Ricchezza, povertà ma è l'amore che comanda - Pagine Ribelli

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04.06.2013 Views

Ricchezza, povertà, ma è l’amore che comanda Livia aveva poco più di vent’anni, ma aveva già l’aspetto di donna pensosa e nel medesimo tempo molto dolce. Il sorriso si vedeva di frequente sulla sua bocca: un sorriso bonario e gentile, che denotava un animo temprato da buoni pensieri ed anche determinato ad affrontare la vita con serenità, ma anche con severità. Matteo non ne era cosciente,ma le assomigliava e forse per questa affinità si sentiva attratto da quella creatura. Anche lui si era incamminato sulla retta via sin da piccolo e non l’aveva mai abbandonata. Diversamente da tanti compagni, godeva di più per i piaceri che gli procurava l’affrontare con interesse lo studio che per quelli che avrebbe trovato, se li avesse cercati,nel divertimento spensierato ed alle volte troppo disinvolto e vanesio, molto diffuso in quei tempi, tra i giovani della sua età. Aveva quindi certe esigenze ed anche una spiccata sensibilità al buon gusto. Livia, infatti, per uno spirito come il suo, era davvero una creatura adorabile. Il suo corpo,il suo volto ed il modo di muoversi richiamavano, alla mente di chi non si accontentava della insulsaggine di certe bellezze femminili, accompagnate di solito da modeste doti spirituali,il concetto astratto, ma individuabile ed appassionabile, dagli spiriti fini,dell’armonia. La giovane non aveva invece mai prestato attenzione a Matteo: gli era sembrato timido,impacciato,che non sapesse quello che voleva. E non era nel torto: quel giovane sempre seduto a lei,in aula, sembrava proprio un essere scialbo,senza vivacità intellettuale, che si accontentava di assistere puntualmente e diligentemente alle lezioni, sperando così di assolvere il proprio dovere di studente. I risultati della sua frequenza all’Università erano conseguentemente scarsi : nella maggior parte degli esami aveva infatti conseguito solo il minimo voto necessario per non doverli ripetere. Lui stesso era conscio della causa di quello stato d’animo, ma intuiva che un giorno l’altro avrebbe reagito. I genitori del giovane,piuttosto anziani, vantavano una rispettabile ricchezza e non si preoccupavano dell’avvenire dell’unico figlio. Matteo avrebbe potuto fare a meno di una professione od anche di venire a far parte della dirigenza di qualche industria, in cui avevano degli interessi di un certo rilievo. Anzi,era proprio quello che desideravano : Matteo avrebbe potuto così rimanere in famiglia, dedicarsi alla cura dei propri genitori, limitandosi ad amministrare i loro beni, che non erano pochi e nemmeno esigui. Una laurea,una sua generica conoscenza del diritto,sarebbe stata sufficiente. Sarebbe poi diventato più maturo,col passare degli anni. Ne aveva già dedicati tre all’Università e al quarto anno,ottenuta la laurea, sarebbe stato in grado – pensavano – di poter curare gli interessi anche suoi, per il momento ancora in mani sicure,del padre. indice 6

Ricchezza, povertà, ma è l’amore che comanda Un incontro che cambia i pensieri Quella mattina Livia si accorse della presenza di Matteo che gli camminava a fianco, solo quando si sentì mettere una mano sulla spalla. “Tu corri sempre e questa mattina è quasi impossibile starti dietro . Qualcosa di così urgente?”. Livia si voltò di scatto e riconobbe il compagno di cui ricordava a male a pena il nome. “ E’ un po’ strano,questa mattina. Cosa gli sarà capitato, che ha trovato il coraggio di rivolgermi la parola?. –pensò”. Il pensiero di quella lettera dell’amministrazione, che l’aveva sconvolta, non le aveva dato tregua e la costringeva ad andare a rifugiarsi in casa sua, dove avrebbe potuto riflettere, riflettere per trovare una soluzione al grave problema che si era trovato davanti improvvisamente. Non rallentò quindi il passo,limitandosi a dire: “ Se corro più del solito ci sarà bene un motivo. E questa volta è grave, caro….. non mi ricordo più il tuo nome,scusami. Arrivederci!”. Ma questa volta Matteo non si arrese. Era già qualche mese che quando si trovava davanti Livia, provava una certa emozione. Di ragazze che frequentavano il suo corso ve n’erano una quantità ed attraenti, non poche. Ma Matteo, con quel carattere portato alla sobrietà e pure ad un certo distacco dal prevalente modo di pensare dei giovani della sua età, della sua epoca, covava nel suo spirito una voglia di romanticismo ed anche di inseguire certe idee, che gli erano ancora confuse, ma più elevate di quelle ordinarie, che appagavano gli altri. Idee? Più che idee intuizioni,sensazioni. Intuizione che qualche cosa gli mancasse nel suo spirito. Calmo,quasi imperturbabile ed anche un poco abulico di norma. Non raramente,però,sentiva nel suo intimo una certa inquietudine. Il bisogno di cercar qualcosa che esisteva in sé, di un sentimento indefinito più che misterioso,indecifrabile e che solo l’accadere di qualche evento straordinario,al momento non prevedibile, glielo avrebbe fatto conoscere. La sua sensazione era che quell’idea, ancora recondita, gli avrebbe condizionato l’esistenza, schiudendogli orizzonti sconosciuti e facendogli intravedere un mondo a lui sconosciuto, ma che poi l’avrebbe attratto. E quel giorno il vedere Livia che abbandonava l’aula improvvisamente, in tutta fretta, prima che la lezione terminasse, gli aveva provocato una certa inquietudine e spinto ad alzarsi pure lui per seguirla. Il vederla poi uscire dall’Università quasi correndo e continuando a correre anche in istrada, gli aveva fatto nascere il coraggio di seguirla, chiederle quello che le stava succedendo. Insistette quindi, questa volta, nel suo tentativo. 7

