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CARDIOLOGIA del TERRITORIO - ANCE

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Vetrina <strong>del</strong>le Curiosità<br />

ICTUS E FUMO<br />

Anche l’Ictus può avere qualche effetto benefico, infatti se l’Ictus danneggia la corteggia insulare il soggetto<br />

colpito può perdere il vizio <strong>del</strong> fumo.<br />

Questa comunicazione la fa Antoine Bechera <strong>del</strong>la Iowa University.<br />

Il Gruppo di studio di Bechera ha identificato 14 pazienti che hanno smesso completamente di fumare dopo aver<br />

subito un ictus che aveva danneggiato la corteccia insulare. Il dato interessante è che tutti i pazienti<br />

individualmente e separatamente hanno riferito di aver smesso di fumare non perché preoccupati per la salute ma<br />

perché avevano perso il desiderio e l’interesse per il tabacco. Qualcuno, addirittura, affermava di non essere mai<br />

stato fumatore.<br />

Qualsiasi tentativo di rievocare in questi soggetti la dipendenza dal fumo, perfino accendendo una sigaretta<br />

alla loro presenza, non ottiene alcun effetto.<br />

La corteccia insulare, aggiunge Bechera, è un’area relativamente primitiva <strong>del</strong> cervello che elabora complessi<br />

emozionali che contengono le proprie esperienze.<br />

Liberarsi da una tossico dipendenza è molto difficile anche perché venire occasionalmente a contatto con la<br />

sostanza di cui si abusava attiva l’area cerebrale implicata nella sensazione di dipendenza. Questo meccanismo,<br />

da quanto si rileva da questo Studio, resta bloccato nei pazienti con danno alla corteccia insulare<br />

La ricerca effettuata da Bechera e Collaboratori apre la tesi per la quale la dipendenza è causata da uno<br />

squilibrio tra due sistemi neuronali: il sistema impulsivo controllato dall’Amigdala che presiede alla<br />

elaborazione <strong>del</strong>le emozioni ed il sistema riflessivo controllato dal cervello anteriore che, determina la scelta<br />

tra le conseguenze buone o cattive di un’azione.<br />

Un danno alla corteccia insulare filtra le informazioni <strong>del</strong> sistema impulsivo prima di prendere le decisioni.<br />

Il risultato di questa ricerca apre nuove prospettive di ricerca per la cura <strong>del</strong>le dipendenze.<br />

NUOVI FARMACI ANTIANGINOSI: LA RANOLAZINA (RANEXA)<br />

È un nuovo farmaco che agisce inibendo i canali tardivi <strong>del</strong> NA nelle cellule muscolari <strong>del</strong> miocardio; esso,<br />

impiegato in diversi studi a dosaggi variabili da 750 a 1000 mg e sotto forma anche ritardo, ha evidenziato:<br />

a) riduzione <strong>del</strong> prolungamento dei potenziali di azione rapportati all’ischemia<br />

b) soppressione dei potenziali aritmogeni<br />

c) riduzione <strong>del</strong>la contrattura miocardica postischemica<br />

d) miglioramento <strong>del</strong> rilasciamento ventricolare diastolico<br />

e) miglioramento <strong>del</strong>la tolleranza allo sforzo sia come durata <strong>del</strong>lo stesso sia come comparsa di angina e<br />

di sottoslivellamento <strong>del</strong> tratto ST<br />

f) riduzione nell’impiego <strong>del</strong>la Nitroglicerina e nella frequenza <strong>del</strong>l’angina sia in pazienti diabetici che in<br />

quelli non diabetici<br />

Quest’ultima valutazione, unitamente alla sicurezza d’impiego <strong>del</strong>la Ranolazina, è stata condotta dallo Studio<br />

CARISA (combination Assessment of Ranolazina In Stable Angina) su 823 pazienti con angina cronica di cui<br />

189 affetti da diabete e 634 senza diabete,che entrambi stavano assumendo Atenelolo,Diltiazem o<br />

Amlodipina, assegnati a Ranolazina 750 0 1000 mg due volte al giorno per 12 settimane.<br />

La risposta terapeutica antianginosa è risultata eguale nei due gruppi, ma nei diabetici s’è constatato anche una<br />

riduzione <strong>del</strong>la Emoglobina glicosilata <strong>del</strong>lo 0,70% ed un miglioramento significativo <strong>del</strong> controllo <strong>del</strong>la glicemia.<br />

7<br />

Pasquale Vittorio Santoro

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