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Tempi Bruni - LEGA NORD Blog - Sezione di Bergamo

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la Val Gardena con la<strong>di</strong>no, tedesco e italiano) sono ovunque (e non<br />

solo in aree dove il bilinguismo è ufficiale): qualche villeggiante<br />

si sente forse a <strong>di</strong>sagio? Qualcuno si sente offeso? A giu<strong>di</strong>care dal<br />

numero crescente <strong>di</strong> visitatori, non pare proprio.<br />

Per il socialista <strong>Bruni</strong>, purtroppo, il toponimo Bèrghem <strong>di</strong>venta<br />

così, non la millenaria denominazione della nostra città, ma “il<br />

pregiu<strong>di</strong>zio leghista che ci portiamo attaccati addosso”. Poveri<br />

noi, quanta ottusità e pregiu<strong>di</strong>zio regnano in comune.<br />

“Chi si somiglia si piglia” <strong>di</strong>ce il detto, ed infatti <strong>Bruni</strong> ha scelto<br />

come suo consulente culturale il professor Mauro Ceruti, preside<br />

della facoltà <strong>di</strong> Lettere e Filosofia all’Università <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong> e<br />

ora senatore del Pd, che, proprio sui cartelli bilingue, ha <strong>di</strong>mostrato<br />

<strong>di</strong> essere uno che ha le idee molto chiare. Quello che pomposamente<br />

era stato in<strong>di</strong>cato, a un paio <strong>di</strong> settimane<br />

dall’inse<strong>di</strong>amento del centrosinistra a PalaFrizzoni, come il “superconsulente<br />

alle idee” della giunta <strong>Bruni</strong> (e del quale subito<br />

dopo se ne sono perse le tracce, così come non si è più visto nemmeno<br />

dopo la sua elezione a Roma), in occasione della sua presentazione<br />

alla stampa, aveva sostenuto: “Non mi sono mai<br />

rassegnato al fatto che il <strong>di</strong>aletto possa essere interpretato solo<br />

come esclusione. I cartelli possono essere visti come un bisogno<br />

<strong>di</strong> tenersi stretta la propria identità”.<br />

A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un mese, dopo la rimozione dei cartelli, invece,<br />

complice forse la calura estiva, o più probabilmente la voglia <strong>di</strong><br />

non contrad<strong>di</strong>re il capo socialista che gli voleva regalare questa<br />

bella consulenza, fa un’inversione ad U e, incurante <strong>di</strong> perdere la<br />

faccia, si prona al Sindaco <strong>di</strong> cui “apprezza l’iniziativa; i cartelli<br />

avevano una funzione <strong>di</strong> chiusura identitaria. Le particolarità<br />

della cultura bergamasca non devono essere ridotte a segno <strong>di</strong><br />

confine e <strong>di</strong> barriera”. Viva la coerenza!<br />

Di fatto, il blitz contro i cartelli in bergamasco ottiene come unico<br />

risultato <strong>di</strong> spaccare in due la città tra pro e contro. Non male per<br />

chi, solo poche settimane prima aveva promesso che sarebbe stato<br />

il “sindaco <strong>di</strong> tutti” e che aveva affermato che i cartelli in <strong>di</strong>aletto<br />

erano “proprio l’ultimo dei problemi” (<strong>di</strong>chiarazione del 16 luglio<br />

04, smentita dai fatti un mese dopo).<br />

Anche perché, ad aggravare il gesto del primo citta<strong>di</strong>no è il fatto<br />

che quei segnali li aveva voluti il Consiglio comunale, quin<strong>di</strong>, in<br />

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<strong>Tempi</strong> <strong>Bruni</strong> a <strong>Bergamo</strong>

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