Ricchezza, povertà ma è l'amore che comanda - Pagine Ribelli

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04.06.2013 Views

Ricchezza, povertà, ma è l’amore che comanda “ Avrei voluto farti conoscere la mia casa,Matteo! Peccato che tu debba tornare così presto!”. Il giovane guardò la compagna un poco perplesso. “Perché me ne vado? ---pensò --- non le ho quasi rivolto la parola,oggi. Avrei voluto farlo : entrare un poco in confidenza,con lei...si sentì incerto… ma poi -- No. E’ giusto che torni a casa. Debbo pensare. Sono andato troppo lontano oggi, dalla vita di tutti i giorni”. Le strinse la mano proprio quando l’autobus si fermò davanti a lui e, salito,le mandò un bacio per saluto. Sentiva proprio dentro di sé uno scontro ideale. indice 32

Ricchezza, povertà, ma è l’amore che comanda Continua il confronto con i genitori . Diverse visioni della vita Arrivato a casa, trovò la madre in salotto,che l’aspettava. “Matteo sei fortunato. Vengo dall’ufficio di tuo padre. Tra le tante cose, mi ha detto di aver trovato un piccolo lavoro per la tua compagna di studi. Questa sera,a cena,ti spiegherà meglio”. Il giovane rimase indifferente: nella sua testa certi pensieri non gli davano tregua. Sembrava che non avesse nemmeno sentito quella notizia, che avrebbe dovuto fargli molto piacere. Rispose solo con un “ bene mamma “ e se ne andò in camera sua, chiudendosi dentro. Seduto alla scrivania,con le mani sulle tempie, come se volesse tenersi fermo il capo,cercò di riordinare i pensieri e dar loro una bussola. Si guardò attorno. Si trovava in una stanza in cui non vi era alcunché di misero, in cui ogni mobile,ogni oggetto, richiamava la ricchezza,il massimo benessere. Ogni cosa era al suo posto, in perfetto ordine,nella massima pulizia. Alle pareti dipinti di pregio dalla artistiche cornici. A qualche metro di distanza la zona di riposo : un letto dalla ricca coperta ricamata. A lato una comoda poltroncina quasi a significare che il suo sonno dovesse essere tanto riposante, da richiedere addirittura due invitanti giacigli. Sul pregiato marmo del comò barocco in radica, due fotografie dall’austera cornice d’oro antico. Una,la più grande,doveva tenergli sempre presente lo sfarzoso matrimonio dei genitori, attorniati da un vario campionario di nobiltà e di potenza finanziaria. Tutti in piedi, sorridenti, discretamente compunti, brindanti,nel salone di una villa patrizia, gentilmente concessa dall’Autorità, dietro, probabilmente, un generoso gesto di considerazione e di riconoscenza. Dall’altra fotografia,non certo piccola,lo guardava severo il padre, dal cipiglio austero, determinato,ben sicuro in quel che credeva e che ben si poteva immaginare tanto parlava, quel volto : nella potenza dell’individuo, che sa conquistarsela senza tanta pena per le sorti del prossimo. Crede solo in sé stesso –questo fu il pensiero di Matteo –e in quelli che la pensano come lui, ma che non lo contrastino. E’ uno dei principi,questo,dell’aristocrazia della ricchezza,della classe eletta. Un’aristocrazia che da qualche tempo non mi convince più. Sì,è proprio una strana aristocrazia, che ha pensato e pensa solo a sé stessa , mi par di cominciare a capire. Forse ve ne sono anche altre, di aristocrazie. Se per esempio, il pensiero,il coraggio,lo scopo per cui si battono uomini come qualcuno ascoltato in quell’assemblea , come il padre di Livia,per citarne uno, avessero tanti adepti in quel mondo che ho conosciuto oggi,non ci troveremmo forse davanti ad un’altra aristocrazia, per giunta esemplare perché basata su idee che partono da una buona coscienza? 33

<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Continua il confronto con i genitori .<br />

