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Orientamenti di diritto europeo in tema di mobbing - Provincia di ...

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Università degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma "La Sapienza"<br />

Scuola <strong>di</strong> Specializzazione <strong>in</strong> Diritto ed Economia delle Comunità Europee<br />

<strong>Orientamenti</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>europeo</strong><br />

<strong>in</strong> <strong>tema</strong> <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g:<br />

l’<strong>in</strong>flusso nell’or<strong>di</strong>namento italiano<br />

TESI DI SPECIALIZZAZIONE DI:<br />

LUISA LERDA<br />

ANNO ACCADEMICO 2000/2001


SOMMARIO<br />

Introduzione 5<br />

CAPITOLO I - CARATTERI IDENTIFICATIVI DEL MOBBING 7<br />

1. Che cos’è il mobb<strong>in</strong>g? 7<br />

2. Il mobb<strong>in</strong>g nella psicologia e sociologia del lavoro. 8<br />

3. Le fasi del mobb<strong>in</strong>g e il doppio mobb<strong>in</strong>g. 9<br />

4. I comportamenti riconducibili al mobb<strong>in</strong>g 12<br />

4.1. aggressioni verbali e comportamenti <strong>in</strong>giuriosi. 14<br />

4.2. Dequalificazione professionale, sovraccarico <strong>di</strong> lavoro o attribuzione <strong>di</strong> mansioni usuranti o pericolose. 14<br />

4.3. molestie sessuali. 15<br />

BIBLIOGRAFIA CAPITOLO I 16<br />

CAPITOLO II – LA TUTELA GIURIDICA DEL MOBBING IN ITALIA 17<br />

1. Passaggio dall’ambito me<strong>di</strong>co a quello giuri<strong>di</strong>co del fenomeno mobb<strong>in</strong>g 17<br />

2. La responsabilità extracontrattuale <strong>di</strong> cui all’art. 2043 c.c. 18<br />

3. La responsabilità contrattuale del datore <strong>di</strong> lavoro ex. art. 2087 c.c. 20<br />

3.1 - Profili probatori 23<br />

4. La tutela della professionalità del lavoratore 24<br />

5. Molestie sessuali e mobb<strong>in</strong>g. 26<br />

6. La responsabilità penale per mobb<strong>in</strong>g. 27<br />

7. Il risarcimento del danno. 29<br />

BIBLIOGRAFIA – CAPITOLO II 32<br />

CAPITOLO III - LA TUTELA GIURIDICA DEL MOBBING NEGLI ALTRI PAESI<br />

EUROPEI, NEGLI STATI UNITI ED IN AUSTRALIA 34<br />

1. Mobb<strong>in</strong>g o Bullyng? 34<br />

2. Quale tutela giuri<strong>di</strong>ca <strong>in</strong> Europa? 36<br />

2.1 - Paesi scan<strong>di</strong>navi 36<br />

2.2 - Austria e Germania 39<br />

2.3 - Svizzera 42<br />

2.4 - Belgio 45<br />

2.5 - Francia 47<br />

2.6 - Regno Unito 49<br />

2.7 - Spagna 52<br />

2.8 - Unione europea 55<br />

3. La tutela giuri<strong>di</strong>ca contro il mobb<strong>in</strong>g al <strong>di</strong> fuori dell’Europa. 60<br />

2


3.1 - Stati Uniti 60<br />

3.2 Australia 62<br />

4. Alcune considerazioni f<strong>in</strong>ali. 62<br />

BIBLIOGRAFIA CAPITOLO III 64<br />

CAPITOLO IV – CONCLUSIONI DERIVANTI DAL CONFRONTO TRA<br />

L’EVOLUZIONE DEGLI ORIENTAMENTI GIURISPRUDENZIALI E LE DINAMICHE<br />

DI INNOVAZIONE LEGISLATIVA 67<br />

1. Analisi della recente giurisprudenza <strong>in</strong> <strong>tema</strong> <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g. 67<br />

1.1 - Le sentenze tor<strong>in</strong>esi 68<br />

1.2 - Recenti orientamenti emersi nella giurisprudenza <strong>di</strong> legittimità 71<br />

2. Il mobb<strong>in</strong>g nei progetti <strong>di</strong> legge. 72<br />

2.1 - Proposta <strong>di</strong> legge del 9 luglio 1996, A.C. 1813 74<br />

2.2.- Disegno <strong>di</strong> legge A.S. 4265 del 2 novembre 1999 74<br />

2.3 - Progetto <strong>di</strong> legge, A.C. 6410 del 30 settembre 1999 76<br />

2.4 - Disegno <strong>di</strong> legge del 2 novembre 1999, A.S. 4313 78<br />

2.5 - Progetto <strong>di</strong> legge del 5 gennaio 2000, A.C. 6667 79<br />

2.6 - Disegno <strong>di</strong> legge del 2 marzo 2000, A.S. 4512 80<br />

2.7 - Progetto <strong>di</strong> legge del 26 luglio 2000, A.C. 7265 80<br />

3. Osservazioni sulla normativa <strong>in</strong> preparazione. 81<br />

BIBLIOGRAFIA CAPITOLO IV 83<br />

Conclusioni 85<br />

BIBLIOGRAFIA FINALE 87<br />

Dottr<strong>in</strong>a 87<br />

Giurisprudenza 91<br />

Leggi, progetti <strong>di</strong> legge e documentazione varia a contenuto normativo 93<br />

Siti <strong>in</strong>ternet che trattano del mobb<strong>in</strong>g 94<br />

APPENDICE A – PROGETTI DI LEGGE IN ITALIA 97<br />

PROGETTO DI LEGGE –A.C. 1813 97<br />

PROGETTO DI LEGGE A.C. 6410 97<br />

PROGETTO DI LEGGE - A.C. 7265 98<br />

PROGETTO DI LEGGE – A.C. 6667 99<br />

DISEGNO DI LEGGE A.S. 4265 99<br />

DISEGNO DI LEGGE A.S. 4313 101<br />

DISEGNO DI LEGGE A.S. 4512 103<br />

3


P.D.L. N. 6410 E ABBINATE IN MATERIA DI TUTELA DEI LAVORTORI DALLA VIOLENZA E DALLA<br />

PERSECUZIONE PSICOLOGICA (MOBBING) 105<br />

APPENDICE B– NORMATIVA EUROPEA E DOCUMENTAZIONE COMUNITARIA 113<br />

Belgio 113<br />

Francia 115<br />

Regno Unito 120<br />

A) Protection from Harassment Act 1997 120<br />

B) The Dignity at Work Bill [H.L.] 124<br />

Spagna (allegato <strong>in</strong> formato PDF) 128<br />

Svezia 129<br />

Unione Europea 137<br />

A) Risoluzione del Parlamento <strong>europeo</strong> sul mobb<strong>in</strong>g sul posto <strong>di</strong> lavoro (2001/2339(INI)) 137<br />

B) Terzo rapporto <strong>europeo</strong> sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro dei lavoratori europei nell’Unione Europea elaborato dalla<br />

Fondazione Europea per il miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> Dubl<strong>in</strong>o -estratto<br />

allegato <strong>in</strong> formato PDF 139<br />

C) Relazione Commissione Parlamentare per l’occupazione e gli affari sociali (allegato <strong>in</strong> formato PDF) 140<br />

4


Introduzione<br />

Molestie morali, persecuzioni psicologiche, m<strong>in</strong>acce o vessazioni nei luoghi <strong>di</strong> lavoro, o più<br />

semplicemente mal d’ufficio, tali e tante sono le espressioni per def<strong>in</strong>ire un fenomeno che ormai<br />

viene generalmente conosciuto come mobb<strong>in</strong>g: un problema che sembra <strong>in</strong>teressare la maggior<br />

parte delle organizzazioni lavorative della moderna società post-<strong>in</strong>dustriale e che produce<br />

conseguenze negative non soltanto per le persone che ne sono <strong>in</strong>vestite <strong>di</strong>rettamente come<br />

vittime sacrificali ma anche e soprattutto per le aziende <strong>in</strong> cui viene praticato <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> costi<br />

per m<strong>in</strong>ore produttività del lavoro, per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> competitività e <strong>di</strong>sfunzioni organizzative connesse<br />

ai problemi relazionali <strong>in</strong>terni.<br />

Le <strong>di</strong>mensioni del problema sono particolarmente gravi se è vero, come emerge da una recente<br />

<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e condotta dalla Fondazione europea per il miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong><br />

lavoro tra i lavoratori appartenenti ai qu<strong>in</strong><strong>di</strong>ci paesi dell’Unione Europea, che il 9% dei<br />

lavoratori, circa 13 milioni <strong>di</strong> persone, <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> essere stato sottoposto a <strong>in</strong>timidazioni o a<br />

forme <strong>di</strong> violenza psicologica nei luoghi <strong>di</strong> lavoro.<br />

I primi stu<strong>di</strong> sulla materia sono stati sviluppati nei paesi scan<strong>di</strong>navi su <strong>in</strong>iziativa del prof. He<strong>in</strong>z<br />

Leymann, stu<strong>di</strong>oso tedesco che è ritenuto il fondatore della nuova branca <strong>di</strong> ricerca nell’ambito<br />

della psicologia del lavoro de<strong>di</strong>cata al mobb<strong>in</strong>g, e sono stati poi <strong>di</strong>vulgati <strong>in</strong> quasi tutti i paesi<br />

europei e anche fuori dell’Europa. Dall’approccio <strong>in</strong>iziale tutto <strong>in</strong>centrato sulle problematiche<br />

<strong>di</strong> natura psico-sociale (def<strong>in</strong>izione del problema, ricerca delle cause, <strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione degli<br />

effetti del mobb<strong>in</strong>g), si è poi passati, nella ricerca degli strumenti <strong>di</strong> contrasto al fenomeno, ad<br />

un approccio più allargato comprendente anche gli aspetti <strong>di</strong> natura giuri<strong>di</strong>co-legale. La<br />

risposta legale al fenomeno varia significativamente da un paese all’altro anche <strong>in</strong><br />

considerazione dei <strong>di</strong>versi sistemi <strong>di</strong> organizzazione del lavoro adottati. Si osserva, peraltro, una<br />

<strong>di</strong>varicazione netta tra quei paesi, come Norvegia e Svezia, che hanno già <strong>in</strong>trodotto nel proprio<br />

or<strong>di</strong>namento una specifica regolamentazione sul mobb<strong>in</strong>g e quelli, la maggior parte, che per ora<br />

hanno preferito non legiferare sulla materia o hanno <strong>in</strong> corso procedure <strong>in</strong> tal senso. Ciò non<br />

significa affatto che <strong>in</strong> questi paesi non sia stata prevista alcuna forma <strong>di</strong> tutela contro il<br />

mobb<strong>in</strong>g ma piuttosto che il fenomeno viene contrastato attraverso strumenti alternativi, per lo<br />

più attraverso l’applicazione <strong>di</strong> normative generali <strong>di</strong> cui viene estesa la portata attraverso<br />

<strong>in</strong>terpretazioni evolutive operate <strong>in</strong> sede giurisprudenziale o dottr<strong>in</strong>ale. In questa <strong>di</strong>rezione si è<br />

mossa, per ora, anche l’Italia che, <strong>in</strong> mancanza <strong>di</strong> una soluzione legislativa specifica al<br />

problema, ha elaborato, sull’esempio delle esperienze già maturate <strong>in</strong> proposito da altri paesi<br />

5


europei più all’avanguar<strong>di</strong>a <strong>in</strong> materia, forme <strong>di</strong> tutela alternative volte a colpire soprattutto le<br />

forme più evidenti dei comportamenti molesti nei luoghi <strong>di</strong> lavoro.<br />

Il presente lavoro si propone <strong>di</strong> <strong>in</strong>dagare quali sono oggi gli strumenti <strong>di</strong> tutela giuri<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> cui<br />

<strong>di</strong>spone il nostro or<strong>di</strong>namento per contrastare il fenomeno mobb<strong>in</strong>g e <strong>in</strong> che misura ne sia stata<br />

<strong>in</strong>fluenzata la formazione dalle normative sviluppatesi a livello <strong>europeo</strong> dagli altri paesi<br />

comunitari.<br />

In tale ottica la trattazione è stata sud<strong>di</strong>visa <strong>in</strong> quattro capitoli <strong>di</strong> cui il primo costituisce una<br />

sorta <strong>di</strong> <strong>in</strong>troduzione all’argomento proponendosi pr<strong>in</strong>cipalmente <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare i caratteri<br />

identificativi del mobb<strong>in</strong>g attraverso l’analisi della copiosa letteratura psico-sociale <strong>in</strong> materia.<br />

Il secondo ed il terzo capitolo sono, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, de<strong>di</strong>cati all’analisi delle forme <strong>di</strong> tutela del mobb<strong>in</strong>g<br />

<strong>in</strong> Italia ed all’estero con particolare riguardo alle esperienze maturare dagli altri paesi<br />

comunitari <strong>in</strong> materi mentre il capitolo qu<strong>in</strong>to presenta le conclusioni f<strong>in</strong>ali della ricerca dopo<br />

aver passato <strong>in</strong> rassegna la recente giurisprudenza sull’argomento e i numerosi tentativi <strong>di</strong><br />

regolamentazione legislativa del mobb<strong>in</strong>g <strong>in</strong> Italia portati avanti nel corso della precedente<br />

legislatura.<br />

6


CAPITOLO I - Caratteri identificativi del mobb<strong>in</strong>g<br />

1. Che cos’è il mobb<strong>in</strong>g?<br />

Negli ultimi tempi si è parlato molto nel nostro paese <strong>di</strong> un nuovo fenomeno sociale che viene<br />

identificato con la parola <strong>in</strong>glese “mobb<strong>in</strong>g”. Ma che cos’è il mobb<strong>in</strong>g e come si manifesta?<br />

Con questo term<strong>in</strong>e si suole generalmente far riferimento alle <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> violenza<br />

psicologica esercitate nei confronti dei lavoratori sui luoghi <strong>di</strong> lavoro.<br />

Il term<strong>in</strong>e mobb<strong>in</strong>g deriva dal verbo <strong>in</strong>glese “to mob” che significa: accerchiare, circondare,<br />

asse<strong>di</strong>are, attaccare, assalire <strong>in</strong> massa, fare ressa, affollarsi <strong>in</strong>torno a qualcosa o qualcuno. Viene<br />

generalmente usato <strong>in</strong> etologia per <strong>in</strong><strong>di</strong>care il comportamento <strong>di</strong> alcune specie animali<br />

consistente nell’accerchiare e m<strong>in</strong>acciare un membro del branco per costr<strong>in</strong>gerlo ad allontanarsi<br />

dal gruppo. Nella sua trasposizione <strong>in</strong> ambito lavorativo, la parola mobb<strong>in</strong>g assume il significato<br />

<strong>di</strong> pratica vessatoria, persecutoria o, più <strong>in</strong> generale, <strong>di</strong> violenza psicologica perpetrata dal datore<br />

<strong>di</strong> lavoro o da colleghi (mobber) nei confronti <strong>di</strong> un lavoratore (mobbizzato) per costr<strong>in</strong>gerlo alle<br />

<strong>di</strong>missioni o comunque ad uscire dall’ambito lavorativo. I motivi della persecuzione possono<br />

essere i più svariati: <strong>in</strong>vi<strong>di</strong>a, razzismo, <strong>di</strong>versità religiosa o culturale rispetto al gruppo<br />

prevalente, carrierismo sfrenato, o semplice gusto nel far del male ad un'altra persona.<br />

Gli elementi identificativi del mobb<strong>in</strong>g sono dunque:<br />

- la presenza <strong>di</strong> almeno due soggetti, il mobber (parte attiva) ed il mobbizzato (parte passiva),<br />

che entrano <strong>in</strong> contrasto tra <strong>di</strong> loro;<br />

- l’attività vessatoria cont<strong>in</strong>ua e duratura;<br />

- lo scopo <strong>di</strong> isolare la vittima sul posto <strong>di</strong> lavoro e/o <strong>di</strong> allontanarla def<strong>in</strong>itivamente o<br />

comunque <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>rle <strong>di</strong> esercitare un ruolo attivo sul lavoro.<br />

Si suole generalmente <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guere tra mobb<strong>in</strong>g verticale, nel quale l’attività vessatoria viene<br />

posta <strong>in</strong> essere da parte dello stesso datore <strong>di</strong> lavoro o da un superiore gerarchico o comunque un<br />

soggetto cui il mobbizzato è, nell’organizzazione del lavoro aziendale, subor<strong>di</strong>nato; ed il<br />

mobb<strong>in</strong>g orizzontale <strong>in</strong> cui la violenza psicologica proviene, <strong>in</strong>vece, da parte <strong>di</strong> colleghi <strong>di</strong><br />

lavoro o ad<strong>di</strong>rittura da soggetti subor<strong>di</strong>nati gerarchicamente alla vittima. In realtà spesso accade<br />

che le due tipologie f<strong>in</strong>iscono per <strong>in</strong>trecciarsi, <strong>in</strong> una comune strategia persecutoria che vede il<br />

datore <strong>di</strong> lavoro come "ispiratore" ed i colleghi come concreti "esecutori". Di frequente, <strong>in</strong>oltre,<br />

al <strong>di</strong> là delle condotte apertamente vessatorie, la situazione <strong>di</strong> isolamento della vittima viene<br />

ulteriormente amplificata anche dai comportamenti dei c.d. "side mobbers", cioè tutti quei<br />

7


soggetti (superiori gerarchici, <strong>di</strong>rettori del personale, ma anche semplici compagni <strong>di</strong> lavoro)<br />

che, pur non essendo <strong>di</strong>rettamente responsabili delle condotte "mobbizzanti", scelgono,<br />

essendone venuti a conoscenza, <strong>di</strong> restare "spettatori silenziosi" delle persecuzioni a danno della<br />

vittima designata<br />

2. Il mobb<strong>in</strong>g nella psicologia e sociologia del lavoro.<br />

Per comprendere meglio il fenomeno è opportuno richiamare l’ampia letteratura me<strong>di</strong>co-legale<br />

<strong>in</strong> materia. Il mobb<strong>in</strong>g, <strong>in</strong>fatti, prima <strong>di</strong> assumere rilevanza giuri<strong>di</strong>ca, è stato oggetto <strong>di</strong> ampi<br />

stu<strong>di</strong> <strong>in</strong> ambito me<strong>di</strong>co da parte <strong>di</strong> sociologi e psicologi del lavoro che ne hanno analizzato<br />

soprattutto le conseguenze psico-fisiche sulla vittima – il c.d. mobbizzato. Da questi stu<strong>di</strong><br />

occorre, dunque, partire per <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare il corretto significato <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g.<br />

Le prime ricerche <strong>in</strong> materia sono appannaggio <strong>di</strong> un noto stu<strong>di</strong>oso tedesco, He<strong>in</strong>z Leymann 1 , il<br />

quale def<strong>in</strong>isce il mobb<strong>in</strong>g come “una forma <strong>di</strong> terrorismo psicologico che implica un<br />

atteggiamento ostile e non etico posto <strong>in</strong> essere <strong>in</strong> forma sis<strong>tema</strong>tica da uno o più soggetti, <strong>di</strong><br />

solito nei confronti <strong>di</strong> un unico <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo che, a causa <strong>di</strong> tale persecuzione, si viene a trovare <strong>in</strong><br />

una con<strong>di</strong>zione <strong>in</strong><strong>di</strong>fesa e <strong>di</strong>venta oggetto <strong>di</strong> cont<strong>in</strong>ue attività vessatorie e persecutorie che<br />

ricorrono con una frequenza sis<strong>tema</strong>tica e nell’arco <strong>di</strong> un periodo <strong>di</strong> tempo non breve,<br />

causandogli considerevoli sofferenze mentali, psicosomatiche e sociali". Ai f<strong>in</strong>i<br />

dell’identificazione del fenomeno, non sarebbero dunque rilevanti le situazioni <strong>di</strong> conflitto solo<br />

"temporaneo", frequentemente presenti nelle relazioni <strong>in</strong>terpersonali nei luoghi <strong>di</strong> lavoro, ma<br />

solo quelle particolari situazioni con riguardo alle quali la frequente ricorrenza, pressoché<br />

giornaliera, la durata e l’<strong>in</strong>tensità delle condotte vessatorie poste <strong>in</strong> essere nei confronti della<br />

vittima, determ<strong>in</strong>ano un’<strong>in</strong>sostenibilità psicologica che può portare ad un crollo dell’equilibrio<br />

psico-fisico del soggetto mobbizzato, con la comparsa <strong>di</strong> vere e proprie patologie dal punto <strong>di</strong><br />

vista psichiatrico o psicosomatico.<br />

Leymann <strong>di</strong>st<strong>in</strong>gue tra “normale conflitto” tra colleghi o con i superiori gerarchici ed il vero e<br />

proprio mobb<strong>in</strong>g che si verifica solo quando l’attività vessatoria o persecutoria assume carattere<br />

sis<strong>tema</strong>tico e duraturo (almeno sei mesi). Letteralmente Leymann afferma che la <strong>di</strong>fferenza va<br />

1 He<strong>in</strong>z LEYMANN, autorevole psicologo e ricercatore tedesco che è ritenuto il fondatore <strong>di</strong> questo ambito <strong>di</strong><br />

ricerca all’<strong>in</strong>terno della psicologia del lavoro. E’ autore <strong>di</strong> molte pubblicazioni tra le quali: Mobb<strong>in</strong>g and<br />

psychological terror at workplaces, <strong>in</strong> “Violence and Victims”, 1990; Vol 5, n. 2; The Content and Development of<br />

Mobb<strong>in</strong>g at Work, <strong>in</strong> European Journal of Work and Organizational Psychology, 1996, n. 5; Mobb<strong>in</strong>g at work and<br />

the development of post-traumatic stress <strong>di</strong>sorders <strong>in</strong> European Journal of Work and Organizational Psychology, n.<br />

5, 1996. Leymann cura <strong>in</strong>oltre un sito multil<strong>in</strong>gue sul mobb<strong>in</strong>g che costituisce una vera m<strong>in</strong>iera <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazioni<br />

sull’argomento, la c.d. The Mobb<strong>in</strong>g Encyclopae<strong>di</strong>a, consultabile all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo www.leymann.se.<br />

8


icerca non tanto nel tipo <strong>di</strong> comportamento adottato dal vessatore, quanto nella frequenza e nella<br />

durata del comportamento stesso.<br />

Per Leymann, <strong>in</strong>oltre, il mobb<strong>in</strong>g non va confuso con il “bullismo” studentesco o il “nonnismo”<br />

militare perché mentre queste ultime forme <strong>di</strong> aggressione sono fortemente caratterizzate da atti<br />

<strong>di</strong> violenza o m<strong>in</strong>accia fisica, il mobb<strong>in</strong>g sul posto <strong>di</strong> lavoro raramente sfocia <strong>in</strong> violenza fisica<br />

ma è caratterizzato da “comportamenti subdoli e molto più sofisticati” che mirano ad <strong>in</strong>taccare<br />

l’equilibrio psico-fisico della vittima.<br />

Una def<strong>in</strong>izione ufficiale sul mobb<strong>in</strong>g è stata formulata dalla Gesellschaft gegen psychosolizialen<br />

StreB und Mobb<strong>in</strong>g (Associazione tedesca contro lo Stress Psico-sociale ed il Mobb<strong>in</strong>g fondata<br />

nel 1993), secondo cui il mobb<strong>in</strong>g consiste <strong>in</strong> una comunicazione conflittuale sul posto <strong>di</strong> lavoro<br />

tra colleghi o tra superiori e <strong>di</strong>pendenti nella quale la persona attaccata viene posta <strong>in</strong> una<br />

posizione <strong>di</strong> debolezza e aggre<strong>di</strong>ta <strong>di</strong>rettamente o/e per lungo tempo con lo scopo e/o la<br />

conseguenza della sua estromissione dal mondo del lavoro 2 . Si tratterebbe cioè <strong>di</strong> una forma<br />

negativa <strong>di</strong> comunicazione tipica dei luoghi <strong>di</strong> lavoro e dovuto alla convivenza obbligatoria e<br />

forzata con soggetti non scelti ma imposti dalla organizzazione lavorativa.<br />

A queste def<strong>in</strong>izioni si riallaccia anche Harald Ege 3 , autore della prima ricerca del mobb<strong>in</strong>g <strong>in</strong><br />

Italia, secondo il quale il mobb<strong>in</strong>g consiste essenzialmente <strong>in</strong> un problema <strong>di</strong> comunicazione, <strong>in</strong><br />

un conflitto rout<strong>in</strong>ario, vale a <strong>di</strong>re <strong>in</strong> un atteggiamento ostile nei confronti <strong>di</strong> una o più persone<br />

che, come tale, si caratterizza per la durata e la frequenza. Egli ritiene che alcuni lavoratori<br />

abbiano dentro <strong>di</strong> sé la cultura del conflitto e del litigio che può manifestarsi all’esterno a certe<br />

con<strong>di</strong>zioni ad esempio quando uno dei due lavoratori riesce ad imporre, per una qualsiasi<br />

ragione, una certa scelta <strong>di</strong> lavoro all’altro determ<strong>in</strong>ando così, soprattutto se la scelta operata non<br />

viene sufficientemente spiegata o comunque non viene capita, la nascita <strong>di</strong> sentimenti <strong>di</strong> rivalsa.<br />

3. Le fasi del mobb<strong>in</strong>g e il doppio mobb<strong>in</strong>g.<br />

2 Def<strong>in</strong>izione riportata da Leymann.<br />

3 Harald Ege, psicologo del lavoro e specialista <strong>in</strong> relazioni <strong>in</strong>dustriali e del lavoro ha com<strong>in</strong>ciato lo stu<strong>di</strong>o del<br />

mobb<strong>in</strong>g nei paesi nordeuropei ma da oltre un decennio svolge la sua attività <strong>in</strong> Italia, a Bologna dove collabora con<br />

l’Università ed ha fondato l’Associazione Italiana contro Mobb<strong>in</strong>g e Stress Psicosociale. Ege è autore <strong>di</strong> vari libri<br />

sul mobb<strong>in</strong>g. Si veda <strong>in</strong> particolare: “I numeri del mobb<strong>in</strong>g. La prima ricerca Italiana”, 1998, Pitagora E<strong>di</strong>trice, che<br />

fornisce anche un chiaro quadro statistico della situazione <strong>in</strong> Italia; Pitagora E<strong>di</strong>trice; "Il Mobb<strong>in</strong>g <strong>in</strong> Italia.<br />

Introduzione al Mobb<strong>in</strong>g culturale", 1997, Pitagora E<strong>di</strong>trice;“Mobb<strong>in</strong>g. Che cos’é il terrore psicologico sul posto <strong>di</strong><br />

lavoro”,1996.<br />

9


Leymann del<strong>in</strong>ea il mobb<strong>in</strong>g come un fenomeno <strong>di</strong>namico progressivo articolato <strong>in</strong> varie fasi 4<br />

che va dai primi segnali premonitori (ad esempio un brusco cambiamento <strong>in</strong> negativo delle<br />

relazioni <strong>in</strong>terpersonali precedentemente neutre o positive) ad una fase “conclamata” <strong>in</strong> cui la<br />

vittima subisce attacchi cont<strong>in</strong>ui da parte del superiore e/o dei colleghi, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> ad una fase <strong>in</strong> cui<br />

il caso viene “ufficializzato” con l’apertura <strong>di</strong> una <strong>in</strong>chiesta <strong>in</strong>terna che spesso però conduce ad<br />

un’ulteriore aggravamento della posizione della vittima che <strong>di</strong>venta oggetto <strong>di</strong> sanzioni<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ari da parte dell’ufficio del personale ed, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, ad una fase “term<strong>in</strong>ale” <strong>in</strong> cui il<br />

mobb<strong>in</strong>g raggiunge il suo scopo ed il lavoratore viene allontanato dal lavoro (<strong>di</strong>missioni,<br />

licenziamento od altro) 5 .<br />

Il modello <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g a quattro fasi <strong>di</strong> Leymann è stato rivisitato ed adattato alla situazione<br />

italiana da Harald Ege, il quale ha proposto una versione a sei fasi del mobb<strong>in</strong>g più una sorta <strong>di</strong><br />

pre-fase, detta con<strong>di</strong>zione zero, che ancora non è mobb<strong>in</strong>g ma che ne costituisce l’<strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile<br />

presupposto 6 . Il mobb<strong>in</strong>g secondo Ege si sud<strong>di</strong>vide nelle seguenti fasi:<br />

a) la con<strong>di</strong>zione zero: è riscontrabile solo nel sis<strong>tema</strong> italiano e si caratterizza per la presenza<br />

negli ambienti <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni favorevoli allo sviluppo del mobb<strong>in</strong>g e consistente <strong>in</strong><br />

un clima ostile <strong>di</strong> tensione determ<strong>in</strong>ato, tra l’altro, da un clima particolarmente sfavorevole<br />

del mercato del lavoro, o dall’ambizione <strong>di</strong> alcuno, o dalla concorrenza tra i lavoratori,;<br />

b) la fase uno si caratterizza per l’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione della vittima, ossia del soggetto su cui<br />

verranno riversate le ostilità dell’ambiente <strong>di</strong> lavoro, quella che fungerà da “capro espiatorio”<br />

per ogni problema aziendale e/o dei s<strong>in</strong>goli lavoratori. In questa fase il fenomeno mobb<strong>in</strong>g<br />

non è ancora emerso con chiarezza e non è ancora possibile capire se mai si realizzerà;<br />

c) la fase due, nella quale il fenomeno mobb<strong>in</strong>g prende piede e si afferma la cosciente volontà<br />

<strong>di</strong> alcuni <strong>di</strong> colpire il capro espiatorio il quale peraltro, pur percependo l’<strong>in</strong>asprimento delle<br />

relazioni con i colleghi, ancora non presenta s<strong>in</strong>tomi o malattie <strong>di</strong> tipo psico-somatico;<br />

4 Il modello proposto da Leymann è composto dalle seguenti fasi: 1° fase: il conflitto quoti<strong>di</strong>ano. La situazione<br />

conflittuale tra colleghi o superiori è tendenzialmente normale nei luoghi <strong>di</strong> lavoro ma costituire la base <strong>di</strong> partenza<br />

per il mobb<strong>in</strong>g quando il momentaneo screzio non viene risolto e <strong>di</strong>venta terreno fertile per coltivare sentimenti <strong>di</strong><br />

rivalsa e vendetta; 2° fase: l’<strong>in</strong>izio del mobb<strong>in</strong>g. La situazione conflittuale irrisolta matura e <strong>di</strong>venta cont<strong>in</strong>uativa e<br />

sis<strong>tema</strong>tica trasformandosi <strong>in</strong> mobb<strong>in</strong>g vero e proprio-. I ruoli della vittima e del mobber si stabilizzano; 3° fase:<br />

Errori ed abusi anche illegali dell’Amm<strong>in</strong>istrazione del personale. La vittima, oggetto <strong>di</strong> attacchi cont<strong>in</strong>ui,<br />

com<strong>in</strong>cia a manifestare i primi segni <strong>di</strong> malattia e tende ad assentarsi spesso dal luogo <strong>di</strong> lavoro. Il caso <strong>di</strong>viene<br />

allora "ufficiale", viene aperta un’<strong>in</strong>chiesta <strong>in</strong>terna, che tuttavia può condurre ad un’ulteriore colpevolizzazione della<br />

vittima, laddove il problema sia imputato alla personalità "debole" del mobbizzato od a manie <strong>di</strong> persecuzione dello<br />

stesso; 4° fase - esclusione dal mondo del lavoro. Il mobb<strong>in</strong>g raggiunge il suo scopo: la vittima viene allontanata<br />

dall’ambiente <strong>di</strong> lavoro attraverso vari mezzi (<strong>di</strong>missioni, licenziamento, pre-pensionamento o suici<strong>di</strong>o).<br />

5 Ricostruzione del modello <strong>di</strong> Leyman proposto da Roberta NUNIN, Alcune considerazioni <strong>in</strong> <strong>tema</strong> <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g, <strong>in</strong><br />

www.labourlawjournal.it/asp/framedottr<strong>in</strong>a.asp, § 1.<br />

6 Tali mo<strong>di</strong>fiche, secondo Ege, si sono rese necessarie per permettere l'’utilizzazione <strong>di</strong> un modello pre<strong>di</strong>sposto per i<br />

paesi nor<strong>di</strong>ci (scan<strong>di</strong>navi ed anglosassoni) che presentano realtà sociali assai <strong>di</strong>verse da un paese quale l’Italia.<br />

10


d) la fase tre, nella quale la vittima com<strong>in</strong>cia ad avvertire i primi s<strong>in</strong>tomi psicosomatici, che si<br />

manifestano con un senso <strong>di</strong> <strong>in</strong>sicurezza, ansia, <strong>in</strong>sonnia, <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong>gestivi;<br />

e) la fase quattro che si caratterizza per l’oggettività e la pubblicità del fenomeno mobb<strong>in</strong>g che<br />

<strong>di</strong>viene <strong>di</strong> dom<strong>in</strong>io pubblico ed oggetto <strong>di</strong> valutazione da parte dell’ufficio personale;<br />

f) la fase c<strong>in</strong>que <strong>in</strong> cui si registra, da una parte, un serio peggioramento nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

salute della vittima che com<strong>in</strong>cia a soffrire <strong>di</strong> forme depressive più o meno gravi e a far uso<br />

<strong>di</strong> psicofarmaci e terapie con scarso risultato e, dall’altro, l’azienda adotta azioni <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ari<br />

che aggravano ulteriormente le con<strong>di</strong>zioni della vittima;<br />

g) la fase sei che realizza l’esclusione della vittima dal mondo del lavoro tramite <strong>di</strong>missioni<br />

volontarie, licenziamento, pre-pensionamento o ad<strong>di</strong>rittura con gli atti estremi dell’omici<strong>di</strong>o<br />

o del suici<strong>di</strong>o.<br />

Contestualmente allo svilupparsi delle varie fasi del mobb<strong>in</strong>g lavorativo si sviluppa <strong>in</strong>oltre,<br />

secondo Ege, anche il mobb<strong>in</strong>g tra le mure domestiche, il c.d. doppio mobb<strong>in</strong>g, ossia<br />

quell’<strong>in</strong>sieme <strong>di</strong> vessazioni che la vittima subisce dalla propria famiglia e/o amici <strong>in</strong> aggiunta<br />

alle persecuzioni lavorative. Succede, <strong>in</strong>fatti, molto spesso che il mobbizzato tenda a sfogare le<br />

frustrazioni e la rabbia accumulate sul luogo <strong>di</strong> lavoro nella propria cerchia familiare ed amicale;<br />

parenti ed amici fungono, cioè, almeno nella fase <strong>in</strong>iziale, da “sfogatoio naturale” per la vittima.<br />

L’assorbimento familiare dello stress da mobb<strong>in</strong>g non avviene, però, all’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito ed <strong>in</strong> effetti ben<br />

presto subentrano fenomeni <strong>di</strong> <strong>in</strong>tolleranza che portano gradualmente all’isolamento del<br />

mobbizzato anche nell’ambito familiare. Si realizza così il doppio mobb<strong>in</strong>g. Se la situazione<br />

perdura nel tempo può condurre anche alla rottura dei rapporti familiari (separazioni o <strong>di</strong>vorzi<br />

nella maggior parte dei casi). Si tratta, secondo l’autore, <strong>di</strong> una situazione particolarmente<br />

evidente <strong>in</strong> Italia dove il ruolo sociale della famiglia è ancora molto forte, <strong>di</strong>versamente da<br />

quanto accade nei paesi nor<strong>di</strong>ci dove il legame dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduo verso la famiglia, soprattutto<br />

quella <strong>di</strong> orig<strong>in</strong>e, tende ad affievolirsi molto presto facilitata e perseguita dallo stesso sis<strong>tema</strong><br />

scolastico.<br />

Gli stu<strong>di</strong> più recenti sul mobb<strong>in</strong>g si sono concentrati <strong>in</strong> particolare sull’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione delle<br />

categorie dei soggetti a rischio nonché nella ricerca delle cause e delle possibili soluzioni da<br />

approntare contro il fenomeno. In tale <strong>di</strong>rezione si rivela particolarmente importante l’attività<br />

svolta dalla Cl<strong>in</strong>ica del Lavoro <strong>di</strong> Milano che da anni si occupa dei casi <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g e che ha<br />

contribuito a sviluppare la conoscenza e sensibilizzazione sociale al problema nel nostro paese.<br />

Da tali ricerche emerge, tra l’altro, che il mobb<strong>in</strong>g <strong>in</strong>teressa <strong>in</strong> particolare quattro grosse<br />

tipologie <strong>di</strong> soggetti (i c.d. soggetti a rischio): i “creativi”, gli “onesti”, i “<strong>di</strong>sabili” ed i c.d.<br />

11


“superflui” 7 . Si tratta per lo più <strong>di</strong> persone che, per un motivo o per l’altro, si <strong>di</strong>fferenziano<br />

rispetto all’ambiente lavorativo <strong>in</strong> cui si trovano ad operare e proprio per tale loro <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca<br />

<strong>di</strong>versità vengono emarg<strong>in</strong>ati o allontanati dal lavoro.<br />

Un <strong>in</strong>teressante filone <strong>di</strong> analisi del problema emerge, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, da alcuni stu<strong>di</strong> sociologici 8 che<br />

pongono <strong>in</strong> relazione le cause del fenomeno con l’attuale sis<strong>tema</strong> <strong>di</strong> organizzazione dell’attività<br />

produttiva scaturente dai cambiamenti conseguenti alla rivoluzione <strong>in</strong>dustriale a partire dal<br />

<strong>di</strong>ciottesimo secolo e più recentemente dal capitalismo flessibile e dalla globalizzazione<br />

dell’economia.<br />

4. I comportamenti riconducibili al mobb<strong>in</strong>g<br />

Dall’ampia panoramica sopra riportata emerge la def<strong>in</strong>izione <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g quale fenomeno<br />

associato a varie forme <strong>di</strong> persecuzione psicologica messe <strong>in</strong> atto deliberatamente e<br />

ripetutamente nel tempo dal datore <strong>di</strong> lavoro e/o da colleghi (superiori, pari livello o subalterni)<br />

nei confronti <strong>di</strong> un soggetto designato allo scopo <strong>di</strong> allontanarlo dal luogo <strong>di</strong> lavoro e tali da<br />

7 L’analisi è stata condotta da Renato Gilioli, neuro psichiatra del Centro <strong>di</strong> Disadattamento lavorativo presso la<br />

Cl<strong>in</strong>ica del Lavoro <strong>di</strong> Milano. Per «creativi», Gilioli <strong>in</strong>tende quei soggetti che hanno capacità <strong>di</strong> proposta,<br />

d'<strong>in</strong>novazione, che <strong>in</strong> qualche modo si <strong>di</strong>versificano dal gruppo a cui appartengono, che sono particolarmente<br />

brillanti. Gilioli osserva che il gruppo tollera <strong>di</strong>fficilmente comportamenti <strong>di</strong>versificati rispetto ai valori me<strong>di</strong> ed <strong>in</strong><br />

particolare le persone che vogliono far <strong>di</strong> più, far meglio, proporre; oppure, al contrario, le persone che hanno<br />

capacità lavorative ridotte e che qu<strong>in</strong><strong>di</strong> si attestano su ren<strong>di</strong>menti <strong>in</strong>feriori alla me<strong>di</strong>a. Altra categoria che, nelle<br />

ricerche condotte dall’autore, è spesso oggetto <strong>di</strong> attacchi <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g, sono gli «onesti» ossia persone che si trovano<br />

ad operare <strong>in</strong> un ambiente nel quale esistono cordate <strong>di</strong> potere, gruppi molto coesi dove chi non collabora o si<br />

estranea è facilmente sottoposto a trattamenti <strong>di</strong> emarg<strong>in</strong>azione, <strong>di</strong> esclusione, <strong>di</strong> dequalificazione, <strong>di</strong> elim<strong>in</strong>azione<br />

dal gruppo con la tecnica del mobb<strong>in</strong>g. Si tratta <strong>di</strong> una <strong>di</strong>namica molto frequente non solo nei casi <strong>di</strong> grande<br />

crim<strong>in</strong>alità, emersi durante “tangentopoli”, ma anche <strong>in</strong> quelli <strong>di</strong> microcrim<strong>in</strong>alità. Terza categoria rappresentata è<br />

quella dei «<strong>di</strong>sabili», ossia soggetti deboli e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> più facilmente colpiti da trattamenti <strong>di</strong> esclusione,<br />

emarg<strong>in</strong>azione, ghettizzazione. Recentemente è emersa <strong>in</strong>oltre una quarta categoria <strong>di</strong> soggetti esposti al rischio<br />

mobb<strong>in</strong>g: gli «anziani» e i «superflui». Anziani non riguardo all'età anagrafica, ma a quella lavorativa. Occorre<br />

<strong>in</strong>fatti notare che, nell’ottica dell’azienda, un quadro <strong>di</strong> 45 anni costa il doppio <strong>di</strong> un impiegato <strong>di</strong> 25 anni il quale<br />

per lo più, ha la medesima capacità lavorativa del suo collega più maturo. La categoria dei «superflui» , <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e,<br />

costituisce il risultato <strong>di</strong> grosse operazioni <strong>di</strong> riorganizzazione aziendale (fusioni, accorpamenti, le gran<strong>di</strong> operazioni<br />

<strong>di</strong> merger anche a livello <strong>in</strong>ternazionale) che creano esuberi <strong>di</strong> personale ed <strong>in</strong>ducono le <strong>di</strong>rezioni aziendali a<br />

ricorrere a strategie che sp<strong>in</strong>gono i lavoratori a <strong>di</strong>mettersi.<br />

8 Si veda <strong>in</strong> proposito il lavoro <strong>di</strong> Antonio Casilli, stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> trasformazioni del lavoro, <strong>in</strong> Un approccio sistemico<br />

al mobb<strong>in</strong>g e logiche <strong>di</strong> risposta, dagli atti del sem<strong>in</strong>ario della Camera del Lavoro <strong>di</strong> Milano del 31 maggio 2000 su<br />

“Mobb<strong>in</strong>g: un male oscuro”. L’autore osserva come l’attuale sis<strong>tema</strong> produttivo scaturente dalla rivoluzione<br />

<strong>in</strong>dustriale sia <strong>in</strong>teramente f<strong>in</strong>alizzato alla produzione <strong>di</strong> un surplus economico attraverso lo sfruttamento <strong>di</strong> corpi<br />

umani. Si tratta <strong>di</strong> un sis<strong>tema</strong> <strong>di</strong> lavoro completamente <strong>di</strong>verso da quello presente nelle epoche precedenti. Il lavoro<br />

moderno si caratterizza per adottare una tempistica precisa (orari <strong>di</strong> lavoro e n. <strong>di</strong> ore lavorative predef<strong>in</strong>ite),<br />

escludere altri impegni lavorativi e non, essere un’attività nettamente separata dalla vita privata e dal tempo libero.<br />

Dist<strong>in</strong>zioni queste ultime che nella società pre<strong>in</strong>dustriale non erano affatto presenti: il conta<strong>di</strong>no non aveva una<br />

settimana lavorativa, al massimo poteva lavorare per 150-160 giorni all’anno, e il suo impegno lavorativo<br />

me<strong>di</strong>amente non superava le 3-5 ore al giorno. Recentemente poi la globalizzazione e la smaterializzazione del<br />

lavoro hanno aggravato ulteriormente la posizione del lavoratore che si trova, a causa della maggiore concorrenza<br />

dei mercati e alla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> misurare la produttività del suo lavoro, ad una sempre maggiore precarizzazione della<br />

sua posizione.<br />

12


porlo <strong>in</strong> una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> estremo <strong>di</strong>sagio caratterizzato da isolamento e terrore psicologico che<br />

può portare a gravi squilibri psico-fisici. Ai f<strong>in</strong>i della qualificazione del mobb<strong>in</strong>g, tutti gli stu<strong>di</strong><br />

psicologici e sociologici presi <strong>in</strong> esame, concordano nel ritenere poco rilevante la tipologia del<br />

comportamento vessatorio adottato dal mobber ed affermano, piuttosto, l’essenzialità della sua<br />

frequenza e ripetitività nel tempo 9 . Tuttavia occorre rilevare che il fenomeno si manifesta sotto<br />

forme rituali <strong>di</strong> comportamento abbastanza ricorrenti <strong>di</strong> cui si può fornire un’elencazione:<br />

- aggressioni verbali (soprattutto nelle fasi <strong>in</strong>iziali);<br />

- isolamento fisico del <strong>di</strong>pendente attraverso, ad esempio, il trasferimento <strong>in</strong> ufficio deserto o<br />

<strong>in</strong> sede <strong>di</strong>staccata;<br />

- <strong>in</strong>iziative volte ad impe<strong>di</strong>re al lavoratore <strong>di</strong> mantenere contatti sociali <strong>in</strong>teraziendali con altri<br />

colleghi (<strong>di</strong>niego <strong>di</strong> saluto, rifiuto <strong>di</strong> colloqui o spiegazioni, <strong>in</strong>terruzione <strong>di</strong> ogni<br />

comunicazione);<br />

- attacchi alla reputazione morale e familiare della vittima (<strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> <strong>di</strong>cerie e pettegolezzi<br />

volti a ri<strong>di</strong>colizzare la vittima <strong>in</strong> relazione a suoi <strong>di</strong>fetti fisici o psichici, alle sue conv<strong>in</strong>zioni<br />

religiose, politiche, alla sua provenienza geografica o alla sua particolare con<strong>di</strong>zione<br />

familiare);<br />

- molestie sessuali;<br />

- dequalificazione e demansionamento professionale, oppure al contrario sovraccarico <strong>di</strong><br />

lavoro o attribuzione <strong>di</strong> mansioni particolarmente <strong>di</strong>fficili o pericolose che il lavoratore,<br />

privo <strong>di</strong> idonee <strong>in</strong>formazioni e/o addestramento, non è <strong>in</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> svolgere;<br />

- ossessivi controlli e critiche fonti <strong>di</strong> contestazioni e sanzioni <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ari pretestuose;<br />

- revoca dei benefits aziendali costitu<strong>in</strong>ti status symbol per il lavoratore (auto, telefon<strong>in</strong>o,<br />

segretaria, autista, ufficio <strong>di</strong> ampie <strong>di</strong>mensioni, …..);<br />

- revoca o <strong>di</strong>niego <strong>di</strong> permessi o ferie;<br />

- cont<strong>in</strong>ue visite fiscali <strong>di</strong> controllo alle prime assenze per malattie.<br />

L’elencazione riportata non ha, per ovvie ragioni, carattere esaustivo: le modalità <strong>di</strong><br />

persecuzione psicologica del lavoratore sono tendenzialmente <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite. E’ opportuno però<br />

9 Salvo poi pre<strong>di</strong>sporre essi stessi classificazioni dei comportamenti rilevanti. Leymann, ad esempio, <strong>in</strong><strong>di</strong>vidua ben<br />

45 tipologie <strong>di</strong> comportamenti raggruppati <strong>in</strong> c<strong>in</strong>que categorie <strong>di</strong>verse: 1) attacchi alla possibilità <strong>di</strong> comunicare; 2)<br />

attacchi alle relazioni sociali; 3) attacchi all’immag<strong>in</strong>e sociale; 4) attacchi alla qualità della situazione professionale<br />

e privata; 5) attacchi alla salute. Per Harald Ege, <strong>in</strong>vece, i comportamenti riconducibili al mobb<strong>in</strong>g si sud<strong>di</strong>vidono <strong>in</strong>:<br />

1. negazione degli atti umani (impedendo alla vittima <strong>di</strong> comunicare con i colleghi <strong>di</strong> lavoro);<br />

2. isolamento sis<strong>tema</strong>tico (ponendo la vittima lontano dai colleghi o negazione <strong>di</strong> colloqui);<br />

3. demansionamento o privazione assoluta <strong>di</strong> qualsiasi mansione;<br />

4. attacchi alla reputazione della persona (con riguardo alle op<strong>in</strong>ioni politiche o alla vita privata);<br />

5. violenza o molestie sessuali.<br />

13


iba<strong>di</strong>re che tutte queste attività più o meno vessatorie e persecutorie per essere qualificate<br />

mobb<strong>in</strong>g devono essere <strong>in</strong>serite <strong>in</strong> una strategia globale che mira all’esautoramento o anche solo<br />

all’isolamento del lavoratore dall’azienda.<br />

Tali tipologie comportamentali <strong>in</strong> alcuni casi possono assumere rilevanza anche da un punto <strong>di</strong><br />

vista giuri<strong>di</strong>co e determ<strong>in</strong>are conseguenze sanzionatorie e/o risarcitorie nei confronti del soggetto<br />

agente. Quello che è importante f<strong>in</strong> da ora sottol<strong>in</strong>eare è che, <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> una normativa<br />

specifica del mobb<strong>in</strong>g che ne def<strong>in</strong>isca i contorni e ne <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui le responsabilità, il concetto <strong>di</strong><br />

mobb<strong>in</strong>g rimane sostanzialmente conf<strong>in</strong>ato all’ambito psicologico e sociologico della me<strong>di</strong>c<strong>in</strong>a<br />

del lavoro. Questo non significa che il mobb<strong>in</strong>g non riceva alcuna tutela giuri<strong>di</strong>ca, <strong>di</strong> fatto però,<br />

almeno f<strong>in</strong>o ad ora esso rileva non <strong>in</strong> quanto tale ma esclusivamente nella misura <strong>in</strong> cui i s<strong>in</strong>goli<br />

comportamenti vessatori <strong>di</strong> volta <strong>in</strong> volta posti <strong>in</strong> essere possano essere ricondotti nell’alveo <strong>di</strong><br />

applicazione <strong>di</strong> norme giuri<strong>di</strong>che vigenti. Questa situazione sta lentamente cambiando e, come si<br />

vedrà <strong>in</strong> seguito, il mobb<strong>in</strong>g sta via via penetrando nella cultura giuri<strong>di</strong>ca del paese.<br />

4.1. aggressioni verbali e comportamenti <strong>in</strong>giuriosi.<br />

L’aggressività verbale è sicuramente uno dei comportamenti tipici del mobb<strong>in</strong>g soprattutto nelle<br />

fasi <strong>in</strong>iziali. La conflittualità aziendale trova spesso naturale sfogo proprio nell’adozione <strong>di</strong><br />

l<strong>in</strong>guaggi ed atteggiamenti più o meno aggressivi f<strong>in</strong>o a sfociare, nei casi più gravi, nel vero e<br />

proprio <strong>in</strong>sulto che come tale può configurare anche responsabilità <strong>di</strong> tipo penale per chi lo<br />

pratica (art. 594 c.p.).<br />

4.2. Dequalificazione professionale, sovraccarico <strong>di</strong> lavoro o attribuzione <strong>di</strong> mansioni usuranti o<br />

pericolose.<br />

Una delle modalità tipiche attraverso le quali può venire <strong>in</strong> evidenza il mobb<strong>in</strong>g è quella della<br />

dequalificazione professionale della vittima. Spesso accade, <strong>in</strong>fatti, che il rapporto conflittuale<br />

tra <strong>di</strong>pendente e vertice aziendale (datore <strong>di</strong> lavoro o <strong>di</strong>rigente) si ripercuota <strong>in</strong>nanzi tutto sulla<br />

professionalità del lavoratore attraverso una progressiva spogliazione delle sue mansioni e delle<br />

sue competenze (c.d. fenomeno della scrivania vuota) ed allontanamento dai centri decisionali.<br />

La per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ruolo del lavoratore <strong>in</strong> ambito aziendale collegato a fenomeni <strong>di</strong> conflittualità<br />

<strong>in</strong>terna è <strong>in</strong> qualche misura imputabile anche ad una legislazione particolarmente rigida riguardo<br />

al licenziamento che altrimenti sarebbe probabilmente la soluzione naturale <strong>in</strong> simili circostanze.<br />

Fenomeno opposto al precedente ma egualmente dannoso della professionalità del lavoratore è<br />

quello del sovraccarico del lavoro. Il conflitto con il superiore gerarchico <strong>in</strong> questo caso si<br />

14


traduce nell’attribuzione al lavoratore <strong>di</strong> sempre nuove e più impegnative competenze f<strong>in</strong>o a<br />

porlo nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ribellarsi alla situazione.<br />

4.3. molestie sessuali.<br />

Altra tipica manifestazione del mobb<strong>in</strong>g è quello <strong>di</strong> sottoporre la vittima a vessazioni a sfondo<br />

sessuale. In queste ipotesi <strong>di</strong>venta, spesso, <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guere quando la molestia sessuale sia lo<br />

scopo del comportamento ovvero sia solo una modalità per ottenere comunque l’allontanamento<br />

del lavoratore dal posto <strong>di</strong> lavoro. Accade <strong>in</strong> molti casi che l’attenzione sessuale non corrisposta<br />

del “capo” nei confronti della vittima si trasformi <strong>in</strong> una vera e propria strategia <strong>di</strong> molestia<br />

f<strong>in</strong>alizzata a costr<strong>in</strong>gere il malcapitato o la malcapitata alle <strong>di</strong>missioni.<br />

E’ opportuno precisare che le molestie a sfondo sessuale sui luoghi <strong>di</strong> lavoro non sono un<br />

fenomeno a senso unico, ossia non riguardano esclusivamente atti <strong>di</strong> molestia dell’uomo sulla<br />

donna ma, al contrario non sono affatto irrilevanti i casi opposti <strong>in</strong> cui il molestatore è donna<br />

anche se statisticamente meno numerosi. Questa situazione può essere ricollegata al fatto che la<br />

moderna organizzazione del lavoro vede la donna sempre più presente anche <strong>in</strong> posizioni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rezione che le permettono <strong>di</strong> entrare, per così <strong>di</strong>re, <strong>in</strong> possesso degli strumenti <strong>di</strong> tortura<br />

necessari 10 .<br />

10 La Repubblica, <strong>in</strong> un articolo del 27 gennaio 2001, anticipando i risultati <strong>di</strong> una ricerca condotta da<br />

un’associazione <strong>in</strong>glese “Help me”, rivela che il 28% delle avances nei luoghi <strong>di</strong> lavoro è riconducibile ad un capo<br />

donna. I settori più colpiti sono quelli delle comunicazioni (dove le molestatrici sono per lo più anckorwoman e<br />

giornaliste), della f<strong>in</strong>anza (con il 17% dei casi registrati) della new economy (con il 15% delle denunce), del<br />

commercio (dove sono i commessi i più bersagliati con un’<strong>in</strong>cidenza del 12% sul totale), il pubblico (9%), i liberi<br />

professionisti (avvocati che rappresentano il 7% del totale). Secondo gli assistenti sociali le cause del fenomeno<br />

sono da attribuirsi pr<strong>in</strong>cipalmente allo spirito <strong>di</strong> rivalsa al potere e all’<strong>in</strong>sicurezza delle donne ed <strong>in</strong> misura m<strong>in</strong>ore<br />

anche all'”endemica <strong>in</strong>sod<strong>di</strong>sfazione sessuale ed emotiva delle donne <strong>in</strong> carriera, allo stress e all’eccesso <strong>di</strong><br />

competizione con l’uomo e alla mancanza <strong>di</strong> una vita familiare equilibrata”.<br />

15


BIBLIOGRAFIA CAPITOLO I<br />

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GUARINIELLO, <strong>in</strong> About rivista del Centro Stu<strong>di</strong> Eurhope, 8 marzo 2000;<br />

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Pitagora E<strong>di</strong>trice;<br />

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- GILIOLI Alessandro e Renato, Cattivi capi, cattivi colleghi. Come <strong>di</strong>fendersi dal mobb<strong>in</strong>g e<br />

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- GILIOLI Renato, Def<strong>in</strong>izione della nozione <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g nel campo cl<strong>in</strong>ico-epidemiologico; <strong>in</strong><br />

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- NUNIN Roberta, Di cosa parliamo quando parliamo <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g, <strong>in</strong><br />

www.labourlawjournal.it/asp/framedottr<strong>in</strong>a.asp.<br />

16


CAPITOLO II – La tutela giuri<strong>di</strong>ca del mobb<strong>in</strong>g <strong>in</strong> Italia<br />

1. Passaggio dall’ambito me<strong>di</strong>co a quello giuri<strong>di</strong>co del fenomeno mobb<strong>in</strong>g<br />

Dall’analisi effettuata nel capitolo precedente <strong>in</strong> cui si è cercato <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare i caratteri<br />

identificativi del mobb<strong>in</strong>g, emerge come questo sia un fenomeno complesso che può essere<br />

realizzato attraverso svariate tipologie <strong>di</strong> condotte vessatorie con effetti più o meno devastanti<br />

sull’equilibrio psico-fisico del lavoratore. Ora se è certo, come risulta dalla ormai copiosa<br />

<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e me<strong>di</strong>co-legale condotta <strong>in</strong> materia, che migliaia 11 sono le persone che soffrono <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sturbi ricollegabili <strong>in</strong> qualche modo a comportamenti persecutori <strong>di</strong> colleghi o superiori sul<br />

posto <strong>di</strong> lavoro, occorre però domandarci quali <strong>di</strong> tali comportamenti considerati mobb<strong>in</strong>g dalla<br />

psicologia e sociologia del lavoro, trovano rilevanza sul piano giuri<strong>di</strong>co nel senso <strong>di</strong> condurre ad<br />

un’affermazione <strong>di</strong> civile o penale responsabilità del soggetto agente <strong>in</strong> relazione ai danni causati<br />

alla vittima. Occorre cioè verificare se tale responsabilità può essere <strong>di</strong>sposta anche <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong><br />

una normativa specifica al riguardo e nel caso <strong>in</strong> che modo. Nel presente capitolo si cercherà<br />

appunto <strong>di</strong> fornire un risposta a tali <strong>in</strong>terrogativi.<br />

Quando si parla <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g, <strong>in</strong> effetti, si fa spesso riferimento a comportamenti che non<br />

presentano caratteri <strong>di</strong> reale orig<strong>in</strong>alità sociale e che possono essere facilmente ricondotti<br />

nell’alveo <strong>di</strong> norme giuri<strong>di</strong>che vigenti: si pensi ad esempio al caso della dequalificazione<br />

professionale del lavoratore che trova specifica tutela nell’art. 2103 del co<strong>di</strong>ce civile, ovvero al<br />

caso delle <strong>in</strong>giurie che è sanzionato penalmente dall’art. 594 del co<strong>di</strong>ce penale.<br />

La questione, però, si complica notevolmente quando il mobb<strong>in</strong>g si manifesta attraverso<br />

comportamenti, per così <strong>di</strong>re, atipici non riconducibili <strong>di</strong> per sé ad alcuna regolamentazione<br />

giuri<strong>di</strong>ca specifica. Si pensi alle ipotesi <strong>di</strong> <strong>in</strong>tensificazione dei litigi o <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong> con colleghi, al<br />

silenzio dei colleghi al momento dell’entrata nella stanza del lavoratore <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>ato o al silenzio<br />

per risposta alle sue domande, all’esclusione della vittima da feste aziendali o altre attività<br />

sociali, alle ilarità suscitate nei colleghi per l’abbigliamento, il modo <strong>di</strong> fare o <strong>di</strong> parlare, ecc…..<br />

11 Secondo l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e condotta da Harald EGE, <strong>di</strong> cui si è ampiamente parlato nel capitolo precedente, le vittime <strong>di</strong><br />

mobb<strong>in</strong>g <strong>in</strong> Italia sarebbero circa un milione e mezzo mentre ad<strong>di</strong>rittura 5 milioni le persone che a vario titolo<br />

sarebbero co<strong>in</strong>volte nel fenomeno come spettatori, amici o familiari <strong>di</strong> vittime. Le conseguenze dannose del<br />

mobb<strong>in</strong>g sulla salute dei lavoratori sono molto alte basti pensare che, sulla base <strong>di</strong> ricerche condotte <strong>in</strong> Svezia, si<br />

stima che una percentuale tra il 10 e il 20% dei suici<strong>di</strong> sarebbe riconducibile a pratiche <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g (<strong>in</strong> Italia la<br />

percentuale dovrebbe attestarsi <strong>in</strong>torno al 13%). Accanto a questi fenomeni più gravi, <strong>in</strong>oltre, il mobb<strong>in</strong>g è causa <strong>di</strong><br />

numerosi altri <strong>di</strong>sturbi quali ansia, depressione, <strong>in</strong>fortuni, <strong>di</strong>sturbi psicosomatici, problemi <strong>di</strong>gestivi. Le stesse<br />

aziende sarebbero danneggiate dal mobb<strong>in</strong>g a causa del sensibile aumento dei costi del personale per maggiori<br />

assenze sul lavoro, calo della produttività e qualità della prestazione lavorativa della vittima e dello stesso mobber, il<br />

quale <strong>di</strong>rotterebbe parte delle sue energie lavorative all’attuazione delle azioni vessatorie.<br />

17


Ebbene, <strong>in</strong> tali casi, <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> una normativa ad hoc sul mobb<strong>in</strong>g che ne <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui i caratteri<br />

essenziali e che permetta <strong>di</strong> <strong>in</strong>quadrare tali comportamenti nel quadro <strong>di</strong> una generale strategia<br />

persecutoria condotta ai danni <strong>di</strong> un lavoratore, la dottr<strong>in</strong>a 12 tende ad escluderne la rilevanza<br />

giuri<strong>di</strong>ca sulla base della considerazione che non trova citta<strong>di</strong>nanza nel nostro or<strong>di</strong>namento il<br />

pr<strong>in</strong>cipio per il quale nell’ambito dei rapporti sociali vi sia un reciproco obbligo <strong>di</strong> rispetto e <strong>di</strong><br />

socializzazione tra soggetti che non siano tra loro legati da v<strong>in</strong>coli <strong>di</strong> natura contrattuale. E non<br />

trova citta<strong>di</strong>nanza nemmeno il pr<strong>in</strong>cipio <strong>in</strong> base al quale nell’ambito <strong>di</strong> siffatti rapporti l’escluso<br />

debba essere <strong>in</strong> qualche modo tutelato anche imponendo obblighi <strong>di</strong> natura risarcitoria a carico<br />

dei soggetti che hanno contribuito alla sua emarg<strong>in</strong>azione. Si tratta cioè <strong>di</strong> comportamenti che al<br />

più possono dar luogo a riprovazione sociale ma che sono giuri<strong>di</strong>camente irrilevanti. Del resto,<br />

proprio <strong>in</strong> considerazione della loro atipicità ed al loro carattere per così <strong>di</strong>re neutro, non è<br />

semplice <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guere i comportamenti f<strong>in</strong>alizzati ad arrecare danno al lavoratore rispetto a quelli<br />

che, <strong>in</strong>vece, rientrano nella normale gestione dei rapporti sociali. Si evidenzia, <strong>in</strong>oltre, la<br />

problematicità stessa <strong>di</strong> consentire al giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>in</strong>tervenire nella gestione dei rapporti sociali,<br />

autorizzandolo ad emettere giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> natura essenzialmente morale, a fronte <strong>di</strong> comportamenti<br />

che non abbiano una propria rilevanza giuri<strong>di</strong>ca <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca.<br />

Al <strong>di</strong> là delle condotte meno rilevanti <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g, come sopra evidenziale, che <strong>di</strong>fficilmente<br />

possono trovare tutela giuri<strong>di</strong>ca nel nostro or<strong>di</strong>namento, si stanno peraltro sviluppando, <strong>in</strong><br />

dottr<strong>in</strong>a e più recentemente anche <strong>in</strong> giurisprudenza, filoni <strong>in</strong>terpretativi tendenti a ricondurre<br />

alcune condotte del mobb<strong>in</strong>g nell’alveo <strong>di</strong> protezione generale garantito da norme quali l’art.<br />

2043 c.c. (responsabilità aquiliana), il 2087 c.c. (tutela della salute psico-fisica del lavoratore), o<br />

ancora l’art. 2103 c.c. (tutela della professionalità del lavoratore). Nei paragrafi che seguono si<br />

tratterà <strong>di</strong>ffusamente delle argomentazioni a suffragio <strong>di</strong> tali soluzioni e delle altre forme <strong>di</strong><br />

tutela riscontrabili nel nostro or<strong>di</strong>namento contro condotte mobbizzanti.<br />

2. La responsabilità extracontrattuale <strong>di</strong> cui all’art. 2043 c.c.<br />

Prima norma che viene <strong>in</strong> evidenza ai f<strong>in</strong>i dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> tutela contro le<br />

pratiche vessatorie del mobb<strong>in</strong>g è sicuramente l’art. 2043 c.c. che <strong>in</strong>troduce nel nostro<br />

or<strong>di</strong>namento il pr<strong>in</strong>cipio fondamentale della convivenza civile racchiusa nell’espressione<br />

nem<strong>in</strong>em laedere. Si tratta del generale pr<strong>in</strong>cipio della responsabilità aquiliana o<br />

extracontrattuale <strong>in</strong> virtù del quale la lesione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ritto soggettivo assoluto o comunque <strong>di</strong> una<br />

12 In tal senso si veda <strong>in</strong> particolare Riccardo ATANASIO, Il mobb<strong>in</strong>g nella giurisprudenza, <strong>in</strong><br />

www.guidaallavoro.it/lavoro/redazione/mobb<strong>in</strong>g/Atabasui_Relazione.htm;<br />

18


posizione giuri<strong>di</strong>ca soggettiva tutelata dall’or<strong>di</strong>namento obbliga l’autore della lesione a risarcire<br />

le conseguenze negative patrimoniali e non patrimoniali che dalla medesima sono derivate. Tale<br />

norma, nella sua generale formulazione, può <strong>in</strong>dubbiamente essere utilizzata anche per la<br />

configurabilità del risarcimento del danno causato da comportamenti <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g anche se, come<br />

vedremo nei paragrafi successivi, la dottr<strong>in</strong>a 13 e la giurisprudenza per ora hanno preferito<br />

<strong>in</strong>canalare la protezione giuri<strong>di</strong>ca del fenomeno nell’ambito <strong>di</strong> altre norme giuri<strong>di</strong>che e <strong>in</strong> special<br />

modo nell’art. 2087 c.c. o nell’art. 2103 c.c., oppure utilizzare il riferimento alla tutela accordata<br />

dall’art. 2043 c.c. a supporto ed <strong>in</strong> coor<strong>di</strong>nazione coi suddetti articoli ed a volte anche con l’art.<br />

32 Cost. (tutela della salute). L’impiego <strong>di</strong> tale norma potrebbe però rivelarsi particolarmente<br />

utile per l’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione delle responsabilità degli agenti nel c.d. mobb<strong>in</strong>g orizzontale, ossia <strong>di</strong><br />

quelle fattispecie <strong>in</strong> cui il mobber è un collega <strong>di</strong> lavoro della vittima <strong>di</strong> pari grado o ad<strong>di</strong>rittura<br />

<strong>di</strong> grado <strong>in</strong>feriore. In questi casi, <strong>in</strong>fatti, <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> un legame contrattuale tra la vittima ed il<br />

vessatore, l’applicazione dell’art. 2087 o dell’art. 2103 non può essere <strong>in</strong>vocata per affermare le<br />

responsabilità dei colleghi ma solo nei confronti del datore <strong>di</strong> lavoro.<br />

