Ricchezza, povertà ma è l'amore che comanda - Pagine Ribelli
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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />
<strong>ma</strong>nifestazione con lo scopo di far conoscere la loro volontà di difendere in ogni<br />
modo il posto di lavoro e di impedire <strong>che</strong> la fabbrica venisse chiusa o trasferita<br />
altrove.<br />
Davanti ai cancelli si affollò una <strong>ma</strong>ssa enorme,combattiva e decisa a tutto. Più<br />
l’attesa dell’uscita degli azionisti si prolungava, più la volontà di protestare<br />
aumentava.<br />
Finalmente le Guardie aprirono i cancelli e le prime auto uscirono, <strong>ma</strong> trovarono<br />
grande difficoltà a proseguire.<br />
Riuscivano ad andare avanti soltanto a passo d’uomo , suonando continuamente il<br />
clacson.<br />
Attorno a questo primo corteo di auto si erano for<strong>ma</strong>te due ali di lavoratori, <strong>che</strong><br />
for<strong>ma</strong>ndo uno stretto passaggio,quasi un sentiero, costringevano gli azionisti ad<br />
un’andatura di lu<strong>ma</strong>ca.<br />
Gli operai raggiungevano con la loro testa i finestrini di ogni auto, mostrando agli<br />
occupanti la loro espressione di vibrata protesta e obbligandoli a sentire i più<br />
significativi commenti alle loro intenzioni.<br />
Col passare del tempo, le urla della <strong>ma</strong>ssa divenivano sempre più forti e sdegnate. Il<br />
suono dei clacson ed i fischi degli operai aumentavano il rumore e la confusione.<br />
L’uscita dai cancelli delle auto degli azionisti, costretti a <strong>ma</strong>rciare così a rilento ,era<br />
lentissi<strong>ma</strong>.<br />
Il corteo,poi, dovette fer<strong>ma</strong>rsi più di una volta a causa di accesi scontri verbali tra<br />
gli operai ed alcuni azionisti <strong>che</strong> protestavano e minacciavano persino di far<br />
intervenire la forza pubblica.<br />
Più di un’ora trascorse quando si videro uscire dai cancelli delle auto<br />
particolarmente lussuose, più grandi di quelle comuni,con i vetri oscurati e guidate<br />
da un autista in uniforme. Evidentemente erano quelle degli amministratori e dei<br />
<strong>ma</strong>ggiori azionisti .” Pescecani! -- urlarono gli operai.<br />
Le ali degli operai si infittirono ancora di più rendendo ancora più lento e<br />
difficoltoso il transito delle auto.<br />
L’eco di questa imponente <strong>ma</strong>nifestazione si fece sentire an<strong>che</strong> nel centro della<br />
città,tanto era rumorosa e raggiunse persino la strada <strong>che</strong> portava verso la periferia,<br />
<strong>che</strong> Livia aveva da poco imboccato con Matteo, per tornare a casa.<br />
I due giovani,incuriositi cercarono di capire cosa stesse succedendo, <strong>ma</strong> nessuno dei<br />
passanti seppe dare loro una risposta. Intuirono però <strong>che</strong> non poteva trattarsi <strong>che</strong> di<br />
una <strong>ma</strong>nifestazione sindacale e pertanto, si portarono verso la zona industriale,dove<br />
si trovavano le grandi fabbri<strong>che</strong>.<br />
Raggiunsero la <strong>ma</strong>ssa degli operai, <strong>che</strong> cercavano di ostacolare il passaggio degli<br />
azionisti, proprio nel momento in cui si erano accese discussioni e persino delle<br />
colluttazioni tra le Guardie della fabbrica, richia<strong>ma</strong>te dal frastuono e un gruppo di<br />
operai, <strong>che</strong> tentava di fer<strong>ma</strong>re le auto dei pezzi grossi, per poi aggredirne gli<br />
occupanti.<br />
“Gridiamogli in faccia la nostra protesta, a questi pescicani ! –urlavano”.<br />
La situazione stava degenerando. I corpo a corpo con le Guardie diventavano<br />
sempre più numerosi.<br />
Qualcuno degli azionisti era riuscito ad avvisare col telefono dell’auto la Polizia e<br />
già si sentivano in lontananza le sirene delle camionette, <strong>che</strong> stavano arrivando.<br />
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