dirigenti industriale, era in contatto diretto con gli alleati. Infatti alla Fiat di Sangono andrà ad installarsi il colonnello O'Reagan, inglese, "incaricato di coordinare (in realtà controllare) le attività delle brigate partigiane della Val Sangone e di Val Pellice e della salvaguardia della Riv di Villar Perosa. Sarà ospite del direttore dello stesso stabilimento, Bertolone, presso cui era attiva una ricetrasmittente clandestina dell'Office Strategic Service" (83). Il Direttore della Riv era aggiornato di prima mano cosa accadeva sul fronte militare, così come conosceva, in stretto contatto con Giovanni Agnelli, l'evoluzione della situazione politica, pertanto era perfettamente consapevole che il fascismo aveva i mesi contati, e lui (e gli alleati angloamericani) accanto alla libertà voleva mantenere immutati, nella sostanza, i rapporti gerarchi di fabbrica e tra la classi sociali nella società, pur sapendo che la realtà sarebbe mutata rispetto a quella sotto la dittatura fascista. Il "sequestro" dei partigiani era servito ad accentuare una scelta di campo che era già stata fatta. Anche perché i giochi si stavano facendo, pensando già al dopo, sempre più limpidi per tutti: gli industriali avevano bisogno dei partigiani (anche dei comunisti), e i partigiani e le opposizioni della sinistra sapevano benissimo che senza gli Agnelli e soci non vi sarebbe stata la rinascita e la ricostruzione. I CONSIGLI DI GESTIONE L'Italia esce dalla guerra in condizioni economiche disastrose: un terzo del patrimonio nazionale era stato distrutto, danni ingenti alle abitazioni, ai servizi civili, alle opere pubbliche, ai mezzi di comunicazione e alla rete dei trasporti. Gli insediamenti industriali, pur limitatamente danneggiati, soffrivano dalla mancanza di materie prime e dalla necessità di riconvertire gli impianti dalla produzione bellica a quella civile. Inoltre i rapporti sociali erano stati sconvolti dalla guerra e dalla lotta di Liberazione. La classe operaia aveva preso coscienza della propria forza politica, del ruolo svolto nella lotta contro il fascismo durante la Resistenza. Con la fine della Resistenza l'unità delle forze antifasciste tenta di proseguire la sua strada con la nascita dei Consigli di Gestione nelle fabbriche e la partecipazione comune dei rappresentanti delle varie tendenze politiche e di quelli dell'azienda. Con il decreto del Clnai del 17 aprile 1945, emanato a Milano, viene abrogata la regolamentazione sociale fascista e può essere considerato l'atto formale di nascita dei consigli di gestione. Abrogando la legislazione della Repubblica Sociale italiana in materia di socializzazione delle imprese, sanciva nel medesimo tempo il principio della partecipazione alla gestione delle aziende da parte di tutte le sue componenti attraverso nuovi e democratici consigli di gestione. Il decreto prevedeva che i comitati di liberazione, in attesa dell'elezione dei nuovi organismi, assumessero la rappresentanza delle maestranze e la gestione delle aziende. La partecipazione operaia alla gestione dell'azienda trova la sua motivazione nel contributo che i lavoratori avevano dato alla lotta di liberazione, attraverso opere di sabotaggio, scioperi non solo di carattere economico-rivendicativo, ma anche politico a difesa delle industrie e della manodopera minacciata di trasferimento in Germania. Nei giorni dell'insurrezione la classe operaia aveva occupato e salvaguardato le fabbriche da eventuali distruzione, preservando non solo il patrimonio industriale ma garantendo una rapida ripresa del lavoro a liberazione avvenuta. Non solo il prezzo pagato dai lavoratori durante la Resistenza doveva essere riconosciuto, ma la lotta contro il nazifascismo aveva creato, secondo Di Vittorio, un nuovo spirito tra i lavoratori,