La norma non presenta particolarità nella sua applicazione al caso <strong>in</strong> esame. Per giungere<br />

all’affermazione <strong>di</strong> responsabilità per il danno subito dalla vittima quest’ultima è chiamata a<br />

provare:<br />

- la condotta antigiuri<strong>di</strong>ca dell’agente;<br />

- la colpevolezza del soggetto agente (dolo o colpa);<br />

- il danno patito;<br />

- il nesso causale che lega il danno alla condotta lesiva del mobber.<br />

Non è chi non veda come l’applicazione <strong>di</strong> tale normativa alle ipotesi <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g si <strong>di</strong>mostra f<strong>in</strong><br />

da subito alquanto problematica sotto il profilo probatorio sia per quanto concerne<br />

l’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione dell’antigiuri<strong>di</strong>cità delle condotte vessatorie del mobber, sia per quel che<br />

riguarda il nesso <strong>di</strong> causalità tra tali comportamenti e le patologie psico-fisiche manifestate dalla<br />

vittima. Patologie che spesso rivestono carattere transitorio. E’ questo forse uno dei motivi che<br />

hanno sp<strong>in</strong>to gli <strong>in</strong>terpreti a ricercare strumenti <strong>di</strong> tutela più efficaci nella responsabilità <strong>di</strong> tipo<br />

contrattuale <strong>di</strong> cui agli artt. 2087 e 2103 c.c. (quando ve ne siano i presupposti) che si<br />

13 Un accenno alle possibile utilizzazione dell’art. 2043 c.c. per la tutela del mobb<strong>in</strong>g viene effettuata da Fernando<br />

CARACUTA, Il mobb<strong>in</strong>g e la tutela giu<strong>di</strong>ziaria, <strong>in</strong> www.<strong>di</strong>ritto.it/articoli/lavoro/lavoro; Franco SCARPELLI &<br />

autori vari, Aspetti giuri<strong>di</strong>ci e strumenti <strong>di</strong> tutela, dagli atti del sem<strong>in</strong>ario della Camera del Lavoro <strong>di</strong> Milano del 31<br />

maggio 2000 su “Mobb<strong>in</strong>g: un male oscuro”, <strong>in</strong> www.rassegna.it/archivio/2000/speciali/luglio<strong>di</strong>cembre/mobb<strong>in</strong>g/sem<strong>in</strong>ario/4scarpelli.doc,<br />

p. 2.1; Antonio CACCAMO e Mar<strong>in</strong>a MOBIGLIA, Mobb<strong>in</strong>g: tutela<br />

attuale e recenti prospettive, D&PL, 2000, 18, <strong>in</strong>serto, pag. VII.<br />

19


presentano, come si vedrà meglio <strong>in</strong> seguito, meno <strong>di</strong>fficoltosi sul piano probatorio. Tutt’al più la<br />

responsabilità aquiliana viene <strong>in</strong>vocata a supporto <strong>di</strong> quella contrattuale.<br />

3. La responsabilità contrattuale del datore <strong>di</strong> lavoro ex. art. 2087 c.c.<br />

Nella tutela contro le condotte persecutorie, <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atorie o vessatorie del mobb<strong>in</strong>g, riveste<br />

importanza fondamentale l’art. 2087 c.c., che <strong>di</strong>spone espressamente che “l'impren<strong>di</strong>tore è<br />

tenuto a adottare nell'esercizio dell'impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro,<br />

l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l'<strong>in</strong>tegrità fisica e la personalità morale dei<br />

prestatori <strong>di</strong> lavoro”. Tale norma, sulla base <strong>di</strong> un orientamento giurisprudenziale ormai<br />

costante, obbliga il datore <strong>di</strong> lavoro non solo ad adottare tutte quelle misure <strong>di</strong> protezione<br />

tassativamente imposte dalla legge, dall’esperienza e dalle conoscenze tecniche, ma lo v<strong>in</strong>cola<br />

all’applicazione <strong>di</strong> quelle misure generiche <strong>di</strong> prudenza e <strong>di</strong>ligenza necessarie f<strong>in</strong>alizzate a<br />

garantire una tutela effettiva dell’<strong>in</strong>tegrità psico-fisica del lavoratore 14 . Ciò implica per il datore<br />

non solo il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> compiere qualsiasi comportamento lesivo dell'<strong>in</strong>tegrità fisica e della<br />

personalità morale del <strong>di</strong>pendente, ma anche il dovere <strong>di</strong> prevenire e scoraggiare simili condotte<br />

nell'ambito dello svolgimento dell'attività lavorativa. L'<strong>in</strong>adempimento <strong>di</strong> tale obbligo genera la<br />

responsabilità contrattuale del datore <strong>di</strong> lavoro 15 . Applicando tale pr<strong>in</strong>cipio ai casi <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g ne<br />

deriva che, non soltanto il datore <strong>di</strong> lavoro è tenuto ad astenersi da comportamenti vessatori e<br />

persecutori nei confronti dei lavoratori, ma è tenuto anche a vigilare che tali situazioni non si<br />

verifich<strong>in</strong>o su <strong>in</strong>iziativa <strong>di</strong> altri soggetti (<strong>di</strong>rigenti o colleghi) nei luoghi <strong>di</strong> lavoro soggetti al suo<br />

14 L’assunto si ricava sulla base <strong>di</strong> un’<strong>in</strong>terpretazione che mette <strong>in</strong> relazione il <strong>di</strong>sposto dell’art. 2087 c.c. con alcuni<br />

pr<strong>in</strong>cipi costituzionali: l’art. 32 Cost. (<strong>di</strong>ritto alla salute), l'art. 41, comma 2, Cost. (che limita la libertà <strong>di</strong> <strong>in</strong>iziativa<br />

economica privata vietandone l'esercizio con modalità tali da pregiu<strong>di</strong>care la sicurezza e la <strong>di</strong>gnità umana) e gli artt.<br />

1175 e 1375 c.c. (pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> correttezza e <strong>di</strong> buona fede). In tal senso si veda Cassaz. 1.09.1997, n. 818 <strong>in</strong> Mass.<br />

Giur. Lav., 1997, pag. 818 e Cassaz. 17/7/1995 n. 7768, <strong>in</strong> Mass. Giur. Lav., 1995, pag. 561 e segg.. In dottr<strong>in</strong>a si<br />

veda <strong>in</strong> particolare Luciano SPAGNUOLO VIGORITA, Il quadro normativo attuale a tutela della <strong>di</strong>gnità del<br />

lavoratore ed i profili <strong>di</strong> illegittimità della condotta <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g. I <strong>di</strong>segni, progetti e proposte <strong>di</strong> legge relativi al<br />

mobb<strong>in</strong>g, http://members.xoom.it/icebergpunto/page108.html. Interessante è anche l’<strong>in</strong>terpretazione offerta da<br />

Vittorio MATTO, Il mobb<strong>in</strong>g fra danno alla persona e lesione del patrimonio professionale, <strong>in</strong> Diritto delle<br />

relazioni <strong>in</strong>dustriali, 1999, n. 4, pag. 494, il quale ritiene che le obbligazioni <strong>di</strong> cui all’art. 2087 c.c. (nonché dall’art.<br />

2103 c.c.) vanno ad <strong>in</strong>serirsi <strong>di</strong>rettamente tra gli obblighi contrattuali pattuiti tra le parti per effetto dell’art. 1374 c.c.<br />

che sancisce appunto che il contratto non obbliga soltanto a quello <strong>in</strong> esso contenuto ma anche a tutte le<br />

conseguenze derivanti dalle leggi, usi e costumi.<br />

15 In tal senso Cassaz. 5/2/2000, n. 1307, <strong>in</strong> Foro It., 2000, I, pag. 1554 e segg. La Corte afferma, <strong>in</strong> particolare, che<br />

l’art.2087 c.c. “<strong>in</strong>troduce un dovere che trova fonte imme<strong>di</strong>ata e <strong>di</strong>retta nel rapporto <strong>di</strong> lavoro e nei limiti<br />

costituzionalmente imposti all’impren<strong>di</strong>tore per il libero esercizio del potere impren<strong>di</strong>toriale (art. 41, commi 1 e 2,<br />

Cost.) e la cui violazione può atteggiarsi sia me<strong>di</strong>ante fatti commissivi, sia me<strong>di</strong>ante fatti omissivi e può<br />

estr<strong>in</strong>secarsi sia nell’omissione <strong>di</strong> misure tassativamente previste dalla legge a tutela della sicurezza sui luoghi <strong>di</strong><br />

lavoro, sia <strong>in</strong> omissioni non tassativamente previste dalla legge, ma egualmente esigibili nella esecuzione del<br />

rapporto <strong>di</strong> lavoro secondo regole <strong>di</strong> correttezza e buona fede”.<br />

20


controllo 16 .<br />

Occorre, peraltro, precisare che la responsabilità del datore <strong>di</strong> lavoro non ha carattere oggettivo e<br />

viene, pertanto, meno quando questi riesca a <strong>di</strong>mostrare che il soggetto agente ha posto <strong>in</strong> essere<br />

la sua condotta illegittima attraverso comportamenti eccezionali e non preve<strong>di</strong>bili, o che<br />

presentano carattere <strong>di</strong> occasionalità con il rapporto <strong>di</strong> lavoro 17 .<br />

L’obbligo datoriale <strong>di</strong> prevenire condotte <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g nella propria azienda, come <strong>di</strong>sposto<br />

dell’art. 2087 c.c., acquista poi particolare valenza se si considerano i numerosi strumenti a<br />

<strong>di</strong>sposizione del datore <strong>di</strong> lavoro per <strong>in</strong>tervenire a tutela dei lavoratori vessati: si pensi, ad<br />

esempio, all’esercizio del potere <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are che può giungere f<strong>in</strong>o al licenziamento dei soggetti<br />

responsabili, ma più <strong>in</strong> generale all’esercizio della sua normale attività <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione, <strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo e<br />

controllo dell’organizzazione lavorativa. In giurisprudenza è stata, ad esempio, affermata la<br />

legittimità del licenziamento <strong>di</strong> lavoratori che abbiano posto <strong>in</strong> essere gravi condotte (molestia<br />

sessuale) nei confronti <strong>di</strong> altri <strong>di</strong>pendenti 18 . Il potere sanzionatorio del datore <strong>di</strong> lavoro è<br />

particolarmente efficace perché può riguardare sia i comportamenti molesti posti <strong>in</strong> essere da<br />

parte <strong>di</strong> superiori nei confronti dei sottoposti, sia l’ipotesi <strong>in</strong> cui le condotte vessatorie, <strong>in</strong>giuriose<br />

o m<strong>in</strong>acciose si manifest<strong>in</strong>o tra colleghi. Tali comportamenti, <strong>in</strong>fatti, da un lato violano i doveri<br />

fondamentali del lavoratore ed i pr<strong>in</strong>cipi <strong>di</strong> convivenza civile e, dall’altro ledono il prestigio del<br />

datore <strong>di</strong> lavoro per il buon andamento e l’organizzazione dell’azienda 19 .<br />

16 In tal senso si veda Sav<strong>in</strong>o FIGURATI, Note sul concetto <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g nel <strong>di</strong>ritto del lavoro, Giurisprudenza<br />

piemontese, 2000, 2, pag. 283; Franco SCARPELLI & autori vari, op. cit., §. 2.1; Antonio CACCAMO e Mar<strong>in</strong>a<br />

MOBIGLIA, op. cit, pag. VI; Bruno SECHI, I danni derivanti dal mobb<strong>in</strong>g, <strong>in</strong> www.<strong>di</strong>ritto.it/articoli/lavoro/lavoro;<br />

Pierguido SOPRANI, La s<strong>in</strong>drome da mobb<strong>in</strong>g, <strong>in</strong><br />

http://promo.24oreprofessioni.ilsole24ore.com/ambientesicurezza.htm<br />

17 A tal proposito la Cassazione ha precisato, <strong>in</strong> sentenza 3 settembre 1997, n. 8422 <strong>in</strong> Mass.giur.lav. 1997, pag. 744,<br />

che “l’ampio contenuto dell’art. 2087 c.c. non può essere <strong>di</strong>latato f<strong>in</strong>o a ricomprendere ogni ipotesi <strong>di</strong> danno ai<br />

<strong>di</strong>pendenti, sostenendosi che comunque il rischio non si sarebbe verificato <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong> ulteriori accorgimenti,<br />

perché <strong>in</strong> tal modo si perverrebbe all’abnorme applicazione <strong>di</strong> un pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> responsabilità oggettiva ancorata al<br />

presupposto teorico che qualsiasi rischio possa essere evitato, pur se esorbitante da ogni umana preve<strong>di</strong>bilità e<br />

vanificante l’adozione delle misure più sofisticate…”<br />

18 Si veda recentemente Cassaz. 18 Aprile 2000, n. 5049, D&PL, 2000, n. 35, 2518, <strong>in</strong> cui la Corte afferma<br />

espressamente: “le molestie sessuali sul luogo <strong>di</strong> lavoro, <strong>in</strong>cidendo sulla salute e la serenità anche professionale del<br />

lavoratore, comportano l’obbligo <strong>di</strong> tutela a carico del datore <strong>di</strong> lavoro ai sensi dell’art. 2087 c.c.; deve ritenersi<br />

pertanto legittimo il licenziamento irrogato a <strong>di</strong>pendente che abbia molestato sessualmente una collega sul luogo <strong>di</strong><br />

lavoro, a nulla rilevando la mancata previsione <strong>di</strong> detta ipotesi nel co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are e senza che, <strong>in</strong> contrario,<br />

possa dedursi che il datore <strong>di</strong> lavoro è controparte <strong>di</strong> tutti i lavoratori, sia uom<strong>in</strong>i che donne, e non può perciò<br />

essere chiamato ad un ruolo protettivo delle seconde nei confronti dei primi giacché, per un verso, le molestie<br />

sessuali possono avere come vittima entrambi i sessi e, per altro verso, il datore <strong>di</strong> lavoro ha <strong>in</strong> ogni caso l’obbligo,<br />

a norma dell’art. 2087 c.c., <strong>di</strong> adottare provve<strong>di</strong>menti che risult<strong>in</strong>o idonei a tutelare l’<strong>in</strong>tegrità fisica e la<br />

personalità morale dei lavoratori, provve<strong>di</strong>menti tra i quali può certamente ricomprendersi anche l’eventuale<br />

licenziamento dell’autore delle molestie sessuali.”.<br />

19 Al riguardo <strong>in</strong> giurisprudenza è stato ritenuto licenziabile anche il lavoratore responsabile <strong>di</strong> <strong>di</strong>verbi ripetuti con i<br />

colleghi tali da rendere <strong>in</strong>sopportabile il clima lavorativo <strong>in</strong> ufficio (Pretura <strong>di</strong> Fermo 6 ottobre 1990, Dir. Lav.<br />

Marche, 1991, pag. 56)<br />

21


Un’adeguata tutela l’art. 2087 c.c. la fornisce anche contro condotte vessatorie del datore <strong>di</strong><br />

lavoro che si manifestano attraverso l’attribuzione al lavoratore <strong>di</strong> mansioni eccessivamente<br />

gravose o comunque eccedenti la normale tollerabilità secondo le regole <strong>di</strong> comune esperienza,<br />

oppure carichi <strong>di</strong> lavoro usurante sproporzionati <strong>in</strong> relazione alle capacità psico-fisiche del<br />

lavoratore. Al riguardo i giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Cassazione <strong>in</strong> una recentissima sentenza 20 hanno, <strong>in</strong>fatti,<br />

affermato la responsabilità del datore <strong>di</strong> lavoro ex art. 2087 c.c. per aver sottoposto il lavoratore<br />

per un lungo periodo <strong>di</strong> tempo ad un’attività lavorativa estenuante, dovuta alla sproporzione tra<br />

la quantità <strong>di</strong> lavoro prevista ed il personale addetto al suo compimento. Il datore <strong>di</strong> lavoro è cioè<br />

tenuto, nell’esercizio del suo potere impren<strong>di</strong>toriale, ad organizzare l’attività lavorativa secondo<br />

criteri <strong>di</strong> equilibrio evitando eccessività <strong>di</strong> impegno da parte <strong>di</strong> un soggetto od <strong>in</strong>attività da parte<br />

<strong>di</strong> altri. La norma è applicabile anche nel caso <strong>in</strong> cui il lavoratore stesso sia <strong>di</strong>sposto a farsi<br />

carico della sproporzionata mole <strong>di</strong> lavoro attribuitagli.<br />

Secondo parte della dottr<strong>in</strong>a e della giurisprudenza 21 la responsabilità contrattuale ex art. 2087<br />

c.c. f<strong>in</strong> qui analizzata, può concorrere con quella extracontrattuale orig<strong>in</strong>ata dalla violazione <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ritti soggettivi primari, come il <strong>di</strong>ritto alla salute tutelato dall’art. 32 Cost. e quello alla<br />

sicurezza e <strong>di</strong>gnità del lavoratore garantito dall’art. 41, comma 2 Cost., <strong>in</strong> quanto sul datore <strong>di</strong><br />

lavoro grava, oltre alla specifica responsabilità stabilita dall'art. 2049 c.c. (la responsabilità per<br />

fatto illecito dei suoi <strong>di</strong>pendenti commesso nell'esercizio delle <strong>in</strong>combenze lavorative), anche il<br />

generale obbligo previsto dall'art. 2043 c.c., norma <strong>in</strong> base alla quale, come si è ricordato nel<br />

paragrafo precedente, “qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno<br />

<strong>in</strong>giusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”.<br />

In ultimo occorre ricordare che la materia della tutela della sicurezza e salute sui luoghi <strong>di</strong> lavoro<br />

è oggi regolata da una normativa specifica, <strong>di</strong> derivazione comunitaria, il D.lgs. n. 626/1994, che<br />

pone specifici obblighi ai lavoratori, ai preposti e al datore <strong>di</strong> lavoro a salvaguar<strong>di</strong>a dell'ambiente<br />

<strong>di</strong> lavoro e istituisce specifici organismi <strong>di</strong> controllo della salute e <strong>in</strong>tegrità anche psichica dei<br />

lavoratori, quali il me<strong>di</strong>co competente e il rappresentante per la sicurezza dei lavoratori. In<br />

proposito viene <strong>in</strong> evidenza la <strong>di</strong>sposizione dell’art. 5, comma 1, che stabilisce che "ciascun<br />

lavoratore deve prendersi cura della propria sicurezza e della propria salute e <strong>di</strong> quella delle<br />

altre persone presenti sul luogo <strong>di</strong> lavoro, su cui possono ricadere gli effetti delle sue azioni o<br />

omissioni, conformemente alla sua formazione ed alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore <strong>di</strong><br />

lavoro" (obbligo che è ragionevole ipotizzare possa essere <strong>di</strong>satteso dal lavoratore che si trovi <strong>in</strong><br />

20 Si veda Cassaz. 5 febbraio 2000, n. 1307, cit.<br />

21 Si veda Franco SCARPELLI & autori vari, cit., p. 2.1; Antonio CACCAMO e Mar<strong>in</strong>a MOBIGLIA, cit, pag. VII;<br />

Luciano SPAGNUOLO VIGORITA, op. cit; per la giurisprudenza si veda Cassaz. 21 <strong>di</strong>cembre 1998 n. 12763, <strong>in</strong><br />

Mass., 1998<br />

22


stato <strong>di</strong> tensione emotiva e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio psicologico) e quella dell'art. 5, comma 2, lettera h),<br />

secondo la quale i lavoratori sono chiamati a contribuire "<strong>in</strong>sieme al datore <strong>di</strong> lavoro, ai <strong>di</strong>rigenti<br />

e ai preposti, all'adempimento <strong>di</strong> tutti gli obblighi imposti dall'autorità competente o comunque<br />

necessari per tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori durante il lavoro", sanzionata<br />

penalmente <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> omissione.<br />

3.1 - Profili probatori<br />

A questo punto è opportuno precisare che l’affermazione della responsabilità civile del datore <strong>di</strong><br />

lavoro ex art. 2043 (responsabilità aquiliana o extracontrattuale) o ex art. 2087 (responsabilità<br />

contrattuale) c.c. non è priva <strong>di</strong> conseguenze soprattutto sotto il profilo probatorio. Chi, <strong>in</strong>fatti,<br />

agisce giu<strong>di</strong>zialmente ai f<strong>in</strong>i del risarcimento del danno secondo le regole della responsabilità<br />

aquiliana è tenuto a fornire la prova della condotta antigiuri<strong>di</strong>ca dell’agente, del danno patito, del<br />

nesso causale tra danno e condotta, della consapevolezza, sotto i profili del dolo o della colpa,<br />

del soggetto agente. Al contrario chi <strong>in</strong>voca il risarcimento sulla base dell’art. 2087 c.c., è<br />

agevolato sul piano probatorio <strong>in</strong> quanto dovrà <strong>di</strong>mostrare soltanto l’<strong>in</strong>adempimento del datore<br />

<strong>di</strong> lavoro mentre toccherà a quest’ultimo, ex. art. 1218 c.c., provare che lo stesso è stato<br />

determ<strong>in</strong>ato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile. Il<br />

lavoratore dovrà, pertanto, limitarsi a provare il danno subito ed il rapporto <strong>di</strong> causalità tra la<br />

mancata adozione <strong>di</strong> determ<strong>in</strong>ate misure <strong>di</strong> sicurezza e prevenzione ed il danno predetto 22 mentre<br />

grava sul datore <strong>di</strong> lavoro, ai f<strong>in</strong>i dell’esclusione della propria responsabilità, la prova <strong>di</strong> aver<br />

adottato tutte le cautele necessarie per tutelare l’<strong>in</strong>tegrità fisica e la personalità morale del<br />

lavoratore. L’attività probatoria demandata al lavoratore si presenta, peraltro, tutt’altro che<br />

agevole <strong>in</strong> quanto la <strong>di</strong>mostrazione del nesso <strong>di</strong> causalità tra le patologie nervose o psichiche da<br />

questi patite e le condotte antigiuri<strong>di</strong>che del datore <strong>di</strong> lavoro o suoi collaboratori può essere<br />

fornita il più delle volte soltanto attraverso la testimonianza <strong>di</strong> colleghi <strong>di</strong> lavoro che, <strong>in</strong> quanto<br />

tali, risultano facilmente esposti al potere <strong>in</strong>timidatorio del datore <strong>di</strong> lavoro stesso o comunque<br />

alla paura <strong>di</strong> ritorsioni <strong>di</strong> colleghi e superiori <strong>di</strong> lavoro co<strong>in</strong>volti nelle condotte vessatorie. Di<br />

questa situazione è del resto pienamente consapevole la stessa Corte <strong>di</strong> Cassazione, la quale <strong>in</strong><br />

una recente sentenza 23 con riferimento ad un caso <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g perpetrato attraverso molestie<br />

sessuali, ha affermato che non si poteva escludere <strong>in</strong> questi casi che “il reperimento delle varie<br />

fonti <strong>di</strong> prova risulta particolarmente <strong>di</strong>fficoltoso a causa <strong>di</strong> eventuali sacche <strong>di</strong> omertà sempre<br />

22<br />

In tal senso si veda Fernando CARACUTA, Il “Mobb<strong>in</strong>g” e la tutela giu<strong>di</strong>ziaria,<br />

www.<strong>di</strong>ritto.it/articoli/lavoro/lavoro<br />

23<br />

Cassaz. 143 dell’8 gennaio 2000 , <strong>in</strong> Foro It., 2000, I, pag. 1573 e segg<br />

23


presenti”. Nonostante tale premessa, la Corte nell’ipotesi <strong>in</strong> questione ha comunque riba<strong>di</strong>to il<br />

pr<strong>in</strong>cipio <strong>in</strong> base al quale la prova degli elementi essenziali della fattispecie, ad esclusione della<br />

<strong>di</strong>mostrazione degli elementi soggettivi del dolo o della colpa, deve essere fornita dal lavoratore.<br />

4. La tutela della professionalità del lavoratore<br />

Le pratiche <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g spesso sono dest<strong>in</strong>ate a colpire la professionalità del lavoratore: si pensi,<br />

ad esempio, a tutti i casi <strong>in</strong> cui non venga riconosciuto al lavoratore il normale e completo<br />

svolgimento delle proprie mansioni, al demansionamento, allo svuotamento <strong>di</strong> mansioni f<strong>in</strong>o ad<br />

arrivare alla totale <strong>in</strong>attività o, al contrario, al sovraccarico <strong>di</strong> attribuzioni. Ebbene tutti questi<br />

comportamenti lesivi della professionalità del lavoratore trovano adeguata protezione nelle<br />

previsioni dell'art. 2103 c.c. che garantisce appunto il <strong>di</strong>ritto del lavoratore ad essere a<strong>di</strong>bito alle<br />

mansioni per le quali è stato assunto (<strong>in</strong><strong>di</strong>viduabili nel contratto <strong>di</strong> lavoro) o tutt’al più ad essere<br />

dest<strong>in</strong>ato a mansioni equivalenti o superiori a con<strong>di</strong>zione peraltro che, nel primo caso, gli venga<br />

assicurato il mantenimento del trattamento economico pattuito e, nel secondo caso, gli venga<br />

riconosciuto il <strong>di</strong>fferenziale economico per l’attività (superiore) svolta.<br />

Il lavoratore assegnato a mansioni <strong>in</strong>feriori o lasciato del tutto <strong>in</strong>attivo può, <strong>in</strong>fatti, secondo<br />

l’orientamento giurisprudenziale 24 ormai prevalente, chiedere al giu<strong>di</strong>ce del lavoro, non solo <strong>di</strong><br />

accertare l'illecito e <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarare la nullità dell'atto datoriale <strong>in</strong>valido, <strong>in</strong> quanto contrario alla<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a legale delle sanzioni che ha carattere imperativo, ma anche <strong>di</strong> essere “re<strong>in</strong>tegrato”<br />

nelle mansioni precedentemente svolte o <strong>in</strong> mansioni equivalenti. La nullità determ<strong>in</strong>a, <strong>in</strong>fatti,<br />

secondo le regole del <strong>di</strong>ritto civile comune, l'assoluta <strong>in</strong>idoneità dell'atto a produrre i suoi effetti,<br />

con conseguenze non solo risarcitorie, ma anche riprist<strong>in</strong>atorie, per quanto possibile, della<br />

situazione anteriore. Tale impostazione trova conferma anche nella giurisprudenza della<br />

Suprema Corte <strong>di</strong> Cassazione, la quale ha stabilito <strong>in</strong> una recente sentenza 25 che nell'ipotesi <strong>di</strong><br />

demansionamento il lavoratore può ottenere tutela con la condanna del datore al corretto<br />

adempimento dell'obbligo contrattuale me<strong>di</strong>ante l'assegnazione alle precedenti mansioni “senza<br />

che osti a tale pronuncia <strong>in</strong> sede <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> cognizione la natura <strong>in</strong>coercibile della<br />

prestazioni”: la condanna al riprist<strong>in</strong>o della situazione antecedente non preclude, <strong>in</strong>fatti, il<br />

24 Si vedano, ad esempio, le sentenze del Pretore <strong>di</strong> Roma del 3/10/1991, <strong>in</strong> D&L, 1992, pag. 390 e segg e della<br />

Pretura <strong>di</strong> Monza 14/11/1994,D&L, 1995, pag. 375. Per una ricostruzione completa della giurisprudenza <strong>in</strong> materia,<br />

si veda <strong>in</strong> particolare Carlo SMURAGLIA, Diritti fondamentali della persona nel rapporto <strong>di</strong> lavoro, <strong>in</strong> Rivista<br />

giuri<strong>di</strong>ca del lavoro, 2000, pag. 463 e Antonio CACCAMO e Mar<strong>in</strong>a MOBIGLIA, Mobb<strong>in</strong>g: tutela attuale e recenti<br />

prospettive, D&PL, 2000, n. 18, <strong>in</strong>serto, pag. XI nota n. 44; BONA Marco e OLIVA Umberto, Nuovi orizzonti nella<br />

tutela della personalità dei lavoratori: prime sentenze sul mobb<strong>in</strong>g e considerazioni alla luce della riforma INAIL,<br />

Danno e responsabilità, 2000, 4, 410.<br />

25 Si veda Cassaz. 12/10/1999 n. 11479, <strong>in</strong> LG, 2000, pag. 273<br />

24


legittimo esercizio dello ius varian<strong>di</strong>, essendo consentito al datore <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> adempiere<br />

me<strong>di</strong>ante assegnazione del <strong>di</strong>pendente a mansioni <strong>di</strong>verse <strong>di</strong> contenuto professionale equivalente.<br />

In questo filone giurisprudenziale si <strong>in</strong>seriscono, <strong>in</strong>oltre, tutte quelle pronunce che, <strong>di</strong> volta <strong>in</strong><br />

volta, senza preoccuparsi <strong>di</strong> verificare se la condotta datoriale sia riconducibile o meno a<br />

fenomeni <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g e senza <strong>in</strong>dagare sulle motivazioni alla base delle condotte datoriali,<br />

affermano la legittimità del provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> re<strong>in</strong>tegrazione del lavoratore nelle mansioni <strong>di</strong><br />

spettanza nei casi <strong>di</strong> assegnazione del lavoratore a mansioni <strong>in</strong>feriori 26 , ritengono illegittima<br />

l’assegnazione a mansioni che possano comportare un impoverimento del patrimonio<br />

professionale maturato dal lavoratore o determ<strong>in</strong><strong>in</strong>o comunque un danno alla sua immag<strong>in</strong>e<br />

professionale con riflessi negativi sulle sue chance lavorative future 27 , considerano la sotto<br />

utilizzazione del lavoratore costitutiva <strong>di</strong> un danno personale irreparabile alla <strong>di</strong>gnità ed<br />

immag<strong>in</strong>e del lavoratore 28 , o affermano l’esistenza <strong>di</strong> un vero e proprio <strong>di</strong>ritto del lavoratore a<br />

lavorare secondo le previsioni del contratto 29 .<br />

Recentemente, <strong>in</strong>oltre, la Suprema Corte 30 , si è sp<strong>in</strong>ta ad affermare che “il demansionamento<br />

professionale <strong>di</strong> un lavoratore non solo viola lo specifico <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> cui all'art. 2103 c.c., ma<br />

ridonda <strong>in</strong> una lesione del <strong>di</strong>ritto fondamentale da riconoscere al lavoratore anche <strong>in</strong> quanto<br />

citta<strong>di</strong>no, alla libera esplicazione della sua personalità nel luogo <strong>di</strong> lavoro”.<br />

Il lavoratore, sottoposto ad illegittimo mutamento delle mansioni potrebbe, secondo<br />

un’<strong>in</strong>terpretazione 31 , anche rifiutarsi <strong>di</strong> eseguire la prestazione non dovuta, <strong>in</strong> quanto<br />

qualitativamente <strong>di</strong>fforme da quella cui è tenuto secondo contratto, ciò a presc<strong>in</strong>dere dal previo<br />

accertamento giu<strong>di</strong>ziale della legittimità della pretesa del datore e della correttezza della reazione<br />

del lavoratore 32 . Si ritiene, peraltro, che una simile scelta sia opportuna soltanto qualora risulti<br />

palesemente illegittimo l’esercizio dello ius varian<strong>di</strong> da parte del datore <strong>di</strong> lavoro, considerato<br />

che la risposta datoriale potrebbe essere assai dura e portare anche al licenziamento del<br />

lavoratore per illegittimo rifiuto della prestazione costr<strong>in</strong>gendo, pertanto, il lavoratore stesso a<br />

<strong>di</strong>fficoltose manovre probatorie per <strong>di</strong>mostrare l'illegittimità del precedente mutamento <strong>di</strong><br />

mansioni.<br />

26 Si veda Cassaz. Civile, Sez. lavoro, 29 settembre 1998, n. 9734 <strong>in</strong> Riv.giur. del lavoro, 2000, pag. 459.<br />

27 Si veda Pretura <strong>di</strong> Milano 9 aprile 1998, <strong>in</strong> Riv.crit. del lavoro, 1998, pag. 704.<br />

28 In tal senso Pretura <strong>di</strong> Cagliari 4 giugno 1996 <strong>in</strong> Riv.giur. del lavoro, 2000, pag. 459.<br />

29 Si veda Cassaz. Civ. 3 giugno 1995, n. 6265 <strong>in</strong> Riv.It.<strong>di</strong>r.lavoro, 1996, II, pag. 363. Il <strong>di</strong>ritto al lavoro viene<br />

riba<strong>di</strong>to anche <strong>in</strong> una recentissima sentenza della sez. lavoro della Cassazione, 29 gennaio 2001, n. 1205, <strong>in</strong> cui la<br />

corte ammette che le patologie depressive <strong>in</strong>dotte dal c.d. “stress da lavoro” possano al pari essere determ<strong>in</strong>ate dal<br />

“non lavoro” , ovvero dalla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> forzata <strong>in</strong>operatività per lungo tempo <strong>in</strong> cui si venga a trovare il<br />

lavoratore.<br />

30 Cassaz.18 ottobre 1999, n.11727, <strong>in</strong> LG, 2000, pag. 244 e segg.<br />

31 Si veda Franco SCARPELLI & autori vari, op. cit., p. 2.2.<br />

32 In tal senso Cassaz. Civile, 16 <strong>di</strong>cembre 1991, n. 13187, <strong>in</strong> Riv. It. Dir. Lav., 1992, II,pag. 947 e segg.<br />

25


Per quanto attiene alla configurabilità del danno alla professionalità del lavoratore, nella<br />

giurisprudenza si riscontrano due correnti <strong>in</strong>terpretative contrapposte 33 :<br />

- quella 34 più tra<strong>di</strong>zionalista che tende a considerarlo come un danno patrimoniale <strong>in</strong> senso<br />

stretto <strong>di</strong> per sé risarcibile sotto le tipiche forme del danno emergente, per le per<strong>di</strong>te<br />

patrimoniali patite dal lavoratore <strong>in</strong> conseguenza del demansionamento (ad esempio nel caso<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzioni stipen<strong>di</strong>ali o per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> benefits), e del lucro cessante, per le per<strong>di</strong>te<br />

economiche future conseguenti alla lesione del bagaglio professionale (ad esempio:<br />

pregiu<strong>di</strong>zio all’avanzamento <strong>di</strong> carriera o alla possibilità <strong>di</strong> can<strong>di</strong>darsi ad offerte <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong><br />

altre aziende);<br />

- quella 35 più progressista che tende ad identificare il danno alla professionalità con quello alla<br />

vita <strong>di</strong> relazione e che pone l’attenzione sulle conseguenze negative <strong>in</strong> ambito sociale e<br />

morale prodotte dal demansionamento. In tal senso il danno che si produce viene considerato<br />

danno patrimoniale <strong>in</strong><strong>di</strong>retto <strong>in</strong> quanto il suo risarcimento è dest<strong>in</strong>ato a riprist<strong>in</strong>are utilità e<br />

piaceri non imme<strong>di</strong>atamente riconducibili ad una nozione <strong>di</strong> patrimonio della persona.<br />

5. Molestie sessuali e mobb<strong>in</strong>g.<br />

Una delle modalità tipiche attraverso cui si possono realizzare comportamenti persecutori<br />

<strong>in</strong>quadrabili nella categoria generale del mobb<strong>in</strong>g, sono certamente le molestie sessuali<br />

commesse dal datore <strong>di</strong> lavoro, dal superiore gerarchico o da colleghi approfittando della<br />

situazione <strong>di</strong> soggezione, non solo economica, <strong>in</strong> cui si viene a trovare la vittima. La letteratura<br />

giuri<strong>di</strong>ca al riguardo è copiosa e soltanto recentemente la giurisprudenza ha com<strong>in</strong>ciato a<br />

ricondurre tali tipologie comportamentali illegittime al mobb<strong>in</strong>g.<br />

E’ opportuno ricordare che per molestie sessuali si devono <strong>in</strong>tendere, oltre che i veri propri<br />

tentativi <strong>di</strong> molestia e gli atti <strong>di</strong> libi<strong>di</strong>ne violenta, anche i corteggiamenti <strong>in</strong>desiderati e le cd.<br />

“proposte <strong>in</strong>decenti”. Interessante a questo proposito è ricordare la def<strong>in</strong>izione <strong>di</strong> molestia<br />

sessuale contenuta nel co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> condotta, allegato alla Raccomandazione della Commissione<br />

Europea 27/11/1991, n. 131, che considera tali “ogni comportamento <strong>in</strong>desiderato a<br />

connotazione sessuale o qualsiasi altro tipo <strong>di</strong> comportamento basato sul sesso che offende la<br />

33 Per una ricostruzione della giurisprudenza <strong>in</strong> <strong>tema</strong> <strong>di</strong> demansionamento si veda Mirta MARANDO, Vecchi e<br />

nuovi problemi <strong>in</strong> <strong>tema</strong> <strong>di</strong> demansionamento e danno alla professionalità: il percorso giurisprudenziale, <strong>in</strong> Resp.<br />

Civ. e prev., 2000. N. 1 pag. 58<br />

34 Si veda ad esempio Pretura <strong>di</strong> Milano 17 giugno 1993, <strong>in</strong> Riv.crit.<strong>di</strong>r.lav., 1994, pag. 140; Pretura <strong>di</strong> Milano 11<br />

gennaio 1996, <strong>in</strong> Riv. Crit. Dir.lav., 1996, pag. 741; Cassaz. Civ. 15 aprile 1987, n. 3758 <strong>in</strong> Not. Giur. Lav. 1987,<br />

pag 370.<br />

35 Si veda Pretura <strong>di</strong> Milano 27 novembre 1989, <strong>in</strong> Lav. 80, 1990, pag. 100 e, <strong>in</strong> dottr<strong>in</strong>a, A Pizzoferrato, Tutela<br />

della professionalità e organizzazione produttiva, <strong>in</strong> Riv. It. Dir. Lav., 1994, II, pag. 153.<br />

26


<strong>di</strong>gnità degli uom<strong>in</strong>i o delle donne nel mondo del lavoro”.<br />

La Suprema Corte 36 , confermando la sua precedente giurisprudenza, riconosce che le molestie<br />

sessuali poste <strong>in</strong> essere dal datore <strong>di</strong> lavoro o dai suoi stretti collaboratori nei confronti dei<br />

lavoratori soggetti al loro potere gerarchico, costituiscono uno dei comportamenti più detestabili<br />

fra quelli che possono ledere la personalità morale e l'<strong>in</strong>tegrità psicofisica dei prestatori d'opera<br />

subor<strong>di</strong>nati. In tali ipotesi, secondo la Corte, la responsabilità del datore <strong>di</strong> lavoro va ricollegata<br />

al <strong>di</strong>sposto dell’art. 2087 c.c. che sanziona, come <strong>di</strong>ffusamente illustrato <strong>in</strong> precedenza,<br />

l'<strong>in</strong>adempimento dell'obbligo <strong>di</strong> tutela della con<strong>di</strong>zione psico-fisica del lavoratore. Ancora una<br />

volta dunque la Corte afferma la responsabilità del datore <strong>di</strong> lavoro sulla base dell'onnipresente<br />

art. 2087 c.c. che conferma pertanto la propria elasticità e capacità <strong>di</strong> regolare situazioni <strong>di</strong>verse.<br />

Secondo un’<strong>in</strong>terpretazione 37 è possibile <strong>in</strong> questi casi ipotizzare a carico dell'agente anche una<br />

responsabilità <strong>di</strong> tipo extracontrattuale, oltre a quella contrattuale ex art. 2087 c.c., <strong>in</strong> quanto le<br />

molestie sessuali violano contemporaneamente <strong>di</strong>ritti derivanti dal contratto e <strong>di</strong>ritti soggettivi<br />

primari, spettanti alla persona offesa, <strong>in</strong><strong>di</strong>pendentemente dalla stipulazione <strong>di</strong> un determ<strong>in</strong>ato<br />

contratto.<br />

Nei casi più gravi le molestie sessuali potrebbero, <strong>in</strong>oltre, condurre all’affermazione <strong>di</strong> una<br />

responsabilità penale per violazione della legge 15 febbraio 1996, n. 66 contenente norme contro<br />

la violenza sessuale. La sanzione penale <strong>in</strong> tali ipotesi potrebbe riguardare soltanto il soggetto<br />

agente per il noto pr<strong>in</strong>cipio costituzionale <strong>in</strong> base al quale “la responsabilità penale è<br />

personale” (art. 27 Cost). Il datore <strong>di</strong> lavoro che non partecipi attivamente alla molestia potrebbe<br />

comunque soggiacere alla responsabilità civile ex art. 2087 c.c. per violazione degli obblighi<br />

contrattuali <strong>di</strong> controllo.<br />

6. La responsabilità penale per mobb<strong>in</strong>g.<br />

Le condotte <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g possono <strong>in</strong>tegrare, nei casi più gravi, anche responsabilità <strong>di</strong> tipo penale.<br />

Al riguardo possono venire <strong>in</strong> evidenza particolare alcuni articoli:<br />

- l’art. 590 c.p., lesioni personali colpose, che sanziona, con previsione generale, chi cagiona<br />

per colpa una lesione personale ad altri soggetti;<br />

- l’art. 610 c.p., violenza privata, che sanziona chi, con violenza o m<strong>in</strong>accia, costr<strong>in</strong>ge altri a<br />

fare, tollerare od omettere qualche cosa;<br />

36<br />

Si veda <strong>in</strong> particolare Cassaz. 8 gennaio 2000, n. 143, <strong>in</strong> Foro It., 2000, I, pag. 1573 e segg.<br />

37<br />

Si veda Franco SCARPELLI & autori vari, op. cit, p. 2.3 e Antonio CACCAMO e Mar<strong>in</strong>a MOBIGLIA, op. cit,<br />

pag. XI.<br />

27


- l’art. 594 c.p., <strong>in</strong>giurie, che punisce l'offesa all'onore o al decoro <strong>di</strong> una persona presente,<br />

anche quando l'<strong>in</strong>giuria è commessa attraverso comunicazione telefonica o scritta;<br />

- l’art. 595 c.p., <strong>di</strong>ffamazione, che punisce il comportamento <strong>di</strong> chi lede la reputazione <strong>di</strong> un<br />

soggetto;<br />

- gli artt.609 bis c.p e segg., violenza sessuale, che puniscono varie tipologie <strong>di</strong> comportamenti<br />

che violano la libertà sessuale della vittima;<br />

- oltre a tutte le sanzioni nelle quali può <strong>in</strong>cappare il datore <strong>di</strong> lavoro per violazione delle<br />

<strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> tutela della sicurezza e salute del lavoratore <strong>di</strong> cui al D.Lgs. 626/1994.<br />

La ricerca circa la sussistenza dei presupposti per affermare la responsabilità penale delle<br />

condotte <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g presenta alcune particolarità.<br />

In via generale sarà necessario, anche <strong>in</strong> questi casi, verificare <strong>in</strong>nanzi tutto la sussistenza <strong>di</strong> tutti<br />

gli elementi costitutivi del reato sia sotto il profilo oggettivo (condotta, evento, nesso <strong>di</strong><br />

causalità), sia sotto il profilo soggettivo (dolo e, nel caso <strong>di</strong> reati colposi, colpa). A questo<br />

proposito occorre ricordare la <strong>di</strong>fferenza essenziale tra il dolo, quale forma tipica della volontà<br />

colpevole, che presuppone nell'agente la coscienza e la volontà sia della condotta, sia dell'evento,<br />

e la colpa <strong>in</strong> cui la coscienza e volontà del reo sono limitate alla condotta, non all'evento. Il<br />

soggetto che agisce, cioè, quand'anche possa <strong>in</strong> alcuni casi prevedere l'evento, non lo vuole<br />

assolutamente e se lo prevede confida comunque che esso non si verificherà <strong>in</strong> virtù delle proprie<br />

capacità personali. L’evento danno dunque si verifica o per negligenza, imprudenza, imperizia<br />

(cosiddetta colpa generica), ovvero per l'<strong>in</strong>osservanza <strong>di</strong> leggi, regolamenti, or<strong>di</strong>ni o <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e<br />

(cosiddetta colpa specifica).<br />

Trasponendo questi pr<strong>in</strong>cipi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto penale al mobb<strong>in</strong>g aziendale, si tratta <strong>di</strong> valutare se la<br />

compromissione dell'<strong>in</strong>tegrità psicofisica del lavoratore sia riconducibile ad una condotta colposa<br />

del datore <strong>di</strong> lavoro, ovvero ad una condotta dolosa, <strong>in</strong>tenzionalmente e consapevolmente<br />

orientata a produrre quel danno <strong>in</strong> capo al prestatore <strong>di</strong> lavoro. In base alle <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni<br />

giurisprudenziali 38 , la prova della natura dolosa o colposa del reato deve trarsi complessivamente<br />

dalla condotta dell'imputato e da tutte le altre circostanze <strong>di</strong> fatto che concorrono a costituire<br />

l'azione crim<strong>in</strong>osa. Secondo un’autorevole <strong>in</strong>terpretazione 39 , l'applicazione <strong>di</strong> questi criteri alle<br />

ipotesi <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g aziendale, conduce a concludere che la colpa possa riguardare solo quelle<br />

situazioni <strong>di</strong> aggressione alla sfera morale e psichica del lavoratore cui si possa riconoscere una<br />

matrice <strong>in</strong>consapevole, nel senso che esse si devono sostanziare <strong>in</strong> condotte <strong>in</strong> relazione alle<br />

38 Si veda <strong>in</strong> particolare Cassaz. Penale, sez. I, 28 gennaio 1991 <strong>in</strong>e<strong>di</strong>ta e viene riportata da Pierluigi SOPRANI, La<br />

s<strong>in</strong>drome da mobb<strong>in</strong>g, http://promo.24oreprofessioni.ilsole24ore.com/ambientesicurezza.htm<br />

39 In tal senso si veda Pierluigi SOPRANI, op. cit.<br />

28


quali il datore <strong>di</strong> lavoro sia <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> offrire una giustificazione con riguardo ai profili<br />

gestionali ed organizzativi del lavoro <strong>in</strong> azienda. Viceversa qualora tali giustificazioni non sono<br />

riscontrabili, il criterio <strong>di</strong> imputazione soggettiva della responsabilità per le lesioni dell'<strong>in</strong>tegrità<br />

psicofisica del lavoratore dovrà essere quello del dolo nella forma tipica <strong>di</strong>retta o <strong>in</strong>tenzionale<br />

(nella quale l'agente - datore <strong>di</strong> lavoro o altri- deve essersi rappresentato l'evento del reato come<br />

scopo e conseguenza della sua condotta); o quella residuale c.d. <strong>in</strong><strong>di</strong>retta od eventuale, la quale si<br />

configurerà ogniqualvolta l'agente, ponendo <strong>in</strong> essere la condotta <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g, seppur <strong>di</strong>retta ad<br />

altri scopi che non quello <strong>di</strong> ledere l'<strong>in</strong>tegrità psicofisica del lavoratore, si rappresenti la concreta<br />

possibilità del verificarsi <strong>di</strong> tale conseguenza, ulteriore rispetto alla propria azione e, nonostante<br />

ciò, agisca accettando il rischio <strong>di</strong> cagionarla (dolo eventuale). Tale ragionamento potrà<br />

evidentemente applicarsi soltanto nell’ipotesi <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g verticale, vale a <strong>di</strong>re proveniente<br />

<strong>di</strong>rettamente dal datore <strong>di</strong> lavoro o comunque dai vertici aziendali, e mai nei casi <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g<br />

orizzontale <strong>in</strong> cui la condotta vessatoria, come più volte ricordato, realizzato da colleghi <strong>di</strong><br />

lavoro. Del pari non sarà applicabile alle condotte dei c.c. “side mobber” (spettatori silenziosi<br />

delle condotte vessatorie) i cui comportamenti sono considerati penalmente <strong>in</strong><strong>di</strong>fferenti 40 .<br />

A conclusione <strong>di</strong> questo lungo ragionamento occorre, peraltro, aggiungere che spesso gli ostacoli<br />

al riconoscimento della responsabilità penale del mobber sorgono già <strong>in</strong> sede <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione<br />

del nesso causale tra evento dannoso (patologia psico-fisica del lavoratore) e condotta<br />

mobbizzante. Nel mobb<strong>in</strong>g, <strong>in</strong>fatti, il danno subito dalla vittima si manifesta per lo più sotto<br />

forma <strong>di</strong> malattie a carattere transitorio e a connotazione psichica o psicologica (depressioni) le<br />

cui cause sono <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile <strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione essendo spesso riconducibili ad una pluralità <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagi<br />

della vittima non ricollegabili esclusivamente all’ambiente <strong>di</strong> lavoro ma alla sua <strong>in</strong>tera sfera<br />

relazionale e, <strong>in</strong> certa misura, anche al suo grado <strong>di</strong> sensibilità e pre<strong>di</strong>sposizione <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale 41 .<br />

7. Il risarcimento del danno.<br />

Nel caso <strong>in</strong> cui venga accertata <strong>in</strong> capo al datore <strong>di</strong> lavoro la responsabilità per comportamenti <strong>di</strong><br />

mobb<strong>in</strong>g, vengono <strong>in</strong> evidenza <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> danni risarcibili.<br />

In l<strong>in</strong>ea generale è pacifica la risarcibilità del danno patrimoniale, <strong>di</strong> quel danno, cioè, che <strong>in</strong>cide<br />

40 In tal senso ve<strong>di</strong> ancora Pierluigi SOPRANI, op. cit.<br />

41 Al riguardo Raffaele GUARINIELLO, <strong>in</strong> Atti del convegno a Roma sul mobb<strong>in</strong>g 8 febbraio 2000, pubblicati da<br />

About rivista del Centro Stu<strong>di</strong> Eurhope, 8 marzo 2000, afferma che occorre fare applicazione dei criteri generali <strong>di</strong><br />

causalità adeguata <strong>in</strong><strong>di</strong>viduati dalla Corte <strong>di</strong> Cassazione e pertanto la connessione causale tra la condotta del datore<br />

<strong>di</strong> lavoro e la malattia del lavoratore si considera verificata allorquando con alto grado <strong>di</strong> probabilità quella malattia<br />

non si sarebbe verificata senza quella condotta del datore <strong>di</strong> lavoro. Non sarebbe cioè richiesta l’assoluta certezza<br />

del nesso causale ma soltanto una sufficiente elevata probabilità.<br />

29


sulla capacità <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> guadagno del <strong>di</strong>pendente. Questo consiste nel danno emergente e nel<br />

lucro cessante che siano conseguenza <strong>di</strong>retta e imme<strong>di</strong>ata della condotta lesiva (art. 1223 c.c.).<br />

Di tale danno potrà essere richiesto il risarcimento <strong>in</strong> tutte le ipotesi sopra <strong>in</strong><strong>di</strong>viduate <strong>di</strong><br />

responsabilità aquiliana (ex art. 2043 c.c.) e contrattuale (ex art. 2087 c.c. o 2103).<br />

Nei casi <strong>in</strong> cui al lavoratore venga impe<strong>di</strong>to il normale e completo svolgimento delle mansioni <strong>di</strong><br />

sua competenza, o <strong>in</strong> cui questo sia comunque mortificato nelle sue capacità o aspettative<br />

professionali, è risarcibile anche il danno alla professionalità, che come si è già avuto modo <strong>di</strong><br />

precisare precedentemente, può rilevare sia come danno patrimoniale (per il danno emergente<br />

connesso alle <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzioni stipen<strong>di</strong>ali patite, e per il lucro cessante relativamente alle per<strong>di</strong>te<br />

patrimoniale future), sia come danno da immag<strong>in</strong>e professionale e costituire un’autonoma voce<br />

<strong>di</strong> danno o rientrare nella categoria del danno esistenziale.<br />

Qualora sia stata affermata la responsabilità penale del mobber, e solo <strong>in</strong> tale caso, viene<br />

riconosciuta la risarcibilità del danno morale, che consiste nei patemi d'animo provati dalla<br />

vittima, e del danno alla vita <strong>di</strong> relazione (ex artt. 2059 c.c. e 185 c.p.);<br />

Più controversa, ma ormai generalmente accolta, è la configurabilità e risarcibilità del c.d. danno<br />

biologico 42 , <strong>in</strong> seguito all’accertata responsabilità contrattuale e/o extracontrattuale. Tale danno,<br />

detto anche danno alla salute, è <strong>di</strong> natura non patrimoniale e consisterebbe nella menomazione<br />

dell'<strong>in</strong>tegrità psicofisica della persona <strong>in</strong> quanto tale e, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, non riferibile soltanto all'attitu<strong>di</strong>ne<br />

a produrre ricchezza e a ogni eventuale conseguenza patrimoniale della lesione, ma anche alla<br />

totalità dei riflessi pregiu<strong>di</strong>zievoli rispetto alle funzioni naturali del soggetto nel suo ambiente <strong>di</strong><br />

vita (situazioni, attività, rapporti, con rilevanza biologica, sociale ed estetica) 43 . L'ambito<br />

applicativo del danno biologico è stato progressivamente esteso f<strong>in</strong>o a ricomprendere, nelle<br />

ipotesi <strong>in</strong> cui la lesione abbia comportato una patologia cl<strong>in</strong>icamente accertabile, il danno cd.<br />

psichico 44 .<br />

Parte della dottr<strong>in</strong>a prospetta, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, un'ulteriore categoria <strong>di</strong> danno risarcibile: il danno cd.<br />

esistenziale. Attraverso tale ulteriore figura si vorrebbe assicurare un'adeguata tutela risarcitoria,<br />

<strong>in</strong> generale, a tutti i casi <strong>di</strong> lesione delle prerogative della persona costituzionalmente<br />

riconosciute e, <strong>in</strong> particolare, a tutti quei casi <strong>di</strong> <strong>in</strong>giustificata e dannosa compromissione della<br />

personalità morale del lavoratore, che non siano, però, tali da orig<strong>in</strong>are traumi o psicopatologie.<br />

Ad esclusione <strong>di</strong> quello meramente patrimoniale, tali danni sono liquidati dal giu<strong>di</strong>ce <strong>in</strong> via<br />

equitativa, ex art. 1226 c.c., spesso commisurandoli alla retribuzione del <strong>di</strong>pendente e alla durata<br />

del demansionamento. Il problema che si pone <strong>in</strong> questi casi è quello della monetizzazione del<br />

pregiu<strong>di</strong>zio subito sulla base <strong>di</strong> criteri quanto più possibile certi e uniformi. L'accertamento della<br />

42 Per una completa ricostruzione della nozione <strong>di</strong> danno biologico si veda Guido ALPA, Il “danno biologico”:<br />

parabola o evoluzione <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> politica del <strong>di</strong>ritto, <strong>in</strong> NGCC, 2000, II, pag. 375; OTTONELLO Carla, Il<br />

danno biologico, <strong>in</strong> particolare le conseguenze del mobb<strong>in</strong>g sull’<strong>in</strong>tegrità psicofisica del lavoratore,<br />

www.<strong>di</strong>ritto.it/articoli/civile/ottonello3.html; GAMBACCIANI Edoardo, Danno alla persona del lavoratore –<br />

danno esistenziale, <strong>in</strong> www.labourlawjournal.it<br />

43 Si veda Franco SCARPELLI & autori vari, cit., §. 4.7; Antonio CACCAMO e Mar<strong>in</strong>a MOBIGLIA, cit, pag. VIII.<br />

44 Si veda per esempio P. Milano 14 <strong>di</strong>cembre 1995, <strong>in</strong> Lav. Giur., 1996, pag. 385 e segg..<br />

30


natura patrimoniale o meno del danno è, del resto, assai problematica quando si deve fare i conti<br />

con beni-<strong>in</strong>teressi quali la <strong>di</strong>gnità, la salute, la professionalità, che sono <strong>in</strong>suscettibili per loro<br />

stessa natura <strong>di</strong> una valutazione economica oggettiva.<br />

31


BIBLIOGRAFIA – CAPITOLO II<br />

- ALPA Guido, Il “danno biologico”: parabola o evoluzione <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> politica del <strong>di</strong>ritto, <strong>in</strong><br />

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33


CAPITOLO III - La tutela giuri<strong>di</strong>ca del mobb<strong>in</strong>g negli altri paesi<br />

1. Mobb<strong>in</strong>g o Bullyng?<br />

europei, negli Stati Uniti ed <strong>in</strong> Australia<br />

"Bullyng" <strong>in</strong> Inghilterra e Australia, "mobb<strong>in</strong>g" <strong>in</strong> Scan<strong>di</strong>navia e Germania, "molestia sul luogo<br />

<strong>di</strong> lavoro" oppure "maltrattamento" o soltanto recentemente "abuso a livello emotivo" negli Stati<br />

Uniti. L'economia <strong>di</strong>venta globale, cresce la competizione nella battaglia per conquistare market<br />

share e sempre più forte è la pressione esercitata sui lavoratori.<br />

Al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> def<strong>in</strong>ire gli atti <strong>di</strong> molestia sessuale e <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atoria, nonché il più recente fenomeno<br />

del bullyng o mobb<strong>in</strong>g, è utile ricorrere alla formula elaborata recentemente dalla Commissione<br />

Europea, nella quale la violenza viene così def<strong>in</strong>ita: "situazione <strong>in</strong> cui la persona viene<br />

maltrattata o assalita <strong>in</strong> circostanze legate al lavoro, scaturendone un'esplicita o implicita<br />

m<strong>in</strong>accia alla sua sicurezza e alla sua salute".<br />

Le ricerche sul fenomeno del mobb<strong>in</strong>g sono <strong>in</strong>iziate <strong>in</strong> Scan<strong>di</strong>navia nei primi anni '80. Il<br />

problema è emerso prima <strong>in</strong> Svezia, e successivamente <strong>in</strong> F<strong>in</strong>lan<strong>di</strong>a e Norvegia. Negli ultimi<br />

anni è stata riconosciuta grande importanza allo stress da lavoro e il numero <strong>di</strong> ricerche è<br />

cresciuto rapidamente.<br />

I risultati <strong>di</strong> recenti stu<strong>di</strong> effettuati <strong>in</strong> Europa, Stati Uniti e Australia hanno mostrato come<br />

l'abuso psicologico ed emotivo (‘bully<strong>in</strong>g’ o ‘mobb<strong>in</strong>g’), piuttosto che la violenza fisica,<br />

rappresent<strong>in</strong>o la m<strong>in</strong>accia più rilevante per i lavoratori.<br />

Una recente ricerca della Confederazione australiana <strong>di</strong> s<strong>in</strong>dacati ha rilevato che lo stress è<br />

l'elemento che maggiormente mette a repentaglio la sicurezza e la salute sul luogo <strong>di</strong> lavoro<br />

(ACTU, Australian Confederation of Trade Unions, 2000).<br />

Le seguenti stime 45 forniscono una <strong>di</strong>mensione economica <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> costi della violenza sul<br />

luogo <strong>di</strong> lavoro:<br />

- <strong>in</strong> Germania, il costo <strong>di</strong>retto del mobb<strong>in</strong>g per un'impresa <strong>di</strong> 1.000 <strong>di</strong>pendenti è stato calcolato<br />

<strong>in</strong> circa 200.000 DM ogni anno, e il costo <strong>in</strong><strong>di</strong>retto <strong>in</strong> 100.000 DM per anno;<br />

45 Dati forniti dall’Organisation International du Travail (OIL) nella sua pubblicazione, <strong>di</strong>sponibile anche on l<strong>in</strong>e al<br />

seguente <strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo www.ilo.org, “La violence sur le lieu de travail – un probleme mon<strong>di</strong>al. Les chauffeurs de taxi,<br />

les employés des services de santé et les <strong>in</strong>seignants font partie des professions les plus exposées”, BIT/98/30 <strong>di</strong><br />

lunedì 20 luglio 1998.<br />

34


- negli Stati Uniti, uno stu<strong>di</strong>o del "National Safe Workplace Institute" ha stimato che i costi<br />

totali per la violenza sul luogo <strong>di</strong> lavoro ammontavano a più <strong>di</strong> quattro miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> US$ nel<br />

1992.<br />

Il mobb<strong>in</strong>g è un problema crescente <strong>in</strong> Australia, Austria, Danimarca, Germania, Svezia, Gran<br />

Bretagna e Stati Uniti. In Svezia, si è stimato che il mobb<strong>in</strong>g sia all'orig<strong>in</strong>e del 10-15% dei<br />

suici<strong>di</strong>.<br />

Secondo "Le Nouvel Observateur", la percentuale più elevata <strong>di</strong> lavoratori sottoposti a pratiche<br />

<strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g è presente nel Regno Unito con il 16.3%, seguito dalla Svezia con il 10.2%, dalla<br />

Francia con il 9.9%, mentre <strong>in</strong> Italia si rileva che soltanto il 4.2% <strong>di</strong> lavoratori sono vittime delle<br />

pratiche <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g.<br />

18<br />

16<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

Regno Unito<br />

Diffusione del mobb<strong>in</strong>g <strong>in</strong> Europa<br />

Svezia<br />

Francia<br />

Irlanda<br />

Germania<br />

(Fonte “Le nouvel Observateur” ripreso da l’Espresso del 25 febbraio 1999, p. 168 nell’articolo “come soffre! E’ un<br />

caso <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nario mobb<strong>in</strong>g”)<br />

A livello <strong>in</strong>ternazionale hanno com<strong>in</strong>ciato ad <strong>in</strong>teressarsi al problema anche le gran<strong>di</strong><br />

Organizzazioni specializzate dell'ONU, come l'OMS (Organizzazione mon<strong>di</strong>ale della sanità) che<br />

def<strong>in</strong>isce la salute come uno stato completo <strong>di</strong> benessere fisico, mentale e sociale, e l'ILO<br />

(Organizzazione <strong>in</strong>ternazionale del lavoro) che ha promosso azioni contro la violenza sul luogo<br />

35<br />

Spagna<br />

Belgio<br />

Grecia<br />

Italia


<strong>di</strong> lavoro. L'ILO, <strong>in</strong> un recente stu<strong>di</strong>o, <strong>in</strong>titolato "La violenza sul lavoro: la m<strong>in</strong>accia globale" 46 ,<br />

ha chiarito come non tutta la violenza sia fisica e ha riconosciuto il grande impatto sul lavoro<br />

della violenza psicologica, categoria a cui ha ricondotto <strong>di</strong>versi comportamenti, tra cui anche il<br />

mobb<strong>in</strong>g ed il bullyng. Da questo stu<strong>di</strong>o emerge, dunque, un nuovo approccio alla violenza sul<br />

lavoro, che attribuisce uguale enfasi sia ai comportamenti lesivi dell’<strong>in</strong>tegrità fisica del<br />

lavoratore, sia a quelli che mirano ad <strong>in</strong>taccare il suo equilibrio psicologico.<br />

Nei prossimi paragrafi verranno prese <strong>in</strong> esame le esperienze maturate <strong>in</strong> questo campo da alcuni<br />

paesi europei ed extraeuropei con particolare riguardo alle soluzioni giuri<strong>di</strong>che elaborate a livello<br />

normativo e/o giurisprudenziale per contrastare il fenomeno.<br />

2. Quale tutela giuri<strong>di</strong>ca <strong>in</strong> Europa?<br />

2.1 - Paesi scan<strong>di</strong>navi<br />

I paesi scan<strong>di</strong>navi sono stati, come già evidenziato <strong>in</strong> precedenza, i pionieri del pieno<br />

riconoscimento normativo del mobb<strong>in</strong>g grazie al fondamentale contributo fornito dagli stu<strong>di</strong> del<br />

Prof. He<strong>in</strong>z Leymann 47 negli anni '80. Il riferimento alle implicazioni psicologiche che un<br />

ambiente <strong>di</strong> lavoro umanamente ostile può avere sulla salute delle persone era presente, nelle<br />

leggi scan<strong>di</strong>nave sull'ambiente <strong>di</strong> lavoro, già dalla seconda metà degli anni '70: più precisamente<br />

dal 1975 <strong>in</strong> Danimarca, e a partire dal 1977 <strong>in</strong> Norvegia e Svezia. L'esplicito richiamo al<br />

fenomeno delle molestie morali all'<strong>in</strong>terno dei testi normativi si è avuto, però, soltanto <strong>in</strong> tempi<br />

più recenti, tra il 1993 e il 1994, <strong>in</strong> seguito a specifici stu<strong>di</strong> scientifici <strong>in</strong> materia.<br />

In Svezia, l’Ente nazionale per la Salute e la Sicurezza Svedese ha emanato, <strong>in</strong> data 21 settembre<br />

1993, una specifica or<strong>di</strong>nanza 48 , entrata <strong>in</strong> vigore il 31 marzo 1994, recante misure contro<br />

qualsivoglia forma <strong>di</strong> "persecuzione psicologica" negli ambienti <strong>di</strong> lavoro, <strong>in</strong>tesa quali<br />

"..ricorrenti azioni riprovevoli o chiaramente ostili <strong>in</strong>traprese nei confronti <strong>di</strong> s<strong>in</strong>goli lavoratori,<br />

<strong>in</strong> modo offensivo, tali da determ<strong>in</strong>are il loro allontanamento dalla collettività che opera nei<br />

luoghi <strong>di</strong> lavoro". L'or<strong>di</strong>nanza affida al datore <strong>di</strong> lavoro la pr<strong>in</strong>cipale responsabilità riguardo<br />

46 "Conferenza Internazionale sul trauma sul luogo <strong>di</strong> lavoro", Johannesburg, 8-9 Novembre 2000.<br />

47 He<strong>in</strong>z LEYMANN, autorevole psicologo e ricercatore tedesco che è ritenuto il fondatore <strong>di</strong> questo ambito <strong>di</strong><br />

ricerca all’<strong>in</strong>terno della psicologia del lavoro. E’ autore <strong>di</strong> molte pubblicazioni tra le quali: Mobb<strong>in</strong>g and<br />

psychological terror at workplaces, <strong>in</strong> “Violence and Victims”, 1990; Vol 5, n. 2; The Content and Development of<br />

Mobb<strong>in</strong>g at Work, <strong>in</strong> European Journal of Work and Organizational Psychology, 1996, n. 5; Mobb<strong>in</strong>g at work and<br />

the development of post-traumatic stress <strong>di</strong>sorders <strong>in</strong> European Journal of Work and Organizational Psychology, n.<br />

5, 1996. Leymann cura <strong>in</strong>oltre un sito multil<strong>in</strong>gue sul mobb<strong>in</strong>g che costituisce una vera m<strong>in</strong>iera <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazioni<br />

sull’argomento, la c.d. The Mobb<strong>in</strong>g Encyclopae<strong>di</strong>a, consultabile all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo www.leymann.se<br />

48 Or<strong>di</strong>nanza AFS 1993/17 del 21 settembre 1993, emanata dall'Ente nazionale per la salute e la sicurezza svedese <strong>in</strong><br />

conformità alla sezione 18 dell'Or<strong>di</strong>nanza sull'ambiente <strong>di</strong> lavoro (1977) <strong>di</strong>sponibile sul sito della CGIL alla pag<strong>in</strong>a<br />

www.cgil.i/saluteesicurezza/il_mobb<strong>in</strong>g.htm nella traduzione italiana curata da Roberta Clerici. L’or<strong>di</strong>nanza è<br />

allegata <strong>in</strong> versione <strong>in</strong>tegrale nell’appen<strong>di</strong>ce alla f<strong>in</strong>e del presente lavoro.<br />

