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INFORMAZIONE PREVIDENZIALE - Inps

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Le migrazioni nello spazio euro-meridionale ed il loro impatto sui sistemi... 569<br />

dovrebbero darne concreta attuazione.<br />

Il primo pilastro mira a “facilitare la circolazione legale delle persone in quanto<br />

elemento chiave” della cooperazione euro-mediterranea. Il secondo mira ad aggredire<br />

le cause profonde delle migrazioni come povertà, disoccupazione, divari di sviluppo. Il<br />

terzo riguarda “la gestione dei flussi migratori alle frontiere nonché il ritorno e la riammissione”.<br />

Il quarto deve vedere la disponibilità di risorse finanziarie (principalmente<br />

europee) e di procedure di vigilanza sui seguiti (principalmente affidate alla<br />

Commissione ma da svolgere anche in seno alle istanze comuni come il Comitato<br />

euro-mediterraneo, composto degli alti funzionari dei trentasette partner e della<br />

Commissione).<br />

I commenti su Albufeira sono di segno contrastante. Chi parla di una cerimonia<br />

liturgica e dovuta più agli obblighi contratti nel piano quinquennale di Barcellona che<br />

a genuino desiderio di trovare una strategia comune. E naturalmente si fa carico alla<br />

parte europea la responsabilità di avere fatto poco. Chi parla invece di un confronto<br />

importante, se non altro perché nuovo in ambito euro-mediterraneo, in cui vengono<br />

allo scoperto le diverse concezioni sulle migrazioni. E si dà atto alla lungimiranza<br />

europea di percorrere la via del multilateralismo anche in questo difficile settore. Di<br />

certo Albufeira costituisce un precedente da cui sarà difficile recedere.<br />

5. — Mercato del lavoro e sicurezza sociale<br />

L’Unione a Ventisette vede aumentare il tasso di disoccupazione rispetto a quello<br />

dell’Unione a Quindici (11). La differenza è di circa 1 punto percentuale e non è particolarmente<br />

rilevante se non per il fatto che la situazione è diversa nei nuovi membri.<br />

Polonia e Slovacchia hanno un tasso di disoccupazione doppio rispetto alla media<br />

degli stati membri, il che è molto serio in Polonia che con 40 milioni di abitanti è il<br />

nuovo membro più popoloso. La Bulgaria, che parte nel 2000 con un tasso di disoccupazione<br />

molto elevato (16,4 %), recupera rapidamente fino a raggiungere il 9,9 % nel<br />

2005. La Romania invece ha un tasso costantemente inferiore alla media e nel 2005<br />

registra il livello del 7,7 %, che è d’altronde pari a quello italiano.<br />

Il sostanziale stato di disoccupazione può essere mascherato da forme di sottooccupazione<br />

come quelle che, in ambito rurale, si rilevano in Polonia e Romania. Ma la<br />

situazione non è catastrofica e non spinge masse di persone ad emigrare nei vecchi<br />

stati membri maggiormente sviluppati. Lo spettro di milioni di polacchi che varcano<br />

l’ormai inesistente frontiera con la Germania - uno degli elementi che spinse la delegazione<br />

tedesca fra le prime a chiedere il periodo transitorio di cinque anni nella libera<br />

circolazione dei lavoratori - si rivela infondato. Lo stesso spettro turba quanti temono<br />

l’invasione dal Mediterraneo meridionale.<br />

I sistemi di protezione sociale nei nuovi stati membri vedono parametri assai<br />

diversi da quelli in uso nei vecchi stati membri. La transizione dalle economie di stato<br />

alle economie di mercato trasforma radicalmente i sistemi previdenziali e assistenziali.<br />

(11) I dati sono ripresi da CNEL - CISS, Rapporto - L’allargamento dell’Unione Europea due<br />

anni dopo, Roma, 2006.

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