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fisica Un nuovo sguardo sullo spazio-tempo in sintesi n È noto che la teoria quantistica e la teoria della relatività generale di Einstein sono in conflitto. I fisici hanno tentato a lungo di riconciliarle in una teoria della gravità quantistica, ma con scarsi risultati. n Il nuovo approccio non si basa su componenti esotiche, ma fornisce un nuovo modo di applicare le leggi esistenti a componenti elementari dello spaziotempo che si dispongono spontaneamente. n Questo approccio dimostra che uno spazio-tempo quadridimensionale emerge dinamicamente da pochi ingredienti di base. E suggerisce a piccole scale che lo spazio-tempo uniforme si trasformi gradualmente in un frattale. Un nuovo approccio al problema della gravità quantistica, ormai vecchio di decenni, torna alle origini e mostra come assemblare i componenti fondamentali dello spazio e del tempo di Jan Ambjørn, Jerzy Jurkiewicz e Renate Loll come nacquero lo spazio e il tempo? Come formarono il vuoto uniforme quadridimensionale che fa da sfondo alla realtà fisica? Come appaiono, se li guardiamo da molto vicino? Sono domande che segnano l’ultima frontiera della scienza moderna e guidano la ricerca di una teoria della gravità quantistica: l’unificazione, a lungo inseguita, della teoria della relatività generale di Einstein e della teoria quantistica. La teoria della relatività descrive il modo in cui lo spazio-tempo, a grandi scale, assume varie forme, producendo quella che noi percepiamo come forza di gravità. La teoria quantistica, invece, descrive le leggi della fisica a scala atomica e subatomica, senza tenere conto degli effetti gravitazionali. La teoria della gravità quantistica intende descrivere lo spazio-tempo alla scala più piccola – il vuo- to tra le particelle elementari più piccole a noi note – per mezzo di leggi quantistiche, e possibilmente spiegarlo in termini di componenti fondamentali. La teoria delle superstringhe è spesso citata come il miglior candidato per una teoria del genere, sebbene finora non abbia dato risposta a nessuna delle domande più urgenti. Al contrario, seguendo la sua logica interna, ha scoperto livelli ancora più complessi di ingredienti nuovi ed esotici e delle loro relazioni, generando una varietà disparata di risultati possibili. Negli ultimi anni, dalla nostra collaborazione è nata un’alternativa incoraggiante a questa «autostrada» della fisica teorica già percorsa molte volte. L’alternativa segue una ricetta tanto semplice da apparire quasi imbarazzante: prendete pochi ingredienti, assemblateli secondo i principi quanti- Jean-Francois Podevin stici (nulla di esotico), mescolateli bene e lasciate riposare: avrete creato lo spazio-tempo quantistico. Il processo è talmente lineare da poter essere simulato su un computer portatile. In altre parole, se pensiamo allo spazio-tempo vuoto come a una sostanza immateriale composta da un gran numero di minuscole particelle prive di struttura, e lasciamo interagire questi componenti secondo regole semplici fissate dalla gravità e dalla teoria quantistica, essi spontaneamente formeranno un insieme che, per molti aspetti, somiglia all’universo che conosciamo. Il processo è simile a quello che tiene insieme le molecole nei solidi cristallini o amorfi. Lo spazio-tempo, dunque, potrebbe somigliare più a un piatto di verdure saltate in padella che a un’elaborata torta nuziale. Inoltre, a differenza di altri approcci alla gravità quantistica, la nostra ricetta è assai robusta: se nelle simulazioni variamo i dettagli, il risultato cambia poco. Questa robustezza ci fa pensare che la strada sia quella giusta. Se il risultato fosse sensibile alla posizione esatta di ciascun componente di questo enorme complesso, si potrebbe generare un gran numero di forme barocche, ciascuna a priori ugualmente probabile. E così si perderebbe ogni capacità di spiegare perché l’universo si è evoluto nel modo che conosciamo. Meccanismi simili di auto-assemblaggio e di auto-organizzazione si verificano in fisica, in biologia e in altri campi della scienza. Un esempio è il comportamento degli stormi di uccelli come gli storni europei. Ciascun volatile interagisce solo con un piccolo numero di vicini, e nessuno gli dice come comportarsi. Tuttavia lo stormo si forma, e si muove come un corpo unico. Lo stormo ha proprietà collettive, o emergenti, che non sono proprie del comportamento del singolo storno. Breve storia della gravità quantistica I precedenti tentativi di spiegare la struttura quantistica dello spazio-tempo come un processo che emerge spontaneamente dalle leggi fisiche hanno avuto un successo limitato. Si basavano sulla gravità quantistica euclidea, un programma di ricerca iniziato alla fine degli anni settanta e reso popolare dal libro Una breve storia del tempo di Stephen Hawking. Questo programma si fonda su un principio di base della meccanica quantistica: la sovrapposizione. Ogni oggetto, classico o quantistico, è in un certo stato che ne determina, per esempio, posizione e velocità. Ma mentre lo stato di un oggetto classico è caratterizzato da un unico insieme di numeri, lo sta- 42 LE SCIENZE 481 settembre 2008 www.lescienze.it LE SCIENZE 43

<strong>fisica</strong><br />

Un <strong>nuovo</strong><br />

<strong>sguardo</strong> <strong>sullo</strong> <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong><br />

in sintesi<br />

n È noto che la teoria<br />

quantistica e la teoria della<br />

relatività generale <strong>di</strong><br />

Einstein sono in conflitto.<br />

I fisici hanno tentato a l<strong>un</strong>go<br />

<strong>di</strong> riconciliarle in <strong>un</strong>a teoria<br />

della gravità quantistica, ma<br />

con scarsi risultati.<br />

n Il <strong>nuovo</strong> approccio non si<br />

basa su componenti<br />

esotiche, ma fornisce <strong>un</strong><br />

<strong>nuovo</strong> modo <strong>di</strong> applicare le<br />

leggi esistenti a componenti<br />

elementari dello <strong>spazio</strong><strong>tempo</strong><br />

che si <strong>di</strong>spongono<br />

spontaneamente.<br />

n Questo approccio <strong>di</strong>mostra<br />

che <strong>un</strong>o <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong><br />

quadri<strong>di</strong>mensionale emerge<br />

<strong>di</strong>namicamente da pochi<br />

ingre<strong>di</strong>enti <strong>di</strong> base. E<br />

suggerisce a piccole scale<br />

che lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong><br />

<strong>un</strong>iforme si trasformi<br />

gradualmente in <strong>un</strong> frattale.<br />

Un <strong>nuovo</strong> approccio al problema della gravità<br />

quantistica, ormai vecchio <strong>di</strong> decenni, torna<br />

alle origini e mostra come assemblare i componenti<br />

fondamentali dello <strong>spazio</strong> e del <strong>tempo</strong><br />

<strong>di</strong> Jan Ambjørn, Jerzy Jurkiewicz e Renate Loll<br />

come nacquero lo <strong>spazio</strong> e il <strong>tempo</strong>? Come<br />

formarono il vuoto <strong>un</strong>iforme quadri<strong>di</strong>mensionale<br />

che fa da sfondo alla realtà<br />

<strong>fisica</strong>? Come appaiono, se li guar<strong>di</strong>amo da molto<br />