36


all'organizzazione e programmazione dell'attività <strong>di</strong> lavoro <strong>in</strong> modo da prevenire ed impe<strong>di</strong>re il<br />

verificarsi <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> vittimizzazione. Attribuisce, <strong>in</strong>oltre, particolare importanza, pari a<br />

quella dei fattori <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne fisico o tecnico, agli aspetti psicologici, sociali e organizzativi<br />

dell'ambiente <strong>di</strong> lavoro.<br />

Per la prima volta, <strong>in</strong> un provve<strong>di</strong>mento con valore normativo, è stato fatto esplicito riferimento<br />

al concetto <strong>di</strong> "mobb<strong>in</strong>g" o "boss<strong>in</strong>g" 49 .<br />

Il provve<strong>di</strong>mento fornisce ai datori <strong>di</strong> lavoro precise <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni su come affrontare il problema<br />

della persecuzione psicologica <strong>in</strong> via preventiva attraverso il sostegno dei comitati aziendali e<br />

l'<strong>in</strong>terazione cont<strong>in</strong>ua tra la <strong>di</strong>rigenza e i <strong>di</strong>pendenti. In particolare l’or<strong>di</strong>nanza prevede alcuni<br />

pr<strong>in</strong>cipi fondamentali cui i datori <strong>di</strong> lavoro devono attenersi nell’organizzazione dell’attività<br />

lavorativa della loro azienda:<br />

1) il datore <strong>di</strong> lavoro è tenuto a pianificare ed organizzare il lavoro <strong>in</strong> modo da prevenire, per<br />

quanto possibile, ogni forma <strong>di</strong> persecuzione nei luoghi <strong>di</strong> lavoro;<br />

2) il datore <strong>di</strong> lavoro deve <strong>in</strong>formare i lavoratori, con forme adeguate ed <strong>in</strong>equivocabili, che<br />

queste forme <strong>di</strong> persecuzione non possono essere assolutamente tollerate nel corso<br />

dell'attività lavorativa;<br />

3) devono essere previste procedure idonee ad <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare imme<strong>di</strong>atamente i s<strong>in</strong>tomi <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro persecutorie, l'esistenza <strong>di</strong> problemi <strong>in</strong>erenti all'organizzazione del<br />

lavoro o eventuali carenze per quanto riguarda la cooperazione che possono costituire il<br />

terreno adatto all'<strong>in</strong>sorgere <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> persecuzione psicologica durante l'attività lavorativa;<br />

4) qualora poi, nonostante l’attività preventiva, si verifich<strong>in</strong>o ugualmente fenomeni <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g,<br />

dovranno essere adottate imme<strong>di</strong>atamente efficaci contromisure volte anche ad <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare le<br />

eventuali carenze organizzative causa dell’<strong>in</strong>sorgere del fenomeno;<br />

5) il datore <strong>di</strong> lavoro dovrà, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, prevedere forme <strong>di</strong> aiuto specifico ed imme<strong>di</strong>ato per le<br />

vittime del mobb<strong>in</strong>g.<br />

L'<strong>in</strong>tervento normativo svedese può, dunque, essere considerato un vero e proprio co<strong>di</strong>ce<br />

comportamentale per la gestione delle relazioni sociali all’<strong>in</strong>terno dei luoghi <strong>di</strong> lavoro.<br />

Diversamente dalla Svezia, la Norvegia ha preferito optare per una tutela a livello legislativo del<br />

mobb<strong>in</strong>g attraverso l’<strong>in</strong>troduzione <strong>di</strong> una specifica previsione nella legge sulla tutela<br />

dell'ambiente <strong>di</strong> lavoro del 1977 ad opera del § 12 della legge 24 giugno 1994, n. 41, che così<br />

recita: "..I lavoratori non devono essere esposti a molestie o ad altri comportamenti<br />

49 Per “boss<strong>in</strong>g” <strong>in</strong> realtà si <strong>in</strong>tende un’azione persecutoria utilizzata quale strumento attuativo <strong>di</strong> una politica <strong>di</strong><br />

riorganizzazione aziendale f<strong>in</strong>alizzata alla riduzione del personale o all’esclusione dei lavoratori “scomo<strong>di</strong>”.<br />

37


sconvenienti….." 50 . E’ evidente il <strong>di</strong>verso approccio seguito dai due legislatori: mentre il<br />

regolamento svedese menziona espressamente il mobb<strong>in</strong>g, la legge norvegese contiene un<br />

riferimento più generico e parla più semplicemente <strong>di</strong> molestie e comportamenti sconvenienti da<br />

cui il lavoratore deve essere <strong>di</strong>feso. Al riguardo non si è mancato <strong>di</strong> evidenziare come una<br />

previsione così generica rischi <strong>di</strong> ricomprendere molteplici ipotesi <strong>di</strong> vessazioni ai danni dei<br />

lavoratori non solo <strong>di</strong> matrice <strong>in</strong>terna all’organizzazione aziendale ma anche quelli derivanti da<br />

cause esterne. A queste legittime osservazioni risponde <strong>di</strong>rettamente la relazione <strong>di</strong><br />

accompagnamento alla legge 51 , nella quale si afferma che l’ampia portata della def<strong>in</strong>izione è il<br />

risultato <strong>di</strong> una precisa scelta legislativa che mira a garantire una tutela a tutto campo del<br />

lavoratore sul luogo <strong>di</strong> lavoro ed <strong>in</strong> particolare è f<strong>in</strong>alizzata ad “assicurare un ambiente <strong>di</strong><br />

lavoro che non esponga i lavoratori a sforzi psicologici <strong>di</strong> entità tali da <strong>in</strong>fluire negativamente<br />

sul ren<strong>di</strong>mento e sullo stato <strong>di</strong> salute”.<br />

In realtà, anche prima dell’<strong>in</strong>tervento legislativo del 1994, le vittime <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g potevano<br />

ottenere tutela giuri<strong>di</strong>ca nell’or<strong>di</strong>namento norvegese. Si era, <strong>in</strong>fatti, formata una copiosa<br />

giurisprudenza <strong>in</strong> materia tra cui si segnala <strong>in</strong> particolare la pronuncia della suprema Suprema<br />

Corte norvegese del 27 maggio 1993, nella quale il mobb<strong>in</strong>g viene def<strong>in</strong>ito quale “fenomeno<br />

<strong>in</strong>clusivo <strong>di</strong> tutte le forme <strong>di</strong> molestia, tormenti, esclusioni, tendenze a stuzzicare o scherzare <strong>in</strong><br />

modo offensivo ed umiliante che si protraggono cont<strong>in</strong>uativamente per un certo tempo”. In tale<br />

occasione la Corte ha ritenuto <strong>di</strong> poter ravvisare il fondamento giuri<strong>di</strong>co del <strong>di</strong>ritto del lavoratore<br />

al risarcimento del danno fisico e psichico subito a seguito dei comportamenti vessatori del<br />

datore <strong>di</strong> lavoro o dei colleghi, nelle norme sulla responsabilità per colpa con tutte le<br />

problematiche che ciò comporta sul lato probatorio per l’affermazione dell’imputabilità del fatto<br />

sotto i profili soggettivi (dolo o colpa del soggetto agente) ed oggettivi (verifica della sussistenza<br />

del nesso causale tra azione ed evento) 52 .<br />

50<br />

L’art. 12 della legge 24 giugno 1994, n. 41 così come mo<strong>di</strong>ficata dalla legge 4 febbraio 1997, n. 4 Lov om<br />

arbeidervern og arbeidsmiljo, così stabilisce: “Organizzazione del lavoro – 1. Requisiti generali - La tecnologia,<br />

l’organizzazione del lavoro, gli orari <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> sistemi retributivi devono essere pre<strong>di</strong>sposti <strong>in</strong> modo da non<br />

esporre i lavoratori a gravosi sforzi fisici o psichici, o da limitare la loro possibilità <strong>di</strong> prestare attenzione e <strong>di</strong><br />

osservare le norme <strong>di</strong> sicurezza. Vanno messi a <strong>di</strong>sposizione dei lavoratori gli ausili necessari per prevenire gli<br />

sforzi fisici. I lavoratori non devono essere esposti a molestie o ad altri comportamenti sconvenienti. Le con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> lavoro vanno pre<strong>di</strong>sposte <strong>in</strong> modo da fornire ai lavoratori un’opportunità ragionevole per sviluppare la propria<br />

professionalità attraverso il lavoro.”.<br />

51<br />

Ot. Prp. Nr. 50 (1993-94) om lov om endr<strong>in</strong>ger i lov 4 februar 1977 nr. 4 om arbeidervern og arbeidsmiljo m v,<br />

pag. 65 come riportata da CAPPELLO Maja, “L’ambiente psicosociale: il c.d. mobb<strong>in</strong>g e le molestie sessuali,”<br />

estratto dalla tesi <strong>di</strong> dottorato “L’ambiente <strong>di</strong> lavoro tra mercato <strong>in</strong>terno e politica sociale: esperienze scan<strong>di</strong>nave e<br />

italiane a confronto”, Università <strong>di</strong> Firenze, 1997-1998, p. 154.<br />

52<br />

Nel caso specifico, <strong>in</strong> effetti, la Corte è stata costretta a negare il risarcimento del danno al lavoratore per<br />

<strong>in</strong>sufficienza <strong>di</strong> prove.<br />

38


In relazione alla concezione scan<strong>di</strong>nava del mobb<strong>in</strong>g, è importante rilevare come alla categoria<br />

delle molestie sia ricondotto anche il fenomeno delle molestie sessuali a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto<br />

avviene nella normativa <strong>di</strong> altri stati comunitari, come la Francia 53 e la Germania 54 , che<br />

comprendono, <strong>in</strong>vece, le molestie sessuali nella categoria delle <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azioni <strong>in</strong> ragione del<br />

sesso. La portata <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atoria del comportamento, <strong>in</strong>fatti, non <strong>in</strong>erisce alla molestia sessuale<br />

<strong>in</strong> sé, ma all'eventuale comportamento susseguente che possa avere ripercussioni sul rapporto <strong>di</strong><br />

lavoro (mancata assunzione e licenziamento che sia conseguenza del rifiuto del molestato). In<br />

realtà, la peculiarità delle molestie sessuali è tale da richiedere un <strong>in</strong>tervento normativo<br />

autonomo, <strong>di</strong>st<strong>in</strong>to dalle tutele relative all'ambiente <strong>di</strong> lavoro o alla <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione <strong>in</strong> ragione<br />

del sesso. Porre l'equivalenza sostanziale tra <strong>in</strong>fortuni e molestie sessuali significa rendere la<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a alquanto debole, <strong>in</strong> quanto si priva il fenomeno della specificità d'<strong>in</strong>tervento che<br />

richiede.<br />

Un recentissimo chiarimento riguardo al concetto <strong>di</strong> molestia sessuale è fornito dall'accordo<br />

politico, <strong>in</strong> quattro punti, che è stato raggiunto l’11 giugno 2001 tra il Consiglio dei m<strong>in</strong>istri del<br />

Lavoro e della Sicurezza sociale e la Presidenza svedese dell'Unione europea con lo scopo <strong>di</strong><br />

mo<strong>di</strong>ficare la <strong>di</strong>rettiva 76/207/CEE sulla parità <strong>di</strong> opportunità tra uomo e donna 55 . Per la prima<br />

volta viene chiarito che la molestia sessuale è uguale alla <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione sulla base del sesso.<br />

Gli Stati Membri devono promuovere nei fatti il pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> uguale trattamento tra uom<strong>in</strong>i e<br />

donne, creando le con<strong>di</strong>zioni per poter conoscere e perseguire le condotte <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atorie. Punto<br />

importante dell’accordo è la previsione dell’<strong>in</strong>versione dell'onere probatorio per effetto della<br />

quale ricade ora sul molestatore l'onere <strong>di</strong> provare che non vi sia stata molestia.<br />

2.2 - Austria e Germania<br />

Esplicita menzione del term<strong>in</strong>e mobb<strong>in</strong>g è r<strong>in</strong>venibile nel <strong>di</strong>ritto austriaco all'<strong>in</strong>terno del piano<br />

d'azione per la parità uomo - donna approvato il 16 maggio 1998. Il Piano, all'<strong>in</strong>terno delle<br />

misure per la tutela della <strong>di</strong>gnità nel luogo <strong>di</strong> lavoro, così recita: "Tra i comportamenti che<br />

ledono la <strong>di</strong>gnità delle donne e degli uom<strong>in</strong>i nel luogo <strong>di</strong> lavoro vanno annoverati <strong>in</strong> particolare<br />

le espressioni denigratorie, il mobb<strong>in</strong>g e la molestia sessuale. Le collaboratrici devono essere<br />

edotte sulle possibilità giuri<strong>di</strong>che <strong>di</strong> tutela delle molestie sessuali".<br />

Diversamente dall’or<strong>di</strong>namento austriaco, quello tedesco non prevede attualmente alcuna<br />

specifica normativa a <strong>di</strong>fesa delle vittime <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g. Al lavoratore vittima <strong>di</strong> condotte<br />

53 Legge francese 2 novembre 1992, n.92 -1179 relativa all'abuso <strong>in</strong> materia sessuale sul luogo <strong>di</strong> lavoro e che<br />

mo<strong>di</strong>fica il co<strong>di</strong>ce del lavoro e il co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura penale.<br />

54 Berl<strong>in</strong>er Landesanti<strong>di</strong>skrim<strong>in</strong>ierungsgesetz, legge regionale del Land Berl<strong>in</strong> del 31 <strong>di</strong>cembre 1990.<br />

55 La nuova <strong>di</strong>rettiva, che dovrà ora essere ratificata dal Parlamento, entrerà <strong>in</strong> vigore nel 2002 (12 giugno 2001).<br />

39


mobbizzanti viene comunque garantita tutela giuri<strong>di</strong>ca attraverso l’applicazione <strong>di</strong> normative <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> carattere generale poste a garanzia della salute e sicurezza dei lavoratori. Al riguardo si<br />

segnalano <strong>in</strong> particolare alcune norme contenute nella stessa Costituzione Federale e nel Co<strong>di</strong>ce<br />

Civile tedesco (Burgerliches Gesetzbuch) ma gli strumenti più specifici per la prevenzione e la<br />

repressione del mobb<strong>in</strong>g sono r<strong>in</strong>venibili nei seguenti testi: il "Betriebsverfassungsgesetz"<br />

(BetrVG) del 23 <strong>di</strong>cembre 1988, il "Hessisches Personalvertretungsgesetz" (HPVG) ed il<br />

"Bundes Personalvertretungsgesetz" (BpersVG).<br />

Tra i <strong>di</strong>ritti fondamentali dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduo elencati dalla Costituzione Federale i seguenti articoli<br />

costituiscono la base giuri<strong>di</strong>ca per la tutela <strong>di</strong> ogni lavoratore molestato:<br />

- art.1. (1) La <strong>di</strong>gnità dell'uomo è <strong>in</strong>violabile. Rispettarla e proteggerla è dovere <strong>di</strong> ogni Stato.<br />

(….);<br />

- art.2. (1) Tutti hanno <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> esprimere liberamente la propria personalità, purché non<br />

viol<strong>in</strong>o i <strong>di</strong>ritti altrui e non siano contrari alle regole del buon costume e dell'or<strong>di</strong>ne<br />

pubblico. (2) Tutti hanno <strong>di</strong>ritto alla vita e all'<strong>in</strong>columità fisica. La libertà della persona è<br />

<strong>in</strong>violabile.<br />

- art.3. (1) Tutti sono uguali davanti alla legge. Agli uom<strong>in</strong>i e alle donne sono riconosciuti<br />

uguali <strong>di</strong>ritti. (2) Nessuno può essere privilegiato o danneggiato per sesso, orig<strong>in</strong>e, razza,<br />

l<strong>in</strong>gua, op<strong>in</strong>ioni politiche e religiose. Nessuno può essere svantaggiato sulla base <strong>di</strong><br />

impe<strong>di</strong>menti fisici.<br />

Un pr<strong>in</strong>cipio fondamentale <strong>in</strong> materia è stabilito dal co<strong>di</strong>ce civile tedesco (Burgerliches<br />

Gesetzbuch) del 1896, che all'art. 618 prevede che "il cre<strong>di</strong>tore ha l'obbligo <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre le<br />

con<strong>di</strong>zioni aff<strong>in</strong>ché il debitore sia protetto contro i pericoli per la vita e la salute nella misura <strong>in</strong><br />

cui lo consenta la misura della prestazione": una previsione che, nei rapporti tra lavoratore e<br />

datore <strong>di</strong> lavoro, impone a quest’ultimo <strong>di</strong> adottare ogni misura necessaria per garantire la<br />

sicurezza e l’<strong>in</strong>columità del prestatore nei luoghi <strong>di</strong> lavoro.<br />

Il Burgerliches Gesetzbuch è stato riba<strong>di</strong>to cento anni dopo la sua approvazione<br />

dall'Arbeitsschutzgesetz del 7 agosto 1996, che rappresenta una sorta <strong>di</strong> norma speculare del<br />

nostro decreto legislativo 626/94 che recepisce <strong>in</strong> Italia la <strong>di</strong>rettiva del Consiglio del 1989,<br />

89/391/CEE, concernente l'attuazione <strong>di</strong> misure volte a promuovere il miglioramento della<br />

sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro. L'Arbeitsschutzgesetz affronta<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>rettamente la questione del mobb<strong>in</strong>g laddove si occupa dei <strong>di</strong>fetti organizzativi del lavoro,<br />

delle manchevolezze nella conduzione aziendale e dei complessi rapporti sociali, che possono<br />

essere alla base dei danni alla salute e, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, anche del mobb<strong>in</strong>g.<br />

40


Una tutela più specifica contro i fenomeni del mobb<strong>in</strong>g nei luoghi <strong>di</strong> lavoro viene, come già<br />

anticipato, fornita da normative più specifiche come il Betriebsverfassungsgesetz (BetrVG) il<br />

"Hessisches Personalvertretungsgesetz" (HPVG) ed il "Bundes Personalvertretungsgesetz"<br />

(BpersVG che contiene pr<strong>in</strong>cipi per il trattamento dei <strong>di</strong>pendenti). Si tratta per lo più <strong>di</strong> forme <strong>di</strong><br />

cura ed assistenza preventiva contro il mobb<strong>in</strong>g.<br />

L’art 75 del BetrVG e l'art 67 del BpersVG stabiliscono che il datore <strong>di</strong> lavoro ed il Consiglio<br />

d'azienda sono tenuti a tutelare e a promuovere la libera espressione della personalità dei<br />

<strong>di</strong>pendenti dell'azienda. In particolare è previsto che il Consiglio d'amm<strong>in</strong>istrazione (Betriebsrat)<br />

e i datori <strong>di</strong> lavoro siano obbligati a tenere colloqui mensili e ad attivare eventuali procedure <strong>di</strong><br />

conciliazione all’<strong>in</strong>terno dell’azienda.<br />

L’art. 80 del BetrVG attribuisce, poi, al Consiglio d’azienda il compito <strong>di</strong> proporre al datore <strong>di</strong><br />

lavoro le misure che possano servire all'azienda e alla comunità; misure che il datore <strong>di</strong> lavoro è<br />

obbligato ad adottare. Gli artt. 62 del HPVG e 68 del BpersVG, <strong>in</strong>oltre, riconoscono: 1) il <strong>di</strong>ritto<br />

del datore <strong>di</strong> lavoro, nell’ambito del suo potere-dovere <strong>di</strong> sorveglianza, <strong>di</strong> <strong>in</strong>terrogare i<br />

<strong>di</strong>pendenti, anche attraverso questionari anonimi, sui comportamenti adottati sui luoghi <strong>di</strong> lavoro<br />

e <strong>in</strong> generale su ogni elemento che potrebbe avere att<strong>in</strong>enza con eventuali fenomeni <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g<br />

nell'ambiente <strong>di</strong> lavoro; 2) il <strong>di</strong>ritto dei lavoratori a ricorrere al datore <strong>di</strong> lavoro contro<br />

comportamenti mobbizzanti; 3) il dovere del Consiglio <strong>di</strong> prendere <strong>in</strong> esame tali ricorsi con la<br />

possibilità <strong>di</strong> autorizzare il datore <strong>di</strong> lavoro a raggiungere forme <strong>di</strong> conciliazione. Il<br />

Betriebsverfassungsgesetz (BetrVG) riconosce a tutti il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> ricorrere al datore <strong>di</strong> lavoro.<br />

Contro il mobb<strong>in</strong>g si può comunque richiamare anche la responsabilità contrattuale del datore <strong>di</strong><br />

lavoro per <strong>in</strong>adempienze del contratto <strong>di</strong> lavoro.<br />

Molto <strong>in</strong>teressante è, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, il <strong>di</strong>sposto dell’104 del BetrVG che prevede che il Consiglio<br />

d'azienda possa pretendere l'allontanamento o anche il licenziamento del lavoratore che abbia<br />

<strong>di</strong>sturbato la pace aziendale ripetutamente e volontariamente. Si tratta <strong>di</strong> una previsione che si<br />

presenta molto utile nei casi <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g c.d. orizzontale <strong>in</strong> cui l’attività molesta è esercitata da<br />

colleghi <strong>di</strong> lavoro. Il consiglio <strong>di</strong> azienda, accertata che la causa dei turbamenti alla quiete<br />

lavorativa è da imputare al comportamento vessatorio <strong>di</strong> uno o più lavoratori potrà, <strong>in</strong>fatti,<br />

deciderne il licenziamento.<br />

La <strong>di</strong>fficoltà nella valutazione giuri<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> una situazione <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g scaturisce dalla<br />

complessità del fenomeno che presenta una molteplicità <strong>di</strong> aspetti comportamentali che <strong>in</strong> una<br />

prima fase possono risultare socialmente accettabili <strong>in</strong> quanto rientranti nei limiti del<br />

"consentito" ma oltre una certa soglia tale connotazione si perde. L'onere <strong>di</strong> provare il carattere<br />

molesto del comportamento, non si <strong>di</strong>mentichi, grava sempre sul mobbizzato.<br />

41


Per il lavoratore tedesco molestato si apre, <strong>in</strong> alcuni casi, anche la via della tutela penale qualora<br />

la condotta vessatoria rivesta i caratteri <strong>di</strong> un vero e proprio reato quali le lesione personali<br />

sanzionate dall’'art. 223 dello Strafgesetzbuch, l’<strong>in</strong>giuria e l’oltraggio secondo l'art. 185 del<br />

StGB, il <strong>di</strong>scre<strong>di</strong>to secondo l'art. 186 dello StGB, la <strong>di</strong>ffamazione <strong>in</strong> base all'art. 187 dello StGB<br />

oppure la violenza privata secondo l'art. 240 dello StGB. In questi casi il lavoratore dovrà<br />

presentare una apposita denuncia alla polizia o al tribunale <strong>di</strong> prima istanza oppure la querela per<br />

l’attivazione del proce<strong>di</strong>mento penale.<br />

Qualora, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, le molestie patite dal lavoratore abbiano connotazione a sfondo sessuale, il<br />

Beschaftigtenschutzgesetz tedesco <strong>di</strong>spone che: "Il datore <strong>di</strong> lavoro e i <strong>di</strong>rigenti devono tutelare i<br />

<strong>di</strong>pendenti da molestie sessuali nel luogo <strong>di</strong> lavoro. Tale tutela <strong>in</strong>clude anche misure preventive.<br />

Molestia sessuale è ogni comportamento a connotazione sessuale che lede la <strong>di</strong>gnità dei<br />

<strong>di</strong>pendenti sul lavoro: 1) comportamenti sanzionati dal co<strong>di</strong>ce penale; 2) comportamenti a<br />

connotazione sessuale che sono chiaramente resp<strong>in</strong>ti dalla persona molestata. La molestia<br />

costituisce una violazione degli obblighi contrattuali ed illecito <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are".<br />

2.3 - Svizzera 56<br />

Anche <strong>in</strong> Svizzera non è stata, per ora, emanata alcuna legge specifica sul mobb<strong>in</strong>g 57 . Al<br />

lavoratore vittima <strong>di</strong> comportamenti molesti l’or<strong>di</strong>namento svizzero garantisce, comunque,<br />

forme <strong>di</strong> tutela adeguate attraverso l’applicazione <strong>di</strong> norme generali poste a tutela della sua<br />

salute fisica e psichica dalla legge federale sul lavoro, dal co<strong>di</strong>ce delle obbligazioni, dalla legge<br />

federale sull’uguaglianza tra donne e uom<strong>in</strong>i nonché da alcune <strong>di</strong>sposizioni del co<strong>di</strong>ce penale.<br />

a) tutela pubblicistica<br />

Com<strong>in</strong>ciando con l’analizzare la legge federale svizzera sul lavoro, l’art. 6, applicabile sia ai<br />

lavoratori delle imprese private sia ai pubblici <strong>di</strong>pendenti, così stabilisce:<br />

“Il datore <strong>di</strong> lavoro deve prendere tutti i provve<strong>di</strong>menti, tecnicamente utilizzabili ed adeguati<br />

alle con<strong>di</strong>zioni d’esercizio dell’impresa, che <strong>in</strong> base all’esperienza si reputano necessari per<br />

proteggere la salute dei lavoratori. Egli deve <strong>in</strong>oltre adottare tutte le misure che si rendano<br />

necessarie per proteggere l’<strong>in</strong>tegrità personale dei lavoratori.<br />

56 Le <strong>in</strong>formazioni sulla tutela legale del mobb<strong>in</strong>g <strong>in</strong> Svizzera sono state ricavate dalla pubblicazione del S<strong>in</strong>dacato<br />

dei servizi pubblici <strong>di</strong> G<strong>in</strong>evra <strong>in</strong>titolato “Souffrance au travail. Harcèlement psycologique (mobb<strong>in</strong>g). Harcèlement<br />

sexuel” <strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo www.ssp-wolpod.ch<br />

57 Si segnala, peraltro, che la questione mobb<strong>in</strong>g è già stata portata all’attenzione del Parlamento Federale svizzero<br />

attraverso varie <strong>in</strong>iziative (mozioni, <strong>in</strong>terpellanze, <strong>in</strong>terrogazioni) e <strong>in</strong> data 5 ottobre 2000 anche con una proposta <strong>di</strong><br />

legge <strong>in</strong>titolata “Loi controe le mobb<strong>in</strong>g” depositata da Zisya<strong>di</strong>s Josep. Il materiale relativo è <strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e sul<br />

sito del parlamento elvetico all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo www.parlament.ch.<br />

42


Egli deve segnatamente apprestare gli impianti ed organizzare il lavoro <strong>in</strong> modo da preservare<br />

il più possibile i lavoratori dai pericoli per la salute.<br />

Il datore <strong>di</strong> lavoro fa collaborare i lavoratori alle misure <strong>di</strong> protezione della salute. Questi sono<br />

tenuti a collaborare con l’impren<strong>di</strong>tore all’applicazione delle prescrizioni sulla protezione della<br />

salute”.<br />

L’or<strong>di</strong>nanza n. 3, applicativa della legge federale sul lavoro, precisa poi quali sono i settori <strong>in</strong> cui<br />

il datore <strong>di</strong> lavoro deve <strong>in</strong>tervenire a garanzia della salute dei lavoratori:<br />

“Il datore <strong>di</strong> lavoro è tenuto ad adottare tutte le misure necessarie per assicurare e migliorare<br />

la protezione della salute e garantire la salute fisica e psichica dei lavoratori. Egli deve <strong>in</strong><br />

particolare fare <strong>in</strong> modo che:<br />

a) <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> ergonomia ed igiene le con<strong>di</strong>zioni siano buone;<br />

b) la salute non sia pregiu<strong>di</strong>cata da <strong>in</strong>fluenze fisiche, chimiche o biologiche;<br />

c) siano evitati sforzi eccessivi o troppo ripetitivi;<br />

d) il lavoro sia organizzato <strong>in</strong> maniera appropriato.”<br />

L’art. 33 della sopra citata legge federale assicura una specifica tutela alla donna nei luoghi <strong>di</strong><br />

lavoro stabilendo che: “Il datore <strong>di</strong> lavoro deve avere un riguardo particolare per la salute delle<br />

donne e vigilare per la salvaguar<strong>di</strong>a della moralità. Al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> proteggere la salute delle donne o<br />

salvaguardare la loro moralità, l’impiego della donna per alcuni tipi <strong>di</strong> lavoro può essere, per<br />

or<strong>di</strong>nanza, vietato o subor<strong>di</strong>nato a con<strong>di</strong>zioni speciali”.<br />

Nel caso <strong>di</strong> violazione <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto pubblico, il lavoratore può rivolgersi<br />

all’Ispettorato del lavoro cantonale, competente per l’applicazione <strong>di</strong> tutte le <strong>di</strong>sposizioni <strong>in</strong><br />

materia <strong>di</strong> legge federale sul lavoro, aff<strong>in</strong>ché <strong>in</strong>tervenga per far cessare le offese alla sua<br />

personalità. L’Ispettorato <strong>di</strong> G<strong>in</strong>evra, denom<strong>in</strong>ato “Office Cantonal de l’<strong>in</strong>spection et des<br />

relations du travail” meglio conosciuto con la sigla OCIRT, ha emanato un’apposita “brochure”<br />

per regolare le procedure da seguire nei casi <strong>di</strong> sofferenza psicologica sul lavoro (mobb<strong>in</strong>g), nella<br />

quale viene stabilito che ogni qual volta il lavoratore lamenti <strong>di</strong> aver subito molestie morali sul<br />

lavoro, sarà tenuto a specificare, <strong>in</strong> un apposito documento, a che tipo <strong>di</strong> molestia morale, tra i 45<br />

atti <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g <strong>in</strong><strong>di</strong>viduati dal Leymann, è stato sottoposto e, se possibile, dovrà <strong>in</strong><strong>di</strong>care anche<br />

la data <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> ognuno <strong>di</strong> essi. Sulla base della denuncia presentata l’OCIRT<br />

procederà, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, all’effettuazione <strong>di</strong> un’<strong>in</strong>chiesta all’<strong>in</strong>terno dell’azienda <strong>in</strong>crim<strong>in</strong>ata al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong><br />

accertare la fondatezza delle accuse esposte dal lavoratore e <strong>di</strong> far prendere coscienza ai vertici<br />

aziendali delle responsabilità che essi hanno <strong>in</strong> queste situazioni. Una volta accertata l’offesa alla<br />

personalità del soggetto, l’OCIRT potrà richiedere alla <strong>di</strong>rezione aziendale la cessazione dei<br />

comportamenti ostili negoziando eventualmente con essa le contro misure da adottare per evitare<br />

43


che simili situazioni si ripetano <strong>in</strong> futuro. Se, però, l’azienda si rifiuta <strong>di</strong> collaborare, l’OCIRT <strong>di</strong><br />

fatto non <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> alcun potere e il lavoratore per ottenere giustizia sarà costretto a rivolgersi<br />

alla Procura della Repubblica. L’OCIRT, <strong>in</strong> effetti, non può <strong>in</strong> alcun caso <strong>di</strong>sporre il re<strong>in</strong>tegro<br />

del lavoratore licenziato o <strong>di</strong>missionario.<br />

b) tutela privatistica<br />

Oltre a queste forme <strong>di</strong> tutela pubblicistica, il lavoratore svizzero molestato sul luogo <strong>di</strong> lavoro<br />

<strong>di</strong>spone anche <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> tutela privatistica <strong>in</strong> base ad alcune norme del co<strong>di</strong>ce delle<br />

obbligazioni (CO) che si occupano <strong>di</strong> regolare i rapporti tra datore <strong>di</strong> lavoro e lavoratore. In<br />

particolare si rivelano utili i seguenti articoli:<br />

- l’art. 328 – <strong>in</strong>titolato alla “protezione della personalità del lavoratore” che così recita: “Nei<br />

rapporti <strong>di</strong> lavoro, il datore <strong>di</strong> lavoro deve rispettare e proteggere la personalità del<br />

lavoratore, avere il dovuto riguardo per la sua salute e vigilare per il mantenimento della<br />

sua moralità. In particolare deve vigilare aff<strong>in</strong>ché il lavoratore non subisca molestie sessuali<br />

e, nel caso <strong>in</strong> cui questo accada, non subisca ulteriori svantaggi.<br />

Egli deve prendere i provve<strong>di</strong>menti, realizzabili secondo lo stato della tecnica ed adeguati<br />

alle con<strong>di</strong>zioni dell’azienda o dell’economia domestica, che l’esperienza ha <strong>di</strong>mostrato<br />

necessari per garantire la tutela della vita, della salute e dell’<strong>in</strong>tegrità personale del<br />

lavoratore, <strong>in</strong> quanto il rapporto <strong>di</strong> lavoro e la natura dello stesso consentano equamente <strong>di</strong><br />

pretenderlo.”<br />

Si tratta <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sposizione sostanzialmente simile ai contenuti del nostro art. 2087 c.c. per la<br />

tutela della salute e sicurezza del lavoratore nei luoghi <strong>di</strong> lavoro.<br />

Ad esso si aggiunge il <strong>di</strong>sposto dell’art. 49 CO secondo il quale: “Colui che subisce un’offesa<br />

illecita alla sua personalità ha <strong>di</strong>ritto ad una somma <strong>di</strong> denaro a titolo <strong>di</strong> riparazione morale, <strong>in</strong><br />

relazione alla gravità dell’offesa subita e nel caso <strong>in</strong> cui l’autore dell’offesa non abbia<br />

provveduto <strong>di</strong>versamente alla riparazione. Il giu<strong>di</strong>ce può decidere o <strong>di</strong> aumentare questa<br />

<strong>in</strong>dennità o <strong>di</strong> sostituirla con altro tipo <strong>di</strong> riparazione.”.<br />

Nei casi <strong>di</strong> violazione dei suddetti articoli il lavoratore potrà rivolgersi al Tribunale civile, il<br />

quale potrà condannare il datore <strong>di</strong> lavoro, qualora ritenga fondata la denuncia, a un’<strong>in</strong>dennità<br />

normalmente non superiore all’equivalente <strong>di</strong> sei mesi <strong>di</strong> salario 58 mentre non potrà <strong>in</strong> ogni caso<br />

<strong>di</strong>sporre la re<strong>in</strong>tegrazione del lavoratore al suo posto <strong>di</strong> lavoro.<br />

c) tutela prevista dalla legge sull’uguaglianza tra donne e uom<strong>in</strong>i.<br />

58 Secondo le <strong>in</strong>formazioni fornite dal s<strong>in</strong>dacato dei servizi pubblici <strong>di</strong> G<strong>in</strong>evra, <strong>in</strong> questi casi il risarcimento<br />

riconosciuto dai tribunali svizzeri è compreso tra un m<strong>in</strong>imo <strong>di</strong> 500 e un massimo <strong>di</strong> 20.000 Franchi svizzeri pari<br />

circa ad una cifra compresa tra le 650.000 ed i 26.000.000 <strong>di</strong> lire italiane al cambio attuale.<br />

44


Qualora l’attività vessatoria abbia connotazioni a sfondo sessuale si apre anche una terza<br />

possibilità <strong>di</strong> tutela per il lavoratore, quella prevista dalla legge sull’uguaglianza tra donne e<br />

uom<strong>in</strong>i che parifica la molestia sessuale alla <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione <strong>in</strong> base al sesso. L’art. 3 della legge<br />

stabilisce che “per comportamento <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atorio si <strong>in</strong>tende qualsiasi comportamento<br />

<strong>in</strong>opportuno <strong>di</strong> carattere sessuale o fondato sull’apparenza sessuale che comporti offesa alla<br />

<strong>di</strong>gnità della persona sul luogo <strong>di</strong> lavoro e consista <strong>in</strong> particolare nel m<strong>in</strong>acciare, promettere<br />

vantaggi, imporre delle restrizioni o esercitare una pressione su una persona al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> ottenere<br />

dei favori <strong>di</strong> natura sessuale.”. In questi casi l’or<strong>di</strong>namento garantisce una tutela molto forte<br />

perché il lavoratore potrà, ed è uno dei pochi casi <strong>in</strong> cui ciò avviene, ottenere anche la<br />

re<strong>in</strong>tegrazione sul posto <strong>di</strong> lavoro oltre naturalmente il risarcimento del danno patito. La<br />

competenza spetta al Tribunale del lavoro o a quello Amm<strong>in</strong>istrativo a seconda se il lavoratore<br />

sia impiegato <strong>in</strong> un’azienda privata o <strong>in</strong> una pubblica.<br />

d) tutela penale<br />

Inf<strong>in</strong>e il lavoratore potrà, nei casi <strong>in</strong> cui le vessazioni subite rivestano anche i caratteri <strong>di</strong> un vero<br />

e proprio reato, ricorrere alla tutela penalistica contro le lesioni corporali semplici (art. 124), le<br />

lesioni corporali derivanti da negligenza (art. 125), l’offesa all’onore e alla vita privata (art. 177)<br />

e la violazione all’<strong>in</strong>tegrità sessuale (artt. 193, 197 e 198) garantita dal co<strong>di</strong>ce penale svizzero.<br />

2.4 - Belgio 59<br />

In Belgio il mobb<strong>in</strong>g, o “harcèlement moral” come viene def<strong>in</strong>ito <strong>in</strong> tutti i paesi francofoni,<br />

emerge per ora soltanto dalla giurisprudenza <strong>in</strong> quanto il fenomeno non è ancora regolato<br />

legislativamente. Al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> garantire comunque una qualche tutela alle vittime <strong>di</strong> molestie sul<br />

luogo <strong>di</strong> lavoro sono state, <strong>di</strong> volta <strong>in</strong> volta, utilizzate dalle corti belghe le seguenti norme:<br />

- l’articolo 16 della legge sul lavoro del 1978 che stabilisce il dovere <strong>di</strong> rispetto tra datore <strong>di</strong><br />

lavoro e lavoratore;<br />

- la legge 4 agosto 1996 che mira a garantire il benessere dei lavoratori durante l’esecuzione<br />

del loro lavoro;<br />

- l’art. 442bis 60 del co<strong>di</strong>ce penale che tutela l’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduo contro qualsiasi forma <strong>di</strong> molestia e<br />

così recita: “Chiunque molesta una persona sapendo o dovendo sapere che con il proprio<br />

59 Importanti <strong>in</strong>formazioni sulla tutela del mobb<strong>in</strong>g <strong>in</strong> Belgio sono state tratte dalla tesi <strong>di</strong> Sophie WAHIS “Le<br />

harcèlement moral, effet de dysfonctionnements de type organisationnel? Le cas de la Commission européenne”,<br />

specializzanda al Collegio d’Europa <strong>di</strong> Bruges.<br />

60 Si riporta la versione orig<strong>in</strong>ale <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua francese del testo dell’art. 442 bis del co<strong>di</strong>ce penale belga: ”Quiconque<br />

aura harcelé une personne alors qu’il savait ou aurait du savoir qu’il affectait gravement par ce comportement la<br />

tranquillité de la personne visée sera puni d’une pe<strong>in</strong>e d’emprisonnement de qu<strong>in</strong>ze jours à deux ans et d’une<br />

45


comportamento lede gravemente la tranquillità della persona stessa, è punito con la<br />

reclusione da un m<strong>in</strong>imo <strong>di</strong> qu<strong>in</strong><strong>di</strong>ci giorni ad un massimo <strong>di</strong> due anni e una multa da<br />

c<strong>in</strong>quanta a cento franchi belgi, o <strong>in</strong> alternativa l’una o l’altra <strong>di</strong> queste pene. Il delitto<br />

previsto dal presente articolo non potrà essere perseguito che a querela della persona<br />

offesa.”. In base a questa norma possono essere <strong>in</strong>crim<strong>in</strong>ati, però, soltanto episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> molestia<br />

<strong>di</strong>retta e non la semplice passività serbata dal datore <strong>di</strong> lavoro rispetto a condotte moleste<br />

verificatesi nella sua azienda;<br />

- l’art. 10 del decreto regale del 13 maggio 1999 che stabilisce che “gli agenti dello stato<br />

hanno <strong>di</strong>ritto ad essere trattati con <strong>di</strong>gnità e cortesia tanto dai superiori come dai loro<br />

colleghi e collaboratori. Essi devono astenersi da ogni comportamento verbale o non verbale<br />

che potrebbe compromettere questa <strong>di</strong>gnità.”.<br />

In considerazione del vuoto legislativo esistente <strong>in</strong> materia e della crescente domanda <strong>di</strong> tutela<br />

proveniente dai lavoratori, è stata recentemente presentata al Senato Belga una proposta <strong>di</strong><br />

legge 61 che si propone <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare la legge del 4 agosto 1996, sul benessere dei lavoratori<br />

nell’esercizio della loro attività, <strong>in</strong>serendo una <strong>di</strong>sposizione per obbligare tutti i datori <strong>di</strong> lavoro<br />

ad adottare le misure organizzative necessarie per prevenire l’harcèlement moral nei lughi <strong>di</strong><br />

lavoro. La proposta <strong>di</strong> legge fornisce una def<strong>in</strong>izione <strong>di</strong> harcèlement moral che riprende<br />

sostanzialmente quella formulata dalla stu<strong>di</strong>osa francese <strong>di</strong> questi fenomeni, Marie-France<br />

Hirigoyen 62 : “si <strong>in</strong>tende per mobb<strong>in</strong>g qualsiasi condotta abusiva e ripetuta che si manifesti con<br />

comportamenti, parole, atti, gesti o scritti unilaterali che offendono <strong>in</strong>tenzionalmente la<br />

personalità, la <strong>di</strong>gnità o l’<strong>in</strong>tegrità psicologica <strong>di</strong> una persona, che mettono <strong>in</strong> pericolo il suo<br />

impiego o degradano il clima lavorativo”. L’art. 3 prescrive qu<strong>in</strong><strong>di</strong> ai datori <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong><br />

adottare, nell’organizzazione dell’attività lavorativa, tutte le misure che si rendano necessarie al<br />

f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> prevenire le molestie morali ai danni dei lavoratori nei luoghi <strong>di</strong> lavoro; misure che<br />

dovranno essere specificatamente <strong>in</strong><strong>di</strong>cate nel regolamento del lavoro, obbligatorio per ogni<br />

impresa belga <strong>in</strong> base alla legge dell’8 aprile 1965. Si tratta <strong>in</strong> sostanza dello stesso meccanismo<br />

<strong>di</strong> controllo <strong>in</strong>terno già sperimentato <strong>in</strong> Belgio per combattere le molestie sessuali sul lavoro e<br />

previsto dal decreto reale del 18 settembre 1992.<br />

amende de c<strong>in</strong>quante francs belges à trois cents francs, ou de l’une de ces pe<strong>in</strong>es seulement. Le délit prévu par le<br />

présent article ne pourra être poursuivi que sur la pla<strong>in</strong>te de la personne qui se prétend harcelée. ».<br />

61 “Proposition de loi relative au hacèlement moral par la dégradation déliberée des con<strong>di</strong>tion de travail”<br />

presentata al Senato <strong>in</strong> data 20 aprile 2000 a cura <strong>di</strong> M. Philippe Mhoux e M.me Myriam Vanlerberghe, <strong>di</strong>sponibile<br />

<strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua orig<strong>in</strong>ale nell’appen<strong>di</strong>ce B al presente lavoro.<br />

62 Marie France HIRIGOYEN è la pr<strong>in</strong>cipale stu<strong>di</strong>osa francese del fenomeno mobb<strong>in</strong>g ed è autrice <strong>di</strong> un libro molto<br />

apprezzato <strong>in</strong> materia tradotto anche <strong>in</strong> italiano dalla E<strong>in</strong>au<strong>di</strong> <strong>di</strong> Tor<strong>in</strong>o: Molestie morali. La violenza perversa nella<br />

vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />

46


Significativa appare, <strong>in</strong>oltre, la previsione dell’<strong>in</strong>versione dell’onere della prova a favore della<br />

vittima <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g, la quale sarà, pertanto, tenuta solo a fornire un pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> prova rimanendo<br />

a carico del convenuto, il presunto mobber, l’onere <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare che la molestia non c’è stata.<br />

2.5 - Francia<br />

A seguito della def<strong>in</strong>itiva approvazione della legge n. 2002-73 sulla modernizzazione sociale il<br />

17 gennaio 2002 63 ., la Francia è, dopo la Svezia, il secondo paese comunitario ad essersi dotato<br />

<strong>di</strong> uno strumento legislativo specifico per la lotta contro il mobb<strong>in</strong>g o meglio l’harcèlement<br />

moral come è chiamato qui.<br />

La nuova legge, che contiene un’apposita sezione de<strong>di</strong>cata alla “lutte contre le harcélement<br />

moral au travail” (Chapitre IV), è stata oggetto <strong>di</strong> una lunghissima <strong>di</strong>scussione nel Parlamento<br />

francese nel corso <strong>di</strong> tutto il 2001 impegnando Assemblea Nazionale e Senato <strong>in</strong> tre successive<br />

letture. Il progetto <strong>di</strong> legge ha così subito, nel corso del suo peregr<strong>in</strong>are da una camera all’altra,<br />

parecchie mo<strong>di</strong>ficazioni ed <strong>in</strong>tegrazioni.<br />

La versione def<strong>in</strong>itiva del testo, approvata <strong>in</strong> data 19 <strong>di</strong>cembre 2001 dall’Assemblea Nazionale,<br />

def<strong>in</strong>isce così l“harcèlement moral”: "Nessun lavoratore deve subire atti ripetuti <strong>di</strong> molestia<br />

morale che hanno per oggetto o per effetto un degrado delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro suscettibili <strong>di</strong><br />

ledere i <strong>di</strong>ritti e la <strong>di</strong>gnità del lavoratore, <strong>di</strong> alterare la sua salute fisica o mentale o <strong>di</strong><br />

compromettere il suo avvenire professionale. Nessun lavoratore può essere sanzionato,<br />

licenziato o essere oggetto <strong>di</strong> misure <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atorie, <strong>di</strong>rette o <strong>in</strong><strong>di</strong>rette, <strong>in</strong> particolare modo <strong>in</strong><br />

materia <strong>di</strong> remunerazione, <strong>di</strong> formazione, <strong>di</strong> riclassificazione, <strong>di</strong> qualificazione o classifazione,<br />

<strong>di</strong> promozione professionale, <strong>di</strong> mutamento o r<strong>in</strong>novazione del contratto, per aver subito, o<br />

rifiutato <strong>di</strong> subire, i comportamenti def<strong>in</strong>iti nel comma precedente o per aver testimoniato su tali<br />

comportamenti o averli riferiti.”. Il legislatore francese pare dunque accogliere una nozione<br />

abbastanza ampia del concetto <strong>di</strong> molestia morale nei luoghi <strong>di</strong> lavoro, decisamente più ampia <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> quella <strong>in</strong>izialmente prevista nella prima versione del progetto <strong>di</strong> legge che riguardava solo le<br />

forme <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g c.d. verticale, ossia a quelle esercitate dai vertici aziendali (datore <strong>di</strong> lavoro o<br />

suoi rappresentanti) ai danni dei lavoratori, senza contemplare quelle c.d. orizzontali, ossia<br />

quelle che si verificano tra colleghi <strong>di</strong> lavoro 64 . Tale prima versione era stata <strong>in</strong> effetti giu<strong>di</strong>cata<br />

63 La legge sulla modernizzazione sociale recentemente approvata <strong>in</strong> Francia è <strong>di</strong>sponibile sul sito del parlamento<br />

francese all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo www.senat.fr. Un estratto della legge riguardante il Capitolo IV sull’harcèlement moral è,<br />

<strong>in</strong>oltre, allegato <strong>in</strong> calce al presente lavoro.<br />

64 La prima def<strong>in</strong>izione <strong>di</strong> harcèlement moral adottata era la seguente: "Aucun salarié ne doit subir les agissements<br />

répétés de harcèlement moral d'un employeur, de son représentant ou de toute personne abusant ou non de<br />

l'autorité que lui confèrent ses fonctions, qui ont pour objet ou pour effet une dégradation des con<strong>di</strong>tions de travail<br />

susceptible de porter atte<strong>in</strong>te à sa <strong>di</strong>gnité, d'altérer gravement son <strong>in</strong>tégrité physique ou morale ou de compromettre<br />

47


<strong>in</strong>completa anche dal Consiglio economico e sociale francese chiamato ad esprire un parere <strong>in</strong><br />

materia.<br />

La legge appena approvata prevede, quale rime<strong>di</strong>o generale la nullità per ogni atto <strong>di</strong><br />

mo<strong>di</strong>ficazione contrattuale <strong>in</strong> peius delle con<strong>di</strong>zioni lavorative del <strong>di</strong>pendente (mansioni,<br />

rimunerazione, assegnazione, dest<strong>in</strong>azione, trasferimenti), per ogni atto <strong>di</strong> rottura del rapporto <strong>di</strong><br />

lavoro (<strong>di</strong>missioni o licenziamenti), per le sanzioni <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ari qualora siano <strong>in</strong> qualche modo<br />

ricollegabili a pratiche <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g ai danni del lavoratore. La norma mira cioè ad evitare che<br />

attraverso le molestie morali il lavoratore venga dapprima penalizzato nella sua professionalità e<br />

successivamente allontanato o costretto ad allontanarsi volontariamente dal lavoro. Si tratta <strong>di</strong><br />

una tutela forte contro il mobb<strong>in</strong>g che permette <strong>di</strong> azzerare tutte quelle conseguenze negative sul<br />

rapporto <strong>di</strong> lavoro che normalmente si accompagnano alle molestie morali. La tutela è rafforzata,<br />

<strong>in</strong>oltre, dal fatto che viene prevista l’<strong>in</strong>versione dell’onere della prova, ponendo così a carico del<br />

molestatore l’<strong>in</strong>combenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare l’<strong>in</strong>esistenza delle molestie quando il lavoratore abbia<br />

presentato elementi sufficienti per lasciar presumere l’esistenza <strong>di</strong> una molestia ai suoi danni.<br />

Previsione quanto mai opportuna <strong>in</strong> considerazione delle enormi <strong>di</strong>fficoltà che normalmente il<br />

lavoratore <strong>in</strong>contra <strong>in</strong> questi casi per procurarsi le prove della molestia ai suoi danni.<br />

La legge contiene, poi, tutta una serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>sposizioni che mirano a favorire la prevenzione del<br />

fenomeno mobb<strong>in</strong>g nei luoghi <strong>di</strong> lavoro attraverso l’<strong>in</strong>formazione tra i vari attori delle relazioni<br />

lavorative (datori <strong>di</strong> lavoro e vertici aziendali, lavoratori, s<strong>in</strong>dacati), l’attivazione <strong>di</strong> procedure <strong>di</strong><br />

conciliazione <strong>in</strong>terne, l’estensione del concetto <strong>di</strong> salute del lavoratore anche agli aspetti psichici<br />

e psicologici della personalità, la previsione <strong>di</strong> un obbligo generale <strong>in</strong> capo al datore <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong><br />

vigilare sul corretto svolgimento delle relazioni sociali nei luoghi <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> adottare le<br />

misure, anche <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are, che prevengano comportamenti vessatori ai danni dei<br />

lavoratori 65 .<br />

La nuova legge prevede, <strong>in</strong>oltre, l’<strong>in</strong>troduzione <strong>di</strong> un’apposita figura <strong>di</strong> reato de<strong>di</strong>cata al<br />

mobb<strong>in</strong>g con l’<strong>in</strong>serimento nel co<strong>di</strong>ce penale francese <strong>di</strong> una nuova sezione <strong>in</strong>titolata, per<br />

l’appunto, all’harcèlement moral e <strong>di</strong> un articolo, il 222-33-2, che sanzionava espressamente “il<br />

fatto <strong>di</strong> molestare gli altri attraverso comportamenti ripetuti aventi per oggetto o per effetto una<br />

degradazione delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro suscettibili <strong>di</strong> ledere i suoi <strong>di</strong>ritti e la sua <strong>di</strong>gnità, <strong>di</strong><br />

son avenir professionnel." . Tale def<strong>in</strong>izione aveva suscitato <strong>in</strong> effetti molte critiche, soprattutto tra le associazioni<br />

che ormai da anni si occupano della tutela della vittime <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g, <strong>in</strong> quanto limitava la tutela ai casi <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g<br />

c.d. verticale <strong>di</strong>menticando quello orizzontale (tra colleghi) e per il fatto che richiedeva, ai f<strong>in</strong>i della configurazione<br />

del reato, la degradazione delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro della vittima con ciò escludendo, sempre a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> queste<br />

associazioni, la maggior parte delle ipotesi <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g che generalmente si verificano. Al riguardo si vedano le<br />

pag<strong>in</strong>e on l<strong>in</strong>e dell’associazione francese “Harcelement moral stop” all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo www.hmstop.com<br />

65 Per un approfon<strong>di</strong>mento <strong>in</strong> materia si veda l’articolo <strong>di</strong> Sandy LICARI, De la nécessité d’une legislation<br />

spécifique au harcèlement moral au travail, <strong>in</strong> Droit Social, 2000, n.5, pag. 502 e segg.<br />

48


alterare la sua salute fisica o mentale o <strong>di</strong> compromettere il suo avvenire professionale.”. La<br />

pena prevista è della reclusione f<strong>in</strong>o a un anno o la multa <strong>di</strong> 15.000 euros. L’opportunità <strong>di</strong><br />

sanzionare penalmente il mobb<strong>in</strong>g è stato oggetto <strong>di</strong> accesi <strong>di</strong>battiti nel corso della <strong>di</strong>scussione<br />

parlamentare che viene testimoniato anche dal fatto del susseguersi <strong>di</strong> versioni sempre <strong>di</strong>verse<br />

del testo dell’articolo <strong>in</strong> questione.<br />

La nuova legge è stata appena pubblicata sul “Journal officiel” francese ed entrerà <strong>in</strong> vigore tra<br />

poco ed è qu<strong>in</strong><strong>di</strong> ancora troppo presto per poter esprimere un giu<strong>di</strong>zio sulla stessa. F<strong>in</strong>o ad ora,<br />

pealtro, <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> una normativa specifica sulla materia, <strong>in</strong> Francia come <strong>in</strong> molti altri paesi<br />

europei ed <strong>in</strong> Italia, la questione mobb<strong>in</strong>g è stata affrontata soprattutto a livello giurisprudenziale<br />

e dottr<strong>in</strong>ale. La tutela contro il mobb<strong>in</strong>g è stata garantita dai giu<strong>di</strong>ci francesi con l’utilizzo <strong>di</strong><br />

strumenti legislativi vigenti, come ad esempio, le norme sul c.d.'"abuse d'autorité" 66 <strong>in</strong>trodotto<br />

nel co<strong>di</strong>ce del lavoro, le norme penali che vietano <strong>di</strong> imporre con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro <strong>in</strong>compatibili<br />

con la <strong>di</strong>gnità umana 67 , nonché le norme sulle molestie sessuali regolate dalla legge del 22 luglio<br />

1992 nel caso <strong>in</strong> cui le vessazioni abbiano connotazione sessuale o sessista 68 .<br />

Si ricorda <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e che <strong>in</strong> Parlamento, a partire dalla sessione 1997-1998, è stato presentato anche il<br />

progetto <strong>di</strong> legge n. 49 sulla prevenzione e la repressione delle <strong>in</strong>frazioni sessuali e la protezione<br />

dei m<strong>in</strong>ori, che mira a riconoscere una nuova figura <strong>di</strong> reato, il cd. “bizutage”, che si riferisce <strong>in</strong><br />

particolare a fenomeni <strong>di</strong> bullismo scolastico o nonnismo, ma che non si esclude possa essere<br />

esteso ai fenomeni <strong>di</strong> molestia <strong>di</strong> vario genere che si verificano negli 'ambienti <strong>di</strong> lavoro.<br />

2.6 - Regno Unito<br />

Nel Regno Unito, come <strong>in</strong> tutti gli altri paesi anglosassoni, per le condotte persecutorie sul<br />

lavoro più che <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g si parla normalmente <strong>di</strong> “bully<strong>in</strong>g at work” dal verbo <strong>in</strong>glese “to<br />

bully” utilizzato non soltanto nel senso <strong>di</strong> “fare il prepotente” ma anche nella forma transitiva <strong>di</strong><br />

“angariare” o “tiranneggiare” qualcuno. Il “bully” <strong>in</strong> sostanza non è dunque solo lo spaccone o il<br />

66 Si tratta <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> norme che sono volte da un lato a limitare il potere <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione del datore <strong>di</strong> lavoro nei<br />

confronti del lavoratore al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> evitare comportamenti <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atori <strong>in</strong> base alla provenienza, al sesso, alla<br />

situazione familiare, all’appartenenza etnica, alle op<strong>in</strong>ioni politiche, alla militanza s<strong>in</strong>dacale, alle conv<strong>in</strong>zioni<br />

religiose, allo stato <strong>di</strong> salute o all’han<strong>di</strong>cap, e dall’altro ad evitare che il datore <strong>di</strong> lavoro utilizzi il proprio potere<br />

<strong>di</strong>rettivo per imporre restrizioni ai <strong>di</strong>ritti e alla libertà <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale o collettiva dei lavoratori che non siano richieste<br />

dal tipo <strong>di</strong> mansioni e funzioni affidate al lavoratore.<br />

67 Si veda la sezione tre del co<strong>di</strong>ce penale francese <strong>in</strong>titolato “Des con<strong>di</strong>tions de travail et d’hébergement contraires<br />

à la <strong>di</strong>gnité de la personne” che all’art. 225-13 e 225-14 così <strong>di</strong>spone: “Le fait d'obtenir d'une personne, en abusant<br />

de sa vulnérabilité ou de sa situation de dépendance, la fourniture de services non rétribués ou en échange d'une<br />

rétribution manifestement sans rapport avec l'importance du travail accompli est puni de deux ans<br />

d'emprisonnement et de 500 000 F d'amende”; “Le fait de soumettre une personne, en abusant de sa vulnérabilité<br />

ou de sa situation de dépendance, à des con<strong>di</strong>tions de travail ou d'hébergement <strong>in</strong>compatibles avec la <strong>di</strong>gnité<br />

huma<strong>in</strong>e est puni de deux ans d'emprisonnement et de 500 000 F d'amende.”.<br />

68 Per un approfon<strong>di</strong>mento sulla giurisprudenza francese <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> harcèlement moral si vedano le pag<strong>in</strong>e ad essa<br />

de<strong>di</strong>cate dal sito dell’Associazione francese “Harcèlement moral stop” all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo www.hmstop.com<br />

49


ulletto <strong>di</strong> paese ma la persona prepotente, crudele e perversa proprio come il “mobber”. Con il<br />

term<strong>in</strong>e “bullyng” vengono <strong>in</strong><strong>di</strong>cate svariate tipologie <strong>di</strong> condotte aggressive e vessatorie come<br />

la <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione, i pregiu<strong>di</strong>zi, le molestie morali, le violenze e le molestie sessuali. In<br />

particolare gli <strong>in</strong>glesi <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guono tra “corporate bully<strong>in</strong>g”, che è quello esercitato dal datore <strong>di</strong><br />

lavoro o dal superiore gerarchico nei confronti dei suoi <strong>di</strong>pendenti, dal “client bully<strong>in</strong>g” che<br />

riguarda, <strong>in</strong>vece, ipotesi <strong>di</strong> persecuzioni attuate dai dest<strong>in</strong>atari della prestazione del lavoratore:<br />

<strong>in</strong>segnanti bullizzati dagli studenti o dai genitori, impiegati perseguitati dai propri clienti o<br />

viceversa. Si parla poi ancora <strong>di</strong> “serial bully<strong>in</strong>g” quando le persecuzioni sono sis<strong>tema</strong>ticamente<br />

portate avanti dal soggetto agente nei confronti <strong>di</strong> tutti i colleghi <strong>di</strong> lavoro, siano essi subor<strong>di</strong>nati,<br />

sovraor<strong>di</strong>nati o pari grado, ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> “gang bully<strong>in</strong>g” quando la persecuzione è esercitata da<br />

un gruppo <strong>di</strong> persone 69 .<br />

Per quanto concerne la tutela giuri<strong>di</strong>ca contro tali fenomeni, occorre anche qui subito precisare<br />

che manca per ora una specifica normativa <strong>in</strong> materia anche se un progetto <strong>di</strong> legge <strong>in</strong> tal senso<br />

risulta giacente al Parlamento britannico già da qualche anno. Si tratta della legge per la tutela<br />

della <strong>di</strong>gnità del lavoratore nei luoghi <strong>di</strong> lavoro, “The Dignity at Work Bill” 70 , che stabilisce<br />

all’art. 1 che “ogni lavoratore ha <strong>di</strong>ritto al rispetto della propria <strong>di</strong>gnità sul lavoro”. Il datore <strong>di</strong><br />

lavoro viene considerato responsabile <strong>di</strong> violazione <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>ritto “ogni qual volta il lavoratore<br />

venga esposto, durante il rapporto <strong>di</strong> lavoro, a molestia da parte dello stesso datore <strong>di</strong> lavoro o<br />

al bully<strong>in</strong>g o ad ogni altro atto, omissione o condotta che causi allarme o timore nel<br />

lavoratore”. Sono da considerarsi comportamenti molesti, tra gli altri: “a) comportamenti che <strong>in</strong><br />

più <strong>di</strong> un’occasione risult<strong>in</strong>o essere offensivi, abusivi, maliziosi, <strong>in</strong>sultanti o <strong>in</strong>timidatori; b)<br />

critiche <strong>in</strong>giustificate <strong>in</strong> più <strong>di</strong> un’occasione; c) applicazione <strong>di</strong> sanzioni prive <strong>di</strong> giustificazione<br />

oggettiva; d) cambiamenti peggiorativi delle mansioni o delle responsabilità del lavoratore<br />

senza ragionevoli giustificazioni”. Il legislatore si preoccupa <strong>di</strong> precisare che tale lista non ha<br />

carattere esaustivo delle condotte potenzialmente vessatorie e ciò al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> evitare <strong>di</strong> <strong>in</strong>gabbiare<br />

la tutela del mobb<strong>in</strong>g <strong>in</strong> una def<strong>in</strong>izione troppo angusta. Il fenomeno, <strong>in</strong>fatti, è molto complesso<br />

e si realizza attraverso una molteplicità <strong>di</strong> comportamenti la cui tipizzazione <strong>in</strong> un norma rischia<br />

<strong>di</strong> risultare limitativa. Competente a conoscere delle violazioni alla <strong>di</strong>gnità del lavoratore è<br />

l’<strong>in</strong>dustrial tribunal, il quale, se riconosce fondata l’azione, può emanare un or<strong>di</strong>ne nel quale<br />

riconosce il <strong>di</strong>ritto lamentato dal lavoratore ricorrente e può condannare il persecutore a risarcire<br />

69<br />

In materia si veda BONA, MONATERI, OLIVA, Mobb<strong>in</strong>g – Vessazioni sul luogo <strong>di</strong> lavoro, Giuffré, 2000; pag.<br />

288 e seguenti;<br />

70<br />

“The <strong>di</strong>gnity at work Act” è stata pre<strong>di</strong>sposta dal MSF Union e presentata da Lord Monkswell alla House of Lords<br />

nel <strong>di</strong>cembre 1997 ed è stata bloccata nel febbraio 1998 dall’allora governo conservatore <strong>di</strong> John Major. Il testo <strong>di</strong><br />

legge è <strong>di</strong>sponibile <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua orig<strong>in</strong>ale sul sito www.successunlimited.co.uk ed è riportato <strong>in</strong>tegralmente<br />

nell’appen<strong>di</strong>ce B al presente lavoro.<br />

50


i danni anche soltanto morali da questi subiti. Ai f<strong>in</strong>i della determ<strong>in</strong>azione del danno, il giu<strong>di</strong>ce<br />

dovrà tener conto della gravità, della frequenza e della persistenza della condotta vessatoria<br />

perpetrata ai danni del lavoratore. Il giu<strong>di</strong>ce può, <strong>in</strong>oltre, raccomandare al mobber <strong>di</strong> adottare<br />

determ<strong>in</strong>ati comportamenti miranti ad ovviare o ridurre le conseguenze negative delle sue<br />

precedenti azioni vessatorie nei confronti del lavoratore.<br />

Purtroppo, però, queste norme non sono ancora entrate <strong>in</strong> vigore e, pertanto, la tutela giuri<strong>di</strong>ca <strong>di</strong><br />

cui oggi possono <strong>di</strong>sporre i lavoratori <strong>in</strong>glesi va ricercata <strong>in</strong> un panorama legislativo piuttosto<br />

ampio che non sempre si <strong>di</strong>mostra idoneo a garantire un’adeguata protezione 71 . Significativa al<br />

riguardo è la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a <strong>in</strong>trodotta dal "Protection from Harassment Act" 72 del 1997, che<br />

rappresenta la pr<strong>in</strong>cipale legge britannica per la protezione contro le molestie morali ai danni <strong>di</strong><br />

un soggetto ed è fondata sul pr<strong>in</strong>cipio generale, contenuto nell’art. 1, <strong>in</strong> base al quale: "una<br />

persona non deve porre <strong>in</strong> essere una condotta che possa risultare molesta nei confronti <strong>di</strong><br />

un'altra persona e <strong>di</strong> cui egli conosca o debba conoscere il carattere molesto…". Ne scaturisce il<br />

<strong>di</strong>vieto per chiunque <strong>di</strong> assumere un comportamento molesto ai danni <strong>di</strong> un altro soggetto. Il<br />

presupposto fondamentale per la sanzionabilità del comportamento è la conoscenza o la<br />

ragionevole presunzione <strong>di</strong> conoscenza da parte del soggetto agente del fatto che la condotta<br />

risulti molesta per la vittima. Per stabilire la connotazione molesta o meno <strong>di</strong> una certa condotta<br />

il giu<strong>di</strong>ce dovrà riferirsi alle valutazioni che una persona <strong>di</strong> normale razionalità trovandosi nella<br />

medesima situazione della vittima potrebbe fare. Si consideri, però, che il comportamento può<br />

essere considerato molesto soltanto se composto da almeno due episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> condotta molesta 73 . La<br />

persona giu<strong>di</strong>cata colpevole <strong>di</strong> molestia rischia f<strong>in</strong>o a sei mesi <strong>di</strong> reclusione o una multa non<br />

eccedente il livello c<strong>in</strong>que della scala standard britannica. Alla condanna si aggiunge<br />

normalmente l’<strong>in</strong>timazione alla cessazione <strong>di</strong> ogni attività vessatoria ai danni della vittima con<br />

l’avvertimento che, <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> ulteriori episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> molestia, la condanna verrà aumentata. A<br />

presc<strong>in</strong>dere dalla condanna, la Corte può comunque sottoporre l’imputato a misure <strong>di</strong> sicurezza a<br />

protezione della vittima che devono essere specificate <strong>in</strong> un apposito or<strong>di</strong>ne e consistono<br />

generalmente <strong>in</strong> una serie <strong>di</strong> proibizioni dal fare qualcosa. La vittima potrà <strong>in</strong> ogni caso<br />

domandare, <strong>in</strong> sede civile, il risarcimento dei danni patiti, che <strong>in</strong> questo caso potranno<br />