<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Livia aveva poco più di vent’anni, <strong>ma</strong> aveva già l’aspetto di donna pensosa e nel<br />

medesimo tempo molto dolce.<br />

Il sorriso si vedeva di frequente sulla sua bocca: un sorriso bonario e gentile, <strong>che</strong><br />

denotava un animo temprato da buoni pensieri ed an<strong>che</strong> determinato ad affrontare la<br />

vita con serenità, <strong>ma</strong> an<strong>che</strong> con severità.<br />

Matteo non ne era cosciente,<strong>ma</strong> le assomigliava e forse per questa affinità si sentiva<br />

attratto da quella creatura.<br />

An<strong>che</strong> lui si era incamminato sulla retta via sin da piccolo e non l’aveva <strong>ma</strong>i<br />

abbandonata.<br />

Diversamente da tanti compagni, godeva di più per i piaceri <strong>che</strong> gli procurava<br />

l’affrontare con interesse lo studio <strong>che</strong> per quelli <strong>che</strong> avrebbe trovato, se li avesse<br />

cercati,nel divertimento spensierato ed alle volte troppo disinvolto e vanesio, molto<br />

diffuso in quei tempi, tra i giovani della sua età.<br />

Aveva quindi certe esigenze ed an<strong>che</strong> una spiccata sensibilità al buon gusto.<br />

Livia, infatti, per uno spirito come il suo, era davvero una creatura adorabile.<br />

Il suo corpo,il suo volto ed il modo di muoversi richia<strong>ma</strong>vano, alla mente di chi non<br />

si accontentava della insulsaggine di certe bellezze femminili, accompagnate di<br />

solito da modeste doti spirituali,il concetto astratto, <strong>ma</strong> individuabile ed<br />

appassionabile, dagli spiriti fini,dell’armonia.<br />

La giovane non aveva invece <strong>ma</strong>i prestato attenzione a Matteo: gli era sembrato<br />

timido,impacciato,<strong>che</strong> non sapesse quello <strong>che</strong> voleva.<br />

E non era nel torto: quel giovane sempre seduto a lei,in aula, sembrava proprio un<br />

essere scialbo,senza vivacità intellettuale, <strong>che</strong> si accontentava di assistere<br />

puntualmente e diligentemente alle lezioni, sperando così di assolvere il proprio<br />

dovere di studente.<br />

I risultati della sua frequenza all’Università erano conseguentemente scarsi : nella<br />

<strong>ma</strong>ggior parte degli esami aveva infatti conseguito solo il minimo voto necessario<br />

per non doverli ripetere.<br />

Lui stesso era conscio della causa di quello stato d’animo, <strong>ma</strong> intuiva <strong>che</strong> un giorno<br />

l’altro avrebbe reagito.<br />

I genitori del giovane,piuttosto anziani, vantavano una rispettabile ric<strong>che</strong>zza e non<br />

si preoccupavano dell’avvenire dell’unico figlio. Matteo avrebbe potuto fare a<br />

meno di una professione od an<strong>che</strong> di venire a far parte della dirigenza di qual<strong>che</strong><br />

industria, in cui avevano degli interessi di un certo rilievo.<br />

Anzi,era proprio quello <strong>che</strong> desideravano : Matteo avrebbe potuto così ri<strong>ma</strong>nere in<br />

famiglia, dedicarsi alla cura dei propri genitori, limitandosi ad amministrare i loro<br />

beni, <strong>che</strong> non erano pochi e nemmeno esigui.<br />

Una laurea,una sua generica conoscenza del diritto,sarebbe stata sufficiente.<br />

Sarebbe poi diventato più <strong>ma</strong>turo,col passare degli anni.<br />

Ne aveva già dedicati tre all’Università e al quarto anno,ottenuta la laurea, sarebbe<br />

stato in grado – pensavano – di poter curare gli interessi an<strong>che</strong> suoi, per il momento<br />

ancora in <strong>ma</strong>ni sicure,del padre.<br />

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