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Le officine Riv: il centro della ragnatela. - Alp Cub

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Intanto <strong>il</strong> 28 febbraio 1944 le <strong>officine</strong> <strong>della</strong> <strong>Riv</strong> vengono occupate da un gruppo di guastatori<br />

partigiani. Il commando è formato da tre squadre <strong>della</strong> val Chisone, con l'aiuto di un reparto <strong>della</strong><br />

5a G.L. <strong>della</strong> val Germanasca. Lo scopo è ben preciso: intralciare la produzione bellica funzionale<br />

al riarmo tedesco, la Todt.<br />

Questo atto di sabotaggio era sospinto da un urgente necessità: " Sapevamo che i tedeschi stavano<br />

organizzandosi - ricorda Roberto Malan - per trasferire i macchinari <strong>della</strong> RIV in Veneto e in Alto<br />

Adige. Studiammo come impedirglielo e, attraverso Giovanni Costantino che divenne poi uno dei<br />

comandanti delle nostre brigate, facemmo muovere insieme le bande <strong>della</strong> val Germanasca, quella<br />

del Bagnau, ormai ingrossata, la banda di Martina, trasferita anch'essa in val Germanasca, e gli<br />

uomini di Marcellin dalla val Chisone. Si andò alla RIV di notte e con mazze di ferro si resero<br />

inut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i tutti i congegni principali dei macchinari. Ebbe a dirmi in seguito, mesi dopo,<br />

Bertolone: "Avete fatto più danni voi dei bombardieri alleati!" (40).<br />

Se l'obiettivo era di rendere inservib<strong>il</strong>e un buon numero di macchinari scampati ai bombardamenti,<br />

questo viene raggiunto: 130 macchine vengono rese inefficienti, non danneggiandole<br />

semplicemente a colpi di mazza, ma manomettendo con precisione parti fondamentali di torni,<br />

frese, apparecchi di collaudo, compressori. Viene anche svuotato <strong>il</strong> magazzino dei generi alimentari<br />

dei dirigenti <strong>Riv</strong>: cento quintali di granoturco, cinquecento bottiglie di vino marsala, cioccolato,<br />

marmellata, salumi (41).<br />

Segue un altro tentativo di sabotare la produzione funzionale all'armamento di Mussolini e Hitler,<br />

sempre compiuto da parte delle formazioni partigiane. La notte tra <strong>il</strong> 26 e <strong>il</strong> 27 luglio del 1944 un<br />

gruppo partigiano dava fuoco ad alcuni capannoni delle <strong>officine</strong> <strong>Riv</strong> nei quali erano accatastate<br />

delle casse contenenti migliaia di cuscinetti a sfere da inviare in Germania (42).<br />

Fatto che ci viene rammentato da uno dei protagonisti: "Ci eravamo<br />

appostati per controllare bene tutti gli spostamenti col binocolo, poi abbiamo deciso l'azione; con<br />

me c'erano alcuno altri partigiani. C'erano due guardie <strong>della</strong> <strong>Riv</strong> a sentinella: gli abbiamo detto di<br />

andarsene, di dire che i ribelli li avevano minacciati, di dire quello che volevano, ma di scappare -<br />

ricorda Em<strong>il</strong>io Travers - poi siamo andati dentro e abbiamo dato fuoco. Tutti quei cuscinetti tutti<br />

ben oliati hanno preso fuoco che era un piacere. <strong>Le</strong> fiamme erano alte come mezza montagna. Quei<br />

cuscinetti dovevano andare a Hitler, in Germania"(43).<br />

I danni sono ingenti, e Paolo Favout scrive che " Da 7 a 8000 casse di cuscinetti sono andati<br />

distrutti dall'immane falò. Il poco rimanente è stato reso completamente inservib<strong>il</strong>e dal gran calore<br />

sv<strong>il</strong>uppatori dall'incendio.(...) I danni calcolati ad oltre 100 m<strong>il</strong>ioni di lire italiane buone ...... " (44).<br />

Il primo maggio 1944 le forze repubblichine e tedesche soffrono un pesante smacco, dovuto all'atto<br />

di coraggio di due partigiani <strong>della</strong> Vallata: Remo Beaux, ventisettenne, di Inverso Pinasca e al<br />

tempo operaio alle Officine di V<strong>il</strong>lar Perosa, e Carlotta Genre, venticinquenne, anch'essa operaia<br />

alla <strong>Riv</strong> di V<strong>il</strong>lar e abitante nella borgata Chianaviere.<br />

L'idea: ricordare la data del 1° maggio ai fascisti, issando la bandiera rossa sul pennone posto sulla<br />

"rotonda" (storico ingresso riservato ai capi e impiegati) dimostrando anche la permeab<strong>il</strong>ità <strong>della</strong><br />

guardia tedesca, nonostante le sue numerose postazioni di mitragliatrici e di vig<strong>il</strong>anza, e la batteria<br />

contraerea <strong>della</strong> Flack tedesca sulla collina di fronte alle <strong>officine</strong>.<br />

Detto Fatto. La notte del 30 apr<strong>il</strong>e Remo Beaux, aiutato da Carlotta Genre, riesce a salire sul<br />

pennone verticale alto 12 metri, una delle poche parti dello stab<strong>il</strong>imento rimasto intatto dopo i<br />

bombardamenti del gennaio, e la bandiera inizia a sventolare.<br />

"Sistemato tutto a dovere discendo e raggiungo Carlotta che mi aspettava. Ho <strong>il</strong> viso che brucia, le<br />

tempie che pulsano, ma tanta è la soddisfazione. Quella notte - racconta Remo Beaux - ho dormito<br />

pochissimo e al mattino di buon'ora ritorno a V<strong>il</strong>lar per godermi la mia rivincita. Il drappo rosso è<br />

là al sole, quasi a sfidare <strong>il</strong> nemico" (45).

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