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Ricchezza, povertà ma è l'amore che comanda - Pagine Ribelli

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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

1


Indice<br />

<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Prefazione...............................................................................................................<br />

3<br />

Livia e Matteo.........................................................................................................<br />

4<br />

Un incontro <strong>che</strong> cambia i pensieri..........................................................................<br />

7<br />

Un nuovo Matteo allar<strong>ma</strong> i genitori ............................................................... 13<br />

Primi contrasti col padre.......................................................................................<br />

19<br />

Livia porta Matteo in un mondo <strong>che</strong> non conosceva ................................... 28<br />

Continua il confronto con i genitori . ................................................................... 33<br />

Riflessioni di Matteo con i lumi di Livia ................................................ 41<br />

Una visita poco gradita a Matteo. ......................................................................... 44<br />

Matteo in un <strong>ma</strong>re di idee ........................................................................... 51<br />

Le decisioni di Matteo..........................................................................................<br />

56<br />

La perdita della <strong>ma</strong>dre..........................................................................................<br />

63<br />

La crisi economica ed una dram<strong>ma</strong>tica lotta sindacale ................................... 66<br />

Una conclusione <strong>che</strong> confer<strong>ma</strong> le nuove idee di Matteo .......................... 72<br />

2


Prefazione<br />

<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Due giovani, Matteo e Livia,si incontrano all’Università.<br />

Matteo <strong>è</strong> figlio di un ricco finanziere, Livia di un operaio in cassa integrazione.<br />

Il giovane si sente attratto da Livia e dalla sua visione ideale della vita e se ne<br />

innamora e comincia a non condividere più il modo di pensare dei genitori.<br />

Matteo abita in una lussuosa villa con i <strong>ma</strong>ssimi conforti e numerosa servitù,<br />

mentre Livia e ciò lo fa riflettere, abita in un piccolo appartamento nella misera<br />

periferia.<br />

Il contrasto con i genitori non tarda a <strong>ma</strong>nifestarsi : a Livia <strong>è</strong> persino interdetto<br />

entrare nella loro residenza.<br />

A Matteo viene pure scelta la futura moglie ed an<strong>che</strong> questa circostanza<br />

rafforza nel giovane la volontà di essere lui il responsabile delle proprie scelte<br />

sia nel non proseguire l’attività di finanziere del padre, <strong>che</strong> nell’unirsi a Livia <strong>che</strong><br />

a<strong>ma</strong> veramente e di cui condivide an<strong>che</strong> le idee politi<strong>che</strong> e del modo di concepire<br />

la vita.<br />

Un’aspra lotta sindacale, in una grande industria di cui il padre di Matteo <strong>è</strong> un<br />

importante azionista e in cui il padre di Livia interviene per sottrarre il finanziere<br />

alla reazione degli operai, provoca un certo ripensamento da parte di quest’ultimo.<br />

Il senso di u<strong>ma</strong>nità <strong>che</strong> contraddistingue Matteo e Livia <strong>è</strong> sempre<br />

presente nelle vicende descritte nel ro<strong>ma</strong>nzo e fa nascere la speranza <strong>che</strong> an<strong>che</strong><br />

i più gravi contrasti possano essere risolti dalla forza dell’amore.<br />

indice<br />

3


Livia e Matteo<br />

<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Era uscita sola, quel giorno dall’Università,una giovane con la preoccupazione in<br />

volto.<br />

Era successo <strong>che</strong> durante la lezione alla quale stava assistendo, le po<strong>che</strong> righe <strong>che</strong><br />

aveva letto, dopo aver aperto la busta consegnatele poco pri<strong>ma</strong> da un segretario<br />

dell’amministrazione, l’avevano sconvolta.<br />

In un primo momento se l’era messa in tasca,quella busta,senza aprirla e poi una<br />

compagna l’aveva presa per un braccio ed aveva cominciato a dirle un fiume di<br />

parole.<br />

Controvoglia,aveva dovuto ascoltare quello <strong>che</strong> le veniva raccontato: un vivace<br />

resoconto di certi incontri <strong>che</strong> richia<strong>ma</strong>vano più il desiderio di essere corteggiate,<br />

<strong>che</strong> quello di frequentare le prestigiose lezioni del Preside,noto accademico,<br />

dimostrato da due comuni ami<strong>che</strong>.<br />

Della busta non se ne era più ricordata.<br />

Verso la fine della lezione,però,se l’era vista sbucare dalla tasca.<br />

“Sarà una delle solite modifi<strong>che</strong> degli orari delle lezioni---pensò”.<br />

Ma era ben altro quello <strong>che</strong> diceva la lettera: se non si fosse messa in regola con i<br />

pagamenti delle tasse,saldando il consistente scoperto, non avrebbe potuto essere<br />

ammessa alla prossi<strong>ma</strong> sessione di esami.<br />

A leggere quelle quattro righe, la giovane sobbalzò e non si seppe trattenere : mise<br />

nella borsa i libri, <strong>che</strong> aveva appoggiato sul banco,si alzò e senza guardarsi attorno,<br />

uscì dall’aula quasi di corsa.<br />

Livia,così si chia<strong>ma</strong>va quella giovane,ne aveva tante di ragioni, perché quella<br />

comunicazione la sconvolgesse.<br />

Si era preparata col <strong>ma</strong>ssimo impegno a quegli esami ed ora non avrebbe potuto<br />

sostenerli. E allora?Con quale spirito avrebbe frequentato il nuovo anno,l’ultimo<br />

poi? In un’eterna preoccupazione,col sentirsi sotto la spada di Damocle di non<br />

essere in grado di pagare sia gli arretrati, <strong>che</strong> le prossime rate delle tasse.<br />

Ben difficilmente avrebbe potuto mettersi in regola: il padre aveva perso il lavoro,a<br />

causa di una delle ricorrenti crisi dell’industria e la modesta indennità, <strong>che</strong> gli<br />

veniva corrisposta, era appena sufficiente per fare la spesa giornaliera.<br />

Le speranze in un futuro <strong>che</strong>, sin da piccola, se l’era pri<strong>ma</strong> sognato, poi desiderato,<br />

dopo la licenza liceale conseguita a pieni voti, erano divenute un fermo<br />

proposito,quasi una ragion di vita,sarebbero inesorabilmente sfu<strong>ma</strong>te.<br />

Quel futuro l’aveva sempre nei propri pensieri: di rendersi indipendente dal padre<br />

ed an<strong>che</strong> d’affacciarsi alla vita con una professione, con un posto di responsabilità<br />

<strong>che</strong> le procurassero considerazione, soddisfazioni e di poter rendere l’esistenza<br />

meno ingrata al genitore, <strong>che</strong> svolgeva un’attività <strong>che</strong> gli spremeva le energie<br />

<strong>ma</strong>teriali, con una paga molto avara.<br />

Lei ed il padre vivevano soli. La <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> era morta ed aveva lasciato solo un buon<br />

ricordo,per la sua bontà. Una grande bontà, accompagnata da un animo non<br />

comune, resistente alle tante difficoltà e disgrazie, <strong>che</strong> si erano abbattute su quella<br />

famigliola.<br />

Ostacoli difficili da superare e sofferenze di ogni genere.<br />

4


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Il padre di Livia era sempre stato molto attivo nel sindacato e la fabbrica lo teneva<br />

d’occhio.<br />

Aveva dovuto sempre accontentarsi del minimo di paga previsto dal contratto. I<br />

suoi compagni, <strong>che</strong> davano meno filo da torcere alla direzione, godevano invece di<br />

un trattamento più sopportabile : qual<strong>che</strong> permesso retribuito, qual<strong>che</strong> premio di<br />

produzione.<br />

Il Tasca,così si chia<strong>ma</strong>va l’uomo,sopportava quella specie di calvario solo perché<br />

aveva in sé un ideale di progresso sociale. Un ideale <strong>che</strong> non solo lo sosteneva<br />

quando la sorte sembrava perseguitarlo,<strong>ma</strong> non lo faceva <strong>ma</strong>i darsi per vinto,anzi lo<br />

rendeva sempre pronto a riprendere la lotta, an<strong>che</strong> quando il sindacato di cui era<br />

parte attiva, subiva qual<strong>che</strong> sconfitta.<br />

Era nota la sua appartenenza ad un partito di sinistra <strong>che</strong> l’orientava a non rendersi<br />

succube di qualsiasi situazione,<strong>ma</strong> di reagire e di lottare.<br />

Per queste sue doti, <strong>che</strong> evidentemente i datori di lavoro considerava pec<strong>che</strong>, in<br />

pochi anni aveva subito ben tre licenziamenti.<br />

L’uomo si era però sentito egualmente in dovere di incoraggiare la figlia negli<br />

studi : Livia aveva fatto una collezione del <strong>ma</strong>ssimo dei voti, nelle elementari,nelle<br />

medie,nel liceo. Andava incoraggiata.<br />

La spesa per farle frequentare l’Università non era poca cosa, <strong>ma</strong> si era deciso a<br />

sostenerla costasse an<strong>che</strong> il più duro dei sacrifici.<br />

Le rinunce, specialmente da quando era morta la moglie, <strong>che</strong> alla fine del mese<br />

portava sempre a casa il frutto del suo lavoro,alle volte an<strong>che</strong> umile,erano quindi<br />

all’ordine del giorno.<br />

Ora però la perdita del lavoro gli avrebbe procurato un vero e proprio incubo : il<br />

non poter guardare al futuro della figlia.<br />

Livia si era proprio presa una tegola in testa, leggendo quelle quattro aride parole<br />

contenute nella lettera e si era sentita annullata, defraudata delle sue speranze.<br />

Camminava alla svelta, tesa,pallida, incurante della borsa lasciata aperta, del<br />

cappotto nemmeno allacciato e non sapeva nemmeno quale direzione prendere.<br />

Tornare a casa? Da qual<strong>che</strong> amica con cui confidarsi?<br />

A casa in questo stato e con queste notizie? Debbo farmi forza e mettermi un poco<br />

in sesto,pri<strong>ma</strong> : non <strong>è</strong> giusto <strong>che</strong> faccia pesare su mio padre i mie problemi.<br />

Confidarsi con un’amica? No: le disgrazie devo affrontarle da sola. Sono io<br />

l’interessata.<br />

Con questa tempesta di pensieri, <strong>che</strong> avevano del tutto assorbita la sua attenzione,<br />

non si era accorta <strong>che</strong> un compagno, dello stesso suo corso,l’aveva raggiunta e le<br />

camminava a fianco, an<strong>che</strong> lui a buon passo.<br />

Era Matteo, un giovane dalla faccia ancora da ragazzo <strong>che</strong> in aula le si sedeva<br />

sovente vicino, <strong>ma</strong> non la disturbava <strong>ma</strong>i, attento forse ancora più di lei alle parole<br />

del Professore.<br />

Più di una volta,però,finita la lezione,aveva cercato di intrattenersi con lei al di fuori<br />

dell’Università, per parlare an<strong>che</strong> di qualcosa estraneo alla studio,<strong>ma</strong> la sua<br />

timidezza e la premura di andare al più presto a casa, <strong>che</strong> la compagna dimostrava<br />

con quella andatura veloce,<strong>che</strong> sempre aveva, glielo avevano impedito.<br />

Non aveva tutti i torti, Matteo, se gli piaceva proprio tanto quella ragazza.<br />

5


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Livia aveva poco più di vent’anni, <strong>ma</strong> aveva già l’aspetto di donna pensosa e nel<br />

medesimo tempo molto dolce.<br />

Il sorriso si vedeva di frequente sulla sua bocca: un sorriso bonario e gentile, <strong>che</strong><br />

denotava un animo temprato da buoni pensieri ed an<strong>che</strong> determinato ad affrontare la<br />

vita con serenità, <strong>ma</strong> an<strong>che</strong> con severità.<br />

Matteo non ne era cosciente,<strong>ma</strong> le assomigliava e forse per questa affinità si sentiva<br />

attratto da quella creatura.<br />

An<strong>che</strong> lui si era incamminato sulla retta via sin da piccolo e non l’aveva <strong>ma</strong>i<br />

abbandonata.<br />

Diversamente da tanti compagni, godeva di più per i piaceri <strong>che</strong> gli procurava<br />

l’affrontare con interesse lo studio <strong>che</strong> per quelli <strong>che</strong> avrebbe trovato, se li avesse<br />

cercati,nel divertimento spensierato ed alle volte troppo disinvolto e vanesio, molto<br />

diffuso in quei tempi, tra i giovani della sua età.<br />

Aveva quindi certe esigenze ed an<strong>che</strong> una spiccata sensibilità al buon gusto.<br />

Livia, infatti, per uno spirito come il suo, era davvero una creatura adorabile.<br />

Il suo corpo,il suo volto ed il modo di muoversi richia<strong>ma</strong>vano, alla mente di chi non<br />

si accontentava della insulsaggine di certe bellezze femminili, accompagnate di<br />

solito da modeste doti spirituali,il concetto astratto, <strong>ma</strong> individuabile ed<br />

appassionabile, dagli spiriti fini,dell’armonia.<br />

La giovane non aveva invece <strong>ma</strong>i prestato attenzione a Matteo: gli era sembrato<br />

timido,impacciato,<strong>che</strong> non sapesse quello <strong>che</strong> voleva.<br />

E non era nel torto: quel giovane sempre seduto a lei,in aula, sembrava proprio un<br />

essere scialbo,senza vivacità intellettuale, <strong>che</strong> si accontentava di assistere<br />

puntualmente e diligentemente alle lezioni, sperando così di assolvere il proprio<br />

dovere di studente.<br />

I risultati della sua frequenza all’Università erano conseguentemente scarsi : nella<br />

<strong>ma</strong>ggior parte degli esami aveva infatti conseguito solo il minimo voto necessario<br />

per non doverli ripetere.<br />

Lui stesso era conscio della causa di quello stato d’animo, <strong>ma</strong> intuiva <strong>che</strong> un giorno<br />

l’altro avrebbe reagito.<br />

I genitori del giovane,piuttosto anziani, vantavano una rispettabile ric<strong>che</strong>zza e non<br />

si preoccupavano dell’avvenire dell’unico figlio. Matteo avrebbe potuto fare a<br />

meno di una professione od an<strong>che</strong> di venire a far parte della dirigenza di qual<strong>che</strong><br />

industria, in cui avevano degli interessi di un certo rilievo.<br />

Anzi,era proprio quello <strong>che</strong> desideravano : Matteo avrebbe potuto così ri<strong>ma</strong>nere in<br />

famiglia, dedicarsi alla cura dei propri genitori, limitandosi ad amministrare i loro<br />

beni, <strong>che</strong> non erano pochi e nemmeno esigui.<br />

Una laurea,una sua generica conoscenza del diritto,sarebbe stata sufficiente.<br />

Sarebbe poi diventato più <strong>ma</strong>turo,col passare degli anni.<br />

Ne aveva già dedicati tre all’Università e al quarto anno,ottenuta la laurea, sarebbe<br />

stato in grado – pensavano – di poter curare gli interessi an<strong>che</strong> suoi, per il momento<br />

ancora in <strong>ma</strong>ni sicure,del padre.<br />

indice<br />

6


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Un incontro <strong>che</strong> cambia i pensieri<br />

Quella <strong>ma</strong>ttina Livia si accorse della presenza di Matteo <strong>che</strong> gli camminava a<br />

fianco, solo quando si sentì mettere una <strong>ma</strong>no sulla spalla.<br />

“Tu corri sempre e questa <strong>ma</strong>ttina <strong>è</strong> quasi impossibile starti dietro . Qualcosa di così<br />

urgente?”.<br />

Livia si voltò di scatto e riconobbe il compagno di cui ricordava a <strong>ma</strong>le a pena il<br />

nome.<br />

“ E’ un po’ strano,questa <strong>ma</strong>ttina. Cosa gli sarà capitato, <strong>che</strong> ha trovato il coraggio<br />

di rivolgermi la parola?. –pensò”.<br />

Il pensiero di quella lettera dell’amministrazione, <strong>che</strong> l’aveva sconvolta, non le<br />

aveva dato tregua e la costringeva ad andare a rifugiarsi in casa sua, dove avrebbe<br />

potuto riflettere, riflettere per trovare una soluzione al grave proble<strong>ma</strong> <strong>che</strong> si era<br />

trovato davanti improvvisamente.<br />

Non rallentò quindi il passo,limitandosi a dire:<br />

“ Se corro più del solito ci sarà bene un motivo. E questa volta <strong>è</strong> grave, caro….. non<br />

mi ricordo più il tuo nome,scusami.<br />

Arrivederci!”.<br />

Ma questa volta Matteo non si arrese.<br />

Era già qual<strong>che</strong> mese <strong>che</strong> quando si trovava davanti Livia, provava una certa<br />

emozione.<br />

Di ragazze <strong>che</strong> frequentavano il suo corso ve n’erano una quantità ed attraenti, non<br />

po<strong>che</strong>.<br />

Ma Matteo, con quel carattere portato alla sobrietà e pure ad un certo distacco dal<br />

prevalente modo di pensare dei giovani della sua età, della sua epoca, covava nel<br />

suo spirito una voglia di ro<strong>ma</strong>nticismo ed an<strong>che</strong> di inseguire certe idee, <strong>che</strong> gli<br />

erano ancora confuse, <strong>ma</strong> più elevate di quelle ordinarie, <strong>che</strong> appagavano gli altri.<br />

Idee? Più <strong>che</strong> idee intuizioni,sensazioni.<br />

Intuizione <strong>che</strong> qual<strong>che</strong> cosa gli <strong>ma</strong>ncasse nel suo spirito.<br />

Calmo,quasi imperturbabile ed an<strong>che</strong> un poco abulico di nor<strong>ma</strong>.<br />

Non raramente,però,sentiva nel suo intimo una certa inquietudine.<br />

Il bisogno di cercar qualcosa <strong>che</strong> esisteva in sé, di un sentimento indefinito più <strong>che</strong><br />

misterioso,indecifrabile e <strong>che</strong> solo l’accadere di qual<strong>che</strong> evento straordinario,al<br />

momento non prevedibile, glielo avrebbe fatto conoscere.<br />

La sua sensazione era <strong>che</strong> quell’idea, ancora recondita, gli avrebbe condizionato<br />

l’esistenza, schiudendogli orizzonti sconosciuti e facendogli intravedere un mondo<br />

a lui sconosciuto, <strong>ma</strong> <strong>che</strong> poi l’avrebbe attratto.<br />

E quel giorno il vedere Livia <strong>che</strong> abbandonava l’aula improvvisamente, in tutta<br />

fretta, pri<strong>ma</strong> <strong>che</strong> la lezione terminasse, gli aveva provocato una certa inquietudine e<br />

spinto ad alzarsi pure lui per seguirla.<br />

Il vederla poi uscire dall’Università quasi correndo e continuando a correre an<strong>che</strong> in<br />

istrada, gli aveva fatto nascere il coraggio di seguirla, chiederle quello <strong>che</strong> le stava<br />

succedendo.<br />

Insistette quindi, questa volta, nel suo tentativo.<br />

7


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

“Scusami…. Sono Matteo <strong>ma</strong> non conosco il tuo nome…. Passiamo tanto tempo<br />

seduti nella stessa aula e per di più vicini e questa <strong>ma</strong>ttina sei uscita<br />

improvvisamente,correndo via. Mi faccio vivo solo per chiederti se hai bisogno di<br />

aiuto…comprendi?”.<br />

Livia non si fermò. Non rallentò nemmeno. Rispose senza nemmeno voltarsi:<br />

“Grazie,<strong>ma</strong> devo cavarmela da sola! Specialmente quando da certe situazioni posso<br />

tirarmi fuori solo io e nessun altro!<br />

Scusami,<strong>ma</strong> ho premura. Ciao”.<br />

La giovane continuò a correre e Matteo, con un coraggio insolito, le stette dietro.<br />

Lei si voltò, sempre correndo,infastidita da quell’inseguimento.<br />

Successe poi <strong>che</strong> dal cappotto , abbottonato appena, venisse fuori e cadesse a terra<br />

la lettera dell’amministrazione, <strong>che</strong> l’aveva tanto impressionata ed agitata.<br />

Matteo non si lasciò sfuggire l’occasione di esserle di qual<strong>che</strong> utilità e raccolse la<br />

lettera, <strong>che</strong> stava volando in mezzo alla strada. Notò, dall’intestazione, <strong>che</strong> era<br />

dell’amministrazione ed ricordò <strong>che</strong> lei aveva lasciato l’aula proprio dopo aver letto<br />

quella lettera.<br />

“Ecco, compagna. Non dirmi <strong>che</strong> non sia stato il riceverla, a scombussolarti in<br />

questo modo.”<br />

“ Può darsi,Matteo ---rispose Livia--- <strong>ma</strong> tu non puoi certo farci niente. Ti<br />

ringrazio,ciao. Ora lasciami andare…il mio nome <strong>è</strong> Livia, se vuoi saperlo”.<br />

Il coraggio di quel giovane, timido studente, ebbe un crescendo. Si era sentito<br />

chia<strong>ma</strong>re per nome e conoscere il suo : Livia.<br />

Fece poi quello <strong>che</strong> <strong>ma</strong>i sarebbe stato capace di fare: prese per un braccio la<br />

compagna e le impedì di continuare a correre.<br />

Lei reagì : cercò di liberarsi da quella stretta per continuare la sua corsa, <strong>ma</strong> ora<strong>ma</strong>i<br />

in Matteo co<strong>ma</strong>ndava una forza <strong>che</strong> gli arrivava da chissà dove o meglio <strong>che</strong><br />

esisteva già nel suo spirito senza ch’egli ne fosse conscio e <strong>che</strong> il vedere una<br />

compagna tormentata da qual<strong>che</strong> grave notizia, l’aveva fatta emergere, scuotendo la<br />

sua abituale abulia.<br />

“No, Livia! ---le disse con una certa decisione –fer<strong>ma</strong>ti. Ti accompagno. Non puoi<br />

scappare così ! Per rimediare a qual<strong>che</strong> disgrazia, occorre riflettere. E lo si deve fare<br />

con cal<strong>ma</strong>. E’ inutile mettersi a correre. Ma dove vuoi andare? Ti accompagno e<br />

penso di poter fare qualcosa per te”.<br />

La giovane cominciò a cedere. “ Un aiuto?—si disse—<strong>ma</strong> <strong>che</strong> aiuto può darmi<br />

questo tipo <strong>che</strong> studia come me,timido fra l’altro e <strong>che</strong> forse ha an<strong>che</strong> lui il<br />

proble<strong>ma</strong> di pagare le tasse?”.<br />

Si decise però di fer<strong>ma</strong>rsi e guardò in faccia Matteo.<br />

Si accorse <strong>che</strong> il suo compagno era cambiato,non sembrava nemmeno più lui. Non<br />

notava più la solita timidezza . Che strano! La sua espressione <strong>è</strong> quasi quella di uno<br />

<strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda! Non capisco.<br />

Ma an<strong>che</strong> in lei si verificò un cambiamento.<br />

E’ vero –pensò – pri<strong>ma</strong> di correre ancora <strong>è</strong> meglio riflettere. Non so nemmeno dove<br />

sto andando. Sono indecisa.<br />

Sì rivolse così a Matteo:<br />

“Tu vedi le cose facili,mi pare. Ma cosa faresti tu se ricevessi una letteraccia<br />

dall’Università? A chi ti rivolgeresti?”.<br />

8


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

“ Capisco. Ti hanno invitata a pagare le tasse,altrimenti non puoi dare gli esami. Ma<br />

<strong>è</strong> solo per il momento <strong>che</strong> non li puoi dare e poi potrai siste<strong>ma</strong>re la cosa. Hai del<br />

tempo davanti. Giusto?”.<br />

“E’ forse giusto per te . Non mi sembri un poveraccio come me e quindi qualcuno<br />

pri<strong>ma</strong> o poi te le pagherà. E poi sono sicura <strong>che</strong> tu sei in regola e questi problemi<br />

non li puoi capire”.<br />

Matteo ri<strong>ma</strong>se perplesso : comprese <strong>che</strong> per dare dei consigli era necessario<br />

conoscere la situazione di Livia. Allora:<br />

“Prendi un poco di fiato,hai corso tanto. Fai una pausa . Andiamo a sederci in quel<br />

bar : ti offro un caff<strong>è</strong> e studieremo assieme quello <strong>che</strong> si può fare”.<br />

Livia lo guardò ancora e questa volta ebbe lei il coraggio di rispondergli:<br />

“Ti ringrazio. Andiamo. Una decina di minuti e poi dovrò riprendere la mia strada.<br />

D’accordo?”.<br />

Matteo annuì col capo e prese al braccio Livia portandola in un vicino caff<strong>è</strong>,dove i<br />

due si dissero molte cose:<br />

“E’ così grave il tuo proble<strong>ma</strong>, da metterti in questo stato? Forse c’<strong>è</strong> dell’altro<br />

