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Le officine Riv: il centro della ragnatela. - Alp Cub

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prestante corporatura, quando passava con la sua pipa fra i vari reparti dell'officina, - ricorda Carlo<br />

Borra - seguito dallo scodazzo dei dirigenti e capi dei reparti attraversati, incuteva allora prima <strong>della</strong><br />

Liberazione, ma anche dopo, seppur in tono ridotto, un senso di soggezione.<br />

La voce passava di reparto in reparto: c'é Bertolone! E tutti cercavano di mettersi a posto per non<br />

subire i suoi richiami che non guardavano in faccia nessuno. Era certamente un tipo duro che ai<br />

subalterni non dava molte confidenze" (69).<br />

Non era solo soggezione, ma anche paura. L'ing. Bertolone era temuto e quando passava in fabbrica<br />

calava <strong>il</strong> gelo. Era già stato previsto tutto un sistema di preavviso per mettere in guardia del suo<br />

passaggio in officina. Bastava un pur minima infrazione (essere colti a fumare una sigaretta) che<br />

Bertolone, senza neppure fermarsi, faceva un gesto con <strong>il</strong> capo verso malcapitato, ed era cura del<br />

responsab<strong>il</strong>e del personale che lo seguiva procedere al licenziamento dell'operaio. Un giorno ha<br />

visto un operaio che raddrizzava un punzone sulla sua macchina da lavoro. Ha fatto un breve segno<br />

con la testa e un'ora dopo quell'operaio era licenziato (70).<br />

La fama diffusa sull'ingegnere di essere un "duro" non venne mai smentita in quegli anni sotto la<br />

dittatura fascista, e nei suoi confronti <strong>il</strong> timore era molto diffuso tra le maestranze.<br />

Arroganza che si è parzialmente mitigata dopo la liberazione, con <strong>il</strong> cambiare del contesto storico e<br />

politico. Certamente in alcuni momenti nella gestione <strong>della</strong> <strong>Riv</strong> contava più lui di Agnelli. Una<br />

figura che sapeva muoversi con destrezza anche nei momenti più diffic<strong>il</strong>e: "Bertolone era padrone<br />

assoluto <strong>della</strong> <strong>Riv</strong>. Quando ha visto che le cose cambiavano - sostiene Em<strong>il</strong>io Travers, operaio <strong>Riv</strong>,<br />

comunista e partigiano - ci ha aiutato. Eravamo in contatto io e Costantino con Bertolone. Bertolone<br />

ci veniva a trovare nei boschi. Durante <strong>il</strong> fascismo si è adeguato; ci ha fatta r<strong>il</strong>asciare dai tedeschi<br />

dei lasciapassare. Aveva una certa autorità e coraggio. Aveva nascosto del materiale, dove adesso ci<br />

sono le forge, nei sotterranei: materie prime, macchinari pronti per poter rimontare in fabbrica. Poi<br />

ha fatto murare tutto" (71).<br />

L'ingegner Bertolone é stato sicuramente una figura storica alla <strong>Riv</strong> di V<strong>il</strong>lar: è ancora Em<strong>il</strong>io<br />

Travers a definirlo "Lungimirante, coraggioso e intelligente". Ha saputo interpretare più copioni e<br />

più personaggi, restando sempre fedele a se stesso: uomo di<br />

comando, ab<strong>il</strong>e nel trasformismo politico, senza mai soggiacere al serv<strong>il</strong>ismo, sapendo cogliere e<br />

capire i cambiamenti che avvenivano nella società (72).<br />

In camicia nera nella prima fase del fascismo, duro e inflessib<strong>il</strong>e verso gli operai durante <strong>il</strong><br />

ventennio; amico e alleato dei partigiani, ma senza palese debolezza nell'arte del comando<br />

nell'officina, mediatore fra le forze in conflitto, avendo già sentito che <strong>il</strong> regime fascista era ormai<br />

in decomposizione; intelligente e intraprendente da concepire l'epurazione come una breve<br />

parentesi, per poi essere richiamato con tutti gli onori in officina per dirigere la ricostruzione <strong>della</strong><br />

<strong>Riv</strong> con le sue indubbie capacità, e questo merito gli è stato riconosciuto da tutti; per poi riprendere<br />

saldamente in mano (ammesso che l'abbia mai veramente abbandonata) la tolda del comando, e<br />

nuovamente guidare con salda determinazione e con <strong>il</strong> pugno del tecnocrate l'azienda che Agnelli<br />

gli aveva affidato concedendogli, in più di un'occasione, carta bianca. Per Bertolone i regimi<br />

politici, le ideologie passavano, mentre immutata doveva restare la gerarchia di fabbrica e <strong>della</strong><br />

società.<br />

Tanto si sa qual era l'Agnelli-pensiero: ciò che va bene per la Fiat ( e la <strong>Riv</strong>) va bene per l'Italia, e<br />

comunque si è f<strong>il</strong>ogovernativi per definizione, prendendo poi le dovute misure e distanze.<br />

Se è vero che durante la resistenza "Anche l'ing. Pietro Bertolone, <strong>il</strong> cav. Arturo Prever, l'ing.<br />

Ambrogio Turati, che rappresentavano <strong>il</strong> mondo industriale <strong>della</strong> zona, erano entrati in diretto<br />

contatto col CLN e con i comandi partigiani" (73), tuttavia la storia del rapporto tra Bertolone e la

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