vicino? Sono domande che segnano l’ultima frontiera<br />

della scienza moderna e guidano la ricerca <strong>di</strong><br />

<strong>un</strong>a teoria della gravità quantistica: l’<strong>un</strong>ificazione,<br />

a l<strong>un</strong>go inseguita, della teoria della relatività generale<br />

<strong>di</strong> Einstein e della teoria quantistica.<br />

La teoria della relatività descrive il modo in cui<br />

lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong>, a gran<strong>di</strong> scale, assume varie forme,<br />

producendo quella che noi <strong>per</strong>cepiamo come<br />

forza <strong>di</strong> gravità. La teoria quantistica, invece, descrive<br />

le leggi della <strong>fisica</strong> a scala atomica e subatomica,<br />

senza tenere conto de<strong>gli</strong> effetti gravitazionali.<br />

La teoria della gravità quantistica intende descrivere<br />

lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> alla scala più piccola – il vuo-<br />

to tra le particelle elementari più piccole a noi note<br />

– <strong>per</strong> mezzo <strong>di</strong> leggi quantistiche, e possibilmente<br />

spiegarlo in termini <strong>di</strong> componenti fondamentali.<br />

La teoria delle su<strong>per</strong>stringhe è spesso citata come<br />

il mi<strong>gli</strong>or can<strong>di</strong>dato <strong>per</strong> <strong>un</strong>a teoria del genere,<br />

sebbene finora non abbia dato risposta a ness<strong>un</strong>a<br />

delle domande più urgenti. Al contrario, seguendo<br />

la sua logica interna, ha sco<strong>per</strong>to livelli ancora più<br />

complessi <strong>di</strong> ingre<strong>di</strong>enti nuovi ed esotici e delle loro<br />

relazioni, generando <strong>un</strong>a varietà <strong>di</strong>sparata <strong>di</strong> risultati<br />

possibili.<br />

Ne<strong>gli</strong> ultimi anni, dalla nostra collaborazione è<br />

nata <strong>un</strong>’alternativa incoraggiante a questa «autostrada»<br />

della <strong>fisica</strong> teorica già <strong>per</strong>corsa molte volte.<br />

L’alternativa segue <strong>un</strong>a ricetta tanto semplice da<br />

apparire quasi imbarazzante: prendete pochi ingre<strong>di</strong>enti,<br />

assemblateli secondo i principi quanti-<br />

Jean-Francois Podevin<br />

stici (nulla <strong>di</strong> esotico), mescolateli bene e lasciate<br />

riposare: avrete creato lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> quantistico.<br />

Il processo è talmente lineare da poter essere<br />

simulato su <strong>un</strong> computer portatile.<br />

In altre parole, se pensiamo allo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong><br />

vuoto come a <strong>un</strong>a sostanza immateriale composta<br />

da <strong>un</strong> gran numero <strong>di</strong> minuscole particelle prive <strong>di</strong><br />

struttura, e lasciamo interagire questi componenti<br />

secondo regole semplici fissate dalla gravità e dalla<br />

teoria quantistica, essi spontaneamente formeranno<br />

<strong>un</strong> insieme che, <strong>per</strong> molti aspetti, somi<strong>gli</strong>a<br />

all’<strong>un</strong>iverso che conosciamo. Il processo è simile a<br />

quello che tiene insieme le molecole nei soli<strong>di</strong> cristallini<br />

o amorfi.<br />

Lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong>, d<strong>un</strong>que, potrebbe somi<strong>gli</strong>are<br />

più a <strong>un</strong> piatto <strong>di</strong> verdure saltate in padella che a<br />

<strong>un</strong>’elaborata torta nuziale. Inoltre, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

altri approcci alla gravità quantistica, la nostra ricetta<br />

è assai robusta: se nelle simulazioni variamo i<br />

detta<strong>gli</strong>, il risultato cambia poco. Questa robustezza<br />

ci fa pensare che la strada sia quella giusta. Se il<br />

risultato fosse sensibile alla posizione esatta <strong>di</strong> ciasc<strong>un</strong><br />

componente <strong>di</strong> questo enorme complesso, si<br />

potrebbe generare <strong>un</strong> gran numero <strong>di</strong> forme barocche,<br />

ciasc<strong>un</strong>a a priori ugualmente probabile. E<br />

così si <strong>per</strong>derebbe ogni capacità <strong>di</strong> spiegare <strong>per</strong>ché<br />

l’<strong>un</strong>iverso si è evoluto nel modo che conosciamo.<br />

Meccanismi simili <strong>di</strong> auto-assemblaggio e <strong>di</strong><br />

auto-organizzazione si verificano in <strong>fisica</strong>, in biologia<br />

e in altri campi della scienza. Un esempio è<br />

il comportamento de<strong>gli</strong> stormi <strong>di</strong> uccelli come <strong>gli</strong><br />

storni europei. Ciasc<strong>un</strong> volatile interagisce solo<br />

con <strong>un</strong> piccolo numero <strong>di</strong> vicini, e ness<strong>un</strong>o <strong>gli</strong> <strong>di</strong>ce<br />

come comportarsi. Tuttavia lo stormo si forma, e<br />

si muove come <strong>un</strong> corpo <strong>un</strong>ico. Lo stormo ha proprietà<br />

collettive, o emergenti, che non sono proprie<br />

del comportamento del singolo storno.<br />

Breve storia<br />

della gravità quantistica<br />

I precedenti tentativi <strong>di</strong> spiegare la struttura<br />

quantistica dello <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> come <strong>un</strong> processo<br />

che emerge spontaneamente dalle leggi fisiche<br />

hanno avuto <strong>un</strong> successo limitato. Si basavano<br />

sulla gravità quantistica euclidea, <strong>un</strong> programma<br />

<strong>di</strong> ricerca iniziato alla fine de<strong>gli</strong> anni settanta e reso<br />

popolare dal libro Una breve storia del <strong>tempo</strong> <strong>di</strong><br />

Stephen Hawking. Questo programma si fonda su<br />

<strong>un</strong> principio <strong>di</strong> base della meccanica quantistica:<br />

la sovrapposizione. Ogni oggetto, classico o quantistico,<br />

è in <strong>un</strong> certo stato che ne determina, <strong>per</strong><br />

esempio, posizione e velocità.<br />

Ma mentre lo stato <strong>di</strong> <strong>un</strong> oggetto classico è caratterizzato<br />

da <strong>un</strong> <strong>un</strong>ico insieme <strong>di</strong> numeri, lo sta-<br />