Livia. Sbaglio?”.<br />

Lei non rispose subito. Non si sentiva di parlargli della situazione dram<strong>ma</strong>tica in cui<br />

si trovava per la disoccupazione del padre. Di solito--–pensava --- molti sono quelli<br />

<strong>che</strong> si allontanano subito da chi <strong>è</strong> in miseria . Si aspettano <strong>che</strong> gli si chieda un aiuto<br />

e tanti si tengono la borsa chiusa: al <strong>ma</strong>ssimo fanno la carità a chi stende il<br />

cappello seduto in istrada o vicino alla Chiesa.<br />

Matteo sarà an<strong>che</strong> lui uno di quelli e poi <strong>è</strong> uno studente . Non <strong>è</strong> certo in grado di<br />

dare l’aiuto di cui ho bisogno io. E poi <strong>ma</strong>i chiederei prestiti di danaro, me lo ha<br />

insegnato mio padre.<br />

Matteo non staccava dal volto di Livia lo sguardo di chi voleva esprimere tenerezza<br />

e <strong>che</strong> sembrava volesse dire “ Non temere,parla,spiegami pure perché l’invito di<br />

pagare le tasse ti abbia così sconvolto. Mi pare di capire <strong>che</strong> temi di non pagarle<br />

neppure in futuro. An<strong>che</strong> se fosse così, confidati con me. Ci ragioneremo sopra<br />

assieme”.<br />

E Livia ad un certo momento si decise a dir qualcosa perché le era venuta un’idea<br />

<strong>che</strong> non le sembrava cattiva e parlò :<br />

“Il mio proble<strong>ma</strong> <strong>è</strong> <strong>che</strong> devo cercare di guadagnarmi le tasse ,trovare qual<strong>che</strong><br />

lavoro, <strong>che</strong> mi occupi qual<strong>che</strong> ora del giorno. Non mi sento più di farmi aiutare dal<br />

padre.<br />

Sono aggiornata con lo studio : vorrà dire <strong>che</strong> recupererò quelle ore dedicate al<br />

lavoro, studiando an<strong>che</strong> la sera tardi e la Domenica. Questo <strong>è</strong> il mio proble<strong>ma</strong>”.<br />

Matteo comprese subito qual’era il dram<strong>ma</strong> <strong>che</strong> angustiava Livia : la compagna non<br />

aveva risorse e chissà fin quando e non era quindi in grado di terminare gli studi.<br />

Proprio ora <strong>che</strong> le <strong>ma</strong>ncava poco per laurearsi. Temeva di peggio e si sentì liberato<br />

da un peso. Si sentiva persino in grado di poterla aiutare.<br />

Ne aveva tante di conoscenze e darle un appoggio, non gli sarebbe costato nulla. Ne<br />

avrebbe parlato in casa. Era sicuro <strong>che</strong> il proble<strong>ma</strong> sarebbe stato risolto in poco<br />

tempo.<br />

“ Un lavoro? --- rispose -- <strong>è</strong> proprio necessario? Ma <strong>che</strong> tipo di lavoro,poi?”.<br />

9


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Livia lo guardò e dall’espressione d’ottimismo di Matteo,comprese <strong>che</strong> quel<br />

giovane poteva proprio darle una <strong>ma</strong>no.<br />

Era contenta,soddisfatta di avere avuto quell’idea di voler trovare un lavoro per<br />

poter pagare le tasse.<br />

Era una risorsa,una possibilità e forse addirittura un’ancora di salvezza, per venir<br />

fuori da una situazione pericolosa, per non cadere nella disperazione, se ne fosse<br />

ri<strong>ma</strong>sta prigioniera. An<strong>che</strong> se Matteo non glielo avesse trovato lui,quel lavoro.<br />

Avrebbe fatto il possibile per trovarlo egualmente.<br />

Trovarsi alla sua età,con il padre in quelle condizioni, senza la prospettiva di un<br />

futuro <strong>che</strong> le permettesse, per lo meno, di tirare avanti dignitosamente,sarebbe stato<br />

veramente tragico.<br />

Non poteva <strong>che</strong> dare una risposta,a Matteo:<br />

“Un lavoro! Un lavoro! Un lavoro qualsiasi: non sono nelle condizioni di poter<br />

scegliere.<br />

Basta <strong>che</strong> non sia un lavoro da energumeno e <strong>che</strong> mi occupi solo quattro,cinque ore<br />

giornaliere,possibilmente nel pomeriggio.<br />

Alla <strong>ma</strong>ttina, lo sai,frequento sempre le lezioni”.<br />

A Matteo l’idea,la possibilità di avvicinare a sé quella compagna <strong>che</strong> tanto lo<br />

attraeva, dimostrandole quella grande simpatia <strong>che</strong> non aveva ancora il coraggio o<br />

la percezione di chia<strong>ma</strong>rla amore, lo emozionò talmente da farlo arrossire.<br />

Al momento non sapeva cosa dire.<br />

Aveva proposto a Livia e con una certa insistenza, di sedersi al caff<strong>è</strong> per parlare con<br />

cal<strong>ma</strong> di quello <strong>che</strong> era successo e implicitamente di darle qual<strong>che</strong> saggio consiglio<br />

ed ora non sapeva più aprir bocca.<br />

La giovane si accorse del suo imbarazzo e non disse più nulla,limitandosi a<br />

guardare in faccia Matteo con fare interrogativo.<br />

“ Forse ---pensò---questo ragazzo ha compreso <strong>che</strong> la mia situazione <strong>è</strong> senza via<br />

d’uscita ed ora non sa <strong>che</strong> pesci pigliare.<br />

Fa il premuroso,il galante come lo fanno tutti alla sua età,<strong>ma</strong> solo per scopi diversi<br />

da quello di aiutare chi ne ha bisogno.”<br />

Stava per cominciare a dire due parole di circostanza, <strong>che</strong> le permettessero di<br />

accomiatarsi e di riprendere la sua corsa, naturalmente ringraziando il<br />

compagno,quando Matteo aperse bocca per dirle qualcosa <strong>che</strong> dimostrò il contrario<br />

di quello <strong>che</strong> aveva pensato e <strong>che</strong> accese la speranza di cui aveva bisogno per<br />

rasserenarsi.<br />

“Livia! Posso far qualcosa per te. Mio padre ha le <strong>ma</strong>ni in pasta in tante aziende e<br />

mia <strong>ma</strong>dre ha sempre bisogno di qualcuno per curare la nostra villa, il giardino,la<br />

casa.<br />

Non ti voglio illudere, <strong>ma</strong> penso di avere delle buone possibilità di trovarti un<br />

lavoro di qual<strong>che</strong> ora al giorno in qual<strong>che</strong> amministrazione o per qual<strong>che</strong> aiuto<br />

domestico o per il giardino.<br />

Ti adatteresti a questi generi di lavoro?<br />

Se pensi di sì, dammi qual<strong>che</strong> giorno di tempo e ti darò una risposta. Mi darò da<br />

fare per trovare una soluzione al tuo proble<strong>ma</strong> “.<br />

10


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Livia ri<strong>ma</strong>se molto meravigliata,quasi trasecolata da quello <strong>che</strong> Matteo le aveva<br />

proposto. Si do<strong>ma</strong>ndava se alle volte non avesse capito bene.<br />

Quel giovane fino a poco pri<strong>ma</strong> timido, senza alcuna vivacità, imbarazzato,<br />

apparentemente privo di interessi, dall’espressione piuttosto atona, ora se lo trova<br />

davanti molto diverso. Sembra addirittura un altro : la sua timidezza <strong>è</strong> quasi<br />

scomparsa,parla con decisione e con molta chiarezza,persino con un tono<br />

autorevole.<br />

E poi chi avrebbe <strong>ma</strong>i pensato <strong>che</strong> un tipo così modesto,quasi umile, avesse dei<br />

genitori così importanti? : il padre ha interessi in molte aziende,abitano addirittura<br />

in una villa. Una villa <strong>che</strong> non deve essere piccola, con persino il giardino, <strong>che</strong><br />

deve essere curata,aveva detto Matteo e a lei potrebbe essere affidata questa<br />

<strong>ma</strong>nsione.<br />

Livia sentiva di essere diventata rossa, per l’emozione, per trovarsi davanti<br />

all’insperata possibilità di mettere una pezza e robusta, ai suoi guai.<br />

Potrei siste<strong>ma</strong>re i miei arretrati con l’Università –pensò--- pagare regolarmente le<br />

tasse e chissà ! Se il lavoro <strong>che</strong> farò mi piacerà e saranno contenti di me, lo terrò<br />

caro quel lavoro e potrò migliorare la vita di mio padre, <strong>che</strong> di sofferenze ne ha<br />

patite e non po<strong>che</strong>.<br />

E poi,in fin dei conti questo Matteo comincia a piacermi….<br />

Così emozionata, fece fatica a trovare le parole giuste per rispondere alla do<strong>ma</strong>nda<br />

di Matteo e stentò persino ad esprimerle correttamente:<br />

“Penso di dire di sì. Potrai sentire cosa dicono i tuoi genitori. E stai tranquillo <strong>che</strong> se<br />

mi sarà dato un lavoro non ti farò fare cattiva figura.<br />

Sei buono Matteo ! Scusami se ti ho fatto correre per un bel tratto di strada, <strong>ma</strong> non<br />

im<strong>ma</strong>ginavo <strong>che</strong> tu volessi interessarti delle mie disgrazie!”.<br />

Matteo era raggiante,<strong>ma</strong> smorzò un poco l’espressione di felicità,per evitare un<br />

eccessivo assegnamento di Livia su quello <strong>che</strong> le aveva detto di poter fare. I suoi<br />

tentativi avrebbero an<strong>che</strong> potuto avere esito negativo. La compagna sarebbe<br />

ri<strong>ma</strong>sta, allora, gravemente delusa.<br />

Che figura avrebbe fatto? Brutta. Di spaccone,persino di megalo<strong>ma</strong>ne.<br />

I suoi genitori! Sarebbero stati disposti e subito, a darsi da fare per trovare una<br />

siste<strong>ma</strong>zione alla sua compagna? Il padre,ancora ancora, avrebbe cercato di<br />

interessarsi della cosa,impegni permettendo,<strong>ma</strong> la <strong>ma</strong>dre…con quel carattere<br />

difficile,un poco altezzoso,sarebbe stato certamente un osso duro.<br />

Or<strong>ma</strong>i,comunque,aveva preso un impegno e non poteva certo dimostrarsi in quel<br />

momento dubbioso. Avrebbe fatto il possibile per <strong>ma</strong>ntenerlo.<br />

Strinse quindi la <strong>ma</strong>no a Livia aggiungendo:<br />

“ Non mi vedrai per due o tre giorni perché devo accompagnare mia <strong>ma</strong>dre in<br />

clinica per degli esami.<br />

Al mio ritorno in Università credo di darti buone notizie ---- fece una piccola pausa<br />

ed aggiunse quello <strong>che</strong> gli stava più a cuore ………. Livia, finalmente sono riuscito<br />

a parlarti.<br />

E tu me l’hai permesso. Questo mi rende contento : l’avrai capito ed avrai pure<br />

compreso <strong>che</strong> il mio appoggio non ti <strong>ma</strong>n<strong>che</strong>rà”.<br />

La giovane non aveva afferrato il senso di cautela <strong>che</strong> traspariva nelle ultime parole<br />

di Matteo e, desiderosa di tornare il più presto a casa, per dare a suo padre delle<br />

11


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

notizie <strong>che</strong> l’ avrebbero rallegrato, si alzò e dopo aver ringraziato e salutato con un<br />

“ arrivederci “ caloroso Matteo, si alzò,uscì dal caff<strong>è</strong> e riprese il proprio<br />

cammino,ora meno frettoloso di pri<strong>ma</strong>.<br />

indice<br />

12


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Un nuovo Matteo allar<strong>ma</strong> i genitori<br />

Matteo si fermò per seguire con lo sguardo Livia fino a quando non la perse di vita.<br />

A passi lenti,riflettendo,si incamminò an<strong>che</strong> lui verso casa e senza prendere<br />

l’autobus,come invece aveva fatto la compagna, perché la sua villa non era lontana,<br />

in un aristocratico quartiere vicino al centro.<br />

Tanti pensieri gli si affollarono nella mente,nel suo spirito quasi sempre<br />

addormentato, an<strong>che</strong> se, inconsciamente, sempre in cerca di qualcosa di<br />

indefinibile,<strong>ma</strong> <strong>che</strong> gli provocava una certa ansia di cui non sapeva rendersi conto.<br />

E Livia era proprio quel qualcosa <strong>che</strong>, lo sentiva, avrebbe fatto emergere dal<br />

profondo dell’ani<strong>ma</strong> pensieri ed emozioni latenti, <strong>che</strong> gli avrebbero rivoluzionato la<br />

vita.<br />

E si accorse <strong>che</strong> qualcosa stava cambiando e prepotentemente in sé stesso,proprio<br />

quella <strong>ma</strong>ttina,nel vedere Livia, la compagna <strong>che</strong> fino a quel momento l’aveva<br />

ignorato, uscire improvvisamente dall’aula,quasi scappando, sconvolta.<br />

Attraversato giardino, entrò in casa.<br />

Una cameriera lo aiutò a togliersi il cappotto, <strong>che</strong> poi mise in una cabina ar<strong>ma</strong>dio,<br />

accessibile dalla grande anticamera.<br />

“E’ in casa la signora?”-chiese Matteo”.<br />

“E’ andata dalla sarta, <strong>ma</strong> credo <strong>che</strong> rientrerà fra poco”. Fu la risposta.<br />

Matteo andò nello studio del padre e diede un’occhiata all’archivio in cui ogni<br />

raccoglitore era dedicato alla società in aveva propri interessi. I raccoglitori erano<br />

più di una dozzina.<br />

Data una scorsa ai vari nominativi, giunse alla conclusione <strong>che</strong> per lo meno alle<br />

società <strong>che</strong> avevano sede in città, ed in cui il padre faceva parte del consiglio di<br />

amministrazione, avrebbe potuto essere chiesta e perorata l’assunzione a tempo<br />

parziale della sua compagna.<br />

Il padre era un personaggio influente e quindi una richiesta del genere,avanzata nei<br />

dovuti ed opportuni modi,sarebbe stata accontentata. Così pensava Matteo.<br />

In attesa della <strong>ma</strong>dre, si sedette in una poltrona a sfogliare la stampa quotidiana.<br />

Fece poi una pausa e si guardò attorno. Comprese, allora, perché, in casa sua non<br />

era così timido come quando era fuori,all’Università,per esempio.<br />

Il posto dove si trovava lo rendeva sicuro,padrone di sé, al riparo dal frastuono, dal<br />

traffico cittadino,da tante visioni <strong>che</strong> avevano il potere di emozionarlo.<br />

Sentiva una stretta al cuore nel trovarsi davanti,nel suo cammino, an<strong>che</strong> nelle vie<br />

del centro, ad uomini dall’aspetto umile e sofferente ed an<strong>che</strong> ad esseri<br />

miserevoli,dalle vesti consunte,seduti per terra con la <strong>ma</strong>no stesa, per chiedere la<br />

carità, a bambini con in corpo la gioia di vivere, <strong>ma</strong> nel medesimo tempo an<strong>che</strong> i<br />

segni di una spaventosa miseria, denutriti,vestiti di stracci, <strong>che</strong> correvano a piedi<br />

nudi, forse nella speranza di sfuggire ad un triste destino.<br />

Lui si trovava invece in una grande ed accogliente stanza,dalle pareti rivestite con<br />

arte da legno pregiato,col pavimento quasi interamente ricoperto da preziosi<br />

tappeti,arredata da austeri mobili antichi,dal soffitto con i cassettoni decorati da<br />

artisti<strong>che</strong> pitture.<br />

13


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Un’infinità di ordinati libri, posti in una superba scaffalatura, <strong>che</strong> occupava<br />

un’intera parete, contribuiva a creare un’atmosfera non solo di rara agiatezza, <strong>ma</strong><br />

pure della padronanza di idee,della cultura, del sapere.<br />

Si rendeva pertanto conto,Matteo,perché nella sua villa la timidezza si attenuava,<br />

quasi spariva.<br />

L’esser poi riuscito,quella <strong>ma</strong>ttina, ad accendere un confidenziale rapporto con<br />

Livia ed a legarla a sé con l’impegno di aiutarla a superare un critico periodo della<br />

sua vita,lo rendeva ancora più sicuro e determinato nello stesso tempo.<br />

Non solo avrebbe potuto aiutarla---pensava in quel momento --- <strong>ma</strong> proprio<br />

legarsela a sé e chissà forse per un lungo periodo.<br />

Aveva infatti intuito <strong>che</strong> Livia,risolto il proble<strong>ma</strong> del pagamento delle tasse<br />

universitarie ed an<strong>che</strong> conseguita la laurea, si sarebbe trovata ancora in una<br />

situazione precaria. Almeno fino a quando si fosse immessa in una attività<br />

lavorativa <strong>che</strong> le procurasse un reddito,an<strong>che</strong> modesto.<br />

Il padre,gli era sembrato di capire,era un operaio in cassa integrazione e con la crisi<br />

in atto e con un futuro men <strong>che</strong> <strong>ma</strong>i roseo per chi vive di solo lavoro, non avrebbe<br />

certo potuto aiutarla ad inserirsi nella società,nemmeno dignitosamente o peggio<br />

ancora, nemmeno con un’attività di solo ripiego.<br />

Ed allora si apriva per lui la prospettiva, <strong>che</strong> lo attraeva particolarmente, di stare<br />

vicino a Livia per aiutarla in ogni modo, facendo leva su tutte le risorse <strong>che</strong> poteva<br />

metterle a disposizione.<br />

Era un dovere di solidarietà.<br />

Lo era certamente --- cominciò ad ammetterlo, mentre era intento a riflettere nello<br />

studio del padre -- perché aveva appreso <strong>che</strong> la compagna lottava con una vita di<br />

ristrettezze,abissalmente diversa dalla sua,in un mondo dorato e poi perché,<br />

implicitamente, l’aveva autorizzato a darle il necessario sostegno.<br />

Ma ora, cominciava a sentire, <strong>che</strong> oltre alla solidarietà stava in lui prendendo corpo<br />

una nuova sensazione : quella di essersi innamorato di Livia. E l’amore era proprio<br />

quell’indefinita inquietudine <strong>che</strong> covava in lui da tempo e <strong>che</strong> gli avrebbe schiuso<br />

una nuova vita, con tutte le gioie ed i tormenti <strong>che</strong> gli avrebbe poi dato.<br />

Le riflessioni erano giunte ad incalzare sempre di più Matteo.<br />

Non era infatti ancora <strong>ma</strong>turo a quelle scelte <strong>che</strong> gli avrebbero orientato la vita in<br />

armonia ai sentimenti ancora reconditi nel suo spirito.<br />

Gli stava apparendo una nuova visione ideale <strong>che</strong> però,intuiva, gli avrebbe<br />

rivoluzionato gradualmente il suo approccio ai problemi più importanti dell’<br />

esistenza. Volta per volta, in base agli eventi <strong>che</strong> si sarebbe trovato davanti.<br />

Le riflessioni di quella <strong>ma</strong>ttina, in cui l’inserirsi nella sua vita di Livia,di una<br />

compagna con la quale, lo sentiva,avrebbe avuto un lungo e profondo legame, lo<br />

assorbivano talmente, da fargli perdere la nozione del tempo.<br />

Solo il rumore di un’auto <strong>che</strong> si avvicinava,lo riportò alla realtà.<br />

“Ecco mia <strong>ma</strong>dre <strong>che</strong> torna --pensò”.<br />

Si accostò alla finestra e ne ebbe confer<strong>ma</strong>: l’autista,in divisa, aprì con deferenza la<br />

portiera posteriore e l’elegante signora,scesa dall’auto, raggiunse la porta della<br />

villa.<br />

Matteo si alzò dalla poltrona e corse incontro alla <strong>ma</strong>dre:<br />

“Ti aspettavo,<strong>ma</strong>m<strong>ma</strong>. Sono tornato pri<strong>ma</strong> del solito,questa <strong>ma</strong>ttina”.<br />

14


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

“Bene Matteo .Ora dovrai aspettare un poco perché oggi si pranzerà più tardi : tuo<br />

padre ha avuto la solita importante riunione.<br />

Dai un’occhiata an<strong>che</strong> tu al giardino quando sei in casa : c’<strong>è</strong> un disordine <strong>che</strong> non<br />

mi va.<br />

Beh! Ora andiamocene un poco in salotto a fare due chiacchiere . E’ un bel po’ <strong>che</strong><br />

non parliamo. Troppe visite ho avuto in questi tempi. In casa e fuori. Bisogna <strong>che</strong> le<br />

riduca.<br />

Devo assolutamente controllare come vanno le cose. L’ordine,la pulizia e tante<br />

altre. Due soli camerieri,an<strong>che</strong> se c’<strong>è</strong> la cuoca e l’autista,credo <strong>che</strong> non bastino”.<br />

La signora si portò poi addietro Matteo in salotto e subito gli fece osservare :<br />

“Guardati un po’ attorno : ti accorgi della confusione <strong>che</strong> regna in questo posto?<br />

Quadri storti, <strong>che</strong> fanno girare la vista,argenteria siste<strong>ma</strong>ta sui mobili in qual<strong>che</strong><br />

<strong>ma</strong>niera, giornali di ieri ancora qui sopra. Guarda poi i tappeti: non ce n’<strong>è</strong> uno <strong>che</strong><br />

non abbia la gobba. Si arrischia persino di inciamparvi dentro”.<br />

Matteo sentiva appena quello <strong>che</strong> diceva la <strong>ma</strong>dre <strong>ma</strong>, osservandola bene e per quel<br />

tono acido ed imperioso della sua voce <strong>che</strong> lo infastidiva, non poté però non fare<br />

alcune considerazioni nel suo intimo :<br />

“ La <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> e Livia sono due esseri mortali, due donne nate e <strong>che</strong> vivono nella<br />

stessa città, <strong>ma</strong> così diverse tra loro! Tanto diverse <strong>che</strong> se lo constatasse qualcuno<br />

<strong>che</strong> viene da lontano,da un altro paese,non dico dall’altro mondo, stenterebbe a<br />

credere ai propri occhi.<br />

La <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> ha cinquant’anni. Livia poco più di venti. L’una non ammette di<br />

invecchiare ed <strong>è</strong> vero : le rughe del volto non si vedono quasi,la carne, forse per le<br />

creme ed i <strong>ma</strong>ssaggi, non <strong>è</strong> flaccida, gli occhi brillano vivacemente come se fossero<br />

quelli di una ventenne, <strong>ma</strong> non per merito loro ,per tutto quello <strong>che</strong> spende dalla<br />

profumiera; <strong>è</strong> snella e si tiene su grazie ai suoi busti.<br />

Altro miracolo lo fa poi il suo modo di vestire, le tinte e il modello dell’abito <strong>che</strong> la<br />

ringiovaniscono, il profumo di eterna giovinezza <strong>che</strong> diffonde dappertutto.<br />

L’altra <strong>è</strong> la semplicità in persona : la sua bellezza parte forse dal sentimento ed <strong>è</strong><br />

per questo forse, <strong>che</strong> la si nota subito,ti attrae,ti rasserena. E’ spontanea. Ti<br />

interessa poco se l’abbigliamento non vale molto,non hai nemmeno bisogno di<br />

guardarlo: ti basta osservare il suo volto,i suoi occhi,la sincerità della sua dolce<br />

espressione,il suo sorriso non artefatto e basta.<br />

Temo poi <strong>che</strong> se avessi davanti la casa dove abita, stenterei a credere <strong>che</strong> nello<br />

stesso mondo esistano differenze così abissali. Una vive in una specie di<br />

reggia,l’altra,mi sembra di vederlo : in una casetta certamente pulita, <strong>ma</strong> semplice :<br />

il minimo indispensabile per vivere,per ripararsi.<br />

Avrebbe persistito nella sua nuova riflessione,Matteo,<strong>ma</strong> pensò la <strong>ma</strong>dre a<br />

rimetterlo in riga:<br />

“Matteo! Mi ascolti? Mi sembri un poco distratto .Che pensieri ti vengono in testa?<br />

Cosa ti <strong>è</strong> capitato questa <strong>ma</strong>ttina?”.<br />

Ecco –pensò Matteo – mia <strong>ma</strong>dre vuole co<strong>ma</strong>ndare an<strong>che</strong> sulla mia ani<strong>ma</strong>. Non le<br />

basta essere padrona di tante ric<strong>che</strong>zze, vuole impadronirsi an<strong>che</strong> di quello <strong>che</strong><br />

appartiene solo al prossimo, solo a me. I miei pensieri li faccio conoscere a chi<br />

voglio—così concluse, nel rispondere alla do<strong>ma</strong>nda:<br />

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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

