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Tempi Bruni - LEGA NORD Blog - Sezione di Bergamo

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<strong>Tempi</strong> <strong>Bruni</strong> a <strong>Bergamo</strong><br />

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LE UMILIAZIONI DI BRUNI<br />

ALLA CULTURA BERGAMASCA<br />

Il vergognoso blitz d’agosto contro i cartelli Bèrghem<br />

Il primo slogan per la rican<strong>di</strong>datura <strong>di</strong> <strong>Bruni</strong> recita: “<strong>Bergamo</strong><br />

guarda avanti con l’orgoglio delle sue tra<strong>di</strong>zioni”. Tra<strong>di</strong>zioni?<br />

Intende forse la cultura, la storia, la lingua? Allora è bene ricordare<br />

quanto credono questi sinistri ra<strong>di</strong>cal chic alla cultura bergamasca<br />

e al nostro <strong>di</strong>aletto.<br />

Passata la prima scorpacciata <strong>di</strong> nomine, il sindaco <strong>Bruni</strong> si butta<br />

nell’amministrazione vera e propria, mettendo in scena un debutto<br />

vergognoso: approfittando del ponte <strong>di</strong> Ferragosto, con una<br />

sorta <strong>di</strong> blitz, il 19 agosto fa rimuovere i cartelli in bergamasco<br />

“Bèrghem” posti a tre ingressi della città.<br />

Quando <strong>Bruni</strong>, sia alla vigilia del ballottaggio che al momento<br />

della sua elezione aveva promesso “Sarò il sindaco <strong>di</strong> tutti”, è evidente<br />

che si riferiva a “tutti gli immigrati”, ma non ai bergamaschi.<br />

Basta leggere le motivazioni per cui ha rimosso i segnali con<br />

il toponimo in lingua locale: “La scritta in <strong>di</strong>aletto - aveva <strong>di</strong>chiarato<br />

- rappresentava un messaggio <strong>di</strong> chiusura. Personalmente,<br />

credo che i cartelli debbano essere considerati dal punto <strong>di</strong> vista<br />

<strong>di</strong> chi arriva e non <strong>di</strong> chi sta in città”. Una chiara <strong>di</strong>mostrazione<br />

che i rozzi, gli ignoranti, i provinciali non sono proprio i leghisti<br />

come a sinistra continuano, dalla loro arroganza culturale, a credere.<br />

Non capire, infatti, che i cartelli in lingua locale, come ha<br />

scritto anche il professor Massimo Centini, titolare della cattedra<br />

<strong>di</strong> Antropologia Culturale all’Università Popolare <strong>di</strong> Torino, “non<br />

sono espressione <strong>di</strong> razzismo o <strong>di</strong> attaccamento a valori destinati<br />

a selezionare ma, molto più semplicemente, in<strong>di</strong>cano il bisogno <strong>di</strong><br />

non perdere le proprie ra<strong>di</strong>ci”, <strong>di</strong>mostra un’apertura mentale da<br />

angolo acuto. Lo vada a <strong>di</strong>re alle centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> turisti<br />

che affollano le località alpine, dalle valli piemontesi a quelle delle<br />

Dolomiti, dove i cartelli bilingue se non ad<strong>di</strong>rittura trilingue (ve<strong>di</strong><br />

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