42 LE SCIENZE 481 settembre 2008 www.lescienze.it LE SCIENZE 43


Le teorie<br />

deLLa<br />

gravità<br />

qUantistica<br />

Teoria delle sTringhe<br />

È l’approccio preferito da molti<br />

fisici teorici. Non è solo <strong>un</strong>a<br />

teoria della gravità quantistica,<br />

ma <strong>di</strong> ogni materia e forza. Si<br />

basa sull’idea che le particelle<br />

(comprese quelle ipotetiche<br />

che trasmettono la gravità)<br />

siano corde che vibrano.<br />

graviTà quanTisTica<br />

a loop<br />

La principale alternativa alla<br />

teoria delle stringhe, ado<strong>per</strong>a<br />

<strong>un</strong>a nuova tecnica <strong>per</strong><br />

applicare le regole quantistiche<br />

alla teoria della relatività<br />

generale <strong>di</strong> Einstein. Lo <strong>spazio</strong><br />

è <strong>di</strong>viso in «atomi» <strong>di</strong>screti<br />

<strong>di</strong> volume.<br />

graviTà quanTisTica<br />

euclidea<br />

Reso famoso dal fisico Stephen<br />

Hawking, questo approccio<br />

suppone che lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong><br />

emerga da <strong>un</strong>a me<strong>di</strong>a<br />

quantistica <strong>di</strong> tutte le possibili<br />

forme. Mette <strong>sullo</strong> stesso piano<br />

lo <strong>spazio</strong> e il <strong>tempo</strong>.<br />

Triangolazione<br />

<strong>di</strong>namica causale<br />

È l’argomento <strong>di</strong> questo<br />

articolo, approssima lo<br />

<strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> con <strong>un</strong> mosaico<br />

<strong>di</strong> triangoli, che incorporano<br />

<strong>un</strong>a <strong>di</strong>stinzione tra causa<br />

ed effetto. A piccole scale, lo<br />

<strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> ha forma frattale.<br />

to <strong>di</strong> <strong>un</strong> oggetto quantistico è molto più ricco. È<br />

la somma, o sovrapposizione, <strong>di</strong> tutti i possibili<br />

stati classici. Per esempio, <strong>un</strong>a bi<strong>gli</strong>a in <strong>un</strong> biliardo<br />

classico si muove l<strong>un</strong>go <strong>un</strong>’<strong>un</strong>ica traiettoria<br />

con <strong>un</strong>a precisa posizione e <strong>un</strong>a precisa velocità<br />

in ogni istante. Il moto <strong>di</strong> <strong>un</strong> elettrone, molto<br />

più piccolo, non si può descrivere nello stesso modo.<br />

Il suo movimento è descritto da leggi quantistiche,<br />

secondo cui può trovarsi allo stesso <strong>tempo</strong><br />

in <strong>un</strong>’ampia gamma <strong>di</strong> posizioni e velocità. Quando<br />

<strong>un</strong> elettrone si muove dal p<strong>un</strong>to A al p<strong>un</strong>to B<br />

in assenza <strong>di</strong> forze esterne, non segue solo la linea<br />

retta tra A e B, ma tutti i possibili <strong>per</strong>corsi simultaneamente.<br />

Questa idea qualitativa della partecipazione<br />

congi<strong>un</strong>ta <strong>di</strong> tutti i possibili <strong>per</strong>corsi<br />

dell’elettrone si traduce in <strong>un</strong>a regola matematica<br />

formulata da Richard Feynman: la me<strong>di</strong>a ponderata<br />

<strong>di</strong> tutte le varie possibilità.<br />

Seguendo questa regola, si può calcolare la probabilità<br />

<strong>di</strong> trovare l’elettrone in <strong>un</strong> qualsiasi intervallo<br />

<strong>di</strong> posizioni e velocità, <strong>di</strong>verse dalla linea retta<br />

che ci aspetteremmo se l’elettrone seguisse le<br />

leggi della meccanica classica. Il comportamento<br />

quantomeccanico delle particelle è caratterizzato<br />

da deviazioni da <strong>un</strong>’<strong>un</strong>ica traiettoria precisa, dette<br />

fluttuazioni quantistiche. Minore è la <strong>di</strong>mensione<br />

<strong>di</strong> <strong>un</strong> sistema fisico, tanto più importanti sono<br />

le fluttuazioni quantistiche.<br />

La gravità quantistica euclidea applica il principio<br />

<strong>di</strong> sovrapposizione all’intero <strong>un</strong>iverso. In questa<br />

ipotesi, la sovrapposizione non consiste in <strong>di</strong>verse<br />

traiettorie delle particelle, ma nei <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong><br />

in cui l’<strong>un</strong>iverso potrebbe evolvere nel <strong>tempo</strong>, in<br />

particolare nelle varie forme possibili dello <strong>spazio</strong><strong>tempo</strong>.<br />

Per poter trattare il problema, <strong>di</strong> norma i fisici<br />

considerano solo la forma generale e la <strong>di</strong>mensione<br />

dello <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong>, piuttosto che ogni sua<br />

immaginabile contorsione (si veda La cosmologia<br />

quantistica e l’origine dell’<strong>un</strong>iverso, <strong>di</strong> Jonathan J.<br />

Halliwell, in «Le Scienze» n. 282, febbraio 1992).<br />

La gravità quantistica euclidea ha fatto <strong>un</strong> notevole<br />

balzo in avanti ne<strong>gli</strong> anni ottanta e novanta<br />

grazie allo sviluppo <strong>di</strong> potenti simulazioni informatiche.<br />

Nelle simulazioni, le geometrie curve<br />

dello <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> sono rappresentate da piccoli<br />

blocchi fondamentali che, <strong>per</strong> como<strong>di</strong>tà, si suppongono<br />

<strong>di</strong> forma triangolare. Le strutture composte<br />

da triangoli approssimano efficacemente<br />

su<strong>per</strong>fici curve, e <strong>per</strong> questo motivo spesso sono<br />

usate nelle animazioni al computer. Per lo <strong>spazio</strong><strong>tempo</strong>,<br />

i blocchi elementari sono generalizzazioni<br />

a quattro <strong>di</strong>mensioni del triangolo, i «simplessi<br />

quadri<strong>di</strong>mensionali». Così come <strong>un</strong>endo triangoli<br />

l<strong>un</strong>go <strong>gli</strong> spigoli si ottengono su<strong>per</strong>fici curve bi<strong>di</strong>mensionali,<br />

allo stesso modo <strong>un</strong>endo simples-<br />

<strong>spazio</strong>: ultima frontiera<br />

Di solito pensiamo allo <strong>spazio</strong> come puro vuoto,<br />

ma in realtà ha <strong>un</strong>a struttura invisibile che guida il<br />

modo in cui ci spostiamo, come le c<strong>un</strong>ette <strong>di</strong> <strong>un</strong>a<br />

<strong>di</strong>scesa guidano <strong>un</strong>o sciatore. Noi <strong>per</strong>cepiamo<br />

questa struttura come forza <strong>di</strong> gravità. Spiegare in<br />

detta<strong>gli</strong>o la forma dello <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> è l’obiettivo<br />

principale <strong>di</strong> ogni teoria della gravità quantistica.<br />

si quadri<strong>di</strong>mensionali l<strong>un</strong>go le loro «facce» (che in<br />

realtà sono tetraedri tri<strong>di</strong>mensionali) si può generare<br />

<strong>un</strong>o <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> quadri<strong>di</strong>mensionale.<br />