“ Mam<strong>ma</strong>,quello <strong>che</strong> si pensa non sempre risulta così chiaro,preciso,ordinato da<br />

poter venir fuori dalla nostra mente. Cosa vuoi <strong>che</strong> pensi? A tante cose,allo studio,<br />

all’ Università,ai compagni,a quelli <strong>che</strong> ho visto questa <strong>ma</strong>ttina”.<br />

“Compagni? Non sarà forse una compagna, con chi hai parlato questa <strong>ma</strong>ttina?”.<br />

Incredibile!---pensò Matteo—mia <strong>ma</strong>dre ha proprio una bella tempra,come dice<br />

mio padre : con il suo abituale sospettare di tutto, riesce quasi sempre ad avvicinarsi<br />

alla realtà. Questa volta bisogna risponderle a tono.<br />

“Nel mio corso vi sono più ragazze <strong>che</strong> ragazzi. Quando mi fermo a parlare con<br />

qualcuno,pertanto,vi sono più probabilità <strong>che</strong> lo faccia con una compagna. E allora?<br />

Non ricordo bene : questa <strong>ma</strong>ttina ho parlato un po’ con tanti compagni,tra cui le<br />

ragazze non erano po<strong>che</strong>”.<br />

Si pentì subito di avere dato questa risposta. Sua <strong>ma</strong>dre, ben la conosceva, intuiva<br />

sempre tutto,an<strong>che</strong> quello <strong>che</strong> si voleva tener per sé. E infatti si sentì dire:<br />

“Ho capito,Matteo. La compagna dev’esser stata carina. Mi meraviglia però <strong>che</strong> tu<br />

sia tornato a casa pri<strong>ma</strong> del solito. Non l’hai accompagnata perché non ti ha dato<br />

retta?”.<br />

“Senti,<strong>ma</strong>m<strong>ma</strong>! La tua fantasia non ha limiti! Non la potresti usare per qualcosa<br />

d’altro? Non ti viene in mente <strong>che</strong> io possa pensare ai miei studi,alla mia<br />

preparazione,al mio futuro?”.<br />

La risposta di Matteo era stata piuttosto secca e la <strong>ma</strong>dre cercò di rimediare:<br />

“Certo,può essere così Matteo. Sarà proprio così. Ma ora fammi un poco<br />

attenzione : il disordine <strong>che</strong> vi <strong>è</strong> in questa stanza, lo trovi an<strong>che</strong> nelle altre : nelle<br />

camere, nello studio,in sala da pranzo,in guardaroba, nella saletta da gioco dove al<br />

bridge viene sempre un sacco di mie ami<strong>che</strong> e in tutte le altre.<br />

Bisogna quindi trovare una soluzione.<br />

La nuova cameriera non ce la fa da sola, il cameriere oltre a curar la tavola <strong>è</strong><br />

occupato col giardino e quindi, an<strong>che</strong> se la stiratrice viene tutti i giorni,occorre<br />

trovare un’altra cameriera,<strong>che</strong> non sia grezza però, come ce ne sono in giro. Ecco il<br />

mio proble<strong>ma</strong>,<strong>che</strong> <strong>è</strong> an<strong>che</strong> il tuo e di tuo padre”.<br />

Matteo non sapeva cosa rispondere an<strong>che</strong> perché gli era subito venuta in mente la<br />

situazione di Livia.<br />

Il suo pensiero venne però interrotto dal rumore di un’auto <strong>che</strong> stata percorrendo il<br />

giardino e stava avvicinandosi alla casa.<br />

La <strong>ma</strong>dre, <strong>che</strong> l’aveva preceduto nell’avvicinarsi alla finestra per guardar fuori, gli<br />

disse :<br />

“ Vai a metterti un po’ in ordine <strong>che</strong> <strong>è</strong> arrivato tuo padre : quest’oggi,non ti sei visto<br />

allo specchio? Sei spettinato, hai la forfora sul collo,la cravatta <strong>è</strong> tutta storta, non sai<br />

nemmeno di pulito. Corri!”.<br />

Matteo aveva fatto a tempo a vedere <strong>che</strong> una lussuosa auto, probabilmente della<br />

società in cui il padre aveva fatto recentemente un importante investimento, si era<br />

fer<strong>ma</strong>ta e<br />

<strong>che</strong> l’autista,inchinandosi, apriva la portiera… Non altro perché la <strong>ma</strong>dre l’aveva<br />

preso per un braccio per fargli premura di salire in camera a mettersi a posto.<br />

La signora conosceva bene la severità del <strong>ma</strong>rito e voleva dimostrarsi di essere, in<br />

ogni occasione, all’altezza del suo rango.<br />

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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Aveva sposato un uomo <strong>che</strong> le aveva aperto le porte dell’alta società di cui lei<br />

voleva rendersi degna di esservi fatta entrare.<br />

Non proveniva certamente dalla classe media,lei : suo padre era un famoso<br />

antiquario e la sua ric<strong>che</strong>zza,già consistente quando aveva iniziato diversi decenni<br />

pri<strong>ma</strong> l’attività, era notevolmente aumentata. In città,più di uno dei più signorili<br />

palazzi,erano di sua proprietà. Pure il più importante teatro,era suo.<br />

Ma l’uomo <strong>che</strong> aveva sposato era della classe al vertice, quella <strong>che</strong> aveva in <strong>ma</strong>no il<br />

potere,praticamente e <strong>che</strong> in lui vantava un autorevole rappresentante.<br />

L’attività del padre, e la sua imponente e ricca esposizione avevano come abituali<br />

clienti i residui e vecchi nobili e quella categoria di danarosi <strong>che</strong> volevano apparir<br />

tali.<br />

Considerato <strong>che</strong> certe perle d’antiquariato, per la loro rarità, avevano quotazioni<br />

alle stelle, l’entità degli introiti e del reddito di un’attività del genere non potevano<br />

<strong>che</strong> essere alquanto ingenti.<br />

La <strong>ma</strong>dre di Matteo si era affiancata a suo padre per alcuni anni, introducendosi<br />

così,per ragioni di lavoro,nell’aristocrazia cittadina.<br />

Non le <strong>ma</strong>ncava pertanto un certo stile e quella attitudine ad esigere sempre il<br />

meglio, persino la perfezione, soventemente, in tutto ciò <strong>che</strong> aveva attorno, an<strong>che</strong><br />

nelle persone.<br />

Era così venuta ad integrare le caratteristi<strong>che</strong>,le doti del <strong>ma</strong>rito.<br />

L’uomo era un calcolatore perfetto di ogni situazione e di una severità confinante<br />

quasi con la crudeltà.<br />

Dosava o meglio dominava l’appagamento di ogni necessità ed an<strong>che</strong> qualsiasi<br />

desiderio : tutto si poteva fare solo se realisticamente possibile e se una tal cosa od<br />

affare si doveva fare perché utile,conveniente, non vi erano scuse per cui si<br />

rinunciasse o se ne ritardasse la realizzazione.<br />

Non disponeva però di quel tocco di signorilità ed an<strong>che</strong> di nobiltà <strong>che</strong> la moglie<br />

aveva assorbito con il suo frequentare per diversi anni l’aristocrazia cittadina,<br />

cliente dell’antiquariato del padre.<br />

E l’uomo perciò,per la sua acuta sensibilità aveva compreso <strong>che</strong> sarebbe stato molto<br />

utile unire al suo crudo realismo e all’ inflessibilità nella realizzazione di quello<br />

<strong>che</strong> decideva, quell’apparenza di nobiltà presente nel comportamento della moglie.<br />

Era solito,quindi,contenere sempre la propria indole imperiosa e riusciva ad<br />

addolcire, con un certo tono comprensivo e delicato, i suoi rapporti con la società<br />

ed an<strong>che</strong> con i famigliari.<br />

Matteo,rassettatosi un poco i capelli,senza attendere <strong>che</strong> suonasse il<br />

campanello,andò ad aprire la porta al padre.<br />

Lo salutò compunto e rispettoso come gli era imposto, mentre la cameriera aiutava<br />

il padrone a togliersi il cappotto.<br />

“Sei puntuale oggi, Uberto. Fra poco sarà pronto. Potrai riposare un poco dopo<br />

pranzo. Io uscirò presto : l’Associazione mi ha pregato di controllare certi lavori”.<br />

Così lo accolse la moglie, <strong>che</strong>, come al solito, osservava attentamente il <strong>ma</strong>rito per<br />

capire di <strong>che</strong> umore era.<br />

L’uomo si limitò a fare un cenno col capo,sussurrando appena “ Bene,bene,Lea”.<br />

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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Una breve pausa in salotto,in attesa <strong>che</strong> il pranzo venisse servito : il signor Uberto<br />

diede una rapida scorsa ai giornali mentre Matteo e sua <strong>ma</strong>dre erano andati a lavarsi<br />

le <strong>ma</strong>ni.<br />

“Uberto!E’ pronto!”. Lo avvertì poco dopo la signora Lea.<br />

L’uomo andò pure lui a lavarsi le <strong>ma</strong>ni e poi tutti e tre si sedettero nella sala da<br />

pranzo.<br />

indice<br />

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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Primi contrasti col padre<br />

La stanza non era grande, come lo erano lo studio ed il salotto, <strong>ma</strong> aveva le<br />

caratteristi<strong>che</strong> di quelle in uso alla nobiltà.<br />

Mobilia strettamente indispensabile : solo un importante, <strong>ma</strong>ssiccio e lungo tavolo<br />

<strong>che</strong> ospitava dodici eleganti sedie ed un’austera angoliera in cui erano riposti dei<br />

bicchieri e delle stoviglie.<br />

Il necessario per preparare la tavola era contenuto in un grande ar<strong>ma</strong>dio a muro reso<br />

imponente da due grandi ed artisti<strong>che</strong> ante in legno.<br />

Ad una parete un grande dipinto del seicento raffigurante una natura morta<br />

composta da un’abbondante selvaggina e da caraffe colme di vino, <strong>che</strong> sembravano<br />

voler ingolosire i commensali.<br />

Le pareti erano decorate da stucchi di raro pregio ed l soffitto pur’esso da stucchi e<br />

da dipinti di tenue colore.<br />

Un sontuoso lampadario di cristallo con numerose braccia, provvedeva<br />

all’illuminazione del locale.<br />

Il cameriere,pantaloni neri e giacca bianca di pram<strong>ma</strong>tica, entrò nella sala<br />

spingendo un carrello, d’acciaio e cristallo, da cui prelevò,due alla volta,i piatti<br />

fondi contenti un densa cre<strong>ma</strong> di verdure, in parte ricoperta da crostini di pane e<br />

servì la signora Lea poi suo <strong>ma</strong>rito ed infine, il figlio Matteo.<br />

La caraffa dell’acqua e la bottiglia di cristallo contenente il vino erano già in tavola.<br />

Il cameriere,versato ad ognuno dei commensali o l’acqua o il vino richiesti, tornò in<br />

cucina ed i tre cominciarono allora a pranzare.<br />

Il signor Uberto,con il suo fiuto molto sensibile,aveva intuito, dal primo sguardo<br />

rivolto al figlio, <strong>che</strong> quel giorno era successo qualcosa di nuovo e <strong>che</strong> avrebbe<br />

dovuto essere chiarito al più presto.<br />

Non ammetteva,infatti, di essere tenuto allo scuro, an<strong>che</strong> di un evento di scarsa<br />

importanza, <strong>che</strong> interessasse la famiglia.<br />

Moglie e figlio, pensava, oltre <strong>che</strong> congiunti erano dei veri e propri beneficati in<br />

ogni senso.<br />

Aveva dato loro una residenza prestigiosa,quasi principesca, la possibilità di<br />

trascorrere una vita confortata da ogni possibile agio, al <strong>ma</strong>ssimo protetta da<br />

qualsiasi estranea dannosa interferenza proveniente dall’esterno. Per merito suo,poi,<br />

potevano godere di particolari sti<strong>ma</strong> e considerazione in seno alla classe <strong>che</strong><br />

contava e di cui lui era uno degli esponenti più considerati,più potenti.<br />

Gustata la cre<strong>ma</strong>, ri<strong>ma</strong>se in silenzio alcuni minuti,limitandosi a lanciare delle<br />

occhiate indagatrici sul figlio,probabilmente per sottolinear l’importanza di quello<br />

<strong>che</strong> avrebbe poi detto.<br />

Matteo comprese subito <strong>che</strong>, come succedeva di solito, il padre l’avrebbe costretto a<br />

confessare ciò <strong>che</strong> riteneva lo turbasse.<br />

Il giovane non si sentiva invece per nulla turbato. Si sentiva solo meno abulico e<br />

passivo del solito : l’aver dominato e forse vinta per sempre la sua timidezza,<br />

riuscendo in pochi minuti ad inserirsi nella vita di una compagna, verso cui si era<br />

sentito da tempo attratto, aveva provocato un brusco e salutare cambiamento nel<br />

suo stato d’animo.<br />

19


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Alla intuibile intenzione del padre, di sottoporlo ad un trattamento psicologico<br />

sgradito,come se lui fosse un minorato psichico, reagì con una considerazione di un<br />

certo vigore,<strong>che</strong> fece nel proprio intimo:<br />

“Singolare, quasi pietosa la mia posizione in famiglia : sia la <strong>ma</strong>dre <strong>che</strong> il padre<br />

vogliono impadronirsi persino dei miei pensieri ed il padre,addirittura, pretende <strong>che</strong><br />

io cancelli i miei per far posto ai suoi,nel mio spirito. Debbo assoggettarmi ancora a<br />

questi arbitri? Mi spiace,proprio no, e cominciando da questo momento. Costi quel<br />

<strong>che</strong> costi”.<br />

An<strong>che</strong> la <strong>ma</strong>dre era un poco tesa.<br />

Sapeva <strong>che</strong> quando erano a tavola la pri<strong>ma</strong> parola spettava al <strong>ma</strong>rito <strong>che</strong><br />

difficilmente tardava a farsi sentire avendo sempre qualcosa da comunicare o da<br />

rilevare.<br />

Ma quel silenzio <strong>che</strong> perdurava,non prometteva nulla di buono.<br />

Uberto –pensava –aveva evidentemente notato,come era capitato a lei, <strong>che</strong> il Matteo<br />

di quel giorno era diverso dal solito.<br />

La diversità poi non era tanto nell’umore quanto nell’atteggiamento : il ragazzo<br />

aveva di solito un atteggiamento remissivo,deferente,lieto dell’arrivo della <strong>ma</strong>dre o<br />

del padre da cui si attendeva un incoraggiamento, una parola <strong>che</strong> lo confortasse e<br />

gli desse quel piccolo aiuto quotidiano, di cui aveva bisogno per superare<br />

gradualmente la sua cronica timidezza.<br />

Quel giorno,invece,l’accoglienza di Matteo era stata diversa. Aveva salutato il<br />

padre come lo avrebbe fatto chiunque: con voce franca e parole chiare e precise,<br />

come se fosse sicuro del fatto suo e <strong>che</strong> l’arrivo del padre non gli avrebbe<br />

mini<strong>ma</strong>mente provocato quella soggezione di cui solitamente era un poco succube.<br />

Ed an<strong>che</strong> in Matteo,davanti a quel silenzio <strong>che</strong> perdurava, le considerazioni non<br />

furono po<strong>che</strong>.<br />

La sua timidezza,ed i genitori lo sapevano, aveva un <strong>che</strong> di patologico ed originata<br />

da un senso di frustrazione e di inferiorità <strong>che</strong> si era <strong>ma</strong>nifestata sin dalla tenera età.<br />

I genitori non avevano però capito di essere loro stessi la causa di quella sorta di<br />

psicastenia del figlio : an<strong>che</strong> il medico curante aveva adombrato questa ipotesi. Ma<br />

non era certo facile convincere due persone autoritarie e dalle idee al <strong>ma</strong>ssimo<br />

radicate,come i suoi, di dargli più libertà e di permettergli di decidere an<strong>che</strong> nei<br />

piccoli problemi secondo le sue preferenze, il suo punto di vista.<br />

Sin da bambino, era stato invece costretto a parlare,<strong>ma</strong>ngiare,giocare non nei modi<br />

in cui avrebbe desiderato, voluto, <strong>ma</strong> secondo idee grette, an<strong>che</strong> se <strong>ma</strong>nifestate con<br />

una vernice di amorevole generosità.<br />

An<strong>che</strong> nello scegliere, coltivare una passione artistica od uno sport, non poté quasi<br />

<strong>ma</strong>i dir la sua : i genitori decidevano al posto suo e con una tale severità <strong>che</strong> lui<br />

doveva solo adattarsi al loro volere.<br />

Nello scegliere l’indirizzo degli studi,non aveva nemmeno espresso le sue<br />

preferenze : decise il padre e lui si trovò come un passero spaurito in<br />

quell’Università in cui si trovava circondato da tanti giovani, <strong>ma</strong> an<strong>che</strong> da tante<br />

ragazze.<br />

Col <strong>ma</strong>turare nell’età, all’ultimo anno della Facoltà, cominciò a sentire, nel suo<br />

intimo, la necessità di far emergere dal suo spirito delle idee,delle sensazioni,<br />

ancora confuse perché a lungo represse, <strong>ma</strong> <strong>che</strong> gli si facevano sentire<br />

20


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

prepotentemente, rendendolo irrequieto e nel medesimo tempo deciso a renderle<br />

libere.<br />

Il padre, solito a intuire prontamente an<strong>che</strong> le più artatamente celate intenzioni dei<br />

più abili uomini d’affari, evidentemente aveva avuto la percezione <strong>che</strong> in lui<br />

qualcosa di serio,attinente ai casi della vita, stava cambiando.<br />

Le prime parole infatti <strong>che</strong> disse, rotto il silenzio, lo confer<strong>ma</strong>rono :<br />

“Matteo – disse, parlando con cal<strong>ma</strong> e con accento un poco mellifluo,continuando<br />

a sorseggiare la cre<strong>ma</strong>, forse per dimostrare <strong>che</strong> sapeva bene quello <strong>che</strong> diceva<br />

---mi sembra <strong>che</strong> le tue cose siano andate bene questa <strong>ma</strong>ttina all’Università. Mi<br />

sembri confortato da qual<strong>che</strong> cosa <strong>che</strong> ti ha fatto nascere dei gradevoli pensieri.<br />

Hai superato delle difficoltà <strong>che</strong> ti preoccupavano? Ti hanno detto <strong>che</strong> dimostri di<br />

trarre beneficio dalla tua regolare frequenza?<br />

O hai forse fatto la conoscenza di qualcuno <strong>che</strong> ti può aiutare nella preparazione<br />

agli esami? Un compagno o una compagna?”.<br />

Matteo arrossì un poco,<strong>ma</strong> fortunatamente nessuno se ne accorse.<br />

Mio padre –si disse--- possiede evidentemente una bussola <strong>ma</strong>gica <strong>che</strong> in qualsiasi<br />

occasione lo tiene vicino alla realtà. Ha addirittura fatto l’ipotesi <strong>che</strong> qualcuno mi<br />

abbia infuso coraggio : una compagna,ha persino ipotizzato.<br />

Ci sarebbe forse da attendersi <strong>che</strong> faccia addirittura il nome di Livia.<br />

Non si intimorì però mini<strong>ma</strong>mente dei sospetti del padre e rispose deciso:<br />

“Sì,papà. Mi sento meglio del solito oggi.<br />

Sarai contento,vero?”.<br />

Il padre accusò il colpo : si sarebbe aspettato <strong>che</strong> il figlio o si fosse imbarazzato ed<br />

avesse cercato di far passar per buona una novità qualsiasi,an<strong>che</strong> inventata, quale<br />

causa della sua soddisfazione od addirittura gli avesse detto la verità cui era certo di<br />

essere andato vicino.<br />

Invece no : la risposta datagli gli faceva constatare una certa presenza di spirito di<br />

Matteo.<br />

“Certo <strong>che</strong> sono lieto di trovarti più sollevato del solito – disse ---<strong>ma</strong> se conoscessi<br />

la causa della felicità, <strong>che</strong> ti si legge in faccia quest’oggi, cer<strong>che</strong>rei di aiutarti ad<br />

esserlo sempre,così contento”.<br />

A questo punto la <strong>ma</strong>dre, <strong>che</strong> an<strong>che</strong> lei sperava di sapere perché il figlio quella<br />

<strong>ma</strong>ttina era apparso diverso, come aveva notato subito, pose la propria <strong>ma</strong>no su<br />

quella di Matteo, con l’evidente proposito di spingerlo ad esprimersi chiaramente.<br />

Ma il giovane non era più plagiabile come un tempo o, meglio, come lo era stato<br />

fino a quella <strong>ma</strong>ttina.<br />

Fino al momento in cui aveva avuto il coraggio di inseguire Livia, di fer<strong>ma</strong>rla,di<br />

farsi conoscere e di obbligarla persino ad accettare l’aiuto <strong>che</strong> le offriva e di cui lei<br />

aveva bisogno.<br />

Matteo comprese,dalla piega <strong>che</strong> prendevano le cose, <strong>che</strong> la sua risposta avrebbe<br />

dovuto senz’altro rompere quel muro di incomunicabilità <strong>che</strong> vi era col padre,<strong>ma</strong><br />

nello stesso tempo aprirgli la porta alla possibilità di mettere sul tappeto<br />

l’argomento <strong>che</strong> gli stava a cuore.<br />

Rifletté un poco e poi così si espresse:<br />

“Papà sono commosso per la tua promessa di aiutarmi quando verrai a sapere cosa<br />

mi <strong>è</strong> successo, questa <strong>ma</strong>ttina, da rendermi tanto felice come ti <strong>è</strong> sembrato.<br />

21


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Nulla di speciale,credimi : scambio di confidenze e di speranze con i compagni, sia<br />

con quelli spensierati <strong>che</strong> con quelli pieni di problemi da risolvere.<br />

Quel parlare mi ha tanto interessato e per la pri<strong>ma</strong> volta ho partecipato alle<br />

discussioni <strong>che</strong> ne sono seguite.<br />

Forse <strong>è</strong> per questo <strong>che</strong> mi sento di aver acquistato un poco di quella forza, <strong>che</strong> di<br />

solito mi <strong>ma</strong>ncava.<br />

E conto di farmela aumentare quella forza,buttandomi ancora in mezzo ai colleghi,<br />

alle compagne e,se necessario,prendere le difese dei meno fortunati”.<br />

Lo sguardo <strong>che</strong> si dettero i genitori del giovane, a sentire quelle parole, fu piuttosto<br />

eloquente : ambedue pensavano di aver intuito cos’era successo al figlio per<br />

togliergli via una buona parte della timidezza <strong>che</strong> aveva sempre avuto.<br />

Al padre non era sfuggito quell’accenno a compagni sfortunati ed alla <strong>ma</strong>dre la<br />

parola compagne, quasi sottolineata nelle parole di Matteo, le aveva confer<strong>ma</strong>to il<br />

sospetto,ora divenuta convinzione,<strong>che</strong> vi fosse di mezzo una ragazza <strong>che</strong> aveva<br />

fatto colpo sul ragazzo.<br />

Ma la signora Lea continuò ad osservare il suo silenzio,mentre il <strong>ma</strong>rito,il signor<br />

Uberto, prevedendo <strong>che</strong> il figlio sarebbe tornato in argomento chiedendogli<br />

probabilmente,pensava, un appoggio a favore di qual<strong>che</strong> compagno,tagliò corto e si<br />

limitò a dire,pri<strong>ma</strong> di rivolgersi alla moglie per esaminare le solite questioni :<br />

“Bene Matteo! Mi fa piacere <strong>che</strong> tu partecipi a delle discussioni. Ti gioverà la<br />

dialettica.<br />

Ne riparleremo,però,dei tuoi rapporti con i compagni di Università”.<br />

Matteo ri<strong>ma</strong>se soddisfatto delle conclusioni del padre e <strong>che</strong> le sue parole,per la<br />

pri<strong>ma</strong> volta e grazie alla forza sfoderata,non avessero fatto la solita fine e cio<strong>è</strong> di<br />

non essere nemmeno ascoltate,mentre in quel pranzo avevano avuto un certo<br />

effetto, obbligando il genitore a considerarle ed addirittura a riservarsi di parlare<br />

ancora,in seguito,di quello <strong>che</strong> gli era stato detto.<br />

Il pranzo continuò e terminò come di solito,<strong>ma</strong> l’iniziale tensione, <strong>che</strong> il breve<br />

scambio di parole tra padre e figlio aveva provocato, al momento si attenuò.<br />