Diverse visioni della vita<br />

Arrivato a casa, trovò la <strong>ma</strong>dre in salotto,<strong>che</strong> l’aspettava.<br />

“Matteo sei fortunato. Vengo dall’ufficio di tuo padre. Tra le tante cose, mi ha detto<br />

di aver trovato un piccolo lavoro per la tua compagna di studi.<br />

Questa sera,a cena,ti spiegherà meglio”.<br />

Il giovane ri<strong>ma</strong>se indifferente: nella sua testa certi pensieri non gli davano tregua.<br />

Sembrava <strong>che</strong> non avesse nemmeno sentito quella notizia, <strong>che</strong> avrebbe dovuto<br />

fargli molto piacere.<br />

Rispose solo con un “ bene <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> “ e se ne andò in camera sua, chiudendosi<br />

dentro.<br />

Seduto alla scrivania,con le <strong>ma</strong>ni sulle tempie, come se volesse tenersi fermo il<br />

capo,cercò di riordinare i pensieri e dar loro una bussola.<br />

Si guardò attorno. Si trovava in una stanza in cui non vi era alcunché di misero, in<br />

cui ogni mobile,ogni oggetto, richia<strong>ma</strong>va la ric<strong>che</strong>zza,il <strong>ma</strong>ssimo benessere.<br />

Ogni cosa era al suo posto, in perfetto ordine,nella <strong>ma</strong>ssi<strong>ma</strong> pulizia.<br />

Alle pareti dipinti di pregio dalla artisti<strong>che</strong> cornici.<br />

A qual<strong>che</strong> metro di distanza la zona di riposo : un letto dalla ricca coperta rica<strong>ma</strong>ta.<br />

A lato una comoda poltroncina quasi a significare <strong>che</strong> il suo sonno dovesse essere<br />

tanto riposante, da richiedere addirittura due invitanti giacigli.<br />

Sul pregiato <strong>ma</strong>rmo del comò barocco in radica, due fotografie dall’austera cornice<br />

d’oro antico.<br />

Una,la più grande,doveva tenergli sempre presente lo sfarzoso <strong>ma</strong>trimonio dei<br />

genitori, attorniati da un vario campionario di nobiltà e di potenza finanziaria. Tutti<br />

in piedi, sorridenti, discretamente compunti, brindanti,nel salone di una villa<br />

patrizia, gentilmente concessa dall’Autorità, dietro, probabilmente, un generoso<br />

gesto di considerazione e di riconoscenza.<br />

Dall’altra fotografia,non certo piccola,lo guardava severo il padre, dal cipiglio<br />

austero, determinato,ben sicuro in quel <strong>che</strong> credeva e <strong>che</strong> ben si poteva im<strong>ma</strong>ginare<br />

tanto parlava, quel volto : nella potenza dell’individuo, <strong>che</strong> sa conquistarsela senza<br />

tanta pena per le sorti del prossimo.<br />

Crede solo in sé stesso –questo fu il pensiero di Matteo –e in quelli <strong>che</strong> la pensano<br />

come lui, <strong>ma</strong> <strong>che</strong> non lo contrastino. E’ uno dei principi,questo,dell’aristocrazia<br />

della ric<strong>che</strong>zza,della classe eletta.<br />

Un’aristocrazia <strong>che</strong> da qual<strong>che</strong> tempo non mi convince più.<br />

Sì,<strong>è</strong> proprio una strana aristocrazia, <strong>che</strong> ha pensato e pensa solo a sé stessa , mi par<br />

di cominciare a capire.<br />

Forse ve ne sono an<strong>che</strong> altre, di aristocrazie.<br />

Se per esempio, il pensiero,il coraggio,lo scopo per cui si battono uomini come<br />

qualcuno ascoltato in quell’assemblea , come il padre di Livia,per citarne uno,<br />

avessero tanti adepti in quel mondo <strong>che</strong> ho conosciuto oggi,non ci troveremmo<br />

forse davanti ad un’altra aristocrazia, per giunta esemplare perché basata su idee<br />

<strong>che</strong> partono da una buona coscienza?<br />

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