Il pensiero federalista di Gianfranco Miglio - Consiglio Regionale ...
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Federalismo ‘interno’ e federalismo ‘intercomunitario’<br />
intellettuale, Feliciano Benvenuti. Come <strong>Miglio</strong> più volte si trovò<br />
ironicamente a osservare, il regionalismo <strong>di</strong> Benvenuti e dei suoi<br />
allievi era troppo simile a un sistema <strong>di</strong> scatole cinesi, che, moltiplicando<br />
organi e procedure, e (soprattutto) <strong>di</strong>latando il ceto<br />
politico regionale come mera articolazione <strong>di</strong> quello nazionale,<br />
avrebbe finito con il replicare tutti i vizi del centralismo statale.<br />
Per <strong>Miglio</strong>, più che l’apparente simmetria dell’involucro istituzionale<br />
delle regioni, era da perseguire un nuovo nesso tra le<br />
istituzioni regionali e l’effettiva capacità <strong>di</strong> governo-rappresentanza<br />
del territorio. Proprio a questo punto ritorna il tema della<br />
‘pluri-regione’, che già era affiorato sulle pagine del «Cisalpino».<br />
Pur accettando la realtà politico-istituzionale delle regioni nei<br />
termini in cui esse cominciano a venire attuate e ad operare,<br />
<strong>Miglio</strong> è sempre più persuaso che il loro futuro debba essere<br />
pensato e organizzato immaginando aree territoriali più vaste ed<br />
economicamente più omogenee, in grado <strong>di</strong> scavalcare le artificiose<br />
delimitazioni ottocentesche imposte da Maestri. <strong>Il</strong> regionalismo<br />
<strong>di</strong> <strong>Miglio</strong> comincia a spostarsi rapidamente verso un<br />
federalismo incentrato sulle macro-regioni, e insieme con esse<br />
– conta ricordarlo – sulle gran<strong>di</strong> metropoli 7 . L’idea <strong>di</strong> macro-regione<br />
(della Padania, in particolare, sulla quale si appunteranno<br />
gli strali e talvolta le grevi ironie dei primi oppositori) possiede<br />
una sua ‘materialità’. Una macro-regione va infatti in<strong>di</strong>viduata<br />
in base ai suoi interessi e alle sue forze sociali; va soprattutto<br />
considerata in rapporto non solo alla realtà attuale, ma anche<br />
alle potenzialità del suo complesso economico-produttivo. Perché<br />
però una macro-regione possa davvero essere riconosciuta<br />
come tale, <strong>di</strong>ventando l’elemento fondante e costitutivo <strong>di</strong> un<br />
sistema federale, è in<strong>di</strong>spensabile che essa riesca a <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong><br />
un proprio ceto politico. Un ceto politico (l’attenzione <strong>di</strong> <strong>Miglio</strong><br />
era sempre stata attratta, nella scia <strong>di</strong> Rudolf von Gneist, dal tipo<br />
storico <strong>di</strong> self-government inglese) che, non considerando la<br />
propria posizione come gra<strong>di</strong>no basso della struttura scalare del<br />
potere statale, eserciti realmente una riconoscibile e affidabile<br />
funzione <strong>di</strong> governo del territorio.<br />
Nel progettare quali istituzioni politiche siano più adatte non<br />
7 A tale riguardo si veda in particolare il saggio <strong>di</strong> g. <strong>Miglio</strong>, Nota sulla ‘struttura<br />
megalopoli’, in Ricominciare dalla montagna. Tre Rapporti sul governo dell’area alpina<br />
nell’avanzata età industriale, Giuffrè, Milano 197 , pp. 109-116 (ora anche in g.<br />
<strong>Miglio</strong>, Le regolarità della politica, cit., vol. II, pp. 699-709).<br />
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