perché, la difesa dei luoghi di lavoro, aveva cancellato negli operai quel senso di estraneità alla fabbrica, considerato fino a quel momento simbolo dello sfruttamento padronale (84). Le trattative per la costituzione del Consiglio di gestione alla Riv non sono state facili. Viene presentata domanda al Cln aziendale nel novembre del 1945, senza trovare alcuna opposizione da parte dell'azienda(85). Anche alla Riv si scontrano subito due linee interpretative sul ruolo dei Consigli: per la Democrazia cristiana essi dovevano mirare alla corresponsabilizzazione , alla gestione dell'azienda e alla partecipazione degli utili attraverso l'azionariato operaio, quindi dovevano avere un compito deliberativo; i socialcomunisti escludevano che i consigli potessero mirare alla collaborazione di classe, attruibuendogli un compito di controllo della produzione, vedendo nel Consiglio uno strumento di lotta di classe, con carattere puramente consultivo. Divisioni politiche di non poco conto nelle quali si inseriva la volontà dell'azienda di procedere alla ricostruzione in collaborazione con le forze operaie, per aumentare il potenziale produttivo e il profitto, ma senza perdere il controllo del potere aziendale. Posizione alternativa non solo a quella socialcomunista ma anche a quella moderata della Democrazia cristiana. Viene nominata una Commissione di studio che elabora un regolamento dei Consigli nel febbraio del 1947, nel quale si sanciva la forma consultiva dell'organismo. Posizione che poteva essere accettata sia dalla sinistra che dalle aziende: i primi non vedevano compromessa la loro purezza ideologica della lotta di classe con forme più o meno subdole di cogestione, i secondi ritenevano di aver le mani liberi per una ricostruzione in nome del profitto capitalistico. Le elezioni si svolsero il 6, 7 e 9 maggio 1947, con buona affluenza alle urne. Alla Riv di Torino dei sei membri effettivi da eleggere, cinque erano comunista e uno socialista; a Villar Perosa un democratico cristiano , un socialista e un comunista. A Villar Perosa le elezione avvengono il 7 e 9 maggio con una forte affluenza alle urne: tra gli operai si raggiunge il 93,5% , contro il 65% di votanti per l'elezione della Commissione interna. Tra gli operai viene eletto Cucchiarati Eristano (comunista), 1322 voti) con supplente Pesce Gino; Giacosa Renato ( socialista), 841 voti) con supplente Data Ferdinando. Tra gli impiegati viene eletto Carlo Borra ( corrente cristiana, 800 voti), con supplente Colombo Pietro (86). La direzione generale della Riv convoca il Consiglio per la seduta di insediamento il 17 maggio 1947, con la partecipazione dei nove rappresentati dei lavoratori ed altrettanti designati dall'azienda, scelti tra i dirigenti più autorevoli. Vengono anche nominati, su proposta dei lavoratori, due segretari: uno per Torino e uno per Villar. Viene designato come segretario di Villar Perosa Carlo Borra. Gli intenti professati erano, negli enunciati, nobili: il Consiglio aveva "fra i suoi compiti la difesa del lavoro, e dà la possibilità di prendere parte attiva alla vita dell'azienda concorrendo al suo sviluppo e potenziamento nel comune interesse" (87). Da parte dell'azienda il coinvolgimento dei dipendenti era importante se limitato a presentare proposte di miglioramento strumentale e organizzativo all'attività produttiva. Anzi erano anche previsti dei premi per le proposte ritenute utili. Il timore che l'azienda intendesse coinvolgere i lavoratori solo come punto di forza in questa fase della ricostruzione e del rilancio della produzione ( e dei profitti) era diffuso. Nel luglio del 1948 i rappresentanti dei lavoratori, nel Consiglio consultivo di gestione, nella loro relazione ribadiscono

perché, la difesa dei luoghi di lavoro, aveva cancellato negli operai quel senso di estraneità alla<br />

fabbrica, considerato fino a quel momento simbolo dello sfruttamento padronale (84).<br />