I piccoli blocchi fondamentali, in sé, non hanno<br />

significato fisico imme<strong>di</strong>ato. Se si potesse esaminare<br />

lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> reale con <strong>un</strong> microscopio<br />

ultrapotente, non si vedrebbero piccoli triangoli.<br />

Sono solo semplici approssimazioni. L’<strong>un</strong>ica informazione<br />

<strong>fisica</strong>mente rilevante deriva dal comportamento<br />

collettivo dei blocchi fondamentali se si<br />

immagina <strong>di</strong> rimpicciolirli tutti fino ad assegnare<br />

loro <strong>di</strong>mensione nulla. In questo limite, niente <strong>di</strong>pende<br />

più dalla forma triangolare, cubica, pentagonale<br />

o mista dei blocchi iniziali.<br />

L’in<strong>di</strong>pendenza da vari detta<strong>gli</strong> <strong>di</strong> piccola scala è<br />

conosciuta anche col nome <strong>di</strong> «<strong>un</strong>iversalità». È <strong>un</strong><br />

fenomeno ben noto in <strong>fisica</strong> statistica, la scienza<br />

del moto molecolare nei gas e nei flui<strong>di</strong>; queste sostanze<br />

si comportano in modo analogo, qual<strong>un</strong>que<br />

sia la loro composizione. L’<strong>un</strong>iversalità caratterizza<br />

sistemi composti da molte <strong>un</strong>ità interagenti e si<br />

manifesta a <strong>un</strong>a scala molto più grande dell’<strong>un</strong>ità<br />

elementare. Analogamente, in <strong>un</strong>o stormo <strong>di</strong> storni<br />

il colore, la <strong>di</strong>mensione, l’a<strong>per</strong>tura alare sono irrilevanti<br />

<strong>per</strong> il comportamento in volo dello stormo<br />

nel suo insieme. A scala macroscopica si possono<br />

<strong>per</strong>cepire solo pochi detta<strong>gli</strong> microscopici.<br />

Jean-Francois Podevin; Karl Weatherly/Corbis (sciatore)<br />

44 LE SCIENZE 481 settembre 2008 www.lescienze.it LE SCIENZE 45<br />

Jean-Francois Podevin<br />

Un mosaico <strong>di</strong> triangoli<br />

Per determinare come lo <strong>spazio</strong> si autocostruisce, i fisici devono prima trovare <strong>un</strong> modo<br />

<strong>per</strong> descriverne la forma. A questo scopo hanno in<strong>di</strong>viduato i triangoli e le loro<br />

generalizzazioni in <strong>di</strong>mensioni su<strong>per</strong>iori, che, <strong>di</strong>sposti a mosaico, approssimano<br />

efficacemente <strong>un</strong>a forma curva. La curvatura in <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to si riflette nell’angolo totale<br />

sotteso dai triangoli che lo circondano. Per <strong>un</strong>a su<strong>per</strong>ficie piatta, l’angolo è esattamente <strong>di</strong><br />

360 gra<strong>di</strong>, ma <strong>per</strong> altre su<strong>per</strong>fici può essere minore o maggiore.<br />

Forma<br />

piano<br />

sfera<br />

sella<br />

approssimazione della forma<br />

usando triangoli equilateri<br />

accartocciarsi<br />

Servendosi <strong>di</strong> simulazioni al computer, i teorici<br />

della gravità quantistica avevano cominciato a<br />

esplorare le conseguenze della sovrapposizione <strong>di</strong><br />

forme dello <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> che la relatività classica<br />

non riesce a trattare; in particolare, la struttura<br />

fortemente curvata a piccolissime scale <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza.<br />

Questo regime non <strong>per</strong>turbativo è la caratteristica<br />

che interessa maggiormente i fisici, ma <strong>per</strong> capirlo<br />

non bastano i calcoli con carta e penna.<br />

vista dei triangoli<br />

con su<strong>per</strong>ficie piatta<br />

Sfort<strong>un</strong>atamente le simulazioni avevano mostrato<br />

che la gravità quantistica euclidea mancava<br />

<strong>di</strong> <strong>un</strong> ingre<strong>di</strong>ente fondamentale in qualche p<strong>un</strong>to<br />

del ragionamento. I fisici avevano sco<strong>per</strong>to che le<br />

sovrapposizioni non <strong>per</strong>turbative <strong>di</strong> <strong>un</strong>iversi quadri<strong>di</strong>mensionali<br />

sono intrinsecamente instabili. Le<br />

fluttuazioni quantistiche della curvatura a piccola<br />

scala, caratteristiche dei vari <strong>un</strong>iversi sovrapposti<br />

che contribuiscono alla me<strong>di</strong>a, non si eliminano a<br />

vicenda <strong>per</strong> produrre l’<strong>un</strong>iverso classico, <strong>un</strong>iforme<br />

a larga scala. Al contrario, si rinforzano reciprocamente<br />

accartocciando l’intero <strong>un</strong>iverso in <strong>un</strong>a minuscola<br />

palla con <strong>un</strong> numero infinito <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni.<br />

In <strong>un</strong>o <strong>spazio</strong> <strong>di</strong> questo tipo, due p<strong>un</strong>ti arbitrari<br />

sono separati da <strong>un</strong>a <strong>di</strong>stanza minima anche se<br />

lo <strong>spazio</strong> ha <strong>un</strong> volume enorme. In alc<strong>un</strong>i casi,<br />

lo <strong>spazio</strong> muove verso l’altro estremo, <strong>di</strong>venendo<br />

sottile ed esteso come <strong>un</strong> polimero con molti<br />

rami. Ness<strong>un</strong>a <strong>di</strong> queste possibilità somi<strong>gli</strong>a al<br />

nostro <strong>un</strong>iverso.<br />

Prima <strong>di</strong> riesaminare i ragionamenti che hanno<br />

portato i fisici in questo vicolo cieco, consideriamo<br />

<strong>un</strong> aspetto singolare <strong>di</strong> questo risultato.<br />

I blocchi fondamentali sono quadri<strong>di</strong>mensionali,<br />

tuttavia producono <strong>un</strong>o <strong>spazio</strong> con <strong>un</strong> numero<br />

infinito <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni (l’<strong>un</strong>iverso accartocciato)<br />

o bi<strong>di</strong>mensionale (l’<strong>un</strong>iverso polimerico).<br />

Una volta fatto uscire il genio dalla botti<strong>gli</strong>a,<br />

ammettendo la possibilità <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> fluttuazioni<br />

quantistiche del vuoto, anche <strong>un</strong>a nozione <strong>di</strong><br />

base come la <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong>venta mutevole. Questo<br />

risultato non si poteva prevedere con la teoria<br />

classica della gravità, in cui il numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

è fissato nelle ipotesi.<br />

Una conseguenza <strong>di</strong> quanto spiegato fin qui<br />

rischia <strong>di</strong> deludere <strong>gli</strong> appassionati <strong>di</strong> fantascienza.<br />

Nei romanzi <strong>di</strong> fantascienza compaiono spesso i<br />

t<strong>un</strong>nel <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong>rali, sottili scorciatoie che<br />

<strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> muoversi tra regioni dell’<strong>un</strong>iverso<br />

altrimenti lontanissime. I t<strong>un</strong>nel <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong>rali<br />

ci entusiasmano <strong>per</strong>ché suggeriscono la<br />

possibilità <strong>di</strong> viaggiare nel <strong>tempo</strong> e <strong>di</strong> trasmettere<br />

segnali più velocemente della luce. Anche<br />

se questi fenomeni non sono mai stati osservati,<br />

i fisici ipotizzarono che i t<strong>un</strong>nel <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong>rali<br />

possano trovare <strong>un</strong>a spiegazione nella teoria della<br />

gravità quantistica, ancora ignota. Dopo i risultati<br />

negativi delle simulazioni della gravità quantistica<br />

euclidea, la possibilità <strong>di</strong> t<strong>un</strong>nel <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong>rali<br />

appare remota. Questi t<strong>un</strong>nel si presentano in <strong>un</strong>a<br />

varietà tanto grande da dominare sulla sovrapposizione<br />

e destabilizzarla, motivo <strong>per</strong> cui l’<strong>un</strong>iverso<br />

quantistico non cresce oltre <strong>un</strong>a regione dello <strong>spazio</strong><br />

piccola ma fortemente interconnessa.<br />

Dov’è l’errore? Cercando i p<strong>un</strong>ti deboli nell’ap


fare la me<strong>di</strong>a<br />

Lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> può<br />

assumere <strong>un</strong> gran numero <strong>di</strong><br />

forme possibili. Secondo la<br />

teoria quantistica, la forma<br />

che osserviamo con più<br />

probabilità è la me<strong>di</strong>a pesata<br />

<strong>di</strong> tutte queste possibilità. Nel<br />

ricostruire le forme <strong>un</strong>endo<br />

triangoli, <strong>gli</strong> stu<strong>di</strong>osi pesano<br />

ogni forma secondo il numero<br />

<strong>di</strong> triangoli necessari <strong>per</strong><br />

comporla. Per garantire che la<br />

me<strong>di</strong>a corrisponda proprio a<br />

quanto osserviamo, i triangoli<br />

devono seguire alc<strong>un</strong>e regole:<br />

in particolare devono avere<br />

<strong>un</strong>a propria freccia del <strong>tempo</strong>.<br />

sovrapposizione <strong>di</strong> forme<br />

+<br />

proccio euclideo, abbiamo trovato l’idea fondamentale,<br />

l’ingre<strong>di</strong>ente assolutamente necessario<br />

<strong>per</strong> la riuscita della ricetta: l’<strong>un</strong>iverso deve incorporare<br />

quello che i fisici chiamano causalità. Ciò<br />

significa che lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> vuoto ha <strong>un</strong>a struttura<br />

che <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere senza ambiguità<br />

tra causa ed effetto. La causalità è parte integrante<br />

delle teorie classiche della relatività speciale e<br />

generale.<br />

La gravità quantistica euclidea non ha <strong>un</strong>a nozione<br />

<strong>di</strong> causalità. Il termine «euclideo» in<strong>di</strong>ca che<br />

lo <strong>spazio</strong> e il <strong>tempo</strong> sono trattati nello stesso modo.<br />

Gli <strong>un</strong>iversi che partecipano alla sovrapposizione<br />

euclidea hanno quattro <strong>di</strong>rezioni spaziali,<br />

invece che <strong>un</strong>a <strong>per</strong> il <strong>tempo</strong> e tre <strong>per</strong> lo <strong>spazio</strong>. Poiché<br />

<strong>gli</strong> <strong>un</strong>iversi euclidei non hanno <strong>un</strong>a nozione <strong>di</strong><br />

<strong>tempo</strong> ben definita, non hanno <strong>un</strong>a struttura che<br />

<strong>di</strong>sponga <strong>gli</strong> eventi in <strong>un</strong> or<strong>di</strong>ne specifico; nel vocabolario<br />

de<strong>gli</strong> abitanti <strong>di</strong> questi <strong>un</strong>iversi le parole<br />

«causa» o «effetto» non esisterebbero. Hawking<br />

e altri sostenitori <strong>di</strong> questo approccio hanno affermato<br />

che «il <strong>tempo</strong> è immaginario», sia in senso<br />

matematico sia nel senso corrente. S<strong>per</strong>avano<br />

che la causalità emergesse su larga scala a partire<br />

da fluttuazioni quantistiche microscopiche che,<br />

in<strong>di</strong>vidualmente, non contengono alc<strong>un</strong>a struttura<br />

causale. Ma le simulazioni al computer hanno deluso<br />

questa s<strong>per</strong>anza.<br />

Invece <strong>di</strong> ignorare la causalità nell’assemblaggio<br />

dei singoli <strong>un</strong>iversi s<strong>per</strong>ando che essa ricom-<br />

+<br />

+ +<br />

che cos’ è La<br />

caUsaLità?<br />

la causalità è il principio<br />

secondo cui <strong>gli</strong> eventi si<br />

verificano in <strong>un</strong>a specifica<br />

sequenza <strong>di</strong> causa ed effetto,<br />

invece che in <strong>un</strong> caotico<br />

<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne. nell’approccio de<strong>gli</strong><br />

autori alla gravità quantistica,<br />

la <strong>di</strong>stinzione tra causa ed<br />

effetto è intrinseca della natura<br />

e non <strong>un</strong>a proprietà derivata.<br />

+<br />

+<br />

paia in virtù dell’intelligenza collettiva della sovrapposizione,<br />

abbiamo deciso <strong>di</strong> incorporare la<br />

struttura causale a <strong>un</strong>o sta<strong>di</strong>o molto precedente.<br />

Il termine tecnico <strong>per</strong> in<strong>di</strong>care il nostro metodo è<br />

«triangolazione <strong>di</strong>namica causale». In questo metodo,<br />

si assegna a ogni simplesso <strong>un</strong>a freccia del<br />

<strong>tempo</strong> che va dal passato al futuro. Poi si applica<br />

<strong>un</strong>a regola <strong>di</strong> <strong>un</strong>ione causale: due simplessi devono<br />

essere <strong>un</strong>iti in modo che le loro frecce p<strong>un</strong>tino<br />

nella stessa <strong>di</strong>rezione. I simplessi devono con<strong>di</strong>videre<br />

<strong>un</strong>a nozione <strong>di</strong> <strong>tempo</strong>, che si <strong>di</strong>spieghi rigidamente<br />

nella <strong>di</strong>rezione delle frecce e non rimanga<br />

mai immobile, né torni in<strong>di</strong>etro. Lo <strong>spazio</strong> mantiene<br />

la sua forma complessiva via via che il <strong>tempo</strong><br />

avanza e non può frammentarsi in parti <strong>di</strong>sconnesse<br />

o creare t<strong>un</strong>nel <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong>rali.<br />

Dopo aver formulato questa strategia nel 1998,<br />

abbiamo <strong>di</strong>mostrato in modelli assai semplificati<br />

che le regole <strong>di</strong> adesione causale conducono a <strong>un</strong>a<br />

conformazione a larga scala <strong>di</strong>versa da quella della<br />

gravità quantistica euclidea. Per quanto incoraggiante,<br />

ciò non equivaleva a <strong>di</strong>mostrare che queste<br />

regole fossero sufficienti a generare <strong>un</strong> <strong>un</strong>iverso<br />

stabile quadri<strong>di</strong>mensionale. Ecco <strong>per</strong>ché nel 2004,<br />

mentre il computer stava <strong>per</strong> fornirci il primo calcolo<br />

<strong>di</strong> <strong>un</strong>a sovrapposizione estesa <strong>di</strong> simplessi a<br />

quattro <strong>di</strong>mensioni, trattenevamo il fiato. Davvero<br />

lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> si comportava a gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>stanze<br />

come <strong>un</strong> oggetto quadri<strong>di</strong>mensionale esteso e non<br />

come <strong>un</strong>a palla accartocciata o <strong>un</strong> polimero?<br />

