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INFORMAZIONE PREVIDENZIALE - Inps

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Le migrazioni nello spazio euro-meridionale ed il loro impatto sui sistemi... 571<br />

dopo l’indipendenza del paese e ne aveva acquisito la cittadinanza. I marocchini avevano<br />

seguito all’incirca lo stesso percorso fermandosi in Francia soprattutto (60 % del<br />

totale) e poi con punte significative in Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Italia.<br />

Per stare al caso italiano, la comunità marocchina legalmente residente è la più<br />

grande dopo la rumena e l’albanese ed è quella maggiormente alimentata dagli ingressi<br />

clandestini, dopo che la Spagna ha chiuso i canali d’ingresso a Ceuta, Melilla e nel territorio<br />

metropolitano. Già nel 1998 l’Italia concluse con il Marocco un accordo di<br />

riammissione, che preludeva alla cooperazione in materia migratoria propugnata nel<br />

2003 dall’Unione europea. I flussi clandestini di marocchini seguono spesso la pista<br />

libica, giovandosi del fatto che essi entrano in Libia senza visto d’ingresso. Ecco perché<br />

l’Italia cerca di stringere con Tripoli accordi in materia di migrazione, il primo dei<br />

quali, nel 2000, codifica anche la cooperazione in materia di lotta al terrorismo ed alla<br />

criminalità organizzata. Altri seguono come quello del dicembre 2007 per i pattugliamenti<br />

congiunti.<br />

La causa primaria della pressione migratoria da sud verso nord è il dislivello di<br />

sviluppo, che neppure le politiche finanziarie dell’Unione in ambito euro-mediterraneo<br />

e del vicinato riescono a colmare. L’invecchiamento progressivo della popolazione del<br />

nord, che però vive più a lungo, genera offerta di lavoro qualificato e non, che incontra<br />

la domanda di lavoro delle giovani popolazioni del sud. In questo quadro, l’immigrazione<br />

economica genera “an asymmetry of social benefits”, in quanto un crescente<br />

numero di immigrati attivi contribuisce più che proporzionalmente a finanziare le pensioni<br />

mentre le popolazioni locali attive contribuiscono più che proporzionalmente a<br />

finanziare la scolarità dei figli degli immigrati (13). L’avvenire va verso la complementarietà<br />

dei sistemi piuttosto che verso la polarizzazione.<br />

L’emigrazione non può essere lasciata alle fluttuazioni del mercato del lavoro o<br />

peggio ai traffici criminali. Va in qualche modo regolata. Si manifestano due dimensioni:<br />

una di politica estera ed una di politica interna. Da una parte l’immigrazione dovrebbe<br />

entrare nell’agenda della politica estera comune, dall’altra deve misurarsi con le esigenze<br />

di sicurezza e con la fatica di integrare i migranti in realtà multiculturali. Lo spazio di<br />

libertà, sicurezza e giustizia di cui al Trattato di Amsterdam dovrebbe rispondere allo<br />

scopo, ma la normativa derivata è insufficiente a governare adeguatamente il fenomeno<br />

finché accanto al diritto europeo convivono le molteplici legislazioni nazionali.<br />

Le variazioni sul tema sono numerose. La corrente principale in seno al partenariato<br />

euro-mediterraneo è di concentrare le politiche di integrazione sul concetto di cittadinanza.<br />

Da non legare più a quella di nazionalità ma al complesso di diritti e doveri<br />

basati sulla identità culturale come segno di appartenenza ad una comunità politica.<br />

Diritti ed obblighi già sono riconosciuti dagli stati membri attraverso l’estensione di<br />

provvidenze del welfare state ed in certi casi di diritti di partecipazione politica.<br />

L’obiettivo è di affermare una “Community civic citizenship”, con al centro un pacchetto<br />

di diritti e doveri garantiti dai Trattati ed ai margini i diritti ed i doveri garantiti<br />

dalle legislazioni nazionali (14).<br />

(13) Ivi, p. 7.<br />

(14) Sul concetto di cittadinanza europea v. S. GOZI, La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione<br />

europea, in Affari sociali internazionali, n. 1/2001.

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