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Ricchezza, povertà ma è l'amore che comanda - Pagine Ribelli

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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Primi contrasti col padre<br />

La stanza non era grande, come lo erano lo studio ed il salotto, <strong>ma</strong> aveva le<br />

caratteristi<strong>che</strong> di quelle in uso alla nobiltà.<br />

Mobilia strettamente indispensabile : solo un importante, <strong>ma</strong>ssiccio e lungo tavolo<br />

<strong>che</strong> ospitava dodici eleganti sedie ed un’austera angoliera in cui erano riposti dei<br />

bicchieri e delle stoviglie.<br />

Il necessario per preparare la tavola era contenuto in un grande ar<strong>ma</strong>dio a muro reso<br />

imponente da due grandi ed artisti<strong>che</strong> ante in legno.<br />

Ad una parete un grande dipinto del seicento raffigurante una natura morta<br />

composta da un’abbondante selvaggina e da caraffe colme di vino, <strong>che</strong> sembravano<br />

voler ingolosire i commensali.<br />

Le pareti erano decorate da stucchi di raro pregio ed l soffitto pur’esso da stucchi e<br />

da dipinti di tenue colore.<br />

Un sontuoso lampadario di cristallo con numerose braccia, provvedeva<br />

all’illuminazione del locale.<br />

Il cameriere,pantaloni neri e giacca bianca di pram<strong>ma</strong>tica, entrò nella sala<br />

spingendo un carrello, d’acciaio e cristallo, da cui prelevò,due alla volta,i piatti<br />

fondi contenti un densa cre<strong>ma</strong> di verdure, in parte ricoperta da crostini di pane e<br />

servì la signora Lea poi suo <strong>ma</strong>rito ed infine, il figlio Matteo.<br />

La caraffa dell’acqua e la bottiglia di cristallo contenente il vino erano già in tavola.<br />

Il cameriere,versato ad ognuno dei commensali o l’acqua o il vino richiesti, tornò in<br />

cucina ed i tre cominciarono allora a pranzare.<br />

Il signor Uberto,con il suo fiuto molto sensibile,aveva intuito, dal primo sguardo<br />

rivolto al figlio, <strong>che</strong> quel giorno era successo qualcosa di nuovo e <strong>che</strong> avrebbe<br />

dovuto essere chiarito al più presto.<br />

Non ammetteva,infatti, di essere tenuto allo scuro, an<strong>che</strong> di un evento di scarsa<br />

importanza, <strong>che</strong> interessasse la famiglia.<br />

Moglie e figlio, pensava, oltre <strong>che</strong> congiunti erano dei veri e propri beneficati in<br />

ogni senso.<br />

Aveva dato loro una residenza prestigiosa,quasi principesca, la possibilità di<br />

trascorrere una vita confortata da ogni possibile agio, al <strong>ma</strong>ssimo protetta da<br />

qualsiasi estranea dannosa interferenza proveniente dall’esterno. Per merito suo,poi,<br />

potevano godere di particolari sti<strong>ma</strong> e considerazione in seno alla classe <strong>che</strong><br />

contava e di cui lui era uno degli esponenti più considerati,più potenti.<br />

Gustata la cre<strong>ma</strong>, ri<strong>ma</strong>se in silenzio alcuni minuti,limitandosi a lanciare delle<br />

occhiate indagatrici sul figlio,probabilmente per sottolinear l’importanza di quello<br />

<strong>che</strong> avrebbe poi detto.<br />

Matteo comprese subito <strong>che</strong>, come succedeva di solito, il padre l’avrebbe costretto a<br />

confessare ciò <strong>che</strong> riteneva lo turbasse.<br />

Il giovane non si sentiva invece per nulla turbato. Si sentiva solo meno abulico e<br />

passivo del solito : l’aver dominato e forse vinta per sempre la sua timidezza,<br />

riuscendo in pochi minuti ad inserirsi nella vita di una compagna, verso cui si era<br />

sentito da tempo attratto, aveva provocato un brusco e salutare cambiamento nel<br />

suo stato d’animo.<br />

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