+<br />

+<br />

Jean-Francois Podevin; Imageshop/Corbis (domino)<br />

due possibili regole <strong>di</strong> adesione<br />

va bene TuTTo<br />

quando i fisici considerano<br />

ogni possibile modo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre i triangoli,<br />

il risultato è <strong>un</strong>a palla<br />

compatta con <strong>un</strong> numero<br />

infinito <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni.<br />

la causaliTà va rispeTTaTa<br />

se i fisici aggi<strong>un</strong>gono la regola<br />

secondo cui triangoli a<strong>di</strong>acenti<br />

devono avere <strong>un</strong>a nozione <strong>di</strong><br />

<strong>tempo</strong> coerente – in modo che<br />

causa ed effetto siano<br />

<strong>di</strong>stinguibili senza ambiguità –<br />

il risultato è <strong>un</strong>o <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong><br />

a quattro <strong>di</strong>mensioni che<br />

somi<strong>gli</strong>a in modo stupefacente<br />

al nostro <strong>un</strong>iverso.<br />

Immaginate la nostra euforia quando il numero<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni è risultato uguale a 4 (più precisamente,<br />

4,02 ± 0,1). Per la prima volta, qualc<strong>un</strong>o<br />

aveva ottenuto la <strong>di</strong>mensionalità osservata a partire<br />

da principi primi. In quel momento, la reintroduzione<br />

della causalità nei modelli gravitazionali<br />

quantistici era l’<strong>un</strong>ico rime<strong>di</strong>o conosciuto <strong>per</strong><br />

l’instabilità delle geometrie sovrapposte dello <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong>.<br />

Lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> a larga scala<br />

Questa simulazione è stata la prima <strong>di</strong> <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga<br />

serie con cui abbiamo tentato <strong>di</strong> estrarre le proprietà<br />

fisiche e geometriche dello <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong><br />

quantistico dalle simulazioni al computer. Il passo<br />

successivo è stato lo stu<strong>di</strong>o della forma dello <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong><br />

a l<strong>un</strong>ghe <strong>di</strong>stanze e la verifica che questa<br />

forma fosse in accordo con la realtà, cioè con le<br />

previsioni della relatività generale. Si tratta <strong>di</strong> <strong>un</strong><br />

test assai ambizioso nei modelli non <strong>per</strong>turbativi<br />

<strong>di</strong> gravità quantistica, in cui non si ipotizza alc<strong>un</strong>a<br />

forma particolare <strong>per</strong> lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong>. È <strong>un</strong> test<br />

tanto impegnativo che la maggior parte de<strong>gli</strong> approcci<br />

alla gravità quantistica – compresa la teoria<br />

delle stringhe, salvo casi speciali – non sono stati<br />

sufficientemente avanzati da su<strong>per</strong>arlo.<br />

Abbiamo capito subito che <strong>per</strong> il f<strong>un</strong>zionamento<br />

del nostro modello dovevamo includere <strong>un</strong>a<br />

costante cosmologica, <strong>un</strong>a sostanza invisibile e<br />

immateriale contenuta nello <strong>spazio</strong> anche in com-<br />

sba<strong>gli</strong>aTo giusTo<br />

pleta assenza <strong>di</strong> altre forme <strong>di</strong> materia ed energia.<br />

Ed è <strong>un</strong>a buona notizia, <strong>per</strong>ché i cosmologi<br />

hanno in<strong>di</strong>viduato prove <strong>di</strong> questa energia. Inoltre,<br />

lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> emergente ha <strong>un</strong>a geometria<br />

che i fisici chiamano «geometria <strong>di</strong> de Sitter», che<br />

è proprio la soluzione delle equazioni <strong>di</strong> Einstein<br />

in <strong>un</strong> <strong>un</strong>iverso che contenga soltanto la costante<br />

cosmologica. È davvero sorprendente che, assemblando<br />

blocchi fondamentali microscopici in modo<br />

sostanzialmente aleatorio, senza tenere conto<br />

<strong>di</strong> alc<strong>un</strong>a simmetria o struttura geometrica privilegiata,<br />

si ottenga <strong>un</strong>o <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> che, a larga<br />

scala, ha la forma altamente simmetrica dell’<strong>un</strong>iverso<br />

<strong>di</strong> de Sitter.<br />

L’emergere <strong>di</strong>namico <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>un</strong>iverso a quattro<br />

<strong>di</strong>mensioni con la forma <strong>fisica</strong> corretta a partire<br />

da principi primi è il risultato principale del nostro<br />

approccio. Resta da stabilire, in ricerche ancora in<br />

corso, se questo notevole risultato si possa capire<br />

in termini <strong>di</strong> interazioni <strong>di</strong> «atomi» fondamentali<br />

ancora da definire.<br />

Dopo esserci convinti che il nostro modello<br />

<strong>di</strong> gravità quantistica su<strong>per</strong>ava <strong>un</strong> gran numero<br />

<strong>di</strong> test classici, ci siamo de<strong>di</strong>cati a <strong>un</strong> altro tipo <strong>di</strong><br />

es<strong>per</strong>imenti, <strong>per</strong> indagare la struttura propriamente<br />

quantistica dello <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> che la teoria classica<br />

<strong>di</strong> Einstein non riesce a riprodurre. Una delle<br />

simulazioni che abbiamo realizzato è <strong>un</strong> processo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione che, descrivendolo con <strong>un</strong>’analogia,<br />

equivale a lasciar cadere <strong>un</strong>a goccia d’inchiostro<br />

46 LE SCIENZE 481 settembre 2008 www.lescienze.it LE SCIENZE 47<br />

<strong>gli</strong> auTori<br />

Jan ambJørn, Jerzy Jurkiewicz e<br />

renaTe loll hanno sviluppato il<br />

loro approccio alla gravità<br />

quantistica nel 1998. ambjørn è<br />

membro dell’accademia reale<br />

danese ed è professore al niels bohr<br />

institute <strong>di</strong> copenhagen e<br />

all’<strong>un</strong>iversità <strong>di</strong> utrecht, in olanda.<br />

Jurkiewicz <strong>di</strong>rige il <strong>di</strong>partimento <strong>di</strong><br />

teoria dei sistemi complessi<br />

all’istituto <strong>di</strong> <strong>fisica</strong> dell’<strong>un</strong>iversità<br />

Jagellonica <strong>di</strong> cracovia. Tra i vari<br />

ruoli che ha rico<strong>per</strong>to in passato, ha<br />

insegnato al niels bohr institute <strong>di</strong><br />

copenhagen. loll è professore<br />

all’<strong>un</strong>iversità <strong>di</strong> utrecht, dove <strong>di</strong>rige<br />

<strong>un</strong>o dei maggiori gruppi <strong>di</strong> ricerca<br />

europei sulla gravità quantistica.<br />

in precedenza ha lavorato al<br />

max-planck-institut für<br />

gravitationsphysik <strong>di</strong> golm, in<br />

germania, dove ha ricevuto <strong>un</strong>a<br />

heisenberg Fellowship.