71 “The Health and Safety at work Act” del 1974 che contiene norme a garanzia della sicurezza e salute dei<br />

lavoratori nei luoghi <strong>di</strong> lavoro poi mo<strong>di</strong>ficata <strong>in</strong> applicazione delle norme comunitarie <strong>in</strong> materia; il “Malicious<br />

Comunications Act” del 1988 <strong>in</strong> relazione alle molestie verbali soprattutto quelle telefoniche; il “Trade Union and<br />

Labour Relations Act” del 1992 sulle <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azioni contro s<strong>in</strong>dacalisti o semplici aderenti ai movimenti s<strong>in</strong>dacali;<br />

il “Protection from Harassment Act” del 1997 contro ogni forma <strong>di</strong> molestia morale ed <strong>in</strong> ultimo lo “Juman Rights<br />

Act” del 1998 che recepisce nell’or<strong>di</strong>namento <strong>in</strong>terno la Convenzione europea sui <strong>di</strong>ritti umani.<br />

72 L’Atto è stato approvato <strong>in</strong> data 21 marzo 1997 ed è <strong>di</strong>sponibile <strong>in</strong> versione <strong>in</strong>tegrale sul sito <strong>in</strong>glese <strong>di</strong>retto dal<br />

massimo esperto <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g britannico Tim Field al seguente <strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo www.successunlimited.co.uk. E’ <strong>in</strong>oltre<br />

riportato nell’appen<strong>di</strong>ce B al presente lavoro.<br />

73 anche soltanto <strong>di</strong> natura verbale.<br />

51


comprendere, oltre il rimborso delle per<strong>di</strong>te economiche subite anche il ristoro dei danni morali<br />

causati dalla molestia. Si tratta, dunque, come ho già sottol<strong>in</strong>eato, <strong>di</strong> una normativa molto<br />

importante ed efficace che tuttavia non è specificatamente volta a sanzionare comportamenti <strong>di</strong><br />

mobb<strong>in</strong>g nei luoghi <strong>di</strong> lavoro ma che può prestarsi anche a un tale utilizzo.<br />

Nel caso <strong>di</strong> molestie a carattere sessuale o comportanti <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azioni sessuali può essere<br />

utilizzato il “Sex Discrim<strong>in</strong>ation Act” del 1975.<br />

2.7 - Spagna<br />

L’equivalente spagnolo del nostro concetto <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g è l’”acoso moral” o “acoso<br />

psichologico”, nell’ambito del quale, peraltro, dottr<strong>in</strong>a 74 e giurisprudenza 75 spagnola<br />

<strong>di</strong>sgiungono tra “boss<strong>in</strong>g” , nel caso <strong>in</strong> cui le molestie morali vengano poste <strong>in</strong> essere dal datore<br />

<strong>di</strong> lavoro o dai suoi rappresentanti nei confronti dei lavoratori per motivi <strong>di</strong> riorganizzazione<br />

aziendale, riduzione del personale o col semplice obiettivo <strong>di</strong> allontanare i lavoratori scomo<strong>di</strong> ed<br />

<strong>in</strong>desiderati, e “mobb<strong>in</strong>g” nel caso <strong>in</strong> cui le persecuzioni ai danni del lavoratore vengano<br />

esercitate da colleghi <strong>di</strong> lavoro (superiori gerarchici o pari grado o anche <strong>in</strong>feriori). In realtà i due<br />

term<strong>in</strong>i acoso moral e mobb<strong>in</strong>g vengono anche comunemente usati come s<strong>in</strong>onimi soprattutto<br />

negli articoli dei massme<strong>di</strong>a.<br />

L’or<strong>di</strong>namento spagnolo, al pari <strong>di</strong> quello italiano e come si è visto <strong>di</strong> molti altri paesi europei,<br />

non ha ancora approntato una normativa ad hoc <strong>in</strong> questa materia 76 . Ciò non <strong>di</strong> meno la<br />

questione è ampiamente <strong>di</strong>battuta dalla dottr<strong>in</strong>a e dalla giurisprudenza spagnola e, molto presto,<br />

sarà <strong>di</strong>scussa anche a livello legislativo visto che recentemente, <strong>in</strong> data 23 novembre 2001, sono<br />

state presentate al “Congreso de los deputatos”, da parte del Gruppo parlamentare socialista, due<br />

nuove proposte <strong>di</strong> legge miranti a regolare normativamente l’acoso moral 77 .<br />

74 Per una trattazione esaustiva del concetto <strong>di</strong> “acoso moral” e della tutela giuri<strong>di</strong>ca approntata dall’or<strong>di</strong>namento<br />

spagnolo per contrastarlo, si veda l’articolo <strong>di</strong> Manuel Velazquez, La respuesta juri<strong>di</strong>co legal ante el acoso moral<br />

en el trabajo o “mobb<strong>in</strong>g”, <strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e al seguente <strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo www.mobb<strong>in</strong>g.nu/legislation.htm.<br />

75 Si veda <strong>in</strong> particolare una recentissima sentenza del Tribunal Superior de Justicia de la Comunidad de Valencia<br />

del 25 settembre 2001 che ricostruisce il concetto <strong>di</strong> acoso moral <strong>in</strong> Spagna e tratta del caso <strong>di</strong> un’azienda ritenuta<br />

colpevole <strong>di</strong> aver adottato abusive pratiche punitive nei confronti <strong>di</strong> due lavoratori per stimolarli a migliorare la loro<br />

produttività lavorativa. La sentenza è <strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e al sito <strong>in</strong><strong>di</strong>cato nella precedente nota.<br />

76 Si segnala peraltro che già nel marzo 1999 era stata presentata al Congreso de los Diputados una proposta <strong>di</strong> legge<br />

volta all’<strong>in</strong>troduzione, nell’ambito dello statuto dei lavoratori spagnolo, della figura dell’acoso psicologico come<br />

una <strong>in</strong>frazione lavorativa molto grave al pari dell’acoso sexual (molestie sessuali), che però venne resp<strong>in</strong>ta dal<br />

Parlamento spagnolo (lo riferisce El Mundo nella pag<strong>in</strong>a economica del 24 marzo 1999). Più recentemente, <strong>in</strong> data<br />

14 aprile 2001 il Parlamento Catalano ha approvato una “Proposiciç no de llei” sul mobb<strong>in</strong>g nella quale, tra l’altro,<br />

propone <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare l’attuale Legge <strong>di</strong> prevenzione dei rischi lavorativi <strong>in</strong> modo da <strong>in</strong>cludere la prevenzione<br />

dell’acoso moral tra le obbligazioni del datore <strong>di</strong> lavoro. La documentazione è tutta <strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>cato precedentemente.<br />

77 Le due proposizioni <strong>di</strong> legge sono <strong>di</strong>sponibili on l<strong>in</strong>e sul sito ufficiale del parlamento spagnolo all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo<br />

www.congreso.es e sono allegate <strong>in</strong> calce al presente lavoro.<br />

52


La prima, proposicion de ley num. 122/000157 <strong>in</strong>titolata “derecho a no sufrir acoso moral en el<br />

trabajo”, si propone <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare “El Estatuto de los Trabajadores” , la “Ley de<br />

Proce<strong>di</strong>miento Laboral”, la “Ley de Prevencion de Riesgos Laborales”, la “Ley de Infracciones<br />

Y Sanciones en el Orden Social”, la “Ley de Funcionario Civiles del Estado” e la “Ley 30/1984<br />

de Me<strong>di</strong>das de Reforma de la Funcion Publica” al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong>:<br />

1) garantire al lavoratore il <strong>di</strong>ritto alla propria <strong>in</strong>tegrità fisica e morale e conseguentemente il<br />

<strong>di</strong>ritto a non essere esposto a pratiche <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g nei luoghi <strong>di</strong> lavoro;<br />

2) considerare l’acoso moral quale rischio lavorativo al pari <strong>di</strong> qualsiasi altro rischio per la<br />

salute e la sicurezza del lavoratore;<br />

3) obbligare il datore <strong>di</strong> lavoro ad adottare tutte le misure, organizzative e/o repressive, che si<br />

rendano necessarie al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> prevenire e o reprimere l’acoso moral nei luoghi <strong>di</strong> lavoro<br />

soggetti al suo controllo;<br />

4) prevedere l’<strong>in</strong>versione dell’onere della prova a favore della vittima <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g, la quale,<br />

pertanto, sarà tenuta soltanto a fornire <strong>in</strong><strong>di</strong>zi dell’esistenza dell’acoso moral mentre rimarrà a<br />

carico del convenuto l’onere <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare la legittimità dei comportamenti adottati e, nel<br />

caso del datore <strong>di</strong> lavoro, l’adeguatezza delle misure <strong>di</strong> prevenzione e/o repressione adottate.<br />

La def<strong>in</strong>izione <strong>di</strong> acoso moral accolta nel progetto <strong>di</strong> legge: “Si <strong>in</strong>tende per acoso moral ogni<br />

condotta abusiva o <strong>di</strong> violenza psicologica che si realizza <strong>in</strong> forma sis<strong>tema</strong>tica nei confronti <strong>di</strong><br />

una persona nell’ambito lavorativo, che si manifesta <strong>in</strong> particolare attraverso reiterati<br />

comportamenti, parole o atti lesivi della <strong>di</strong>gnità e <strong>in</strong>tegrità psichica del lavoratore mettendo <strong>in</strong><br />

pericolo o degradando le sue con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro” rispecchia sostanzialmente le def<strong>in</strong>izioni, <strong>di</strong><br />

derivazione me<strong>di</strong>co-legale, già utilizzate <strong>in</strong> altri or<strong>di</strong>namenti europei.<br />

Il secondo progetto <strong>di</strong> legge presentato, sempre dal Gruppo parlamentare socialista, il n.<br />

122/000158 <strong>in</strong>titolato “Organica por la que se <strong>in</strong>cluye un articulo 314 bis en el Co<strong>di</strong>go Penal<br />

tipiticando el acoso moral en el trabajo”, è, <strong>in</strong>vece, f<strong>in</strong>alizzato a <strong>in</strong>trodurre nell’or<strong>di</strong>namento<br />

penale spagnolo una nuova figura <strong>di</strong> reato sull’acoso moral limitatamente alle ipotesi <strong>in</strong> cui il<br />

soggetto responsabile <strong>di</strong> acoso moral, e già per questo condannato con sanzione amm<strong>in</strong>istrativa<br />

o provve<strong>di</strong>mento giu<strong>di</strong>ziario, perseveri nel comportamento vessatorio o non adotti le misure<br />

necessarie per elim<strong>in</strong>arlo. La pena è aumentata nel caso <strong>in</strong> cui il comportamento venga<br />

commesso con abuso <strong>di</strong> relazione <strong>di</strong> superiorità.<br />

In attesa che questi provve<strong>di</strong>menti legislativi vengano <strong>di</strong>scussi dal parlamento spagnolo e si<br />

tramut<strong>in</strong>o <strong>in</strong> norme operative, dottr<strong>in</strong>a e giurisprudenza spagnole, <strong>in</strong>calzate dalla crescente<br />

domanda <strong>di</strong> tutela proveniente dagli ambienti lavorativi, hanno cercato <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare forme<br />

alternative <strong>di</strong> tutela giuri<strong>di</strong>ca contro il mobb<strong>in</strong>g traendole da normative <strong>di</strong> portata generale come<br />

53


lo Statuto dei Lavoratori (Estatuto de los Trabajores - ET), nella legge <strong>di</strong> prevenzione dei rischi<br />

lavorativi (Ley de Prevenciòn des Riesgos Laborales – LPRL), nel co<strong>di</strong>ce penale (art. 316 del<br />

Co<strong>di</strong>go Pènal) e nelle leggi sulla responsabilità contrattuale ed extracontrattuale.<br />

Per quanto riguarda lo Statuto dei lavoratori, sono state <strong>in</strong><strong>di</strong>viduate nel suo ambito alcune norme<br />

che si prestano bene ad essere utilizzate <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> acoso moral:<br />

- artt. 4.2.d e 4.2.e che stabiliscono rispettivamente il <strong>di</strong>ritto del lavoratore “alla sua <strong>in</strong>tegrità<br />

fisica” e “al rispetto della sua <strong>in</strong>timità e <strong>di</strong>gnità compresa la protezione contro offese<br />

verbali o fisiche <strong>di</strong> natura sessuale”;<br />

- art. 4.2.a che garantisce al lavoratore il <strong>di</strong>ritto all'occupazione effettiva;<br />

- art. 20.3: che limita il potere <strong>di</strong> vigilanza e controllo del datore <strong>di</strong> lavoro <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne<br />

all’esercizio dei compiti affidati ai lavoratori;<br />

- artt. 39.3 e 41 che limitano il potere datoriale <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne alla mobilità del lavoratore e alla<br />

mo<strong>di</strong>fica sostanziale delle sue con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro.<br />

In caso <strong>di</strong> violazione <strong>di</strong> tali norme il lavoratore può scegliere tra due strade: 1) rivolgersi<br />

all’Ispettorato del lavoro, il quale dopo aver verificato i fatti potrà avviare procedure <strong>di</strong><br />

conciliazione tra le parti o, nel caso <strong>in</strong> cui ciò non sia possibile per il rifiuto manifestato da una o<br />

dall’altra delle parti, avviare il proce<strong>di</strong>mento amm<strong>in</strong>istrativo sanzionatorio, ai sensi dell’art. 8.11<br />

della “Ley de Infracciones y Sanciones en el Orden Social”, che può comportare anche<br />

l’<strong>in</strong>flizione <strong>di</strong> una multa compresa tra le 500.001 pesetas e i 15.000.000 <strong>di</strong> pesetas; 2) avviare un<br />

proce<strong>di</strong>mento davanti alla “juris<strong>di</strong>ccion social” per l’est<strong>in</strong>zione del rapporto contrattuale ed<br />

ottenere la relativa <strong>in</strong>dennità ed il risarcimento dei danni patiti <strong>in</strong> conseguenza dell’acoso moral<br />

patito.<br />

L’acoso moral può, però, molto più spesso costituire violazione della Legge sulla prevenzione<br />

dei rischi lavorativi (LPRL) che contiene norme volte alla prevenzione della sicurezza e salute<br />

dei lavoratori e stabilisce il pr<strong>in</strong>cipio generale per cui il datore <strong>di</strong> lavoro è tenuto ad adottare tutte<br />

le misure che si rendano necessarie per la prevenzione dei rischi <strong>di</strong> lavoro (art. 2 LPRL). Per<br />

rischio derivante dal lavoro si deve <strong>in</strong>tendere, ai sensi dell’art. 4.2 LPRL, “la possibilità che un<br />

lavoratore soffra un determ<strong>in</strong>ato danno <strong>in</strong> conseguenza del lavoro” e per “danno derivante dal<br />

lavoro”, “tutte le <strong>in</strong>fermità, patologie o lesioni sofferte a causa o <strong>in</strong> occasione del lavoro”<br />

comprese a pieno titolo le lesioni <strong>di</strong> natura psicologiche. Secondo l’attuale <strong>in</strong>terpretazione della<br />

LPRL, tra le obbligazioni <strong>di</strong> prevenzione <strong>in</strong> capo al datore <strong>di</strong> lavoro rientra anche quella <strong>di</strong><br />

adottare tutte le misure idonee a prevenire l’acoso moral qualora questo possa determ<strong>in</strong>are un<br />

danno alla salute per il lavoratore. Pertanto il datore <strong>di</strong> lavoro potrà essere ritenuto responsabile<br />

per violazione delle norme <strong>di</strong> prevenzione previste dalla LPRL sia nel caso <strong>in</strong> cui si renda<br />

54


partecipe <strong>di</strong> pratiche <strong>di</strong> “boss<strong>in</strong>g” ai danni dei lavoratori, sia nel caso <strong>in</strong> cui permetta lo<br />

svilupparsi dell’acoso moral nei propri stabilimenti, uffici, negozi o altri luoghi <strong>di</strong> lavoro non<br />

adottando le misure, organizzative e sanzionatorie, necessarie a prevenirlo. Anche <strong>in</strong> questi casi<br />

il lavoratore potrà domandare tutela <strong>in</strong> via alternativa all’Ispettorato del lavoro o alla<br />

giuris<strong>di</strong>zione or<strong>di</strong>naria secondo le procedure che sono state descritte sommariamente sopra a<br />

proposito della violazione delle norme dello Statuto dei lavoratori.<br />

Per quanto concerne la tutela penale, la dottr<strong>in</strong>a spagnola è ancora molto <strong>in</strong>certa <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne<br />

all’eventualità <strong>di</strong> considerare l’acoso moral come condotta delittuosa, ai sensi dell’art. 316 del<br />

co<strong>di</strong>ce penale, che consiste nel non “procurare i mezzi necessari aff<strong>in</strong>ché il lavoratore possa<br />

eseguire la sua attività <strong>in</strong> sicurezza e nel rispetto delle norme igieniche, così da esporlo a<br />

pericoli gravi per la sua vita ed <strong>in</strong>tegrità fisica”. Si tratta, <strong>in</strong>fatti, <strong>di</strong> una norma soggetta ad<br />

un’<strong>in</strong>terpretazione restrittiva che, f<strong>in</strong>o ad ora, è stata sempre utilizzata soltanto con riferimento<br />

ad un concetto tra<strong>di</strong>zionale e classico <strong>di</strong> sicurezza e salute del lavoro che non comprende le<br />

ipotesi <strong>di</strong> molestia morali tipiche dell’acoso moral. Trattandosi poi <strong>di</strong> norma penale richiede<br />

l’accertamento del dolo <strong>in</strong> capo al soggetto agente.<br />

Qualora <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, la molestia morale provenga da un aggressore o impren<strong>di</strong>tore esterno all’impresa<br />

lavorativa <strong>in</strong> cui il lavoratore presta la propria attività, questi potrà <strong>in</strong>vocare le norme sulla<br />

responsabilità extracontrattuale previste dagli articoli 1902 e 1903 co<strong>di</strong>ce civile spagnolo.<br />

2.8 - Unione europea<br />

L’Unione Europea non ha ancora fornito una risposta precisa al mobb<strong>in</strong>g. Come si è visto, oggi<br />

come oggi, sono soprattutto i legislatori nazionali che stanno com<strong>in</strong>ciando a mettere a punto<br />

misure giuri<strong>di</strong>che <strong>di</strong> contrasto <strong>in</strong> questo campo. Tuttavia qualche riferimento <strong>in</strong><strong>di</strong>retto al<br />

mobb<strong>in</strong>g emerge da alcuni documenti comunitari relativi ai settori della tutela della salute e<br />

sicurezza dei lavoratori, delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro, del rispetto e della <strong>di</strong>gnità dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduo:<br />

- la <strong>di</strong>rettiva 76/207/CEE del Consiglio del 9 febbraio 1976 relativa all’applicazione del<br />

pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> uguaglianza tra uom<strong>in</strong>i e donne per quanto concerne l’impiego, la formazione, la<br />

promozione professionale e le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro;<br />

- la <strong>di</strong>rettiva quadro 89/391/CEE del Consiglio del 12 giugno 1989, relativa all’applicazione<br />

delle misure f<strong>in</strong>alizzate alla promozione del miglioramento della sicurezza e salute dei<br />

lavoratori sul lavoro;<br />

- la risoluzione del Consiglio del 29 maggio 1990, concernente la protezione della <strong>di</strong>gnità della<br />

donna e dell’uomo al lavoro secondo la quale “ogni comportamento <strong>in</strong>desiderato a<br />

connotazione sessuale, o qualsiasi altro comportamento basato sul sesso, che offenda la<br />

55


<strong>di</strong>gnità degli uom<strong>in</strong>i e delle donne nel mondo del lavoro, può <strong>in</strong> determ<strong>in</strong>ate circostanze<br />

essere contrario al pr<strong>in</strong>cipio della parità <strong>di</strong> trattamento ai sensi degli articoli 3, 4 e 5 della<br />

Direttiva del Consiglio 76/207/CEE". La medesima risoluzione contempla, <strong>in</strong>oltre, l'ipotesi<br />

della creazione <strong>di</strong> un "ambiente <strong>di</strong> lavoro <strong>in</strong>timidatorio, ostile o umiliante" (c.d. molestia<br />

ambientale);<br />

- la raccomandazione 92/131/CEE della Commissione del 27 novembre 1991, sulla protezione<br />

della <strong>di</strong>gnità degli uom<strong>in</strong>i e delle donne al lavoro alla quale è allegato un co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> condotta<br />

su come evitare e combattere le molestie sessuali;<br />

- la <strong>di</strong>rettiva 2000/43/CE del Consiglio del 29 giugno 2000, relativa all’applicazione del<br />

pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> uguaglianza <strong>di</strong> trattamento delle persone <strong>in</strong><strong>di</strong>pendentemente dall’orig<strong>in</strong>e razziale<br />

o etnica;<br />

- la <strong>di</strong>rettiva 2000/78/CE, del Consiglio del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro<br />

generale per la parità <strong>di</strong> trattamento <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> occupazione e con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro e per la<br />

quale le molestie sono da considerarsi una <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> comportamento<br />

<strong>in</strong>desiderato adottato sulla base della religione o delle conv<strong>in</strong>zioni personali, degli han<strong>di</strong>cap,<br />

dell’età o delle tendenze sessuali e avente lo scopo o l’effetto <strong>di</strong> violare la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> una<br />

persona e <strong>di</strong> creare un clima <strong>in</strong>timidatorio, ostile, degradante, umiliante od offensivo.<br />

La stessa Corte <strong>di</strong> Giustizia delle Comunità Europee <strong>in</strong> una sua pronuncia del 12 novembre<br />

1996 78 si è occupata <strong>in</strong><strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g quando, richiesta <strong>di</strong> chiarire le nozioni <strong>di</strong><br />

“ambiente <strong>di</strong> lavoro” “sicurezza” e “salute” richiamate dall’art. 118A del trattato UE, ha fornito<br />

un'<strong>in</strong>terpretazione molto ampia del concetto <strong>di</strong> ambiente <strong>di</strong> lavoro e delle sue implicazioni <strong>di</strong><br />

natura psicologica 79 , avvic<strong>in</strong>andosi alla concezione scan<strong>di</strong>nava dell'ambiente <strong>di</strong> lavoro,<br />

particolarmente attenta all'<strong>in</strong>tegrazione psicosociale del lavoratore nella comunità <strong>di</strong> lavoro.<br />

In tempi più recenti sono, peraltro, state avviate specifiche <strong>in</strong>iziative e stu<strong>di</strong> comunitari <strong>in</strong><br />

materia <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g da parte del Parlamento Europeo. Una scossa <strong>in</strong> tale <strong>di</strong>rezione è venuta dal<br />

terzo rapporto <strong>europeo</strong> sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro nei paesi della Comunità, pre<strong>di</strong>sposto dalla<br />

78 Sentenza del 12 novembre 1996, Causa C-84/94, Regno Unito/Consiglio.<br />

79 La sentenza afferma <strong>in</strong> particolare che "non vi è nulla nella formulazione dell'art.118A del Trattato CE che possa<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>care che le nozioni <strong>di</strong> 'ambiente <strong>di</strong> lavoro', 'sicurezza' e 'salute', ai sensi <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>sposizione, andrebbero<br />

<strong>in</strong>terpretate - <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> altri elementi più precisi - <strong>in</strong> senso restrittivo e non <strong>in</strong>vece come riguardanti tutti i fattori<br />

fisici e <strong>di</strong> altra natura <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> <strong>in</strong>cidere sulla salute e la sicurezza del lavoratore nel suo ambiente <strong>di</strong> lavoro e, <strong>in</strong><br />

particolare, taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario <strong>di</strong> lavoro. Al contrario, i term<strong>in</strong>i '<strong>in</strong> particolare<br />

dell'ambiente <strong>di</strong> lavoro' depongono a favore <strong>di</strong> un'<strong>in</strong>terpretazione ampia della competenza attribuita al Consiglio<br />

dall'art.188A <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori. Inoltre, un'<strong>in</strong>terpretazione siffatta dei<br />

term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> 'sicurezza' e 'salute' è avvalorata, <strong>in</strong> particolare, dal preambolo della Costituzione dell'Organizzazione<br />

mon<strong>di</strong>ale della sanità, alla quale appartengono tutti gli Stati membri, che def<strong>in</strong>isce la salute come uno stato<br />

completo <strong>di</strong> benessere fisico, mentale e sociale e non come uno stato che consiste nella sola assenza <strong>di</strong> malattie o<br />

<strong>in</strong>fermità".<br />

56


Fondazione Europea per il miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro della CE<br />

(Fondazione <strong>di</strong> Dubl<strong>in</strong>o) 80 e basato su 21.500 <strong>in</strong>terviste tra lavoratori <strong>di</strong>pendenti all’<strong>in</strong>terno<br />

dell’Unione, dal quale emerge che circa il 9 % dei lavoratori dell’Unione, vale a <strong>di</strong>re circa 13<br />

milioni <strong>di</strong> persone, riferisce <strong>di</strong> essere stato sottoposto a pratiche <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g. La percentuale è<br />

particolarmente elevata se confrontata con il 6% dei lavoratori che sostengono <strong>di</strong> aver subito<br />

violenza fisica nei luoghi <strong>di</strong> lavoro (4% da persone esterne all’ambiente lavorativo e 2% da<br />

persone facenti parte dell’organizzazione lavorativa) e con il 2% che <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> essere stato<br />

molestato sessualmente.<br />

Diffusione del mobb<strong>in</strong>g <strong>in</strong> Europa<br />

(terzo rapporto sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro<br />

nell'UE del 2000 a cura della Fondazione <strong>di</strong><br />

Dubl<strong>in</strong>o)<br />

16<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

La <strong>di</strong>ffusione del mobb<strong>in</strong>g, pur essendo presente <strong>in</strong> ogni settore produttivo, varia<br />

significativamente da settore a settore. Come si può vedere nel grafico che segue, le attività più<br />

80 Il rapporto è consultabile on l<strong>in</strong>e sul sito www.eurofound.ie.<br />

1<br />

57<br />

F<strong>in</strong>lan<strong>di</strong>a<br />

Regno Unito<br />

Olanda<br />

Svezia<br />

Belgio<br />

Francia<br />

Irlanda<br />

Danimarca<br />

Germania<br />

Lussemburgo<br />

Austria<br />

Spagna<br />

Grecia<br />

Portogallo<br />

Italia<br />

Me<strong>di</strong>a UE-15


colpite sono quelle della pubblica amm<strong>in</strong>istrazione (con il 14% dei lavoratori), la sanità e<br />

l’educazione, la ristorazione, il settore alberghiero ed i trasporti, nei quali il 12% dei lavoratori<br />

lamenta <strong>di</strong> essere oggetto <strong>di</strong> pratiche mobbizzanti. Meno drammatica appare la situazione per gli<br />

operatori agricoli e gli addetti ad elettricità, gas ed acqua dove soltanto il 3% <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> essere<br />

stato oggetto <strong>di</strong> vessazioni sul luogo <strong>di</strong> lavoro.<br />

16<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

Diffusione del mobb<strong>in</strong>g<br />

per settore <strong>di</strong> attività<br />

1<br />

In data 16 luglio 2001 la Commissione occupazione ed affari sociali del Parlamento <strong>europeo</strong>, ha<br />

presentato un’ampia relazione 81 sulle problematiche del mobb<strong>in</strong>g nella quale analizza il<br />

fenomeno sotto vari punti <strong>di</strong> vista: def<strong>in</strong>izione del fenomeno, ricerca delle cause della sua rapida<br />

espansione, <strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione degli effetti sulla salute del lavoratore e sull’efficiente ed economica<br />

organizzazione delle aziende, ricerca <strong>di</strong> strumenti efficaci per contrastarlo. Con riguardo a<br />

quest’ultimo aspetto la Commissione evidenzia come le lacune attualmente presenti nelle<br />

conoscenze sul mobb<strong>in</strong>g rendano ancora più <strong>di</strong>fficile l’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> contrasto<br />

81 La relazione sul mobb<strong>in</strong>g sul posto <strong>di</strong> lavoro (A5-0283/2000) della Commissione per l’occupazione e gli affari<br />

sociali del Parlamento è <strong>di</strong>sponibile sul sito ufficiale delle Comunità Europee all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo www.europa.eu.<strong>in</strong>t nelle<br />

pag<strong>in</strong>e de<strong>di</strong>cate al Parlamento Europeo ed è allegata <strong>in</strong> appen<strong>di</strong>ce al presente lavoro<br />

58<br />

Diffusione del mobb<strong>in</strong>g per<br />

settore <strong>di</strong> attività<br />

Agricoltura e pesca<br />

Elettricità gas ed acqua<br />

E<strong>di</strong>lizia e costruzioni<br />

Interme<strong>di</strong>azione f<strong>in</strong>anziaria<br />

Industriale e m<strong>in</strong>erario<br />

Immobiliare<br />

Ven<strong>di</strong>ta <strong>in</strong>grosso e m<strong>in</strong>uto<br />

Trasporti e comunicazioni<br />

Hotels e ristoranti<br />

Educazione e sanità<br />

Pubblica amm<strong>in</strong>istrazione e<br />

<strong>di</strong>fesa<br />

Me<strong>di</strong>a UE


efficaci e sollecita, pertanto, <strong>in</strong> tale <strong>di</strong>rezione le istituzioni competenti <strong>in</strong> materia (Eurostat e la<br />

Fondazione <strong>di</strong> Dubl<strong>in</strong>o) ad attivarsi.<br />

Da un punto <strong>di</strong> vista più strettamente giuri<strong>di</strong>co, la relazione evidenzia la necessità <strong>di</strong> chiarire se<br />

la vigente <strong>di</strong>rettiva quadro per la salute e la sicurezza sul lavoro, la n. 89/391/CEE, possa essere<br />

<strong>in</strong>terpretata estensivamente <strong>in</strong> modo da ricomprendere nel suo ambito applicativo anche i casi <strong>di</strong><br />

mobb<strong>in</strong>g. Secondo la Commissione occorre, cioè, stabilire se l’attuale formulazione dell’art. 1,<br />

che prevede che lo scopo della <strong>di</strong>rettiva è quello <strong>di</strong> adottare provve<strong>di</strong>menti che promuovano<br />

migliori con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong> salute per i lavoratori nell’ambiente <strong>di</strong> lavoro, comprenda<br />

anche le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro psichiche, sociali o psicosociali che non sono ivi espressamente<br />

menzionate. Stesso <strong>di</strong>scorso vale per l’art. 6 della sopracitata <strong>di</strong>rettiva: anche qui sarà necessario<br />

chiarire se la responsabilità del datore <strong>di</strong> lavoro nella valutazione dei rischi lavorativi e<br />

nell’adozione dei provve<strong>di</strong>menti necessari per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori si<br />

estenda anche ai rischi del mobb<strong>in</strong>g.<br />

La relazione è stata esam<strong>in</strong>ata ed approvata dal Parlamento Europeo nella seduta del 20<br />

settembre 2001 ed allegata alla risoluzione sul mobb<strong>in</strong>g sul posto <strong>di</strong> lavoro 82 . Da parte sua il<br />

Parlamento esorta stati membri, parti sociali e istituzioni comunitarie a farsi carico delle<br />

problematiche relative al mobb<strong>in</strong>g ed <strong>in</strong>vita, <strong>in</strong> particolare, la Commissione a presentare, entro il<br />

marzo 2002, un libro verde recante un’analisi dettagliata sulla situazione del mobb<strong>in</strong>g negli<br />

ambienti lavorativi con rifermento ad ogni stato membro e, sulla base <strong>di</strong> detta analisi, a<br />

presentare successivamente, entro l’ottobre 2002, un programma d’azione concernente le misure<br />

comunitarie contro il mobb<strong>in</strong>g.<br />

Si segnala, <strong>in</strong>oltre, che il Parlamento <strong>europeo</strong> ha già provveduto all’istituzione, nell’ambito della<br />

propria organizzazione <strong>in</strong>terna, <strong>di</strong> un apposito Comitato Consultativo sulle Molestie Morali che,<br />

<strong>in</strong> base all’art. 3 del suo regolamento “ha come compito pr<strong>in</strong>cipale la prevenzione da ogni<br />

azione verbale, fisica e professionale costituente molestia morale contro il personale, funzionari<br />

ed agenti, del Parlamento <strong>europeo</strong>. Il comitato sulla base delle denunce, delle segnalazioni<br />

ricevute o <strong>di</strong> propria <strong>in</strong>iziativa, <strong>di</strong>spone l’au<strong>di</strong>zione dei denuncianti e <strong>di</strong> ogni altra persona<br />

reputata utile ai f<strong>in</strong>i dell’istruzione della pratica” 83 .<br />

La Commissione europea ha già avuto modo <strong>di</strong> occuparsi delle problematiche del mobb<strong>in</strong>g<br />

quando ha messo mano alla riorganizzazione <strong>in</strong>terna dei propri sistemi <strong>di</strong> lavoro ed <strong>in</strong> particolar<br />

modo <strong>in</strong> sede <strong>di</strong> elaborazione del “Libro bianco per la riforma della Commissione” con il quale<br />

82 La risoluzione n. 2001/2339(INI) è <strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e sul sito ufficiale delle Comunità Europee all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>cato nella nota precedente ed è allegata <strong>in</strong> calce del presente lavoro.<br />

83 Informazione tratta dalla tesi <strong>di</strong> Sophie VAHIS. “Le harcèlement moral, effet de dysfonctionnements de type<br />

organisationnel? Le cas de la Commission européenne”, specializzanda al Collegio d’Europa <strong>di</strong> Bruges.<br />

59


la Commissione si propone appunto <strong>di</strong> <strong>in</strong>augurare una nuova politica <strong>di</strong> gestione del personale<br />

volto a migliorare complessivamente le relazioni <strong>in</strong>terpersonali tra lavoratori ed il clima<br />

lavorativo negli ambienti <strong>di</strong> lavoro comunitari 84 .<br />

3. La tutela giuri<strong>di</strong>ca contro il mobb<strong>in</strong>g al <strong>di</strong> fuori dell’Europa.<br />

3.1 - Stati Uniti<br />

Il quadro giuri<strong>di</strong>co che si riscontra negli Stati Uniti non è molto <strong>di</strong>verso da quello già descritto a<br />

proposito del Regno Unito. Anche qui il riferimento va al bully<strong>in</strong>g più che al mobb<strong>in</strong>g che viene<br />

appunto considerato come una particolare specie <strong>di</strong> “bully<strong>in</strong>g at work”. In uno dei primi stu<strong>di</strong><br />

completi condotti negli Stati Uniti al riguardo, il mobb<strong>in</strong>g viene paragonato ad una forma<br />

particolare <strong>di</strong> “bully<strong>in</strong>g” che si sviluppa nei luoghi <strong>di</strong> lavoro attraverso comportamenti posti <strong>in</strong><br />

essere dai lavoratori, subor<strong>di</strong>nati o non, <strong>in</strong> collaborazione tra loro, e consistente nel costr<strong>in</strong>gere<br />

qualcuno ad abbandonare il posto <strong>di</strong> lavoro attraverso atti <strong>di</strong> <strong>in</strong>timidazione, <strong>di</strong> umiliazione, o che<br />

mir<strong>in</strong>o a scre<strong>di</strong>tarlo o ad isolarlo dal resto dell’ambiente lavorativo 85 .<br />

Al momento, nonostante il fiorire <strong>di</strong> sempre nuovi stu<strong>di</strong> giuri<strong>di</strong>ci ed economici al riguardo e<br />

l’attivismo <strong>di</strong> numerose associazioni impegnate nell’assistenza alle vittime e nella prevenzione,<br />

il “mobb<strong>in</strong>g-bully<strong>in</strong>g at workplace” non ha ancora trovato alcun riconoscimento legislativo<br />

specifico <strong>in</strong> nessuno dei c<strong>in</strong>quanta stati americani. Una certa tutela contro questo fenomeno<br />

viene non <strong>di</strong> meno garantito dalle corti statunitensi attraverso l’impiego <strong>di</strong> strumenti legislativi<br />

alternativi come, ad esempio, le leggi a tutela dei <strong>di</strong>ritti civili dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduo. Particolarmente<br />

utile al riguardo si è <strong>di</strong>mostrato il Titolo VII del “Civil Righits Act of 1964” <strong>in</strong> base al quale “è<br />

illegittima ogni pratica lavorativa posta <strong>in</strong> essere dal datore <strong>di</strong> lavoro per licenziare o<br />

sottoporre il lavoratore a trattamenti <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atori <strong>in</strong> relazione a retribuzione, con<strong>di</strong>zioni,<br />

term<strong>in</strong>i o trattamenti privilegiati (benefits) a causa della sua razza, colore della pelle, religione,<br />

sesso o nazionalità”. In mancanza <strong>di</strong> una normativa specifica sul mobb<strong>in</strong>g si cerca, cioè, <strong>di</strong><br />

sanzionare le condotte vessatorie <strong>in</strong> considerazione della motivazione razziale, sessuale ecc…<br />

che sta alla loro base. In sostanza se un soggetto ritiene, ad esempio, <strong>di</strong> essere stato sottoposto a<br />

pratiche <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g a causa della propria età egli può rivolgersi al giu<strong>di</strong>ce ai sensi del Titolo VII<br />

del “Civil Right Act” per <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione <strong>in</strong> base all’età.<br />

84 La Riforma della Commissione – Libro Bianco è <strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e sul sito ufficiale delle Comunità Europee già<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>cato nelle note precedenti nelle pag<strong>in</strong>e della Commissione. Si veda <strong>in</strong> particolare la seconda parte del libro<br />

bianco.<br />

85 In tal senso si veda la def<strong>in</strong>izione elaborata da DAVENPORT Noa and DISTLER SCHWARTZ Ruth and<br />

PURSELL ELLIOTT Gail, Mobb<strong>in</strong>g: emotional abuse <strong>in</strong> the american workplace, 1999, Civil Society Publish<strong>in</strong>g,<br />

Ames, Iowa come riportata da BONA, MONATERI, OLIVA, op. cit. pag. 288.<br />

60


E’ importante, <strong>in</strong>oltre, aggiungere che ormai da qualche anno la Suprema Corte degli Stati Uniti<br />

ha com<strong>in</strong>ciato a ricomprendere nella tutela <strong>di</strong> cui al Titolo VII del “Civil Right Act” anche il c.d.<br />

“hostile environment”, ossia i casi <strong>in</strong> cui il lavoratore sia costretto a prestare la propria attività<br />

lavorativa <strong>in</strong> un ambiente ostile a causa delle cont<strong>in</strong>ue <strong>in</strong>timidazioni, offese, scherni ed <strong>in</strong>sulti<br />

che permeano l’ambiente lavorativo e che comportano l’alterazione delle stesse con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

lavoro. Questo tipo <strong>di</strong> <strong>in</strong>terpretazione costituisce del resto la base giuri<strong>di</strong>ca da sempre utilizzata<br />

dalle corti americane per la tutela contro le molestie sessuali e potrà ora essere esteso con<br />

altrettanto successo anche al mobb<strong>in</strong>g 86 . Ai f<strong>in</strong>i della qualificazione <strong>di</strong> un ambiente come ostile,<br />

la Suprema Corte richiede i seguenti requisiti: ripetitività e gravità della condotta, carattere<br />

m<strong>in</strong>accioso <strong>in</strong> senso fisico o umiliante della condotta (la quale può essere costituita anche<br />

soltanto con espressioni offensive); irragionevole <strong>in</strong>terferenza della condotta con la<br />

“performance” lavorativa.<br />

Altre leggi poste a tutela dei <strong>di</strong>ritti civili dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduo che possono essere utilizzate per fondare<br />

un’azione contro il mobb<strong>in</strong>g sono “The Age Discrim<strong>in</strong>ation <strong>in</strong> Employment Act” del 1967; “The<br />

Vocational Rehabilitation Act” del 1973 e i più recenti “The Americans with Disabilities Act” 87<br />

del 1990 e “The Civil Rights Act” del 1991.<br />

Una forma <strong>di</strong> tutela più specifica contro il mobb<strong>in</strong>g è stata, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, r<strong>in</strong>venuta nelle recenti norme<br />

che alcuni Stati Americani (Arizona, California, Iowa, Wyom<strong>in</strong>g) hanno <strong>in</strong>trodotto nei loro<br />

or<strong>di</strong>namenti volte a riconoscere espressamente ai lavoratori il <strong>di</strong>ritto ad ottenere il risarcimento<br />

per i danni mentali (mental- mental <strong>in</strong>jury) patiti <strong>in</strong> conseguenza dello stress lavorativo o<br />

dell’esposizione ad altri stimoli mentali nei luoghi <strong>di</strong> lavoro. In questi casi il risarcimento del<br />

danno spetta <strong>in</strong><strong>di</strong>pendentemente dal fatto che il soggetto abbia anche riportato danni fisici. Uno<br />

dei primi casi <strong>in</strong> cui questo si è verificato è quello, famoso <strong>in</strong> America, <strong>di</strong> Francis C. Dunlavey,<br />

nel quale per la prima volta un giu<strong>di</strong>ce americano ha condannato il datore <strong>di</strong> lavoro al<br />

risarcimento del “mental-mental <strong>in</strong>jury” del lavoratore sulla base del fatto che tutti i me<strong>di</strong>ci che<br />

avevano visitato la vittima avevano riconosciuto che la sua depressione era da imputarsi<br />

esclusivamente all’ambiente lavorativo.<br />

86 In questo senso si vedano le recenti sentenze della Suprema Corte Americana del 1998 “Burl<strong>in</strong>gton Industries v<br />

Ellerth” e “Faragher v. City of Boca Raton”, tutte e due afferenti a casi <strong>di</strong> molestie sessuali sul lavoro, nelle quali si<br />

assiste, tra l’altro, ad un allargamento della responsabilità del datore <strong>di</strong> lavoro nella formazione del c.d. “hostile<br />

environment” ai cai <strong>in</strong> cui abbia mancato <strong>di</strong> adottare le necessarie misure <strong>di</strong> prevenzione e controllo. Le due<br />

sentenze sono riportate per esteso <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua orig<strong>in</strong>ale da BONA, MONATERI, OLIVA, op. cit, pag. 293 e seguenti;<br />

87 Specificatamente volto alla protezione dell’età, maternità e han<strong>di</strong>cap.<br />

61


3.2 Australia 88<br />

In Australia la legge prevede che il datore <strong>di</strong> lavoro debba garantire un ambiente sano e sicuro e<br />

che sia responsabile <strong>di</strong> proteggere i lavoratori dal bullyng nell'ambiente <strong>di</strong> lavoro. I datori <strong>di</strong><br />

lavoro che non prendono le adeguate precauzioni al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> proteggere i lavoratori sul luogo <strong>di</strong><br />

lavoro, rispondono <strong>di</strong> ogni danno psicologico e fisico subito dalla vittima. Nelle ipotesi <strong>di</strong><br />

bulllyng che comporti una molestia fisica o una m<strong>in</strong>accia <strong>di</strong> violenza, la sezione 346 del co<strong>di</strong>ce<br />

penale recita: "Ogni persona che assalga un'altra persona con l'<strong>in</strong>tento <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> lavorare<br />

o esercitare i suoi affari o <strong>di</strong> effettuare attività commerciale, è colpevole dell'offesa arrecata ed<br />

è punibile con l'arresto ai lavori forzati per tre mesi".<br />

Nell'ipotesi <strong>in</strong> cui il bullyng comporti atti <strong>di</strong> <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione o <strong>di</strong> molestia sessuale, il datore <strong>di</strong><br />

lavoro è ritenuto responsabile sulla base delle <strong>di</strong>sposizioni dell'"Anti<strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>ation Act" del<br />

1991. In base, <strong>in</strong>vece, al "Workplace Health and Safety Act" del 1995 è riconosciuto l'obbligo dei<br />

datori <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori (sezione 28). La sicurezza e la<br />

salute possono essere assicurate identificando gli eventuali rischi, def<strong>in</strong>endo le misure per<br />

prevenire e ridurre al m<strong>in</strong>imo i rischi, implementando le misure <strong>di</strong> controllo e monitorandone<br />

l'efficacia. In caso <strong>di</strong> molestie sull'ambiente <strong>di</strong> lavoro, il lavoratore può avvalersi ancora del<br />

"WorkCover Queensland Act" del 1996, nell'ipotesi <strong>di</strong> danno o malattia conseguente alla<br />

molestia, e del "Workplace Relations Act" del 1997, nell'ipotesi <strong>di</strong> <strong>di</strong>missioni <strong>in</strong>dotte dal bullyng<br />

sul luogo <strong>di</strong> lavoro.<br />

4. Alcune considerazioni f<strong>in</strong>ali.<br />

Dalla panoramica appena conclusa emerge come la questione delle molestie sul luogo <strong>di</strong> lavoro<br />

sia stata <strong>di</strong>fferentemente affrontata nei vari stati europei ed extraeuropei: con una<br />

regolamentazione a livello aziendale oppure con la ricostruzione del mobb<strong>in</strong>g e delle molestie<br />

sessuali <strong>in</strong> un'unica categoria giuri<strong>di</strong>ca all’<strong>in</strong>terno <strong>di</strong> un testo <strong>di</strong> legge. La maggiore sis<strong>tema</strong>ticità<br />

degli <strong>in</strong>terventi sulle molestie sessuali rispetto al mobb<strong>in</strong>g è riconducibile a un più imme<strong>di</strong>ato<br />

impatto sociale ed emotivo che scaturisce dalla <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione <strong>in</strong> ragione del sesso e anche al<br />

fatto che ancora non si è formata una base culturale adeguata <strong>in</strong> questa materia tra i pr<strong>in</strong>cipali<br />

attori del rapporto <strong>di</strong> lavoro. Ancora oggi alla domanda “che cos’è il mobb<strong>in</strong>g?” spesso il<br />

lavoratore non sa bene cosa rispondere. A tal proposito si evidenzia che là dove è stato fatto uno<br />

sforzo effettivo per cercare <strong>di</strong> <strong>in</strong>formare e socializzare il problema tra lavoratori e i vertici<br />

aziendali, come <strong>in</strong> Germania, attraverso perio<strong>di</strong>ci <strong>in</strong>contri e <strong>di</strong>battiti <strong>in</strong> azienda <strong>in</strong> cui <strong>di</strong>scutere<br />

88<br />

Informazioni sulla tutela del mobb<strong>in</strong>g <strong>in</strong> Australia sono contenute nel libro <strong>di</strong> BONA, MONATERI, OLIVA, op.<br />

cit.; pag. 303 e seguenti.<br />

62


liberamente degli eventuali problemi riscontrati, si è venuta a formare una cultura aziendale<br />

consapevole circa le caratteristiche del fenomeno e le modalità con cui combatterlo.<br />

Le cose stanno, peraltro, lentamente cambiando se, come evidenziato, gran parte dei paesi presi<br />

<strong>in</strong> esame stanno approntando provve<strong>di</strong>menti legislativi e non per regolare specificatamente la<br />

materia. Sta maturando evidentemente una maggiore consapevolezza da parte <strong>di</strong> tutti circa le<br />

caratteristiche del fenomeno mobb<strong>in</strong>g e la gravità delle sue conseguenze sia sul piano umano per<br />

la vittima, sia sul piano economico–organizzativo per l’azienda.<br />

E’, pealtro, auspicabile al più presto un’<strong>in</strong>tervento normativo <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo da parte della<br />

Comunità Europea <strong>in</strong> modo da realizzare una base giuri<strong>di</strong>ca comune sul mobb<strong>in</strong>g dalla quale i<br />

s<strong>in</strong>goli stati membri possano partire per regolare nel dettaglio la materia con riguardo alle<br />

specificità nazionali <strong>di</strong> organizzazione del lavoro.<br />

63


BIBLIOGRAFIA CAPITOLO III<br />

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relazione al sem<strong>in</strong>ario “Le molestie morali (mobb<strong>in</strong>g): uno dei rischi derivanti da una<br />

alterata <strong>in</strong>terazione psicosociale nell’ambiente <strong>di</strong> lavoro”, Roma, 4 giugno 1999;<br />

- CAPPELLO Maja, L’ambiente psicosociale: il c.d. mobb<strong>in</strong>g e le molestie sessuali, estratto<br />

dalla tesi <strong>di</strong> dottorato “L’ambiente <strong>di</strong> lavoro tra mercato <strong>in</strong>terno e politica sociale:<br />

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- LEYMANN He<strong>in</strong>z, The Content and Development of Mobb<strong>in</strong>g at Work, <strong>in</strong> European Journal<br />

of Work and Organizational Psychology, 1996, n. 5;<br />

- LEYMANN He<strong>in</strong>z, Mobb<strong>in</strong>g at work and the development of post-traumatic stress <strong>di</strong>sorders<br />

<strong>in</strong> European Journal of Work and Organizational Psychology, 1996, n. 5;<br />

- LICARI Sandy, De la nécessité d’une législation specifique au harcèlement moral au travail,<br />

<strong>in</strong> Droit social, 2000, n. 5, pag. 492;<br />

- MATTHEUS PETER, Stress at work - The legal implicatios, <strong>in</strong> www.workplacebully<strong>in</strong>g.co.uk;<br />

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probleme mon<strong>di</strong>al. Les chauffeurs de taxi, les employés des services de santé et les<br />

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64


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<strong>di</strong>sponibile <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua francese ed <strong>in</strong>glese sul sito del s<strong>in</strong>dacato www.ssp-wolpod.ch;<br />

- VELAZQUEZ Manuel, La respuesta juri<strong>di</strong>co legal ante el acoso moral en el trabajo o<br />

mobb<strong>in</strong>g, <strong>in</strong> www.mobb<strong>in</strong>g.nu/legislation.htm;<br />

- VON HEUSSEN Evonne, The law and “social problems”: the case of Brita<strong>in</strong>’s Protection<br />

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- WAHIS Sophie, “Le harcèlement moral, effet de dysfonctionnements de type<br />

organisationnel? Le cas de la Commission européenne”, tesi <strong>di</strong> specializzazione al Collegio<br />

d’Europa <strong>di</strong> Bruges.<br />

Leggi, progetti <strong>di</strong> legge e documentazione varia <strong>di</strong> carattere normativo:<br />

- Belgio: “Proposition de loi relative au hacèlement moral par la dégradation déliberée des<br />

con<strong>di</strong>tion de travail” presentata al Senato <strong>in</strong> data 20 aprile 2000 a cura <strong>di</strong> M. Philippe Mhoux<br />

e M.me Myriam Vanlerberghe, <strong>di</strong>sponibile <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua orig<strong>in</strong>ale sul sito del parlamento belga;<br />

- Francia: legge n. 2002 – 73 del 17 gennaio 2002, legge sulla modernizzazione sociale, il cui<br />

capitolo IV è <strong>in</strong>titolato, “Lutte contre le harcèlement moral au travail”, <strong>di</strong>sponibile <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua<br />

orig<strong>in</strong>ale sul sito dell’Assemblea Nazionale francese www.senat.fr;<br />

- Regno Unito: “The <strong>di</strong>gnity at work Act” è stata pre<strong>di</strong>sposta dal MSF Union e presentata da<br />

Lord Monkswell alla House of Lords nel <strong>di</strong>cembre 1997. Il testo è <strong>di</strong>sponibile <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua<br />

orig<strong>in</strong>ale sul sito www.successunlimited.co.uk;<br />

- Regno Unito: “Protection from harrassmente Act” del 1997. Il testo è <strong>di</strong>sponibile <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua<br />

orig<strong>in</strong>ale sul sito www.successunlimited.co.uk;<br />

- Spagna: proposicion de ley num. 122/000157 <strong>in</strong>titolata “derecho a no sufrir acoso moral en<br />

el trabajo” del 23 novembre 2001 <strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e sul sito del parlamento spagnolo<br />

all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo www.congreso.es;<br />

- Spagna: proposicion de ley num. 122/000158 <strong>in</strong>titolata “Organica por la que se <strong>in</strong>cluye un<br />

articulo 314 bis en el Co<strong>di</strong>go Penal tipiticando el acoso moral en el trabajo”, del 23<br />

novembre 2001 <strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e sul sito del parlamento spagnolo all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo<br />

www.congreso.es;<br />

- Svezia: “Disposizioni relative alle misure da adottare contro forme <strong>di</strong> persecuzione<br />

psicologica negli ambienti <strong>di</strong> lavoro” emanate dall’Ente nazionale per la Salute e la<br />

Sicurezza svedese <strong>in</strong> conformità alla Sezione 18 dell’Or<strong>di</strong>nanza sull’ambiente <strong>di</strong> lavoro<br />

(1977) – traduzione italiana a cura <strong>di</strong> Roberta Clerici del giugno 1999 <strong>in</strong><br />

www.cgil.it/saluteesicurezza/il_mobb<strong>in</strong>g.htm;<br />

65


- Svizzera: proposta <strong>di</strong> legge <strong>in</strong>titolata “Loi contre le mobb<strong>in</strong>g” depositata da Zisya<strong>di</strong>s Josep<br />

<strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e sul sito multil<strong>in</strong>gue del parlamento elvetico all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo<br />

www.parlament.ch. Sullo stesso sito sono visionabili anche tutte le <strong>in</strong>iziative parlamentari <strong>di</strong><br />

carattere non legislativo (mozioni, <strong>in</strong>terrogazioni, <strong>in</strong>terpellanze);<br />

- Terzo rapporto <strong>europeo</strong> sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro dei lavoratori europei nell’Unione Europea<br />

elaborato dalla Fondazione Europea per il miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro<br />

<strong>di</strong> Dubl<strong>in</strong>o <strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e sul sito ufficiale della Fondazione www.eurofound.ie;<br />

- Relazione sul mobb<strong>in</strong>g sul posto <strong>di</strong> lavoro, Commissione per l’occupazione e gli affari<br />

sociali del Parlamento Europeo, documento n. A5-0283/2000, <strong>di</strong>sponibile sul sito ufficiale<br />

delle Comunità Europee all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo www.europa.eu.<strong>in</strong>t nelle pag<strong>in</strong>e de<strong>di</strong>cate al Parlamento<br />

Europeo;<br />

- Risoluzione sul mobb<strong>in</strong>g sul posto <strong>di</strong> lavoro, Parlamento Europeo, documento n.<br />

2001/2339(INI), <strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e sul sito ufficiale delle Comunità Europee all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo<br />

www.europa.eu.<strong>in</strong>t nelle pag<strong>in</strong>e de<strong>di</strong>cate al Parlamento Europeo.<br />

Tutta la documentazione normativa sopracitata è <strong>di</strong>sponibile <strong>in</strong> allegato al term<strong>in</strong>e del presente<br />

lavoro.<br />

66


CAPITOLO IV – Conclusioni derivanti dal confronto tra l’evoluzione<br />

degli orientamenti giurisprudenziali e le <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> <strong>in</strong>novazione<br />

legislativa<br />

1. Analisi della recente giurisprudenza <strong>in</strong> <strong>tema</strong> <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g.<br />

Nel precedente capitolo II, si è trattato <strong>di</strong>ffusamente delle attuali forme <strong>di</strong> tutela giuri<strong>di</strong>ca fornite<br />

dal nostro or<strong>di</strong>namento al lavoratore sottoposto a comportamenti vessatori e persecutori messi <strong>in</strong><br />

atto dal datore <strong>di</strong> lavoro o da colleghi nei luoghi <strong>di</strong> lavoro. In tale occasione si è <strong>in</strong> particolare<br />

evidenziato come, <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> una normativa specifica <strong>in</strong> materia, le varie condotte che la<br />

psicologia e la sociologia del lavoro riconducono alla generale categoria del mobb<strong>in</strong>g, sono state<br />

considerate spesso dalla giurisprudenza meritorie <strong>di</strong> tutela giuri<strong>di</strong>ca attraverso l’impiego <strong>di</strong><br />

norme giuri<strong>di</strong>che vigenti come gli artt. 2043, 2087 e 2103 c.c. sul piano civilistico o gli artt. 59,<br />

594, 595, 610 c.p. sul piano penalistico, ma senza procedere alla elaborazione <strong>di</strong> un’autonoma<br />

figura giuri<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g. E’ <strong>in</strong> sostanza mancato, almeno f<strong>in</strong>o a tempi recenti, un approccio<br />

unitario al fenomeno mobb<strong>in</strong>g mentre si è preferito <strong>in</strong>tervenire sanzionando questo o quel<br />

comportamento vessatorio senza pensare ad elaborare strumenti generali <strong>di</strong> tutela. In dottr<strong>in</strong>a 89<br />

non si è mancato <strong>di</strong> osservare come tale impostazione del problema abbia spesso impe<strong>di</strong>to ai<br />

giuri<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> prendere coscienza della gravità delle persecuzioni subite dai mobbizzati e ciò con<br />

conseguenze negative soprattutto con riguardo alla def<strong>in</strong>izione del quantum dei danni risarcibili<br />

e dell’an debeatur.<br />

Questa situazione si è sostanzialmente mantenuta f<strong>in</strong>o alle recenti sentenze del Tribunale <strong>di</strong><br />

Tor<strong>in</strong>o del 16 novembre 1999 e del 30 <strong>di</strong>cembre 1999 90 che, per la prima volta, per quanto<br />

consta, hanno recepito <strong>in</strong> ambito giuri<strong>di</strong>co la categoria psico-sociale del mobb<strong>in</strong>g segnando,<br />

pertanto, un significativo punto <strong>di</strong> svolta rispetto all’approccio tra<strong>di</strong>zionalmente seguito f<strong>in</strong>o ad<br />

allora dalle corti italiane. Per la prima volta un giu<strong>di</strong>ce italiano ha, dunque, fornito tutela<br />

89 Si veda <strong>in</strong> particolare Marco BONA e Umberto OLIVA, Nuovi orizzonti nella tutela della personalità dei<br />

lavoratori: prime sentenze sul mobb<strong>in</strong>g e considerazioni alla luce della riforma INAIL, Danno e responsabilità,<br />

2000, 4, pag. 411;<br />

90 Per un commento alle sentenze si veda Roberta NUNIN, ”Mobb<strong>in</strong>g”: onere della prova e risarcimento del<br />

danno, Il lavoro nella giurisprudenza, 2000, n. 9, pag. 830; Marco BONA e Umberto OLIVA, op. cit., pag. 409;<br />

Antonio CACCAMO e Mar<strong>in</strong>a MOBIGLIA, Mobb<strong>in</strong>g: tutela attuale e recenti prospettive, D&PL, 2000, 18, <strong>in</strong>serto;<br />

Bruno SECHI, I danni derivanti dal mobb<strong>in</strong>g, www.<strong>di</strong>ritto.it/articoli/lavoro/lavoro; Riccardo ATANASIO, Il<br />

mobb<strong>in</strong>g nella giurisprudenza, www.guidaallavoro.it/lavoro/redazione/mobb<strong>in</strong>g/Atabasui_Relazione.htm; Roberto<br />

SANTORO, Mobb<strong>in</strong>g: la prima sentenza che esam<strong>in</strong>a tale fenomeno, Il lavoro nella giurisprudenza, 2000, n. 4, pag.<br />

361;<br />

67


giuri<strong>di</strong>ca alle condotte vessatorie patite dai lavoratori configurandole espressamente come<br />

mobb<strong>in</strong>g.<br />

1.1 - Le sentenze tor<strong>in</strong>esi<br />

La prima sentenza riguarda il caso <strong>di</strong> una lavoratrice, <strong>di</strong>pendente con contratto a term<strong>in</strong>e, che per<br />

mesi era stata costretta a lavorare ad una macch<strong>in</strong>a collocata <strong>in</strong> un luogo angusto ed isolato <strong>in</strong><br />

modo da impe<strong>di</strong>rle qualsiasi contatto con i colleghi <strong>di</strong> lavoro ed era stata, <strong>in</strong>oltre, oggetto <strong>di</strong><br />

cont<strong>in</strong>ui maltrattamenti e molestie, anche sessuali, da parte del superiore gerarchico. In<br />

conseguenza <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>fficili con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro la signora aveva riportato gravi conseguenze sul<br />

piano psicologico ed emotivo consistenti nell’<strong>in</strong>sorgenza <strong>di</strong> una s<strong>in</strong>drome ansioso depressiva<br />

reattiva con frequenti crisi <strong>di</strong> pianto, vertig<strong>in</strong>i, senso <strong>di</strong> soffocamento, tendenza all’isolamento.<br />

S<strong>in</strong>drome protrattasi per parecchi mesi e risoltasi soltanto alcuni mesi dopo la cessazione del<br />

rapporto <strong>di</strong> lavoro dopo un primo miglioramento registrato <strong>in</strong> concomitanza con l’<strong>in</strong>terruzione<br />

dell’attività lavorativa.<br />

La seconda sentenza è relativa, <strong>in</strong>vece, ad un caso caso particolare <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g che si potrebbe<br />

def<strong>in</strong>ire “trasversale” <strong>in</strong> quanto riguarda una <strong>di</strong>pendente che è stata fatta oggetto <strong>di</strong> cont<strong>in</strong>ue<br />

vessazioni da parte del datore <strong>di</strong> lavoro come ritorsione dello “sgarro” subito dall’azienda per<br />

aver il <strong>di</strong> lei convivente, il quale precedentemente lavorava per la medesima azienda, deciso <strong>di</strong><br />

passare al servizio <strong>di</strong> un’impresa concorrente. Nel caso specifico la lavoratrice era stata prima<br />

sollecitata a presentare le proprie <strong>di</strong>missioni e successivamente, a causa del suo <strong>di</strong>niego,<br />

assegnata ad altre mansioni comportanti una sua dequalificazione professionale (nel nuovo<br />

impiego non poteva più far uso delle l<strong>in</strong>gue straniere conosciute ed <strong>in</strong>trattenere relazioni con <strong>in</strong><br />

clienti stranieri). Al contempo l’azienda aveva proceduto all’assunzione <strong>di</strong> una nuova impiegata<br />

la quale era stata a<strong>di</strong>bita al lavoro precedentemente svolto dalla ricorrente. Anche <strong>in</strong> questo caso<br />

la lavoratrice mobbizzata aveva sviluppato, <strong>in</strong> concomitanza alle condotte vessatorie subite, una<br />

s<strong>in</strong>drome ansioso-depressiva con crisi <strong>di</strong> pianto, ansia, <strong>in</strong>sonnia ed <strong>in</strong>appetenza con durata<br />

transitoria.<br />

Le due sentenze sopra citate, pur riguardando tipologie <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong> comportamenti mobbizzanti,<br />

seguono sostanzialmente il medesimo impianto decisionale 91 : 1) <strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione del concetto<br />

giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g attraverso il meccanismo del fatto notorio ex art, 115 c.p.c., 2^ comma; 2)<br />

accertamento delle condotte datoriali vessatorie e loro qualificazione quale espressione del<br />

fenomeno mobb<strong>in</strong>g; 3) affermazione della responsabilità del datore <strong>di</strong> lavoro ex artt. 32 Cost,<br />

91 Entrambe le sentenze sono a firma del giu<strong>di</strong>ce Ciocchetti.<br />

68


2087 c.c. e, con riguardo al solo secondo caso, anche ex art. 2103 c.c.; 4) condanna del datore <strong>di</strong><br />

lavoro al risarcimento del danno, liquidato <strong>in</strong> via equitativa.<br />

In ambedue le sentenze l’estensore si preoccupa <strong>in</strong>nanzi tutto <strong>di</strong> fornire una def<strong>in</strong>izione giuri<strong>di</strong>ca<br />

del concetto <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g mutuandola sostanzialmente da quella formulata dai soggetti che a vario<br />

titolo si sono f<strong>in</strong>ora occupati del fenomeno e cioè psicologi, psichiatri, me<strong>di</strong>ci del lavoro,<br />

sociologi e più <strong>in</strong> generale dagli stu<strong>di</strong>osi del sis<strong>tema</strong> gerarchico delle aziende. Qu<strong>in</strong><strong>di</strong> procede<br />

alla sua <strong>in</strong>troduzione nel giu<strong>di</strong>zio attraverso il meccanismo del fatto notorio 92 , ai sensi dell’art.<br />

115, comma 2, del c.p.c..<br />

La def<strong>in</strong>izione <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g che viene formulata è quella <strong>di</strong> un fenomeno che si realizza <strong>in</strong> tutti<br />

quei casi <strong>in</strong> cui “il <strong>di</strong>pendente viene fatto oggetto <strong>di</strong> soprusi ripetuti da parte dei superiori e, <strong>in</strong><br />

particolare vengono poste <strong>in</strong> essere nei suoi confronti pratiche <strong>di</strong>rette ad isolarlo dall’ambiente<br />

<strong>di</strong> lavoro e, nei casi più gravi, ad espellerlo, pratiche il cui effetto è <strong>di</strong> <strong>in</strong>taccare gravemente<br />

l’equilibrio psichico del prestatore, menomandone la capacità lavorativa e la fiducia <strong>in</strong> se stesso<br />

e provocandone una catastrofe emotiva, depressione e talora pers<strong>in</strong>o suici<strong>di</strong>o” 93 . E’ evidente<br />

come l’elaborazione <strong>di</strong> questa def<strong>in</strong>izione sia stata grandemente <strong>in</strong>fluenzata dalle trattazioni<br />

dottr<strong>in</strong>arie <strong>in</strong> materia nonché dalle esperienze già maturate, anche a livello legislativo, da altri<br />

paesi europei come Svezia, Germania e Francia che si trovano, per così <strong>di</strong>re, all’avanguar<strong>di</strong>a<br />

nella tutela normativa <strong>di</strong> questi fenomeni e <strong>di</strong> cui si è parlato <strong>di</strong>ffusamente nel precedente<br />

Capitolo terzo.<br />

Così def<strong>in</strong>ito il concetto <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g, il giu<strong>di</strong>ce procede all’accertamento dei caratteri<br />

identificativi del mobb<strong>in</strong>g nelle condotte vessatorie tenute dal superiore gerarchico o, nel<br />

secondo caso, <strong>di</strong>rettamente dal datore <strong>di</strong> lavoro, e afferma la sussistenza del nesso <strong>di</strong> causalità tra<br />

tali condotte e le patologie psichiche transitorie sviluppate dalla vittima, sulla base<br />

esclusivamente dell’esame testimoniale dei colleghi e/o dei me<strong>di</strong>ci che sono <strong>in</strong>tervenuti nella<br />

cura della vittima nonché della documentazione me<strong>di</strong>ca prodotta <strong>in</strong> giu<strong>di</strong>zio, rifiutando <strong>di</strong><br />

autorizzare la consulenza me<strong>di</strong>co-legale. In particolare il giu<strong>di</strong>ce attribuisce essenziale<br />

