Ricchezza, povertà ma è l'amore che comanda - Pagine Ribelli

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Ricchezza, povertà, ma è l’amore che comanda Se non vi fossero state e non vi fossero ancora quelle lotte, è indubbio che chi lavora in fabbrica starebbe ancora peggio di quanto sta ora. Il progresso materiale ha fatto nuove conquiste scientifiche e tecniche e questo progresso ha giovato anche a coloro che non lavorano materialmente, ma che usufruiscono della mano d’opera od anche intellettuale altrui. Ma l’anarchia che si è diffusa nel mondo dopo la distruzione di quel famoso muro, che forse conoscerai, ha peggiorato ancora la situazione del mondo del lavoro e questa volta, forse in modo irreparabile. I padroni della ricchezza sono divenuti ancora più cinici ed anonimi : il trionfante liberismo ha portato ai vertici del dispotismo economico una forza subdola, libera da ogni impegno di solidarietà, comandata solo dal miraggio di un reddito immediato,incurante di qualsivoglia problema,dramma umano : la finanza. Il finanziere ha una mente gelida,una coscienza tenuta ad arte in letargo, semmai tornasse a pulsare, per portare a termine i suoi interventi utili solo a sé stesso. Benefica le industrie che gli fanno comodo, cambia a piacimento i loro padroni, provoca il loro fallimento quando gli conviene, impone loro il dislocarsi dove il lavoro costa meno, indifferente che i lavoratori che vi hanno lungamente profuso le loro energie, rimangano senza ragioni di vita. Il finanziere può intervenire dappertutto : i confini di una buona parte degli Stati non esistono più. Sarebbe una buona cosa se questa globalità favorisse la solidarietà tra i popoli invece,purtroppo, è sfruttata da istituzioni avide,come la finanza, per inserirsi laddove viene intravista la possibilità di speculare. In alcuni Stati,anche potenti,inoltre, la finanza ha svolto una politica speculativa temeraria che ha arrischiato di coinvolgere nelle disastrose conseguenze, persino fallimentari, popoli interi. Questa malefica azione viene favorita, sostenuta, addirittura elogiata, dalla stessa cultura, povera ed oscena, che lo stesso sistema genera e fa germogliare”. Livia aveva cercato di mitigare la crudezza connaturata all’argomento trattato, con un tono a bella posta dolce e suadente,ma Matteo restò impressionato,sconvolto dalla schematica rappresentazione fatta dalla compagna. Mio padre più che industriale, è un finanziere—pensò con un certa angoscia--- e quindi anche lui è uno speculatore, dalla mente fredda che cinicamente guarda solo al proprio interesse e non si cura dei problemi, dei drammi che la sua attività non gli permette nemmeno di considerare?. Dovrò chiarirlo questo dubbio e spero solo di essere sconfessato. E di questi drammi, in definitiva tragedie,in buona parte provocati dalla miseria, nel mondo,persino nella nostra città, ne accadono ogni giorno. Sono addirittura un male cronico, che non da tregua alla gente semplice. E’ un male che potrebbe essere lenito,curato dalla ricchezza, che invece pensa solo alla sua accumulazione ed a creare un fossato incolmabile tra gli esseri umani : tra gli umili ed i superbi. Matteo era riuscito a nascondere a Livia l’inquietudine che la sua chiara interpretazione dello sviluppo disarmonico della fondamentale attività dell’uomo, il lavoro e della conseguente aspra lotta tra le classi derivatone, gli aveva provocato. La compagna –aveva pensato—si sarebbe mortificata e spiaciuta. 42
Ricchezza, povertà, ma è l’amore che comanda Ritenne però indispensabile approfondire, in ogni modo, la gravità dei problemi che la sua innocente ignoranza di tutto ciò che accadeva al di fuori dalla sua vita dorata, aveva cominciato ad esigerne il dibattito nella sua coscienza. Cominciò quindi a seguire ed a cercar di comprendere, non più alla superficie, come aveva fatto fino ad ora, ma nella sostanza, quello che succedeva nel suo mondo,a cominciare da casa sua. Il padre era convinto che Matteo fosse tornato tranquillo e remissivo come sempre, ora che la compagna, che gli stava a cuore, aveva trovato, merito suo, un’occupazione che le permettesse di pagare le tasse universitarie. Si era invece ingannato. Questa volta,evidentemente,il suo fiuto e la sua acuta sensibilità non avevano funzionato o forse non vi era stato motivo perché non si fossero attivati come al solito : la pecorella, tale era di solito considerato il figlio,sembrava proprio tornato nel gregge. Il signor Uberto si sbagliava,però : la rivoluzione nel carattere di Matteo non solo non aveva arretrato,ma era ancora in atto ed ancora più agguerrita, grazie alle verità che l’unione con Livia gli faceva conoscere. Era successo solo che il giovane,consapevole di avere in sé,ora, idee nuove ma che si agitavano ribelli da tempo nel suo spirito abulico, sentiva di avere davanti a sé un avvenire da conquistarsi con saggezza. Sarebbe stato imprudente far comprendere ai genitori che intendeva incamminarsi su una strada diversa da quella che loro gli avevano tracciata : seguire le orme del padre, affiancarlo per poi sostituirlo nella guida di complesse operazioni finanziare e nella cura dell’ingente patrimonio. Era meglio incamminarsi a passi sicuri, conquistare gradualmente posizioni sempre più favorevoli per realizzare gli obiettivi che si proponeva, che il suo spirito giovanile gli rendeva affascinanti, ma non ancora del tutto definiti, da plasmare, rendere il più possibile resistenti a qualsiasi avversità. indice 43
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