nuove <strong>di</strong>mensioni dello <strong>spazio</strong><br />

Nella vita <strong>di</strong> tutti i giorni il numero delle <strong>di</strong>mensioni si riferisce al numero<br />

minimo <strong>di</strong> misurazioni necessarie <strong>per</strong> specificare la posizione <strong>di</strong> <strong>un</strong> oggetto,<br />

come la latitu<strong>di</strong>ne, la longitu<strong>di</strong>ne e l’altitu<strong>di</strong>ne. Questa definizione implica<br />

che lo <strong>spazio</strong> è omogeneo, e obbe<strong>di</strong>sce alle leggi della <strong>fisica</strong> classica.<br />

Ma che cosa accadrebbe se non fosse così? Che cosa succerebbe se la sua<br />

<strong>di</strong>mensioni intere q<br />

1 <strong>di</strong>mensione<br />

<strong>di</strong>mensioni frattali q<br />

insieme <strong>di</strong> Cantor<br />

questo frattale è <strong>un</strong>a retta spezzettata. secondo<br />

la definizione <strong>di</strong> hausdorff (si veda sotto) questo<br />

frattale ha <strong>di</strong>mensione 0,6309.<br />

definizioni generalizzate <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

2 <strong>di</strong>mensioni<br />

forma fosse determinata da <strong>un</strong> processo quantistico in cui le nozioni<br />

quoti<strong>di</strong>ane non si possono dare <strong>per</strong> scontate? Per questi casi, fisici e<br />

matematici devono sviluppare nozioni <strong>di</strong>mensionali più sofisticate. Il<br />

numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni necessarie non deve più essere intero, come nel caso<br />

dei frattali, strutture che hanno le stesso aspetto a tutte le scale.<br />

triangolo <strong>di</strong> sierpinski<br />

questo frattale è <strong>un</strong> triangolo da cui sono stati<br />

eliminati triangoli sempre più piccoli: è <strong>un</strong>a figura<br />

interme<strong>di</strong>a tra <strong>un</strong>a linea a <strong>un</strong>a <strong>di</strong>mensione e <strong>un</strong>a<br />

su<strong>per</strong>ficie bi<strong>di</strong>mensionale.<br />

la <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> hausdorff è 1,5850.<br />

<strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> hausdorff q<br />

Formulata dal matematico tedesco Felix hausdorff, questa definizione si basa sul modo in cui il<br />

volume V <strong>di</strong> <strong>un</strong>a regione <strong>di</strong>pende dalla sua <strong>di</strong>mensione lineare. <strong>per</strong> lo <strong>spazio</strong> or<strong>di</strong>nario<br />

tri<strong>di</strong>mensionale, V è proporzionale a r 3 . l’esponente dà il numero delle <strong>di</strong>mensioni. il termine<br />

«volume» si riferisce anche ad altre misure della grandezza totale, come l’area. <strong>per</strong> il triangolo<br />

<strong>di</strong> sierpinski, V è proporzionale a r 1,5850 : la figura non copre completamente <strong>un</strong>’area.<br />

<strong>di</strong>mensione spettrale q<br />

questa definizione descrive come <strong>gli</strong> oggetti si <strong>di</strong>ffondono in <strong>un</strong> mezzo in f<strong>un</strong>zione del <strong>tempo</strong>,<br />

<strong>per</strong> esempio <strong>un</strong>a goccia d’inchiostro in <strong>un</strong> recipiente d’acqua o <strong>un</strong>a malattia in <strong>un</strong>a<br />

popolazione. ogni molecola d’acqua o in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> <strong>un</strong>a popolazione ha <strong>un</strong> certo numero <strong>di</strong><br />

prossimi vicini, che determina il tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione dell’inchiostro o della malattia. in <strong>un</strong> mezzo<br />

tri<strong>di</strong>mensionale, <strong>un</strong>a nuvola <strong>di</strong> inchiostro cresce nel <strong>tempo</strong> con la potenza 3/2. nel triangolo <strong>di</strong><br />

sierpinski, l’inchiostro deve <strong>per</strong>colare attraverso <strong>un</strong>a forma frasta<strong>gli</strong>ata, d<strong>un</strong>que si <strong>di</strong>ffonde più<br />

lentamente, come <strong>un</strong>a potenza del <strong>tempo</strong> elevata all’esponente 0,6826, che corrisponde a <strong>un</strong>a<br />

<strong>di</strong>mensione spettrale <strong>di</strong> 1,3652.<br />

3 <strong>di</strong>mensioni<br />

4 <strong>di</strong>mensioni<br />

spugna <strong>di</strong> Menger<br />

È <strong>un</strong> cubo da cui sono stati eliminati cubi<br />

sempre più piccoli. questo frattale è <strong>un</strong>a<br />

su<strong>per</strong>ficie che ricopre parzialmente <strong>un</strong> volume.<br />

la sua <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> hausdorff è 2,7268,<br />

simile a quella del cervello umano.<br />

applicare le definizioni<br />

in generale, meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi con cui calcolare il<br />

numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni danno risultati <strong>di</strong>versi,<br />

poiché investigano proprietà <strong>di</strong>verse della<br />

geometria. <strong>per</strong> alc<strong>un</strong>e figure geometriche, il<br />

numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni non è fissato. <strong>per</strong><br />

esempio la <strong>di</strong>ffusione potrebbe essere <strong>un</strong>a<br />

f<strong>un</strong>zione più complicata rispetto al <strong>tempo</strong><br />

elevato a <strong>un</strong>a data potenza.<br />

le simulazioni della gravità quantistica<br />

riguardano la <strong>di</strong>mensione spettrale. esse<br />

suppongono <strong>di</strong> far cadere <strong>un</strong> minuscolo oggetto<br />

in <strong>un</strong> componente elementare dello <strong>spazio</strong><strong>tempo</strong><br />

quantistico. da lì, l’oggetto si muove in<br />

modo aleatorio. il numero totale <strong>di</strong> blocchi<br />

elementari visitati durante <strong>un</strong> dato <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong><br />

<strong>tempo</strong> rivela la <strong>di</strong>mensione spettrale.<br />

48 LE SCIENZE 481 settembre 2008<br />

Jean-Francois Podevin<br />

Lucy Rea<strong>di</strong>ng-Ikkanda; Noaa/Photo Researchers, Inc. (fiocco <strong>di</strong> neve); Terry W. Eggers/Corbis (cumulo <strong>di</strong> neve)<br />

nella sovrapposizione de<strong>gli</strong> <strong>un</strong>iversi <strong>per</strong> osservare<br />

come si <strong>di</strong>ffonda e venga <strong>di</strong>s<strong>per</strong>sa dalle fluttuazioni<br />

quantistiche. Misurare la <strong>di</strong>mensione della nuvola<br />

d’inchiostro dopo <strong>un</strong> certo <strong>tempo</strong> ci <strong>per</strong>mette<br />

<strong>di</strong> determinare il numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni dello <strong>spazio</strong><br />

(si veda il box nella pagina a fronte).<br />

Il risultato è stupefacente: il numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

<strong>di</strong>pende dalla scala. In altre parole, se lasciamo<br />

procedere la <strong>di</strong>ffusione <strong>per</strong> <strong>un</strong> <strong>tempo</strong> breve,<br />

lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> sembra avere <strong>un</strong> numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

<strong>di</strong>verso rispetto a simulazioni più l<strong>un</strong>ghe.<br />