92 Per costante giurisprudenza <strong>di</strong> legittimità costituiscono fatto notorio tutte quelle conoscenze della collettività<br />

acquisite <strong>in</strong> modo tale da non richiedere <strong>di</strong>mostrazione alcuna <strong>in</strong> giu<strong>di</strong>zio. In tal senso si veda da ultimo Cassaz. 28<br />

marzo 1997, n. 2808.<br />

93 Circa la nozione <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g fornita dal giu<strong>di</strong>ce tor<strong>in</strong>ese, Riccardo ATANASIO, op. cit., afferma che si tratta <strong>di</strong><br />

una def<strong>in</strong>izione troppo generalistica e, <strong>in</strong> quanto tale, <strong>di</strong> scarsa utilità al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> creare una nuova figura giuri<strong>di</strong>ca <strong>di</strong><br />

tutela del lavoratore. In particolare, secondo l’autore, il Tribunale ha trascurato <strong>di</strong> esam<strong>in</strong>are il comportamento<br />

datoriale sotto il profilo della sua ripetitività nel tempo. Tuttavia riconosce che la sentenza presenta elementi positivi<br />

là dove afferma la civile responsabilità del datore <strong>di</strong> lavoro <strong>in</strong> relazione a semplici manifestazioni <strong>di</strong> aggressione<br />

psichica del lavoratore senza richiedere il riscontro <strong>di</strong> atti tipici quali il demansionamento, la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> chances o le<br />

molestie sessuali. A questo proposito tuttavia, l’autore solleva anche alcune perplessità sottol<strong>in</strong>eando la pericolosità<br />

<strong>di</strong> una tale deduzione che rischia <strong>di</strong> esporre il datore <strong>di</strong> lavoro a responsabilità civili onerose a fronte <strong>di</strong> un<br />

comportamento persecutorio troppo <strong>in</strong>def<strong>in</strong>ito.<br />

69


importanza al fatto che <strong>in</strong> ambedue i casi la patologia è <strong>in</strong>sorta <strong>in</strong> soggetti che non avevano mai<br />

sofferto <strong>in</strong> precedenza <strong>di</strong> simili problemi, problemi che sono comparsi <strong>in</strong> concomitanza con<br />

l’<strong>in</strong>izio delle condotte vessatorie e che si sono via via attenuati dopo la cessazione del rapporto <strong>di</strong><br />

lavoro. Ne risulta dunque un’attenuazione dell’onere probatorio a carico del lavoratore e<br />

contemporaneamente l’aggravamento della posizione datoriale maggiormente responsabilizzata<br />

nel suo compito <strong>di</strong> vigilanza e controllo dell’organizzazione lavorativa.<br />

Accertato <strong>in</strong> tal modo il nesso <strong>di</strong> causalità, il giu<strong>di</strong>ce afferma la responsabilità del datore <strong>di</strong><br />

lavoro sulla base del <strong>di</strong>sposto dell’art. 2087 c.c. che impone al datore <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> adottare tutte<br />

quelle misure che sono necessarie per garantire l’<strong>in</strong>tegrità fisio-psichica dei propri <strong>di</strong>pendenti<br />

nelle quali vanno ricomprese anche quelle necessarie ad impe<strong>di</strong>re e scoraggiare con efficacia i<br />

contegni aggressivi e vessatori messi <strong>in</strong> atto da preposti e responsabili nei confronti dei<br />

subor<strong>di</strong>nati. Il giu<strong>di</strong>ce aggiunge, <strong>in</strong>oltre, che tale responsabilità non può essere esclusa da una<br />

presunta labilità emotiva della lavoratrice <strong>in</strong> quanto sia l’art. 2087 c.c., sia l’art. 32 Cost.,<br />

tutelano <strong>in</strong><strong>di</strong>st<strong>in</strong>tamente tutti i citta<strong>di</strong>ni a presc<strong>in</strong>dere dalle loro doti <strong>di</strong> forza e capacità <strong>di</strong><br />

resistenza alle prevaricazioni.<br />

In relazione al secondo caso, la responsabilità del datore <strong>di</strong> lavoro viene affermata anche con<br />

riguardo all’art. 2103 c.c. per il demansionamento patito dalla lavoratrice. Al riguardo alcuno 94<br />

osserva che il richiamo all’art. 2103 c.c. sia effettuato ad abundantiam <strong>in</strong> quanto la<br />

responsabilità del datore <strong>di</strong> lavoro risulta già sufficientemente accertata ex artt. 32 cost. e 2087<br />

c.c. . Di parere <strong>di</strong>ametralmente opposto, <strong>in</strong>vece, chi 95 osserva che al contrario il riferimento<br />

all’art. 2087 c.c. e al mobb<strong>in</strong>g sia <strong>in</strong>utile <strong>in</strong> quanto la condotta datoriale è già adeguatamente<br />

sanzionata con l’utilizzo dell’art. 2103 che tutela il lavoratore contro tutti gli attacchi datoriali<br />

alla sua professionalità.<br />

A conclusione del proprio ragionamento il giu<strong>di</strong>ce condanna, <strong>in</strong> entrambi i casi, il datore <strong>di</strong><br />

lavoro al risarcimento del danno patito dal lavoratore <strong>in</strong> via equitativa nell’importo complessivo<br />

<strong>di</strong> Lit. 10.000.000 basandosi esclusivamente sui risultati dell’istruttoria.<br />

94 In questo senso si veda Marco BONA e Umberto OLIVA, op. cit., pag.412.<br />

95 Si veda Riccardo ATANASIO, op. cit., il quale afferma che il richiamo al mobb<strong>in</strong>g <strong>in</strong> questo caso è <strong>in</strong>utile <strong>in</strong><br />

quanto non ne ricorrono i presupposti perché da un lato manca la ripetitività del comportamento vessatorio del<br />

datore <strong>di</strong> lavoro e dall’altra sarebbe stato sufficiente ricorrere alle regole generali <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> demansionamento e<br />

conseguente risarcimento del danno.<br />

70


1.2 - Recenti orientamenti emersi nella giurisprudenza <strong>di</strong> legittimità<br />

Di particolare <strong>in</strong>teresse per l’analisi <strong>in</strong> corso appaiono <strong>in</strong>oltre le <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni <strong>in</strong>terpretative<br />

provenienti dal supremo giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> cassazione emerse <strong>in</strong> due recenti sentenze dell’8 marzo 2000,<br />

n. 143 96 e del 2 maggio 2000, n. 5491 97 98 .<br />

Nella prima sentenza, <strong>di</strong> cui si è già avuto modo <strong>di</strong> parlare <strong>in</strong> precedenza, si tratta del fenomeno<br />

mobb<strong>in</strong>g <strong>in</strong> via <strong>in</strong>cidentale con relazione ad un caso <strong>di</strong> licenziamento per giusta causa <strong>di</strong> una<br />

lavoratrice che aveva accusato il proprio superiore gerarchico <strong>di</strong> molestie sessuali. A fronte <strong>di</strong><br />

una condanna ferma e piena delle molestie sessuali perpetrate dal datore <strong>di</strong> lavoro o dai suoi<br />

stretti collaboratori nei confronti dei lavoratori soggetti al loro potere gerarchico, la sentenza è,<br />

però, importante perché chiarisce un punto essenziale: la necessità <strong>di</strong> una prova rigorosa a carico<br />

<strong>di</strong> chi lamenta fasti<strong>di</strong> o molestie (psicologiche o <strong>di</strong> altra natura) patiti <strong>in</strong> ambiente lavorativo.<br />

Questo pr<strong>in</strong>cipio, secondo la Corte, deve rimanere fermo nonostante le <strong>di</strong>fficoltà a cui può<br />

andare <strong>in</strong>contro il lavoratore nel reperimento delle fonti <strong>di</strong> prova a causa dei comportamenti<br />

omertosi da parte <strong>di</strong> colleghi <strong>di</strong> lavoro spesso presenti <strong>in</strong> questi casi. Ed <strong>in</strong> effetti, nel caso<br />

specifico, la Cassazione, rigettando il ricorso presentato dalla lavoratrice, ha affermato la<br />

legittimità del licenziamento per giusta causa <strong>in</strong>timato dal datore <strong>di</strong> lavoro alla stessa lavoratrice<br />

come sanzione per la sua colpevole partecipazione alla pubblicazione <strong>di</strong> notizie denigratorie<br />

contro l’azienda. Secondo la Corte, <strong>in</strong>fatti, la lavoratrice non era riuscita né a fornire la prova<br />

della veri<strong>di</strong>cità delle accuse profferite (presunte molestie sessuali e psicologiche messe <strong>in</strong> atto ai<br />

suoi danni da un superiore gerarchico) né a <strong>di</strong>mostrare la propria estraneità alla vicenda della<br />

pubblicazione <strong>di</strong> tali fatti sui giornali.<br />

Non manca nella sentenza anche un tentativo <strong>di</strong> def<strong>in</strong>izione del fenomeno mobb<strong>in</strong>g peraltro<br />

contenuta nell’espressione troppo generica <strong>di</strong> “varie forme <strong>di</strong> aggressione alla sfera psichica<br />

altrui”.<br />

Ad esiti sostanzialmente simili giunge anche la successiva sentenza n. 5491/2000 che affronta il<br />

caso <strong>di</strong> un lavoratore impegnato nell’attività s<strong>in</strong>dacale che lamentava <strong>di</strong> essere stato oggetto <strong>di</strong><br />

condotte persecutorie da parte del proprio datore <strong>di</strong> lavoro attraverso l’<strong>in</strong>flizione <strong>di</strong> ripetute<br />

sanzioni <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ari, poi risultate illegittime, ed altri mezzi vessatori f<strong>in</strong>alizzati ad ostacolare <strong>in</strong><br />

ogni modo il sereno svolgimento della sua attività lavorativa. A causa <strong>di</strong> tali tormenti cont<strong>in</strong>ui il<br />

lavoratore aveva subito gravi conseguenze sia sul piano psichico personale (<strong>in</strong>sorgenza <strong>di</strong><br />

96 Pubblicata <strong>in</strong> GalL del 1 febbraio 2000 n. 4 e su FI, 2000, n. 5, pag. 1554.<br />

97 Pubblicata su Il lavoro nella giurisprudenza, 2000, 9, pag. 285.<br />

98 Per un’analisi delle due sentenze si veda Sav<strong>in</strong>o FIGURATI, Note sul concetto <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g nel <strong>di</strong>ritto del lavoro,<br />

Giurisprudenza piemontese, 2000, 2, 285; Roberta NUNIN, op. cit. pag. 839; Michele MISCIONE, I fasti<strong>di</strong> morali<br />

sul lavoro e il mobb<strong>in</strong>g, <strong>in</strong> www.labourlawjournal.it;<br />

71


<strong>di</strong>sturbi nervosi accompagnati da nausea, vomito e dolori epigastrici) sia sul piano affettivo<br />

(separazione dalla moglie e <strong>di</strong>sadattamento con la seconda compagna oltre a un progressivo<br />

deterioramento delle altre relazioni parentali e amicali). In primo grado la richiesta <strong>di</strong><br />

risarcimento del danno biologico presentata dal lavoratore era stata accolta e gli era stata<br />

liquidata la somma <strong>di</strong> Lit. 90.000.000 a titolo risarcitorio. Tale sentenza era stata tuttavia<br />

riformata <strong>in</strong> appello. Interpellata <strong>in</strong> sede <strong>di</strong> legittimità dallo stesso datore <strong>di</strong> lavoro, la Cassazione<br />

ha, però, rigettato il ricorso ritenendo che questi non avesse sufficientemente provato l’esistenza<br />

del nesso <strong>di</strong> causalità tra la condotta persecutoria del datore <strong>di</strong> lavoro ed il danno alla salute<br />

lamentato. La Cassazione ha anzi rilevato come il giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> appello avesse correttamente<br />

evidenziato nelle sue valutazioni che le cause dei <strong>di</strong>sturbi psicologici del ricorrente fossero da<br />

imputarsi, più che all’ambiente <strong>di</strong> lavoro, alle sue autonome scelte <strong>di</strong> vita che creavano <strong>di</strong> per sé<br />

tensioni e conflitti che immancabilmente si ripercuotevano su tutte le sfere relazionali<br />

<strong>in</strong>trattenute dal lavoratore.<br />

Emerge qu<strong>in</strong><strong>di</strong> ancora una volta un orientamento assai rigoroso della Corte <strong>di</strong> Cassazione <strong>in</strong><br />

<strong>tema</strong> <strong>di</strong> prova dei comportamenti molesti.<br />

2. Il mobb<strong>in</strong>g nei progetti <strong>di</strong> legge.<br />

L’<strong>in</strong>tenso <strong>di</strong>battito, nazionale, <strong>europeo</strong> ed <strong>in</strong>ternazionale, registratosi <strong>in</strong> questi ultimi anni <strong>in</strong>torno<br />

alle problematiche del mobb<strong>in</strong>g, ha stimolato anche il <strong>di</strong>battito parlamentare visto e considerato<br />

che, su <strong>in</strong>iziativa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse forze politiche, sono stati presentati, nel corso della XIII a legislatura,<br />

ben sette tra progetti, proposte e <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> legge tesi alla regolamentazione <strong>di</strong> questo nuovo<br />

fenomeno sociale. Il primo <strong>di</strong> essi risale ad<strong>di</strong>rittura al luglio 1996, l’A.C. 1813, ed è stato<br />

presentato ad <strong>in</strong>iziativa dell’onorevole Cicu ed altri (esponenti <strong>di</strong> Forza Italia); via via sono<br />

seguiti il:<br />

- Progetto <strong>di</strong> legge, A.C. 6410 del 30 settembre 1999 contenente Disposizioni a tutela dei<br />

lavoratori dalla violenza e dalla persecuzione psicologica, ad <strong>in</strong>iziativa <strong>di</strong> On.le Benvenuti<br />

ed altri (DS, Ulivo);<br />

- Disegno <strong>di</strong> legge del 13 ottobre 1999, A.S. 4265, contenente <strong>di</strong>sposizioni sulla Tutela della<br />

persona che lavora da violenze morali e persecuzioni psicologiche nell’ambito dell’attività<br />

lavorativa, ad <strong>in</strong>iziativa del senatore Tapparo ed altri (DS, Ulivo);<br />

- Disegno <strong>di</strong> legge del 2 novembre 1999, A.S. 4313, contenente Disposizioni a tutela dei<br />

lavoratori e delle lavoratrici dalla violenza psicologica, ad <strong>in</strong>ziativa del senatore De Luca ;<br />

72


- Progetto <strong>di</strong> legge del 5 gennaio 2000, A.C. 6667, Disposizioni per la tutela della persona da<br />

violenze morali e persecuzioni psicologiche, ad <strong>in</strong>iziativa on.le Publio Fiori (AN);<br />

- Disegno <strong>di</strong> legge del 2 marzo 2000, A.S. 4512, Disposizioni a tutela dei lavoratori dalla<br />

violenza o dalla persecuzione psicologica, ad <strong>in</strong>iziativa del senatore Tomass<strong>in</strong>i Antonio (FI);<br />

- Progetto <strong>di</strong> legge del 26 luglio 2000, A.C. 7265, Disposizioni per la tutela dei lavoratori<br />

nell’ambito dei rapporti <strong>di</strong> lavoro, ad <strong>in</strong>iziativa on.le Luca Volonté ed altri (Misto, CDU) 99 .<br />

Tali progetti 100 presentano molti elementi <strong>in</strong> comune ed alcune significative <strong>di</strong>fferenze che si<br />

cercherà <strong>di</strong> evidenziare nel dettaglio nel prosieguo <strong>di</strong> questa analisi. Sembra, però, utile f<strong>in</strong> da<br />

subito segnalare una grossa <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> approccio riscontrata tra i vari progetti presi <strong>in</strong> esame e<br />

cioè che alcuni, come il progetto <strong>di</strong> legge A.C. 6410, e i <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> legge A.S. 4265, 4313 e il<br />

4512, prevedono una tutela <strong>di</strong> tipo tendenzialmente privatistica (annullamento o nullità degli atti<br />

vessatori, risarcimento del danno patito dalla vittima, e responsabilità <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are del mobber o<br />

<strong>di</strong> chi denuncia fatti <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g non veritieri), mentre gli altri, i progetti <strong>di</strong> legge A.C. 1813,<br />

6667 e 7265, si orientano verso una tutela <strong>di</strong> tipo penalistico del soggetto mobbizzato prevedendo<br />

l’applicazione al mobber <strong>di</strong> sanzioni penali detentive e/o pecuniarie eventualmente corredate da<br />

pene accessorie come l’<strong>in</strong>ter<strong>di</strong>zione da pubblici uffici.<br />

Di seguito si procederà ad un’analisi dettagliata dei suddetti progetti e <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> legge<br />

confrontando <strong>in</strong> particolare tra <strong>di</strong> loro i <strong>di</strong>segni e i progetti <strong>di</strong> legge che appartengono ad uno<br />

stesso gruppo <strong>di</strong> tutela (come sopra <strong>in</strong><strong>di</strong>viduato: privatistico e penalistico), ed evidenziandone le<br />

<strong>di</strong>fferenze riscontrate.<br />

Per dovere <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazione si ricorda, peraltro, che tutti i presenti progetti <strong>di</strong> legge sopra citati<br />

sono stati presentati nel corso della XIII a legislatura che si è ormai conclusa da qualche mese e<br />

pertanto, al momento, non hanno più alcun valore propositivo a meno che non vengano<br />

ripresentati. Al riguardo si ricorda che entrambe le Camere prevedono procedure accelerate per<br />

l’esame dei progetti e <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> legge che sono già stati esam<strong>in</strong>ati da una o dall’altra camera<br />

nella precedente legislatura qualora vengano riproposti entro un certo term<strong>in</strong>e dall’<strong>in</strong>izio della<br />

nuova legislatura.<br />

99 Tutta la sopra elencata normativa <strong>in</strong> preparazione è allegata all’appen<strong>di</strong>ce A al term<strong>in</strong>e del presente lavoro.<br />

100 Per un esame dei vari progetti legislativi giacenti <strong>in</strong> Parlamento si veda Fernando CARACUTA, op. cit; Roberta<br />

NUNIN, Alcune considerazioni <strong>in</strong> <strong>tema</strong> <strong>di</strong> Mobb<strong>in</strong>g, <strong>in</strong> www.labourjournal.it;; Antonio CACCAMO e Mar<strong>in</strong>a<br />

MOBIGLIA, op.cit., pag. XV; Tommaso GERMANO, La tutela psicologica del lavoratore: uno stu<strong>di</strong>o secondo i<br />

recenti <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> legge, <strong>in</strong> Il lavoro nella giurisprudenza, 2000, n. 10, pag. 905; Chiara LAZZARI, Il mobb<strong>in</strong>g fra<br />

norme vigenti e prospettive <strong>di</strong> <strong>in</strong>tervento legislativo, <strong>in</strong> Rivista Italiana del Lavoro, 1, 2001, pag. 59; Franco<br />

SCARPELLI & autori vari, op. cit., § 5; SPAGNUOLO VIGORITA, op. cit., § 3; Mario MEUCCI, Considerazioni<br />

sul “mobb<strong>in</strong>g” ed analisi del <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge n. 4265 del 13 ottobre 1999, <strong>in</strong> Lavoro e Previdenza oggi, 1999, n.<br />

11, pag. 1953-1961<br />

73


2.1 - Proposta <strong>di</strong> legge del 9 luglio 1996, A.C. 1813<br />

E’ il primo progetto <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne cronologico presentato <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g e risulta composto<br />

da un unico articolo con il quale si prevede che “chiunque cagioni un danno a terzi tramite una<br />

condotta tesa ad <strong>in</strong>staurare una forma <strong>di</strong> terrore psicologico nell’ambiente <strong>di</strong> lavoro è<br />

condannato alla reclusione da uno a tre anni e all’<strong>in</strong>ter<strong>di</strong>zione dai pubblici uffici f<strong>in</strong>o a tre<br />

anni”. Nel secondo comma, l’articolo specifica che la condotta delittuosa si realizza ogni qual<br />

volta il lavoratore viene fatto oggetto <strong>di</strong> molestie, m<strong>in</strong>acce, calunnie e ogni altro atteggiamento<br />

vessatorio che lo costr<strong>in</strong>gono all’emarg<strong>in</strong>azione, alla <strong>di</strong>seguaglianza <strong>di</strong> trattamento economico e<br />

<strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro o all’esecuzione <strong>di</strong> compiti o funzioni dequalificanti.<br />

Il progetto si presta a critica sotto due profili: 1) si limita a sanzionare penalmente il mobb<strong>in</strong>g<br />

senza prevedere alcuna tutela sul piano privatistico né l’<strong>in</strong>troduzione <strong>di</strong> alcuna misura <strong>di</strong><br />

carattere preventivo ed <strong>in</strong>formativo nei luoghi <strong>di</strong> lavoro, misure che quasi tutti gli stu<strong>di</strong> elaborati<br />

<strong>in</strong> materia, anche a livello <strong>europeo</strong>, reputano necessarie per combattere alla ra<strong>di</strong>ce la “cultura del<br />

mobb<strong>in</strong>g”; 2) è dubbia, <strong>in</strong>oltre, l’opportunità stessa <strong>di</strong> ricorrere alla creazione <strong>di</strong> nuove figure <strong>di</strong><br />

reato per comportamenti che <strong>in</strong> realtà, come è stato già più volte sottol<strong>in</strong>eato <strong>in</strong> precedenza, nulla<br />

hanno <strong>di</strong> nuovo rispetto al passato <strong>in</strong> quanto si tratta per lo più <strong>di</strong> condotte già sanzionate dalla<br />

normativa vigente che ora vengono, però, fatte confluire <strong>in</strong> una unica etichetta identificativa<br />

(mobb<strong>in</strong>g).<br />

2.2.- Disegno <strong>di</strong> legge A.S. 4265 del 2 novembre 1999<br />

Per como<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> esposizione si preferisce procedere all’esame <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge, anche<br />

se cronologicamente posteriore al progetto <strong>di</strong> legge AC 6410 <strong>di</strong> cui si tratterà nel prossimo<br />

paragrafo.<br />

Il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge AS 4265 è <strong>in</strong>titolato “Tutela della persona che lavora da violenze morali e<br />

persecuzioni psicologiche nell’ambito dell’attività lavorativa” e mira, come risulta dalla stessa<br />

relazione <strong>di</strong> accompagnamento al progetto, prima <strong>di</strong> tutto a realizzare un’azione preventiva<br />

efficace contro il mobb<strong>in</strong>g attraverso l’attivazione <strong>di</strong> canali <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazione e sensibilizzazione<br />

<strong>di</strong> tutti i soggetti <strong>in</strong>teressati: lavoratori, s<strong>in</strong>dacati, vertici aziendali. Non mancano, peraltro, anche<br />

strumenti repressivi e riparatori dei danni provocati dal fenomeno.<br />

Passando all’esame dettagliato degli articoli, <strong>in</strong>teressanti appaiono i primi due articoli del<br />

progetto. Nel primo si precisa il campo <strong>di</strong> azione del provve<strong>di</strong>mento stabilendo che la tutela<br />

accordata riguarda tutte le tipologie <strong>di</strong> lavoro, siano esse pubbliche o private, comprese anche le<br />

collaborazioni qualunque ne sia la loro natura, mansione o grado. Segue una precisa def<strong>in</strong>izione<br />

del concetto <strong>di</strong> violenze morali e persecuzioni psicologiche (qu<strong>in</strong><strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g) che abbraccia sia le<br />

74


forme <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g verticale (quelle provenienti dai vertici aziendali o comunque da superiori<br />

gerarchici) sia quelle <strong>di</strong> tipo orizzontale (quelle attivate da semplici colleghi <strong>di</strong> lavoro privi <strong>di</strong><br />

potere gerarchico nei confronti della vittima o ad<strong>di</strong>rittura da subor<strong>di</strong>nati). In particolare, ai f<strong>in</strong>i<br />

del d.d.l., costituiscono mobb<strong>in</strong>g tutte quelle azioni poste <strong>in</strong> essere nei luoghi <strong>di</strong> lavoro da<br />

superiori, pari grado, <strong>in</strong>feriori o datori <strong>di</strong> lavoro che, con carattere sis<strong>tema</strong>tico, durevole ed<br />

<strong>in</strong>tenso, mirano esplicitamente a danneggiare una lavoratrice o un lavoratore. Il d.d.l. fornisce,<br />

<strong>in</strong>oltre, un’elencazione dettagliata delle tipologie <strong>di</strong> atti vessatori e <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atori che<br />

normalmente costituiscono violenza e persecuzione psicologica. Significativa appare, <strong>in</strong>oltre, la<br />

previsione, contenuta nell’ultimo comma dell’art. 2, <strong>in</strong> base alla quale “ai f<strong>in</strong>i dell’accertamento<br />

della responsabilità soggettiva, l’istigazione è considerata equivalente alla commissione del<br />

fatto”. Il riferimento è chiaramente <strong>di</strong>retto alle pratiche vessatorie che trovano ispirazione <strong>in</strong> vere<br />

e proprie “strategie aziendali <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g” elaborate dall’impren<strong>di</strong>tore o dai suoi rappresentanti<br />

per f<strong>in</strong>alità <strong>di</strong> riorganizzazione e/o ristrutturazione dell’impresa o semplicemente per allontanare<br />

i lavoratori scomo<strong>di</strong> (il c.d boss<strong>in</strong>g dei paesi anglosassoni).<br />

L’art. 3 si occupa, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, <strong>di</strong> prevedere e regolare l’attività preventiva ed <strong>in</strong>formativa del<br />

fenomeno attraverso l’imposizione <strong>di</strong> precisi obblighi <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazione perio<strong>di</strong>ca ai lavoratori <strong>in</strong><br />

capo a datori <strong>di</strong> lavoro e s<strong>in</strong>dacati con lo scopo <strong>di</strong> favorire la conoscenza del fenomeno tra i<br />

<strong>di</strong>retti <strong>in</strong>teressati e comunque tra tutti i soggetti che a vario titolo operano nell’organizzazione<br />

del lavoro 101 . E’ così previsto il <strong>di</strong>ritto dei lavoratori a <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> due ore <strong>di</strong> assemblea, su base<br />

annuale e da svolgersi al <strong>di</strong> fuori dell’orario <strong>di</strong> lavoro, per trattare il <strong>tema</strong> delle violenze morali e<br />

delle persecuzioni psicologiche sui luoghi <strong>di</strong> lavoro nonché l’obbligo <strong>di</strong> affiggere nelle bacheche<br />

aziendali le comunicazioni del M<strong>in</strong>istero del lavoro e della previdenza sociale relative a queste<br />

questioni. Per i nuovi assunti l’<strong>in</strong>formazione dovrà essere effettuata già al momento<br />

dell’assunzione con la consegna <strong>di</strong>retta al lavoratore delle comunicazioni del M<strong>in</strong>istero <strong>in</strong><br />

materia.<br />

Oltre all’attività <strong>in</strong>formativa, il s<strong>in</strong>dacato è poi chiamato ad esercitare un ruolo importante nel<br />

momento <strong>in</strong> cui vengano denunciati fatti <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g: esso dovrà, <strong>in</strong>fatti, attivare tempestive<br />

procedure <strong>di</strong> accertamento dei fatti denunciati e formulare proposte circa le misure necessarie per<br />

il loro superamento.<br />

Il lavoratore sottoposto a violenze morali o persecuzioni psicologiche, come def<strong>in</strong>ite nel <strong>di</strong>segno<br />

<strong>di</strong> legge <strong>in</strong> esame, potrà contare fondamentalmente su due alternative <strong>di</strong> tutela:<br />

101 la norma ricalca analoghe previsoni contenute nei progetti <strong>di</strong> legge all’esame <strong>di</strong> altri legislatori europei o a quelle<br />

già <strong>in</strong>serite negli or<strong>di</strong>namenti <strong>di</strong> Svezia e Germania.<br />

75


1) attivare le procedure <strong>di</strong> conciliazione previste dai contratti collettivi <strong>di</strong> lavoro chiedendo<br />

l’applicazione <strong>di</strong> sanzioni <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ari a carico del mobber (è prevista, peraltro, la possibilità<br />

<strong>di</strong> sanzioni anche a carico del mobbizzato che denuncia fatti vessatori <strong>in</strong>esistenti);<br />

2) ricorrere giu<strong>di</strong>zialmente davanti al giu<strong>di</strong>ce del lavoro ed quivi esperire l’eventuale tentativo<br />

<strong>di</strong> conciliazione <strong>di</strong> cui all’art. 410 c.p.c. Il giu<strong>di</strong>ce, accertati i fatti, potrà condannare il<br />

responsabile del comportamento vessatorio al risarcimento del danno, liquidandolo <strong>in</strong> forma<br />

equitativa. Il d.d.l. non precisa quale tipologia <strong>di</strong> danno sia risarcibile tra quelle astrattamente<br />

ipotizzabili: danno biologico, professionale, morale o esistenziale.<br />

Per quel che riguarda gli atti vessatori posti <strong>in</strong> essere dal mobber, il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge <strong>di</strong>st<strong>in</strong>gue tra<br />

atti derivanti dalle violenze psicologiche (variazioni nelle qualifiche, nelle mansioni, negli<br />

<strong>in</strong>carichi, nei trasferimenti o le <strong>di</strong>missioni) che sono impugnabili ex art. 2113 c.c. entro sei mesi<br />

dalla cessazione del rapporto <strong>di</strong> lavoro (art. 6), e atti <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atori e <strong>di</strong> ritorsione che sono,<br />

<strong>in</strong>vece, nulli <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto (art. 8). A quest’ultima categoria vengono equiparati tutti i provve<strong>di</strong>menti<br />

(compresi trasferimenti e licenziamenti) che <strong>in</strong>cidano <strong>in</strong> maniera peggiorativa sulla posizione<br />

soggettiva del lavoratore che abbia denunciato molestie e vessazioni psicologiche purché siano<br />

stati adottati entro un anno dal momento della denuncia.<br />

L’art. 7, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, prevede che, su istanza della parte <strong>in</strong>teressata, il giu<strong>di</strong>ce possa <strong>di</strong>sporre che del<br />

provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> condanna o <strong>di</strong> assoluzione venga data adeguata <strong>in</strong>formazione me<strong>di</strong>ante lettera<br />

da parte del datore <strong>di</strong> lavoro ai <strong>di</strong>pendenti <strong>in</strong>teressati.<br />

2.3 - Progetto <strong>di</strong> legge, A.C. 6410 del 30 settembre 1999<br />

Il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge A.C. 6410, che si <strong>in</strong>titola “Disposizioni a tutela dei lavoratori dalla violenza<br />

e dalla persecuzione psicologica”, presenta numerose analogie con il precedente <strong>di</strong>segno <strong>di</strong><br />

legge AS 4265. Come il precedente è applicabile sia al settore pubblico sia a quello privato;<br />

prevede l’attivazione <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> prevenzione ed <strong>in</strong>formazione sul fenomeno <strong>in</strong> capo a s<strong>in</strong>dacati<br />

e datori <strong>di</strong> lavoro (compresa l’attribuzione del <strong>di</strong>ritto a due ore <strong>di</strong> assemblea annuale sul <strong>tema</strong> da<br />

tenersi fuori dell’orario lavorativo); sanziona <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>armente il mobber e/o il falso mobbizzato;<br />

prevede una tutela giu<strong>di</strong>ziaria più o meno simile e la liquidazione del danno <strong>in</strong> forma equitativa.<br />

Vi sono, tuttavia, alcune significative <strong>di</strong>fferenze che vale la pena <strong>di</strong> evidenziare:<br />

1) l’art. 1, nel del<strong>in</strong>eare il campo <strong>di</strong> azione del progetto <strong>di</strong> legge fornisce una def<strong>in</strong>izione del<br />

mobb<strong>in</strong>g più restrittiva del d.d.l. A.S. 4265 <strong>in</strong> quanto si riferisce esclusivamente a forme <strong>di</strong><br />

violenza e persecuzione psicologica messe <strong>in</strong> atto da datori <strong>di</strong> lavoro e da soggetti che<br />

rivestano <strong>in</strong>carichi <strong>in</strong> posizione sovraor<strong>di</strong>nata o pari grado nei confronti del lavoratore<br />

tralasciando l’ipotesi <strong>in</strong> cui tali comportamenti provengano da subor<strong>di</strong>nati;<br />

76


2) l’art. 3 attribuisce al M<strong>in</strong>istero del lavoro e della previdenza sociale il compito <strong>di</strong> emanare un<br />

provve<strong>di</strong>mento nel quale specificare espressamente le fattispecie <strong>di</strong> violenze e persecuzioni<br />

psicologiche ai danni del lavoratore che sono rilevanti ai f<strong>in</strong>i della legge (l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione<br />

contenuta nel comma 3 dell’art. 1 ha dunque solo valore esemplificativo);<br />

3) il danno <strong>di</strong> natura psicofisica provocato dagli atti e comportamenti lesivi rileva<br />

esclusivamente qualora comporti la menomazione della capacità lavorativa del lavoratore, ne<br />

pregiu<strong>di</strong>chi l'autostima o ne provochi la depressione;<br />

4) <strong>in</strong> sede <strong>di</strong> accertamento del comportamento vessatorio, i s<strong>in</strong>dacati e/o il datore <strong>di</strong> lavoro, che<br />

sono obbligati ad attivare procedure ad hoc, sono autorizzati a ricorrere all’opera <strong>di</strong> esperti<br />

esterni all’azienda;<br />

5) è previsto, per gli atti e le decisioni vessatorie che comportano variazioni <strong>di</strong> qualifica,<br />

mansioni o trasferimenti, la sanzione civile dell’annullabilità su istanza del lavoratore e non,<br />

come nel precedente, la nullità o il ricorso ex art. 2113 c.c.;<br />

6) per quanto concerne la pubblicità del provve<strong>di</strong>mento, l’art. 6 stabilisce che, su istanza <strong>di</strong><br />

parte il giu<strong>di</strong>ce possa <strong>di</strong>sporre la pubblicazione solo della sentenza <strong>di</strong> condanna e non anche<br />

<strong>di</strong> quella <strong>di</strong> assoluzione.<br />

Il presente progetto <strong>di</strong> legge è già stato oggetto <strong>di</strong> ampia <strong>di</strong>scussione alla Camera dei Deputati<br />

nel corso della precedente XIII a legislatura nell’ambito della un<strong>di</strong>cesima Commissione su<br />

Lavoro pubblico e privato. L’esame è stato condotto congiuntamente ad altri due progetti <strong>in</strong><br />

materia: l’A.C. 1813, <strong>di</strong> cui si è già parlato nel precedente paragrafo 2.1, e l’A.C. 6667, <strong>di</strong> cui si<br />

<strong>di</strong>rà tra breve. Nel corso delle numerose sedute <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione la Commissione ha proceduto, tra<br />

l’altro, all’acquisizione dei pareri <strong>di</strong> alcuni esperti <strong>in</strong> materia e delle associazioni <strong>di</strong> categoria dei<br />

lavoratori e dei datori <strong>di</strong> lavoro. Al riguardo si rivela particolarmente <strong>in</strong>teressante la relazione 102<br />

presentata dalla Conf<strong>in</strong>dustria (una delle pr<strong>in</strong>cipali associazioni datoriali del nostro paese)<br />

nell’au<strong>di</strong>zione che l’ha vista protagonista <strong>in</strong> data 13 settembre 2000, <strong>in</strong> quanto espressione<br />

rappresentativa dell’atteggiamento assunto <strong>in</strong> proposito da gran parte dei datori <strong>di</strong> lavoro.<br />

L’Associazione si esprime <strong>in</strong> modo fortemente negativo rispetto alle proposte <strong>di</strong> legge allora <strong>in</strong><br />

<strong>di</strong>scussione sostenendo <strong>in</strong>nanzi tutto l’<strong>in</strong>opportunità <strong>di</strong> un <strong>in</strong>tervento legislativo sulla materia che<br />

“potrebbe avere come unico effetto quello <strong>di</strong> determ<strong>in</strong>are una burocratizzazione ed un<br />

irrigi<strong>di</strong>mento dei meccanismi decisionali all'<strong>in</strong>terno dell'impresa, una compressione, se non<br />

vanificazione, dell'esercizio del potere <strong>di</strong>rettivo e/o organizzativo del datore <strong>di</strong> lavoro, lasciando<br />

esclusivamente spazio ad <strong>in</strong>terventi <strong>di</strong> mera strumentalizzazione da parte <strong>di</strong> coloro che, pur non<br />

102 Il testo <strong>in</strong>tegrale della relazione è <strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e sul sito della Conf<strong>in</strong>dustria all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo<br />

www.conf<strong>in</strong>dustria.it ed è allegato nell’appen<strong>di</strong>ce A al term<strong>in</strong>e del presente lavoro.<br />

77


essendo vittime <strong>di</strong> un sis<strong>tema</strong> che li pone al <strong>di</strong>sotto dei loro meriti, tent<strong>in</strong>o, attraverso queste<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e, <strong>di</strong> ottenere risultati e/o riconoscimenti non corrispondenti alla propria<br />

professionalità”.<br />

La Conf<strong>in</strong>dustria rivolge le proprie critiche sopratutto alla term<strong>in</strong>ologia utilizzata nella<br />

formulazione dei testi dei <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> legge <strong>in</strong> questione, term<strong>in</strong>ologia che viene def<strong>in</strong>ita<br />

“impropria”, estranea a quella giuri<strong>di</strong>ca, contenente nozioni assenti dal lessico giuri<strong>di</strong>co e prive<br />

perciò <strong>di</strong> “contenuto concreto”. Tale <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>atezza concettuale rischia, secondo la<br />

Conf<strong>in</strong>dustria, <strong>di</strong> <strong>in</strong>trodurre una tutela giuri<strong>di</strong>ca a “maglie troppo larghe” che possa “dar modo <strong>di</strong><br />

“contestare” ogni decisione presa dal datore <strong>di</strong> lavoro o dal superiore gerarchico nei confronti<br />

del lavoratore perché causa <strong>di</strong> una situazione <strong>di</strong> “mobb<strong>in</strong>g” così come def<strong>in</strong>ita dalle proposte <strong>di</strong><br />

legge <strong>in</strong> esame. Decisioni che, <strong>in</strong>vece, a ben veder, possono semplicemente essere ricondotte alla<br />

libertà del datore <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> esercitare il proprio potere <strong>di</strong>rettivo e/o organizzativo.”.<br />

L’Associazione giu<strong>di</strong>ca, <strong>in</strong>oltre, l’apparato sanzionatorio <strong>in</strong><strong>di</strong>viduato, soprattutto quello <strong>di</strong> tipo<br />

penalistico dei <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> legge A.C. 1813 e A.C. 6667, sproporzionato rispetto alla reale portata<br />

del danno eventualmente subito dai lavoratori, <strong>in</strong> contrasto rispetto all’attuale generale tendenza<br />

alla depenalizzazione che sta <strong>in</strong>teressando la materia dei rapporti <strong>di</strong> lavoro, e non <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con le<br />

forme <strong>di</strong> tutela adottate negli altri stati europei come Norvegia, Francia, e Gran Bretagna.<br />

2.4 - Disegno <strong>di</strong> legge del 2 novembre 1999, A.S. 4313<br />

In gran parte analogo ai precedenti progetti A.S. 4265 e A.C. 6410, il presente d.d.l. che contiene<br />

“Disposizioni a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici dalla violenza psicologica” se ne<br />

<strong>di</strong>fferenzia, peraltro, per alcuni aspetti.<br />

L’art. 4, ad esempio, <strong>in</strong>troduce il concetto <strong>di</strong> “strategia societaria illecita” consistente <strong>in</strong> tutti quei<br />

comportamenti f<strong>in</strong>alizzati ad ottenere le <strong>di</strong>missioni o il licenziamento del lavoratore che vengono<br />

adottati dai vertici aziendali nell’esecuzione <strong>di</strong> una vero e proprio piano <strong>di</strong> riduzione o<br />

razionalizzazione del personale. La sanzione prevista <strong>in</strong> questi casi è l’<strong>in</strong>ter<strong>di</strong>zione per un anno<br />

da tutti gli uffici per amm<strong>in</strong>istratori o responsabili dell’azienda.<br />

L’art. 5, <strong>in</strong> <strong>tema</strong> <strong>di</strong> prevenzione, si preoccupa <strong>di</strong> specificare dettagliatamente tutti gli obblighi<br />

<strong>in</strong>formativi a carico <strong>di</strong> datore <strong>di</strong> lavoro e dei s<strong>in</strong>dacati.<br />

L’art. 6 poi contiene un <strong>in</strong>teressante riferimento alla legge sulla sicurezza nei luoghi <strong>di</strong> lavoro<br />

prevedendo che qualora gli atti e i comportamenti persecutori siano portati a conoscenza del<br />

datore <strong>di</strong> lavoro e/o delle rappresentanze s<strong>in</strong>dacali, da parte <strong>di</strong> s<strong>in</strong>goli o <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> lavoro,<br />

questi sono obbligati ad attivare tutte le misure per verificare, da un lato la fondatezza dei fatti, e<br />

dall’altro assumere i provve<strong>di</strong>menti necessari per il loro superamento ai sensi della <strong>di</strong>rettiva<br />

78


quadro 89/391/CEE recepita nel nostro or<strong>di</strong>namento dal D.lgs. n. 626/94. Lo stesso articolo<br />

prevede, <strong>in</strong>oltre, che l’accertamento dei fatti vessatori venga fatto normalmente con l’impiego <strong>di</strong><br />

consulenti e psicologi esterni all’organizzazione lavorativa attraverso colloqui <strong>in</strong><strong>di</strong>viduali o<br />

<strong>in</strong>contri collettivi e l’impiego <strong>di</strong> test.<br />

L’art. 7 prevede, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, la costituzione <strong>di</strong> uno “sportello unico contro gli abusi” presso la<br />

Camera <strong>di</strong> commercio, <strong>in</strong>dustria, artigianato e agricoltura <strong>di</strong> Roma con lo scopo <strong>di</strong> offrire<br />

consulenza qualificata alle vittime del mobb<strong>in</strong>g con l’ausilio <strong>di</strong> esperti <strong>in</strong> materia sia sul piano<br />

giuri<strong>di</strong>co (avvocati), sia su quello psicologico e me<strong>di</strong>co.<br />

Per quel che concerne la tutela giuri<strong>di</strong>ca accordata essa non si <strong>di</strong>fferenzia sostanzialmente da<br />

quella già analizzata nei precedenti d.d.l. A.S. 4265 e A.C. 6410.<br />

2.5 - Progetto <strong>di</strong> legge del 5 gennaio 2000, A.C. 6667<br />

Al pari del precedente AC 1813, il presente progetto appartiene al gruppo dei provve<strong>di</strong>menti che<br />

prevedono una tutela <strong>di</strong> stampo penalistica del lavoratore mobbizzato ma a <strong>di</strong>versità del primo è<br />

più articolato ed è composto <strong>di</strong> 4 articoli. L’art. 1 <strong>di</strong>spone che “chiunque pone <strong>in</strong> essere atti <strong>di</strong><br />

violenza psicologica <strong>in</strong>equivocabilmente e strumentalmente f<strong>in</strong>alizzati a provocare un danno<br />

lesivo della <strong>di</strong>gnità fisica o morale <strong>di</strong> altri costretti a subire tali atti a causa <strong>di</strong> uno stato <strong>di</strong><br />

necessità, è condannato alla reclusione da uno a tre anni ed alla <strong>in</strong>ter<strong>di</strong>zione dai pubblici uffici<br />

f<strong>in</strong>o a tre anni o <strong>in</strong> alternativa alla multa da 5 a 30 milioni <strong>di</strong> lire”. Nel successivo art. 4 il<br />

progetto <strong>di</strong> legge <strong>in</strong><strong>di</strong>ca specificatamente quali sono gli atti <strong>di</strong> violenza psicologica che<br />

realizzano la fattispecie <strong>di</strong> reato. Si evidenziano, peraltro, due significative <strong>di</strong>fferenze rispetto al<br />

primo progetto del 1996:<br />

- il presente prevede un reato <strong>di</strong> condotta che si realizza a presc<strong>in</strong>dere dall’evento dannoso <strong>in</strong><br />

capo al lavoratore. Prova ne è che il successivo art. 2 stabilisce pene maggiorate nel caso <strong>in</strong><br />

cui il reato determ<strong>in</strong>i danni psico-fisici o materiali ed economici nella vittima;<br />

- la previsione, <strong>in</strong> alternativa alla sanzione penale della reclusione da 1 a 3 anni e alla<br />

<strong>in</strong>ter<strong>di</strong>zione dai pubblici uffici f<strong>in</strong>o a 3 anni, <strong>di</strong> una sanzione pecuniaria variabile tra i 5 ed i<br />

30 milioni <strong>di</strong> Lire;<br />

- la prospettiva <strong>di</strong> un’elevazione <strong>di</strong> pena da tre a c<strong>in</strong>que anni e l’<strong>in</strong>ter<strong>di</strong>zione perpetua dagli<br />

uffici, nel caso <strong>in</strong> cui il reato comporti per la persona offesa <strong>in</strong><strong>di</strong>genza economica o danni<br />

psico-fisici a carattere permanente.<br />

79


2.6 - Disegno <strong>di</strong> legge del 2 marzo 2000, A.S. 4512<br />

Anche questo <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge presenta molti punti <strong>di</strong> contatto con i precedenti ed <strong>in</strong> particolare<br />

con la proposta <strong>di</strong> legge A.C. 6410. Anche qui è presente una def<strong>in</strong>izione più restrittiva del<br />

concetto <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g limitata ai casi <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g proveniente dai vertici aziendali, superiori<br />

gerarchici e pari grado con esclusione dei sottoposti; per gli atti vessatori è prevista la sanzione<br />

<strong>di</strong> annullabilità su richiesta <strong>di</strong> parte; è stabilito che il giu<strong>di</strong>ce può <strong>di</strong>sporre la pubblicazione solo<br />

del provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> condanna e non anche <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> assoluzione.<br />

Sono tuttavia presenti anche elementi <strong>di</strong> novità tra cui:<br />

- l’assegnazione dei compiti <strong>di</strong> prevenzione e <strong>di</strong> accertamento ad “organi <strong>in</strong>terni” composti da<br />

un rappresentante dell’impresa o dell’amm<strong>in</strong>istrazione pubblica, da un rappresentante eletto<br />

dai lavoratori e da un esperto esterno nom<strong>in</strong>ato dall’Azienda sanitaria locale competente per<br />

territorio;<br />

- l’attribuzione, accertati i fatti vessatori, dell’obbligo <strong>di</strong> assumere misure idonee alla loro<br />

rimozione esclusivamente al datore <strong>di</strong> lavoro;<br />

- la possibilità per il datore <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> opporsi alla richiesta <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazioni presentata dai<br />

lavoratori <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne all’assegnazione <strong>di</strong> <strong>in</strong>carichi, trasferimenti e variazioni <strong>di</strong> qualifica o<br />

mansione, quando dalla <strong>di</strong>vulgazione delle <strong>in</strong>formazioni possa derivare un danno all’azienda<br />

o a terzi e comunque previa adeguata motivazione.<br />

2.7 - Progetto <strong>di</strong> legge del 26 luglio 2000, A.C. 7265<br />

E’ l’ultimo progetto presentato <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne cronologico e prevede, al pari dei precedenti A.C. 1813<br />

e A.C. 6667, una tutela penale contro i comportamenti <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g. E’ composto da un unico<br />

articolo ed è volto a tutelare il lavoratore non solo contro violenze o m<strong>in</strong>acce psicologiche ma<br />

anche contro quelle <strong>di</strong> tipo fisico. Dispone, <strong>in</strong> alternativa alla sanzione penale della reclusione da<br />

1 a 3 anni e alla <strong>in</strong>ter<strong>di</strong>zione dai pubblici uffici f<strong>in</strong>o a 3 anni, la multa variabile dai 10 milioni a<br />

lire 40 milioni <strong>di</strong> Lire per “chiunque, sul luogo <strong>di</strong> lavoro pone <strong>in</strong> essere atti <strong>di</strong> violenza<br />

identificabili <strong>in</strong> molestie psico-fisiche, m<strong>in</strong>acce e calunnie o <strong>in</strong> comportamenti vessatori che<br />

conducano altri ad una conclamata emarg<strong>in</strong>azione sociale o lavorativa ovvero ad una<br />

<strong>in</strong>giustificata <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione e penalizzazione del trattamento retributivo che costr<strong>in</strong>gano a<br />

compiti e a funzioni dequalificanti per la <strong>di</strong>gnità, che provoch<strong>in</strong>o menomazioni psico-fisiche<br />

parziali o permanenti”. Si <strong>di</strong>st<strong>in</strong>gue dai precedenti <strong>in</strong> quanto prevede, <strong>in</strong> aggiunta alle sanzioni<br />

sul piano penalistico, anche la sanzione della nullità per tutti gli atti e le decisioni che<br />

comportano variazioni <strong>di</strong> qualifica, <strong>in</strong>carico, mansioni o trasferimenti comunque connessi al<br />

reato <strong>di</strong> violenza psicologica.<br />

80


3. Osservazioni sulla normativa <strong>in</strong> preparazione.<br />

E’ <strong>in</strong>dubbio che il mobb<strong>in</strong>g, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> alcune facili ironie che sono apparse anche <strong>in</strong> giornali e<br />

riviste <strong>di</strong> grande <strong>di</strong>ffusione 103 , rappresenta un problema <strong>di</strong> ampia portata che <strong>in</strong>cide<br />

significativamente sull’organizzazione dell’attività lavorativa per le gravi conseguenze psicofisiche<br />

che può determ<strong>in</strong>are nella persona del lavoratore e per i rilevanti costi economici <strong>in</strong><br />

term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> competitività per le aziende.<br />

Partendo da tali considerazioni si è sviluppato un <strong>in</strong>tenso <strong>di</strong>battito dottr<strong>in</strong>ale vertente sulla<br />

opportunità o meno <strong>di</strong> provvedere a regolamentare il fenomeno <strong>in</strong> una specifica legge.<br />

Chi 104 persegue la prima soluzione <strong>in</strong> sostanza osserva che il mobb<strong>in</strong>g è caratterizzato da<br />

comportamenti subdoli e molto più sofisticati <strong>di</strong> quelli presi <strong>in</strong> considerazione dall’attuale<br />

normativa penalistica e civilistica che pertanto si rivela sostanzialmente <strong>in</strong>adeguata a sanzionare<br />

comportamenti che <strong>di</strong> per sé, s<strong>in</strong>golarmente considerati, sono leciti ma che se ripetuti<br />

frequentemente e valutati complessivamente si <strong>in</strong>quadrano <strong>in</strong> una strategia comportamentale<br />

preme<strong>di</strong>tata e dannosa per il lavoratore.<br />

A tutt’altra conclusione giunge, <strong>in</strong>vece, chi 105 osserva che <strong>in</strong> realtà sotto l’etichetta del mobb<strong>in</strong>g<br />

confluiscono condotte vessatorie molteplici e variegate contro le quali l’attuale or<strong>di</strong>namento<br />

appronta già una sufficiente e puntale tutela giuri<strong>di</strong>ca senza che sia necessario procedere a creare<br />

nuove categorie giuri<strong>di</strong>che che nulla avrebbero <strong>di</strong> nuovo se non il nomen iuris.<br />

Ora, senza entrare nel merito del <strong>di</strong>battito, legge si o legge no, quello che qui si vuole<br />

evidenziare è che sicuramente sono presenti nell’attuale sis<strong>tema</strong> lavorativo nazionale carenze<br />

soprattutto sotto il profilo <strong>in</strong>formativo e procedurale del fenomeno. Manca cioè un’adeguata<br />

sensibilizzazione al problema, sia tra i lavoratori, sia tra il management aziendale, visto che<br />

ancora oggi, come emerso dagli stu<strong>di</strong> psicologici e sociologici più volte citati, spesso non si<br />

103 A titolo esemplificativo si veda MERLO, Il mal d’ufficio, ultima trovata della filosofia buonista, <strong>in</strong> Sette, n. 47<br />

del 26 novembre 1998, supplemento del Corriere della Sera.<br />

104 In questo senso si veda ad esempio Roberto SANTORO, op. cit, pag. 578 e Giorgio ROILO, Il nostro impegno si<br />

sviluppa su tre versanti: legislativo, contrattuale e <strong>di</strong> servizio, dagli atti del sem<strong>in</strong>ario della Camera del Lavoro <strong>di</strong><br />

Milano del 31 maggio 2000 su “Mobb<strong>in</strong>g: un male oscuro”, <strong>in</strong> www.rassegna.it/archivio/2000/speciali/luglio<strong>di</strong>cembre/mobb<strong>in</strong>g/sem<strong>in</strong>ario/5roilo.doc.<br />

105 Si veda Roberta NUNIN, <strong>in</strong> ”Mobb<strong>in</strong>g”: onere della prova e risarcimento del danno, Il lavoro nella<br />

giurisprudenza, 2000, n. 9, pag. 840 la quale osserva che già oggi le condotte vessatorie non sono affatto “scoperte”<br />

<strong>in</strong> quanto a possibilità <strong>di</strong> tutela giuri<strong>di</strong>ca sia sotto il profilo privatistico (ex artt. 2087 e 2103 c.c.) sia sotto il profilo<br />

penalistico che viene <strong>in</strong> gioco quando le azioni mobbizzanti comportano la realizzazione <strong>di</strong> veri e propri reati (quali<br />

percosse, lesioni personali, violenze sessuali, ma anche <strong>in</strong>giuria e <strong>di</strong>ffamazione). Inoltre <strong>in</strong> materia, sempre secondo<br />

l’autore, rileva anche il <strong>di</strong>sposto dell’art. 15 dello Statuto dei lavoratori (legge 300/70) che sanziona con la nullità<br />

qualsiasi atto o patto <strong>di</strong>retto a colpire i lavoratori <strong>in</strong> ragione della loro attività o affiliazione s<strong>in</strong>dacale nonché ai f<strong>in</strong>i<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione politica, religiosa, razziale <strong>di</strong> l<strong>in</strong>gua o <strong>di</strong> sesso.<br />

81


conosce nemmeno il significato del term<strong>in</strong>e. Da questo punto <strong>di</strong> vista appaiono sicuramente utili<br />

tutti quei provve<strong>di</strong>menti legislativi o contrattualistici che propongono <strong>in</strong>terventi <strong>di</strong> prevenzione<br />

ed <strong>in</strong>formazione sul fenomeno o mirano a creare procedure <strong>di</strong> accertamento dei fatti ad hoc sotto<br />

il controllo dei rappresentanti s<strong>in</strong>dacali, aziendali <strong>di</strong> esperti <strong>in</strong> materia anche esterni<br />

all’organizzazione aziendale.<br />

Incerta appare, <strong>in</strong>vece, l’utilità <strong>di</strong> procedere alla co<strong>di</strong>ficazione giuri<strong>di</strong>ca del concetto <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g<br />

<strong>in</strong> quanto se da un lato contribuirebbe sicuramente a chiarire i contorni del fenomeno, dall’altra<br />

una def<strong>in</strong>izione troppo angusta o troppo specifica dello stesso rischierebbe <strong>di</strong> escludere dalla<br />

fattispecie le modalità più subdole ed <strong>in</strong>def<strong>in</strong>ibili a priori con cui il fenomeno si realizza.<br />

Un elemento che dovrebbe essere, <strong>in</strong>vece, risolto ma che tutta la normativa <strong>in</strong> preparazione<br />

tralascia, è quello probatorio, che, come si è avuto più volte modo <strong>di</strong> evidenziare nel corso<br />

dell’analisi giurisprudenziale, costituisce il nodo problematico maggiore per la vittima <strong>di</strong><br />

mobb<strong>in</strong>g che spesso si trova <strong>di</strong> fronte alla impossibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare le vessazioni e persecuzioni<br />

subite perché chi dovrebbe fornire la fonte <strong>di</strong> prova, per lo più colleghi <strong>di</strong> lavoro, si rifiuta <strong>di</strong><br />

farlo per paura <strong>di</strong> reazioni da parte del mobber. In questo senso sarebbe forse utile che il<br />

legislatore si preoccupasse <strong>di</strong> alleggerire il carico probatorio del mobbizzato magari attraverso lo<br />

strumento dell’<strong>in</strong>versione dell’onere della prova una volta che la vittima abbia fornito un<br />

pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> prova (ad esempio l’esistenza <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>menti sanzionatori o determ<strong>in</strong>anti<br />

mutamenti <strong>di</strong> mansioni o funzioni non giustificate o non sufficientemente motivate) o l’impiego<br />

<strong>di</strong> presunzioni <strong>di</strong> vessatorietà per alcune tipologie <strong>di</strong> comportamenti 106 . Tali agevolate modalità<br />

probatorie a favore del lavoratore dovrebbero comunque essere dosate <strong>in</strong> modo da evitare che le<br />

pratiche vessatorie <strong>in</strong>vertano la rotta e <strong>di</strong>vent<strong>in</strong>o strumento <strong>di</strong> ricatto dei lavoratori nei confronti<br />

dei vertici aziendali.<br />

Un ultimo rilievo riguarda la questione del risarcimento del danno che la maggior parte dei<br />

provve<strong>di</strong>menti normativi presi <strong>in</strong> esame prevede ma senza precisare quale tipo <strong>di</strong> danno sia<br />

risarcibile tra il danno patrimoniale, quello biologico, quello morale o quello esistenziale. Si è<br />

visto, <strong>in</strong>fatti, come la questione sia quanto mai confusa e, il legislatore, nel caso decida <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>tervenire <strong>in</strong> materia, farebbe bene a chiarire il punto onde evitare il fiorire <strong>di</strong> orientamenti<br />

giurisprudenziali contrastanti.<br />

106 Così come si è fatto o si sta cercando <strong>di</strong> fare <strong>in</strong> altri paesi europei come, ad esempio, <strong>in</strong> Francia o <strong>in</strong> Spagna.<br />

82


BIBLIOGRAFIA CAPITOLO IV<br />

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2000;<br />

83


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organisationnel? Le cas de la Commission européenne”, tesi <strong>di</strong> specializzazione al Collegio<br />

d’Europa <strong>di</strong> Bruges.<br />

84


Conclusioni<br />

Nel presente lavoro si è cercato <strong>di</strong> analizzare il fenomeno mobb<strong>in</strong>g sotto vari profili: nel primo<br />

capitolo si è tentato <strong>di</strong> fornire una def<strong>in</strong>izione del concetto <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g basandosi sull’ampia<br />

letteratura <strong>in</strong> materia elaborata dalla psicologia e sociologia del lavoro che, soprattutto nei<br />

paesi nor<strong>di</strong>ci, si sta occupando del fenomeno ormai da parecchi anni; si è qu<strong>in</strong><strong>di</strong> passati, nel<br />

secondo capitolo, ad esam<strong>in</strong>are la tutela giuri<strong>di</strong>ca approntata attualmente dal nostro<br />

or<strong>di</strong>namento per combattere la violenza psicologica nei luoghi <strong>di</strong> lavoro e, nel successivo<br />

capitolo III, si è spostata l’attenzione all’estero per verificare quali sono le esperienze maturate<br />

<strong>in</strong> questo campo da alcuni paesi europei nonché da Stati Uniti ed Australia; il quarto capitolo,<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, analizza la recente giurisprudenza italiana sviluppatasi sull’argomento e le varie<br />

proposte normative sul mobb<strong>in</strong>g giacenti al Parlamento. Rimane ora lo spazio per alcune<br />

considerazioni conclusive.<br />

Lo scopo pr<strong>in</strong>cipale della presente trattazione, come precisato <strong>in</strong> sede <strong>in</strong>troduttiva, era quello <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduare qual è la tutela giuri<strong>di</strong>ca approntata dal nostro or<strong>di</strong>namento contro il mobb<strong>in</strong>g e<br />

qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong> verificare <strong>in</strong> che misura essa sia stata <strong>in</strong>fluenzata o determ<strong>in</strong>ata dagli orientamenti<br />

sviluppatisi al riguardo a livello <strong>europeo</strong>.<br />

Dall’analisi effettuata emerge <strong>in</strong>nanzi tutto un dato importante: non esiste per il momento una<br />

normativa comunitaria <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g anche se alcuni riferimenti <strong>in</strong><strong>di</strong>retti al riguardo<br />

possono essere <strong>in</strong><strong>di</strong>viduati <strong>in</strong> normative <strong>di</strong> carattere generale come quella sulla tutela della<br />

salute e sicurezza nei luoghi <strong>di</strong> lavoro o sull’uguaglianza <strong>di</strong> trattamento tra uom<strong>in</strong>i e donne, o<br />

più <strong>in</strong> generale da tutta la normativa comunitaria anti<strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atoria. Si tratta, però, <strong>di</strong><br />

strumenti poco specifici che necessitano <strong>di</strong> essere re<strong>in</strong>terpretati a tal f<strong>in</strong>e e dai quali non sempre<br />

si riesce a ricavare un’adeguata tutela contro il mobb<strong>in</strong>g. Di tale situazione si sono resi<br />

consapevoli recentemente anche gli organi comunitari, Parlamento <strong>in</strong> testa, che stanno ora<br />

valutando l’ipotesi <strong>di</strong> adeguare la normativa esistente o <strong>di</strong> <strong>in</strong>trodurre strumenti legislativi ad<br />

hoc.<br />

In assenza <strong>di</strong> una normativa comune sulla materia la questione mobb<strong>in</strong>g è stata, dunque,<br />

affrontata a livello dei s<strong>in</strong>goli paesi europei secondo le specificità dei vari or<strong>di</strong>namenti giuri<strong>di</strong>ci<br />

ma con alcuni dati <strong>in</strong> comune: 1) la def<strong>in</strong>izione del concetto <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g non presenta<br />

significative <strong>di</strong>fferenze tra i vari paesi e si riallaccia quasi sempre alle ricerche <strong>di</strong> natura psicosociale<br />

sviluppatesi <strong>in</strong> materia; 2) la tutela giuri<strong>di</strong>ca contro il mobb<strong>in</strong>g, specie là dove non si è<br />

ancora adottata una specifica legislazione <strong>in</strong> materia, viene normalmente fatta scaturire dalla<br />

85


normativa <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> tutela della <strong>di</strong>gnità e professionalità del lavoratore e da quella relativa<br />

alla tutela della sicurezza e salute nei luoghi <strong>di</strong> lavoro. Emergono così alcuni fili conduttori che<br />

legano <strong>in</strong>sieme tutte le esperienze europee <strong>in</strong> questa materia e che si riscontrano non <strong>di</strong> meno<br />

anche all’<strong>in</strong>terno del nostro or<strong>di</strong>namento.<br />

L’<strong>in</strong>fluenza delle esperienze degli altri paesi europei <strong>in</strong> <strong>tema</strong> <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g si è registrato prima a<br />

livello dottr<strong>in</strong>ale e soltanto recentemente, come spesso accade, anche a livello giurisprudenziale<br />

e normativo.<br />

Tale <strong>in</strong>fluenza è sicuramente determ<strong>in</strong>ante sotto il profilo def<strong>in</strong>itorio. Il concetto giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong><br />

mobb<strong>in</strong>g, <strong>in</strong>fatti, è il risultato <strong>di</strong> una trasposizione operata dalla dottr<strong>in</strong>a dall’ambito me<strong>di</strong>co<br />

dove si è sviluppato a partire dai primi anni ottanta a seguito degli stu<strong>di</strong> scan<strong>di</strong>navi <strong>di</strong> He<strong>in</strong>z<br />

Leymann, rielaborati per l’Italia dal prof. Harald Ege. Lo stesso giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Tor<strong>in</strong>o che per la<br />

prima volta <strong>in</strong>troduce il concetto <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g <strong>in</strong> una corte italiana recepisce nella sua sentenza<br />

una def<strong>in</strong>izione <strong>di</strong> provenienza extragiuri<strong>di</strong>ca.<br />

Per quanto riguarda la giurisprudenza occorre <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guere due perio<strong>di</strong>: quello del c.d. premobb<strong>in</strong>g,<br />

<strong>in</strong> cui sostanzialmente l’<strong>in</strong>fluenza degli orientamenti europei è stata poco evidente <strong>in</strong><br />

quanto il giurista non si preoccupava <strong>di</strong> verificare se il comportamento vessatorio messo <strong>in</strong> atto<br />

ai danni del lavoratore avesse o meno le connotazioni <strong>di</strong> una condotta <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g ma si limitava<br />

semplicemente a stabilire se la condotta rivestisse i caratteri della fattispecie civilmente o<br />

penalmente sanzionata; ed il periodo più recente del mobb<strong>in</strong>g per così <strong>di</strong>re ufficializzato (a<br />

com<strong>in</strong>ciare dalle sentenze tor<strong>in</strong>esi <strong>in</strong> materia), <strong>in</strong> cui il mobb<strong>in</strong>g viene riconosciuto come<br />

fenomeno giuri<strong>di</strong>co autonomo anche se ancora privo <strong>di</strong> una normativa specifica <strong>di</strong> tutela.<br />

L’<strong>in</strong>fluenza delle esperienza europea è poi evidente nella normativa <strong>in</strong> preparazione dove spesso<br />

il progetto <strong>di</strong> legge è accompagnato da un’ampia relazione descrittiva circa la situazione negli<br />

altri paesi europei e sulle soluzione <strong>in</strong> essi adottate. Gli stessi strumenti <strong>di</strong> contrasto <strong>in</strong><strong>di</strong>viduati<br />

sono per la gran parte mutuati dalle analoghe misure pre<strong>di</strong>sposte negli or<strong>di</strong>namenti <strong>di</strong> altri<br />

paesi comunitari adattati con alcune varianti alla situazione locale. Per un commento generale<br />

<strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne alla legislazione <strong>in</strong> preparazione si rimanda alle osservazioni formulate nell’ultimo<br />

paragrafo del capitolo IV.<br />

86


Dottr<strong>in</strong>a<br />

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- Pretura <strong>di</strong> Cagliari 4 giugno 1996, <strong>in</strong> Riv. Giur. Lav., 2000, pag. 459;<br />

- Pretura <strong>di</strong> Monza 14 novembre 1994, <strong>in</strong> D&PL, 1995, pag. 375;<br />

- Pretura <strong>di</strong> Milano, 17 giugno 1993, Riv. Crit. Dir. Lav., 1994, pag. 140;<br />

- Cassaz. 16 <strong>di</strong>cembre 1991, n. 13187, <strong>in</strong> Riv.It.Dir.lav., 1992, II, pag. 947;<br />

- Pretura <strong>di</strong> Roma 3 ottobre 1991, <strong>in</strong> D&PL, 1992, pag. 390;<br />

- Pretura <strong>di</strong> Fermo 6 ottobre 1990, <strong>in</strong> Dir. Lav. Marche, 1991, pag. 56;<br />

- Pretura <strong>di</strong> Milano 27 novembre 1989, <strong>in</strong> Lav80, 1990, pag. 100;<br />

- Cassaz. 15 aprile 1987, n. 3758, <strong>in</strong> Not.giu.lav., 1987, pag. 370.<br />

92


Leggi, progetti <strong>di</strong> legge e documentazione varia a contenuto normativo<br />

Italia:<br />

- Proposta <strong>di</strong> legge del 9 luglio 1996, A.C. 1813, Norme per la repressione del terrorismo<br />

psicologico nei luoghi <strong>di</strong> lavoro, ad <strong>in</strong>iziativa dell’On.le Cicu ed altri (Forza Italia);<br />

