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INFORMAZIONE PREVIDENZIALE - Inps

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572 Risi<br />

Una costruzione di questo tipo apre una serie di filoni d’indagine: in quale misura<br />

l’apertura ai migranti del sud incide sul welfare state; quale il rapporto fra i benefici<br />

che i migranti traggono dal welfare rispetto ai loro contributi ed in quale misura i loro<br />

benefici superano quelli della popolazione locale; se sistemi molto generosi di welfare<br />

divengono motivo di attrazione per i migranti, che scelgono i paesi di destinazione in<br />

funzione dei benefici da trarre.<br />

Alla Conferenza di Albufeira, questa fascia di interrogativi sulla sicurezza sociale<br />

è appena sfiorata. Si avverte uno scarto notevole fra la complessità dei temi posti dalle<br />

migrazioni con il linguaggio alquanto generico delle conclusioni. È uno scarto comprensibile<br />

alla luce della sensibilità che la libera circolazione delle persone riveste<br />

nello spazio euro-mediterraneo e, come s’è detto, nello stesso spazio europeo. Di più,<br />

nel caso del Mediterraneo, la questione del welfare si intreccia pericolosamente con<br />

quella del multiculturalismo e suscita a volte reazioni politicamente poco corrette. I<br />

Ministri euro-mediterranei scelgono dunque il terreno neutro dell’appello: che i<br />

migranti legali abbiano “accesso al mercato del lavoro, all’istruzione, alle cure sanitarie,<br />

alle istituzioni ed ai servizi sociali, e partecipino di più alla vita economica, civica,<br />

sociale e culturale nei paesi di destinazione”. Ma non specificano in quali modi né con<br />

quali tempi l’integrazione debba avvenire.<br />

Rimangono distanti dall’idea di “Community civic citizenship”, ma pure da quella<br />

di migrazioni fluttuanti e reversibili. I progetti che sono chiamati ad attuare l’appello<br />

di principio sono altrettanto leggeri, all’insegna del soft law che pervade tutta la logica<br />

del partenariato e non solo del quarto capitolo. Corsi di informazione e formazione,<br />

avvio all’uso dei sistemi informatici, vigilanza sui mercati del lavoro, istruzioni all’applicazione<br />

dei diritti ed al rispetto dei valori: ecco la gamma delle azioni da promuovere<br />

congiuntamente, nell’ottica appunto della co-ownership.<br />

7. — Note sull’Unione per il Mediterraneo<br />

La Francia lancia nel 2007 l’idea di Unione Mediterranea, poi denominata<br />

Unione per il Mediterraneo, non per superare il partenariato di cui pure sconta le difficoltà,<br />

ma per rafforzare “l’amicizia, la interdipendenza, la complementarietà” fra i<br />

popoli rivieraschi del Mediterraneo (15). La solidarietà comunitaria, che fu alla base<br />

della integrazione europea nel 1957, è la leva del progetto di Unione Mediterranea:<br />

“quella delle solidarietà concrete e dei grandi progetti federatori”.<br />

Il campo di applicazione dell’Unione Mediterranea riproduce sostanzialmente<br />

quello del partenariato ma con linguaggio adattato ai tempi: di qui l’insistenza sull’ambiente<br />

e lo sviluppo durevole, il dialogo fra culture, la crescita economica e lo sviluppo<br />

sociale, lo spazio di sicurezza. Il tema della libera circolazione delle persone nello spazio<br />

euro-mediterraneo (o dell’Unione per il Mediterraneo) è lasciato ai margini. Solo<br />

riferimenti indiretti lo riguardano ma a contrario. La crescita economica e lo sviluppo<br />

sociale si intendono come applicati ai paesi di origine, la cui crescita appunto aumenta<br />

(15) Projet d’Union Méditerranéenne (UM) - Note de réflexion de la délégation française, 26<br />

ottobre 2007.

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