Ricchezza, povertà ma è l'amore che comanda - Pagine Ribelli
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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />
“Matteo –così gli comunicò il licenziamento –tuo padre ha ceduto parte della ditta<br />
ed io ri<strong>ma</strong>ngo senza lavoro. Ma non preoccuparti : cer<strong>che</strong>rò di cavarmela<br />
egualmente. Andiamo a casa ora,mio padre ci attende”.<br />
Matteo dappri<strong>ma</strong> ri<strong>ma</strong>se senza parole,poi,con grande lucidità così sintetizzò il suo<br />
giudizio su quella disgrazia:<br />
“Mio padre non ha avuto pietà. Vuole affrettare i suoi <strong>ma</strong>neggi per impegnare il<br />
mio futuro con Maria Antonietta e mi ha messo davanti al fatto compiuto, per farmi<br />
rassegnare ad eliminarti dai miei pensieri”.<br />
Queste parole Matteo se l’era dette a bassa voce, come se parlasse a sé stesso,<strong>ma</strong><br />
Livia comprese quello <strong>che</strong> aveva voluto dire. Era al corrente del desiderio dei suoi<br />
genitori . Non aveva <strong>ma</strong>i sentito parlare di Maria Antonietta,<strong>ma</strong> le fu evidente <strong>che</strong><br />
quello non poteva <strong>che</strong> essere il nome della prediletta di suo padre. Non perse la<br />
cal<strong>ma</strong> : nessuno –era convinta – avrebbe potuto spezzare il legame tra lei e Matteo.<br />
“I nostri cuori –pensò—sono una barriera sicura”.<br />
Arrivarono,i due giovani, a casa di lei piuttosto taciturni,come lo erano stati durante<br />
il tragitto.<br />
Pensò il padre di Livia a rasserenare l’atmosfera durante il sobrio pasto:<br />
“Finalmente ti conosco, Matteo. Livia non mi nasconde nulla e mi ha sempre<br />
parlato di te.<br />
Beh! Cosa mi dici? La nostra vita <strong>è</strong> molto diversa dalla tua!<br />
Cosa vuoi? Non possiamo fare di meglio! Mi sembri però un bravo ragazzo, <strong>che</strong><br />
non guarda alle apparenze!”.<br />
“Papà,diventerai triste quando ti darò la cattiva notizia. Ho perso il lavoro oggi.<br />
Matteo <strong>è</strong> più dispiaciuto di me”.<br />
Il padre si sentì più imbarazzato <strong>che</strong> dispiaciuto:<br />
“Mi spiace. Capisco,però : lavoro a tempo parziale,racco<strong>ma</strong>ndato. Sono posizioni<br />
<strong>che</strong> non durano. Peccato! Per fortuna ti <strong>ma</strong>nca solo un anno alla laurea e ti sei<br />
messa a posto con le tasse. Abbiamo quindi qual<strong>che</strong> mese di respiro. Vedrai <strong>che</strong><br />
troveremo una soluzione”.<br />
“Signor Marco –Matteo non attese un attimo a farsi sentire – l’ho aiutata una volta<br />
sua figlia e l’aiuterò ancora –stia tranquillo – e questa volta farò in modo <strong>che</strong> non si<br />
verifichi più una delusione per Livia. Lei sa <strong>che</strong> le starò vicino ancora e poi,<br />
chissà…”.<br />
L’operaio si era già reso conto <strong>che</strong> quel giovane, figlio di un pezzo grosso,era sano<br />
di coscienza. Livia non l’avrebbe tollerata un giorno, la sua compagnia, se non<br />
fosse stato così. Aveva,la ragazza,la coscienza della sua classe: dalla vita si deve<br />
volere solo quello <strong>che</strong> va d’accordo con un ideale <strong>che</strong> può far bene a tutti ---diceva<br />
sempre –e non solo a quelli <strong>che</strong> hanno la borsa piena, come l’hanno i nostri<br />
padroni!”.<br />
“Matteo – lo tranquillizzò l’operaio –mia figlia non perde il tempo con te. So <strong>che</strong><br />
non starete ad aspettare <strong>che</strong> la fortuna vi caschi addosso dal cielo! Continuate pure<br />
sulla buona strada. Non ve ne pentirete <strong>ma</strong>i! Ed ora scusatemi : c’<strong>è</strong> una riunione del<br />
sindacato cui non posso <strong>ma</strong>ncare. Vi lascio e spero di vedervi ancora assieme!.<br />
Ciao Matteo,la buona volontà non ti <strong>ma</strong>nca!”.<br />
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