In seguito si fece ancora sentire, fino ad esplodere dram<strong>ma</strong>ticamente per poi<br />

spegnersi del tutto, per la sua innaturale ragion d’essere.<br />

Matteo rivide Livia tutti i giorni di frequenza delle lezioni.<br />

E negli stessi giorni ,nei colloqui col padre,si limitò a confer<strong>ma</strong>re <strong>che</strong> or<strong>ma</strong>i aveva<br />

preso confidenza con i compagni e le compagne e <strong>che</strong> partecipava con sempre<br />

<strong>ma</strong>ggior impegno ai dibattiti all’ordine del giorno.<br />

Il padre gli dette l’impressione di essere ancora del tutto interessato<br />

all’approfondire i problemi e le cause di quel suo cambiamento, subito avvertito e<br />

<strong>che</strong> lo aveva preoccupato.<br />

Ma quell’uomo non aveva fretta : riteneva opportuno ritornare in argomento solo<br />

quando il cambiamento del figlio si fosse stabilizzato e si rendesse necessaria, per<br />

metterlo sul giusto binario, un sua chiara ed energica messa a punto della<br />

situazione.<br />

Matteo invece,da parte sua, si stava inserendo sempre più sensibilmente, in un<br />

modo di vivere, di esistere, <strong>che</strong> lo attirava sempre di più.<br />

I timori,i dubbi,le titubanze, <strong>che</strong> gli avevano fino a poco tempo pri<strong>ma</strong> bloccato la<br />

capacità di conoscere e scoprire nuove idee <strong>che</strong> gli facessero sentire la voglia di<br />

22


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

vivere, strappandolo da una specie di letargo spirituale in cui aveva sempre<br />

dormicchiato, grazie alla mortificante educazione subita,stavano cadendo l’uno<br />

dopo l’altro.<br />

Era diventato pure alquanto spigliato.<br />

Aveva rassicurato Livia <strong>che</strong> i genitori non avrebbero tardato a sottoporgli delle<br />

possibilità di lavoro <strong>che</strong> potevano fare al caso suo ed aveva cercato in ogni modo di<br />

infonderle ottimismo,serenità e fiducia nelle proprie forze.<br />

La sua presenza di spirito, la vivacità <strong>che</strong> dimostrava nell’interessarsi di lei, erano<br />

state un vero balsamo per quella ragazza.<br />

Il sorriso era cominciato a riapparire sulla sua bocca. Un poco di felicità l’aveva<br />

persino resa tollerante di una certa audacia <strong>che</strong> Matteo dimostrava continuamente<br />

nel tentativo di rendere sempre più inti<strong>ma</strong> l’amicizia.<br />

Matteo non desisteva. Non aveva più dubbi : si sentiva innamorato di Livia. E ne<br />

era profondamente felice perché quel sentimento non l’aveva <strong>ma</strong>i provato e quindi<br />

non avrebbe potuto essere più intenso.<br />

La giovane se ne era accorta sin dai primi giorni della nuova amicizia e se ne era un<br />

poco turbata.<br />

Non avrebbe voluto <strong>che</strong> l’avventura sentimentale la distraesse dagli studi . Le<br />

<strong>ma</strong>ncava un anno alla laurea e la voleva conseguire a tutti i costi, per rendersi più<br />

facile l’inserimento nel mondo del lavoro e per aiutare il padre.<br />

Temeva poi <strong>che</strong> Matteo, raggiunto lo scopo di averla conquistata, non <strong>ma</strong>ntenesse<br />

più l’impegno di procurarle, tramite i genitori,un qualsiasi lavoro <strong>che</strong> le permettesse<br />

di pagare le tasse dell’Università.<br />

Confessava però a sé stessa il desiderio di corrispondere a quel dolce sentimento,<br />

<strong>che</strong> l’amicizia di Matteo aveva fatto nascere in lei. Ma non di più.<br />

Matteo la invitava ad andare con lui a vedere qual<strong>che</strong> buon film o a teatro per<br />

assistere a qual<strong>che</strong> opera di pregio, <strong>ma</strong> lei non aderiva : il tempo libero lo dedicava<br />

allo studio.<br />

In definitiva obbligò il compagno a <strong>ma</strong>ntenere il rapporto nei limiti della sincera<br />

amicizia, facendo di tutto perché non sfociasse in quel genere di superficiale<br />

passione cui si concedevano tante sue compagne, per soddisfare certi effimeri<br />

piaceri a quel tempo sollecitati dal modo di pensare dell’epoca.<br />

Matteo si adeguò senza difficoltà a quella castigata morale.<br />

Già gli sembrava un’insperata fortuna quella di essersi liberato da quel groviglio di<br />

freni inibitori <strong>che</strong> lo avevano reso incapace fino a poco tempo pri<strong>ma</strong> di esternare i<br />

propri sentimenti,i propri umori,certe sensazioni <strong>che</strong> avrebbero potuto renderlo oltre<br />

<strong>che</strong> nor<strong>ma</strong>le,an<strong>che</strong> affascinante.<br />

Era infatti di aspetto veramente piacente,per il volto <strong>che</strong> esprimeva<br />

armonia,ro<strong>ma</strong>nticismo.<br />

Comprese quindi subito, dal comportamento di Livia, <strong>che</strong> il suo amore doveva<br />

ri<strong>ma</strong>ner tale e non divenir passione.<br />

Del resto non era stato forse il buon istinto della solidarietà <strong>che</strong> gli aveva aperto la<br />

porta alla conquista della compagna? E non era stato forse il piacere di essere stato<br />

solidale, <strong>che</strong> l’aveva portato a infondergli un altro dolce sentimento : quello di un<br />

amore, un amore senza aggettivi,un vero amore? E lo comprese.<br />

23


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Comprese pure <strong>che</strong> era necessario <strong>che</strong> iniziasse ad adoperarsi per indurre i genitori<br />

ad aiutarlo,a trovare a Livia un lavoro, <strong>che</strong> le permettesse di continuare gli studi.<br />

Era conscio <strong>che</strong> non sarebbe stato certamente sufficiente fare un’opera di<br />

convinzione, bensì affrontare un’ardua battaglia.<br />

Aiutare Livia,rivolgendosi ai genitori,voleva dire<br />

introdurla nella famiglia.<br />

Sia la <strong>ma</strong>dre <strong>che</strong> specialmente il padre non erano certo degli ingenui,proprio loro ed<br />

avrebbero subito intuito <strong>che</strong> tra lui e la ragazza non vi fosse solo un rapporto di<br />

colleganza agli studi.<br />

Figuriamoci! La <strong>ma</strong>dre aveva subito compreso <strong>che</strong> la sua aria trasognata di quel<br />

<strong>ma</strong>ttino non poteva <strong>che</strong> essere stato provocato dall’incontro con qual<strong>che</strong> compagna<br />

di Università, <strong>che</strong> aveva fatto colpo su di lui.<br />

Il padre poi era andato ancora più in là : aveva addirittura pensato <strong>che</strong> lui aveva<br />

promesso un aiuto a chi gli stava a cuore e <strong>che</strong> quindi non poteva <strong>che</strong> esserci sotto<br />

una questione sentimentale.<br />

Si era persino riservato di tornare in argomento : evidentemente il proble<strong>ma</strong> lo<br />

considerava di una certa gravità.<br />

Qual<strong>che</strong> giorno dopo l’iniziale scambio di parole sull’argomento col padre, con la<br />

<strong>ma</strong>dre presente ed interessata a quel nuovo proble<strong>ma</strong> <strong>che</strong> si affacciava nella vita<br />

famigliare, Matteo prese il coraggio a due <strong>ma</strong>ni ed andò,una <strong>ma</strong>ttina, a sedersi in<br />

istudio sulla poltrona proprio vicina a quella su cui era seduto il padre, occupato a<br />

leggere i giornali. All’ora di pranzo <strong>ma</strong>ncava ancora mezzora e quindi vi era il<br />

tempo necessario a parlare con cal<strong>ma</strong>.<br />

“ Vorrei parlarti,papà,se non ti rincrescere sospendere la lettura”.<br />

Il padre non staccò le <strong>ma</strong>ni dal giornale e si volse al figlio con uno sguardo più<br />

severo <strong>che</strong> interrogativo. Tentennò a rispondere ed allora Matteo chiarì meglio<br />

quello <strong>che</strong> voleva:<br />

“ L’altro giorno mi avevi detto <strong>che</strong> ne avremmo riparlato di quel mio rapporto con i<br />

compagni di Università e sul mio desiderio di aiutare uno dei più sfortunati,cui ti<br />

avevo accennato.<br />

Potremmo farlo ora? E’ un proble<strong>ma</strong> <strong>che</strong> mi sta a cuore”.<br />

Un proble<strong>ma</strong> <strong>che</strong> gli sta a cuore! –pensò il padre—Ma non avrebbe potuto dirmi<br />

addirittura <strong>che</strong> vuole aiutare una compagna <strong>che</strong> le piace? E allora la storia <strong>è</strong> quella<br />

<strong>che</strong> ho intuito subito. La causa del suo cambiamento <strong>è</strong> quindi in una specie di<br />

avventura <strong>che</strong> lo attrae,<strong>che</strong> lo fa diventar persino coraggioso.<br />

Penso <strong>che</strong> sia bene farlo parlare.<br />

“Già! Mi solleciti a parlare di qualcosa <strong>che</strong> mi hai accennato solo vagamente. Non <strong>è</strong><br />

meglio <strong>che</strong> mi spieghi con esattezza cosa ti capita? Cosa credi <strong>che</strong> debbano fare i<br />

tuoi genitori?”.<br />

Matteo si aspettava quella do<strong>ma</strong>nda e non arrossì nemmeno : si sentiva in grado di<br />

resistere all’assedio psicologico con il quale il padre avrebbe cercato di convincerlo<br />

della inopportunità di mettersi sulle spalle i problemi altrui e di fargli abortire il suo<br />

desiderio, <strong>che</strong> avrebbe senz’altro considerato velleitario. Da un perfetto calcolatore<br />

qual’era il genitore, non avrebbe potuto aspettarsi di meglio. Ma lui era deciso di<br />

sfondare quella barriera di egoismo.<br />

24


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

“ Mi pare di avertelo già fatto capire : le amicizie <strong>che</strong> ho fatto con i compagni di<br />

classe mi hanno distolto da tanti pensieri, <strong>che</strong> mi rendevano triste,insoddisfatto.<br />

L’accorgermi poi <strong>che</strong> qualcuno di loro era infelice perché la spesa per continuare<br />

gli studi all’ Università non era più sostenibile dai genitori, mi ha commosso.<br />

Ho forse fatto <strong>ma</strong>le a confidarti queste cose?<br />

Sei tu <strong>che</strong> mi avevi chiesto cosa avevo in testa, quel giorno <strong>che</strong> ti sono apparso<br />

diverso dal solito!”.<br />

“Già,ricordo. Ma eri stato un po’ vago.<br />

Capisco : tu sei stato insoddisfatto fino a quando hai fatto amicizia con qual<strong>che</strong><br />

compagno , o compagna ---sottolineò il padre –e qualcosa ti ha emozionato. Che<br />

qualcuno di loro non sia fortunato,mi pare.<br />

Apprezzo questa tua sensibilità . Ma non pensi <strong>che</strong> di giovani sfortunati ve ne siano<br />

un’infinità ? E tu,io stesso e tua <strong>ma</strong>dre cosa credi possiamo fare per loro?<br />

Non ti viene in mente <strong>che</strong> il proble<strong>ma</strong> abbia una dimensione sociale e <strong>che</strong> solo lo<br />

Stato debba prendersi carico di queste situazioni e cercare di risolverle?”.<br />

Mio padre ---percepì Matteo --- vuol scaricarsi subito del dovere <strong>che</strong> ha per lo meno<br />

nei miei confronti.<br />

Non vorrebbe nemmeno <strong>che</strong> io gli spieghi perché mi sono commosso,quel giorno.<br />

Ma ha sbagliato i suoi calcoli. Che lo gradisca o no,mi farò sentire. Non mi do per<br />

vinto.<br />

“ Papà, sono anch’io convinto <strong>che</strong> spetti alla società, risolvere quel proble<strong>ma</strong>.<br />

Ma non fai parte an<strong>che</strong> tu della società? E direi, con l’influenza <strong>che</strong> eserciti sul<br />

mondo <strong>che</strong> ti sta attorno, la società non dovrebbe forse aspettarsi <strong>che</strong> tu dia il buon<br />

esempio?<br />

Altrimenti a cosa servirebbe il tuo potere?<br />

Solo ai casi tuoi?”.<br />

Matteo aveva parlato con decisione,<strong>ma</strong> an<strong>che</strong> con una dose di passione ed il<br />

padre,si allarmò davvero.<br />

Rifletté un poco,pri<strong>ma</strong> di dir la sua : si era reso conto di aver davanti un figlio <strong>che</strong><br />

non aveva conosciuto pri<strong>ma</strong>.<br />

Era necessario—pensò—dargli una risposta <strong>che</strong> lo scoraggi per sempre dal coltivare<br />

certi aneliti caritatevoli, avulsi dalla realtà , <strong>che</strong> considera solo quanto <strong>è</strong> concreto e<br />

realizzabile.<br />

Ma ri<strong>ma</strong>se deluso . La sua risposta ebbe l’effetto opposto a quello desiderato : i<br />

problemi del figlio gli diventarono sempre più difficili da affrontare. Così aveva<br />

risposto:<br />

“ Sconfini dalla realtà,Matteo. E ciò ti porterà fuori strada.<br />

I miei doveri hanno un limite e li debbo osservare nell’esclusivo ambito della mia<br />

attività professionale,industriale e finanziaria.<br />

Aiutare chi versa in difficoltà <strong>è</strong> dovere dell’ente <strong>che</strong> organizza e disciplina con<br />

peculiari leggi la società e cio<strong>è</strong> lo Stato,tramite il Governo, da me delegato con la<br />

mia libera partecipazione al suffragio,alle elezioni.<br />

Se io dovessi aiutare chiunque chieda assistenza, rovinerei la mia posizione senza<br />

raggiungere alcuno scopo concreto.<br />

All’assistenza sono deputate un’infinità di enti ed associazioni,an<strong>che</strong> religiose.<br />

Mi comprendi,figlio?”.<br />

25


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

“Ho compreso perfettamente,papà e cio<strong>è</strong> <strong>che</strong> tu credi di poter vivere e lo vuoi,<br />

un’esistenza isolata da qualsiasi dram<strong>ma</strong>,sofferenza,disgrazia <strong>che</strong> accada al di fuori<br />

dalla tua villa, dalla nostra villa,difesa da una robusta cancellata,da un confine<br />

<strong>ma</strong>teriale ed ideale.<br />

Può darsi <strong>che</strong> fino ad un certo punto la legge te lo acconsenta. Ma la morale,la<br />

responsabile coscienza,certamente no.<br />

Ma poi rifletti! Chi ti chiede un aiuto?<br />

Io,tuo figlio. Sono io infatti <strong>che</strong> voglio dare una <strong>ma</strong>no ad una compagna <strong>che</strong> non <strong>è</strong><br />

più in grado di continuare gli studi per <strong>ma</strong>ncanza di mezzi. Questa compagna,poi,<br />

non ha nemmeno chiesto un aiuto : sono io <strong>che</strong> glielo ho offerto e forse l’ha<br />

accettato,<strong>ma</strong> solo dietro mia insistenza.<br />

Ed allora ? Anch’io,tuo figlio deve rivolgersi ad un centro di assistenza ?<br />

Mortificare così,per non averlo nemmeno interpellato,il padre?”.<br />

Il padre, avuta la confer<strong>ma</strong> <strong>che</strong> dietro l’irrequietudine del figlio vi fosse un fatto<br />

sentimentale,stemperò la sua preoccupazione con una certa ironia <strong>che</strong> gli si fece<br />

sentire nel suo intimo e <strong>che</strong> esternò con un’espressione <strong>che</strong> non sfuggì a Matteo.<br />

Speriamo –pensò il giovane -- <strong>che</strong> non giunga al punto di prendermi persino in giro.<br />

Sarebbe proprio un bell’esempio di amore paterno!<br />

La risposta <strong>che</strong> il padre doveva dargli ora lo rendeva veramente teso ed an<strong>che</strong><br />

ansioso. Quello <strong>che</strong> si sarebbe sentito dire lo considerava molto importante, se non<br />

addirittura decisivo per i riflessi <strong>che</strong> avrebbe avuto sul suo proble<strong>ma</strong> di cuore, sul<br />

rapporto con Livia.<br />

La sua attesa fu di breve durata,<strong>ma</strong> a lui sembrò più <strong>che</strong> lunga:<br />

“ Matteo, capisco il tuo proble<strong>ma</strong>. Anch’ ai miei tempi mi sono invaghito di<br />

qual<strong>che</strong> figliola,<strong>ma</strong> me la sono sempre cavata da solo. Non ho nemmeno confidato<br />

nulla ai miei, <strong>che</strong> ho sempre tenuto fuori da questi problemi.<br />

Comunque veniamo al nocciolo della questione : la ragazza <strong>che</strong> ha bisogno di auto<br />

<strong>è</strong> una studentessa e questo vuol dire qualcosa.<br />

Solo per vederti tornare tranquillo come lo eri fino a qual<strong>che</strong> giorno fa, segnalerò la<br />

richiesta all’ufficio personale di qual<strong>che</strong> ditta <strong>che</strong> conosco e cer<strong>che</strong>rò di<br />

accontentarti.<br />

Sia ben chiaro,però, <strong>che</strong> a casa nostra non dovrai portare nessuno : fra qual<strong>che</strong> anno<br />

quando sorgerà il tuo proble<strong>ma</strong> di for<strong>ma</strong>re una famiglia,ne riparleremo con cal<strong>ma</strong><br />

perché,lo comprenderai i tuoi genitori sono molto interessati alla scelta <strong>che</strong> dovrai<br />

fare”.<br />

Matteo ri<strong>ma</strong>se scosso da quello <strong>che</strong> aveva detto il padre.<br />

Soddisfatto perché Livia avrebbe potuto trovare l’occupazione <strong>che</strong> le necessitava. Il<br />

padre era un uomo di notoria affidabilità e quindi ben difficilmente l’avrebbe<br />

deluso. Con tutte le sue conoscenze e con la posizione predominante, <strong>che</strong> aveva in<br />

tante industrie,in tanti enti, una richiesta del genere sarebbe stata sicuramente<br />

accolta.<br />

Ma il giovane si sentiva contemporaneamente umiliato ed an<strong>che</strong> sconfitto.<br />

Gli era stato detto chiaramente <strong>che</strong> Livia non sarebbe stata accettata in casa dei<br />

genitori. Se in futuro avesse deciso di sposarsi, la sua scelta avrebbe dovuto essere<br />

di loro gradimento.<br />

26


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

E già! il <strong>ma</strong>trimonio del figlio, pri<strong>ma</strong> <strong>che</strong> coronare un sogno d’amore, avrebbe<br />

dovuto costituire il rafforzamento o meglio ancora l’elevarsi della loro posizione.<br />

Quella patrimoniale indubbiamente!<br />

L’amore,i sentimenti,gli ideali erano certamente importanti, <strong>ma</strong> in seconda linea.<br />

L’interesse innanzitutto.<br />

Una studentessa nemmeno in grado di pagare le tasse universitarie,poi.<br />

Im<strong>ma</strong>giniamoci a quale famiglia appartenesse.<br />

Queste erano le gelide considerazioni <strong>che</strong> leggeva chiaramente nelle occhiate e<br />

sentiva, nelle parole del padre.<br />

Quindi Livia l’avrebbe potuta vedere nei giorni di lezione all’Università o qual<strong>che</strong><br />

volta di scappata, invitandola in qual<strong>che</strong> caff<strong>è</strong> o in via eccezionale al cine<strong>ma</strong>.<br />

Matteo sapeva benissimo di dover rendere conto almeno alla <strong>ma</strong>dre dove andava e<br />

con chi,quando usciva di casa, raramente e per qual<strong>che</strong> ora.<br />

Stette qual<strong>che</strong> minuto in silenzio,pensoso il giovane,mentre il padre aveva ripreso a<br />

leggere il giornale.<br />

Si sentiva però una certa forza d’animo, da quando aveva conosciuto<br />

Livia.<br />

E questa forza non lo abbandonò in quel momento in cui si trovava davanti un serio<br />

ostacolo.<br />

Si sentì persino più determinato a raggiungere il<br />

suo scopo,il suo sogno : rendere più intimo il suo legame con<br />

Livia,convinto <strong>che</strong> l’amore,<strong>che</strong> gli era già penetrato nell’ani<strong>ma</strong>,gli<br />

avrebbe schiuso un futuro di felicità.<br />

hiuse pertanto il suo coraggioso approccio con il<br />

padre con queste semplici ed un poco fredde parole:<br />

“Ti ringrazio,papà. Darò un po’ di speranza a<br />

chi mi ha chiesto un aiuto. Spero <strong>che</strong> presto mi darai una buona<br />

notizia”.<br />

Il pranzo era pronto e la sinora Lea era già a tavola.<br />

Non si fece parola di quell’argomento e nemmeno di altro : erano tutti pensierosi,<br />

specialmente padre e figlio.<br />

indice<br />

27


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Livia porta Matteo in un mondo <strong>che</strong> non conosceva<br />

Matteo rivide Livia,all’Università.<br />

Era serena ed ancora più dolce.<br />

Non era più frettolosa,all’uscita.<br />

Alle volte rallentava il passo e si attardava persino, se non sentiva dietro di sé<br />

Matteo <strong>che</strong> l’inseguiva,lo aspettava.<br />

E vissero giorni assai intensi,i due giovani.<br />

Matteo non nascondeva più il suo amore e lei,pur non dandogli<br />

corda, dimostrava di gradirlo, di esserne lieta. Ma era guardinga:<br />

chi le stava accanto,di cui sentiva certi battiti del cuore, apparteneva ad un mondo<br />

delle idee diverso dal suo.<br />

Diverso solo nella vita dello spirito?<br />

No,assolutamente no:an<strong>che</strong> nell’agire,di certo.<br />

Aveva conosciuto la vita dura e sofferta dei genitori ed era quindi<br />

cresciuta cosciente di una realtà ingrata,ingiusta, da modificare<br />

integralmente,nel profondo della sua causa pri<strong>ma</strong>. Il padre la<br />

considerava addirittura da rivoluzionare,questa realtà.<br />

I genitori le avevano insegnato an<strong>che</strong> ad a<strong>ma</strong>re<br />

la vita,il prossimo,la solidarietà con i sofferenti ed i diseredati,la<br />

tolleranza, <strong>ma</strong> an<strong>che</strong> a combattere il siste<strong>ma</strong> da cui avevano origine<br />

tanti <strong>ma</strong>li,tanti pericoli,tante ingiustizie. Combattere fer<strong>ma</strong>mente<br />

questo siste<strong>ma</strong>, <strong>ma</strong> senza odio verso i suoi paladini, anch’essi da<br />

ritenersi sue vittime : così le aveva insegnato il padre.<br />

Matteo invece,non per sua colpa,aveva una visione<br />

del mondo addomesticata, propinatagli dai genitori e comunque<br />

più <strong>che</strong> suggerita,impostale dall’ambiente, dalla classe sociale,in cui<br />

si trovava a vivere.<br />

Cominciò a conoscere la realtà solo quando ebbe a<br />

conoscere Livia e la vita <strong>che</strong> conducevano gli esseri simili a lei e a<br />

suo padre, a tutti coloro <strong>che</strong> vivevano del proprio lavoro e per di più<br />

nei limiti di una struttura sociale ben definita e assediata dalla cinica<br />

forza di un potere, <strong>che</strong> aveva la pretesa di renderla immutabile,<br />

suscettibile soltanto di modifi<strong>che</strong> di facciata.<br />

E tante furono le verità <strong>che</strong> venne a conoscere<br />

dall’accompagnarsi spiritualmente ad una compagna semplice,priva<br />

di pregiudizi, <strong>ma</strong> <strong>che</strong> ben intuiva e sentiva l’avversione contro un<br />

potere <strong>che</strong> si arrogava il diritto di tenersi in <strong>ma</strong>no le sorti di chi, per<br />

stare al mondo, era costretto a vendere il proprio lavoro.<br />

Aveva sempre ignorato,Livia, le delizie <strong>che</strong><br />

rallegravano l’esistenza di quella società cui Matteo apparteneva.<br />

E neppure sapeva <strong>che</strong> il danaro aveva una tale<br />

forza da influire sul decorso della vita e da poter persino risolvere<br />

problemi fondamentali dell’uomo : quali per esempio quelli relativi<br />

alla continuazione della specie, nei casi di particolari preclusioni ed<br />

28


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

addirittura quello di prevenire <strong>ma</strong>lattie incurabili per i comuni<br />

mortali e persino di precostituirsi riserve biogeneti<strong>che</strong> per debellare<br />

eventuali future <strong>ma</strong>lattie.<br />

E non era forse una fondata ipotesi quella di potere<br />

in futuro,persino procrastinare la fine della vita?<br />

Naturalmente solo chi poteva disporre della forza<br />

del danaro, avrebbe potuto beneficiare avanti a tutti, di tali miracoli<br />

della scienza.<br />

An<strong>che</strong> Matteo non conosceva nemmeno per sentito<br />

dire, la realtà della vita cui doveva sottostare la <strong>ma</strong>ggior parte di<br />

quella laboriosa ed insostituibile moltitudine, <strong>che</strong> annoverava in sé<br />

esseri idealmente privilegiati, come riteneva fosse Livia.<br />

Non sapeva nemmeno <strong>che</strong> l’avanguardia di quella<br />

<strong>ma</strong>ssa, an<strong>che</strong> per l’inderogabile missione affidatale da un esigenza storica di<br />

progresso civile, si ribellava a pieno diritto alla condizione subordinata in cui si<br />

trovava e pretendeva di divenire essa stessa artefice del proprio destino.<br />

Il concetto base su cui si orientava la cultura corrente e radicata nel mondo dorato<br />

cui apparteneva, era quello di ritenere dovuto, l’abissale squilibrio nella istribuzione<br />

della ric<strong>che</strong>zza, ad una consistente superiore capacità meritoria di una presunta<br />

classe eletta, nei confronti di una <strong>ma</strong>ssa amorfa e priva del necessario impulso al<br />

proprio miglioramento.<br />

Solo un comune sentimento tendeva a plas<strong>ma</strong>re della stessa spiritualità la coscienza<br />

dei due giovani : una reciproca fiducia,la solidarietà, il piacere di un’amicizia<br />

ammiccante e, per Matteo, l’amore, già presente nel suo cuore,per la compagna <strong>che</strong><br />

glielo aveva fatto sbocciare.<br />

L’avventurarsi con Livia nella periferia di cui lei era di casa, aprì gli occhi della<br />

conoscenza a Matteo e nella sua cultura, for<strong>ma</strong>le e vanesia, entrò prepotentemente<br />

la verità.<br />

Comprese <strong>che</strong> la vita della <strong>ma</strong>ssa non <strong>è</strong> per nulla uniforme : si spezzetta in<br />

un’infinita varietà di condizioni e stati d’animo dall’origine le più disparate.<br />