<strong>Le</strong> trattative per la costituzione del Consiglio di gestione alla <strong>Riv</strong> non sono state fac<strong>il</strong>i. Viene<br />

presentata domanda al Cln aziendale nel novembre del 1945, senza trovare alcuna opposizione da<br />

parte dell'azienda(85).<br />

Anche alla <strong>Riv</strong> si scontrano subito due linee interpretative sul ruolo dei Consigli: per la Democrazia<br />

cristiana essi dovevano mirare alla corresponsab<strong>il</strong>izzazione , alla gestione dell'azienda e alla<br />

partecipazione degli ut<strong>il</strong>i attraverso l'azionariato operaio, quindi dovevano avere un compito<br />

deliberativo; i socialcomunisti escludevano che i consigli potessero mirare alla collaborazione di<br />

classe, attruibuendogli un compito di controllo <strong>della</strong> produzione, vedendo nel Consiglio uno<br />

strumento di lotta di classe, con carattere puramente consultivo.<br />

Divisioni politiche di non poco conto nelle quali si inseriva la volontà dell'azienda di procedere alla<br />

ricostruzione in<br />

collaborazione con le forze operaie, per aumentare <strong>il</strong> potenziale produttivo e <strong>il</strong> profitto, ma senza<br />

perdere <strong>il</strong> controllo del potere aziendale. Posizione alternativa non solo a quella socialcomunista ma<br />

anche a quella moderata <strong>della</strong> Democrazia cristiana.<br />

Viene nominata una Commissione di studio che elabora un regolamento dei Consigli nel febbraio<br />

del 1947, nel quale si sanciva la forma consultiva dell'organismo. Posizione che poteva essere<br />

accettata sia dalla sinistra che dalle aziende: i primi non vedevano compromessa la loro purezza<br />

ideologica <strong>della</strong> lotta di classe con forme più o meno subdole di cogestione, i secondi ritenevano di<br />

aver le mani liberi per una ricostruzione in nome del profitto capitalistico.<br />

<strong>Le</strong> elezioni si svolsero <strong>il</strong> 6, 7 e 9 maggio 1947, con buona affluenza alle urne. Alla <strong>Riv</strong> di Torino<br />

dei sei membri effettivi da eleggere, cinque erano comunista e uno socialista; a V<strong>il</strong>lar Perosa un<br />

democratico cristiano , un socialista e un comunista.<br />

A V<strong>il</strong>lar Perosa le elezione avvengono <strong>il</strong> 7 e 9 maggio con una forte affluenza alle urne: tra gli<br />

operai si raggiunge <strong>il</strong> 93,5% , contro <strong>il</strong> 65% di votanti per l'elezione <strong>della</strong> Commissione interna.<br />

Tra gli operai viene eletto Cucchiarati Eristano (comunista), 1322 voti) con supplente Pesce Gino;<br />

Giacosa Renato ( socialista), 841 voti) con supplente Data Ferdinando.<br />

Tra gli impiegati viene eletto Carlo Borra ( corrente cristiana, 800 voti), con supplente Colombo<br />

Pietro (86).<br />

La direzione generale <strong>della</strong> <strong>Riv</strong> convoca <strong>il</strong> Consiglio per la seduta di insediamento <strong>il</strong> 17 maggio<br />

1947, con la partecipazione dei nove rappresentati dei lavoratori ed altrettanti designati dall'azienda,<br />

scelti tra i dirigenti più autorevoli.<br />

Vengono anche nominati, su proposta dei lavoratori, due segretari: uno per Torino e uno per V<strong>il</strong>lar.<br />

Viene designato come segretario di V<strong>il</strong>lar Perosa Carlo Borra.<br />

Gli intenti professati erano, negli enunciati, nob<strong>il</strong>i: <strong>il</strong> Consiglio aveva "fra i suoi compiti la difesa<br />

del lavoro, e dà la possib<strong>il</strong>ità di prendere parte attiva alla vita dell'azienda<br />

concorrendo al suo sv<strong>il</strong>uppo e potenziamento nel comune interesse" (87). Da parte dell'azienda <strong>il</strong><br />

coinvolgimento dei dipendenti era importante se limitato a presentare proposte di miglioramento<br />

strumentale e organizzativo all'attività produttiva. Anzi erano anche previsti dei premi per le<br />

proposte ritenute ut<strong>il</strong>i.<br />

Il timore che l'azienda intendesse coinvolgere i lavoratori solo come punto di forza in questa fase<br />

<strong>della</strong> ricostruzione e del r<strong>il</strong>ancio <strong>della</strong> produzione ( e dei profitti) era diffuso. Nel luglio del 1948 i<br />

rappresentanti dei lavoratori, nel Consiglio consultivo di gestione, nella loro relazione ribadiscono

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