- Progetto <strong>di</strong> legge del 30 settembre 1999, A.C. 6410, Disposizioni a tutela dei lavoratori dalla<br />

violenza e dalla persecuzione psicologica, ad <strong>in</strong>iziativa <strong>di</strong> On.le Benvenuti ed altri (DS,<br />

Ulivo);<br />

- Disegno <strong>di</strong> legge del 13 ottobre 1999, A.S. 4265, Tutela della persona che lavora da violenze<br />

morali e persecuzioni psicologiche nell’ambito dell’attività lavorativa, ad <strong>in</strong>iziativa del<br />

senatore Tapparo ed altri (DS, Ulivo);<br />

- Disegno <strong>di</strong> legge del 2 novembre 1999, A.S. 4313, Disposizioni a tutela dei lavoratori e delle<br />

lavoratrici dalla violenza psicologica, ad <strong>in</strong>ziativa del senatore De Luca ;<br />

- Progetto <strong>di</strong> legge del 5 gennaio 2000, A.C. 6667, Disposizioni per la tutela della persona da<br />

violenze morali e persecuzioni psicologiche, ad <strong>in</strong>iziativa on.le Publio Fiori (AN)<br />

- Disegno <strong>di</strong> legge del 2 marzo 2000, A.S. 4512, Disposizioni a tutela dei lavoratori dalla<br />

violenza o dalla persecuzione psicologica, ad <strong>in</strong>iziativa del senatore Tomass<strong>in</strong>i Antonio (FI);<br />

- Progetto <strong>di</strong> legge del 26 luglio 2000, A.C. 7265, Disposizioni per la tutela dei lavoratori<br />

nell’ambito dei rapporti <strong>di</strong> lavoro, ad <strong>in</strong>iziativa on.le Luca Volonté ed altri (Misto, CDU);<br />

- Relazione della Conf<strong>in</strong>dustria sul P.D.L. n. 6410 e abb<strong>in</strong>ate <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> tutela dei lavoratori<br />

dalla violenza e dalla persecuzione psicologica (mobb<strong>in</strong>g) presentata alla Camera dei<br />

Deputati nel corso dell’au<strong>di</strong>zione del 13 settembre 2000. Il testo della relazione è <strong>di</strong>sponibile<br />

on l<strong>in</strong>e sul sito della Conf<strong>in</strong>dustria all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo www.conf<strong>in</strong>dustria.it;<br />

altri paesi europei:<br />

Leggi, progetti <strong>di</strong> legge e documentazione varia <strong>di</strong> carattere normativo:<br />

- Belgio: “Proposition de loi relative au hacèlement moral par la dégradation déliberée des<br />

con<strong>di</strong>tion de travail” presentata al Senato <strong>in</strong> data 20 aprile 2000 a cura <strong>di</strong> M. Philippe Mhoux<br />

e M.me Myriam Vanlerberghe, <strong>di</strong>sponibile <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua orig<strong>in</strong>ale sul sito del parlamento belga;<br />

- Francia: legge n. 2002 – 73 del 17 gennaio 2002, legge sulla modernizzazione sociale, il cui<br />

capitolo IV è <strong>in</strong>titolato, “Lutte contre le harcèlement moral au travail”, <strong>di</strong>sponibile <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua<br />

orig<strong>in</strong>ale sul sito dell’Assemblea Nazionale francese www.senat.fr;<br />

93


- Regno Unito: “The <strong>di</strong>gnity at work Act” è stata pre<strong>di</strong>sposta dal MSF Union e presentata da<br />

Lord Monkswell alla House of Lords nel <strong>di</strong>cembre 1997. Il testo è <strong>di</strong>sponibile <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua<br />

orig<strong>in</strong>ale sul sito www.successunlimited.co.uk;<br />

- Regno Unito: “Protection from harrassmente Act” del 1997. Il testo è <strong>di</strong>sponibile <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua<br />

orig<strong>in</strong>ale sul sito www.successunlimited.co.uk;<br />

- Spagna: proposicion de ley num. 122/000157 <strong>in</strong>titolata “derecho a no sufrir acoso moral en<br />

el trabajo” del 23 novembre 2001 <strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e sul sito del parlamento spagnolo<br />

all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo www.congreso.es;<br />

- Spagna: proposicion de ley num. 122/000158 <strong>in</strong>titolata “Organica por la que se <strong>in</strong>cluye un<br />

articulo 314 bis en el Co<strong>di</strong>go Penal tipiticando el acoso moral en el trabajo”, del 23<br />

novembre 2001 <strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e sul sito del parlamento spagnolo all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo<br />

www.congreso.es;<br />

- Svezia: “Disposizioni relative alle misure da adottare contro forme <strong>di</strong> persecuzione<br />

psicologica negli ambienti <strong>di</strong> lavoro” emanate dall’Ente nazionale per la Salute e la<br />

Sicurezza svedese <strong>in</strong> conformità alla Sezione 18 dell’Or<strong>di</strong>nanza sull’ambiente <strong>di</strong> lavoro<br />

(1977) – traduzione italiana a cura <strong>di</strong> Roberta Clerici del giugno 1999 <strong>in</strong><br />

www.cgil.it/saluteesicurezza/il_mobb<strong>in</strong>g.htm;<br />

- Svizzera: proposta <strong>di</strong> legge <strong>in</strong>titolata “Loi contre le mobb<strong>in</strong>g” depositata da Zisya<strong>di</strong>s Josep<br />

<strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e sul sito multil<strong>in</strong>gue del parlamento elvetico all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo<br />

www.parlament.ch. Sullo stesso sito sono visionabili anche tutte le <strong>in</strong>iziative parlamentari <strong>di</strong><br />

carattere non legislativo (mozioni, <strong>in</strong>terrogazioni, <strong>in</strong>terpellanze);<br />

- Terzo rapporto <strong>europeo</strong> sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro dei lavoratori europei nell’Unione Europea<br />

elaborato dalla Fondazione Europea per il miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro<br />

<strong>di</strong> Dubl<strong>in</strong>o <strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e sul sito ufficiale della Fondazione www.eurofound.ie;<br />

- Relazione sul mobb<strong>in</strong>g sul posto <strong>di</strong> lavoro, Commissione per l’occupazione e gli affari<br />

sociali del Parlamento Europeo, documento n. A5-0283/2000, <strong>di</strong>sponibile sul sito ufficiale<br />

delle Comunità Europee all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo www.europa.eu.<strong>in</strong>t nelle pag<strong>in</strong>e de<strong>di</strong>cate al Parlamento<br />

Europeo;<br />

- Risoluzione sul mobb<strong>in</strong>g sul posto <strong>di</strong> lavoro, Parlamento Europeo, documento n.<br />

2001/2339(INI), <strong>di</strong>sponibile on l<strong>in</strong>e sul sito ufficiale delle Comunità Europee all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo<br />

www.europa.eu.<strong>in</strong>t nelle pag<strong>in</strong>e de<strong>di</strong>cate al Parlamento Europeo.<br />

Tutta la documentazione normativa sopracitata è <strong>di</strong>sponibile <strong>in</strong> allegato al term<strong>in</strong>e del presente<br />

lavoro.<br />

Siti <strong>in</strong>ternet che trattano del mobb<strong>in</strong>g<br />

italiani:<br />

1) www.mobb<strong>in</strong>g-prima.it/pr<strong>in</strong>c_it.htm: sito dell’Associazione Italiana contro il mobb<strong>in</strong>g e lo<br />

Stress psicosociale, <strong>di</strong>retta dal Dott. Harald Ege, me<strong>di</strong>co e stu<strong>di</strong>oso delle problematiche sul<br />

mobb<strong>in</strong>g autore <strong>di</strong> varie pubblicazione <strong>in</strong> proposito;<br />

94


2) www.freeweb.org/associazioni/mobby2000: sito realizzato dall’Associazione Mobby 2000<br />

??? <strong>in</strong> collaborazione con la cl<strong>in</strong>ica del lavoro dell’Università <strong>di</strong> Milano che analizza il<br />

fenomeno mobb<strong>in</strong>g da un punto <strong>di</strong> vista prettamente me<strong>di</strong>co-legale;<br />

3) www.<strong>di</strong>ritto.it: portale italiano <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong>retto dal dott. Francesco Brugaletta che contiene<br />

una sezione specificatamente de<strong>di</strong>cata alle questioni del lavoro ricco <strong>di</strong> articoli e materiale<br />

giuri<strong>di</strong>co sul mobb<strong>in</strong>g;<br />

4) www.members.xoom.it/icebergpunta/<strong>in</strong>dex.html: sito dell’associazione senza scopi <strong>di</strong> lucro<br />

“La punta dell’iceberg”. Contiene un ricco bagaglio <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazioni sul mobb<strong>in</strong>g<br />

raccogliendo articoli, giurisprudenza, analisi ed esperienze delle vittime;<br />

5) www.<strong>di</strong>gilander.iol.it/emaier/: sito, curato dalla prof.ssa Elisabetta Maier, specialista <strong>in</strong><br />

psicologia del lavoro e delle organizzazioni, ricco <strong>di</strong> materiale per quel che riguarda gli<br />

aspetti più propriamente umani del mobb<strong>in</strong>g. Raccoglie tra l’altro le varie def<strong>in</strong>izioni emerse<br />

<strong>in</strong> relazione al fenomeno;<br />

6) www.tripod.it/cesap/mobb<strong>in</strong>g.htm: sito del Centro Abusi Psicologici che offre, tra l’altro,<br />

anche numerose <strong>in</strong>formazioni sul mobb<strong>in</strong>g <strong>in</strong> Italia;<br />

stranieri<br />

1) www.bullybusters.org: sito dell’omonima associazione americana ricco <strong>di</strong> materiale anche<br />

giuri<strong>di</strong>co sul bully<strong>in</strong>g negli stati uniti;<br />

2) www.asse<strong>di</strong>omoral.org: sito <strong>di</strong> professionisti brasiliani de<strong>di</strong>cato alle problematiche del mobb<strong>in</strong>g<br />

<strong>in</strong> Brasile che contiene, tra l’altro una ricca sezione relativa alla tutela giuri<strong>di</strong>ca del mobb<strong>in</strong>g<br />

nel paese e una panoramica anche sulle varie <strong>in</strong>iziative a livello <strong>europeo</strong>;<br />

3) www.hmstop.com: sito dell’Associazione francese “Harcèlement moral stop” che raccoglie<br />

testi <strong>di</strong> legge, giurisprudenza, articoli e le esperienze delle persone che hanno subito molestia<br />

<strong>in</strong> Francia;<br />

4) www.ssp-wolpod.ch: sito del S<strong>in</strong><strong>di</strong>cat des Service pubblics de Genève che de<strong>di</strong>ca al mobb<strong>in</strong>g<br />

alcune pag<strong>in</strong>e <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne al trattamento anche giuri<strong>di</strong>co del mobb<strong>in</strong>g nella federazione<br />

svizzera;<br />

5) www.leymann.se: sito svedese multil<strong>in</strong>gue curato dal prof. He<strong>in</strong>z Leymann, stu<strong>di</strong>oso tedesco<br />

che ha <strong>in</strong>ventato il term<strong>in</strong>e mobb<strong>in</strong>g, contiene una m<strong>in</strong>iera <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazioni sull’argomento ed<br />

<strong>in</strong> particolare la cosidetta Mobb<strong>in</strong>g Enciclopae<strong>di</strong>a che analizza il fenomeno nei suoi vari<br />

aspetti;<br />

6) www.mobb<strong>in</strong>g-zentrale.de/: uno dei pr<strong>in</strong>cipali siti tedeschi sul mobb<strong>in</strong>g ed uno dei siti storici<br />

per lo stu<strong>di</strong>o e la conoscenza del fenomeno <strong>in</strong> Europa;<br />

7) www.mobb<strong>in</strong>g.nu/legislation.htm: sito spagnolo de<strong>di</strong>cato alle problematiche del mobb<strong>in</strong>g,<br />

ricchissimo <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazioni giuri<strong>di</strong>co legale, relativamente <strong>in</strong>nanzi tutto alla Spagna e poi ad<br />

altri paesi europei e non ed alle <strong>in</strong>iziative assunte <strong>in</strong> questo campo dalle organizzazioni<br />

<strong>in</strong>ternazionali quali la Comunità Europea e l’OIL;<br />

95


8) www.successunlimited.co.uk/: sito creato dal pr<strong>in</strong>cipale esperto <strong>in</strong>glese <strong>di</strong> molestie morali,<br />

Tim Field, che si e contiene una m<strong>in</strong>iera <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazioni giuri<strong>di</strong>che e non sul mobb<strong>in</strong>g,<br />

bully<strong>in</strong>g e harassment. Il sito è <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua <strong>in</strong>glese e può risultare utile per una ricerca sul<br />

mobb<strong>in</strong>g per tutti i paesi <strong>di</strong> stampo anglosassone;<br />

96


APPENDICE A – PROGETTI DI LEGGE IN ITALIA<br />

PROGETTO DI LEGGE –A.C. 1813<br />

Norme per la repressione del terrorismo psicologico nei luoghi <strong>di</strong> lavoro<br />

Art. 1.<br />

1. Chiunque cagiona un danno ad altri ponendo <strong>in</strong> essere una condotta tesa ad <strong>in</strong>staurare una forma <strong>di</strong> terrore<br />

psicologico nell'ambiente <strong>di</strong> lavoro è condannato alla reclusione da 1 a 3 anni e all'<strong>in</strong>ter<strong>di</strong>zione dai pubblici uffici<br />

f<strong>in</strong>o a tre anni.<br />

2. La condotta delittuosa <strong>di</strong> cui al comma 1 si realizza attraverso molestie, m<strong>in</strong>acce, calunnie e ogni altro<br />

atteggiamento vessatorio che conduca il lavoratore all'emarg<strong>in</strong>azione, alla <strong>di</strong>seguaglianza <strong>di</strong> trattamento economico<br />

e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni lavorative, all'assegnazione <strong>di</strong> compiti o funzioni dequalificanti.<br />

PROGETTO DI LEGGE A.C. 6410<br />

Disposizioni a tutela dei lavoratori dalla violenza e dalla persecuzione psicologica<br />

Art. 1.<br />

(F<strong>in</strong>alità e def<strong>in</strong>izioni).<br />

1. La presente legge è <strong>di</strong>retta a tutelare i lavoratori da atti e comportamenti ostili che assumono le caratteristiche<br />

della violenza e della persecuzione psicologica, nell'ambito dei rapporti <strong>di</strong> lavoro.<br />

2.Ai f<strong>in</strong>i della presente legge, per violenza e persecuzione psicologica si <strong>in</strong>tendono gli atti posti <strong>in</strong> essere e i<br />

comportamenti tenuti da datori <strong>di</strong> lavoro, nonché da soggetti che rivestano <strong>in</strong>carichi <strong>in</strong> posizione sovraor<strong>di</strong>nata o<br />

pari grado nei confronti del lavoratore, che mirano a danneggiare quest'ultimo e che sono svolti con carattere<br />

sis<strong>tema</strong>tico e duraturo e con palese predeterm<strong>in</strong>azione.<br />

3.Gli atti e i comportamenti rilevanti ai f<strong>in</strong>i della presente legge si caratterizzano per il contenuto vessatorio e per le<br />

f<strong>in</strong>alità persecutorie, e si traducono <strong>in</strong> maltrattamenti verbali e <strong>in</strong> atteggiamenti che danneggiano la personalità del<br />

lavoratore, quali il licenziamento, le <strong>di</strong>missioni forzate, il pregiu<strong>di</strong>zio delle prospettive <strong>di</strong> progressione <strong>di</strong> carriera,<br />

l'<strong>in</strong>giustificata rimozione da <strong>in</strong>carichi già affidati, l'esclusione dalla comunicazione <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazioni rilevanti per lo<br />

svolgimento delle attività lavorative, la svalutazione dei risultati ottenuti.<br />

4. Il danno <strong>di</strong> natura psico-fisica provocato dagli atti e comportamenti <strong>di</strong> cui ai commi 2 e 3 rileva ai f<strong>in</strong>i della<br />

presente legge quando comporta la menomazione della capacità lavorativa, ovvero pregiu<strong>di</strong>ca l'autostima del<br />

lavoratore che li subisce, ovvero si traduce <strong>in</strong> forme depressive.<br />

Art. 2.<br />

(Annullabilità <strong>di</strong> atti <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atori).<br />

1. Gli atti e le decisioni concernenti le variazioni delle qualifiche, delle mansioni, degli <strong>in</strong>carichi, ovvero i<br />

trasferimenti, riconducibili alla violenza e alla persecuzione psicologica, sono annullabili a richiesta del lavoratore<br />

danneggiato.<br />

Art. 3.<br />

(Prevenzione ed <strong>in</strong>formazione).<br />

1.Il M<strong>in</strong>istro del lavoro e della previdenza sociale, con decreto da emanare entro novanta giorni dalla data <strong>di</strong> entrata<br />

<strong>in</strong> vigore della presente legge, <strong>in</strong><strong>di</strong>vidua le fattispecie <strong>di</strong> violenze e persecuzioni psicologiche ai danni dei lavoratori<br />

rilevanti ai f<strong>in</strong>i della presente legge.<br />

2.I datori <strong>di</strong> lavoro, pubblici o privati, e le rispettive rappresentanze s<strong>in</strong>dacali adottano tutte le <strong>in</strong>iziative necessarie<br />

allo scopo <strong>di</strong> prevenire la violenza e la persecuzione psicologica <strong>di</strong> cui alla presente legge, ivi comprese le<br />

97


<strong>in</strong>formazioni rilevanti con riferimento alle assegnazioni <strong>di</strong> <strong>in</strong>carichi, ai trasferimenti, alle variazioni nelle qualifiche<br />

e nelle mansioni affidate, nonché tutte le <strong>in</strong>formazioni che attengono alle modalità <strong>di</strong> utilizzo dei lavoratori.<br />

3. Le <strong>in</strong>formazioni <strong>di</strong> cui al comma 2 devono essere affisse nelle bacheche aziendali corredate dal testo del decreto<br />

<strong>di</strong> cui al comma 1.<br />

4.Qualora atti e comportamenti <strong>di</strong> cui all'articolo 1 siano denunciati, da parte <strong>di</strong> s<strong>in</strong>goli o da gruppi <strong>di</strong> lavoratori, al<br />

datore <strong>di</strong> lavoro ovvero alle rappresentanze s<strong>in</strong>dacali aziendali, questi ultimi hanno l'obbligo <strong>di</strong> porre <strong>in</strong> essere<br />

procedure tempestive <strong>di</strong> accertamento dei fatti denunciati, eventualmente anche con l'ausilio <strong>di</strong> esperti esterni<br />

all'azienda.<br />

5. Accertati i fatti denunciati, ai sensi del comma 4, il datore <strong>di</strong> lavoro è tenuto ad assumere le misure necessarie per<br />

il loro superamento. All'<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> tali misure si procede me<strong>di</strong>ante il concorso dei lavoratori dell'area<br />

aziendale <strong>in</strong>teressata ai fatti accertati.<br />

6. Ad <strong>in</strong>tegrazione <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong>sposto dall'articolo 20 della legge 20 maggio 1970, n. 300, i lavoratori hanno <strong>di</strong>ritto<br />

<strong>di</strong> riunirsi, fuori dall'orario <strong>di</strong> lavoro, nei limiti <strong>di</strong> due ore su base annuale, per trattare il <strong>tema</strong> delle violenze e delle<br />

persecuzioni psicologiche nel luogo <strong>di</strong> lavoro.<br />

7. Le riunioni <strong>di</strong> cui al comma 6 del presente articolo sono <strong>in</strong>dette con le modalità e si svolgono nelle forme <strong>di</strong> cui<br />

all'articolo 20 della legge 20 maggio 1970, n. 300. Alle riunioni possono partecipare le rappresentanze s<strong>in</strong>dacali<br />

aziendali, i <strong>di</strong>rigenti s<strong>in</strong>dacali ed esperti esterni.<br />

Art. 4.<br />

(Responsabilità <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are).<br />

1.Nei confronti <strong>di</strong> coloro che pongano <strong>in</strong> essere gli atti o tengano i comportamenti previsti all'articolo 1, si applicano<br />

le misure previste con riferimento alla responsabilità <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are. Analoga responsabilità grava su chi denuncia<br />

consapevolmente atti o comportamenti <strong>di</strong> cui all'articolo 1 <strong>in</strong>esistenti, al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> ottenere vantaggi comunque<br />

configurabili.<br />

Art. 5.<br />

(Azioni <strong>di</strong> tutela giu<strong>di</strong>ziaria).<br />

1. Il lavoratore che abbia subìto violenza o persecuzione psicologica nel luogo <strong>di</strong> lavoro e non ritenga <strong>di</strong> avvalersi<br />

delle procedure <strong>di</strong> conciliazione previste dai contratti collettivi, ma <strong>in</strong>tenda a<strong>di</strong>re <strong>in</strong> giu<strong>di</strong>zio, può promuovere il<br />

tentativo <strong>di</strong> conciliazione ai sensi dell'articolo 410 del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura civile, anche attraverso le rappresentanze<br />

s<strong>in</strong>dacali aziendali. Si applicano, per il ricorso <strong>in</strong> giu<strong>di</strong>zio, le <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> cui all'articolo 413 del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

procedura civile.<br />

2. Il giu<strong>di</strong>ce condanna il responsabile del comportamento sanzionato al risarcimento del danno, che liquida <strong>in</strong> forma<br />

equitativa.<br />

Art. 6.<br />

(Pubblicità del provve<strong>di</strong>mento del giu<strong>di</strong>ce).<br />

1. Su istanza della parte <strong>in</strong>teressata, il giu<strong>di</strong>ce può <strong>di</strong>sporre che del provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> condanna venga data<br />

<strong>in</strong>formazione, a cura del datore <strong>di</strong> lavoro, me<strong>di</strong>ante lettera ai <strong>di</strong>pendenti <strong>in</strong>teressati, per reparto e attività, dove si è<br />

manifestato il caso <strong>di</strong> violenza o <strong>di</strong> persecuzione psicologica oggetto dell'<strong>in</strong>tervento giu<strong>di</strong>ziario, omettendo il nome<br />

della persona che ha subito tali violenze o persecuzioni, qualora ne <strong>di</strong>a al giu<strong>di</strong>ce stesso esplicita <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione.<br />

PROGETTO DI LEGGE - A.C. 7265<br />

Disposizioni per la tutela dei lavoratori nell’ambito dei rapporti <strong>di</strong> lavoro<br />

Art. 1.<br />

1. Chiunque sul luogo <strong>di</strong> lavoro pone <strong>in</strong> essere atti <strong>di</strong> violenza identificabili <strong>in</strong> molestie psico-fisiche, m<strong>in</strong>acce e<br />

calunnie o <strong>in</strong> comportamenti vessatori che conducano altri ad una conclamata emarg<strong>in</strong>azione sociale o lavorativa,<br />

ovvero ad una <strong>in</strong>giustificata <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione e penalizzazione del trattamento retributivo, che costr<strong>in</strong>gano a compiti<br />

o funzioni dequalificanti per la <strong>di</strong>gnità personale, che provoch<strong>in</strong>o menomazioni psico-fisiche parziali o permanenti,<br />

è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la <strong>in</strong>ter<strong>di</strong>zione dai pubblici uffici f<strong>in</strong>o a tre anni o, <strong>in</strong> alternativa,<br />

con la multa da lire 10 milioni a lire 40 milioni.<br />

98


2. Il responsabile del comportamento sanzionato ai sensi del comma 1 è altresì tenuto al risarcimento del danno nei<br />

confronti del lavoratore che abbia subito violenza o persecuzione psicologica nel luogo <strong>di</strong> lavoro stesso.<br />

3. Gli atti e le decisioni concernenti le variazioni delle qualifiche, delle mansioni, degli <strong>in</strong>carichi, ovvero i<br />

trasferimenti anche <strong>in</strong> altri territori o <strong>in</strong> <strong>di</strong>fferenti aree del medesimo sis<strong>tema</strong>, riconducibili al reato <strong>di</strong> violenza<br />

psicologica <strong>di</strong> cui al comma 1, sono nulli.<br />

PROGETTO DI LEGGE – A.C. 6667<br />

Disposizioni per la tutela della persona da violenze morali e persecuzioni psicologiche<br />

Art. 1.<br />

1. Chiunque pone <strong>in</strong> essere atti <strong>di</strong> violenza psicologica o comunque riconducibili ad essa, <strong>in</strong>equivocabilmente e<br />

strumentalmente f<strong>in</strong>alizzati a provocare un danno lesivo della <strong>di</strong>gnità, fisica o morale, <strong>di</strong> altri costretti a subire tali<br />

atti a causa <strong>di</strong> uno stato <strong>di</strong> necessità, è condannato alla reclusione da uno a tre anni ed alla <strong>in</strong>ter<strong>di</strong>zione dai pubblici<br />

uffici f<strong>in</strong>o a tre anni o, <strong>in</strong> alternativa, alla multa da 5 a 30 milioni <strong>di</strong> lire.<br />

Art. 2.<br />

1. Nel caso <strong>in</strong> cui il reato <strong>di</strong> cui all'articolo 1 comporti per la persona offesa anche danni psico-fisici o danni<br />

materiali ed economici la condanna alla reclusione è elevata da due a quattro anni e l'<strong>in</strong>ter<strong>di</strong>zione dai pubblici uffici<br />

è elevata f<strong>in</strong>o a c<strong>in</strong>que anni o, <strong>in</strong> alternativa, la multa è elevata f<strong>in</strong>o a 50 milioni <strong>di</strong> lire.<br />

Art. 3.<br />

1. Nel caso <strong>in</strong> cui il reato <strong>di</strong> cui all'articolo 1 comporti per la persona offesa <strong>in</strong><strong>di</strong>genza economica o danni psicofisici<br />

a carattere permanente la condanna alla reclusione è elevata da tre a c<strong>in</strong>que anni e l'<strong>in</strong>ter<strong>di</strong>zione dai pubblici<br />

uffici è perpetua. La condanna alla reclusione può essere sostituita dalla multa f<strong>in</strong>o a 200 milioni <strong>di</strong> lire.<br />

Art. 4.<br />

Gli atti delittuosi <strong>di</strong> cui all'articolo 1 sono identificabili <strong>in</strong> molestie psico-fisiche, m<strong>in</strong>acce e calunnie e comunque <strong>in</strong><br />

comportamenti vessatori che conducono altri a conclamata emarg<strong>in</strong>azione sociale e/o lavorativa, <strong>in</strong> <strong>in</strong>giustificate<br />

<strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione e penalizzazione del trattamento retributivo, nel costr<strong>in</strong>gimento a compiti o funzioni dequalificanti<br />

per la <strong>di</strong>gnità personale, che comportano l'accettazione volontaria <strong>di</strong> decisioni costrittive <strong>in</strong>giustificate e pretestuose<br />

nella vita lavorativa, <strong>in</strong> stati <strong>di</strong> menomazioni psico-fisiche parziali o permanenti, o, comunque, sia nell'ambito civile<br />

che <strong>in</strong> quello lavorativo, <strong>in</strong> atti e comportamenti <strong>di</strong> violenza psicologica atti a conseguire o assicurare a sé o ad altri<br />

profitti e/o consensi altrimenti <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ati dalla legge.<br />

DISEGNO DI LEGGE A.S. 4265<br />

Tutela della persona che lavora da violenze morali e persecuzioni psicologiche nell’ambito<br />

dell’attività lavorativa<br />

Art. 1.<br />

(F<strong>in</strong>alità e campo applicativo)<br />

1. La presente legge tutela qualsiasi lavoratrice e lavoratore da violenze morali e persecuzioni psicologiche<br />

perpetrate <strong>in</strong> ambito lavorativo me<strong>di</strong>ante azioni def<strong>in</strong>ite dall'articolo 2.<br />

2. La tutela <strong>di</strong> cui al comma 1 si esplica per tutte le tipologie <strong>di</strong> lavoro, pubblico e privato, comprese le<br />

collaborazioni, <strong>in</strong><strong>di</strong>pendentemente dalla loro natura, mansione e grado.<br />

99


Art. 2.<br />

(Def<strong>in</strong>izione)<br />

1. Ai f<strong>in</strong>i della presente legge vengono considerate violenze morali e persecuzioni psicologiche, nell'ambito<br />

dell'attività lavorativa, quelle azioni che mirano esplicitamente a danneggiare una lavoratrice o un lavoratore.<br />

Tali azioni devono essere svolte con carattere sis<strong>tema</strong>tico, duraturo e <strong>in</strong>tenso.<br />

2. Gli atti vessatori, persecutori, le critiche e i maltrattamenti verbali esasperati, l'offesa alla <strong>di</strong>gnità, la<br />

delegittimazione <strong>di</strong> immag<strong>in</strong>e, anche <strong>di</strong> fronte a soggetti esterni all'impresa, ente o amm<strong>in</strong>istrazione - clienti,<br />

fornitori, consulenti - comunque attuati da superiori, pari-grado, <strong>in</strong>feriori e datori <strong>di</strong> lavoro, per avere il carattere<br />

della violenza morale e delle persecuzioni psicologiche, devono mirare a <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>are, scre<strong>di</strong>tare o, comunque,<br />

danneggiare il lavoratore nella propria carriera, status , potere formale e <strong>in</strong>formale, grado <strong>di</strong> <strong>in</strong>fluenza sugli altri.<br />

Alla stessa stregua vanno considerate la rimozione da <strong>in</strong>carichi, l'esclusione o immotivata marg<strong>in</strong>alizzazione<br />

dalla normale comunicazione aziendale, la sottostima sis<strong>tema</strong>tica dei risultati, l'attribuzione <strong>di</strong> compiti molto al <strong>di</strong><br />

sopra delle possibilità professionali o della con<strong>di</strong>zione fisica e <strong>di</strong> salute.<br />

3. Ciascun elemento concorre <strong>in</strong><strong>di</strong>vidualmente nella valutazione del livello <strong>di</strong> gravità.<br />

4. Ai f<strong>in</strong>i dell'accertamento della responsabilità soggettiva, l'istigazione é considerata equivalente alla<br />

commissione del fatto.<br />

Art. 3.<br />

(Prevenzione ed <strong>in</strong>formazione)<br />

1. Ai f<strong>in</strong>i <strong>di</strong> prevenire le attività <strong>di</strong> violenza morale e persecuzione psicologica, i datori <strong>di</strong> lavoro, pubblici e<br />

privati, e le rispettive rappresentanze s<strong>in</strong>dacali aziendali, pongono <strong>in</strong> essere - anche <strong>in</strong> attuazione <strong>di</strong> quanto<br />

previsto dall'articolo 2082 del co<strong>di</strong>ce civile - <strong>in</strong>iziative <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazione perio<strong>di</strong>ca verso i lavoratori. Tali azioni<br />

concorrono ad <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare, anche a livello <strong>di</strong> s<strong>in</strong>tomi, la manifestazione <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> maltrattamenti e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azioni, cosí come <strong>in</strong><strong>di</strong>cate all'articolo 2. L'attività <strong>in</strong>formativa <strong>in</strong>veste anche gli aspetti organizzativi -<br />

ruoli, mansioni, carriere, mobilità - nei quali la trasparenza e la correttezza nei rapporti aziendali e professionali<br />

deve essere sempre manifesta.<br />

2. Qualora siano denunciati da parte <strong>di</strong> s<strong>in</strong>goli o da gruppi <strong>di</strong> lavoratori, al datore <strong>di</strong> lavoro e alle rappresentanze<br />

s<strong>in</strong>dacali aziendali, comportamenti <strong>di</strong> cui all'articolo 2, questi ultimi hanno l'obbligo <strong>di</strong> attivare procedure<br />

tempestive <strong>di</strong> accertamento dei fatti denunciati e misure per il loro superamento. Per la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> tali<br />

misure vengono sentiti anche i lavoratori dell'area aziendale <strong>in</strong>teressata ai fatti accertati.<br />

3. Al momento della formalizzazione <strong>di</strong> qualsiasi tipo <strong>di</strong> rapporto <strong>di</strong> lavoro, il datore <strong>di</strong> lavoro consegna ai<br />

lavoratori una comunicazione del M<strong>in</strong>istero del lavoro e della previdenza sociale relativa alla tutela dal le<br />

violenze morali e dalla persecuzione psicologica nel lavoro. La predetta comunicazione deve essere affissa nelle<br />

bacheche aziendali.<br />

4. Ad <strong>in</strong>tegrazione <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong>sposto dall'articolo 20 della legge 20 maggio 1970, n. 300, i lavoratori hanno<br />

<strong>di</strong>ritto a due ore <strong>di</strong> assemblea su base annuale, fuori dall'orario <strong>di</strong> lavoro, per trattare il <strong>tema</strong> delle violenze morali<br />

e delle persecuzioni psicologiche nel luogo <strong>di</strong> lavoro, <strong>di</strong> cui agli articoli 1 e 2 della presente legge. Le assemblee<br />

sono <strong>in</strong>dette con le modalità e si svolgono nelle forme <strong>di</strong> cui al citato articolo 20 della legge n. 300 del 1970. Alle<br />

assemblee possono partecipare le rappresentanze s<strong>in</strong>dacali aziendali, i <strong>di</strong>rigenti s<strong>in</strong>dacali ed esperti.<br />

Art. 4.<br />

(Responsabilità <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ari)<br />

1. Nei confronti <strong>di</strong> coloro che attuano azioni <strong>di</strong> cui all'articolo 2, si configura responsabilità <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are, secondo<br />

quanto previsto dalla contrattazione collettiva. Analoga responsabilità grava su chi denuncia consapevolmente<br />

fatti <strong>di</strong> cui al medesimo articolo 2 che si rivel<strong>in</strong>o <strong>in</strong>esistenti per ottenere vantaggi comunque configurabili.<br />

Art. 5.<br />

(Azioni <strong>di</strong> tutela giu<strong>di</strong>ziaria)<br />

1. Il lavoratore che abbia subíto violenza morale e persecuzione psicologica nel luogo <strong>di</strong> lavoro ai sensi<br />

dell'articolo 2, e non ritenga <strong>di</strong> avvalersi delle procedure <strong>di</strong> conciliazione previste dai contratti collettivi ma<br />

<strong>in</strong>tenda a<strong>di</strong>re il giu<strong>di</strong>zio, puó promuovere il tentativo <strong>di</strong> conciliazione ai sensi dall'articolo 410 del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

100


procedura civile, anche attraverso le rappresentanze s<strong>in</strong>dacali aziendali. Si applicano, per il ricorso <strong>in</strong> giu<strong>di</strong>zio, le<br />

<strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> cui all'articolo 413 del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura civile. Il giu<strong>di</strong>ce condanna altresí il responsabile del<br />

comportamento sanzionato al risarcimento del danno, che liquida <strong>in</strong> forma equitativa.<br />

Art. 6.<br />

(Conseguenze per gli atti derivanti<br />

dalle violenze psicologiche)<br />

1. Le variazioni nelle qualifiche, nelle mansioni, negli <strong>in</strong>carichi, nei trasferimenti o le <strong>di</strong>missioni, determ<strong>in</strong>ate da<br />

azioni <strong>di</strong> violenza morale e persecuzione psicologica, sono impugnabili ai sensi e per gli effetti <strong>di</strong> cui all'articolo<br />

2113 del co<strong>di</strong>ce civile, salvo risarcimento dei danni ai sensi dell'articolo 5 della presente legge.<br />

Art. 7.<br />

(Pubblicità del provve<strong>di</strong>mento del giu<strong>di</strong>ce)<br />

1. Su istanza della parte <strong>in</strong>teressata il giu<strong>di</strong>ce puó <strong>di</strong>sporre che del provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> condanna o <strong>di</strong> assoluzione<br />

venga data <strong>in</strong>formazione, a cura del datore <strong>di</strong> lavoro, me<strong>di</strong>ante lettera ai <strong>di</strong>pendenti <strong>in</strong>teressati, per reparto e<br />

attività, dove si é manifestato il caso <strong>di</strong> violenza morale e persecuzione psicologica, oggetto dell'<strong>in</strong>tervento<br />

giu<strong>di</strong>ziario, omettendo il nome della persona che ha subíto tali azioni <strong>di</strong> violenza e persecuzione.<br />

Art. 8.<br />

(Nullità degli atti <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atori<br />

e <strong>di</strong> ritorsione)<br />

Tutti gli atti o fatti che deriv<strong>in</strong>o da comportamento <strong>di</strong> cui agli articoli 1, 2 e 3 sono nulli.<br />

2. I provve<strong>di</strong>menti relativi alla posizione soggettiva del lavoratore che abbia posto <strong>in</strong> essere una denuncia per<br />

comportamenti <strong>di</strong> cui all'articolo 2, <strong>in</strong> qualunque modo peggiorativi della propria con<strong>di</strong>zione professionale,<br />

compresi i trasferimenti e licenzia menti, adottati entro un anno dal momento della denuncia, si presumono a<br />

contenuto <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atorio, salvo prova contraria, ai sensi dell'articolo 2728, secondo comma, del co<strong>di</strong>ce civile<br />

DISEGNO DI LEGGE A.S. 4313<br />

Disposizioni a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici dalla violenza psicologica<br />

Art. 1.<br />

(F<strong>in</strong>alità)<br />

1. La presente legge tutela i lavoratori e le lavoratrici da atti e comportamenti persecutori che assumono le<br />

caratteristiche della violenza psicologica.<br />

2. La tutela <strong>di</strong> cui al comma 1 si esplica per tutte le tipologie <strong>di</strong> lavoro, pubblico e privato, comprese le<br />

collaborazioni e i rapporti <strong>di</strong> consulenza, <strong>in</strong><strong>di</strong>pendentemente dalla loro natura, mansione, grado e durata<br />

temporale.<br />

Art. 2.<br />

(Def<strong>in</strong>izioni e campo applicativo)<br />

1. Ai f<strong>in</strong>i della presente legge, per violenza psicologica si <strong>in</strong>tende qualsiasi atto e comportamento, da chiunque<br />

esercitato allo scopo <strong>di</strong> provocare, <strong>in</strong> un ambito lavorativo, un danno al lavoratore.<br />

2. Gli atti ed i comportamenti <strong>di</strong> cui al comma 1, esercitati s<strong>in</strong>golarmente o da un gruppo, devono essere<br />

perpetuati <strong>in</strong> modo offensivo e vessatorio ed essere svolti con carattere sis<strong>tema</strong>tico e cont<strong>in</strong>uativo, rilevando a tal<br />

f<strong>in</strong>e anche quelli che tendono a <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>are, scre<strong>di</strong>tare, emarg<strong>in</strong>are, isolare e demotivare il lavoratore o ad<br />

<strong>in</strong>durlo a comportamenti contrari alla sua etica.<br />

3. Il danno <strong>di</strong> natura psichica o fisica provocato dagli atti e comportamenti <strong>di</strong> cui ai commi 1 e 2 rileva ai f<strong>in</strong>i del<br />

risarcimento quando comporta la menomazione della capacità lavorativa, ovvero pregiu<strong>di</strong>ca l'autostima del<br />

lavoratore, ovvero si traduce <strong>in</strong> forme depressive attraverso atteggiamenti apatici, aggressivi, <strong>di</strong> isolamento e <strong>di</strong><br />

101


demotivazione.<br />

Art. 3.<br />

(Nullità degli atti <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atori)<br />

1. Gli atti e le decisioni concernenti le variazioni delle qualifiche, delle mansioni, degli <strong>in</strong>carichi, ovvero i<br />

trasferimenti anche <strong>in</strong> altri territori o <strong>in</strong> <strong>di</strong>fferenti aree del medesimo sis<strong>tema</strong>, riconducibili alla violenza<br />

psicologica, sono nulli.<br />

2. Il provve<strong>di</strong>mento che decide della nullità degli atti <strong>di</strong> cui al comma 1 é emesso dal giu<strong>di</strong>ce del lavoro, sentite le<br />

parti.<br />

3. Gli atti e le decisioni, riconducibili alla <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione sessuale, oltreché nulli, comportano per<br />

l'amm<strong>in</strong>istrazione l'imme<strong>di</strong>ata comunicazione del fatto al M<strong>in</strong>istero per le pari opportunità secondo quanto<br />

previsto dalla legge 10 aprile 1991, n. 125.<br />

Art. 4.<br />

(Strategia societaria illecita)<br />

1. Qualora il giu<strong>di</strong>ce accerti che una amm<strong>in</strong>istrazione pubblica o privata ha adottato strategie, con lo scopo <strong>di</strong><br />

provocare le <strong>di</strong>missioni o il licenziamento <strong>di</strong> uno o piú lavoratori, al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> ridurre o razionalizzare il proprio<br />

personale, puó <strong>di</strong>sporre per gli amm<strong>in</strong>istratori o i responsabili delle medesime, l'<strong>in</strong>ter<strong>di</strong>zione per un anno da<br />

qualsiasi ufficio.<br />

Art. 5.<br />

(Prevenzione ed <strong>in</strong>formazione)<br />

1. Il M<strong>in</strong>istro del lavoro e della previdenza sociale, con regolamento da emanare ai sensi dell'articolo 17 della<br />

legge 23 agosto 1988, n. 400, entro novanta giorni dalla data <strong>di</strong> entrata <strong>in</strong> vigore della presente legge, <strong>in</strong><strong>di</strong>vidua la<br />

fattispecie <strong>di</strong> violenza psicologica ai danni dei lavoratori rilevante ai f<strong>in</strong>i della presente legge.<br />

2. I datori <strong>di</strong> lavoro pubblici e privati e le rispettive rappresentanze s<strong>in</strong>dacali adotta no tutte le <strong>in</strong>iziative<br />

necessarie allo scopo <strong>di</strong> prevenire qualsiasi forma <strong>di</strong> violenza psicologica <strong>di</strong> cui alla presente legge attraverso<br />

<strong>in</strong>formazioni e comunicazioni att<strong>in</strong>enti:<br />

a) le modalità <strong>di</strong> utilizzo e d'impiego dei lavoratori;<br />

b) l'illustrazione delle <strong>in</strong>tenzioni e degli obiettivi <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne generale concernenti la politica aziendale;<br />

c) l'elaborazione <strong>di</strong> procedure che garantiscano adeguate con<strong>di</strong>zioni psicologiche e sociali nel luogo <strong>di</strong> lavoro;<br />

d) l'adozione <strong>di</strong> misure che impe<strong>di</strong>scano od <strong>in</strong>nesch<strong>in</strong>o reazioni negative;<br />

e) l'offerta <strong>di</strong> pari opportunità ai lavoratori al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> migliorare le loro conoscenze e prestazioni.<br />

3. Le <strong>in</strong>iziative <strong>di</strong> cui al comma 2 devono essere portate a conoscenza dei lavoratori nei mo<strong>di</strong> e nelle forme<br />

previste dalla normativa vigente.<br />

Art. 6.<br />

(Accertamento <strong>di</strong> fatti persecutori)<br />

1. Nei casi <strong>in</strong> cui atti e comportamenti <strong>di</strong> cui all'articolo 2 siano portati a conoscenza, da parte <strong>di</strong> s<strong>in</strong>goli o da<br />

gruppi <strong>di</strong> lavoratori, al datore <strong>di</strong> lavoro ovvero alle rappresentanze s<strong>in</strong>dacali aziendali, questi hanno l'obbligo <strong>di</strong><br />

porre <strong>in</strong> essere le misure atte a verificare la fondatezza dei fatti ed assumere i provve<strong>di</strong>menti necessari per il loro<br />

superamento ai sensi della <strong>di</strong>rettiva quadro n. 89/391/CEE recepita dal decreto legislativo 19 settembre 1994, n.<br />

626.<br />

2. Ai f<strong>in</strong>i <strong>di</strong> quanto previsto dal comma 1, l'accertamento cl<strong>in</strong>ico del fatto é effettuato da consulenti e psicologi<br />

esterni, attraverso colloqui <strong>in</strong><strong>di</strong>viduali, <strong>in</strong>contri <strong>di</strong> gruppo, sottoposizione <strong>di</strong> test e <strong>di</strong> sostanze reattive, <strong>in</strong> grado <strong>di</strong><br />

verificare se si tratti:<br />

a) <strong>di</strong> vere e proprie forme <strong>di</strong> maltrattamento, vessazione, <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione e persecuzione <strong>in</strong> ambito lavorativo;<br />

b) <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> collusione psicologica tra vissuti propri ed esperienza lavorativa;<br />

c) <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi propri del soggetto, legati al ciclo <strong>di</strong> vita o alla sua struttura <strong>di</strong> personalità.<br />

3. Il lavoratore, accertato il fenomeno persecutorio a cui é stato sottoposto, ha <strong>di</strong>ritto al rimborso, da parte<br />

dell'amm<strong>in</strong>istrazione nella quale presta servizio, delle spese me<strong>di</strong>che e psicoterapeutiche sostenute al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> un<br />

suo pieno recupero psicologico, sociale, relazionale e lavorativo.<br />

Art. 7.<br />

(Sportello unico contro gli abusi)<br />

102


1. Presso la Camera <strong>di</strong> commercio, <strong>in</strong>dustria, artigianato e agricoltura <strong>di</strong> Roma é istituito lo sportello unico contro<br />

gli abusi nei posti <strong>di</strong> lavoro con lo scopo <strong>di</strong> offrire consulenza a chi si ritiene <strong>in</strong>teressato ad atti e comportamenti<br />

persecutori.<br />

2. Lo sportello <strong>di</strong> cui al comma 1, al quale sono addetti un avvocato e uno psicologo, puó avvalersi <strong>di</strong> esperti <strong>in</strong><br />

me<strong>di</strong>c<strong>in</strong>a del lavoro ed é altresí dotato <strong>di</strong> un numero verde per consentire consulenze telefoniche.<br />

3. I s<strong>in</strong>dacati e le associazioni datoriali possono, <strong>in</strong> ogni caso, secondo quanto previsto dall'articolo 20 del decreto<br />

legislativo 19 settembre 1994, n. 626, istituire appositi organismi paritetici nazionali, territoriali e <strong>di</strong> settore per<br />

promuovere la cultura della prevenzione nei confronti delle violenze psicologiche.<br />

Art. 8.<br />

(Responsabilità <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are)<br />

1. Nei confronti <strong>di</strong> coloro che pongano <strong>in</strong> essere gli atti o tengano i comportamenti previsti dall'articolo 2, si<br />

applicano le misure previste con riferimento alla responsabilità <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are.<br />

2. La stessa responsabilità <strong>di</strong> cui al comma 1 grava altresí su chi denuncia consapevolmente atti o comportamenti<br />

<strong>in</strong>esistenti, al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> ottenere vantaggi comunque configurabili.<br />

Art. 9.<br />

(Azione <strong>di</strong> tutela giu<strong>di</strong>ziaria)<br />

1. Il lavoratore che abbia subíto violenza psicologica nel luogo <strong>di</strong> lavoro puó avvalersi delle procedure <strong>di</strong><br />

conciliazione previste dai contratti collettivi.<br />

2. In ogni caso é data facoltà al lavoratore <strong>di</strong> a<strong>di</strong>re <strong>in</strong> giu<strong>di</strong>zio la controparte responsabile delle violenze<br />

promuovendo il tentativo <strong>di</strong> conciliazione ai sensi dell'articolo 410 del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura civile.<br />

3. Per il ricorso <strong>in</strong> giu<strong>di</strong>zio si applicano le <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> cui all'articolo 413 del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura civile ed il<br />

giu<strong>di</strong>ce, <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> condanna del responsabile del comportamento sanzionato, <strong>di</strong>spone il risarcimento del danno<br />

liquidandolo <strong>in</strong> forma equitativa.<br />

Art. 10.<br />

(Pubblicità del provve<strong>di</strong>mento del giu<strong>di</strong>ce)<br />

1. Su istanza della parte <strong>in</strong>teressata il giu<strong>di</strong>ce, ove lo ritenga opportuno, puó <strong>di</strong>sporre che del provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

condanna venga data data <strong>in</strong>formazione, a cura del datore <strong>di</strong> lavoro, me<strong>di</strong>ante lettera ai <strong>di</strong>pendenti <strong>in</strong>teressati, per<br />

reparto e attività, dove si é manifestato il caso <strong>di</strong> violenza psicologica oggetto dell'<strong>in</strong>tervento giu<strong>di</strong>ziario,<br />

omettendo il nome della persona che ha subíto tali violenze, qualora ne <strong>di</strong>a al giu<strong>di</strong>ce esplicita <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione.<br />

Art. 11.<br />

(Entrata <strong>in</strong> vigore)<br />

1. La presente legge entra <strong>in</strong> vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.<br />

DISEGNO DI LEGGE A.S. 4512<br />

Disposizioni a tutela dei lavoratori dalla violenza o dalla persecuzione psicologica<br />

Art. 1.<br />

(F<strong>in</strong>alità e def<strong>in</strong>izioni)<br />

1. La presente legge è <strong>di</strong>retta a tutelare i lavoratori da atti e comportamenti ostili che assumono le caratteristiche<br />

della violenza o della persecuzione psicologica, nell’ambito dei rapporti <strong>di</strong> lavoro.<br />

2. Ai f<strong>in</strong>i della presente legge, per violenza o persecuzione psicologica si <strong>in</strong>tendono gli atti posti <strong>in</strong> essere e i<br />

comportamenti tenuti da datori <strong>di</strong> lavoro, superiori gerarchici o pari grado nei confronti del lavoratore, f<strong>in</strong>alizzati a<br />

danneggiare quest’ultimo e svolti con carattere sis<strong>tema</strong>tico, cont<strong>in</strong>uato e con palese predeterm<strong>in</strong>azione.<br />

3. Gli atti e i comportamenti rilevanti ai f<strong>in</strong>i della presente legge si traducono <strong>in</strong> maltrattamenti verbali,<br />

nell’<strong>in</strong>giustificata rimozione da <strong>in</strong>carichi già affidati, nell’esclusione dalla comunicazione <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazioni rilevanti<br />

per lo svolgimento delle attività lavorative, nella svalutazione dei risultati ottenuti, nella mancata prospettiva <strong>di</strong><br />

progressione <strong>di</strong> carriera, <strong>in</strong> trasferimenti non oggettivamente motivati e <strong>in</strong> altri atteggiamenti <strong>di</strong> carattere<br />

103


manifestamente vessatorio e <strong>in</strong>giustificato che mo<strong>di</strong>ficano la personalità del lavoratore e che possono <strong>in</strong>durlo ad<br />

abbandonare il lavoro.<br />

Art. 2.<br />

(Annullabilità <strong>di</strong> atti <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atori)<br />

1. Gli atti e le decisioni concernenti le variazioni delle qualifiche, delle mansioni, degli <strong>in</strong>carichi, ovvero i<br />

trasferimenti, riconducibili alla violenza o alla persecuzione psicologica, sono annullabili su istanza del lavoratore<br />

danneggiato.<br />

Art. 3.<br />

(Prevenzione)<br />

1.Le imprese e le amm<strong>in</strong>istrazioni pubbliche istituiscono organismi <strong>in</strong>terni con il compito <strong>di</strong> adottare tutte le<br />

<strong>in</strong>iziative necessarie alla prevenzione della violenza o della persecuzione psicologica. Tali organismi sono composti<br />

da un rappresentante dell’impresa o della amm<strong>in</strong>istrazione pubblica, da un rappresentante eletto dai lavoratori e da<br />

un esperto esterno nom<strong>in</strong>ato dall’Azienda sanitaria locale competente per territorio.<br />

Art. 4.<br />

(Accertamento dei fatti)<br />

1. Nel caso <strong>in</strong> cui il lavoratore si ritenga danneggiato a seguito degli atti e comportamenti <strong>di</strong> cui all’articolo 1 ha<br />

facoltà <strong>di</strong> rivolgersi all’organismo <strong>di</strong> cui all’articolo 3.<br />

2.Gli organismi <strong>di</strong> cui all’articolo 3, hanno l ’obbligo <strong>di</strong> porre <strong>in</strong> essere procedure tempestive <strong>di</strong> accertamento dei<br />

fatti denunciati anche tramite centri me<strong>di</strong>ci che operano presso le Asl.<br />

3. Accertati i fatti denunciati il datore <strong>di</strong> lavoro è tenuto ad assumere le misure necessarie per la loro rimozione.<br />

Art. 5.<br />

(Risarcimento del danno e re<strong>in</strong>tegrazione nel posto <strong>di</strong> lavoro)<br />

1. Coloro che pongano <strong>in</strong> essere gli atti o i comportamenti previsti dall’articolo 1, sono tenuti a risarcire il danno nei<br />

mo<strong>di</strong> e nelle forme previste dalla normativa vigente.<br />

2. Il risarcimento del danno è altresì dovuto da chi denuncia consapevolmente atti o comportamenti <strong>in</strong>esistenti al<br />

f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> ottenere qualsiasi utilità per sé o per altri.<br />

3. Il lavoratore deve essere re<strong>in</strong>tegrato nel posto <strong>di</strong> lavoro se la violenza o la persecuzione psicologica <strong>di</strong> cui alla<br />

presente legge ha comportato le sue <strong>di</strong>missioni.<br />

Art. 6.<br />

(Informazione)<br />

1. I lavoratori hanno il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> chiedere all’impresa o all’amm<strong>in</strong>istrazione pubblica <strong>in</strong>formazioni relative alle<br />

assegnazioni <strong>di</strong> <strong>in</strong>carichi, ai trasferimenti, alle variazioni nelle qualifiche e nelle mansioni affidate.<br />

2. L’impresa o l’amm<strong>in</strong>istrazione pubblica è tenuta, su richiesta dell’<strong>in</strong>teressato, a dare le <strong>in</strong>formazioni <strong>di</strong> cui al<br />

comma 1.<br />

3. L’impresa o l’amm<strong>in</strong>istrazione pubblica può opporre rifiuto motivato nel caso <strong>in</strong> cui possa derivare un danno per<br />

la stessa o per terzi.<br />

Art. 7.<br />

(Azioni <strong>di</strong> tutela giu<strong>di</strong>ziaria)<br />

1. Il lavoratore che abbia subìto violenza o persecuzione psicologica nel luogo <strong>di</strong> lavoro e non ritenga <strong>di</strong> avvalersi<br />

delle procedure <strong>di</strong> conciliazione previste dai contratti collettivi, ma <strong>in</strong>tenda a<strong>di</strong>re <strong>in</strong> giu<strong>di</strong>zio, può promuovere il<br />

tentativo <strong>di</strong> conciliazione ai sensi dell’articolo 410 del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura civile. Si applicano, per il ricorso <strong>in</strong><br />

giu<strong>di</strong>zio, le <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> cui all’articolo 413 del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura civile.<br />

2. Il giu<strong>di</strong>ce condanna il responsabile del comportamento sanzionato al risarcimento del danno, che liquida <strong>in</strong> forma<br />

equitativa.<br />

Art. 8.<br />

(Pubblicità del provve<strong>di</strong>mento del giu<strong>di</strong>ce)<br />

1. Su istanza della parte <strong>in</strong>teressata, qualora ne <strong>di</strong>a al giu<strong>di</strong>ce stesso esplicita <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione, il giu<strong>di</strong>ce può <strong>di</strong>sporre che<br />

del provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> condanna venga data <strong>in</strong>formazione, a cura del datore <strong>di</strong> lavoro, me<strong>di</strong>ante lettera ai <strong>di</strong>pendenti<br />

<strong>in</strong>teressati, per reparto e attività, dove si è manifestato il caso <strong>di</strong> violenza o <strong>di</strong> persecuzione psicologica oggetto<br />

dell’<strong>in</strong>tervento giu<strong>di</strong>ziario, omettendo il nome della persona che ha subito tali violenze o persecuzioni.<br />

Art. 9.<br />

(Entrata <strong>in</strong> vigore)<br />

1. La presente legge entra <strong>in</strong> vigore entro sessanta giorni dalla data della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.<br />

104


P.D.L. N. 6410 E ABBINATE IN MATERIA DI TUTELA DEI LAVORTORI DALLA<br />

VIOLENZA E DALLA PERSECUZIONE PSICOLOGICA (MOBBING)<br />

Au<strong>di</strong>zione del 13 Settembre 2000<br />

CAMERA DEI DEPUTATI - XI COMMISSIONE (LAVORO PUBBLICO E PRIVATO)<br />

Rappresentanti <strong>di</strong> Conf<strong>in</strong>dustria: Luigi Pelaggi<br />

Sommario<br />

A. Il fenomeno del mobb<strong>in</strong>g<br />

B. Aspetti cl<strong>in</strong>ici<br />

C. Aspetti legali<br />

D. Gli strumenti <strong>di</strong> tutela oggi <strong>di</strong>sponibili<br />

E. Il regime sanzionatorio adottato dalle <strong>in</strong>iziative legislative <strong>in</strong> esame<br />

F. Le <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e vigenti negli altri Paesi europei<br />

G. Conclusioni<br />

Testo dell'Au<strong>di</strong>zione<br />

A) Il fenomeno del mobb<strong>in</strong>g<br />

Il term<strong>in</strong>e mobb<strong>in</strong>g, usato da tempo <strong>in</strong> etologia, si è sempre più <strong>di</strong>ffuso <strong>in</strong> questi ultimi anni nel<br />

l<strong>in</strong>guaggio comune per <strong>in</strong><strong>di</strong>care una malattia, uno stato <strong>di</strong> grave depressione psicofisica,<br />

causato da atteggiamenti <strong>di</strong> ostilità dei superiori gerarchici o dei colleghi nei posti <strong>di</strong> lavoro nei<br />

confronti del <strong>di</strong>pendente o del collega che somatizza il <strong>di</strong>sagio.<br />

Difficilmente <strong>di</strong>agnosticabile con precisione - come tutte le patologie della mente - perché<br />

l'accertamento tecnico è comunque molto lungo, complesso e talora op<strong>in</strong>abile, il mobb<strong>in</strong>g<br />

rischia però <strong>di</strong> prestarsi ad abusi e speculazioni.<br />

La problematica, <strong>in</strong>fatti, se non affrontata attraverso il ricorso a def<strong>in</strong>izioni certe, può<br />

trasformarsi <strong>in</strong> un argomento gravido <strong>di</strong> conseguenze negative nella gestione dei rapporti <strong>di</strong><br />

lavoro.<br />

Gli stu<strong>di</strong> condotti su tale fenomeno provengono per lo più da esperienze del mondo lavorativo<br />

del Nord Europa. I primi lavori scientifici sono stati realizzati dal dott. He<strong>in</strong>z Leymann;<br />

successivamente l'<strong>in</strong>teresse si è spostato dalla Svezia <strong>in</strong> Norvegia e soprattutto <strong>in</strong> Germania,<br />

attualmente all'avanguar<strong>di</strong>a nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tale fenomeno. In Italia, <strong>in</strong>vece, il fenomeno ha un<br />

m<strong>in</strong>or numero <strong>di</strong> anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o alle spalle avendo assunto una certa rilevanza solo negli ultimi<br />

tempi.<br />

Le forme che il mobb<strong>in</strong>g può assumere sono molteplici: si va dalla semplice emarg<strong>in</strong>azione alla<br />

<strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> mal<strong>di</strong>cenze, dalle cont<strong>in</strong>ue critiche alla sis<strong>tema</strong>tica persecuzione,<br />

dall'assegnazione <strong>di</strong> compiti dequalificanti alla compromissione dell'immag<strong>in</strong>e sociale nei<br />

confronti <strong>di</strong> clienti e superiori. Nei casi più gravi si può arrivare anche al sabotaggio e ad azioni<br />

illegali.<br />

Per Leymann il mobb<strong>in</strong>g, <strong>in</strong>fatti, si realizza attraverso:<br />

• attacchi alla possibilità <strong>di</strong> comunicare;<br />

• attacchi alle relazioni sociali;<br />

• attacchi all'immag<strong>in</strong>e sociale;<br />

• attacchi alla qualità della situazione professionale e privata;<br />

• attacchi alla salute.<br />

105


La Fondazione europea per il miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro ha recentemente<br />

svolto un'<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e da cui risulterebbe che il mobb<strong>in</strong>g raggiunge una prevalenza del 16% tra i<br />

lavoratori <strong>in</strong> Gran Bretagna, f<strong>in</strong>o a scendere a valori <strong>di</strong> poco oltre il 4% <strong>in</strong> Italia. Questi dati<br />

<strong>di</strong>mostrano, dunque, che <strong>in</strong> Italia la situazione <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g è meno grave che <strong>in</strong> altri Paesi<br />

europei, fors'anche <strong>in</strong> ragione della circostanza che, come più avanti si <strong>di</strong>mostrerà, le fattispecie<br />

considerate già trovano ampia tutela nel nostro or<strong>di</strong>namento.<br />

Per affrontare le problematiche che scaturiscono dal mobb<strong>in</strong>g, due sono gli approcci<br />

fondamentali – da <strong>in</strong>tegrarsi fra <strong>di</strong> loro – che devono essere utilizzati: l'uno strettamente cl<strong>in</strong>ico,<br />

l'altro legale, con i risvolti risarcitori.<br />

B) Aspetti cl<strong>in</strong>ici<br />

Le esperienze f<strong>in</strong>o ad oggi raccolte <strong>in</strong> Italia nei <strong>di</strong>versi centri <strong>di</strong> me<strong>di</strong>c<strong>in</strong>a del lavoro hanno<br />

<strong>di</strong>mostrato come negli <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui colpiti da mobb<strong>in</strong>g venga certificata una <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> "<strong>di</strong>sturbo<br />

dell'adattamento". Perché si giunga a questa <strong>di</strong>agnosi debbono essere sod<strong>di</strong>sfatti alcuni<br />

requisiti ben precisi, e cioè:<br />

• devono esistere uno o più fattori stressanti psicosociali alla base dei s<strong>in</strong>tomi emotivi e<br />

comportamentali cl<strong>in</strong>icamente significativi;<br />

• i s<strong>in</strong>tomi devono svilupparsi entro 3 mesi dall'episo<strong>di</strong>o del o dei fattori stressanti;<br />

• il <strong>di</strong>sturbo dell'adattamento si risolve, solitamente, entro 6 mesi dalla cessazione<br />

dell'evento stressante.<br />

In casi più gravi e rari i soggetti <strong>in</strong>teressati dal mobb<strong>in</strong>g sviluppano una forma <strong>in</strong>quadrabile<br />

come "<strong>di</strong>sturbo post-traumatico da stress": <strong>in</strong> tale situazione esiste una maggiore<br />

compromissione dell'affettività, maggior <strong>di</strong>sagio nella vita <strong>di</strong> relazione e, soprattutto, una<br />

cronicizzazione dei <strong>di</strong>sturbi anche al cessare dell'evento stressante.<br />

La valutazione dell'esistenza <strong>di</strong> tali patologie richiede, ovviamente, approfon<strong>di</strong>ti accertamenti<br />

me<strong>di</strong>ci, tra i quali: il colloquio cl<strong>in</strong>ico, la visita neurologica, il test <strong>di</strong> abilità mentale, questionari <strong>di</strong><br />

personalità e <strong>di</strong> affettività, etc.<br />

Appare, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, evidente il ruolo fondamentale dei me<strong>di</strong>ci specialisti nell'<strong>in</strong><strong>di</strong>viduare con<br />

precisione le persone che abbiano subito alterazioni che possono essere ricondotte al<br />

fenomeno del mobb<strong>in</strong>g.<br />

In questa visuale, l'<strong>in</strong>tervento del me<strong>di</strong>co competente del d.lgs. n. 626 del 1994 può<br />

rappresentare il primo punto <strong>di</strong> riferimento per il lavoratore sofferente, ma non certo l'unico.<br />

Poiché il danno prodotto dal mobb<strong>in</strong>g si risolve, <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tesi, <strong>in</strong> danni <strong>di</strong> natura psico-fisica, ovvero<br />

<strong>in</strong> danni che comportano la menomazione della capacità lavorativa e/o l'<strong>in</strong>staurazione <strong>di</strong> forme<br />

<strong>di</strong> depressione, dovranno essere i me<strong>di</strong>ci specialisti a dover accertare, certificandola, l'esistenza<br />

<strong>di</strong> tale danno.<br />

La riconducibilità, poi, della patologia al comportamento del datore <strong>di</strong> lavoro o del superiore<br />

gerarchico - e, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, la valutazione dell'esistenza del nesso <strong>di</strong> causalità tra il danno prodotto e<br />

la condotta <strong>di</strong> questi ultimi - è questione che deve essere rimessa al giu<strong>di</strong>ce competente, il<br />

quale - come giurisprudenza (1) costante afferma - non è v<strong>in</strong>colato ai pareri espressi dal me<strong>di</strong>co<br />

specialista o dal consulente tecnico.<br />

C) Aspetti legali<br />

Per quanto le proposte <strong>di</strong> legge <strong>in</strong> esame si sforz<strong>in</strong>o <strong>di</strong> offrire una def<strong>in</strong>izione <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g, gli<br />

stessi risultano <strong>di</strong> fatto estremamente <strong>in</strong>sufficienti sul punto.<br />

106


Ed <strong>in</strong>vero, si ricorre ad una term<strong>in</strong>ologia "impropria", estranea a quella giuri<strong>di</strong>ca, dove trovano<br />

posto, ad esempio, gli "atti ed i comportamenti ostili", oppure la "violenza e persecuzione<br />

psicologica", nozioni che, a ben vedere, non solo sono assenti dal lessico giuri<strong>di</strong>co, ma sono<br />

anche prive <strong>di</strong> un "contenuto concreto".<br />

Di ciò si ha una riprova nella circostanza che la tecnica legislativa prescelta - per vero<br />

complessa - si estr<strong>in</strong>seca nel r<strong>in</strong>vio ad ulteriori def<strong>in</strong>izioni, pure contenute nello stesso<br />

articolato, le quali peraltro, non potendo ritenersi esaustive, lasciano <strong>in</strong> pie<strong>di</strong> l'<strong>in</strong>adeguatezza <strong>di</strong><br />

tale approccio metodologico.<br />

Le <strong>in</strong>iziative legislative <strong>in</strong> questione hanno un altro elemento <strong>in</strong> comune: esse concordano nel<br />

ritenere che dagli atti e comportamenti denunciati dal lavoratore debba derivarne un danno a<br />

quest'ultimo.<br />

L'affermazione non può che essere con<strong>di</strong>visa, ma <strong>di</strong> fronte a quelle <strong>in</strong>iziative legislative che,<br />

nello sforzo <strong>di</strong> delimitare l'area del danno, ne richiamano la natura "psico-fisica", ovvero quella<br />

"materiale od economica", senza peraltro offrire una <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione più puntuale, capace <strong>di</strong><br />

rendere certe le conseguenze <strong>di</strong> questa tutela, sembra ancora una volta <strong>di</strong> cadere <strong>in</strong><br />

quell'errore <strong>di</strong> fondo che variamente pervade le <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e <strong>in</strong> esame, quello della<br />

"<strong>in</strong>determ<strong>in</strong>atezza concettuale".<br />

E così tutto appare molto sfumato, privo <strong>di</strong> contorni certi.<br />

