Ricchezza, povertà ma è l'amore che comanda - Pagine Ribelli

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04.06.2013 Views

Ricchezza, povertà, ma è l’amore che comanda “Discretamente,carissimo Puricelli, ho la fortuna od il fiuto,come vuoi tu, di riuscire a star sempre alla larga dai cattivi affari. E tu ,riconoscilo, sei maestro nel fare buoni investimenti. A proposito, quell’ultima operazione che abbiamo fatto insieme,come va?. Le quotazioni in borsa di quella società mi pare che vadano sempre al ribasso. Ne sai qualcosa?”. La risposta non fu immediata perché quella società, che andava tutt’altro che bene era proprio quella in cui aveva fatto avere un’occupazione alla compagna di Matteo. Per evitare di andare incontro a delle perdite aveva in programma di smembrarla e cederne una parte ad una ditta concorrente. Quale Presidente contava di far mettere al più presto all’ordine del giorno del consiglio di amministrazione quel problema. La parte che sarebbe stata poi ceduta alla concorrenza era quella in cui lavorava ora Livia, il cui posto di lavoro,di conseguenza, sarebbe divenuto aleatorio. Doveva evitare quei chiarimenti nel timore che Matteo ne venisse a conoscenza ed insorgesse quindi un nuovo problema. Si limitò quindi a dire: “Non eccessivamente favorevole, si prospetta quell’investimento. Nella prossima riunione cercheremo di controllare meglio la situazione che,se necessario,la miglioreremo subito”. Il Marcoli si accontentò di quella risposta e portò la conversazione su altre questioni che interessavano pure il signor Uberto. Nelle altre parti del salotto il conversare era molto vivace. La signora Lea era riuscita a far parlare la sua ospite dei rispettivi problemi famigliari, specie quelli che riguardavano i figli e si trovarono talmente d’accordo su tanti modi di pensare, che ad un certo momento si sentì il coraggio di toccare con il proprio gomito quello della signora Marcoli facendole contemporaneamente, con un movimento del capo, rivolgere lo sguardo verso i due ragazzi che, in quel momento, stavano conversando allegramente. “Matteo ---- diceva Maria Antonietta--- dammi pure del tu, ormai siamo in un mondo globale e tante idee spariscono e ne nascono delle nuove. Non credi?”. “Se proprio lo desideri non ho difficoltà a darti del tu. Le idee mi sembra però che non cambino tutte : quelle buone rimangono sempre. Non pensi?”. Maria Antonietta non era evidentemente abituata a parlare di idee e non sapeva neppure quali fossero quelle vecchie da rispettare. La risposta di Matteo, alquanto decisa poi,la sconcertò ed imbarazzò non poco. Ma volle dimostrarsi più riflessiva di quanto non fosse e pur non sapendo cosa dire rispose con una sicurezza di facciata: “ Certo,Matteo! Le idee buone i miei me le hanno sempre insegnate”. La risposta era tanto povera di contenuto che Matteo si rese conto di aver davanti la solita ragazza della classe eletta poco incline, di solito anche poco usa, a cercar di capire quello che girava attorno a lei. La sua vita –pensò Matteo --- è facile, molto più semplice della mia, a lei basta poter vivere senza problemi, avere tutto quello che desidera e tener sempre alto il livello della sua felicità. 46

Ricchezza, povertà, ma è l’amore che comanda Non può certo passarle in mente che al di fuori del suo mondo,che è molto piccolo oltre a non aver anima,vi sia un altro mondo,immenso,pieno di sofferenze,di miseria,di morti violente,di contrasti impregnati d’odio,di disprezzo verso chi è diverso per mille ragioni, a partire dall’aspetto esteriore, per nascita, per la sua fede,per gli usi,per la sua visione della vita , per il concetto dell’amore e avanti,a non finire. Speriamo almeno che conosca la bontà,l’abbia in sé e corrisponda a quella del prossimo. Si limitò a rispondere: “ Non lo dubito ed i miei hanno sempre fatto altrettanto. Bene, Maria Antonietta: ti avranno detto che io continuo gli studi. E tu come passi le giornate?”. Matteo aveva ritenuto opportuno di portare il discorso su argomenti non impegnativi. Se avesse infatti voluto attardarsi sull’approfondire quali fossero le idee buone e quelle cattive, sarebbe scivolato su un terreno favorevole a provocare dei contrasti d’opinione che desiderava evitare e che non sarebbero stati graditi ai genitori. Quella Maria Antonietta non gli sembrava proprio il tipo adatto ad affrontare argomenti di una certa serietà. Di quello che fa nella giornata non mi interessa proprio nulla -- pensò - stiamo comunque a sentire cosa dirà. “O Matteo,sapessi! La mia giornata è tanto piena che la sera sono stanca da morire: Dalle nove alle 12 del mattino sono impegnata a seguire un corso di disegno della durata di un’ora e poi un altro sulle creazioni della moda che termina a mezzogiorno. Una scappata in piscina ed alla una a pranzo dalla la zia che abita vicino. Alle tre lezione di inglese fino alle cinque e poi per finire debbo scappare in centro per la lezione di danza. E la sera cosa debbo fare ancora? Vedere un filmetto e poi finalmente un buon sono che mi ritempri. Cosa ne pensi? Scommetto che tu te la prendi con più calma? Non è forse così?”. Matteo non si aspettava certo che dalla bocca di quella ragazza, da cui era uscita una mitragliata di parole tutte dello stesso tono e con un sorriso che sembrava persino incollato sulle labbra tanto era sempre presente, venisse fuori qualcosa di buono,qualche idea. Abituato poi a conversare con Livia e a non ragionare mai in superficie di qualsiasi problema, anche del più comune, gli sembrava quasi impossibile che un’altra ragazza,più o meno della stessa età, ma per il solo fatto che appartenesse ad un’altra classe sociale, usasse un linguaggio così diverso. L’una parlava in prevalenza di problemi da risolvere, di idee,di difficoltà, di ristrettezze,di gravi situazioni personali,l’altra si limitava a far la cronaca di una giornata facile,priva di difficoltà,di problemi da risolvere e poi solo di cose che le facevano piacere,di banalità. Del resto, ad osservarla bene,come lo stava facendo ora che se la trovava davanti,di quella Maria Antonietta non si poteva certo che avere un’impressione diversa da quella che si ricava poi nel sentirla parlare,nel muoversi. 47