Ed ogni giorno,in quelle passeggiate volute da Livia per farselo avvicinare,ne<br />

conobbe una di verità,sempre diversa da quella apparsagli il giorno pri<strong>ma</strong>.<br />

Ebbe davanti ora gli abitanti degli immensi e<br />

fatiscenti casamenti popolari con il loro andirivieni di anziani,di vecchi, uomini e<br />

donne, miseri ed affaticati dal reggere sporte colme di poveri alimenti,scarsi di<br />

nutrimenti vitali.<br />

In mezzo al loro incerto cammino, irrequieti e rumorosi bambini. Avevano <strong>ma</strong>rinato<br />

la scuola o l’ avevano abbandonata,queste speranze dell’avvenire, per la miseria del<br />

padre.<br />

Si guardò attorno Matteo, <strong>ma</strong> non vide nulla di diverso : sempre gli stessi enormi<br />

fabbricati,da ambo i lati dello spoglio viale,attaccati l’un l’altro,già fatiscenti<br />

nonostante fossero sorti da poco.<br />

Uomini,donne,della più svariata provenienza,dal diverso colore della pelle,dalla<br />

diversa foggia e colore dell’abito. Una varietà impensabile di lingue,dialetti,di<br />

voci,di sentimenti non trattenuti,un’impressionante vuoto di felicità e di speranza,<br />

29


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

col<strong>ma</strong>to in parte da un’indo<strong>ma</strong>ta voglia di vivere,in parte da quella, <strong>ma</strong>lcelata , di<br />

ribellarsi.<br />

Solo i bambini di quell’u<strong>ma</strong>nità sofferente,curati e vezzeggiati quasi fuor di misura,<br />

sembravano non ancor soffocati da quella cappa d’ingiustizia <strong>che</strong>, uno spirito<br />

sensibile come Matteo, avvertiva gravante su quella parte di città a lui sconosciuta.<br />

A pochi passi da quei casamenti, in un brullo prato, Matteo fece conoscenza con gli<br />

zingari e le loro vecchie roulottes fungenti da casa.<br />

Attorno una povera u<strong>ma</strong>nità <strong>che</strong> accettava una vita dura, quasi degradante per la sua<br />

miseria e vulnerabilità a qualsiasi evento della natura.<br />

In questo campo –pensò Matteo più indignato <strong>che</strong> commosso ---vivono in una<br />

condizione sub u<strong>ma</strong>na,oltre cento diseredati.<br />

Se io mettessi a loro disposizione solo una mini<strong>ma</strong> parte del superfluo in cui vive la<br />

mia famiglia, costoro,sono certo, si considererebbero beneficati dalla<br />

sorte,addirittura padroni di una ric<strong>che</strong>zza insperata. Perché ciò non accade? Perché<br />

ci si interessa di loro solo per scandalizzarci della loro miseria, della sporcizia<br />

voluta da un’ Autorità <strong>che</strong> non fornisce i necessari servizi?<br />

E se mi venisse il dubbio <strong>che</strong> fossimo noi i più miseri?E di una vera morale?<br />

Livia gli stringeva il braccio, per dargli coraggio e lo fece proseguire nel suo<br />

cammino rivelatore di verità <strong>che</strong> non conosceva.<br />

Lo portò nel centro del grande quartiere dove Matteo avrebbe <strong>ma</strong>i im<strong>ma</strong>ginato <strong>che</strong><br />

si svolgesse,alla luce del sole, un commercio funesto : quello della vendita del<br />

paradiso in polvere, di un paradiso <strong>che</strong> faceva prigioniero per sempre chi tentava di<br />

entrarvi an<strong>che</strong> una sola volta, e se lo trascinava sempre più in basso,fino all’inferno.<br />

Esseri ambigui, dal sorriso tra il beffardo ed il disperato, fissavano in volto Matteo<br />

intuendo la sua ingenuità, <strong>ma</strong> abbassavano lo sguardo quando incrociavano quello<br />

di Livia,imperturbabile nel suo esprimere un eloquente rifiuto.<br />

Seppe poi, <strong>che</strong> parte di chi acquistava il <strong>ma</strong>ledetto veleno, lo faceva per diffonderlo<br />

altrove, dove il possesso di un denaro,per lo più sporco,permetteva di comprarlo.<br />

Poco distante dal centro il giovane ebbe però modo di fare un incontro <strong>che</strong> lo<br />

sollevò, ridandogli la speranza <strong>che</strong> le precedenti visioni gli avevano tolto.<br />

Forse fu Livia <strong>che</strong> volle vederlo rincuorato, portandoselo con sé nel luogo in cui il<br />

padre era solito ascoltare i compagni ed infondere loro coraggio.<br />

Matteo si trovò in un disadorno salone, gremito di esseri dalla veste e dalle <strong>ma</strong>ni di<br />

chi lavora duramente per vivere.<br />

Era in corso un’ accesa assemblea sindacale in cui si dibattevano, con la dovuta<br />

energia, problemi relativi alla fabbrica,al luogo cio<strong>è</strong>, dove ognuno di loro offriva ed<br />

aveva il diritto di avere il lavoro, unica e fondamentale ragione di vita.<br />

A far sentire la loro,si alternavano,alzandosi in piedi, giovani <strong>che</strong> non vedevano<br />

ancora davanti a sé un embrione di avvenire, al quale avrebbero offerto la loro<br />

giovinezza,il loro entusiasmo.<br />

Le loro parole,vibrate,quasi imprecanti, esprimevano con vigore il senso di un<br />

diritto universale, riconosciuto dalle buone coscienze,<strong>ma</strong> in parte negato da una<br />

società troppo libera a tutelare gli interessi di pochi.<br />

La protesta,le pressanti richieste, venivano scandite an<strong>che</strong> da uomini <strong>ma</strong>turi, dalla<br />

vita segnata da un duro lavoro, <strong>che</strong> una crisi non certo voluta dal fato, aveva messo<br />

in un canto, in una situazione di sconforto e di penosa ristrettezza.<br />

30


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Uno di loro attirò l’attenzione per il tono pacato <strong>ma</strong> fermo e per l’ illuminante<br />

disamina delle cause, delle responsabilità e dei guasti prodotti da un siste<strong>ma</strong><br />

estraneo al concetto di solidarietà,foriero solo di un illimitato imperversare di<br />

egoismo.<br />

Matteo ebbe la sensazione <strong>che</strong> quelle idee, <strong>che</strong> sentiva per la pri<strong>ma</strong> volta, sapessero<br />

di verità.<br />

Si volse soddisfatto verso Livia proprio nell’istante in cui lei gli stringeva un<br />

braccio e, con un certo orgoglio, gli diceva:<br />

“ Matteo,lo sai?E’ mio padre quello <strong>che</strong> parla e <strong>che</strong> tu apprezzi. Sei contento,ora?”.<br />

Si fer<strong>ma</strong>rono attenti i due , in quella sala, fino alla conclusione dell’assemblea. In<br />

Matteo si era acceso il desiderio,sempre più intenso,di ascoltare quegli operai,<br />

uomini in carne ed ossa <strong>che</strong> parlavano di lavoro,di lotte,di diritti e di un futuro<br />

giusto, da conquistarsi.<br />

Mai aveva sentito parlare di quegli argomenti con tanta chiarezza, semplicità,<br />

passione.<br />

I discorsi <strong>che</strong> si sentiva fare in casa erano molto diversi: il padre parlava quasi solo<br />

di finanza,investimenti,del dovere di farsi valere in funzione della propria sostanza.<br />

La <strong>ma</strong>dre riferiva sempre delle novità emerse nelle sue quotidiane conversazioni<br />

con la signore pari suo, dell’esito delle interminabili serali partite di bridge, delle<br />

pec<strong>che</strong> <strong>che</strong> rilevava sempre nel lavoro della servitù.<br />

E lui ascoltava passivamente, senza <strong>ma</strong>i dimostrare un minimo di interesse.<br />

Ecco perché visitando un mondo diverso dal suo ed assistendo a quell’assemblea, si<br />

era reso conto <strong>che</strong> l’u<strong>ma</strong>nità,la vera u<strong>ma</strong>nità,l’u<strong>ma</strong>nità <strong>che</strong> idealmente conta, perché<br />

mette in luce le questioni fondamentali della vita, esisteva davvero e <strong>che</strong> l’altra, di<br />

cui il padre,la <strong>ma</strong>dre,lui stesso erano emble<strong>ma</strong>tici rappresentanti, era tanto diversa e<br />

di cui cominciava a dubitare <strong>che</strong> fosse migliore. Che valesse la pena di esserne<br />

paladino.<br />

Sentiva,il giovane,il bisogno di riflettere, di ripensare tanti suoi credi,di<br />

confrontarli, di purificarli, persino, con quegli sprazzi di verità, <strong>che</strong> stavano<br />

illuminando la sua visione della vita.<br />

“E’ tardi,Livia –disse stringendo il braccio della compagna --- devo tornare,<strong>è</strong> l’ora.<br />

Il significato di quelle lapidarie parole, dette con un’espressione più viva di quella<br />

<strong>che</strong> appariva di solito sul volto di Matteo, fu subito intuito da un essere sensibile<br />

come Livia.<br />

E’ sempre stato timido,impacciato,introverso—pensò la giovane---Si <strong>è</strong> liberata,<br />

poi,in lui,un’energia ideale dal giorno in cui ha avuto il coraggio di fer<strong>ma</strong>rmi,<br />

parlarmi, volermi conoscere, di addirittura volermi aiutare.<br />

Oggi,poi, l’ entrare nella mia esistenza, la visione della miseria e del degrado <strong>che</strong><br />

convivono con la coscienza di chi lotta per la liberazione da tanti <strong>ma</strong>li, gli ha dato<br />

un altro scossone.<br />

Nel mio mondo –si sarà detto—non vi sono certe brutture, <strong>ma</strong> non vi sono<br />

nemmeno delle coscienze limpide,semplici,forti come quelle <strong>che</strong> si facevano sentire<br />

in quell’assemblea.<br />

Ed ora---- concluse Livia ---- a casa sua, scoprirà <strong>che</strong> i due mondi hanno poco,forse<br />

nulla in comune.<br />

31


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

“ Avrei voluto farti conoscere la mia casa,Matteo! Peccato <strong>che</strong> tu debba tornare così<br />

presto!”.<br />

Il giovane guardò la compagna un poco perplesso.<br />

“Perché me ne vado? ---pensò --- non le ho quasi rivolto la parola,oggi. Avrei<br />

voluto farlo : entrare un poco in confidenza,con lei...si sentì incerto… <strong>ma</strong> poi -- No.<br />

E’ giusto <strong>che</strong> torni a casa. Debbo pensare. Sono andato troppo lontano oggi, dalla<br />

vita di tutti i giorni”.<br />

Le strinse la <strong>ma</strong>no proprio quando l’autobus si fermò davanti a lui e, salito,le<br />

<strong>ma</strong>ndò un bacio per saluto.<br />

Sentiva proprio dentro di sé uno scontro ideale.<br />

indice<br />

32


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Continua il confronto con i genitori .<br />

Diverse visioni della vita<br />

Arrivato a casa, trovò la <strong>ma</strong>dre in salotto,<strong>che</strong> l’aspettava.<br />

“Matteo sei fortunato. Vengo dall’ufficio di tuo padre. Tra le tante cose, mi ha detto<br />

di aver trovato un piccolo lavoro per la tua compagna di studi.<br />

Questa sera,a cena,ti spiegherà meglio”.<br />

Il giovane ri<strong>ma</strong>se indifferente: nella sua testa certi pensieri non gli davano tregua.<br />

Sembrava <strong>che</strong> non avesse nemmeno sentito quella notizia, <strong>che</strong> avrebbe dovuto<br />

fargli molto piacere.<br />

Rispose solo con un “ bene <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> “ e se ne andò in camera sua, chiudendosi<br />

dentro.<br />

Seduto alla scrivania,con le <strong>ma</strong>ni sulle tempie, come se volesse tenersi fermo il<br />

capo,cercò di riordinare i pensieri e dar loro una bussola.<br />

Si guardò attorno. Si trovava in una stanza in cui non vi era alcunché di misero, in<br />

cui ogni mobile,ogni oggetto, richia<strong>ma</strong>va la ric<strong>che</strong>zza,il <strong>ma</strong>ssimo benessere.<br />

Ogni cosa era al suo posto, in perfetto ordine,nella <strong>ma</strong>ssi<strong>ma</strong> pulizia.<br />

Alle pareti dipinti di pregio dalla artisti<strong>che</strong> cornici.<br />

A qual<strong>che</strong> metro di distanza la zona di riposo : un letto dalla ricca coperta rica<strong>ma</strong>ta.<br />

A lato una comoda poltroncina quasi a significare <strong>che</strong> il suo sonno dovesse essere<br />

tanto riposante, da richiedere addirittura due invitanti giacigli.<br />

Sul pregiato <strong>ma</strong>rmo del comò barocco in radica, due fotografie dall’austera cornice<br />

d’oro antico.<br />

Una,la più grande,doveva tenergli sempre presente lo sfarzoso <strong>ma</strong>trimonio dei<br />

genitori, attorniati da un vario campionario di nobiltà e di potenza finanziaria. Tutti<br />

in piedi, sorridenti, discretamente compunti, brindanti,nel salone di una villa<br />

patrizia, gentilmente concessa dall’Autorità, dietro, probabilmente, un generoso<br />

gesto di considerazione e di riconoscenza.<br />

Dall’altra fotografia,non certo piccola,lo guardava severo il padre, dal cipiglio<br />

austero, determinato,ben sicuro in quel <strong>che</strong> credeva e <strong>che</strong> ben si poteva im<strong>ma</strong>ginare<br />

tanto parlava, quel volto : nella potenza dell’individuo, <strong>che</strong> sa conquistarsela senza<br />

tanta pena per le sorti del prossimo.<br />

Crede solo in sé stesso –questo fu il pensiero di Matteo –e in quelli <strong>che</strong> la pensano<br />

come lui, <strong>ma</strong> <strong>che</strong> non lo contrastino. E’ uno dei principi,questo,dell’aristocrazia<br />

della ric<strong>che</strong>zza,della classe eletta.<br />

Un’aristocrazia <strong>che</strong> da qual<strong>che</strong> tempo non mi convince più.<br />

Sì,<strong>è</strong> proprio una strana aristocrazia, <strong>che</strong> ha pensato e pensa solo a sé stessa , mi par<br />

di cominciare a capire.<br />

Forse ve ne sono an<strong>che</strong> altre, di aristocrazie.<br />

Se per esempio, il pensiero,il coraggio,lo scopo per cui si battono uomini come<br />

qualcuno ascoltato in quell’assemblea , come il padre di Livia,per citarne uno,<br />

avessero tanti adepti in quel mondo <strong>che</strong> ho conosciuto oggi,non ci troveremmo<br />

forse davanti ad un’altra aristocrazia, per giunta esemplare perché basata su idee<br />

<strong>che</strong> partono da una buona coscienza?<br />

33


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Ecco il mio proble<strong>ma</strong>! Debbo proprio metterle a confronto queste due visioni della<br />

vita, rovistarle in tutte le soluzioni <strong>che</strong> ognuna impone o ha imposto o conta di<br />

imporre ai problemi fondamentali, <strong>che</strong> l’uomo deve affrontare per il presente e per<br />

un avvenire nell’interesse di tutti.<br />

E’ strano però. Cosa mi sta accadendo? Perché mi sento attratto dalla necessità di<br />

entrare in quella rappresentazione di verità <strong>che</strong> l’introdurmi nel mondo di Livia mi<br />

ha fatto conoscere?<br />

Che vi possa trovare sollievo all’abulia del mio spirito? Alla mia indifferenza per la<br />

privilegiata realtà in cui vivo? All’incapacità di far emergere e trasfor<strong>ma</strong>re in degna<br />

ragion di vita, quell’energia ideale, <strong>che</strong> sento ancora schiava nell’ani<strong>ma</strong> mia?<br />

Non fu breve il tempo <strong>che</strong> Matteo,nell’inquietudine di quel giorno in cui prese<br />

coscienza di infrangere quella barriera di aride idee impostegli dalla sua classe<br />

sociale,dedicò a quelle riflessioni.<br />

Si rese conto di essersi votato alla febbrile ricerca di nuove verità e prese una saggia<br />

decisione : affrontare da quel momento ogni situazione, ogni evento, ogni<br />

proble<strong>ma</strong>, con la forza ideale <strong>che</strong> la conoscenza di Livia aveva fatto nascere in lui.<br />

Ritornò dalla <strong>ma</strong>dre <strong>che</strong> si rese conto, grazie al suo spirito indagatore, <strong>che</strong> al figlio<br />

quel giorno era senz’altro capitato qualcosa di nuovo, di imprevisto, <strong>che</strong> l’aveva<br />

evidentemente emozionato, turbato.<br />

Aveva infatti accolto in modo strano,quasi indifferente, la notizia <strong>che</strong> il padre gli<br />

avesse trovato una soluzione al proble<strong>ma</strong> <strong>che</strong> gli stava a cuore : quello di aiutare<br />

una sua compagna.<br />

Questo ragazzo <strong>è</strong> nell’età critica –pensò --- forse deve affrontare qual<strong>che</strong> difficoltà.<br />

Non gli <strong>ma</strong>nca nulla, <strong>ma</strong> certi modi di agire e di pensare, oggi in voga, possono<br />

averlo impressionato.<br />

La droga? Nemmeno pensarlo : l’educazione <strong>che</strong> ha avuto,<strong>che</strong> gli ho dato anch’io,<br />

l’ha reso certamente refrattario a certe tentazioni.<br />

Qual<strong>che</strong> nuova amicizia? Di quella compagna <strong>che</strong> gli sta a cuore? Non credo. Chi si<br />

innamora di solito <strong>è</strong> contento, an<strong>che</strong> se un poco trasognato. Questo nuovo<br />

cambiamento <strong>è</strong> poi recente,recentissimo : quando <strong>è</strong> uscito era tranquillo, come al<br />

solito.<br />

Ora lo vedo un po’ troppo pensoso,quasi in subbuglio.<br />

Occorre <strong>che</strong> gli stia addietro più del solito-- concluse - altrimenti se non si mette a<br />

posto, interviene suo padre <strong>che</strong> le questioni le prende di petto, troppo sul serio.<br />

Matteo andò a sedersi in poltrona, non proprio vicino alla <strong>ma</strong>dre e preso un<br />

giornale, si mise a leggere,o meglio a fingere di leggere.<br />

Non si sentiva ancora pronto ad affrontare una conversazione con lei . Aveva intuito<br />

<strong>che</strong> gli si sarebbero state rivolte do<strong>ma</strong>nde indagatrici, con un sottofondo di<br />

insinuazioni e racco<strong>ma</strong>ndazioni, sempre dello stesso tipo :<br />

“ Qualcuno ti monta la testa,Matteo?Stai in guardia perché oggi all’Università c’<strong>è</strong><br />

di tutto.<br />

Ai miei tempi vi si trovavano solo i giovani degni di continuare gli studi, i figli<br />

delle famiglie per bene, <strong>che</strong> ambivano di immettere nell’ industria del padre o in<br />

quella di sti<strong>ma</strong>ti conoscenti, sempre della classe eletta, dei giovani ancor più<br />

preparati dei genitori e con un laurea <strong>che</strong> intimorisse gli invidiosi, i poveracci <strong>che</strong><br />

volevano chissà cosa, forse impudentemente salire al nostro livello”.<br />

34


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Questa specie di litania,di sproloquio ---pensava ---non l’avrebbe certo messo in<br />

imbarazzo proprio ora <strong>che</strong> il travaglio spirituale degli ultimi giorni,la conoscenza di<br />

Livia e quelle prime verità apparsegli in un mondo <strong>che</strong> ancora non conosceva,<br />

avevano cominciato a modificare il suo modo di pensare.<br />

E’ vero,<strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> –le avrebbe risposto—nell’Università c’<strong>è</strong> di tutto. Ci sono ancora i<br />

figli delle famiglie per bene, dalla borsa consistente, <strong>ma</strong> guarda caso ne ho trovato<br />

tanti altri <strong>che</strong> mi sembrano addirittura migliori, an<strong>che</strong> se devono far sacrifici per<br />

pagare le tasse.<br />

Guarda Livia,per esempio : ha studiato e studia non per salire al nostro livello o per<br />

far concorrenza a chissà chi,<strong>ma</strong> per migliorare la propria posizione, per sé stessa,<br />

<strong>ma</strong> più ancora per sostenere il padre <strong>che</strong> vive in cattive acque per merito della tua<br />

classe eletta.<br />

Nessuno mi monta la testa,<strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> : <strong>è</strong> la mia testa <strong>che</strong> comincia a ragionare in<br />

modo diverso da quello in cui avete voluto sempre <strong>che</strong> ragionasse.<br />

E non mi pento,non mi preoccupo di questo cambiamento : sento solo la necessità<br />

di portarlo fino in fondo.<br />

Questi pensieri stabilizzarono quella salutare energia, <strong>che</strong> stava sempre più<br />

prendendogli il posto alle abituali apatia e sua introversione.<br />

Posò il giornale e da quel momento non abbassò più gli occhi davanti allo sguardo<br />

della <strong>ma</strong>dre. Non lo avrebbe poi più abbassato, an<strong>che</strong> davanti a quello del padre.<br />

A cena,quella sera,il padre gli comunicò la notizia:<br />

“Matteo,in quella nuova azienda di cui ti avevo parlato tempo fa e di cui faccio<br />

parte del consiglio di amministrazione, cercano una corrispondente a tempo<br />

parziale.<br />

Ho parlato del caso <strong>che</strong> ti interessa : la tua compagna di studi,se vuole,potrà<br />

presentarsi di <strong>ma</strong>ttina all’indirizzo, con il nominativo della persona cui dovrà<br />

rivolgersi, <strong>che</strong> ti lascerò sulla mia scrivania.<br />

Sarai contento,spero!”<br />

Il giovane,<strong>che</strong> si era in buona parte liberato dei pensieri <strong>che</strong> gli avevano arrovellato<br />

la mente fino a poco pri<strong>ma</strong>,rispose pacatamente e con contenuto entusiasmo:<br />

“ Ti ringrazio,papà. Riferirò quanto pri<strong>ma</strong> la buona notizia all’interessata. Penso<br />

<strong>che</strong> la proposta faccia al caso suo”.<br />

Non aveva aggiunto una parola di commento alla notizia, <strong>che</strong> invece gli aveva fatto<br />

tanto piacere.<br />

Non voleva dimostrare al padre <strong>che</strong> la cosa gli stesse troppo a cuore.<br />