Ma ciò che più preoccupa è che si possa attraverso le "maglie" - troppo larghe - della tutela che<br />

si <strong>in</strong>tende apprestare, dar modo <strong>di</strong> "contestare" ogni decisione presa dal datore <strong>di</strong> lavoro, o dal<br />

superiore gerarchico, nei confronti del lavoratore, perchè causa <strong>di</strong> una situazione <strong>di</strong> "mobb<strong>in</strong>g",<br />

così come def<strong>in</strong>ita dalle proposte <strong>di</strong> legge <strong>in</strong> esame. Decisioni che, <strong>in</strong>vece, a ben vedere,<br />

possono semplicemente essere ricondotte alla libertà del datore <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> esercitare il proprio<br />

potere <strong>di</strong>rettivo e/o organizzativo.<br />

Inquietante appare, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, ogni riferimento espresso a quei comportamenti del datore <strong>di</strong> lavoro<br />

che, si presume, <strong>in</strong>tegr<strong>in</strong>o la condotta denunciata, quali, ad esempio, l'assegnazione a compiti o<br />

funzioni dequalificanti, il licenziamento, le <strong>di</strong>missioni forzate, il pregiu<strong>di</strong>zio delle prospettive <strong>di</strong><br />

progressione <strong>di</strong> carriera, l'<strong>in</strong>giustificata rimozione da <strong>in</strong>carichi già affidati.<br />

In realtà questi comportamenti, dei quali si vuol dare per acquisito il contenuto vessatorio e le<br />

f<strong>in</strong>alità persecutorie, già ricevono adeguata tutela nel nostro or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co e,<br />

specificamente, nell'ambito delle norme <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>anti il rapporto <strong>di</strong> lavoro. Essi, pertanto, una<br />

volta posti <strong>in</strong> essere, se giu<strong>di</strong>cati conformi alle regole del <strong>di</strong>ritto, non potranno essere contestati<br />

e neppure, a maggior ragione, potranno essere ritenuti fonte <strong>di</strong> quella situazione <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g<br />

della quale si chiede il relativo risarcimento del danno.<br />

Semmai è dal riconoscimento giu<strong>di</strong>ziale <strong>di</strong> illegittimità del comportamento posto <strong>in</strong> essere dal<br />

datore <strong>di</strong> lavoro e dalla ripetitività del suddetto comportamento antigiuri<strong>di</strong>co, come pure dalla<br />

sua predeterm<strong>in</strong>azione, che si potrebbe ricavare il fumus della f<strong>in</strong>alità persecutoria. Ciò anche<br />

<strong>in</strong> considerazione della circostanza che - come sopraccennato - le proposizioni me<strong>di</strong>co/legali<br />

collegano i danni da mobb<strong>in</strong>g ad una durata m<strong>in</strong>ima <strong>di</strong> esposizione al fenomeno (sei mesi<br />

secondo gli stu<strong>di</strong>osi svedesi della materia).<br />

In s<strong>in</strong>tesi, occorre allontanare dalla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a <strong>in</strong> questione quelle situazioni <strong>di</strong> esasperata<br />

sensibilità <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale che rischierebbero <strong>di</strong> crim<strong>in</strong>alizzare anche condotte <strong>in</strong>nocue non<br />

f<strong>in</strong>alizzate a produrre un <strong>di</strong>sagio nel dest<strong>in</strong>atario.<br />

Del resto, il <strong>di</strong>sagio determ<strong>in</strong>ato dalle condotte sopra descritte può avere effetto negativo per il<br />

107


lavoratore - si ripete - solo nell'ipotesi <strong>in</strong> cui le condotte stesse siano riconosciute antigiuri<strong>di</strong>che<br />

ed abbiano natura sis<strong>tema</strong>tica e predeterm<strong>in</strong>ata, oltre ad essere durature ed <strong>in</strong>tense.<br />

D) Gli strumenti <strong>di</strong> tutela oggi <strong>di</strong>sponibili<br />

1) le norme applicabili<br />

Comunque, i pr<strong>in</strong>cipi contenuti nei <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> legge sul mobb<strong>in</strong>g avrebbero una <strong>in</strong>cisiva valenza<br />

se nel nostro or<strong>di</strong>namento non fossero presenti norme generali e specifiche <strong>di</strong> tutela delle<br />

situazioni <strong>di</strong> antigiuri<strong>di</strong>cità ivi evocate.<br />

Ed <strong>in</strong>fatti, occorre essere consapevoli che siamo <strong>di</strong> fronte ad un fenomeno il quale già trova<br />

adeguate ed esaustive risposte nel nostro or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co.<br />

Fattispecie che oggi verrebbero ricondotte al mobb<strong>in</strong>g hanno trovato soluzione <strong>in</strong><br />

giurisprudenza <strong>in</strong> forza delle attuali <strong>di</strong>sposizioni dell'or<strong>di</strong>namento riconducibili essenzialmente a<br />

quelle contenute nell'art. 32 Cost. (sulla tutela della salute dell'<strong>in</strong><strong>di</strong>viduo), nell'art. 41 Cost. (che<br />

pone precisi limiti all'esplicazione dell'<strong>in</strong>iziativa economia privata, stabilendo, tra l'altro, che la<br />

stessa non può svolgersi "<strong>in</strong> modo da recare danno …. alla <strong>di</strong>gnità umana"), nell'art. 2 Cost.<br />

(che tutela i <strong>di</strong>ritti <strong>in</strong>violabili dell'uomo anche "nelle formazioni sociali ove si svolge la sua<br />

personalità") e nell'art. 2087 c.c. (che impone all'impren<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> adottare, nell'esercizio<br />

dell'impresa le misure che secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono<br />

necessarie a tutelare non solo l'<strong>in</strong>tegrità fisica, ma anche la personalità morale del <strong>di</strong>pendente).<br />

Sul punto basti ricordare la copiosa giurisprudenza, sia <strong>di</strong> legittimità che <strong>di</strong> merito (2) che si è<br />

pronunciata sulla lesione dell'<strong>in</strong>tegrità psico-fisica del lavoratore causata da comportamenti<br />

posti <strong>in</strong> essere dal datore <strong>di</strong> lavoro o dal superiore gerarchico<br />

In particolare, secondo la Cassazione (3) i pr<strong>in</strong>cipi costituzionali contenuti nelle <strong>di</strong>sposizioni<br />

sopra richiamate, aventi carattere imme<strong>di</strong>atamente precettivo, debbono essere tenuti presenti<br />

nell'<strong>in</strong>terpretazione <strong>di</strong> qualsiasi <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> legge o regolamentare, anche dell'art. 2087 c.c.,<br />

il cui contenuto non è circoscritto al rispetto della legislazione tipica della prevenzione,<br />

cosiddetta protettiva, che statuisce precisi adempimenti positivi tramite l'adozione <strong>di</strong> misure<br />

adatte al caso concreto, ma soprattutto richiede che non venga posto <strong>in</strong> essere un<br />

comportamento che vìoli il <strong>di</strong>ritto alla <strong>in</strong>tegrità psicofisica del lavoratore; l'esistenza <strong>di</strong> tale<br />

comportamento, <strong>in</strong>fatti, <strong>in</strong> quanto determ<strong>in</strong>ato da dolo o da colpa e attuato nel luogo e durante<br />

l'orario <strong>di</strong> lavoro e il compimento dell'attività <strong>di</strong> lavoro, costituisce <strong>di</strong> per sé fonte <strong>di</strong><br />

responsabilità contrattuale per il datore <strong>di</strong> lavoro, <strong>in</strong>tegrando lo stesso un <strong>in</strong>adempimento della<br />

suddetta obbligazione primaria prevista dalla legge (oltre che dei doveri <strong>di</strong> buona fede e<br />

correttezza <strong>di</strong> cui agli artt. 1175 e 1375 c.c.).<br />

Ovviamente, la responsabilità contrattuale (4) concorre con quella extracontrattuale dell'art.<br />

2043 c.c., orig<strong>in</strong>ata anch'essa dalla violazione dei <strong>di</strong>ritti soggettivi primari.<br />

Da rilevare, <strong>in</strong>oltre, che la più recente giurisprudenza <strong>di</strong> merito (5) ha ricondotto - per la prima<br />

volta a quanto consta - la fattispecie sottoposta nell'ambito del fenomeno mobb<strong>in</strong>g. In<br />

particolare, il Tribunale <strong>di</strong> Tor<strong>in</strong>o, dopo aver ritenuto fornita la prova del nesso <strong>di</strong> causalità tra la<br />

patologia <strong>in</strong>sorta improvvisamente nella lavoratrice ("s<strong>in</strong>drome ansioso depressiva reattiva") e<br />

l'ambiente <strong>di</strong> lavoro, ha ritenuto responsabile del fatto lesivo il datore <strong>di</strong> lavoro ex art. 2087 c.c.,<br />

essendo questi tenuto a garantire l'<strong>in</strong>tegrità fisio-psichica dei propri <strong>di</strong>pendenti e, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, ad<br />

impe<strong>di</strong>re e scoraggiare con efficacia contegni aggressivi e vessatori da parte dei preposti e<br />

responsabili, nei confronti dei rispettivi sottoposti.<br />

Le norme ora evocate, <strong>in</strong>oltre, non sono le sole poste a tutela <strong>di</strong> situazioni che possono essere<br />

ricondotte al mobb<strong>in</strong>g.<br />

108


Basti pensare, ad esempio, all'art. 2013 c.c., mod. dall'art. 13, l. 20 maggio 1970, n. 300 per<br />

ipotesi <strong>di</strong> trasferimenti pretestuosi e/o assegnazione <strong>di</strong> mansioni dequalificanti; all'art. 590 c.p.,<br />

per l'ipotesi <strong>di</strong> lesioni personali colpose derivanti da danno alla salute; agli artt. 594 e 595 c.p.,<br />

per le ipotesi <strong>di</strong> <strong>in</strong>giuria e <strong>di</strong>ffamazione; nonché tutti i casi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione tutelati dal nostro<br />

or<strong>di</strong>namento: ad esempio quelle contemplate dalla l. n. 903 del 1977 e dalla legge n. 125 del<br />

1991, riguardanti la parità uomo/donna; dall'art. 15, l. n. 300 del 1970, mod. dall'art 13, l. n. 903<br />

del 1977, sulla nullità degli atti o patti <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atori; l'art. 5 l. n. 135 del 1990, sul <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azioni sul lavoro nei confronti <strong>di</strong> lavoratori affetti da HIV.<br />

Al riguardo, appare anche particolarmente significativa la previsione dell'art. 5, comma 1, del<br />

d.lgs. n. 626 del 1994 che impone a ciascun lavoratore <strong>di</strong> prendersi cura della propria salute e<br />

<strong>di</strong> quella delle altre persone presenti sul luogo <strong>di</strong> lavoro su cui possono ricadere gli effetti delle<br />

sue azioni o delle sue omissioni conformemente alla sua formazione ("Ciascun lavoratore deve<br />

prendersi cura della propria sicurezza e della propria salute e <strong>di</strong> quella delle altre persone<br />

presenti sul luogo <strong>di</strong> lavoro, su cui possono ricadere gli effetti delle sue azioni od omissioni,<br />

conformemente alla sua formazione ed alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore <strong>di</strong> lavoro").<br />

2) la tutela risarcitoria<br />

In tutti i casi <strong>in</strong> cui venga accertata la responsabilità del datore <strong>di</strong> lavoro il nostro or<strong>di</strong>namento<br />

già prevede <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> ristoro del danno subito, peraltro più volte affermate <strong>in</strong><br />

giurisprudenza.<br />

Oltre alla pacifica risarcibilità del danno patrimoniale, <strong>in</strong>cidente sulla capacità <strong>di</strong> guadagno o <strong>di</strong><br />

lavoro del <strong>di</strong>pendente e consistente nel lucro cessante e nel danno emergente, è stata<br />

affermata <strong>in</strong> giurisprudenza (6) la risarcibilità del danno morale (ex artt. 2059 c.c. e 185 c.p.),<br />

nonché quella relativa al danno biologico.<br />

Danno biologico, altrimenti detto danno alla salute, è, come noto, un danno <strong>di</strong> natura non<br />

patrimoniale consistente nella menomazione dell'<strong>in</strong>tegrità psico-fisica della persona <strong>in</strong> quanto<br />

tale, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> non soltanto <strong>in</strong> riferimento all'attitu<strong>di</strong>ne a produrre ricchezza e ad ogni possibile<br />

conseguenza patrimoniale della lesione, ma anche <strong>in</strong> relazione alla totalità dei riflessi<br />

pregiu<strong>di</strong>zievoli rispetto a tutte le funzioni naturali del soggetto nel suo ambiente <strong>di</strong> vita<br />

(situazioni, attività e rapporti, con rilevanza biologica, sociale, culturale ed estetica).<br />

In particolare, la risarcibilità del danno (biologico e morale, <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> reato) è stata riconosciuta<br />

dalla giurisprudenza (7) sia per responsabilità contrattuale, data dall'<strong>in</strong>adempimento degli<br />

obblighi scaturenti dall'art. 2087 c.c., sia per responsabilità extracontrattuale.<br />

Anche la Corte Costituzionale (8) si è pronunciata sul danno biologico, ed ha <strong>di</strong>chiarato non<br />

fondata la questione <strong>di</strong> legittimità costituzionale dell'art. 2043 c.c. per la mancata previsione <strong>di</strong><br />

risarcibilità del danno alla salute, rilevando che esso, quale danno non patrimoniale, al pari del<br />

danno morale puro, andava risarcito ex artt. 2059 c.c. e 185 c.p. come conseguenza lesiva <strong>di</strong><br />

un fatto costituente reato.<br />

La Corte Costituzionale (9) è <strong>in</strong>tervenuta anche successivamente ed ha statuito ancora<br />

l'<strong>in</strong>fondatezza della questione <strong>di</strong> legittimità costituzionale <strong>in</strong> relazione alla limitata risarcibilità del<br />

danno alla salute previsto dall'art. 2059 c.c. soltanto <strong>in</strong> funzione dell'art. 185 c.p., rilevando che<br />

tale ultima norma era riferibile soltanto ai danni morali puri o con ripercussioni economiche.<br />

Ed <strong>in</strong> questa occasione il Supremo Giu<strong>di</strong>ce delle leggi, proprio <strong>in</strong> riferimento ai fatti non<br />

costituenti reato, ha stabilito il pr<strong>in</strong>cipio secondo cui è conforme a Costituzione l'<strong>in</strong>terpretazione<br />

del "<strong>di</strong>ritto vivente" che considera non limitata dall'art. 2059 c.c. la risarcibilità del danno non<br />

patrimoniale, anche se tale risarcibilità non è stata esplicitamente prevista dalla legge, qualora<br />

essa sia conseguenza della lesione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ritto costituzionalmente garantito come quello alla<br />

109


salute, previsto dall'art. 32 Cost.<br />

Il pr<strong>in</strong>cipio è stato, poi, accolto dalla giurisprudenza che lo ha esteso dalla responsabilità<br />

extracontrattuale, alla quale la Corte Costituzionale aveva fatto riferimento, anche alla<br />

responsabilità contrattuale.<br />

3) il regime probatorio<br />

Per quanto concerne il regime delle regole probatorie, si segnala la generale applicabilità delle<br />

norme attualmente vigenti <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> responsabilità contrattuale ed extracontrattuale.<br />

In base alle vigenti <strong>di</strong>sposizioni, chi domanda il risarcimento <strong>di</strong> un danno <strong>in</strong>giusto, secondo le<br />

regole della responsabilità aquiliana ex art. 2043 c.c., deve provare la condotta che ha<br />

determ<strong>in</strong>ato il danno, il nesso causale ed anche la colpa o il dolo <strong>di</strong> colui che è ritenuto<br />

responsabile.<br />

Al contrario, quando la domanda <strong>di</strong> risarcimento è fondata sulla responsabilità contrattuale, è<br />

sufficiente che l'attore provi l'<strong>in</strong>adempimento, giacchè l'art. 1218 c.c. permette <strong>di</strong> presumere la<br />

colpevolezza del debitore, ponendo a carico dello stesso la prova contraria, vale a <strong>di</strong>re che<br />

l'<strong>in</strong>adempimento "è stato determ<strong>in</strong>ato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui<br />

non imputabile", e cioè da un fatto che presenti i caratteri dell'abnormità, dell'<strong>in</strong>op<strong>in</strong>abilità e<br />

dell'esorbitanza <strong>in</strong> relazione al processo lavorativo e alle <strong>di</strong>rettive impartite.<br />

Specificamente per l'accertamento della responsabilità del datore <strong>di</strong> lavoro ex art. 2087 c.c., tale<br />

pr<strong>in</strong>cipio è stato applicato <strong>in</strong> giurisprudenza ritenendo necessario che il lavoratore provi la<br />

sussistenza del comportamento illegittimo, il verificarsi del danno (sia esso patrimoniale,<br />

biologico o morale) ed il nesso <strong>di</strong> causalità tra la condotta e il danno medesimo, mentre grava<br />

sul datore <strong>di</strong> lavoro - per escludere la propria colpevolezza e, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, la propria responsabilità -<br />

provare <strong>di</strong> aver ottemperato all'obbligo <strong>di</strong> protezione ex art. 2087 c.c., adottando tutte le cautele<br />

necessarie per tutelare l'<strong>in</strong>tegrità fisica e la personalità morale del lavoratore.<br />

E) Il regime sanzionatorio adottato dalle <strong>in</strong>iziative legislative <strong>in</strong> esame.<br />

Uno degli aspetti <strong>di</strong> alcune <strong>in</strong>iziative legislative sul mobb<strong>in</strong>g che lascia oltremodo perplessi, oltre<br />

all'ambito def<strong>in</strong>itorio già illustrato, è quello relativo all'ulteriore apparato sanzionatorio<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduato.<br />

La criticità <strong>di</strong> maggior rilievo della proposta <strong>di</strong> legge n. 1813 è, <strong>in</strong>fatti, quella relativa alle<br />

sanzioni non commisurate <strong>in</strong>vero alla reale portata del danno eventualmente subìto dai<br />

lavoratori.<br />

L'articolo 1 - unico articolo - della proposta <strong>di</strong> legge n. 1813 prevede <strong>in</strong> particolare che chiunque<br />

cagioni un danno ad altri ponendo <strong>in</strong> essere una condotta tesa ad <strong>in</strong>staurare una forma <strong>di</strong><br />

terrore psicologico nell'ambiente <strong>di</strong> lavoro è condannato alla reclusione da 1 a 3 anni e<br />

all'<strong>in</strong>ter<strong>di</strong>zione dai pubblici uffici f<strong>in</strong>o a 3 anni.<br />

La stessa visuale è r<strong>in</strong>venibile nella proposta <strong>di</strong> legge n. 6667, la quale prevede per chiunque<br />

ponga <strong>in</strong> essere atti <strong>di</strong> violenza psicologica o, comunque, riconducibili ad essa (articolo 1) la<br />

condanna alla reclusione da 1 a 3 anni ed all'<strong>in</strong>ter<strong>di</strong>zione dai pubblici uffici f<strong>in</strong>o a 3 anni o, <strong>in</strong><br />

alternativa, alla multa da 5 a 30 milioni <strong>di</strong> lire. Nel caso <strong>in</strong> cui, poi, gli atti <strong>di</strong> violenza psicologica<br />

comport<strong>in</strong>o per la persona offesa anche danni psico-fisici o danni materiali ed economici la<br />

condanna alla reclusione può essere elevata f<strong>in</strong>o a 5 anni o, <strong>in</strong> alternativa, la multa può essere<br />

elevata f<strong>in</strong>o a 50 milioni <strong>di</strong> lire. Se gli atti <strong>di</strong> violenza psicologica comportano, per la persona<br />

offesa, <strong>in</strong><strong>di</strong>genza economica o danni psico-fisici a carattere permanente la condanna alla<br />

reclusione può essere elevata da 3 a 5 anni e l'<strong>in</strong>ter<strong>di</strong>zione dai pubblici uffici può essere<br />

110


perpetua. La condanna alla reclusione può essere sostituita dalla multa f<strong>in</strong>o a 200 milioni <strong>di</strong> lire.<br />

Le predette previsioni sono, ad avviso <strong>di</strong> Conf<strong>in</strong>dustria, <strong>in</strong>accettabili, giacchè le stesse si<br />

pongono <strong>in</strong> evidente controtendenza con quei numerosi <strong>in</strong>terventi <strong>di</strong> depenalizzazione che<br />

stanno <strong>in</strong>teressando non solo la materia <strong>di</strong> rapporti <strong>di</strong> lavoro, nonché sproporzionate rispetto al<br />

ristoro del danno (patrimoniale e non) <strong>in</strong> precedenza evidenziato.<br />

F) Le <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e vigenti negli altri Paesi europei<br />

Venendo alle esperienze normative maturate negli altri Paesi Europei, meritevoli <strong>di</strong> attenzione<br />

sono quelle <strong>di</strong> Norvegia, Francia, Gran Bretagna, le cui <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e sono <strong>di</strong>rette a regolamentare<br />

"genericamente" i comportamenti e gli atti molesti, facendo, pertanto, rientrare <strong>in</strong> questi ultimi<br />

non solo le molestie sessuali, ma anche il mobb<strong>in</strong>g.<br />

In particolare, mentre Norvegia e Gran Bretagna vietano comportamenti molesti ovvero<br />

sconvenienti, la Francia ha <strong>in</strong>trodotto nel suo co<strong>di</strong>ce del lavoro la figura dell'abuso <strong>di</strong> autorità.<br />

Ma quella che appare particolarmente significativa è la normativa Austriaca la quale,<br />

nell'adottare il Piano d'azione per la parità uomo-donna, esplicitamente annovera il mobb<strong>in</strong>g e<br />

le molestie sessuali. Del resto, trattandosi pur sempre <strong>di</strong> comportamenti aventi contenuto<br />

vessatorio - anche se i primi <strong>di</strong> tipo morale o psicologico e gli altri <strong>di</strong> natura sessuale - gli<br />

strumenti cui ricorrere per combattere i relativi fenomeni presentano aspetti che hanno<br />

numerosi aspetti <strong>in</strong> comune.<br />

G) Conclusioni<br />

Dalle considerazioni sopra esposte, ed <strong>in</strong> particolare dalla evidente completezza dell'attuale<br />

quadro giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong> riferimento, ne deriva per Conf<strong>in</strong>dustria l'<strong>in</strong>opportunità <strong>di</strong> un <strong>in</strong>tervento<br />

legislativo sulla materia.<br />

Questo <strong>in</strong>tervento <strong>in</strong>vero potrebbe avere come unico effetto quello <strong>di</strong> determ<strong>in</strong>are una<br />

burocratizzazione ed un irrigi<strong>di</strong>mento dei meccanismi decisionali all'<strong>in</strong>terno dell'impresa, una<br />

compressione, se non vanificazione, dell'esercizio del potere <strong>di</strong>rettivo e/o organizzativo del<br />

datore <strong>di</strong> lavoro, lasciando esclusivamente spazio ad <strong>in</strong>terventi <strong>di</strong> mera strumentalizzazione da<br />

parte <strong>di</strong> coloro che, pur non essendo vittime <strong>di</strong> un sis<strong>tema</strong> che li pone al <strong>di</strong>sotto dei loro meriti,<br />

tent<strong>in</strong>o, attraverso queste <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e, <strong>di</strong> ottenere risultati e/o riconoscimenti non corrispondenti<br />

alla propria professionalità.<br />

--------------<br />

Note<br />

(1) V., ad esempio, Cass. 20 marzo 1987, n. 2785; Cass. 30 luglio 1987, n. 6607; Cass. 10<br />

ottobre 1988, n. 5665.<br />

(2) Cass. 2 maggio 2000, n. 5491, <strong>in</strong>e<strong>di</strong>ta; Cass. 8 gennaio 2000, n. 143, <strong>in</strong> "Guida al lavoro"<br />

2000, n. 1, 21; Trib. Tor<strong>in</strong>o 11 <strong>di</strong>cembre 1999, <strong>in</strong> "Foro italiano" 2000, I, 1555; Trib. Tor<strong>in</strong>o 16<br />

novembre 1999, <strong>in</strong> "Il lavoro nella giurisprudenza" 2000, n. 4, 361; Cass. 17 luglio 1995, n.<br />

7768, <strong>in</strong> "Massimario <strong>di</strong> giurisprudenza del lavoro" 1995, 561.<br />

(3) Cfr. Cass.17 giugno 1995, n. 7768, cit.; Cass.2 maggio 2000, n. 5491, cit.; Cass. 8 gennaio<br />

2000, n. 143, cit.<br />

(4) cfr. Cass. 2 maggio 2000, n. 5491, cit.<br />

(5) Cfr. Trib. Tor<strong>in</strong>o 16 novembre 1999, cit. e Trib. Tor<strong>in</strong>o 11 <strong>di</strong>cembre 1999, cit.<br />

(6) V. Cass. 5 febbraio 2000, n. 1307, <strong>in</strong> "Foro italiano" 2000, I, 1554; Cass. 8 gennaio 2000, n.<br />

143,cit; Cass. 21 <strong>di</strong>cembre 1998, n. 12763, <strong>in</strong> "Notiziario <strong>di</strong> giurisprudenza del lavoro" 1999,<br />

184; Cass. 17 luglio 1995, n. 7768, cit.<br />

(7) Cfr., tra le molte, Cass. 2 maggio 2000, n. 5491, cit.; Cass. 5 febbraio 2000, n. 1307, cit.;<br />

Cass. 21 <strong>di</strong>cembre 1998, n. 12763, cit.<br />

(8) Cfr. Corte Cost. 26 luglio 1979, n. 88, <strong>in</strong> "Foro italiano" 1979, I, 2542.<br />

111


(9) Cfr. Corte Cost. 14 luglio 1986, n. 184, <strong>in</strong> "Foro italiano" 1986, I, 2053.<br />

(10) Per tutti i pr<strong>in</strong>cipi sopra espressi v., <strong>in</strong> conformità, Cass. 2 maggio 2000, n. 5491, cit.; Cass.<br />

5 febbraio 2000, n. 1307, cit.; Cass. 8 gennaio 2000, n. 143, cit.; Cass. 21 <strong>di</strong>cembre 1998,<br />

n.12763, cit.<br />

Per eventuali <strong>in</strong>formazioni rivolgersi a:<br />

Conf<strong>in</strong>dustria<br />

Viale dell'Astronomia, 30<br />

00144 Roma (Italia)<br />

112


APPENDICE B– NORMATIVA EUROPEA E DOCUMENTAZIONE<br />

Belgio<br />

COMUNITARIA<br />

Sénat de Belgique<br />

SESSION DE 1999-2000<br />

28 AVRIL 2000<br />

Proposition de loi relative au harcèlement moral par la dégradation délibérée des<br />

con<strong>di</strong>tions de travail<br />

(Déposée par M. Philippe Mahoux et Mme Myriam Vanlerberghe)<br />

Article 1 er<br />

La présente loi règle une matière visée à l'article 78 de la Constitution.<br />

Art. 2<br />

L'article 4, § 1 er , al<strong>in</strong>éa 2, de la loi du 4 août 1996 relative au bien-être des travailleurs lors de<br />

l'exécution de leur travail est complété comme suit :<br />

« 8º les mesures prises par l'entreprise pour prévenir tout harcèlement moral par la dégradation<br />

délibérée des con<strong>di</strong>tions de travail.<br />

Il faut entendre par harcèlement moral, toute conduite abusive et répétée se manifestant<br />

notamment par des comportements, des paroles, des actes, des gestes, des écrits unilatéraux, qui<br />

portent atte<strong>in</strong>te, de manière <strong>in</strong>tentionnelle, à la personnalité, à la <strong>di</strong>gnité ou à l'<strong>in</strong>tégrité psychique<br />

d'une personne, qui mettent en péril son emploi ou qui dégradent le climat de travail. »<br />

Art. 3<br />

L'article 5, § 1 er , al<strong>in</strong>éa 2, de la même loi est complété comme suit :<br />

« 1) prendre toutes <strong>di</strong>spositions nécessaires en vue de prévenir tout harcèlement moral par la<br />

dégradation délibérée des con<strong>di</strong>tions de travail, tel que déf<strong>in</strong>i à l'article 4, § 1 er , al<strong>in</strong>éa 2, 8º. »<br />

Art. 4<br />

Un article 79bis, ré<strong>di</strong>gé comme suit, est <strong>in</strong>séré dans la même loi :<br />

« Art. 79bis. - Toute personne qui justifie d'un <strong>in</strong>térêt peut <strong>in</strong>troduire, auprès des tribunaux du<br />

travail une action tendant à faire appliquer l'article 5, § 1 er , al<strong>in</strong>éa 2, 1), de la présente loi.<br />

Quand cette personne établit devant cette juri<strong>di</strong>ction des faits qui permettent de présumer<br />

l'existence d'un harcèlement moral par la dégradation délibérée des con<strong>di</strong>tions de travail, tel que<br />

déf<strong>in</strong>i à l'article 4, § 1 er , al<strong>in</strong>éa 2, 8º, la charge de la preuve qu'il n'y a pas eu manquement à la<br />

<strong>di</strong>sposition précitée appartient à la partie adverse.<br />

113


L'al<strong>in</strong>éa précédent ne s'applique pas aux procédures pénales et ne fait pas obstacle à d'autres<br />

<strong>di</strong>spositions légales plus favorables en matière de charge de la preuve. »<br />

Art. 5<br />

À l'article 81, al<strong>in</strong>éa 1, de la même loi, les termes « de la présente loi et de l'article 442bis du<br />

Code pénal, « sont <strong>in</strong>sérés entre les termes « 87 » et « sont punis ».<br />

Art. 6<br />

L'article 6 de la loi du 8 avril 1965 <strong>in</strong>stituant les règlements de travail est complété comme suit :<br />

« 16º les mesures arrêtées pour protéger les travailleurs contre le harcèlement sexuel sur les lieux<br />

de travail;<br />

17º les mesures prises pour prévenir tout harcèlement moral au se<strong>in</strong> de l'entreprise. »<br />

114


Francia<br />

LOI no 2002-73 du 17 janvier 2002 de modernisation sociale (1)<br />

NOR : MESX0000077L<br />

L'Assemblée nationale et le Sénat ont délibéré,<br />

L'Assemblée nationale a adopté,<br />

Vu la décision du Conseil constitutionnel no 2001-455 DC en date du 12 janvier 2002,<br />

Le Président de la République promulgue la loi dont la teneur suit :<br />

(…….)<br />

Chapitre IV<br />

Lutte contre le harcèlement moral au travail<br />

Article 168<br />

Après l'article L. 120-3 du code du travail, il est <strong>in</strong>séré un article L. 120-4 a<strong>in</strong>si ré<strong>di</strong>gé :<br />

« Art. L. 120-4. - Le contrat de travail est exécuté de bonne foi. »<br />

Article 169<br />

I. - Après l'article L. 122-48 du code du travail, sont <strong>in</strong>sérés c<strong>in</strong>q articles L. 122-49 à L. 122-53<br />

a<strong>in</strong>si ré<strong>di</strong>gés :<br />

« Art. L. 122-49. - Aucun salarié ne doit subir les agissements répétés de harcèlement moral qui<br />

ont pour objet ou pour effet une dégradation des con<strong>di</strong>tions de travail susceptible de porter<br />

atte<strong>in</strong>te à ses droits et à sa <strong>di</strong>gnité, d'altérer sa santé physique ou mentale ou de compromettre<br />

son avenir professionnel.<br />

« Aucun salarié ne peut être sanctionné, licencié ou faire l'objet d'une mesure <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>atoire,<br />

<strong>di</strong>recte ou <strong>in</strong><strong>di</strong>recte, notamment en matière de rémunération, de formation, de reclassement,<br />

d'affectation, de qualification, de classification, de promotion professionnelle, de mutation ou de<br />

renouvellement de contrat pour avoir subi, ou refusé de subir, les agissements déf<strong>in</strong>is à l'al<strong>in</strong>éa<br />

précédent ou pour avoir témoigné de tels agissements ou les avoir relatés.<br />

« Toute rupture du contrat de travail qui en résulterait, toute <strong>di</strong>sposition ou tout acte contraire est<br />

nul de ple<strong>in</strong> droit.<br />

« Art. L. 122-50. - Est passible d'une sanction <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>aire tout salarié ayant procédé aux<br />

agissements déf<strong>in</strong>is à l'article L. 122-49.<br />

« Art. L. 122-51. - Il appartient au chef d'entreprise de prendre toutes <strong>di</strong>spositions nécessaires en<br />

vue de prévenir les agissements visés à l'article L. 122-49.<br />

« Art. L. 122-52. - En cas de litige relatif à l'application des articles L. 122-46 et L. 122-49, le<br />

salarié concerné présente des éléments de fait laissant supposer l'existence d'un harcèlement. Au<br />

vu de ces éléments, il <strong>in</strong>combe à la partie défenderesse de prouver que ses agissements ne sont<br />

pas constitutifs d'un tel harcèlement et que sa décision est justifiée par des éléments objectifs<br />

étrangers à tout harcèlement. Le juge forme sa conviction après avoir ordonné, en cas de beso<strong>in</strong>,<br />

toutes les mesures d'<strong>in</strong>struction qu'il estime utiles.<br />

« Art. L. 122-53. - Les organisations syn<strong>di</strong>cales représentatives dans l'entreprise peuvent exercer<br />

en justice, dans les con<strong>di</strong>tions prévues par l'article L. 122-52, toutes les actions qui naissent de<br />

l'article L. 122-46 et de l'article L. 122-49 en faveur d'un salarié de l'entreprise, sous réserve<br />

qu'elles justifient d'un accord écrit de l'<strong>in</strong>téressé. L'<strong>in</strong>téressé peut toujours <strong>in</strong>tervenir à l'<strong>in</strong>stance<br />

engagée par le syn<strong>di</strong>cat et y mettre f<strong>in</strong> à tout moment. »<br />

II. - Le dernier al<strong>in</strong>éa de l'article L. 123-1 du même code est supprimé.<br />

115


III. - L'article L. 123-6 du même code est a<strong>in</strong>si mo<strong>di</strong>fié :<br />

1o Dans le premier al<strong>in</strong>éa, les références : « L. 122-46 et L. 123-1, » sont supprimées ;<br />

2o Le dernier al<strong>in</strong>éa est supprimé.<br />

IV. - Dans l'article L. 152-1-1 du même code, les mots : « de l'article L. 123-1 » sont remplacés<br />

par les mots : « des articles L. 122-46, L. 122-49 et L. 123-1 ».<br />

V. - Dans l'article L. 152-1-2 du même code, les mots : « de l'article L. 123-1 » sont remplacés<br />

par les mots : « des articles L. 122-46, L. 122-49 et L. 123-1 ».<br />

VI. - Dans l'article L. 742-8 du même code, les mots : « de l'article L. 122-46 et du dernier al<strong>in</strong>éa<br />

de l'article L. 123-1 » sont remplacés par les mots : « des articles L. 122-46, L. 122-49 et L. 122-<br />

53 ».<br />

VII. - Le dernier al<strong>in</strong>éa de l'article L. 771-2 du même code est a<strong>in</strong>si ré<strong>di</strong>gé :<br />

« - les articles L. 122-46, L. 122-49 et L. 122-53. »<br />

VIII. - Dans l'article L. 772-2 du même code, les mots : « de l'article L. 122-46 et du dernier<br />

al<strong>in</strong>éa de l'article L. 123-1, des articles » sont remplacés par les mots : « des articles L. 122-46,<br />

L. 122-49, L. 122-53, ».<br />

Article 170<br />

Après la section 3 du chapitre II du titre II du livre II du code pénal, il est <strong>in</strong>séré une section 3 bis<br />

<strong>in</strong>titulée : « Du harcèlement moral », comprenant un article 222-33-2 a<strong>in</strong>si ré<strong>di</strong>gé :<br />

« Art. 222-33-2. - Le fait de harceler autrui par des agissements répétés ayant pour objet ou pour<br />

effet une dégradation des con<strong>di</strong>tions de travail susceptible de porter atte<strong>in</strong>te à ses droits et à sa<br />

<strong>di</strong>gnité, d'altérer sa santé physique ou mentale ou de compromettre son avenir professionnel, est<br />

puni d'un an d'emprisonnement et de 15 000 Euros d'amende. »<br />

Article 171<br />

I- Après l'article L. 122-48 du code du travail, il est <strong>in</strong>séré un article L. 122-54 a<strong>in</strong>si ré<strong>di</strong>gé :<br />

« Art. L. 122-54. - Une procédure de mé<strong>di</strong>ation peut être engagée par toute personne de<br />

l'entreprise s'estimant victime de harcèlement moral ou sexuel. le mé<strong>di</strong>ateur est choisi en dehors<br />

de l'entreprise sur une liste de personnalités désignées en fonction de leur autorité morale et de<br />

leur compétence dans la prévention du harcèlement moral ou sexuel. Les fonctions de mé<strong>di</strong>ateur<br />

sont <strong>in</strong>compatibles avec celles de conseiller prud'homal en activité.<br />

« Les listes de mé<strong>di</strong>ateurs sont dressées par le représentant de l'Etat dans le département après<br />

consultation et examen des propositions de can<strong>di</strong>datures des associations dont l'objet est la<br />

défense des victimes de harcèlement moral ou sexuel et des organisations syn<strong>di</strong>cales les plus<br />

représentatives sur le plan national.<br />

« Le mé<strong>di</strong>ateur convoque les parties qui doivent comparaître en personne dans un délai d'un<br />

mois. En cas de défaut de comparution, il en fait le constat écrit qu'il adresse aux parties.<br />

« Le mé<strong>di</strong>ateur s'<strong>in</strong>forme de l'état des relations entre les parties, il tente de les concilier et leur<br />

soumet des propositions qu'il consigne par écrit en vue de mettre f<strong>in</strong> au harcèlement.<br />

« En cas d'échec de la conciliation, le mé<strong>di</strong>ateur <strong>in</strong>forme les parties des éventuelles sanctions<br />

encourues et des garanties procédurales prévues en faveur de la victime.<br />

« Les <strong>di</strong>spositions des articles L. 122-14-14 à L. 122-14-18 sont applicables au mé<strong>di</strong>ateur.<br />

L'obligation de <strong>di</strong>scrétion prévue par l'article L. 122-14-18 est étendue à toute donnée relative à<br />

la santé des personnes dont le mé<strong>di</strong>ateur a connaissance dans l'exécution de sa mission. »<br />

II. - Dans l'article L. 152-1 du même code, après le mot : « salarié », sont <strong>in</strong>sérés les mots : « ou<br />

du mé<strong>di</strong>ateur visé à l'article L. 122-54 ».<br />

Article 172<br />

L'article L. 122-34 du code du travail est complété par un al<strong>in</strong>éa a<strong>in</strong>si ré<strong>di</strong>gé :<br />

116


« Il rappelle également les <strong>di</strong>spositions relatives à l'<strong>in</strong>ter<strong>di</strong>ction de toute pratique de harcèlement<br />

moral. »<br />

Article 173<br />

L'article L. 230-2 du code du travail est a<strong>in</strong>si mo<strong>di</strong>fié :<br />

1o Dans la première phrase du premier al<strong>in</strong>éa du I, après les mots : « protéger la santé », sont<br />

<strong>in</strong>sérés les mots : « physique et mentale » ;<br />

2o Le g du II est complété par les mots : « , notamment en ce qui concerne les risques liés au<br />

harcèlement moral, tel qu'il est déf<strong>in</strong>i à l'article L. 122-49 ».<br />

Article 174<br />

L'article L. 236-2 du code du travail est a<strong>in</strong>si mo<strong>di</strong>fié :<br />

1o Dans la première phrase du premier al<strong>in</strong>éa, après le mot : « santé », sont <strong>in</strong>sérés les mots : «<br />

physique et mentale » ;<br />

2o Le sixième al<strong>in</strong>éa est complété par les mots : « et de harcèlement moral ».<br />

Article 175<br />

Dans le premier al<strong>in</strong>éa de l'article L. 241-10-1 du code du travail, après le mot : « santé », sont<br />

<strong>in</strong>sérés les mots : « physique et mentale ».<br />

Article 176<br />

Dans la première phrase et la seconde phrase du premier al<strong>in</strong>éa de l'article L. 422-1-1 du code du<br />

travail, après le mot : « personnes », sont ajoutés les mots : « , à leur santé physique et mentale ».<br />

Article 177<br />

I - Dans l'article L. 742-8 du code du travail, les mots : « de l'article L. 122-46 » sont remplacés<br />

par les mots : « des articles L. 122-46 et L. 122-49 ».<br />

II. - Dans le premier al<strong>in</strong>éa de l'article L. 771-2 du même code, les mots : « L'article L. 122-46 »<br />

sont remplacés par les mots : « Les articles L. 122-46 et L. 122-49 ».<br />

III. - Dans l'article L. 772-2 du même code, les mots : « de l'article L. 122-46 » sont remplacés<br />

par les mots : « des articles L. 122-46 et L. 122-49 ».<br />

IV. - Dans le deuxième al<strong>in</strong>éa de l'article L. 773-2 du même code, les mots : « et L. 122-46 »<br />

sont remplacés par les mots : « , L. 122-46 et L. 122-49 ».<br />

Article 178<br />

Après l'article 6 quater de la loi no 83-634 du 13 juillet 1983 portant droits et obligations des<br />

fonctionnaires, il est <strong>in</strong>séré un article 6 qu<strong>in</strong>quies a<strong>in</strong>si ré<strong>di</strong>gé :<br />

« Art. 6 qu<strong>in</strong>quies. - Aucun fonctionnaire ne doit subir les agissements répétés de harcèlement<br />

moral qui ont pour objet ou pour effet une dégradation des con<strong>di</strong>tions de travail susceptible de<br />

porter atte<strong>in</strong>te à ses droits et à sa <strong>di</strong>gnité, d'altérer sa santé physique ou mentale ou de<br />

compromettre son avenir professionnel.<br />

« Aucune mesure concernant notamment le recrutement, la titularisation, la formation, la<br />

notation, la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e, la promotion, l'affectation et la mutation ne peut être prise à l'égard d'un<br />

fonctionnaire en prenant en considération :<br />

« 1o Le fait qu'il ait subi ou refusé de subir les agissements de harcèlement moral visés au<br />

premier al<strong>in</strong>éa ;<br />

« 2o Le fait qu'il ait exercé un recours auprès d'un supérieur hiérarchique ou engagé une action<br />

en justice visant à faire cesser ces agissements ;<br />

« 3o Ou bien le fait qu'il ait témoigné de tels agissements ou qu'il les ait relatés.<br />

« Est passible d'une sanction <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>aire tout agent ayant procédé aux agissements déf<strong>in</strong>is cidessus.<br />

117


« Les <strong>di</strong>spositions du présent article sont applicables aux agents non titulaires de droit public. »<br />

Article 179<br />

I - Après le mot : « harcèlement », la f<strong>in</strong> du premier al<strong>in</strong>éa de l'article L. 122-46 du code du<br />

travail est a<strong>in</strong>si ré<strong>di</strong>gée : « de toute personne dont le but est d'obtenir des faveurs de nature<br />

sexuelle à son profit ou au profit d'un tiers ».<br />

II. - Après le mot : « harcèlement », la f<strong>in</strong> du deuxième al<strong>in</strong>éa de l'article 6 ter de la loi no 83-634<br />

du 13 juillet 1983 précitée est a<strong>in</strong>si ré<strong>di</strong>gée : « de toute personne dont le but est d'obtenir des<br />

faveurs de nature sexuelle à son profit ou au profit d'un tiers ; ».<br />

III. - Le même article est complété par un al<strong>in</strong>éa a<strong>in</strong>si ré<strong>di</strong>gé :<br />

« Les <strong>di</strong>spositions du présent article sont applicables aux agents non titulaires de droit public. »<br />

IV. - L'article 222-33 du code pénal est a<strong>in</strong>si mo<strong>di</strong>fié :<br />

1o Après le mot : « autrui », les mots : « en donnant des ordres, proférant des menaces, imposant<br />

des contra<strong>in</strong>tes ou exerçant des pressions graves » sont supprimés ;<br />

2o Après le mot : « sexuelle », les mots : « , par une personne abusant de l'autorité que lui<br />

confèrent ses fonctions, » sont supprimés.<br />

Article 180<br />

Dans le chapitre II du titre II du livre Ier du code du travail, avant l'article L. 122-46, sont <strong>in</strong>sérés<br />

une <strong>di</strong>vision et un <strong>in</strong>titulé a<strong>in</strong>si ré<strong>di</strong>gés : « Section 8. Harcèlement ».<br />

(……)<br />

Article 224<br />

Les <strong>di</strong>spositions de la section 1 du chapitre III du titre Ier du livre II du code du travail sont<br />

applicables aux salariés des établissements compris dans le champ d'application de l'article L.<br />

220-1 du même code.<br />

La présente loi sera exécutée comme loi de l'Etat.<br />

Fait à Paris, le 17 janvier 2002.<br />

118<br />

Jacques Chirac<br />

Par le Président de la République<br />

(1) Loi no 2002-73.<br />

- Travaux préparatoires :<br />

Assemblée nationale :<br />

Projet de loi no 2415 rectifié ;<br />

Rapport de MM. Philippe Nauche et Gérard Terrier, au nom de la commission des affaires<br />

culturelles, no 2809 ;<br />

Rapport d'<strong>in</strong>formation de Mme Hélène Mignon, au nom de la délégation aux droits des femmes,<br />

no 2798 ;<br />

Discussion les 9, 10 et 11 janvier 2001 et adoption, après déclaration d'urgence, le 11 janvier<br />

2001.<br />

Sénat :<br />

Projet de loi, adopté par l'Assemblée nationale, no 185 ;<br />

Rapport de MM. Claude Huriet, Bernard Seillier, Ala<strong>in</strong> Gournac et Mme Annick Bocandé, au<br />

nom de la commission des affaires sociales, no 275 (2000-2001) ;<br />

Avis de M. Jacques Legendre, au nom de la commission des affaires culturelles, no 276 (2000-<br />

2001) ;<br />

Rapport d'<strong>in</strong>formation de M. Philippe Richert, au nom de la délégation aux droits des femmes,


no 258 (2000-2001) ;<br />

Discussion les 24 et 25 avril, les 2, 9 et 10 mai 2001 et adoption le 10 mai 2001.<br />

Assemblée nationale :<br />

Projet de loi, mo<strong>di</strong>fié par le Sénat, no 3052 ;<br />

Rapport de MM. Philippe Nauche et Gérard Terrier, au nom de la commission des affaires<br />

culturelles, no 3073 ;<br />

Discussion les 22 et 23 mai 2001 et 12 ju<strong>in</strong> 2001 et adoption le 13 ju<strong>in</strong> 2001.<br />

Sénat :<br />

Projet de loi, adopté avec mo<strong>di</strong>fications par l'Assemblée nationale en deuxième lecture, no 384<br />

(2000-2001) ;<br />

Rapport de MM. Claude Huriet, Bernard Seillier, Ala<strong>in</strong> Gournac et Mme Annick Bocandé, au<br />

nom de la commission des affaires sociales, no 404 (2000-2001), et rapport supplémentaire de<br />

M. Ala<strong>in</strong> Gournac no 424 (2000-2001) ;<br />

Discussion les 26 et 27 ju<strong>in</strong>, 9 octobre 2001 et adoption le 9 octobre 2001.<br />

Assemblée nationale :<br />

Projet de loi, mo<strong>di</strong>fié par le Sénat en deuxième lecture, no 3316 ;<br />

Rapport de M. Philippe Nauche, au nom de la commission mixte paritaire, no 3358.<br />

Sénat :<br />

Rapport de M. Gérard Dériot, au nom de la commission mixte paritaire, no 48 (2001-2002).<br />

Assemblée nationale :<br />

Projet de loi, mo<strong>di</strong>fié par le Sénat en deuxième lecture, no 3316 ;<br />

Rapport de MM. Philippe Nauche et Gérard Terrier, au nom de la commission des affaires<br />

culturelles, no 3385 ;<br />

Discussion le 6 décembre 2001 et adoption le 11 décembre 2001.<br />

Sénat :<br />

Projet de loi, adopté avec mo<strong>di</strong>fications par l'Assemblée nationale en nouvelle lecture, no 128<br />

(2001-2002) ;<br />

Rapport de MM. Gérard Dériot, Bernard Sellier, Ala<strong>in</strong> Gournac et Mme Annick Bocandé, au<br />

nom de la commission des affaires sociales, no 129 (2001-2002) ;<br />

Discussion et adoption le 14 décembre 2001.<br />

Assemblée nationale :<br />

Projet de loi, mo<strong>di</strong>fié par le Sénat en nouvelle lecture, no 3468 ;<br />

Rapport de MM. Philippe Nauche et Gérard Terrier, au nom de la commission des affaires<br />

culturelles, no 3471 ;<br />

Discussion et adoption en lecture déf<strong>in</strong>itive le 19 décembre 2001.<br />

- Conseil constitutionnel :<br />

Décision no 2001-455 DC du 12 janvier 2002 publiée au Journal officiel de ce jour.<br />

119


Regno Unito<br />

A) Protection from Harassment Act 1997<br />

1997 Chapter 40 - cont<strong>in</strong>ued<br />

An Act to make provision for protect<strong>in</strong>g persons from harassment and<br />

similar conduct.<br />

[21st March 1997]<br />

BE IT ENACTED by the Queen's most Excellent Majesty, by and with<br />

the advice and consent of the Lords Spiritual and Temporal, and Commons,<br />

<strong>in</strong> this present Parliament assembled, and by the authority of the same, as<br />

follows:-<br />

England and Wales<br />

Prohibition of harassment. 1. - (1) A person must not pursue a course of conduct-<br />

(a) which amounts to harassment of another, and<br />

(b) which he knows or ought to know amounts to harassment of the<br />

other.<br />

(2) For the purposes of this section, the person whose course of conduct is <strong>in</strong><br />

question ought to know that it amounts to harassment of another if a<br />

reasonable person <strong>in</strong> possession of the same <strong>in</strong>formation would th<strong>in</strong>k the<br />

course of conduct amounted to harassment of the other.<br />

(3) Subsection (1) does not apply to a course of conduct if the person who<br />

pursued it shows-<br />

(a) that it was pursued for the purpose of prevent<strong>in</strong>g or detect<strong>in</strong>g crime,<br />

(b) that it was pursued under any enactment or rule of law or to comply<br />

with any con<strong>di</strong>tion or requirement imposed by any person under any<br />

enactment, or<br />

(c) that <strong>in</strong> the particular circumstances the pursuit of the course of<br />

conduct was reasonable.<br />

Offence of harassment. 2. - (1) A person who pursues a course of conduct <strong>in</strong> breach of section 1 is<br />

guilty of an offence.<br />

(2) A person guilty of an offence under this section is liable on summary<br />

conviction to imprisonment for a term not excee<strong>di</strong>ng six months, or a f<strong>in</strong>e<br />

not excee<strong>di</strong>ng level 5 on the standard scale, or both.<br />

(3) In section 24(2) of the Police and Crim<strong>in</strong>al Evidence Act 1984<br />

(arrestable offences), after paragraph (m) there is <strong>in</strong>serted-<br />

"(n) an offence under section 2 of the Protection from Harassment Act<br />

1997 (harassment).".<br />

Civil remedy. 3. - (1) An actual or apprehended breach of section 1 may be the subject of a<br />

claim <strong>in</strong> civil procee<strong>di</strong>ngs by the person who is or may be the victim of the<br />

course of conduct <strong>in</strong> question.<br />

(2) On such a claim, damages may be awarded for (among other th<strong>in</strong>gs) any<br />

anxiety caused by the harassment and any f<strong>in</strong>ancial loss result<strong>in</strong>g from the<br />

harassment.<br />

120


Putt<strong>in</strong>g people <strong>in</strong> fear of<br />

violence.<br />

(3) Where-<br />

(a) <strong>in</strong> such procee<strong>di</strong>ngs the High Court or a county court grants an<br />

<strong>in</strong>junction for the purpose of restra<strong>in</strong><strong>in</strong>g the defendant from pursu<strong>in</strong>g<br />

any conduct which amounts to harassment, and<br />

(b) the pla<strong>in</strong>tiff considers that the defendant has done anyth<strong>in</strong>g which he<br />

is prohibited from do<strong>in</strong>g by the <strong>in</strong>junction,<br />

the pla<strong>in</strong>tiff may apply for the issue of a warrant for the arrest of the<br />

defendant.<br />

(4) An application under subsection (3) may be made-<br />

(a) where the <strong>in</strong>junction was granted by the High Court, to a judge of<br />

that court, and<br />

(b) where the <strong>in</strong>junction was granted by a county court, to a judge or<br />

<strong>di</strong>strict judge of that or any other county court.<br />

(5) The judge or <strong>di</strong>strict judge to whom an application under subsection (3)<br />

is made may only issue a warrant if-<br />

(a) the application is substantiated on oath, and<br />

(b) the judge or <strong>di</strong>strict judge has reasonable grounds for believ<strong>in</strong>g that<br />

the defendant has done anyth<strong>in</strong>g which he is prohibited from do<strong>in</strong>g by<br />

the <strong>in</strong>junction.<br />

(6) Where-<br />

(a) the High Court or a county court grants an <strong>in</strong>junction for the purpose<br />

mentioned <strong>in</strong> subsection (3)(a), and<br />

(b) without reasonable excuse the defendant does anyth<strong>in</strong>g which he is<br />

prohibited from do<strong>in</strong>g by the <strong>in</strong>junction,<br />

he is guilty of an offence.<br />

(7) Where a person is convicted of an offence under subsection (6) <strong>in</strong> respect<br />

of any conduct, that conduct is not punishable as a contempt of court.<br />

(8) A person cannot be convicted of an offence under subsection (6) <strong>in</strong><br />

respect of any conduct which has been punished as a contempt of court.<br />

(9) A person guilty of an offence under subsection (6) is liable-<br />

(a) on conviction on <strong>in</strong><strong>di</strong>ctment, to imprisonment for a term not<br />

excee<strong>di</strong>ng five years, or a f<strong>in</strong>e, or both, or<br />

(b) on summary conviction, to imprisonment for a term not excee<strong>di</strong>ng<br />

six months, or a f<strong>in</strong>e not excee<strong>di</strong>ng the statutory maximum, or both.<br />

4. - (1) A person whose course of conduct causes another to fear, on at least<br />

two occasions, that violence will be used aga<strong>in</strong>st him is guilty of an offence<br />

if he knows or ought to know that his course of conduct will cause the other<br />

so to fear on each of those occasions.<br />

(2) For the purposes of this section, the person whose course of conduct is <strong>in</strong><br />

question ought to know that it will cause another to fear that violence will be<br />

used aga<strong>in</strong>st him on any occasion if a reasonable person <strong>in</strong> possession of the<br />

same <strong>in</strong>formation would th<strong>in</strong>k the course of conduct would cause the other<br />

so to fear on that occasion.<br />

(3) It is a defence for a person charged with an offence under this section to<br />

show that-<br />

(a) his course of conduct was pursued for the purpose of prevent<strong>in</strong>g or<br />

detect<strong>in</strong>g crime,<br />

121


(b) his course of conduct was pursued under any enactment or rule of<br />

law or to comply with any con<strong>di</strong>tion or requirement imposed by any<br />

person under any enactment, or<br />

(c) the pursuit of his course of conduct was reasonable for the protection<br />

of himself or another or for the protection of his or another's property.<br />

(4) A person guilty of an offence under this section is liable-<br />

(a) on conviction on <strong>in</strong><strong>di</strong>ctment, to imprisonment for a term not<br />

excee<strong>di</strong>ng five years, or a f<strong>in</strong>e, or both, or<br />

(b) on summary conviction, to imprisonment for a term not excee<strong>di</strong>ng<br />

six months, or a f<strong>in</strong>e not excee<strong>di</strong>ng the statutory maximum, or both.<br />

(5) If on the trial on <strong>in</strong><strong>di</strong>ctment of a person charged with an offence under<br />

this section the jury f<strong>in</strong>d him not guilty of the offence charged, they may<br />

f<strong>in</strong>d him guilty of an offence under section 2.<br />

(6) The Crown Court has the same powers and duties <strong>in</strong> relation to a person<br />

who is by virtue of subsection (5) convicted before it of an offence under<br />

section 2 as a magistrates' court would have on convict<strong>in</strong>g him of the<br />

offence.<br />

Restra<strong>in</strong><strong>in</strong>g orders. 5. - (1) A court sentenc<strong>in</strong>g or otherwise deal<strong>in</strong>g with a person ("the<br />

defendant") convicted of an offence under section 2 or 4 may (as well as<br />

sentenc<strong>in</strong>g him or deal<strong>in</strong>g with him <strong>in</strong> any other way) make an order under<br />

this section.<br />

(2) The order may, for the purpose of protect<strong>in</strong>g the victim of the offence, or<br />

any other person mentioned <strong>in</strong> the order, from further conduct which-<br />

(a) amounts to harassment, or<br />

(b) will cause a fear of violence,<br />

prohibit the defendant from do<strong>in</strong>g anyth<strong>in</strong>g described <strong>in</strong> the order.<br />

(3) The order may have effect for a specified period or until further order.<br />

(4) The prosecutor, the defendant or any other person mentioned <strong>in</strong> the order<br />

may apply to the court which made the order for it to be varied or <strong>di</strong>scharged<br />

by a further order.<br />

(5) If without reasonable excuse the defendant does anyth<strong>in</strong>g which he is<br />

prohibited from do<strong>in</strong>g by an order under this section, he is guilty of an<br />

offence.<br />

(6) A person guilty of an offence under this section is liable-<br />

(a) on conviction on <strong>in</strong><strong>di</strong>ctment, to imprisonment for a term not<br />

excee<strong>di</strong>ng five years, or a f<strong>in</strong>e, or both, or<br />

(b) on summary conviction, to imprisonment for a term not excee<strong>di</strong>ng<br />

six months, or a f<strong>in</strong>e not excee<strong>di</strong>ng the statutory maximum, or both.<br />

Limitation. 6. In section 11 of the Limitation Act 1980 (special time limit for actions <strong>in</strong><br />

respect of personal <strong>in</strong>juries), after subsection (1) there is <strong>in</strong>serted-<br />

Interpretation of this group of<br />

sections.<br />

"(1A) This section does not apply to any action brought for damages under<br />

section 3 of the Protection from Harassment Act 1997."<br />

7. - (1) This section applies for the <strong>in</strong>terpretation of sections 1 to 5.<br />

(2) References to harass<strong>in</strong>g a person <strong>in</strong>clude alarm<strong>in</strong>g the person or caus<strong>in</strong>g<br />

the person <strong>di</strong>stress.<br />

(3) A "course of conduct" must <strong>in</strong>volve conduct on at least two occasions.<br />

122


(4) "Conduct" <strong>in</strong>cludes speech.<br />

Scotland<br />

Harassment. 8. - (1) Every <strong>in</strong><strong>di</strong>vidual has a right to be free from harassment and,<br />

accor<strong>di</strong>ngly, a person must not pursue a course of conduct which amounts to<br />

harassment of another and-<br />

(a) is <strong>in</strong>tended to amount to harassment of that person; or<br />

(b) occurs <strong>in</strong> circumstances where it would appear to a reasonable<br />

person that it would amount to harassment of that person.<br />

(2) An actual or apprehended breach of subsection (1) may be the subject of<br />

a claim <strong>in</strong> civil procee<strong>di</strong>ngs by the person who is or may be the victim of the<br />

course of conduct <strong>in</strong> question; and any such claim shall be known as an<br />

action of harassment.<br />

(3) For the purposes of this section-<br />

"conduct" <strong>in</strong>cludes speech;<br />

"harassment" of a person <strong>in</strong>cludes caus<strong>in</strong>g the person alarm or <strong>di</strong>stress;<br />

and<br />

a course of conduct must <strong>in</strong>volve conduct on at least two occasions.<br />

(4) It shall be a defence to any action of harassment to show that the course<br />

of conduct compla<strong>in</strong>ed of-<br />

(a) was authorised by, under or by virtue of any enactment or rule of<br />

law;<br />

(b) was pursued for the purpose of prevent<strong>in</strong>g or detect<strong>in</strong>g crime; or<br />

(c) was, <strong>in</strong> the particular circumstances, reasonable.<br />

(5) In an action of harassment the court may, without preju<strong>di</strong>ce to any other<br />

reme<strong>di</strong>es which it may grant-<br />

(a) award damages;<br />

(b) grant-<br />

(i) <strong>in</strong>ter<strong>di</strong>ct or <strong>in</strong>terim <strong>in</strong>ter<strong>di</strong>ct;<br />

(ii) if it is satisfied that it is appropriate for it to do so <strong>in</strong> order<br />

to protect the person from further harassment, an order, to be<br />

known as a "non-harassment order", requir<strong>in</strong>g the defender to<br />

refra<strong>in</strong> from such conduct <strong>in</strong> relation to the pursuer as may be<br />

specified <strong>in</strong> the order for such period (which <strong>in</strong>cludes an<br />

<strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ate period) as may be so specified,<br />

but a person may not be subjected to the same prohibitions <strong>in</strong> an<br />

<strong>in</strong>ter<strong>di</strong>ct or <strong>in</strong>terim <strong>in</strong>ter<strong>di</strong>ct and a non-harassment order at the same<br />

time.<br />

(6) The damages which may be awarded <strong>in</strong> an action of harassment <strong>in</strong>clude<br />

damages for any anxiety caused by the harassment and any f<strong>in</strong>ancial loss<br />

result<strong>in</strong>g from it.<br />

(7) Without preju<strong>di</strong>ce to any right to seek review of any <strong>in</strong>terlocutor, a<br />

person aga<strong>in</strong>st whom a non-harassment order has been made, or the person<br />

for whose protection the order was made, may apply to the court by which<br />

the order was made for revocation of or a variation of the order and, on any<br />

such application, the court may revoke the order or vary it <strong>in</strong> such manner as<br />

it considers appropriate.<br />

(8) In section 10(1) of the Damages (Scotland) Act 1976 (<strong>in</strong>terpretation), <strong>in</strong><br />

the def<strong>in</strong>ition of "personal <strong>in</strong>juries", after "to reputation" there is <strong>in</strong>serted ",<br />

or <strong>in</strong>jury result<strong>in</strong>g from harassment actionable under section 8 of the<br />

123


Protection from Harassment Act 1997".<br />

B) The Dignity at Work Bill [H.L.]<br />

History<br />

The Dignity at Work Bill was put together by the MSF Union <strong>in</strong> 1997. Lord Monkswell steered the Bill<br />

through the House of Lords <strong>in</strong> December 1997 and January 1998. Attempts to <strong>in</strong>troduce the Bill <strong>in</strong>to the<br />

House of Commons, the first step before a Bill can become law, was blocked by John Major's<br />

Conservative government <strong>in</strong> February 1997. Shortly afterwards a general election was announced and the<br />

Dignity At Work Bill has been on hold ever s<strong>in</strong>ce.<br />

The Bill<br />

Dignity at Work Bill [H.L.]<br />

[AS AMENDED IN COMMITTEE]<br />

ARRANGEMENT OF CLAUSES<br />

Right to <strong>di</strong>gnity at work<br />

1. Right to <strong>di</strong>gnity at work.<br />

2. Victimisation.<br />

3. Discrim<strong>in</strong>ation aga<strong>in</strong>st contract workers.<br />

Action on breach of right<br />

4. Compla<strong>in</strong>t to <strong>in</strong>dustrial tribunal.<br />

5. Employer's defence.<br />

6. Reme<strong>di</strong>es.<br />

Supplementary<br />

7. Consequential amendments.<br />

8. Interpretation.<br />

9. Short title, commencement and extent.<br />

SCHEDULES:<br />

Schedule 1 - Dignity at Work Policy.<br />

Schedule 2 - Consequential Amendments.<br />

A BILL<br />

[AS AMENDED IN COMMITTEE]<br />

<strong>in</strong>tituled<br />

An Act to provide for a right of <strong>di</strong>gnity at work for employees; and for connected purposes.<br />

Right to <strong>di</strong>gnity at work<br />

1. (1) Every employee shall have a right to <strong>di</strong>gnity at work and if the terms of the contract under which a<br />

person is employed do not <strong>in</strong>clude that right they shall be deemed to <strong>in</strong>clude it.<br />

(2) Subject to section 5 of this Act, an employer commits a breach of the right to <strong>di</strong>gnity at work of an<br />

employee if that employee suffers dur<strong>in</strong>g his employment with the employer harassment or bully<strong>in</strong>g or<br />

any act, omission or conduct which causes him to be alarmed or <strong>di</strong>stressed <strong>in</strong>clu<strong>di</strong>ng but not limited to<br />

any of the follow<strong>in</strong>g-<br />

(a) behaviour on more than one occasion which is offensive, abusive, malicious, <strong>in</strong>sult<strong>in</strong>g or<br />

<strong>in</strong>timidat<strong>in</strong>g;<br />

(b) unjustified criticism on more than one occasion;<br />

(c) punishment imposed without reasonable justification, or<br />

(d) changes <strong>in</strong> the duties or responsibilities of the employee to the employee's detriment without<br />

reasonable justification.<br />

2. An employer commits a breach of the right to <strong>di</strong>gnity at work of an employee if he treats that employee<br />

less favourably than he would treat other persons and does so by reason that the employee has-<br />

124


(a) brought procee<strong>di</strong>ngs under this Act aga<strong>in</strong>st the employer or any other person;<br />

(b) given evidence or <strong>in</strong>formation <strong>in</strong> connection with procee<strong>di</strong>ngs brought by any person under<br />

this Act aga<strong>in</strong>st the employer or any other person;<br />

(c) otherwise done anyth<strong>in</strong>g under or by reference to this Act <strong>in</strong> relation to the employer or any<br />

other person;<br />

(d) alleged that the employer or any other person has committed an act which (whether or not the<br />

allegation so states) would give rise to a claim under this Act,<br />

or by reason that the employer knows or suspects that the employee has done or <strong>in</strong>tends to do any of those<br />

th<strong>in</strong>gs.<br />

3. (1) This section applies to any work for a person ("the pr<strong>in</strong>cipal") which is available for do<strong>in</strong>g by<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduals ("contract workers") who are employed not by the pr<strong>in</strong>cipal himself but by another person<br />

who supplies them under a contract made with the pr<strong>in</strong>cipal.<br />

(2) It is unlawful for the pr<strong>in</strong>cipal, <strong>in</strong> relation to work which this section applies, to commit a breach of<br />

the right to <strong>di</strong>gnity at work (as def<strong>in</strong>ed <strong>in</strong> section 1(2) or 2 above) of a contract worker.<br />

Action on breach of right<br />

4. (1) Without preju<strong>di</strong>ce to his right to reme<strong>di</strong>es for breach of contract for breach of the right to <strong>di</strong>gnity at<br />

work, a compla<strong>in</strong>t by an employee that another person has committed a breach of his right to <strong>di</strong>gnity at<br />

work under this Act may be presented to an <strong>in</strong>dustrial tribunal.<br />

