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Ricchezza, povertà ma è l'amore che comanda - Pagine Ribelli

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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

pubblica, affinché intervenisse per far recedere l’industriale od il finanziere da esosi<br />

provvedimenti portatori di infauste conseguenze agli interessi dei lavoratori.<br />

I vari finanzieri Marcoli,Puricelli e compagni non disar<strong>ma</strong>vano però.<br />

Sapevano il fatto loro : operavano sempre con l’intento di fare buoni investimenti<br />

ed affari, an<strong>che</strong> sulle spalle di chi viveva di solo lavoro, di tutti coloro <strong>che</strong><br />

prestavano l’opera nelle industrie su cui la <strong>ma</strong>novra della finanza spadroneggiava<br />

come sempre.<br />

Nello stesso particolarmente critico periodo successe <strong>che</strong> la crisi aveva coinvolto<br />

an<strong>che</strong> una delle più importanti industrie della regione, con la conseguente messa in<br />

cassa integrazione di diverse centinaia di dipendenti,in buona parte operai.<br />

I sindacati non avendo avuto,dalla direzione,non solo chiarimenti e rassicurazioni<br />

sul futuro dell’azienda, <strong>ma</strong> nemmeno minime garanzie sulla ripresa dell’attività,<br />

procla<strong>ma</strong>rono pri<strong>ma</strong> un’astensione parziale dal lavoro e poi lo sciopero di una<br />

giornata intera di tutti i dipendenti.<br />

L’azienda ri<strong>ma</strong>se pri<strong>ma</strong> fer<strong>ma</strong> sulla propria posizione di incomunicabilità e poi<br />

mise in cassa integrazione un altro consistente numero di lavoratori.<br />

La risposta dei sindacati fu la dichiarazione di un nuovo sciopero, cui ne fece<br />

seguito dopo pochi giorni un altro ancora,considerato <strong>che</strong> la direzione insisteva nel<br />

proprio atteggiamento di chiusura ad ogni chiarificazione ed alle trattative proposte<br />

dal sindacato.<br />

La situazione peggiorò ulteriormente : nuova messa in cassa integrazione di altri<br />

lavoratori e nuovi scioperi.<br />

La Direzione tentò allora la carta dell’intimidazione e con un pretesto qualsiasi<br />

licenziò una decina di operai, quasi tutti delegati sindacali.<br />

La situazione di venne insostenibile ed allora i sindacati, an<strong>che</strong> per evitare <strong>che</strong> il<br />

comportamento provocatorio della direzione spingesse i lavoratori più insofferenti<br />

ad azioni estremisti<strong>che</strong>, si consultarono con i vertici nazionali dell’organizzazione,<br />

<strong>che</strong> agì prontamente procla<strong>ma</strong>ndo lo sciopero generale di tutto il settore industriale.<br />

Sia nell’industria in crisi <strong>che</strong> in diverse altre grandi industrie del settore, la finanza<br />

aveva ingenti interessi in gioco.<br />

I finanzieri ed i banchieri avevano investito enormi capitali in quel settore e<br />

pertanto si resero conto della necessità di eliminare con ogni mezzo lo stato di<br />

agitazione e gli scioperi in corso nell’ azienda colpita dalla crisi.<br />

Ristrette riunioni dei <strong>ma</strong>ggiori interessati al grave proble<strong>ma</strong> si conclusero<br />

segretamente con la decisione di provvedere alla delocalizzazione dell’attività<br />

produttiva dell’azienda in crisi.<br />

Per rendere operativo un drastico provvedimento del genere era però necessaria una<br />

decisione in tal senso da parte dell’Assemblea degli azionisti, <strong>che</strong> fu convocata<br />

sollecitamente, presso la stessa azienda interessata, <strong>che</strong> disponeva di idonei locali.<br />

Il caso volle <strong>che</strong> fossero i <strong>ma</strong>ggiori azionisti,proprio i due eminenti finanzieri:<br />

Lorenzo Marcoli ed Uberto Puricelli i più accesi sostenitori,nel corso<br />

dell’Assemblea <strong>che</strong> si ebbe luogo il giorno stabilito, della necessità di delocalizzare<br />

l’azienda.<br />

Gli operai e gli impiegati (oltre 2000 unità complessivamente) non erano a<br />

conoscenza dei lavori dell’Assemblea.<br />

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