Era meglio –pensava—dimostrarsi riservato,al meno per il momento.<br />

Sentiva il bisogno di riflettere ancora su tanti problemi <strong>che</strong> si era improvvisamente<br />

trovato davanti.<br />

Tanto più <strong>che</strong> intuiva <strong>che</strong> sarebbe arrivato il tempo, forse presto, di scontrarsi<br />

idealmente con i genitori.<br />

Congelò, pertanto,il suo atteggiamento così com’era apparso quella sera an<strong>che</strong> al<br />

padre,durante la cena e proseguì senza timori o remore nel suo addentrarsi in una<br />

nuova visione della realtà.<br />

35


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Si incamminava con la speranza in cuore verso l’Università,ogni <strong>ma</strong>ttina ed<br />

indugiava a volte sull’ingresso, fino a quando vedeva in lontananza Livia, <strong>che</strong><br />

arrivava.<br />

La prendeva poi per un braccio e se la portava con sé sullo stesso banco in cui un<br />

tempo l’aveva notata e le era stato accanto a lungo, pri<strong>ma</strong> di cercarla con gli occhi.<br />

Dallo stesso banco si era alzato per correrle dietro quel giorno, quando lei, per aver<br />

letto quell’avviso della segreteria <strong>che</strong> l’aveva sconvolta,aveva abbandonato la<br />

lezione pri<strong>ma</strong> <strong>che</strong> terminasse.<br />

All’uscita l’accompagnava fino all’autobus, <strong>ma</strong> pri<strong>ma</strong> ancora l’intratteneva nel bar<br />

in cui lei, il giorno in cui aveva avuto il coraggio di farsi conoscere, lei gli aveva<br />

confidato la sua preoccupazione di non poter continuare gli studi e lui si era offerto<br />

di aiutarla.<br />

La faceva rifocillare con uno spuntino e si faceva spiegare tante cose <strong>che</strong> lui non<br />

conosceva.<br />

Il giorno dopo <strong>che</strong> il padre gli aveva comunicato di aver trovato un’occupazione<br />

<strong>che</strong> faceva al caso della sua compagna, al suo, era invece stato lui a parlarle a<br />

lungo, spaziando in tanti argomenti <strong>che</strong> riteneva suo dovere portare a conoscenza di<br />

Livia.<br />

“ Sarai contenta,ora? Tieni questo biglietto. Troverai l’indirizzo del lavoro <strong>che</strong> ti<br />

attende ed il nome della persona <strong>che</strong> ti accoglierà”.<br />

Livia era commossa,quasi con le lacrime agli occhi.<br />

“Mio padre --pensò ---avrà un peso di meno e resisterà di più alla cattiva sorte cui<br />

vogliono condannarlo”.<br />

Le <strong>ma</strong>ncarono le parole, <strong>ma</strong> ringraziò il compagno stringendogli la <strong>ma</strong>no <strong>che</strong> aveva<br />

posato sul tavolo vicino alla sua.<br />

Non disse poi altro : aveva intuito <strong>che</strong> Matteo aveva tante cose da dirgli. Era giusto.<br />

Non sapeva nulla di quel giovane <strong>che</strong> era entrato nella sua vita da un momento<br />

all’altro, dopo <strong>che</strong> se l’era trovato sempre vicino, nel banco dell’aula, timido ed<br />

incapace di dirle una parola, an<strong>che</strong> la più banale.<br />

Non fu delusa,quel giorno. Matteo parlò ed a lungo.<br />

“Livia! Ti sarai chiesto come ho fatto a trovare da un giorno all’altro quello <strong>che</strong> ti<br />

era necessario, <strong>che</strong> non mi avevi nemmeno chiesto,<strong>ma</strong> <strong>che</strong> mi ero impegnato a farti<br />

avere.<br />

Il merito <strong>è</strong> di mio padre <strong>che</strong> ha delle conoscenze, <strong>che</strong> sono state utili.”<br />

“Sei troppo modesto Matteo. Hai il merito di aver convinto tuo padre ad aiutarmi.<br />

Non sarà stato facile : avrai pur dovuto chiarirgli il motivo <strong>che</strong> ti aveva spinto a<br />

spendere una parola per una compagna come me..<strong>che</strong> conoscevi appena..”.<br />

Livia non seppe andare avanti. Si era interrotta perché aveva capito <strong>che</strong> stava<br />

andando a toccare un qualcosa di intimo,<strong>che</strong> non conosceva neppure e <strong>che</strong> avrebbe<br />

dovuto tenere per sé.<br />

Un qualcosa <strong>che</strong> non conosco neppure! –si ripeté.<br />

Guardando però negli occhi Matteo, provò la stessa emozione <strong>che</strong> le aveva<br />

impedito di terminare la sua risposta.<br />

Cercò di rimediare al suo imbarazzo.<br />

36


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

“ Non so nemmeno chi sia veramente questo compagno e cosa vuole da me<br />

---pensò --- e quindi non devo esser così ingenua di entrar troppo in confidenza con<br />

lui.<br />

Sì,<strong>è</strong> vero, vorrei sentir le sue confidenze e forse corrispondergli : <strong>è</strong> pre<strong>ma</strong>turo però.<br />

Pri<strong>ma</strong> devo conoscerlo come si deve”.<br />

Pensò allora <strong>che</strong> era opportuno farlo parlare e a lungo questo compagno.<br />

“ Cosa mi stavi dicendo,Matteo,di tuo padre? Ringrazio comunque di cuore te,per<br />

quello <strong>che</strong> hai fatto”.<br />

“ Volevo dirti <strong>che</strong> mio padre ha molti interessi nell’industria e in altri campi e<br />

quindi se chiede un favore viene quasi sempre accontentato”.<br />

“Allora la tua famiglia <strong>è</strong> importante. Abiti persino in una villa e in centro e non in<br />

una misera periferia come me.<br />

La tua vita <strong>è</strong> troppo diversa dalla mia.<br />

Perché mi cerchi,Matteo?”.<br />

La do<strong>ma</strong>nda era veramente inaspettata e riportò d’un colpo il giovane alla realtà.<br />

“ E’ logico ed an<strong>che</strong> sferzante il dubbio di Livia –pensò Matteo --- la mia famiglia <strong>è</strong><br />

ricca ed an<strong>che</strong> potente, come mio padre non tralascia occasione per<br />

rammentarmelo.<br />

Tra gli amici,i compagni d’Università, le ragazze della buona società, della mia<br />

classe ed an<strong>che</strong> attraenti,piacenti non ve ne sono po<strong>che</strong>.<br />

Come poteva non chiedermi,Livia, il perché della mia strana preferenza per lei, <strong>che</strong><br />

appartiene ad un altro mondo?<br />

Il mio <strong>è</strong> un mondo di gente <strong>che</strong> ha tutto, <strong>che</strong> non sa nemmeno cosa vuol dire aver<br />

fame, non avere un tetto,soffrire per <strong>ma</strong>ncanza di cure, rinunciare ai confort,ai<br />

piaceri, allo studio. Non ha nulla in comune con il suo”.<br />

Questi interrogativi scossero Matteo, <strong>ma</strong> per poco. Un’altra do<strong>ma</strong>nda, più<br />

impegnativa fece a sé stesso:<br />

“Perché il mio cuore ha scelto Livia, nella sua ricerca,nel suo desiderio d’amore?”.<br />

Era così connaturata nel suo spirito la risposta ad una tale do<strong>ma</strong>nda, <strong>che</strong> disse<br />

pacatamente <strong>ma</strong> sicuro:<br />

“Cerco te,Livia,perché un’emozione profonda m’impedisce di pensare a tante<br />

cose,an<strong>che</strong> importanti.<br />

Da tanto sento in me un’indefinibile volontà di conquistare una nuova visione della<br />

realtà, diversa da quella <strong>che</strong> mi ha sempre reso abulico e insoddisfatto.<br />

Un desiderio di amore e di verità.<br />

E sono stato attratto da te e sento di non avere sbagliato”.<br />

Finalmente,si rese conto, era riuscito e senza tentennamenti, a liberare delle idee<br />

fino allora ri<strong>ma</strong>ste informi,confuse e latenti nel più profondo della sua coscienza.<br />

Idee indubbiamente elevate e nobili <strong>che</strong> non potevano <strong>che</strong> avere origine da un<br />

animo buono, privo del germe dell’egoismo, di una purezza certamente non<br />

plas<strong>ma</strong>bile dall’orientamento etico e culturale sui quali si reggeva la classe sociale<br />

cui apparteneva.<br />

Il suo rapporto con Livia sarebbe quindi divenuto spontaneo, consapevole di una<br />

comune predisposizione a valutare i fatti,le persone,gli eventi della vita senza<br />

pregiudizi,con coraggio e con lo scopo di rendere sé stessi sempre più partecipi a<br />

quell’ideale di progresso, <strong>che</strong> ambiva ad un avvenire migliore per tutti.<br />

37


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

La rivelazione <strong>che</strong> il cuore di Matteo l’aveva scelta per un desiderio d’amore,<br />

provocò in Livia una così intensa e sublime emozione, da renderla incapace di dire<br />

una parola, persino di esprimere la gioia <strong>che</strong> traspariva dai suoi occhi.<br />

I due giovani si trovarono inquieti, innamorati or<strong>ma</strong>i,<strong>ma</strong> cauti nell’esserne<br />

coscienti, nel timore di dire qualcosa di stonato, <strong>che</strong> rovinasse tutto.<br />

Si limitarono a guardarsi caldamente negli occhi ed a fingere di non avere intuito<br />

<strong>che</strong> i loro volti si erano sensibilmente arrossiti.<br />

Ripresero poi a parlare, <strong>ma</strong> di argomenti estranei al loro languore sentimentale.<br />

Compresero <strong>che</strong> quelle po<strong>che</strong> e meravigliose parole e quelle pure emozioni non<br />

dovevano essere turbate, <strong>ma</strong> ri<strong>ma</strong>nere così com’erano in quei meravigliosi<br />

momenti.<br />

Potevano forse pensare <strong>che</strong> fossero fugaci?<br />

Tutti gli eventi, lieti e dram<strong>ma</strong>tici <strong>che</strong> vissero ebbero un’infallibile bussola, infatti,<br />

in quell’indimenticabile incontro dei loro cuori.<br />

Il giorno dopo,alle prime ore del pomeriggio,Livia si recò all’indirizzo indicato sul<br />

biglietto lasciatole da Matteo.<br />

Si trovò davanti ad un palazzo tutto vetri occupato da una ditta esportatrice di<br />

specialità alimentari per l’infanzia.<br />

Venne ricevuta dal capo del personale,cui il padre di Matteo aveva segnalato la sua<br />

richiesta di un impiego a tempo parziale.<br />

La visita fu alquanto breve : le vennero chieste le notizie essenziali sugli studi<br />

fatti,sui diplomi conseguiti ed accertata le sue attitudini e disponibilità a svolgere<br />

l’attività di corrispondente.<br />

Ritenute soddisfacenti le sue risposte, le venne precisato l’orario <strong>che</strong> avrebbe<br />

dovuto osservare e l’ammontare della retribuzione <strong>che</strong> le sarebbe stata corrisposta.<br />

Una stretta di <strong>ma</strong>no e Livia, veramente lieta ed an<strong>che</strong> stupita <strong>che</strong> la sua assunzione<br />

fosse avvenuta in pochi minuti e senza incontrare la mini<strong>ma</strong> difficoltà, se ne tornò a<br />

casa per dare la buona notizia al padre,ancora in cassa integrazione.<br />

Un solo pensiero la turbò un poco.<br />

“ Il padre di Matteo deve essere un uomo molto importante,molto influente e di<br />

godere della <strong>ma</strong>ssi<strong>ma</strong> considerazione in quella società : sono stata ricevuta con il<br />

<strong>ma</strong>ssimo riguardo come se fossi chi sa chi …mentre sono solo una povera<br />

studentessa,figlia di operaio..<br />

Il mio compagno non avrà certo vita facile,quando il padre capirà <strong>che</strong> il figlio ha<br />

voluto aiutarmi,certo per bontà, <strong>ma</strong> più ancora per amore. Aiutare<br />

l’innamorata,figlia di un operaio,poi! “.<br />

Ma non ci pensò più. Rivide Matteo tutte le <strong>ma</strong>ttine,all’Università. Parte del<br />

pomeriggio era al lavoro,in quella ditta e parte la dedicava allo studio,fino a sera<br />

tarda.<br />

In pochi mesi riuscì a metter da parte il necessario per pagare l’arretrato delle tasse<br />

e, contemporaneamente, a non far <strong>ma</strong>ncare il necessario per vivere in due : quel<br />

poco <strong>che</strong> portava a casa il padre,infatti, sarebbe bastato a <strong>ma</strong>la pena per lui.<br />

Matteo,da parte sua,si sentiva tranquillo e con le idee più chiare di quelle <strong>che</strong> pri<strong>ma</strong>,<br />

stentando a <strong>ma</strong>turarsi,lo rendevano timido ed insicuro.<br />

38


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Quando era in casa si sentiva molto interessato a sentire quello <strong>che</strong> i genitori<br />

dicevano,cercava di comprendere i loro punti di vista e di conoscere le loro<br />

decisioni,an<strong>che</strong> quelle sottaciute.<br />

Cercava poi di valutare tutto ciò in base a quella nuova visione della vita e a quegli<br />

sprazzi di verità <strong>che</strong> la conoscenza di Livia gli aveva rivelato.<br />

Giorno dopo giorno si rese conto di dare un giudizio molto diverso da quello dei<br />

genitori, su una buona parte dei problemi <strong>che</strong> l’esistenza gli poneva davanti.<br />

Sentiva <strong>che</strong> il padre <strong>ma</strong>gnificava l’andamento di un grosso complesso in cui aveva<br />

investito dei capitali.<br />

Lui non si accontentava di questa notizia, <strong>ma</strong> voleva scavar dentro alla causa di<br />

quel successo imprenditoriale e stimolava il padre a dargli dei chiarimenti.<br />

Il più delle volte veniva a sapere <strong>che</strong> in quell’industria gli operai,i dipendenti in<br />

genere, erano inquadrati quasi militarmente. Abituale intolleranza da parte dei<br />

dirigenti di qualsiasi iniziativa o di an<strong>che</strong> un minimo fallo da parte dei lavoratori : il<br />

licenziamento od altri punitivi provvedimenti erano all’ordine del giorno.<br />

Attività sindacale compressa al minimo.<br />

Miglioramenti retributivi alquanto rari e concessi eccezionalmente ai più remissivi.<br />

Accennava raramente,il signor Uberto,ai propri collaboratori, a coloro <strong>che</strong> erano<br />

stati scelti per produrre la ric<strong>che</strong>zza dell’industria.<br />

Aveva operato in modo <strong>che</strong> il consiglio di amministrazione nominasse un direttore<br />

generale della <strong>ma</strong>ssi<strong>ma</strong> efficienza. La sua coscienza si era così liberata da ogni<br />

ostico proble<strong>ma</strong>.<br />

Riguardo ai collaboratori,infatti era un’eccezione <strong>che</strong> il <strong>ma</strong>nager usasse<br />

atteggiamenti di apprezzamento o quanto meno di bonaria comprensione per le<br />

difficoltà in cui non pochi di loro si dibattevano. Di nor<strong>ma</strong> ne rilevava<br />

un’incomprensibile insufficiente dedizione ai compiti loro assegnati.<br />

Si avvaleva di una politica cinica, <strong>ma</strong> congeniale ai propri disegni : quella di<br />

metterli in concorrenza lusingando quelli <strong>che</strong> gli andavano a genio con trattamenti<br />

particolari,con incentivi an<strong>che</strong> economici di ogni genere <strong>ma</strong> ben soppesati.<br />

I più invisi,pertanto, o si spremevano le proprie energie per porsi all’altezza dei<br />

beniamini o per compiacerlo in ogni possibile modo, o restavano isolati,fuori dal<br />

gioco ed alla lunga o si rassegnavano ad esser considerati degli scalda posto o si<br />

dimettevano,per disperazione o per aver trovato un’altra siste<strong>ma</strong>zione.<br />

Degli operai,invece,non se ne occupava mini<strong>ma</strong>mente.<br />

Aveva avuto l’accortezza di ingraziarsi con idonei accorgimenti,più ancora venali<br />

<strong>che</strong> non d’ammiccamento psicologico, i dirigenti di una parte del sindacato, la<br />

meno cosciente della propria missione, cio<strong>è</strong> di difendere gli interessi dei propri<br />

rappresentati e si era quindi venuto a trovare in una situazione di quieto vivere,di<br />

tutta tranquillità.<br />

L’atmosfera repressiva <strong>che</strong> gravava sulla fabbrica<br />

veniva pertanto contrastata solo da una minoranza battagliera, <strong>che</strong> veniva però<br />

tenuta sotto controllo dalla minaccia ed an<strong>che</strong> dalla messa in atto di esemplari<br />

licenziamenti.<br />

Il signor Uberto era a conoscenza di tutto ciò e se ne rallegrava.<br />

“Caro Matteo---diceva al figlio,<strong>che</strong> gli aveva fatto rilevare questa situazione con<br />

una certa acredine ---ho ben altri problemi cui pensare io.<br />

39


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Il proble<strong>ma</strong> dell’efficienza delle industrie <strong>che</strong> ho in <strong>ma</strong>no, l’ho risolto alla radice :<br />

dettando la politica <strong>che</strong> deve governarle e mettere alla loro guida creature della<br />

migliore società,la nostra”.<br />

Questo commento del padre lo indignò, senza però <strong>che</strong> avesse ancora ben definita<br />

nella sua mente,la causa dell’indignazione. Sentiva solo e con forza, <strong>che</strong> le<br />

considerazioni del padre erano dettate da un cinismo connaturato alla sua<br />

predominante posizione sociale.<br />

Si rese conto della necessità di approfondire con serietà quel proble<strong>ma</strong>, trattato con<br />

quella disinvolta insensibilità ed indifferenza degli interessi dei sottoposti,<strong>che</strong><br />

permeava sempre il giudizio <strong>che</strong> ne davano gli esponenti della sua classe.<br />

Di suo padre,cio<strong>è</strong> e dei suoi soci d’affari.<br />

Sarà bene <strong>che</strong> ne parli con Livia –pensò.<br />

indice<br />

40


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Riflessioni di Matteo con i lumi di Livia<br />

In un pomeriggio , seduti su una panchina del parco vicino alla sua villa, Matteo,<br />

invogliato an<strong>che</strong> dalla tranquillità del luogo in cui si trovavano, mise al corrente<br />

Livia dello scambio di idee avuto col padre e le chiese un parere o meglio ancora di<br />

chiarirgli i concetti, <strong>che</strong> sentiva confusi, sullo stato dei rapporti economici e sociali<br />

esistente nella produzione della ric<strong>che</strong>zza.<br />

La mia compagna –pensò ---ha il padre nel mondo del lavoro e lei stessa si tiene al<br />

corrente degli avvenimenti e delle teorie <strong>che</strong> lo riguardano. Mi aiuterà senz’altro ad<br />

orientarmi in proposito e di comprendere meglio di quanto sia in grado ora, come la<br />

pensa mio padre.<br />

Non fu certo deluso nella sua aspettativa perché Livia, con parole semplici, gli<br />

chiarì delle questioni molto complesse,almeno per lui.<br />

“ Matteo ---- gli disse ---- un paio di secoli fa, quando la classe eletta d’allora<br />

comprese <strong>che</strong> la propria ric<strong>che</strong>zza sarebbe aumentata impadronendosi dei nuovi<br />

sistemi di produzione e delle fabbri<strong>che</strong> <strong>che</strong> la generavano, i lavoratori erano<br />

veramente irreggimentati.<br />

Eravamo nell’epoca del “ padrone delle ferriere “, <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>ndava direttamente i<br />

propri dipendenti,col pugno di ferro.<br />

Le cose si sono poi gradualmente modificate.<br />

Al progresso <strong>ma</strong>teriale dei sistemi di produzione,dei <strong>ma</strong>cchinari,in<br />

definitiva,corrispose an<strong>che</strong> un progresso nell’organizzazione del lavoro.<br />

Al “ padrone delle ferriere” successe il capitalista.<br />

Chi disponeva di ingenti somme di denaro si associava con altri per la creazione di<br />

fabbri<strong>che</strong>, <strong>che</strong> producessero beni, <strong>ma</strong> an<strong>che</strong> un buon reddito a loro esclusivo favore.<br />

La direzione della fabbrica veniva affidata dalla società dei capitalisti, <strong>che</strong> si<br />

cautelava contro il rischio di rispondere an<strong>che</strong> in proprio delle eventuali perdite,<br />

costituendosi in società, a co<strong>ma</strong>ndanti di fiducia.<br />

I lavoratori non avevano allora più davanti a loro un singolo padrone, <strong>ma</strong> una<br />

società ed an<strong>che</strong> anoni<strong>ma</strong>.<br />

Il trattamento dei lavoratori divenne meno violento, <strong>ma</strong>terialmente,<strong>ma</strong> solo<br />

all’apparenza e nella sostanza non migliorò di certo. Il duro lavoro dava loro la<br />

possibilità di vivere e un certo miglioramento lo ottennero non certo per generosità<br />

dei capitalisti, <strong>ma</strong> grazie al continuo progresso scientifico.<br />

In definitiva al posto della frusta i nuovi padroni hanno usato sistemi più raffinati,<br />

meno brutali per disciplinare il lavoro,<strong>ma</strong> sempre rapaci nella sostanza.<br />

E questa situazione di sfruttamento <strong>è</strong> sempre proseguita, obbligando i lavoratori a<br />

sostenere dure lotte per <strong>ma</strong>ntenere e rendere le loro condizioni di lavoro<br />

sopportabili.<br />

I lavoratori hanno capito <strong>che</strong> dietro il “Padrone delle ferriere “ vi erano altri padroni<br />

ancora più rapaci del primo, alquanto insidiosi : non mostravano il loro volto,<br />

nascondendolo dietro un paravento , un salvacondotto di giustizia ,eretto a loro<br />

comodo. Hanno compreso <strong>che</strong> il loro avversario <strong>è</strong> il capitalismo e <strong>che</strong> la loro lotta<br />

avrebbe dovuto essere più mirata : combattuta an<strong>che</strong> contro il siste<strong>ma</strong> di cui lo<br />

Stato,l’etica e la cultura erano i suoi paladini.<br />

41


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Se non vi fossero state e non vi fossero ancora quelle lotte, <strong>è</strong> indubbio <strong>che</strong> chi<br />

lavora in fabbrica starebbe ancora peggio di quanto sta ora.<br />

Il progresso <strong>ma</strong>teriale ha fatto nuove conquiste scientifi<strong>che</strong> e tecni<strong>che</strong> e questo<br />

progresso ha giovato an<strong>che</strong> a coloro <strong>che</strong> non lavorano <strong>ma</strong>terialmente, <strong>ma</strong> <strong>che</strong><br />

usufruiscono della <strong>ma</strong>no d’opera od an<strong>che</strong> intellettuale altrui.<br />

Ma l’anarchia <strong>che</strong> si <strong>è</strong> diffusa nel mondo dopo la distruzione di quel famoso muro,<br />

<strong>che</strong> forse conoscerai, ha peggiorato ancora la situazione del mondo del lavoro e<br />

questa volta, forse in modo irreparabile.<br />

I padroni della ric<strong>che</strong>zza sono divenuti ancora più cinici ed anonimi : il trionfante<br />

liberismo ha portato ai vertici del dispotismo economico una forza subdola, libera<br />

da ogni impegno di solidarietà, co<strong>ma</strong>ndata solo dal miraggio di un reddito<br />

immediato,incurante di qualsivoglia proble<strong>ma</strong>,dram<strong>ma</strong> u<strong>ma</strong>no : la finanza.<br />

Il finanziere ha una mente gelida,una coscienza tenuta ad arte in letargo, sem<strong>ma</strong>i<br />

tornasse a pulsare, per portare a termine i suoi interventi utili solo a sé stesso.<br />

Benefica le industrie <strong>che</strong> gli fanno comodo, cambia a piacimento i loro padroni,<br />

provoca il loro fallimento quando gli conviene, impone loro il dislocarsi dove il<br />

lavoro costa meno, indifferente <strong>che</strong> i lavoratori <strong>che</strong> vi hanno lungamente profuso le<br />

loro energie, ri<strong>ma</strong>ngano senza ragioni di vita.<br />

Il finanziere può intervenire dappertutto : i confini di una buona parte degli Stati<br />

non esistono più. Sarebbe una buona cosa se questa globalità favorisse la solidarietà<br />

tra i popoli invece,purtroppo, <strong>è</strong> sfruttata da istituzioni avide,come la finanza, per<br />

inserirsi laddove viene intravista la possibilità di speculare.<br />

In alcuni Stati,an<strong>che</strong> potenti,inoltre, la finanza ha svolto una politica speculativa<br />

temeraria <strong>che</strong> ha arrischiato di coinvolgere nelle disastrose conseguenze, persino<br />

fallimentari, popoli interi.<br />

Questa <strong>ma</strong>lefica azione viene favorita, sostenuta, addirittura elogiata, dalla stessa<br />

cultura, povera ed oscena, <strong>che</strong> lo stesso siste<strong>ma</strong> genera e fa germogliare”.<br />