(2) An <strong>in</strong>dustrial tribunal shall not consider a compla<strong>in</strong>t under this section unless it is presented to the<br />

tribunal before the end of the period of three months beg<strong>in</strong>n<strong>in</strong>g with the day on which the act compla<strong>in</strong>ed<br />

of was done, unless <strong>in</strong> all the circumstances of the case the tribunal considers that it is just and equitable<br />

to do so.<br />

(3) For the purposes of this section any act exten<strong>di</strong>ng over a period or any persistent or recurrent breach<br />

of section 1(2) shall be treated as done at the end of that period or at the date of the last such act.<br />

5. (1) In any procee<strong>di</strong>ngs before an <strong>in</strong>dustrial tribunal under section 4, an employer shall not be liable <strong>in</strong><br />

respect of an act or acts described <strong>in</strong> section 1(2) where the follow<strong>in</strong>g circumstances apply-<br />

(a) at the time of the act or acts compla<strong>in</strong>ed of, the employer has <strong>in</strong> force a Dignity at Work<br />

Policy which complies <strong>in</strong> all respects with the requirements of Schedule 1 to this Act (which shall<br />

have effect) and has taken all reasonable steps to implement and enforce the Policy, <strong>in</strong>clu<strong>di</strong>ng the<br />

appo<strong>in</strong>tment of a competent person to assist the employer <strong>in</strong> undertak<strong>in</strong>g the measures he needs<br />

to take to comply with the requirements of this Act and the Dignity at Work Policy;<br />

(b) the act or acts compla<strong>in</strong>ed of are repu<strong>di</strong>ated by the competent person as soon as reasonably<br />

practicable, and <strong>in</strong> any event with<strong>in</strong> three work<strong>in</strong>g days after they are notified to him by the<br />

employee or his representative; and<br />

(c) as soon as is reasonably practicable, the employer takes all steps as are reasonably necessary<br />

to remedy any loss, damage or other detriment suffered by the compla<strong>in</strong>ant as a result of the act<br />

or acts of which he compla<strong>in</strong>s.<br />

(2) A person shall be regarded as competent for the purpose of subsection (1) where he has sufficient<br />

tra<strong>in</strong><strong>in</strong>g, experience and other qualities to enable him properly to assist <strong>in</strong> the measures referred to <strong>in</strong> that<br />

subsection.<br />

(3) Where an act is repu<strong>di</strong>ated the competent person must give written notice-<br />

(a) of the repu<strong>di</strong>ation, to the employee and his representative and to any employee of the<br />

employer who is alleged to have committed or participated <strong>in</strong> the act or acts which are<br />

repu<strong>di</strong>ated; and<br />

(b) of the fact and date of repu<strong>di</strong>ation, to all employees whom it is reasonable for him to believe,<br />

at the time the notice was given, witnessed or knew of the act repu<strong>di</strong>ated.<br />

(4) If subsection (3) is not complied with, the repu<strong>di</strong>ation shall be treated as <strong>in</strong>effective.<br />

(5) An act shall not be treated as repu<strong>di</strong>ated if at any time after the notice of repu<strong>di</strong>ation-<br />

(a) the employer, or any employee of his, has behaved <strong>in</strong> a way which is <strong>in</strong>consistent with the<br />

purported repu<strong>di</strong>ation; and<br />

125


(b) the competent person fails as soon as reasonably practicable to confirm <strong>in</strong> writ<strong>in</strong>g to the<br />

persons referred to <strong>in</strong> subsection (3) above that the <strong>in</strong>consistent behaviour has been repu<strong>di</strong>ated.<br />

(6) The provisions of this section are without preju<strong>di</strong>ce to any liability of the employer or any other<br />

person to the employee <strong>in</strong> respect of the act or acts compla<strong>in</strong>ed of aris<strong>in</strong>g other than under the provisions<br />

of section 1(2).<br />

6. (1) Where an <strong>in</strong>dustrial tribunal f<strong>in</strong>ds that a compla<strong>in</strong>t presented to it under section 4 is well-founded<br />

the tribunal shall make such of the follow<strong>in</strong>g as it considers just and equitable-<br />

(a) an order declar<strong>in</strong>g the rights of the person br<strong>in</strong>g<strong>in</strong>g the compla<strong>in</strong>t ("the compla<strong>in</strong>ant") and the<br />

person aga<strong>in</strong>st whom the compla<strong>in</strong>t is brought ("the respondent");<br />

(b) an order requir<strong>in</strong>g the respondent to pay to the compla<strong>in</strong>ant compensation assessed <strong>in</strong> like<br />

manner as any other claim <strong>in</strong> tort or (<strong>in</strong> Scotland) <strong>in</strong> reparation for breach of statutory duty, which<br />

may <strong>in</strong>clude an award for <strong>in</strong>jury to feel<strong>in</strong>gs whether or not they <strong>in</strong>clude compensation under any<br />

other head;<br />

(c) a recommendation that the respondent take with<strong>in</strong> a specified period action appear<strong>in</strong>g to the<br />

tribunal to be practicable for the purpose of obviat<strong>in</strong>g or reduc<strong>in</strong>g the adverse effect on the<br />

compla<strong>in</strong>ant of any breach of the right to <strong>di</strong>gnity at work to which the compla<strong>in</strong>t relates.<br />

(2) When determ<strong>in</strong><strong>in</strong>g the amount of an award of compensation for <strong>in</strong>jury to feel<strong>in</strong>gs under subsection<br />

(1)(b) the tribunal shall take <strong>in</strong>to account the seriousness, frequency and persistence of the employer's<br />

breach.<br />

(3) If without reasonable justification the respondent to a compla<strong>in</strong>t fails to comply with a<br />

recommendation made by an <strong>in</strong>dustrial tribunal under subsection (1)(c) then, if they th<strong>in</strong>k it is just and<br />

equitable to do so, the tribunal may <strong>in</strong>crease the amount of compensation to be paid to the compla<strong>in</strong>ant<br />

under subsection (1)(b) or, where no order under subsection (1)(b) was made, the tribunal may make such<br />

an order.<br />

Supplementary<br />

7. Schedule 2 to this Act (which sets out consequential amendments to the Employment Rights Act 1996<br />

and the Industrial Tribunals Act 1996) shall have effect.<br />

8. In this Act, unless the context otherwise requires-<br />

"competent person", <strong>in</strong> respect of an employer, means the person for the time be<strong>in</strong>g appo<strong>in</strong>ted by that<br />

employer <strong>in</strong> accordance with section 5(1)(a) and (2);<br />

"employment" means employment under a contract of service or of apprenticeship or a contract<br />

personally to execute any work or labour, and related expressions shall be construed accor<strong>di</strong>ngly;<br />

"representative", <strong>in</strong> respect of any employee, means a representative nom<strong>in</strong>ated by the employee who has<br />

agreed to act on his behalf and who is either employed by his employer or an official of an <strong>in</strong>dependent<br />

trade union of which he is a member, and for this purpose "official" and "<strong>in</strong>dependent trade union" shall<br />

have the mean<strong>in</strong>gs ascribed by sections 1, 5, and 119 of the Trade Union and Labour Relations<br />

(Consolidation) Act 1992.<br />

9. (1) This Act may be cited as the Dignity at Work Act 1997.<br />

(2) This Act shall come <strong>in</strong>to force at the end of two months beg<strong>in</strong>n<strong>in</strong>g on the day on which it is passed.<br />

(3) This Act does not extend to Northern Ireland.<br />

SCHEDULES<br />

SCHEDULE 1<br />

<strong>di</strong>gnity at work policy<br />

1. In order to comply with section 5 of this Act an employer's Dignity at Work Policy must comply with<br />

the provisions of this Schedule.<br />

2. The Dignity at Work Policy must be <strong>in</strong> writ<strong>in</strong>g and <strong>di</strong>stributed to every employee and must <strong>in</strong>clude the<br />

follow<strong>in</strong>g:<br />

(a) an explanation of the statutory right of all employees to <strong>di</strong>gnity at work and a statement that breaches<br />

of that right will not be tolerated;<br />

(b) examples of the types of behaviour which do not conform with the right to <strong>di</strong>gnity at work and of<br />

conduct which may lead to <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ary action;<br />

126


(c) a clear statement of the procedure for br<strong>in</strong>g<strong>in</strong>g compla<strong>in</strong>ts and the manner <strong>in</strong> which they will be dealt<br />

with which must <strong>in</strong>clude a commitment that compla<strong>in</strong>ts of a breach of the right to <strong>di</strong>gnity at work will be<br />

taken seriously, <strong>in</strong>vestigated objectively and dealt with <strong>in</strong> confidence and must allow the compla<strong>in</strong>ant to<br />

be represented by a representative of his choice at all stages;<br />

(d) designation of a competent person to whom compla<strong>in</strong>ts should be made and who shall fulfil the<br />

functions allotted to the competent person with<strong>in</strong> the mean<strong>in</strong>g of this Act;<br />

(e) a clear statement of the <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ary procedure to be followed aga<strong>in</strong>st employees who <strong>in</strong>fr<strong>in</strong>ge the<br />

Policy, which shall comply with the provisions of the ACAS Code of Practice on Discipl<strong>in</strong>ary Practice<br />

and Procedures <strong>in</strong> Employment (1977);<br />

(f) details (<strong>in</strong>clu<strong>di</strong>ng names and contact telephone numbers) of designated persons available to counsel,<br />

assist and advise <strong>in</strong><strong>di</strong>viduals br<strong>in</strong>g<strong>in</strong>g compla<strong>in</strong>ts or those who are the subject of compla<strong>in</strong>ts;<br />

(g) arrangements to tra<strong>in</strong> <strong>in</strong> the Policy all those occupy<strong>in</strong>g any position of managerial authority with the<br />

employer and to <strong>in</strong>form all employees of the Policy;<br />

(h) annual monitor<strong>in</strong>g of the operation of the Policy, to be reported to senior management and to <strong>in</strong>clude a<br />

summary of all compla<strong>in</strong>ts made under the Policy (with names of compla<strong>in</strong>ants kept confidential unless<br />

the compla<strong>in</strong>ant agrees); and<br />

(i) arrangements for consultation with trade union and safety representatives on the operation of the<br />

Policy, its implementation and any revision of the Policy <strong>in</strong> the light of its operation <strong>in</strong> practice.<br />

SCHEDULE 2<br />

consequential amendments<br />

The Employment Rights Act 1966<br />

1. (1) In section 95(1)(c) to the Employment Rights Act 1996, after the words "the employer's conduct"<br />

there shall be <strong>in</strong>serted the words "<strong>in</strong>clu<strong>di</strong>ng a breach of the employee's rights under the Dignity at Work<br />

Act 1997".<br />

(2) In section 104(4)(a) of that Act, after the words "this Act" there shall be <strong>in</strong>serted the words "or the<br />

Dignity at Work Act 1997".<br />

(3) In section 203 of that Act-<br />

(a) there shall be added <strong>in</strong> each of the subsections (1)(a) and (b) after the words "this Act" the words "or<br />

the Dignity at Work Act 1997"; and<br />

(b) <strong>in</strong> subsection (f) for the words "(procee<strong>di</strong>ngs under this Act where conciliation available)" there shall<br />

be substituted the words "or section 18(1)(cc) (procee<strong>di</strong>ngs under this Act or the Dignity at Work Act<br />

1997 where conciliation available)."<br />

The Industrial Tribunals Act 1996<br />

2 (1) In section 12(1) of the Industrial Tribunals Act 1996, after the words "section 8 of the Disability<br />

Discrim<strong>in</strong>ation Act 1995" there shall be <strong>in</strong>serted the words "or the Dignity at Work Act 1997".<br />

(2) In section 18(1) that Act, after paragraph (c) there shall be <strong>in</strong>serted-<br />

"(cc) under section 4 of the Dignity at Work Act 1996".<br />

January 1997<br />

© HM Stationery Office<br />

127


Spagna<br />

(progetti <strong>di</strong> legge allegati <strong>in</strong> formato PDF)<br />

128


Svezia<br />

DISPOSIZIONI RELATIVE ALLE MISURE DA ADOTTARE CONTRO<br />

FORME DI PERSECUZIONE PSICOLOGICA NEGLI AMBIENTI DI LAVORO<br />

(21 settembre 1993)<br />

Emanate dall'Ente nazionale per la Salute e la Sicurezza svedese <strong>in</strong> conformità alla Sezione 18<br />

dell'Or<strong>di</strong>nanza sull'Ambiente <strong>di</strong> Lavoro (1977)<br />

Def<strong>in</strong>izioni e campo d’applicazione<br />

Sezione 1.<br />

Queste <strong>di</strong>sposizioni vanno applicate <strong>in</strong> tutte quelle realtà nelle quali i lavoratori possono essere oggetto <strong>di</strong> una<br />

qualsiasi forma <strong>di</strong> persecuzione durante il lavoro. Per persecuzione si <strong>in</strong>tendono ricorrenti azioni riprovevoli o<br />

chiaramente ostili <strong>in</strong>traprese nei confronti <strong>di</strong> s<strong>in</strong>goli lavoratori, <strong>in</strong> modo offensivo, tali da determ<strong>in</strong>are<br />

l'allontanamento <strong>di</strong> questi lavoratori dalla collettività che opera nei luoghi <strong>di</strong> lavoro.<br />

Pr<strong>in</strong>cipi generali<br />

Sezione 2.<br />

Il datore <strong>di</strong> lavoro dovrebbe pianificare e organizzare il lavoro <strong>in</strong> modo da prevenire, per quanto possibile, queste<br />

forme <strong>di</strong> persecuzione nei luoghi <strong>di</strong> lavoro.<br />

Sezione 3.<br />

Il datore <strong>di</strong> lavoro dovrà comunicare <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>equivocabile che queste forme <strong>di</strong> persecuzione non potranno<br />

assolutamente essere tollerate nel corso dell'attività lavorativa.<br />

Procedure particolari<br />

Sezione 4.<br />

Nel corso dell'attività lavorativa dovranno essere previste delle procedure che consentano <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare i s<strong>in</strong>tomi <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro persecutorie, l'esistenza <strong>di</strong> problemi <strong>in</strong>erenti all'organizzazione del lavoro o eventuali carenze<br />

per quanto riguarda la cooperazione che possono costituire il terreno adatto all'<strong>in</strong>sorgere <strong>di</strong> qualche forma <strong>di</strong><br />

persecuzione psicologica durante l'attività lavorativa.<br />

Sezione 5.<br />

In presenza <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> s<strong>in</strong>tomi dovranno essere imme<strong>di</strong>atamente adottate e applicate delle efficaci<br />

contromisure. Contemporaneamente sarà condotta un'<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e per accertare se questa mancata cooperazione non<br />

debba essere imputata ad un'<strong>in</strong>adeguata organizzazione del lavoro.<br />

Sezione 6.<br />

I lavoratori sottoposti a queste forme <strong>di</strong> persecuzione sul lavoro dovranno ricevere aiuto e sostegno imme<strong>di</strong>ati, per<br />

cui il datore <strong>di</strong> lavoro dovrà prevedere procedure speciali.<br />

Entrata <strong>in</strong> vigore<br />

Le <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> cui sopra sono entrate <strong>in</strong> vigore il 31 marzo 1994.<br />

129


RACCOMANDAZIONI DI ORDINE GENERALE DELL'ENTE NAZIONALE SVEDESE PER LA<br />

SALUTE E LA SICUREZZA SUL LAVORO IN MERITO ALL'APPLICAZIONE DELLE DISPOSIZIONI<br />

RELATIVE ALLE MISURE DA ADOTTARE CONTRO OGNI FORMA DI PERSECUZIONE SUL<br />

LAVORO<br />

Premessa<br />

A monte <strong>di</strong> queste forme <strong>di</strong> persecuzione possono esserci carenze relative all'organizzazione del lavoro, del sis<strong>tema</strong><br />

<strong>in</strong>formativo <strong>in</strong>terno, una gestione <strong>in</strong>adeguata del modo <strong>di</strong> lavorare, un carico <strong>di</strong> lavoro eccessivo o al contrario,<br />

<strong>in</strong>sufficiente, il tipo <strong>di</strong> prestazione lavorativa richiesta, carenze nella politica del personale scelta dal datore <strong>di</strong><br />

lavoro, o, ancora, il tipo <strong>di</strong> atteggiamento tenuto dal datore <strong>di</strong> lavoro nei confronti dei propri <strong>di</strong>pendenti e le sue<br />

eventuali reazioni.<br />

Problemi organizzativi persistenti e <strong>in</strong>soluti possono causare forti tensioni mentali negative nei gruppi <strong>di</strong> lavoratori,<br />

con una <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uita capacità <strong>di</strong> tolleranza dello stress. Questo potrebbe <strong>in</strong>durre la cosiddetta " mentalità del capro<br />

espiatorio" e attivare comportamenti <strong>di</strong> rifiuto nei confronti dei s<strong>in</strong>goli lavoratori.<br />

Le cause dei problemi vanno ricercate nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro reali, soprattutto nel caso <strong>in</strong> cui più persone,<br />

s<strong>in</strong>golarmente, sono state oggetto per un lungo periodo <strong>di</strong> vari tipi <strong>di</strong> persecuzione psicologica.<br />

Naturalmente a volte le cause o i tentativi <strong>di</strong> esclusione vanno ricercati nel comportamento o nel modo <strong>di</strong> agire scelti<br />

dai s<strong>in</strong>goli <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui. Ma si potrebbe riscontrare che, anche <strong>in</strong> questi casi, alla ra<strong>di</strong>ce del problema vi sono situazioni<br />

lavorative <strong>in</strong>sod<strong>di</strong>sfacenti per cui i s<strong>in</strong>goli lavoratori, <strong>in</strong> preda all'ansia e alla <strong>di</strong>sperazione, non trovano altra<br />

soluzione al loro profondo <strong>di</strong>sagio se non quella <strong>di</strong> agire <strong>in</strong> modo tale da danneggiare o provocare altri loro<br />

compagni.<br />

Le conseguenze <strong>di</strong> queste forme <strong>di</strong> persecuzione<br />

Si tratta <strong>di</strong> conseguenze gravi che possono assumere varie forme.<br />

Tra i s<strong>in</strong>goli lavoratori:<br />

- Aumento delle <strong>di</strong>vergenze <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> avversione <strong>di</strong>chiarata, irritabilità o accentuata <strong>in</strong><strong>di</strong>fferenza. Infrazione<br />

deliberata delle regole o rispetto esagerato delle stesse, prestazioni ridotte.<br />

- Elevato livello <strong>di</strong> stress, scarsa tolleranza dello stesso con reazioni esagerate, a volte con crisi traumatiche.<br />

- Patologie <strong>di</strong> tipo fisiologico, abuso <strong>di</strong> sostanze dannose o reazioni a livello mentale, ad esempio <strong>di</strong>sturbi del sonno,<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> autostima, ansia, il fenomeno del "rimug<strong>in</strong>are" su cose e fatti, depressione e s<strong>in</strong>tomatologia maniacale. A<br />

volte <strong>in</strong>vece vengono la conseguenza può essere una marcata aggressività o una grave stanchezza.<br />

- Incapacità <strong>di</strong> guardare avanti o irragionevoli richieste <strong>di</strong> riven<strong>di</strong>cazione.<br />

- Pensieri suici<strong>di</strong> o atti <strong>di</strong> violenza contro sé stessi.<br />

Se le forme <strong>di</strong> persecuzione sul lavoro non cessano imme<strong>di</strong>atamente c'è il rischio che i s<strong>in</strong>tomi <strong>di</strong>vent<strong>in</strong>o<br />

permanenti, si cronicizz<strong>in</strong>o e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> richiedano senz'altro un aiuto me<strong>di</strong>co e/o psicologico.<br />

All'<strong>in</strong>terno del gruppo <strong>di</strong> lavoro<br />

- Efficienza e produttività ridotte.<br />

- Mancato rispetto delle regole esistenti o irrigi<strong>di</strong>mento per quanto riguarda il rispetto delle stesse.<br />

130


- Critiche sempre più marcate nei confronti del datore <strong>di</strong> lavoro, mancanza <strong>di</strong> fiducia, un generale senso <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>sicurezza.<br />

- Un aumento del <strong>di</strong>ssenso, ad esempio mancanza <strong>di</strong> comprensione nei confronti <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> fare le cose,<br />

allontanamento dal gruppo e dai propri doveri, tentativi <strong>di</strong> spezzare il potere o, al contrario, <strong>di</strong> formare combriccole<br />

potenti.<br />

- Elevato assenteismo per malattia, problemi <strong>di</strong> abuso <strong>di</strong> sostanze, notevole avvicendamento del personale e un<br />

aumento delle richieste <strong>di</strong> permessi.<br />

- Scarsa tolleranza nei confronti dello stress e delle tensioni, e s<strong>in</strong>tomi generali <strong>di</strong> <strong>in</strong>sod<strong>di</strong>sfazione.<br />

- Tendenza ad <strong>in</strong>gigantire piccoli problemi.<br />

- La ricerca cont<strong>in</strong>ua <strong>di</strong> capri espiatori.<br />

La capacità e la prontezza del gruppo <strong>di</strong> lavoratori <strong>di</strong> partecipare alla soluzione dei problemi <strong>in</strong>terni aumenteranno o<br />

<strong>di</strong>m<strong>in</strong>uiranno <strong>in</strong> modo palpabile, oppure scompariranno a seconda del modo <strong>in</strong> cui il conflitto viene considerato e<br />

affrontato dal datore <strong>di</strong> lavoro. Se non si provvede <strong>in</strong> nessun modo la situazione <strong>di</strong> rischio peggiorerà sempre <strong>di</strong> più<br />

con il passare del tempo.<br />

GUIDA ALLE SINGOLE SEZIONI<br />

DEFINIZIONI<br />

Sezione 1:<br />

Le varie forme <strong>di</strong> persecuzione possono essere esercitate sia dai lavoratori stessi sia dal datore <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong>rettamente<br />

o da suoi rappresentanti. (La persecuzione sul lavoro - mobb<strong>in</strong>g - che <strong>di</strong>venta politica aziendale, cioè esercitata per<br />

motivi <strong>di</strong> riorganizzazione, <strong>di</strong> riduzione del personale o per elim<strong>in</strong>are lavoratori scomo<strong>di</strong>, <strong>in</strong> <strong>in</strong>glese viene<br />

denom<strong>in</strong>ata "boss<strong>in</strong>g") (N.d.T.).<br />

Fenomeni quali la pressione psicologica, la crudeltà mentale, l'isolamento sociale e le molestie, tra cui quelle<br />

sessuali, vengono considerati con sempre maggiore frequenza problemi che riguardano la vita lavorativa e<br />

complessivamente rientrano nel term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> violenza o persecuzione. Si tratta <strong>di</strong> problemi molto seri con effetti gravi<br />

e dannosi sia sui s<strong>in</strong>goli lavoratori sia sul gruppo <strong>di</strong> lavoro se non vengono valutati e gestiti <strong>in</strong> tempo. Questi effetti<br />

possono tradursi <strong>in</strong> stati patologici, mentali e fisici, che a volte possono <strong>di</strong>ventare cronici, e sfociare ad<strong>di</strong>rittura <strong>in</strong> un<br />

rifiuto della vita lavorativa e della collettività che opera nell'ambiente <strong>di</strong> lavoro.<br />

Varie sono le forme <strong>di</strong> persecuzione psicologica, ad esempio:<br />

- calunniare o <strong>di</strong>ffamare un lavoratore, oppure la sua famiglia;<br />

- negare deliberatamente <strong>in</strong>formazioni relative al lavoro oppure fornire <strong>in</strong>formazioni non corrette a riguardo;<br />

- sabotare o impe<strong>di</strong>re <strong>in</strong> maniera deliberata l'esecuzione del lavoro;<br />

- escludere <strong>in</strong> modo offensivo il lavoratore, oppure boiccottarlo o <strong>di</strong>sprezzarlo;<br />

- esercitare m<strong>in</strong>acce, <strong>in</strong>timorire o avvilire la persona, come nel caso <strong>di</strong> molestie sessuali.<br />

- <strong>in</strong>sultare, fare critiche esagerate o assumere atteggiamenti o reazioni ostili <strong>in</strong> modo deliberato;<br />

- controllare l'operato del lavoratore senza che lo sappia e con l'<strong>in</strong>tento <strong>di</strong> danneggiarlo;<br />

- applicare "sanzioni penali amm<strong>in</strong>istrative" ad un s<strong>in</strong>golo lavoratore senza motivo apparente, senza dare<br />

spiegazioni, senza tentare <strong>di</strong> risolvere <strong>in</strong>sieme a lui/lei i problemi. Queste sanzioni possono tradursi, ad esempio, <strong>in</strong><br />

un allontanamento immotivato dal posto <strong>di</strong> lavoro o dai suoi doveri, <strong>in</strong> un trasferimento altrettanto immotivato o <strong>in</strong><br />

richieste <strong>di</strong> ore <strong>di</strong> lavoro straor<strong>di</strong>nario, <strong>in</strong> un evidente ostruzionismo nei suoi confronti per quanto riguarda le<br />

131


ichieste <strong>di</strong> formazione o <strong>di</strong> permessi (ma <strong>in</strong> questo caso si deve fare riferimento al "boss<strong>in</strong>g" <strong>di</strong> cui all'<strong>in</strong>izio del<br />

paragrafo <strong>in</strong> questione).<br />

Gli atteggiamenti cosiddetti offensivi sono quelli caratterizzati da un'assoluta mancanza <strong>di</strong> rispetto e lesivi dei<br />

pr<strong>in</strong>cipi <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne generale che dovrebbero essere alla base <strong>di</strong> un atteggiamento rispettoso e morale nei confronti<br />

delle altre persone. Di fatto, si tratta <strong>di</strong> azioni che hanno un effetto negativo, a breve e lungo term<strong>in</strong>e, sia sui s<strong>in</strong>goli<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>vidui sia sui gruppi <strong>di</strong> lavoro.<br />

A scanso <strong>di</strong> equivoci è opportuno aggiungere che occasionali <strong>di</strong>vergenze <strong>di</strong> op<strong>in</strong>ioni, momenti <strong>di</strong> conflitto e<br />

eventuali problemi che si dovessero verificare durante normali rapporti <strong>di</strong> lavoro dovrebbero essere considerati<br />

fenomeni normali, <strong>in</strong> quanto si può parlare <strong>di</strong> "forme <strong>di</strong> persecuzione" solo quando i conflitti personali degenerano<br />

f<strong>in</strong>o alla mancanza <strong>di</strong> rispetto del <strong>di</strong>ritto delle persone alla propria <strong>in</strong>tegrità personale e scivolano verso azioni del<br />

tutto prive <strong>di</strong> etica del tipo <strong>di</strong> quelle sopracitate con effetti devastanti sui s<strong>in</strong>goli lavoratori.<br />

MISURE DI ORDINE GENERALE PER PREVENIRE QUALSIASI FORMA DI PERSECUZIONE<br />

PSICOLOGICA<br />

Sezione 2:<br />

L'Or<strong>di</strong>nanza dell'Ente nazionale svedese per la Salute e la Sicurezza relativa al Controllo dell'Ambiente <strong>di</strong> Lavoro<br />

def<strong>in</strong>isce le varie responsabilità del datore <strong>di</strong> lavoro e che riguardano numerosi aspetti dell'A.d.L. Riportiamo alcuni<br />

esempi <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne generale che il datore <strong>di</strong> lavoro può adottare per prevenire le forme <strong>di</strong> persecuzione nei<br />

luoghi <strong>di</strong> lavoro.<br />

- Elaborare una politica ad hoc per l'ambiente <strong>di</strong> lavoro che, tra l'altro, illustri le <strong>in</strong>tenzioni, gli obiettivi e<br />

l'atteggiamento <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne generale nei confronti dei propri <strong>di</strong>pendenti.<br />

- Elaborare delle procedure che garantiscano con<strong>di</strong>zioni psicologiche e sociali nei luoghi <strong>di</strong> lavoro le migliori<br />

possibili, anche per quanto concerne la situazione lavorativa e l'organizzazione del lavoro.<br />

- Adottare misure per impe<strong>di</strong>re che si manifest<strong>in</strong>o reazioni negative sul lavoro, ad esempio elaborando delle regole<br />

che <strong>in</strong>coragg<strong>in</strong>o un clima <strong>di</strong> rispetto e <strong>di</strong> amicizia nel luogo <strong>di</strong> lavoro. Ed è soprattutto il datore <strong>di</strong> lavoro e i suoi<br />

rappresentanti che per primi devono dare il buon esempio <strong>in</strong> tal senso.<br />

- I quadri e i <strong>di</strong>rigenti devono ricevere una formazione tale da consentire loro <strong>di</strong> gestire le materie che rientrano nelle<br />

leggi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto del lavoro, gli effetti delle varie con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro sulle persone, i rischi <strong>di</strong> conflitto all'<strong>in</strong>terno dei<br />

gruppi <strong>di</strong> lavoratori, <strong>in</strong> modo che siano <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> rispondere con prontezza con un sostegno qualificato a quei<br />

lavoratori che si trovassero <strong>in</strong> situazioni <strong>di</strong> stress e <strong>di</strong> crisi.<br />

Anche <strong>in</strong> considerazione della loro personale situazione lavorativa e del loro ambiente <strong>di</strong> lavoro, è importante che i<br />

<strong>di</strong>rigenti <strong>di</strong>rettamente co<strong>in</strong>volti <strong>in</strong> attività <strong>di</strong> gestione e <strong>di</strong> controllo del personale abbiano conoscenze abbastanza<br />

approfon<strong>di</strong>te <strong>in</strong> determ<strong>in</strong>ati campi <strong>in</strong> modo da:<br />

- Sapere come mettere <strong>in</strong> grado il lavoratore <strong>di</strong> adeguarsi nel modo giusto al gruppo <strong>di</strong> lavoro al quale è assegnato.<br />

Ugualmente importante è comunicare <strong>in</strong> modo chiaro quali siano le regole vigenti nel luogo <strong>di</strong> lavoro.<br />

- Fornire ad ogni lavoratore tutte le <strong>in</strong>formazioni sulle attività e sui loro obiettivi. Saranno molto utili a tale scopo<br />

riunioni <strong>in</strong>formative regolari da tenersi sul posto <strong>di</strong> lavoro.<br />

- Fornire a tutti i lavoratori le <strong>in</strong>formazioni <strong>in</strong> merito alle misure concordate per la prevenzione <strong>di</strong> ogni forma <strong>di</strong><br />

persecuzione sul lavoro e ascoltare le loro op<strong>in</strong>ioni.<br />

132


- Cercare <strong>di</strong> fare <strong>in</strong> modo che i doveri <strong>di</strong> loro competenza siano concreti e sensati e che per adempiere alle loro<br />

funzioni vengano utilizz<strong>in</strong>o le loro conoscenze e capacità <strong>in</strong><strong>di</strong>viduali.<br />

- Dare l'opportunità ai lavoratori <strong>di</strong> migliorare le loro conoscenze e <strong>di</strong> migliorare le loro prestazioni, e <strong>in</strong>coraggiarli a<br />

raggiungere questo obiettivo.<br />

Sezione 3:<br />

Esistono alcuni pr<strong>in</strong>cipi importanti che devono essere alla base della vita lavorativa <strong>di</strong> ogni <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo, e tra questi:<br />

- il rifiuto <strong>di</strong> qualsiasi atteggiamento o comportamento offensivi, a presc<strong>in</strong>dere da chi sia co<strong>in</strong>volto o da chi ne sia il<br />

bersaglio.<br />

- Riveste un'importanza particolare il fatto che il datore <strong>di</strong> lavoro adotti misure efficaci per evitare che qualunque<br />

lavoratore sia oggetto <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> persecuzione da parte <strong>di</strong> altri lavoratori.<br />

I quadri e i manager svolgono un ruolo importante nel creare il clima nel luogo <strong>di</strong> lavoro e nel def<strong>in</strong>irne le regole. La<br />

cosa essenziale è che il datore <strong>di</strong> lavoro non sottoponga mai il lavoratore a forme <strong>di</strong> persecuzione, ad esempio<br />

attraverso l'abuso <strong>di</strong> potere o qualsiasi altri tipo <strong>di</strong> atteggiamento <strong>in</strong>accettabile. La posizione <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza del<br />

lavoratore <strong>in</strong>cide <strong>in</strong> modo determ<strong>in</strong>ante sul rapporto datore <strong>di</strong> lavoro - lavoratore, gli equivoci si possono verificare<br />

molto frequentemente, <strong>di</strong> conseguenza il datore <strong>di</strong> lavoro deve comportarsi <strong>in</strong> maniera da ispirare fiducia.<br />

Per creare un clima favorevole nell'ambiente <strong>di</strong> lavoro è importante che il datore <strong>di</strong> lavoro, con il suo modo <strong>di</strong> fare<br />

stabilisca le con<strong>di</strong>zioni per un <strong>di</strong>alogo reciproco, una facile comunicazione e un desiderio reale <strong>di</strong> risolvere i<br />

problemi. Generalmente <strong>in</strong> questo modo il rischio <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> persecuzione psicologica <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uisce o scompare<br />

ad<strong>di</strong>rittura.<br />

E' essenziale che le regole per una cooperazione si concretizz<strong>in</strong>o e si evidenz<strong>in</strong>o nella politica <strong>di</strong> gestione<br />

dell'ambiente <strong>di</strong> lavoro, soprattutto al momento dell'assunzione <strong>di</strong> nuovi lavoratori.<br />

Un altro fattore importante è la partecipazione dei lavoratori all'elaborazione <strong>di</strong> misure per la soluzione dei problemi<br />

associati all'ambiente <strong>di</strong> lavoro. Questo significa che nei casi <strong>in</strong> cui il datore <strong>di</strong> lavoro e i <strong>di</strong>pendenti hanno deciso<br />

<strong>in</strong>sieme quali siano i pr<strong>in</strong>cipi da attuare per pianificare il lavoro e il tipo <strong>di</strong> cooperazione, tutti i lavoratori devono<br />

conoscere tali pr<strong>in</strong>cipi e sapere <strong>in</strong> che modo comportarsi.<br />

MISURE E PROCEDURE PARTICOLARI<br />

Sezione 4:<br />

E' essenziale prevedere elementi e misure <strong>di</strong> prevenzione <strong>in</strong> modo che, nel caso <strong>in</strong>sorgessero problemi <strong>di</strong><br />

organizzazione del lavoro o <strong>di</strong> <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione, il datore <strong>di</strong> lavoro ne sia <strong>in</strong>formato imme<strong>di</strong>atamente così da essere<br />

<strong>in</strong> grado <strong>di</strong> adottare le misure del caso. Nessuno dovrebbe fare <strong>in</strong> modo <strong>di</strong> celare eventuali forme <strong>di</strong> persecuzione,<br />

neppure <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong> un rischio <strong>di</strong> conflitto <strong>di</strong> lealtà.<br />

Tutti i problemi che si presentassero <strong>in</strong> un luogo <strong>di</strong> lavoro devono essere affrontati rapidamente, <strong>in</strong> maniera<br />

pert<strong>in</strong>ente e rispettosa. Le soluzioni vanno trovate attraverso il <strong>di</strong>alogo e misure atte al miglioramento delle<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro degli <strong>in</strong>teressati. Se viene avanzata qualche critica nei confronti <strong>di</strong> un <strong>di</strong>pendente quest'ultimo<br />

ne deve essere <strong>in</strong>formato <strong>in</strong> modo che abbia l'opportunità <strong>di</strong> replicare. Le op<strong>in</strong>ioni personali e eventuali supposizioni<br />

133


solo vagamente fondate <strong>in</strong> merito ad un <strong>di</strong>pendente o al modo <strong>in</strong> cui egli svolge il proprio lavoro non devono<br />

costituire una scusa per eventuali forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione. Nei casi <strong>in</strong> cui risulti ovvio che un lavoratore ha<br />

veramente provocato il risentimento <strong>di</strong> altri, il datore <strong>di</strong> lavoro dovrebbe far presente al lavoratore <strong>in</strong> questione che è<br />

suo dovere contribuire a creare un ambiente <strong>di</strong> lavoro sereno e un clima vivibile. Ma, nello stesso tempo il datore <strong>di</strong><br />

lavoro deve essere consapevole che un atteggiamento provocatorio può essere il s<strong>in</strong>tomo <strong>di</strong> una situazione<br />

<strong>in</strong>sod<strong>di</strong>sfacente sul lavoro e prendere l'<strong>in</strong>iziativa per cercare <strong>di</strong> risolvere questi problemi.<br />

E' importante affrontare le questioni <strong>in</strong> maniera obiettiva, positiva e con l'<strong>in</strong>tenzione <strong>di</strong> trovare una soluzione,<br />

ascoltare tutti gli <strong>in</strong>teressati e fornire il proprio sostegno ai più deboli. Eventuali decisioni che passassero sopra la<br />

testa della persona <strong>in</strong>teressata non potrebbero fare altro che peggiorare la situazione <strong>di</strong> quella persona.<br />

Nella politica <strong>di</strong> prevenzione relativa all'ambiente <strong>di</strong> lavoro il datore <strong>di</strong> lavoro deve pre<strong>di</strong>sporre un piano <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>tervento per quanto concerne gli aspetti psicologici, sociali e organizzativi dell'ambiente <strong>di</strong> lavoro che sono<br />

altrettanto importanti dei fattori <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne fisico o tecnico. In base alla Legge sull'Ambiente <strong>di</strong> Lavoro tutto ciò<br />

rientra nei doveri del datore <strong>di</strong> lavoro, il quale dovrebbe elaborare procedure tali che sia possibile <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare e<br />

accertare con largo anticipo l'esistenza <strong>di</strong> attriti nei rapporti <strong>di</strong> lavoro tra i <strong>di</strong>pendenti, consentendo <strong>in</strong> tal modo <strong>di</strong><br />

organizzare il lavoro <strong>in</strong> maniera che il personale addetto alla supervisione possa entrare <strong>in</strong> contatto con ciascun<br />

membro del gruppo <strong>di</strong> lavoro e avere l'opportunità <strong>di</strong> scambi frequenti con i vari membri del gruppo.<br />

Sezione 5:<br />

E' <strong>in</strong>dubbiamente molto raro che gli eventuali attriti siano dovuti ad un'unica persona. Di regola le cause vanno<br />

esam<strong>in</strong>ate <strong>in</strong> base al modo <strong>in</strong> cui è organizzato il lavoro e non lasciate alla responsabilità <strong>di</strong> un solo <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo. Nello<br />

stesso tempo, però, è importante che ogni lavoratore sia consapevole della propria capacità <strong>di</strong> contribuire ad<br />

<strong>in</strong>staurare un buon clima <strong>di</strong> lavoro, del fatto che questo rientri nei suoi doveri. Le soluzioni ai problemi vanno<br />

ricercate <strong>in</strong> primo luogo attraverso l'elaborazione <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoro, l'assegnazione del lavoro, la comunicazione,<br />

ecc. Per il raggiungimento <strong>di</strong> questo scopo si può procedere ad un'analisi della maniera <strong>in</strong> cui il lavoro è organizzato<br />

ad esempio per quanto riguarda i doveri, i requisiti e l'autorità, e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> su questa base avviare una <strong>di</strong>scussione e<br />

programmare <strong>di</strong> conseguenza. I servizi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>c<strong>in</strong>a del lavoro possono fornire un importante contributo <strong>in</strong> tal senso<br />

ed essere d'aiuto durante il processo <strong>di</strong> ricerca delle soluzioni.<br />

Le forme <strong>di</strong> persecuzione psicologica sul lavoro non costituiscono un rischio soltanto per i lavoratori <strong>di</strong>rettamente<br />

co<strong>in</strong>volti. Infatti, f<strong>in</strong>ché persistono, costituiscono un grave carico mentale anche per altre persone, ma quel che è<br />

peggio, la <strong>di</strong>fficoltà a <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare e affrontare i problemi <strong>di</strong> base aumenta con il passare del tempo a causa<br />

dell'<strong>in</strong>sostenibilità delle posizioni personali, delle accuse, scuse, e contraccuse che <strong>di</strong> volta <strong>in</strong> volta ci si scambia<br />

quando la forma <strong>di</strong> persecuzione <strong>di</strong>venta evidente. E' importante, <strong>di</strong> conseguenza, che il datore <strong>di</strong> lavoro <strong>in</strong>traprenda<br />

un'azione imme<strong>di</strong>ata per affrontare quegli abusi che potrebbero <strong>in</strong>nescare una forma <strong>di</strong> persecuzione, o che l'hanno<br />

già scatenata.<br />

Un primo passo utile sarebbe una chiacchierata confidenziale con la vittima dell'abuso, improntata al rispetto della<br />

persona e <strong>in</strong> un clima franco e aperto. Parlando con le persone co<strong>in</strong>volte ci dovrebbe essere la consapevolezza del<br />

pericolo <strong>di</strong> essere <strong>in</strong>fluenzato da punti <strong>di</strong> vista negativi. In situazioni come queste il comportamento naturale delle<br />

134


persone è quello <strong>di</strong> barricarsi <strong>di</strong>etro una strenua <strong>di</strong>fesa delle proprie azioni e, come abbiamo già visto <strong>in</strong> precedenza,<br />

le op<strong>in</strong>ioni possono essere caratterizzate da posizioni rigide, da pressioni e lealtà esercitate dal gruppo. Spesso,<br />

qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, la colpa <strong>di</strong> queste forme <strong>di</strong> persecuzione viene fatta ricadere sulla persona oggetto delle stesse. Va detto,<br />

tuttavia, che molte persone sono fortemente contrarie al modo <strong>in</strong> cui un proprio compagno <strong>di</strong> lavoro viene trattato e<br />

sarebbero ben felici <strong>di</strong> contribuire a rompere il circolo vizioso e <strong>di</strong>struttivo. Si raccomanda <strong>di</strong> riunire tutto il gruppo<br />

<strong>di</strong> lavoro per <strong>di</strong>scutere soltanto nell'ultima fase dell'azione programmata e con lo scopo <strong>di</strong> realizzare dei<br />

miglioramenti pratici per quanto concerne le procedure lavorative e la situazione <strong>di</strong> lavoro <strong>in</strong> seno al gruppo nel suo<br />

complesso.<br />

La prospettiva <strong>di</strong> giungere a soluzioni <strong>di</strong> ampio consenso <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uisce con il prolungarsi dell'assenza dal lavoro <strong>di</strong> un<br />

lavoratore o con la mancata volontà <strong>di</strong> affrontare i problemi. Le op<strong>in</strong>ioni personali <strong>di</strong> segno negativo possono<br />

irrigi<strong>di</strong>rsi su entrambi i fronti con il risultato che <strong>di</strong>fficilmente si riuscirà ad <strong>in</strong>staurare un clima nuovamente sereno<br />

nell'ambiente <strong>di</strong> lavoro e, ad<strong>di</strong>rittura, <strong>in</strong> certi casi, i problemi determ<strong>in</strong>eranno situazioni <strong>in</strong>sostenibili, con cont<strong>in</strong>ui<br />

nuovi equivoci, f<strong>in</strong>ché si arriverà, nel peggiore dei casi, al def<strong>in</strong>itivo allontanamento del lavoratore dalla vita<br />

lavorativa.<br />

Può essere molto <strong>di</strong>fficile per un datore <strong>di</strong> lavoro arrivare a farsi un'op<strong>in</strong>ione obiettiva <strong>di</strong> tutti gli aspetti del<br />

problema, <strong>di</strong> conseguenza spesso è consigliabile ricorrere alla consulenza <strong>di</strong> un esperto, ad esempio attraverso i<br />

servizi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>c<strong>in</strong>a del lavoro.<br />

UN AIUTO E UN SUPPORTO ADEGUATI DA FORNIRE ALL'INDIVIDUO E AL GRUPPO DI LAVORO<br />

Sezione 6:<br />

Un lavoratore assentatosi dal lavoro per malattia a causa degli effetti sulla sua salute <strong>di</strong> qualche forma <strong>di</strong><br />

persecuzione psicologica dovrebbe essere aiutato a ritornare al suo posto <strong>di</strong> lavoro al più presto possibile. La<br />

normalità della vita <strong>di</strong> ogni giorno e un sostegno psicologico e personale sono strumenti fondamentali per<br />

neutralizzare le gravi conseguenze <strong>di</strong> esperienze così traumatiche.<br />

Un rapido re<strong>in</strong>serimento <strong>di</strong>pende <strong>in</strong> gran parte dal fatto <strong>di</strong> mantenere dei contatti positivi con la persona, sia egli <strong>in</strong><br />

malattia o meno, e dall'opportunità che la persona ha <strong>di</strong> parlare privatamente sia con i compagni <strong>di</strong> lavoro sia con il<br />

datore <strong>di</strong> lavoro <strong>in</strong> merito a quanto è accaduto. Nel corso <strong>di</strong> queste chiacchierate si possono <strong>di</strong>scutere le varie,<br />

possibili cause <strong>di</strong> quanto avvenuto, cercare <strong>di</strong> trovare i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> migliorare e <strong>di</strong> cambiare l'ambiente <strong>di</strong> lavoro, e<br />

valutare le risorse economiche o pratiche <strong>di</strong>sponibili per raggiungere l'obiettivo.<br />

L'<strong>in</strong>vito o l'esortazione a consultare uno psicologo o altri esperti, a volte può essere <strong>in</strong>terpretato come un'offesa<br />

personale, è qu<strong>in</strong><strong>di</strong> importante che sia la persona co<strong>in</strong>volta a voler ricorrere a questo tipo <strong>di</strong> aiuto.<br />

A volte per risolvere forti <strong>di</strong>ssapori o problemi <strong>in</strong>terpersonali molto gravi nel luogo <strong>di</strong> lavoro è necessario ricorrere<br />

ad un'offerta <strong>di</strong> corsi <strong>di</strong> formazione o al trasferimento ad altra mansione. Questo tipo <strong>di</strong> soluzione è valida, ad<br />

esempio, per proteggere un lavoratore da ulteriori forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione o dal rischio <strong>di</strong> danni. Ma <strong>in</strong> tal caso è<br />

essenziale che le soluzioni offerte siano motivate <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> sostanza e <strong>di</strong> significato e che accettandole il<br />

lavoratore veda l'opportunità <strong>di</strong> progre<strong>di</strong>re nel suo lavoro e <strong>di</strong> stabilire contatti sociali positivi. Inoltre questo tipo <strong>di</strong><br />

135


decisioni vanno prese dopo aver consultato <strong>di</strong>rettamente il lavoratore e <strong>in</strong> base alle constatate potenzialità e<br />

preferenze dello stesso. Un importante pr<strong>in</strong>cipio da rispettare è quello <strong>di</strong> fare <strong>in</strong> modo che le misure adottate non<br />

comport<strong>in</strong>o un peggioramento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro.<br />

Oltre all'aiuto che può essere offerto al s<strong>in</strong>golo lavoratore, è <strong>di</strong> fondamentale importanza affrontare i problemi<br />

pratici alla base dei quali, nella maggior parte dei casi, si <strong>in</strong><strong>di</strong>vidua un "mentalità da capro espiatorio" all'<strong>in</strong>terno del<br />

gruppo, per cui quest'ultimo troverà i mo<strong>di</strong> per attivare una migliore cooperazione <strong>in</strong> futuro. Esiste un serio rischio<br />

che gli eventi si ripetano, con la conseguenza <strong>di</strong> nuovi casi <strong>di</strong> gravi <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azioni, se i problemi fondamentali<br />

associati al lavoro non vengono <strong>di</strong>scussi <strong>in</strong> maniera puntuale e se non si fa emergere una comune determ<strong>in</strong>azione nel<br />

voler adottare le misure <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> risolverli.<br />

Quanto più i problemi <strong>di</strong> base restano irrisolti, tanto più aumentano il rischio <strong>di</strong> gravi conseguenze e il numero <strong>di</strong><br />

persone danneggiate nel luogo <strong>di</strong> lavoro.<br />

Molto spesso i lavoratori che operano <strong>in</strong> gruppo conoscono bene i problemi organizzativi che vanno affrontati. E'<br />

importante che quei problemi emergano <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> persecuzione psicologica delle persone, altrimenti<br />

c'è il rischio che la persona offesa e i suoi problemi <strong>di</strong>vent<strong>in</strong>o il solo e preponderante argomento <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione.<br />

Nei casi <strong>in</strong> cui il processo all'<strong>in</strong>terno del gruppo <strong>di</strong> lavoro si sia sp<strong>in</strong>to troppo avanti per cui le misure adottate per<br />

risolvere i problemi rischiano <strong>di</strong> fallire, si può rendere necessaria l'assistenza qualificata <strong>di</strong> esperti per analizzare le<br />

cause, proporre soluzioni e <strong>di</strong>scutere con il s<strong>in</strong>golo e con il gruppo <strong>di</strong> lavoratori. In casi <strong>di</strong> questo tipo altrettanto<br />

valide sono le risorse offerte dai servizi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>c<strong>in</strong>a del lavoro.<br />

136


Unione Europea<br />

A) Risoluzione del Parlamento <strong>europeo</strong> sul mobb<strong>in</strong>g sul posto <strong>di</strong><br />

lavoro (2001/2339(INI))<br />

Il Parlamento <strong>europeo</strong>,<br />

- visti gli articoli 2, 3, 13, 125-129, 136-140 e 143 del trattato CE,<br />

- viste le sue risoluzioni del 13 aprile 1999 sulla comunicazione della Commissione "Modernizzare<br />

l'organizzazione del lavoro - Un atteggiamento positivo nei confronti dei cambiamenti" (1) , del 24 ottobre<br />

2000 su "<strong>Orientamenti</strong> a favore dell'occupazione per il 2001 - Relazione congiunta sull'occupazione<br />

2000" (2) e del 25 ottobre 2000 sull'Agenda per la politica sociale (3) ,<br />

- viste le parti pert<strong>in</strong>enti delle conclusioni del Consiglio <strong>europeo</strong> <strong>in</strong> occasione dei vertici <strong>di</strong> Nizza e <strong>di</strong><br />

Stoccolma,<br />

- visto l'articolo 163 del suo regolamento,<br />

- visti la relazione della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e il parere della commissione<br />

per i <strong>di</strong>ritti della donna e le pari opportunità (A5-0283/2000),<br />

A. considerando che, secondo un sondaggio svolto tra 21 500 lavoratori dalla Fondazione europea per il<br />

miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro (Fondazione <strong>di</strong> Dubl<strong>in</strong>o), nel corso degli ultimi 12 mesi<br />

l"8% dei lavoratori dell'Unione europea, pari a 12 milioni <strong>di</strong> persone, è stato vittima <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g sul posto<br />

<strong>di</strong> lavoro, e che si può presupporre che il dato sia notevolmente sottostimato,<br />

B. considerando che l'<strong>in</strong>cidenza <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> violenza e molestie sul lavoro, tra cui la Fondazione<br />

<strong>in</strong>clude il mobb<strong>in</strong>g, presenta sensibili variazioni tra gli Stati membri e che ciò è dovuto, secondo la<br />

Fondazione, al fatto che <strong>in</strong> alcuni paesi soltanto pochi casi vengono <strong>di</strong>chiarati, che <strong>in</strong> altri la sensibilità<br />

verso il fenomeno è maggiore e che esistono <strong>di</strong>fferenze tra i sistemi giuri<strong>di</strong>ci nonché <strong>di</strong>fferenze culturali;<br />

che la precarietà dell'impiego costituisce una delle cause pr<strong>in</strong>cipali dell'aumento della frequenza <strong>di</strong><br />

suddetti fenomeni,<br />

C. considerando che la Fondazione <strong>di</strong> Dubl<strong>in</strong>o rileva che le persone esposte al mobb<strong>in</strong>g subiscono uno<br />

stress notevolmente più elevato rispetto agli altri lavoratori <strong>in</strong> generale e che le molestie costituiscono dei<br />

rischi potenziali per la salute che spesso sfociano <strong>in</strong> patologie associate allo stress; che i dati nazionali sul<br />

mobb<strong>in</strong>g nella vita professionale, <strong>di</strong>saggregati per generi, non offrono, secondo l'Agenzia, un quadro<br />

uniforme della situazione;<br />

D. considerando che dai dati provenienti da uno degli Stati membri risulta che i casi <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g sono <strong>di</strong><br />

gran lunga più frequenti nelle professioni caratterizzate da un elevato livello <strong>di</strong> tensione, professioni<br />

esercitate più comunemente da donne che da uom<strong>in</strong>i e che hanno conosciuto una grande espansione nel<br />

corso degli anni 90,<br />

E. considerando che gli stu<strong>di</strong> e l'esperienza empirica convergono nel rilevare un chiaro nesso tra, da una<br />

parte, il fenomeno del mobb<strong>in</strong>g nella vita professionale e, dall'altra, lo stress o il lavoro ad elevato grado<br />

<strong>di</strong> tensione, l'aumento della competizione, la riduzione della sicurezza dell'impiego nonché l'<strong>in</strong>certezza<br />

dei compiti professionali,<br />

F. considerando che tra le cause del mobb<strong>in</strong>g vanno ad esempio annoverate le carenze a livello <strong>di</strong><br />

organizzazione lavorativa, <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazione <strong>in</strong>terna e <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione; che problemi organizzativi irrisolti e <strong>di</strong><br />

lunga durata si traducono <strong>in</strong> pesanti pressioni sui gruppi <strong>di</strong> lavoro e possono condurre all'adozione della<br />

logica del "capro espiatorio" e al mobb<strong>in</strong>g; che le conseguenze per l'<strong>in</strong><strong>di</strong>viduo e per il gruppo <strong>di</strong> lavoro<br />

possono essere rilevanti, così come i costi per i s<strong>in</strong>goli, le imprese e la società;<br />

1. ritiene che il mobb<strong>in</strong>g, fenomeno <strong>di</strong> cui al momento non si conosce la reale entità, costituisca un grave<br />

problema nel contesto della vita professionale e che sia opportuno prestarvi maggiore attenzione e<br />

rafforzare le misure per farvi fronte, <strong>in</strong>clusa la ricerca <strong>di</strong> nuovi strumenti per combattere il fenomeno;<br />

2. richiama l'attenzione sul fatto che il cont<strong>in</strong>uo aumento dei contratti a term<strong>in</strong>e e della precarietà del<br />

lavoro, <strong>in</strong> particolare tra le donne, crea con<strong>di</strong>zioni propizie alla pratica <strong>di</strong> varie forme <strong>di</strong> molestia;<br />

137


3. richiama l'attenzione sugli effetti devastanti del mobb<strong>in</strong>g sulla salute fisica e psichica delle vittime,<br />

nonché delle loro famiglie, <strong>in</strong> quanto essi impongono spesso il ricorso ad un trattamento me<strong>di</strong>co e<br />

psicoterapeutico e conducono generalmente a un congedo per malattia o alle <strong>di</strong>missioni;<br />

4. richiama l'attenzione sul fatto che, secondo alcune <strong>in</strong>chieste, le donne sono più frequentemente vittime<br />

che non gli uom<strong>in</strong>i dei fenomeni <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g, che si tratti <strong>di</strong> molestie verticali: <strong>di</strong>scendenti (dal superiore<br />

al subor<strong>di</strong>nato) o ascendenti (dal subor<strong>di</strong>nato al superiore), <strong>di</strong> molestie orizzontali (tra colleghi <strong>di</strong> pari<br />

livello) o <strong>di</strong> molestie miste;<br />

5. richiama l'attenzione sul fatto che false accuse <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g possono trasformarsi a loro volta <strong>in</strong> un<br />

temibile strumento <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g;<br />

6. pone l'accento sul fatto che le misure contro il mobb<strong>in</strong>g sul luogo <strong>di</strong> lavoro vanno considerate una<br />

componente importante degli sforzi f<strong>in</strong>alizzati all'aumento della qualità del lavoro e al miglioramento<br />

delle relazioni sociali nella vita lavorativa; ritiene che esse contribuiscano altresì a combattere l'esclusione<br />

sociale, il che può giustificare l'adozione <strong>di</strong> misure comunitarie e risulta <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tonia con l'Agenda sociale e<br />

gli orientamenti <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> occupazione dell'Unione europea;<br />

7. rileva che i problemi <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g sul posto <strong>di</strong> lavoro vengono probabilmente ancora sottovalutati <strong>in</strong><br />

molti settori all'<strong>in</strong>terno dell'UE e che vi sono molti argomenti a favore <strong>di</strong> <strong>in</strong>iziative comuni a livello<br />

dell'Unione, quali ad esempio la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> trovare strumenti efficaci per prevenire e contrastare il<br />

fenomeno, il fatto che gli orientamenti sulle misure per combattere il mobb<strong>in</strong>g sul posto <strong>di</strong> lavoro possano<br />

produrre effetti normativi ed <strong>in</strong>fluire sugli atteggiamenti e che l'adozione <strong>di</strong> tali orientamenti comuni sia<br />

giustificata anche da ragioni <strong>di</strong> equità;<br />

8. esorta la Commissione a prendere ugualmente <strong>in</strong> considerazione, nelle sue comunicazioni relative a<br />

una strategia comune <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> salute e sicurezza sul lavoro e al rafforzamento della <strong>di</strong>mensione<br />

qualitativa della politica occupazionale e sociale nonché nel libro verde sulla responsabilità sociale delle<br />

imprese, fattori psichici, psicosociali e sociali connessi all'ambiente lavorativo, <strong>in</strong>clusa l'organizzazione<br />

lavorativa, <strong>in</strong>vitandola pertanto ad attribuire importanza a misure <strong>di</strong> miglioramento dell'ambiente<br />

lavorativo che siano lungimiranti, sis<strong>tema</strong>tiche e preventive, f<strong>in</strong>alizzate tra l'altro a combattere il mobb<strong>in</strong>g<br />

sul posto <strong>di</strong> lavoro e a valutare l'esigenza <strong>di</strong> <strong>in</strong>iziative legislative <strong>in</strong> tal senso;<br />

9. esorta il Consiglio e la Commissione ad <strong>in</strong>cludere <strong>in</strong><strong>di</strong>catori quantitativi relativi al mobb<strong>in</strong>g sul posto<br />

<strong>di</strong> lavoro negli <strong>in</strong><strong>di</strong>catori relativi alla qualità del lavoro, che dovranno essere def<strong>in</strong>iti <strong>in</strong> vista del Consiglio<br />

<strong>europeo</strong> <strong>di</strong> Laeken;<br />

10. esorta gli Stati membri a rivedere e, se del caso, a completare la propria legislazione vigente sotto il<br />

profilo della lotta contro il mobb<strong>in</strong>g e le molestie sessuali sul posto <strong>di</strong> lavoro, nonché a verificare e ad<br />

uniformare la def<strong>in</strong>izione della fattispecie del "mobb<strong>in</strong>g" ;<br />

11. sottol<strong>in</strong>ea espressamente la responsabilità degli Stati membri e dell'<strong>in</strong>tera società per il mobb<strong>in</strong>g e la<br />

violenza sul posto <strong>di</strong> lavoro, ravvisando <strong>in</strong> tale responsabilità il punto centrale <strong>di</strong> una strategia <strong>di</strong> lotta a<br />

tale fenomeno;<br />

12. raccomanda agli Stati membri <strong>di</strong> imporre alle imprese, ai pubblici poteri nonché alle parti sociali<br />

l'attuazione <strong>di</strong> politiche <strong>di</strong> prevenzione efficaci, l'<strong>in</strong>troduzione <strong>di</strong> un sis<strong>tema</strong> <strong>di</strong> scambio <strong>di</strong> esperienze e<br />

l'<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> procedure atte a risolvere il problema per le vittime e ad evitare sue recrudescenze;<br />

raccomanda, <strong>in</strong> tale contesto, la messa a punto <strong>di</strong> un'<strong>in</strong>formazione e <strong>di</strong> una formazione dei lavoratori<br />

<strong>di</strong>pendenti, del personale <strong>di</strong> <strong>in</strong>quadramento, delle parti sociali e dei me<strong>di</strong>ci del lavoro, sia nel settore<br />

privato che nel settore pubblico; ricorda a tale proposito la possibilità <strong>di</strong> nom<strong>in</strong>are sul luogo <strong>di</strong> lavoro una<br />

persona <strong>di</strong> fiducia alla quale i lavoratori possono eventualmente rivolgersi;<br />

13. esorta la Commissione ad esam<strong>in</strong>are la possibilità <strong>di</strong> chiarificare o estendere il campo <strong>di</strong> applicazione<br />

della <strong>di</strong>rettiva quadro per la salute e la sicurezza sul lavoro oppure <strong>di</strong> elaborare una nuova <strong>di</strong>rettiva<br />

quadro, come strumento giuri<strong>di</strong>co per combattere il fenomeno delle molestie, nonché come meccanismo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa del rispetto della <strong>di</strong>gnità della persona del lavoratore, della sua <strong>in</strong>timità e del suo onore;<br />

sottol<strong>in</strong>ea pertanto che è importante che la questione del miglioramento dell'ambiente <strong>di</strong> lavoro venga<br />

affrontata <strong>in</strong> modo sis<strong>tema</strong>tico e con l'adozione <strong>di</strong> misure preventive;<br />

14. sottol<strong>in</strong>ea che una base statistica migliore può agevolare e ampliare la conoscenza e la ricerca e<br />

segnala il ruolo che l'Eurostat e la Fondazione <strong>di</strong> Dubl<strong>in</strong>o possono svolgere <strong>in</strong> tale contesto; esorta la<br />

Commissione, la Fondazione <strong>di</strong> Dubl<strong>in</strong>o e l'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro a<br />

prendere <strong>in</strong>iziative aff<strong>in</strong>ché vengano condotti stu<strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>ti <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g;<br />

15. sottol<strong>in</strong>ea l'importanza <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are più da vic<strong>in</strong>o il fenomeno del mobb<strong>in</strong>g sul posto <strong>di</strong> lavoro <strong>in</strong><br />

relazione sia agli aspetti att<strong>in</strong>enti all'organizzazione del lavoro sia a quelli legati a fattori quali genere, età,<br />

138


settore e tipo <strong>di</strong> professione; chiede che lo stu<strong>di</strong>o <strong>in</strong> questione comprenda un'analisi della situazione<br />

particolare delle donne vittime <strong>di</strong> mobb<strong>in</strong>g;<br />

16. constata che uno Stato membro ha già adottato una normativa mirante a lottare contro il mobb<strong>in</strong>g sul<br />

posto <strong>di</strong> lavoro e che altri Stati sono impegnati nella ratifica <strong>di</strong> una legislazione volta a reprimere tale<br />

fenomeno, richiamandosi il più delle volte alle legislazioni adottate per reprimere le molestie sessuali;<br />

esorta gli Stati membri a prestare attenzione al problema del mobb<strong>in</strong>g sul luogo <strong>di</strong> lavoro e a tenerne<br />

conto nel contesto delle rispettive legislazioni nazionali e <strong>di</strong> altre azioni;<br />

17. esorta le istituzioni europee a fungere da modello sia per quanto riguarda l'adozione <strong>di</strong> misure per<br />

prevenire e combattere il mobb<strong>in</strong>g all'<strong>in</strong>terno delle loro stesse strutture che per quanto riguarda l'aiuto e<br />

l'assistenza a <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui o gruppi <strong>di</strong> lavoro, prevedendo eventualmente un adeguamento dello statuto dei<br />

funzionari nonché un'adeguata politica <strong>di</strong> sanzioni;<br />

18. constata che le persone esposte al mobb<strong>in</strong>g nelle istituzioni europee beneficiano attualmente <strong>di</strong> un<br />

aiuto <strong>in</strong>sufficiente e si compiace al riguardo con l'amm<strong>in</strong>istrazione per aver istituito da tempo un corso<br />

dest<strong>in</strong>ato <strong>in</strong> particolare alle donne amm<strong>in</strong>istratrici <strong>in</strong>titolato "La gestione al femm<strong>in</strong>ile" e, più<br />

recentemente, un comitato consultivo sul mobb<strong>in</strong>g;<br />

19. chiede che si esam<strong>in</strong>i <strong>in</strong> quale misura la consultazione a livello comunitario tra le parti sociali può<br />

contribuire a combattere il mobb<strong>in</strong>g sul posto <strong>di</strong> lavoro e ad associare a tale lotta le organizzazioni dei<br />

lavoratori;<br />

20. esorta le parti sociali negli Stati membri a elaborare, tra <strong>di</strong> loro e a livello comunitario, strategie<br />

idonee <strong>di</strong> lotta contro il mobb<strong>in</strong>g e la violenza sul luogo <strong>di</strong> lavoro, procedendo altresì a uno scambio <strong>di</strong><br />

esperienze <strong>in</strong> merito secondo il pr<strong>in</strong>cipio delle "migliori pratiche" ;<br />

21. ricorda che il mobb<strong>in</strong>g comporta altresì conseguenze nefaste per i datori <strong>di</strong> lavoro per quanto riguarda<br />

la red<strong>di</strong>tività e l'efficienza economica dell'impresa a causa dell'assenteismo che esso provoca, della<br />

riduzione della produttività dei lavoratori <strong>in</strong>dotta dal loro stato <strong>di</strong> confusione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

concentrazione nonché dalla necessità <strong>di</strong> erogare <strong>in</strong>dennità ai lavoratori licenziati;<br />

22. sottol<strong>in</strong>ea l'importanza <strong>di</strong> ampliare e chiarire la responsabilità del datore <strong>di</strong> lavoro per quanto<br />

concerne la messa <strong>in</strong> atto <strong>di</strong> misure sis<strong>tema</strong>tiche atte a creare un ambiente <strong>di</strong> lavoro sod<strong>di</strong>sfacente;<br />

23. chiede che abbia luogo una <strong>di</strong>scussione <strong>in</strong> merito alle modalità <strong>di</strong> sostegno alle reti e organizzazioni <strong>di</strong><br />

volontariato impegnate nella lotta al mobb<strong>in</strong>g;<br />

24. <strong>in</strong>vita la Commissione a presentare, entro il marzo 2002, un libro verde recante un'analisi dettagliata<br />

della situazione relativa al mobb<strong>in</strong>g sul posto <strong>di</strong> lavoro <strong>in</strong> ogni Stato membro e, sulla base <strong>di</strong> detta analisi,<br />

a presentare successivamente, entro l'ottobre 2002, un programma d'azione concernente le misure<br />

comunitarie contro il mobb<strong>in</strong>g sul posto <strong>di</strong> lavoro; chiede che tale piano d'azione venga corredato <strong>di</strong> uno<br />

scadenzario;<br />

25. <strong>in</strong>carica la sua Presidente <strong>di</strong> trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, alla<br />

Fondazione europea per il miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro ed all'Agenzia europea per la<br />

sicurezza e la salute sul lavoro.<br />

(1) GU C 219 del 30.7.1999, pag. 37.<br />

(2) GU C 197 del 12.7.2001, pag. 68.<br />

(3) GU C 197 del 12.7.2001, pag. 180.<br />

B) Terzo rapporto <strong>europeo</strong> sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro dei lavoratori europei<br />

nell’Unione Europea elaborato dalla Fondazione Europea per il<br />

miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> Dubl<strong>in</strong>o<br />

(Allegato <strong>in</strong> formato PDF)<br />

139


C) Relazione Commissione Parlamentare per l’occupazione e gli affari sociali<br />

(Allegato <strong>in</strong> formato PDF)<br />

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