Il pensiero federalista di Gianfranco Miglio - Consiglio Regionale ...
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Federalismo ‘interno’ e federalismo ‘intercomunitario’<br />
senz’alcun fondamento né storico, né geofisico, né economico.<br />
[…] In realtà la ripartizione dell’Italia nelle attuali 1 regioni venne<br />
proposta da Pietro Maestri – l’ostaggio delle cinque giornate<br />
– e fu accolta per la prima volta nelle pubblicazioni ufficiali<br />
del regno solo nel 1 63: conta meno <strong>di</strong> un secolo; un’inerzia per<br />
un popolo che vanta millenni <strong>di</strong> storia. Noi siamo nettamente<br />
contrari al regionalismo “storico”. Esso segnerebbe un regresso<br />
nella nostra educazione politica, perché riattizzerebbe fatalmente<br />
residui motivi campanilistici più <strong>di</strong> quanto riuscirebbe a addestrare<br />
le nostre masse alla responsabilità dell’autogoverno, ossia<br />
alla vera democrazia» 5 . <strong>Il</strong> modello a cui il «Cisalpino» guarda<br />
è invece quello cantonale. E i suoi collaboratori già propongono<br />
una sud<strong>di</strong>visione del territorio nazionale in cinque o sei gran<strong>di</strong><br />
cantoni, in grado – ecco l’altro tema che, anni dopo, si rivelerà<br />
fondamentale nella riflessione migliana – <strong>di</strong> rappresentare e governare<br />
ampie aree territoriali, raccolte attorno a interessi omogenei.<br />
Una tale articolazione federale, se da un lato può bloccare<br />
e invertire i processi <strong>di</strong> crescente <strong>di</strong>latazione della burocrazia parassitaria<br />
e del clientelismo, dall’altro corrisponde alla necessità<br />
<strong>di</strong> garantire e promuovere il più possibile le libertà locali e, in<br />
particolare, la libera iniziativa economica.<br />
Una seconda citazione può chiarire ulteriormente quali siano<br />
stati l’orizzonte ideale e il programma politico-costituzionale<br />
del «Cisalpino». Nell’articolo Perché siamo Repubblicani e Federalisti<br />
del 12 agosto 1945, sempre Zerbi così argomenta: «[i]l<br />
nostro ideale repubblicano è invece gran cosa in quanto vuol<br />
essere superamento integrale della struttura politica che grava<br />
da ottant’anni sul nostro Paese, in quanto vuol essere attuazione<br />
rime<strong>di</strong>tata, aggiornata e razionalizzata <strong>di</strong> quella stessa comunità<br />
politica federativa cui aspirarono i più puri campioni del nostro<br />
primo risorgimento. La democrazia vera, ossia il consapevole autogoverno<br />
del popolo, non è praticamente attuabile in Italia se<br />
non nel quadro <strong>di</strong> collegamenti federali <strong>di</strong> vasti spazi geografici,<br />
omogenei dal punto <strong>di</strong> vista etnico ed economico ed autonomi<br />
non soltanto sul piano strettamente amministrativo, ma pur anche<br />
su certi problemi politici» 6 .<br />
Della sua giovanile adesione e collaborazione alla rivista, Mi-<br />
5 t. zerbi, Cantoni, non regioni, in «<strong>Il</strong> Cisalpino», I (1945), n. 1, 27 aprile, p. 1.<br />
6 t. zerbi, Perché siamo Repubblicani e Federalisti, in «<strong>Il</strong> Cisalpino», I (1945), n. 5, 12<br />
agosto, p. 1.<br />
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