Anche chi si specializza in gravità quantistica<br />

può <strong>di</strong>fficilmente immaginare che lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong><br />

cambi progressivamente <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione a seconda<br />

della risoluzione del microscopio. Evidentemente<br />

<strong>un</strong> oggetto piccolo <strong>per</strong>cepisce lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong><br />

in <strong>un</strong> modo ra<strong>di</strong>calmente <strong>di</strong>verso da <strong>un</strong> oggetto<br />

grande. Per quell’oggetto, l’<strong>un</strong>iverso somi<strong>gli</strong>a a<br />

<strong>un</strong>a struttura frattale. Un frattale è <strong>un</strong>o strano tipo<br />

<strong>di</strong> <strong>spazio</strong> in cui il concetto <strong>di</strong> estensione semplicemente<br />

non esiste. Un frattale è autosimile, cioè<br />

Zoom nello <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong><br />

Dai calcoli de<strong>gli</strong> autori, la <strong>di</strong>mensione spettrale dello <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> passa da quattro (a<br />

gran<strong>di</strong> scale) a due (a piccole scale) e lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> si scompone da <strong>un</strong>a forma<br />

omogenea e continua a <strong>un</strong>a frattale e contorta. I fisici stanno ancora cercando <strong>di</strong> capire se<br />

questa conclusione significa che in definitiva lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> è composto da «atomi»<br />

localizzati o da strutture intricate che hanno ben poco a che vedere con il nostro usuale<br />

concetto <strong>di</strong> geometria.<br />

<strong>di</strong>mensione spettrale dello <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> quantistico<br />

4,0<br />

3,5<br />

3,0<br />

2,5<br />

2,0<br />

Tempo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione<br />

lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> quantistico si<br />

può immaginare come <strong>un</strong> fiocco<br />

<strong>di</strong> neve: a piccole scale è <strong>un</strong><br />

frattale…<br />

… ma a gran<strong>di</strong> scale è<br />

tri<strong>di</strong>mensionale e omogeneo.<br />

➥ Letture<br />

deriving <strong>di</strong>mension. Cho A., in<br />

«Physical Review Focus», 28 settembre<br />

2004. focus.aps.org/story/v14/st13.<br />

planckian birth of a quantum de<br />

sitter <strong>un</strong>iverse. Ambjørn J., Görlich A.,<br />

Jurkiewicz J. e Loll R., in «Physical<br />

Review Letters», Vol. 100, n. 091304, 7<br />

marzo 2008. Anteprima su arxiv.org/<br />

abs/0712.2485.<br />

The complete i<strong>di</strong>ot’s guide to string<br />

Theory. Musser G., Alpha, 2008.<br />

The emergence of spacetime, or,<br />

quantum gravity on your desktop.<br />

Loll R., in «Classical and Quantum<br />

Gravity», Vol. 25, n. 11, n. 114006,<br />

7 giugno 2008.<br />

arxiv.org/abs/0711.0273<br />

La pagina web <strong>di</strong> Renate Loll:<br />

www.phys.uu.nl/~loll/.<br />

ha lo stesso aspetto a tutte le scale. Quin<strong>di</strong> non si<br />

può misurare con <strong>un</strong> righello o <strong>un</strong> qual<strong>un</strong>que altro<br />

oggetto <strong>di</strong> grandezza caratteristica da usare come<br />

metro.<br />

Che cosa vuol <strong>di</strong>re «piccolo»? Fino a circa 10 –34<br />

metri, l’<strong>un</strong>iverso quantistico a larga scala è descritto<br />

dalla classica geometria <strong>di</strong> de Sitter a quattro <strong>di</strong>mensioni,<br />

nonostante le fluttuazioni quantistiche<br />

siano sempre più significative. È straor<strong>di</strong>nario che<br />

l’approssimazione classica rimanga valida fino a<br />

<strong>di</strong>stanze tanto piccole. Tutto questo ha conseguenze<br />

importanti <strong>per</strong> l’<strong>un</strong>iverso sia nel suo sta<strong>di</strong>o primor<strong>di</strong>ale<br />

sia nel futuro più lontano. In entrambi i<br />

casi, l’<strong>un</strong>iverso è praticamente vuoto. All’inizio le<br />

fluttuazioni quantistiche gravitazionali erano tanto<br />

gran<strong>di</strong> che la materia <strong>di</strong>fficilmente poteva manifestarsi;<br />

era <strong>un</strong>a piccolissima zattera sballottata<br />

da <strong>un</strong> oceano irrequieto. Vista la rapida espansione<br />

dell’<strong>un</strong>iverso, fra miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> anni la materia<br />

sarà tanto <strong>di</strong>luita da essere ininfluente, o quasi.<br />

Il nostro metodo potrebbe spiegare la forma dello<br />

<strong>spazio</strong> in entrambi i casi.<br />

A scale ancora più piccole, le fluttuazioni quantistiche<br />

dello <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> <strong>di</strong>ventano tanto forti<br />

da compromettere la nozione classica e intuitiva<br />

<strong>di</strong> geometria. Il numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, dal valore<br />

classico <strong>di</strong> quattro, precipita a circa due. Tuttavia,<br />

secondo le nostre conoscenze, lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong><br />

è ancora continuo e non ha ness<strong>un</strong> t<strong>un</strong>nel <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong>rale.<br />

Non si tratta <strong>di</strong> <strong>un</strong>’irregolare e turbolenta<br />

schiuma <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong>rale, come immaginavano<br />

il fisico John Wheeler e molti altri. La<br />

geometria dello <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> obbe<strong>di</strong>sce a regole<br />

non standard e non classiche, ma il concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza<br />

si applica com<strong>un</strong>que. Ora stiamo indagando<br />

scale ancora inferiori. Una possibilità è che l’<strong>un</strong>iverso<br />

<strong>di</strong>venga autosimile e abbia lo stesso aspetto<br />

a tutte le scale sotto <strong>un</strong>a certa so<strong>gli</strong>a. In questo caso,<br />

lo <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong> non consisterebbe in stringhe<br />

e atomi <strong>spazio</strong>-<strong>tempo</strong>rali, ma in <strong>un</strong>a regione <strong>di</strong> ripetitività<br />

infinita: la struttura osservata appena al<br />

<strong>di</strong> sotto della so<strong>gli</strong>a semplicemente ripeterebbe se<br />

stessa a ogni scala più piccola, fino all’infinito.<br />

È <strong>di</strong>fficile immaginare come i fisici possano<br />

creare <strong>un</strong> <strong>un</strong>iverso quantistico realistico con meno<br />

ingre<strong>di</strong>enti e strumenti tecnici <strong>di</strong> noi. Occorrono<br />

ancora molti test ed es<strong>per</strong>imenti <strong>per</strong> capire, <strong>per</strong><br />

esempio, come si comporta la materia nell’<strong>un</strong>iverso<br />

e come la materia a sua volta influenza la forma<br />

complessiva dell’<strong>un</strong>iverso. Il «santo graal», come<br />

<strong>per</strong> ogni teoria della gravità quantistica, è la capacità<br />

<strong>di</strong> prevedere conseguenze osservabili determinate<br />

dalla struttura quantistica microscopica. Sarà<br />

l’ultimo esame <strong>per</strong> decidere se il nostro modello è la<br />

teoria corretta della gravità quantistica. n<br />

www.lescienze.it LE SCIENZE 49

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