Livia aveva cercato di mitigare la crudezza connaturata all’argomento trattato, con<br />

un tono a bella posta dolce e suadente,<strong>ma</strong> Matteo restò impressionato,sconvolto<br />

dalla s<strong>che</strong><strong>ma</strong>tica rappresentazione fatta dalla compagna.<br />

Mio padre più <strong>che</strong> industriale, <strong>è</strong> un finanziere—pensò con un certa angoscia--- e<br />

quindi an<strong>che</strong> lui <strong>è</strong> uno speculatore, dalla mente fredda <strong>che</strong> cinicamente guarda solo<br />

al proprio interesse e non si cura dei problemi, dei drammi <strong>che</strong> la sua attività non gli<br />

permette nemmeno di considerare?. Dovrò chiarirlo questo dubbio e spero solo di<br />

essere sconfessato.<br />

E di questi drammi, in definitiva tragedie,in buona parte provocati dalla miseria, nel<br />

mondo,persino nella nostra città, ne accadono ogni giorno. Sono addirittura un <strong>ma</strong>le<br />

cronico, <strong>che</strong> non da tregua alla gente semplice.<br />

E’ un <strong>ma</strong>le <strong>che</strong> potrebbe essere lenito,curato dalla ric<strong>che</strong>zza, <strong>che</strong> invece pensa solo<br />

alla sua accumulazione ed a creare un fossato incol<strong>ma</strong>bile tra gli esseri u<strong>ma</strong>ni : tra<br />

gli umili ed i superbi.<br />

Matteo era riuscito a nascondere a Livia l’inquietudine <strong>che</strong> la sua chiara<br />

interpretazione dello sviluppo disarmonico della fondamentale attività dell’uomo, il<br />

lavoro e della conseguente aspra lotta tra le classi derivatone, gli aveva provocato.<br />

La compagna –aveva pensato—si sarebbe mortificata e spiaciuta.<br />

42


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Ritenne però indispensabile approfondire, in ogni modo, la gravità dei problemi <strong>che</strong><br />

la sua innocente ignoranza di tutto ciò <strong>che</strong> accadeva al di fuori dalla sua vita dorata,<br />

aveva cominciato ad esigerne il dibattito nella sua coscienza.<br />

Cominciò quindi a seguire ed a cercar di comprendere, non più alla superficie,<br />

come aveva fatto fino ad ora, <strong>ma</strong> nella sostanza, quello <strong>che</strong> succedeva nel suo<br />

mondo,a cominciare da casa sua.<br />

Il padre era convinto <strong>che</strong> Matteo fosse tornato tranquillo e remissivo come sempre,<br />

ora <strong>che</strong> la compagna, <strong>che</strong> gli stava a cuore, aveva trovato, merito suo,<br />

un’occupazione <strong>che</strong> le permettesse di pagare le tasse universitarie.<br />

Si era invece ingannato. Questa volta,evidentemente,il suo fiuto e la sua acuta<br />

sensibilità non avevano funzionato o forse non vi era stato motivo perché non si<br />

fossero attivati come al solito : la pecorella, tale era di solito considerato il<br />

figlio,sembrava proprio tornato nel gregge.<br />

Il signor Uberto si sbagliava,però : la rivoluzione nel carattere di Matteo non solo<br />

non aveva arretrato,<strong>ma</strong> era ancora in atto ed ancora più agguerrita, grazie alle verità<br />

<strong>che</strong> l’unione con Livia gli faceva conoscere.<br />

Era successo solo <strong>che</strong> il giovane,consapevole di avere in sé,ora, idee nuove <strong>ma</strong> <strong>che</strong><br />

si agitavano ribelli da tempo nel suo spirito abulico, sentiva di avere davanti a sé un<br />

avvenire da conquistarsi con saggezza.<br />

Sarebbe stato imprudente far comprendere ai genitori <strong>che</strong> intendeva incamminarsi<br />

su una strada diversa da quella <strong>che</strong> loro gli avevano tracciata : seguire le orme del<br />

padre, affiancarlo per poi sostituirlo nella guida di complesse operazioni finanziare<br />

e nella cura dell’ingente patrimonio.<br />

Era meglio incamminarsi a passi sicuri, conquistare gradualmente posizioni sempre<br />

più favorevoli per realizzare gli obiettivi <strong>che</strong> si proponeva, <strong>che</strong> il suo spirito<br />

giovanile gli rendeva affascinanti, <strong>ma</strong> non ancora del tutto definiti, da plas<strong>ma</strong>re,<br />

rendere il più possibile resistenti a qualsiasi avversità.<br />

indice<br />

43


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Una visita poco gradita a Matteo.<br />

Maria Antonietta : la futura sposa scelta dai genitori<br />

Le occasioni per mettere in pratica la sua nuova visione della vita gli capitarono<br />

presto : una singolare visita dopo cena, <strong>che</strong> i genitori gli avevano annunciato con<br />

una certa aria misteriosa e <strong>che</strong>, a loro dire, avrebbe molto gradita,fu la pri<strong>ma</strong>.<br />

Quella visita, quell’avvenimento, ebbe luogo, disgraziatamente per il signor Uberto<br />

e la signora Lea,proprio in un periodo in cui l’amore tra Matteo e Livia, <strong>che</strong> già da<br />

qual<strong>che</strong> tempo aveva conquistato i loro cuori, si era acceso ancora di più.<br />

La cena di quella sera si svolse in un’atmosfera particolarmente serena e bonaria : i<br />

genitori di Matteo volevano evidentemente preparare il figlio ad accogliere con<br />

raffinato spirito cavalleresco, se non addirittura con entusiasmo, l’aristocratica<br />

giovane <strong>che</strong> desideravano venisse ad inserirsi nel novero delle sue amicizie.<br />

“ Matteo -- così l’aveva preparato la <strong>ma</strong>dre -- : Maria Antonietta, <strong>che</strong> conoscerai,<br />

appartiene ad una famiglia, <strong>che</strong> consideriamo di grande riguardo. Il padre, Lorenzo<br />

Marcoli, <strong>è</strong> uno dei più prestigiosi esponenti della nostra industria. Recentemente ha<br />

avuto un’importantissi<strong>ma</strong> commessa tramite il Ministero : quella di siste<strong>ma</strong>re la rete<br />

stradale di un importante Paese <strong>che</strong> ha subito im<strong>ma</strong>ni distruzioni a causa della<br />

guerra.<br />

Il suo nome,l’avrai notato,appare di frequente sui quotidiani.<br />

Ti puoi ben im<strong>ma</strong>ginare quale sia la consistenza patrimoniale di un personaggio del<br />

genere,proprietario persino di alcuni noti palazzi del centro città.<br />

La famiglia di questo cavaliere del lavoro conduce una vita sfarzosa, in una<br />

residenza principesca : nobiltà d’animo ed eleganza for<strong>ma</strong>le contraddistinguono i<br />

genitori ed i figli.<br />

Maria Antonietta <strong>è</strong> l’unica femmina : alta,snella, soave nei modi, dalla vivace<br />

intelligenza <strong>che</strong> le si legge in viso,negli occhi pieni di fascino,<strong>che</strong> ben si intonano<br />

alla bellezza del volto.<br />

Sei fortunato di poterla conoscere. Non <strong>è</strong> da tutti!.<br />

Tieni ben cara questa occasione,caro!”.<br />

A sua volta il signor Uberto si dava un gran da fare per rendere l’ accoglienza degli<br />

ospiti la più degna possibile.<br />

Aveva anticipato il suo ritorno a casa, predisposto <strong>che</strong> l’ora della cena venisse<br />

anticipata ed aveva mobilitato tutta la servitù affinché i preparativi di quanto fosse<br />

indispensabile per rendere confortevole il ricevimento degli invitati, venissero<br />

eseguiti alla perfezione.<br />

All’ora predestinata, il campanello suonò.<br />

Il cameriere provvide all’apertura del cancello ed all’illuminazione del giardino. La<br />

villa splendeva di luce.<br />

Scese poi incontro agli ospiti con una cameriera.<br />

Assieme all’autista e con un impeccabile inchino, i due servitori aprirono le portiere<br />

dell’auto ed aiutarono gli ospiti a posare i piedi sul terreno ghiaioso e li<br />

accompagnarono ai gradini dell’ingresso della villa.<br />

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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Sul ripiano antistante l’artistica porta, la signora Lea,il signor Uberto e Matteo, di<br />

cui la <strong>ma</strong>dre stringeva il braccio per sottolineare l’eccezionalità del<br />

momento,accolsero sorridenti ed onorati, sin da lontano,gli illustri ospiti.<br />

Maria Antonietta, persino scintillante per i preziosi <strong>che</strong> ne ornavano la figura,<br />

camminava a braccio della <strong>ma</strong>dre,non meno elegantemente abbigliata della<br />

figlia,mentre il padre camminava un poco distante, forse per ri<strong>ma</strong>rcare la<br />

preminenza della propria persona.<br />

“Carissi<strong>ma</strong> signora Marisa, carissimo Lorenzo, finalmente,<strong>che</strong> piacere ! Vi presento<br />

mia moglie Lea e questo giovanotto <strong>è</strong> Matteo, di cui ti parlo sempre! Prego<br />

entrate!”<br />

La signora Lea ripeté gli stessi convenevoli estendendoli a Maria Antonietta <strong>che</strong> nel<br />

frattempo era stata presentata dai genitori.<br />

Matteo si limitò dal canto suo a stringere la <strong>ma</strong>no al signor Lorenzo <strong>che</strong> gliela<br />

porgeva e fare un mezzo inchino a sua moglie ed a Maria Antonietta.<br />

Era sereno il giovane,<strong>ma</strong> un pensiero gli venne in mente più di una volta : “ Ecco!<br />

Fra non molto si parlerà an<strong>che</strong> del mio futuro, son sicuro. Mi toc<strong>che</strong>rà poi di<br />

sorbirmi la compagnia di questa Maria Antonietta <strong>che</strong>, secondo i miei <strong>è</strong> scesa dal<br />

cielo proprio per me!”.<br />

Gli ospiti vennero fatti accomodare nel salotto,reso<br />

perfetto an<strong>che</strong> nei minimi particolari, per la circostanza.<br />

I due capi famiglia,ambedue finanzieri di professione, vennero fatti accomodare in<br />

uno dei due bovindi.<br />

“Qui sarete più tranquilli e potrete parlare dei vostri affari senza essere disturbati<br />

dalle voci delle signore, e rivolgendosi a Matteo : tu vieni con noi, Maria Antonietta<br />

ti farà compagnia!”.<br />

E così avvenne. I due finanzieri si accomodarono soddisfatti, mentre la signora Lea<br />

preso il braccio delle due ospiti, le accompagnò nel lato opposto del salotto,<br />

facendo occupare dalla signora Marcoli la poltrona accanto alla sua ed indicando a<br />

Maria Antonietta ed a Matteo due altre poltrone, leggermente distanti.<br />

“An<strong>che</strong> noi –disse con un sorriso –vogliamo parlare in pace e voi ragazzi siete<br />

esonerati dall’ascoltare le nostre confidenze – parlate delle vostre cose, <strong>che</strong> vi<br />

interesseranno di più”.<br />

Tutto era ora siste<strong>ma</strong>to a dovere,come program<strong>ma</strong>to dai genitori di Matteo ed nel<br />

modo più confacente allo scopo <strong>che</strong> avrebbe dovuto raggiungere quell’invito : far<br />

conoscere al figlio quella perla di ragazza <strong>che</strong> era Maria Antonietta.<br />

Ebbe quindi inizio un intenso ed impegnativo conversare.<br />

Caro Lorenzo –cominciò il signor Uberto ---<strong>è</strong> un po’ di tempo <strong>che</strong> non ci<br />

vedevamo. Da quel giorno in cui ci siamo liberati da quel rammollito<br />

dell’amministratore del tuo recente acquisto. Ti ricordi? Parlo della società Pirani<br />

<strong>che</strong> tu avevi rilevato poco tempo pri<strong>ma</strong> alle tue solite ed avvedute condizioni. Ed<br />

ora come va quella ditta?”.<br />

Il signor dottor Lorenzo,Marcoli, <strong>che</strong> si era<br />

accomodato in poltrona nella posizione più rilassante possibile,<br />

rispose con la serafica flem<strong>ma</strong> <strong>che</strong> gli era congeniale e <strong>che</strong> teneva sempre,an<strong>che</strong><br />

nelle situazioni più imbarazzanti ed inquietanti:<br />

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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

“Discretamente,carissimo Puricelli, ho la fortuna od il fiuto,come vuoi tu, di<br />

riuscire a star sempre alla larga dai cattivi affari. E tu ,riconoscilo, sei <strong>ma</strong>estro nel<br />

fare buoni investimenti.<br />

A proposito, quell’ulti<strong>ma</strong> operazione <strong>che</strong> abbiamo fatto insieme,come va?. Le<br />

quotazioni in borsa di quella società mi pare <strong>che</strong> vadano sempre al ribasso. Ne sai<br />

qualcosa?”.<br />

La risposta non fu immediata perché quella società, <strong>che</strong> andava tutt’altro <strong>che</strong> bene<br />

era proprio quella in cui aveva fatto avere un’occupazione alla compagna di Matteo.<br />

Per evitare di andare incontro a delle perdite aveva in program<strong>ma</strong> di smembrarla e<br />

cederne una parte ad una ditta concorrente. Quale Presidente contava di far mettere<br />

al più presto all’ordine del giorno del consiglio di amministrazione quel<br />

proble<strong>ma</strong>. La parte <strong>che</strong> sarebbe stata poi ceduta alla concorrenza era quella in cui<br />

lavorava ora Livia, il cui posto di lavoro,di conseguenza, sarebbe divenuto<br />

aleatorio.<br />

Doveva evitare quei chiarimenti nel timore <strong>che</strong> Matteo ne venisse a conoscenza ed<br />

insorgesse quindi un nuovo proble<strong>ma</strong>.<br />

Si limitò quindi a dire:<br />

“Non eccessivamente favorevole, si prospetta quell’investimento. Nella prossi<strong>ma</strong><br />

riunione cer<strong>che</strong>remo di controllare meglio la situazione <strong>che</strong>,se necessario,la<br />

miglioreremo subito”.<br />

Il Marcoli si accontentò di quella risposta e portò la conversazione su altre questioni<br />

<strong>che</strong> interessavano pure il signor Uberto.<br />

Nelle altre parti del salotto il conversare era molto vivace.<br />

La signora Lea era riuscita a far parlare la sua ospite dei rispettivi problemi<br />

famigliari, specie quelli <strong>che</strong> riguardavano i figli e si trovarono talmente d’accordo<br />

su tanti modi di pensare, <strong>che</strong> ad un certo momento si sentì il coraggio di toccare con<br />

il proprio gomito quello della signora Marcoli facendole contemporaneamente, con<br />

un movimento del capo, rivolgere lo sguardo verso i due ragazzi <strong>che</strong>, in quel<br />

momento, stavano conversando allegramente.<br />

“Matteo ---- diceva Maria Antonietta--- dammi pure del tu, or<strong>ma</strong>i siamo in un<br />

mondo globale e tante idee spariscono e ne nascono delle nuove. Non credi?”.<br />

“Se proprio lo desideri non ho difficoltà a darti del tu. Le idee mi sembra però <strong>che</strong><br />

non cambino tutte : quelle buone ri<strong>ma</strong>ngono sempre. Non pensi?”.<br />

Maria Antonietta non era evidentemente abituata a parlare di idee e non sapeva<br />

neppure quali fossero quelle vecchie da rispettare. La risposta di Matteo, alquanto<br />

decisa poi,la sconcertò ed imbarazzò non poco. Ma volle dimostrarsi più riflessiva<br />

di quanto non fosse e pur non sapendo cosa dire rispose con una sicurezza di<br />

facciata:<br />

“ Certo,Matteo! Le idee buone i miei me le hanno sempre insegnate”.<br />

La risposta era tanto povera di contenuto <strong>che</strong> Matteo si rese conto di aver davanti la<br />

solita ragazza della classe eletta poco incline, di solito an<strong>che</strong> poco usa, a cercar di<br />

capire quello <strong>che</strong> girava attorno a lei.<br />

La sua vita –pensò Matteo --- <strong>è</strong> facile, molto più semplice della mia, a lei basta<br />

poter vivere senza problemi, avere tutto quello <strong>che</strong> desidera e tener sempre alto il<br />

livello della sua felicità.<br />

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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Non può certo passarle in mente <strong>che</strong> al di fuori del suo mondo,<strong>che</strong> <strong>è</strong> molto piccolo<br />

oltre a non aver ani<strong>ma</strong>,vi sia un altro mondo,immenso,pieno di sofferenze,di<br />

miseria,di morti violente,di contrasti impregnati d’odio,di disprezzo verso chi <strong>è</strong><br />

diverso per mille ragioni, a partire dall’aspetto esteriore, per nascita, per la sua<br />

fede,per gli usi,per la sua visione della vita , per il concetto dell’amore e avanti,a<br />

non finire.<br />

Speriamo almeno <strong>che</strong> conosca la bontà,l’abbia in sé e corrisponda a quella del<br />

prossimo.<br />

Si limitò a rispondere:<br />

“ Non lo dubito ed i miei hanno sempre fatto altrettanto. Bene, Maria Antonietta: ti<br />

avranno detto <strong>che</strong> io continuo gli studi. E tu come passi le giornate?”.<br />

Matteo aveva ritenuto opportuno di portare il discorso su argomenti non<br />

impegnativi. Se avesse infatti voluto attardarsi sull’approfondire quali fossero le<br />

idee buone e quelle cattive, sarebbe scivolato su un terreno favorevole a provocare<br />

dei contrasti d’opinione <strong>che</strong> desiderava evitare e <strong>che</strong> non sarebbero stati graditi ai<br />

genitori.<br />

Quella Maria Antonietta non gli sembrava proprio il tipo adatto ad affrontare<br />

argomenti di una certa serietà.<br />

Di quello <strong>che</strong> fa nella giornata non mi interessa proprio nulla -- pensò - stiamo<br />

comunque a sentire cosa dirà.<br />

“O Matteo,sapessi! La mia giornata <strong>è</strong> tanto piena <strong>che</strong> la sera sono stanca da morire:<br />

Dalle nove alle 12 del <strong>ma</strong>ttino sono impegnata a seguire un corso di disegno della<br />

durata di un’ora e poi un altro sulle creazioni della moda <strong>che</strong> termina a<br />

mezzogiorno.<br />

Una scappata in piscina ed alla una a pranzo dalla la zia <strong>che</strong> abita vicino.<br />

Alle tre lezione di inglese fino alle cinque e poi per finire debbo scappare in centro<br />

per la lezione di danza.<br />

E la sera cosa debbo fare ancora? Vedere un filmetto e poi finalmente un buon sono<br />

<strong>che</strong> mi ritempri.<br />

Cosa ne pensi? Scommetto <strong>che</strong> tu te la prendi con più cal<strong>ma</strong>? Non <strong>è</strong> forse così?”.<br />

Matteo non si aspettava certo <strong>che</strong> dalla bocca di quella ragazza, da cui era uscita<br />

una mitragliata di parole tutte dello stesso tono e con un sorriso <strong>che</strong> sembrava<br />

persino incollato sulle labbra tanto era sempre presente, venisse fuori qualcosa di<br />

buono,qual<strong>che</strong> idea.<br />

Abituato poi a conversare con Livia e a non ragionare <strong>ma</strong>i in superficie di qualsiasi<br />

proble<strong>ma</strong>, an<strong>che</strong> del più comune, gli sembrava quasi impossibile <strong>che</strong> un’altra<br />

ragazza,più o meno della stessa età, <strong>ma</strong> per il solo fatto <strong>che</strong> appartenesse ad un’altra<br />

classe sociale, usasse un linguaggio così diverso.<br />

L’una parlava in prevalenza di problemi da risolvere, di idee,di difficoltà, di<br />

ristrettezze,di gravi situazioni personali,l’altra si limitava a far la cronaca di una<br />

giornata facile,priva di difficoltà,di problemi da risolvere e poi solo di cose <strong>che</strong> le<br />

facevano piacere,di banalità.<br />

Del resto, ad osservarla bene,come lo stava facendo ora <strong>che</strong> se la trovava davanti,di<br />

quella Maria Antonietta non si poteva certo <strong>che</strong> avere un’impressione diversa da<br />

quella <strong>che</strong> si ricava poi nel sentirla parlare,nel muoversi.<br />

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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Era ancora nel pieno della gioventù, quella donna ed aveva un aspetto nel<br />

complesso piacente : piuttosto alta,slanciata,dalle forme del corpo <strong>che</strong> davano il<br />

senso dell’armonia, non provocanti . Capigliatura folta, morbida, curata, ben<br />

pettinata.<br />

Il volto aveva una sua purezza e bellezza di linee.<br />

Gli occhi erano vivaci. La bocca piuttosto piccola,ben disegnata, <strong>che</strong> nel parlare e<br />

nel continuo sorridere,sembrava si spalancasse addirittura per mostrare una<br />

dentatura perfetta e bianchissi<strong>ma</strong>.<br />

Non aveva però una vera espressione quel viso.<br />

Aveva un certo <strong>che</strong> di artefatto, di innaturale, freddo e assieme un poco spiritato,<br />

quasi <strong>che</strong> fosse stato modellato senza alcuna originalità, avvalendosi di un<br />

determinato cliché.<br />

O forse erano gli occhi <strong>che</strong> erano sì vivaci,<strong>ma</strong> non dicevano nulla. In definitiva<br />

erano vuoti di sentimento.<br />

Matteo <strong>che</strong> aveva sempre sentito in sé ed ancora sentiva, una non comune esigenza<br />

non solo di spaziare con la mente sulla vastità dei problemi e dei misteri <strong>che</strong> hanno<br />

sempre affascinato la mente dell’uomo, <strong>ma</strong> di affrontarli an<strong>che</strong> senza timore e con<br />

grande impegno, si era subito reso conto di non aver nulla in comune con quella<br />

ricca ereditiera.<br />

Mantenne pertanto la conversazione con Maria Antonietta nei limiti delle banalità<br />

<strong>che</strong> non esigevano riflessioni particolari od esercizi di spirito critico, augurandosi in<br />

cuor suo <strong>che</strong> arrivasse il momento di congedarsi con gli illustri ospiti.<br />

L’ingresso nel grande salotto del cameriere e della cameriera, <strong>che</strong> in perfetta divisa<br />

posero su una grande tavolo diversi vassoi colmi di raffinati dolciumi ed il<br />

successivo invito rivolto agli ospiti di gradirli, prolungarono la durata di<br />

quell’incontro di due insigni famiglie.<br />

La dolcezza di quel campionario di pasticcini ed il brio provocato dai numerosi<br />

brindisi, favorirono l’intensificarsi dei conciliaboli sia delle signore <strong>che</strong> dei due<br />

importanti personaggi.<br />

Solo i due giovani erano contenuti nello scambio di idee.<br />

“ Cara signora Marcoli, come sono lieta di averla avuta mia ospite!. Vedrà <strong>che</strong> i<br />

nostri programmi andranno a buon fine”.<br />

La signora Lea alludeva all’amicizia dei due ragazzi, <strong>che</strong>, secondo lei, avrebbe<br />

dovuto in poco tempo divenire<br />

un legame sentimentale.<br />

Senza indesiderati sconfinamenti nella passione,si intende.<br />

Per unire due famiglie di alto rango dar spettacolo di cuori traboccanti di amore dei<br />

propri rampolli, non era proprio il caso.<br />

Anzi sarebbe stato inopportuno e degno del ceto piccolo borghese, sempre voglioso<br />

di far colpo sulla pubblica opinione.<br />

La signora Marcoli era pure lei molto lusingata dell’amicizia, <strong>che</strong> credeva nata sotto<br />

buoni auspici, della sua Maria Antonietta con quel giovane distinto di Matteo.<br />

E la confidò alla signora Lea, la sua soddisfazione.<br />

“Il suo Matteo,cara Lea,mi sembra proprio un ragazzo serio come lo erano i giovani<br />

ai nostri tempi.<br />

Studio,famiglia e senza tanti grulli in testa!”.<br />

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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

“ La sua Maria Antonietta <strong>è</strong> indubbiamente dello stesso stampo : soavemente<br />

affascinante per l’amorosa serietà <strong>che</strong> le si legge negli occhi. For<strong>ma</strong>no proprio una<br />

bella coppia i nostri eredi!”.<br />

Gli importanti <strong>ma</strong>riti, come tutti gli esponenti dell’alta finanza, erano invece<br />

stringati e freddi nel confidarsi,molto cautamente s’intende, i loro propositi.<br />