<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

“Discretamente,carissimo Puricelli, ho la fortuna od il fiuto,come vuoi tu, di<br />

riuscire a star sempre alla larga dai cattivi affari. E tu ,riconoscilo, sei <strong>ma</strong>estro nel<br />

fare buoni investimenti.<br />

A proposito, quell’ulti<strong>ma</strong> operazione <strong>che</strong> abbiamo fatto insieme,come va?. Le<br />

quotazioni in borsa di quella società mi pare <strong>che</strong> vadano sempre al ribasso. Ne sai<br />

qualcosa?”.<br />

La risposta non fu immediata perché quella società, <strong>che</strong> andava tutt’altro <strong>che</strong> bene<br />

era proprio quella in cui aveva fatto avere un’occupazione alla compagna di Matteo.<br />

Per evitare di andare incontro a delle perdite aveva in program<strong>ma</strong> di smembrarla e<br />

cederne una parte ad una ditta concorrente. Quale Presidente contava di far mettere<br />

al più presto all’ordine del giorno del consiglio di amministrazione quel<br />

proble<strong>ma</strong>. La parte <strong>che</strong> sarebbe stata poi ceduta alla concorrenza era quella in cui<br />

lavorava ora Livia, il cui posto di lavoro,di conseguenza, sarebbe divenuto<br />

aleatorio.<br />

Doveva evitare quei chiarimenti nel timore <strong>che</strong> Matteo ne venisse a conoscenza ed<br />

insorgesse quindi un nuovo proble<strong>ma</strong>.<br />

Si limitò quindi a dire:<br />

“Non eccessivamente favorevole, si prospetta quell’investimento. Nella prossi<strong>ma</strong><br />

riunione cer<strong>che</strong>remo di controllare meglio la situazione <strong>che</strong>,se necessario,la<br />

miglioreremo subito”.<br />

Il Marcoli si accontentò di quella risposta e portò la conversazione su altre questioni<br />

<strong>che</strong> interessavano pure il signor Uberto.<br />

Nelle altre parti del salotto il conversare era molto vivace.<br />

La signora Lea era riuscita a far parlare la sua ospite dei rispettivi problemi<br />

famigliari, specie quelli <strong>che</strong> riguardavano i figli e si trovarono talmente d’accordo<br />

su tanti modi di pensare, <strong>che</strong> ad un certo momento si sentì il coraggio di toccare con<br />

il proprio gomito quello della signora Marcoli facendole contemporaneamente, con<br />

un movimento del capo, rivolgere lo sguardo verso i due ragazzi <strong>che</strong>, in quel<br />

momento, stavano conversando allegramente.<br />

“Matteo ---- diceva Maria Antonietta--- dammi pure del tu, or<strong>ma</strong>i siamo in un<br />

mondo globale e tante idee spariscono e ne nascono delle nuove. Non credi?”.<br />

“Se proprio lo desideri non ho difficoltà a darti del tu. Le idee mi sembra però <strong>che</strong><br />

non cambino tutte : quelle buone ri<strong>ma</strong>ngono sempre. Non pensi?”.<br />

Maria Antonietta non era evidentemente abituata a parlare di idee e non sapeva<br />

neppure quali fossero quelle vecchie da rispettare. La risposta di Matteo, alquanto<br />

decisa poi,la sconcertò ed imbarazzò non poco. Ma volle dimostrarsi più riflessiva<br />

di quanto non fosse e pur non sapendo cosa dire rispose con una sicurezza di<br />

facciata:<br />

“ Certo,Matteo! Le idee buone i miei me le hanno sempre insegnate”.<br />

La risposta era tanto povera di contenuto <strong>che</strong> Matteo si rese conto di aver davanti la<br />

solita ragazza della classe eletta poco incline, di solito an<strong>che</strong> poco usa, a cercar di<br />

capire quello <strong>che</strong> girava attorno a lei.<br />

La sua vita –pensò Matteo --- <strong>è</strong> facile, molto più semplice della mia, a lei basta<br />

poter vivere senza problemi, avere tutto quello <strong>che</strong> desidera e tener sempre alto il<br />

livello della sua felicità.<br />

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