INFORMAZIONE PREVIDENZIALE - Inps
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570 Risi<br />
Nei paesi già comunisti le riforme hanno portato a smantellare completamente i sistemi<br />
precedenti, accusati di essere troppo generosi e troppo universali. Le riforme sono<br />
state elaborate nel segno del risanamento del bilancio pubblico e della riduzione della<br />
spesa sociale. In Polonia la spesa sociale è passata dal 29,5 % del PIL nel periodo 1991<br />
- 1994 al 21,6 % nel 2003. Si tende a ridurre progressivamente l’intervento pubblico<br />
privatizzando i sistemi pensionistici e sanitari e riducendo i sussidi di disoccupazione.<br />
Si procede verso lo “stato minimo”. Si tende pure a mantenere parte del sistema pubblico<br />
temperandolo con il ricorso a forme di privatizzazione.<br />
Le politiche restrittive dei governi si misurano con il drammatico aumento della<br />
disoccupazione specie in Slovacchia, Polonia, Lituania, e con il crollo del potere d’acquisto<br />
di salari e pensioni. Il quadro generale che si presenta nel 2003, alla vigilia dell’adesione,<br />
è che la spesa sociale rispetto al PIL è nei paesi candidati molto al di sotto<br />
della spesa sociale negli stati membri. Genera preoccupazioni presso questi ultimi<br />
circa i rischi di dumping sociale, ma nel contempo accelera i processi di delocalizzazione<br />
produttiva dalla “vecchia” alla “nuova” Europa.<br />
Un cenno a parte va alle minoranze, fra cui la più numerosa è quella Rom. I<br />
numeri sono incerti: si va dai 5 milioni e mezzo ai 6 milioni e mezzo di Rom, per la<br />
maggiore parte presenti in Romania e Bulgaria. L’adesione dei due paesi all’Unione<br />
apre le frontiere ed il flusso di Rom si fa consistente verso i vecchi stati membri, specie<br />
la Spagna che già nel 2006 contava fra i 700 e gli 800 mila individui. In Italia, dove<br />
pure il fenomeno è molto avvertito, la collettività Rom oscillava nel 2006 fra i 90 ed i<br />
110 mila individui.<br />
Il dato sorprendente del quinto allargamento è che non prende corpo la temuta<br />
invasione polacca. Nel 2006 i lavoratori polacchi presenti nei vecchi stati membri<br />
ammontano a circa 600.000, metà dei quali in Germania e poi a distanza nel Regno<br />
Unito, Irlanda, Italia. I numeri meno significativi si registrano in Francia, proprio dove<br />
la propaganda contraria al Trattato costituzionale (non ratificato da Parigi) agitava la<br />
minaccia dell’idraulico polacco e poi probabilmente di quello turco. La conclusione,<br />
ancorché provvisoria, da trarre dai primi anni del quinto allargamento è che non si<br />
avvertono nell’Unione a Ventisette nuovi segnali di crisi sul fronte della sicurezza<br />
sociale. Le difficoltà dipendono piuttosto da come sono strutturati i sistemi di sicurezza<br />
sociale che dalle tensioni derivanti dalle adesioni.<br />
Il quadro potrebbe essere diverso riguardo ai paesi terzi mediterranei, che però<br />
sono esclusi dall’adesione e dunque dall’interezza dell’acquis comunitario.<br />
6. — Segue: mercato del lavoro e sicurezza sociale<br />
Secondo EUROSTAT - MED, alla fine degli anni novanta dei 18 milioni di immigrati<br />
in Europa 5 milioni erano di origine mediterranea: 41 % da Marocco, Algeria,<br />
Tunisia (nell’ordine); 59 % da Turchia ed ex Jugoslavia. (12). Si trattava di flussi di<br />
diversa epoca storica. La maggioranza degli algerini presenti in Francia era giunta<br />
(12) G. AUBARELL - X. ARAGALL, Immigration and the Euro-Mediterranean Area: Keys to Policy<br />
and Trends, Segretariato Euromesco, Lisbona, 2005.