“Egregissimo Uberto --concluse così quella chiacchierata d’affari il potente<br />

Marcoli ----l’atmosfera politica <strong>è</strong> piuttosto irrequieta e la situazione sociale <strong>è</strong><br />

gra<strong>ma</strong> : se si opera con astuzia,in questo periodo, si possono raccogliere buoni<br />

frutti.<br />

E’ il momento di comprare a basso prezzo dove ci sono le condizioni di imporre le<br />

nostre offerte e di vendere quello <strong>che</strong> odora di bruciato.<br />

Sei d’accordo ? Uniamo le forze?”.<br />

“ Credo <strong>che</strong> tu m’abbia convinto : del resto abbiamo sempre operato sullo stesso<br />

terreno : le buoni occasioni le abbiamo sempre scovate ed ancor meglio sfruttate.<br />

Intesi allora.--- aggiunse poi abbassando la voce –se si uniranno an<strong>che</strong> i nostri figli<br />

chi potrà ostacolarci?”.<br />

Il Marcoli sorrise strizzando l’occhio, voltandosi discretamente verso Maria<br />

Antonietta <strong>che</strong> stava parlando con Matteo e, per sottolineare il suo accordo, strinse<br />

il braccio al suo collega d’affari.<br />

I convenevoli erano ancora in corso quando il cameriere avvisò <strong>che</strong> l’auto era<br />

pronta.<br />

I due finanzieri si strinsero calorosamente la <strong>ma</strong>no e si congedarono con le stesse<br />

parole:<br />

“Mi racco<strong>ma</strong>ndo,vediamoci presto : ce ne sono tante di questioni da definire!”.<br />

Le signore,invece <strong>che</strong> darsi la <strong>ma</strong>no si diedero un bacio sulle guance:<br />

“Cara Lea, se permetti ti do del tu. Mi farebbe piacere vederti presto, anzi ti attendo<br />

a casa mia dopo do<strong>ma</strong>ni. Maria Antonietta <strong>è</strong> libera quel giorno e ci sarà an<strong>che</strong> lei.<br />

Tu porterai con te Matteo,naturalmente,aggiunse,ammiccando sorridente con gli<br />

occhi”.<br />

“Cara Marisa,diamoci pure del tu,ne sono lieta.<br />

Ti ringrazio per l’invito. Ti darò confer<strong>ma</strong> do<strong>ma</strong>ni se verrò con Matteo.”.<br />

I due giovani si tennero invece un poco in disparte,indecisi se accodarsi ai padri,<strong>che</strong><br />

stavano scendendo la gradinata per raggiungere l’auto o stare accanto alle <strong>ma</strong>dri.<br />

Non pensarono neppure a salutarsi : erano turbati perché avevano intuito quello <strong>che</strong><br />

le <strong>ma</strong>dri stavano progettando nel loro conciliabolo riservato e con gli occhi puntati<br />

su di loro.<br />

“ Le amicizie,specie quelle <strong>che</strong> possono sfociare nell’intimità, ce le scegliamo noi –<br />

pensarono tutt’e due”.<br />

A Matteo,questa presa di posizione,trapelava persino dalla sua espressione e dal<br />

modo di comportarsi.<br />

Non si decideva neppure ad abbozzare almeno un convenzionale saluto a Maria<br />

Antonietta. An<strong>che</strong> la ragazza mostrava indifferenza e, per togliersi dall’imbarazzo,<br />

si affiancò alla <strong>ma</strong>dre,prendendole il braccio e si avviò con lei verso l’auto. Solo<br />

all’ultimo momento Matteo volle salvare la for<strong>ma</strong> e, raggiunta Maria Antonietta,le<br />

mise una <strong>ma</strong>no sulla spalla e le disse:<br />

“Lieto di averti conosciuta. Arrivederci!”.<br />

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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

“ Il piacere <strong>è</strong> stato mio,Matteo. Arrivederci”.<br />

Erano stati ambedue freddamente cortesi. An<strong>che</strong> preoccupati,si sentivano :<br />

avevano il sospetto <strong>che</strong> i genitori –<strong>che</strong> conoscevano bene-- avessero in mente di<br />

buttare l’una nelle braccia dell’altro per realizzare un’unione famigliare, da loro<br />

ritenuta condizione indispensabile per rafforzare e addirittura rendere più redditizia<br />

la loro posizione patrimoniale e conseguentemente più vasto e solido il loro potere.<br />

Un ultimo convenevole e l’auto dei Marcoli si mosse per raggiungere la loro<br />

residenza, principesca secondo la pubblica opinione.<br />

Pure i Puricelli rientrarono nella loro.<br />

“ Uberto ---così commentò la moglie ---hai notato <strong>che</strong> eleganza,<strong>che</strong> tocco<br />

aristocratico, Maria Antonietta?<br />

Con Matteo si formerà una coppia meravigliosa,,affascinante ed i genitori ne<br />

ricaveranno prestigio e fa<strong>ma</strong>. Non credi?”.<br />

“ Fai attenzione a Matteo,Lea! Bisogna avere prudenza e controllare come si<br />

comporta. Tu sai benissimo <strong>che</strong> ha una spiccata simpatia per quella compagna di<br />

studi per la quale mi aveva chiesto di cercare un’occupazione, <strong>che</strong> poi io le ho<br />

trovato recentemente.<br />

Chissà cosa penserà nostro figlio dell’avvenire <strong>che</strong> vogliamo preparargli! Ecco il<br />

proble<strong>ma</strong>”.<br />

“Ti capisco,Uberto. Cer<strong>che</strong>rò di fare il possibile per spingere Matteo sulla buona<br />

strada “.<br />

Il signor Uberto, non l’aveva detto alla moglie, era preoccupato per la sorte di<br />

Livia. La società in cui lavorava,in cui lui in definitiva aveva poteri<br />

decisionali,avrebbe dovuto quanto pri<strong>ma</strong> essere smembrata : una parte avrebbe<br />

cambiato ragione sociale e si sarebbe trasferita.<br />

L’altra parte,in cui si trovava Livia,sarebbe stata ceduta alla concorrenza e<br />

conseguentemente la ragazza,priva del suo appoggio,avrebbe potuto essere<br />

licenziata,tanto più <strong>che</strong> la <strong>ma</strong>nsione <strong>che</strong> le era stata affidata era del tutto<br />

complementare, non indispensabile.<br />

In questo caso sarebbe sorto un grave proble<strong>ma</strong> con Matteo <strong>che</strong> si sarebbe<br />

sentito,oltre <strong>che</strong> deluso,persino ingannato.<br />

Si scosse da questi pensieri, ,nel trovarsi vicino,nel salire la scale per raggiungere la<br />

camera da letto, Matteo <strong>che</strong> gli augurò la buona notte.<br />

indice<br />

50


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Matteo in un <strong>ma</strong>re di idee<br />

Considerazioni sull’attività del padre<br />

Il giovane,dal canto suo,stesosi sul letto,ne ebbe di problemi da affrontare,<strong>che</strong> <strong>ma</strong>i<br />

come quella sera si sentiva di dover chiarire,naturalmente con sé stesso.<br />

In casa sua, poco pri<strong>ma</strong>, aveva avuto davanti i genitori e degli ospiti di riguardo <strong>che</strong><br />

si confidavano, pensando ai loro interessi e facendo programmi da realizzare<br />

tempestivamente per difendere ed an<strong>che</strong> migliorare la loro invidiabile,ricca<br />

posizione.<br />

Suo padre ed il Marcoli : due finanzieri di alto livello <strong>che</strong> potevano decidere con le<br />

loro <strong>ma</strong>novre sull’andamento di un buon numero di industrie in cui avevano<br />

investito notevoli capitali.<br />

La sorte di coloro <strong>che</strong> lavoravano in quelle fabbri<strong>che</strong>, dipendeva da loro. In una di<br />

quelle poteva an<strong>che</strong> esserci il padre di Livia,un uomo come tutti gli altri <strong>che</strong> aveva<br />

offerto la propria forza,le proprie capacità e volontà per poterne ricavare di <strong>che</strong><br />

vivere nelle ristrettezze,con sacrifici usurando la propria resistenza<br />

fisica,invecchiando precocemente.<br />

Ecco il suo cruccio : quale la causa dell’abissale differenza tra quello <strong>che</strong> avevano<br />

ottenuto dalla vita due uomini della stessa origine? Quell’uomo e suo padre.<br />

La nascita non produce ingiustizie. Certo,non tutti nascono sani,integri,senza tare :<br />

la <strong>ma</strong>ggioranza però si affaccia alla vita senza diversità di rilievo. La pubertà,<br />

l’adolescenza poi e la gioventù, vengono vissute dai più quasi uniformemente an<strong>che</strong><br />

se le possibilità economi<strong>che</strong> possono agevolarne una parte.<br />

Esseri provenienti da famiglie agiate od ai limiti dell’indigenza hanno quasi le<br />

stesse possibilità di conquistarsi un avvenire. D’accordo! Si verifica poi una severa<br />

selezione nel corso degli studi. Emergono i più meritevoli, <strong>ma</strong> an<strong>che</strong> qui le<br />

possibilità di conquistarsi un futuro si diversificano solo per il merito.<br />

A questo punto però le cose cambiano : parte dei più meritevoli raggiungono<br />

posizioni di prestigio nel campo professionale o scientifico od artistico.<br />

Un’altra parte, fortunatamente minoritaria, raggiunge altre conquiste, ric<strong>che</strong>zze<br />

senza limiti,onori non sempre connessi al merito e persino un potere al di fuori da<br />

un riconoscimento legale, <strong>ma</strong> sostanziale, di smisurata portata e campo d’azione e<br />

persino l’arbitrio di decidere del destino di coloro <strong>che</strong> si trovano sul loro cammino.<br />

E’ a questo punto <strong>che</strong> non trovo risposta alla do<strong>ma</strong>nda <strong>che</strong> mi assilla : quale<br />

misteriosa, straordinaria, ano<strong>ma</strong>la risorsa dello spirito spinge, chi la possiede, a<br />

porsi uno scopo dell’esistenza e a volerlo raggiungere così profondamente e<br />

qualitativamente diverso da quello perseguito da chi non antepone al<br />

raggiungimento di un ordinario e lecito traguardo, la conquista della ric<strong>che</strong>zza fine<br />

a sé stessa e del potere quale mezzo per sottoporre il prossimo al proprio volere?<br />

Questo particolare e misterioso stimolo spirituale <strong>è</strong> certamente un derivato della<br />

capacità di volere, di cui <strong>è</strong> dotato l’uomo,<strong>ma</strong> <strong>è</strong> indubbiamente deviante.<br />

Chi se ne <strong>è</strong> impossessato e lo mette in atto <strong>è</strong> un essere chiuso in sé stesso,egoista al<br />

<strong>ma</strong>ssimo, <strong>che</strong> bada solo alla realizzazione del proprio interesse, nel contesto di una<br />

libidinosa concezione del potere. Se non riesce a sopraffare il prossimo, si<br />

inferocisce persino nei confronti di sé stesso.<br />

51


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Vi <strong>è</strong> da pensare--- concluse Matteo la profonda riflessione --- <strong>che</strong> proprio i tiranni,i<br />

dittatori,i cultori di ogni for<strong>ma</strong> di potere, siano posseduti da questa forza <strong>ma</strong>lvagia.<br />

An<strong>che</strong> gli speculatori,gli usurai,i finanzieri?<br />

E’ questa una do<strong>ma</strong>nda tragica <strong>che</strong> mi faccio – seguitò a pensare--- : ho il terrore<br />

<strong>che</strong> an<strong>che</strong> mio padre ed i suoi simili, i Marcoli, per esempio,rientrino nel novero dei<br />

cultori del potere e quindi……<br />

Questo dubbio non <strong>è</strong> da oggi <strong>che</strong> mi assilla ---così continuò--- : <strong>è</strong> quasi un tarlo <strong>che</strong><br />

lavora nel mio cervello.<br />

Livia,forse,per la sua <strong>ma</strong>ncanza di pregiudizi e serenità di spirito, potrà aiutarmi a<br />

far abortire questa insopportabile,inquietudine,dell’ani<strong>ma</strong>.<br />

Dopo quella visita dei signori Marcoli e della loro figlia Maria Antonietta, Matteo<br />

rivide Livia tutte le <strong>ma</strong>ttine.<br />

Alla fine delle lezioni,i due si incamminavano in direzione della periferia e dopo un<br />

bel tratto di strada si sedevano in un caff<strong>è</strong> vicino alla fer<strong>ma</strong>ta dell’ autobus, <strong>che</strong><br />

Livia avrebbe dovuto prendere.<br />

Parlavano di tante cose, della loro vita,di quello <strong>che</strong> succedeva in quei tempi<br />

nell’attività politica, dell’economia, delle lotte sindacali in tante fabbri<strong>che</strong> in crisi.<br />

Un bel giorno Matteo cominciò a parlare delle questioni <strong>che</strong> gli stavano a cuore,del<br />

padre,della sua attività, della sua ascesa nel mondo industriale e finanziario.<br />

Naturalmente con un certo tatto e senza valutazioni eccessivamente negative, in<br />

quanto, grazie ai genitori e specialmente a lui, aveva vissuto in mezzo agli agi e<br />

potuto studiare,an<strong>che</strong> se in un’atmosfera famigliare piuttosto soffocante e priva di<br />

orientamenti inclini alla comprensione del mondo esterno ed alla solidarietà.<br />

Ma quello <strong>che</strong> gli interessava di più era una serena valutazione dell’attività del<br />

padre, con i riflessi <strong>che</strong> poteva avere nei confronti del mondo in cui operava.<br />

E se poi fosse emerso <strong>che</strong> per svolgere un’attività del genere fosse necessario essere<br />

sordi a qualsiasi proble<strong>ma</strong> di coscienza e cio<strong>è</strong> avere un animo più <strong>che</strong><br />

egoista,addirittura cinico e insensibile alle sofferenze altrui,allora,pur rispettando<br />

quell’esteriorità di amore filiale <strong>che</strong> il genitore mostrava verso di lui, si sarebbe<br />

decisamente rifiutato di intraprendere quel cammino verso il futuro <strong>che</strong> gli si voleva<br />

imporre, persino quello di scegliersi la moglie,probabilmente Maria Antonietta.<br />

Anzi,avrebbe senz’altro imboccato un’altra strada.<br />

Per confidare questi problemi, questi dubbi ed esprimere con chiarezza quali<br />

fossero le perplessità <strong>che</strong> lo angustiavano, Matteo dedicò più di uno degli abituali<br />

incontri con Livia.<br />

L’approfondimento dei vari problemi connessi all’interrogativo <strong>che</strong> pri<strong>ma</strong> aveva<br />

rivolto a sé stesso e <strong>che</strong> ora poneva a Livia,non poteva certo esaurirsi in breve<br />

tempo,<strong>ma</strong> doveva essere graduale e veramente chiarificatore.<br />

Cominciò ad intrattenere la compagna sulle motivazioni <strong>che</strong> avevano spinto l’uomo<br />

sulla via del progresso. Avrebbe potuto darsi lui stesso una risposta pertinente,<strong>ma</strong><br />

volle sentire quella della compagna.<br />

“Matteo, metti forse in dubbio <strong>che</strong> l’uomo non volesse liberarsi dalla totale<br />

soggezione alle forze della natura <strong>che</strong> lo rendevano, ai primi tempi della sua<br />

apparizione in terra, vulnerabile da qualsiasi evento naturale ? La motivazione <strong>è</strong><br />

chiara ed <strong>è</strong> consistita nella necessità di far qualcosa per ripararsi e sopravvivere”.<br />

52


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Matteo avrebbe voluto porre altre do<strong>ma</strong>nde a Livia, in particolar modo quelle<br />

riguardanti l’attività specificamente spirituale,ideale, dell’uomo, <strong>ma</strong> ri<strong>ma</strong>se<br />

perplesso, indeciso, temendo <strong>che</strong> l’argomento fosse troppo intrigante,spinoso, e <strong>che</strong><br />

avrebbe potuto mettere a disagio,in imbarazzo,la compagna e rendendole persino<br />

poco invitanti i loro incontri giornalieri.<br />

Da quel momento non impegnò più Livia nel trattare problemi del genere e lasciò<br />

pure <strong>che</strong> fosse lei ad intrattenerlo sugli argomenti <strong>che</strong> le stavano a cuore.<br />

E fece bene perché Livia gli confidò quei piccoli <strong>ma</strong> significativi segreti, <strong>che</strong> gli<br />

fecero comprendere <strong>che</strong> la compagna corrispondeva al suo amore.<br />

L’assillo,però,di risolvere i problemi <strong>che</strong> aveva lasciato in sospeso, continuò a<br />

tormentarlo fino al momento in cui decise di cercare,nella fornita biblioteca della<br />

Facoltà di Filosofia, qual<strong>che</strong> testo <strong>che</strong> potesse fare al caso suo.<br />

Dopo un’assidua ricerca gli capitò sotto <strong>ma</strong>no un vecchio trattato del filosofo Max<br />

Nordau dal titolo “ Le menzogne convenzionali della nostra civiltà”, <strong>che</strong> lo attirò ed<br />

in cui ebbe modo di leggere alcuni brani aggiuntivi, <strong>ma</strong>noscritti, <strong>che</strong> soddisfecero la<br />

sua sete di conoscenza e <strong>che</strong> gli ri<strong>ma</strong>sero a lungo in mente:<br />

“ L’uomo,nel portarsi avanti nel cammino del progresso, ha dovuto fare delle scelte,<br />

indubbiamente ideali : come comportarsi verso il prossimo,come organizzare la vita<br />

associativa, per esempio.<br />

Aveva davanti a sé un ventaglio,una varietà di possibili soluzioni. Sono state sagge<br />

le scelte <strong>che</strong> ha fatto?<br />

Superato il periodo della lotta per la sopravvivenza, gli uomini hanno allargato il<br />

campo del proprio pensiero. Le emozioni <strong>che</strong> ne nascevano presero sempre più<br />

corpo e si consolidarono nei sentimenti : la simpatia,l’amore tra di loro,<br />

l’indifferenza ed an<strong>che</strong> l’odio.<br />

Se poi l’uomo si trovava davanti a sé un essere sofferente subiva delle emozioni,<br />

<strong>che</strong> si stabilizzarono poi quali sentimenti di solidarietà,<strong>ma</strong> an<strong>che</strong> di indifferenza e di<br />

cinismo.<br />

An<strong>che</strong> nell’organizzare la vita associativa si <strong>ma</strong>nifestarono diversi orientamenti :<br />

quello di rafforzare i naturali legami esistenti tra gli uomini,quello di delegare il<br />

compito di disciplinare il compito di disciplinare l’attività dei singoli ai più<br />

degni,quello di sottostare al più potente, <strong>che</strong> si era arrogato il co<strong>ma</strong>ndo della<br />

comunità.<br />

Tutti questi modi di tradurre le emozioni in sentimenti e le stesse intensità e qualità<br />

delle emozioni hanno un’origine unica: l’idea, <strong>che</strong> <strong>è</strong> stata un tutt’uno con la<br />

<strong>ma</strong>terialità di ogni essere <strong>che</strong> <strong>è</strong> apparso sulla terra.<br />

Non vi <strong>è</strong> <strong>ma</strong>i stata un’idea identica all’altra come non lo sono state e non lo sono le<br />

cellule, gli atomi e qualsiasi infinitesi<strong>ma</strong>le particella <strong>che</strong> costituiscono i mondi e<br />

<strong>che</strong> <strong>ma</strong>i sono nate e <strong>ma</strong>i periranno perché sono eterne come l’Universo.<br />

Le azioni dell’uomo sono sempre state guidate dalla specificità dell’idea di ognuno.<br />

An<strong>che</strong> nel suo svilupparsi, affinarsi e persino modificarsi,ogni idea non perde le<br />

peculiarità della <strong>ma</strong>teria, del corpo cui appartiene,di cui <strong>è</strong> una elevata funzione.<br />

Ecco perché in certi esseri <strong>è</strong> stata preponderante l’attitudine ad a<strong>ma</strong>re, in altri ad<br />

odiare. Da queste due inclinazioni di base si <strong>ma</strong>nifestano un’infinità di gradazioni e<br />

di caratteristi<strong>che</strong>.<br />

Vi sono quindi infiniti modi di a<strong>ma</strong>re e di odiare.<br />

53


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Vi <strong>è</strong> l’amore <strong>ma</strong>teriale,quello spirituale,quello morboso,quello generoso,la semplice<br />

bonarietà,così pure vi <strong>è</strong> l’odio mortale,quello <strong>che</strong> cova nell’ani<strong>ma</strong>, quello <strong>che</strong><br />

modella ogni agire,il semplice egoismo, l’egoismo sfrenato,il cinismo.<br />

Si può concludere <strong>che</strong> in ogni uomo vi siano contemporaneamente amore ed odio.<br />

Solo una mini<strong>ma</strong> parte ha solo amore nell’ani<strong>ma</strong> e cio<strong>è</strong> nell’idea e solo un’altra<br />

piccola parte solo odio.<br />

Matteo ruppe a questo punto la lettura, scosso da un improvviso e pauroso<br />

pensiero : mio padre? il padre di Livia? Livia? Io stesso? Quale <strong>è</strong> la nostra idea?.<br />

Livia,suo padre? Hanno in sé l’idea dell’amore,non vi <strong>è</strong> dubbio.<br />

Io? Non voglio giudicarmi,sarebbe un’arroganza.<br />

Mio padre? Devo trovare il coraggio di pensare <strong>che</strong> non può non avere in sé un<br />

sentimento opposto all’amore,an<strong>che</strong> se attenuato,in parte occultato da un percorso<br />

educativo,da un’apparente conformistica bonarietà e presentato sotto la veste di<br />

nor<strong>ma</strong>le prassi nel mondo imprenditoriale, industriale, degli affari.<br />

Un sentimento opposto all’amore? L’odio allora. Ma perché non mi spaventa questa<br />

conclusione?<br />

E’ vero,non mi spaventa perché quell’odio,quel genere di odio <strong>è</strong> diffuso in una<br />

parte della società,naturalmente con diverse gradazioni : nell’egoista,nel<br />

delinquente, in parte dei commercianti,degli imprenditori,degli speculatori,negli<br />

strozzini,an<strong>che</strong> nei finanzieri,come mio padre,purtroppo.<br />

Forse amore ed odio, <strong>è</strong> questa la dialettica <strong>che</strong> trascina la vita del mondo : un’eterna<br />

lotta il cui esito deciderà la fine o la liberazione dell’uomo.<br />

Matteo ri<strong>ma</strong>se a lungo molto impressionato da tutte queste considerazioni, <strong>che</strong> l’<br />

originale lettura aveva provocato, <strong>ma</strong> si sentì pure illuminato,soddisfatto di essere<br />

stato messo in grado di conoscere l’animo del padre.<br />

Il padre! Ecco la verità sulla natura dei suoi sentimenti : aveva nella sua idea una<br />

particolare energia di odio, <strong>che</strong> lo orientava al gretto egoismo,ad arricchirsi senza<br />

neppur rendersi conto delle sofferenze <strong>che</strong> le sue azioni potevano provocare al<br />

prossimo.<br />

Era un finanziere,quindi l’effetto negativo <strong>che</strong> il suo operato poteva provocare, ciò<br />

succedeva sovente,non veniva neppure a saperlo. Venivano invece a subirlo tutti<br />

coloro <strong>che</strong> lavoravano nelle industrie, sulle quali l’attività finanziaria si era<br />

abbattuta, o con la svendita del capitale azionario,o con lo smembramento o la<br />

delocalizzazione degli impianti, o con ingenti investimenti nella concorrenza con il<br />

conseguente contraccolpo nelle altre.<br />

Certe <strong>ma</strong>ssicce operazioni speculative provocavano di riflesso danni persino ad<br />

interi Stati con conseguente rimpallo o ripercussioni sulle popolazioni.<br />

Nell’idea del padre,però, come aveva appreso nella lettura del trattato<br />

dell’autorevole pensatore, era insita pure un’aspirazione al bene, <strong>che</strong> lo faceva<br />

apparire al mondo quale persona responsabile,corretta,di superiori capacità.<br />

Ed era sulla presenza di queste componenti dell’idea <strong>che</strong> avrebbe dovuto far leva,<br />

facendone sviluppare la migliore,la meno odiosa.<br />

Dopo questo intenso lavorio intellettuale,Matteo si sentiva ora in grado di affrontare<br />

il padre e di combattere una battaglia indubbiamente ardua ---ben conoscendo<br />

l’imponenza della severità della determinazione e della solidità della componente<br />

egoistica del suo carattere.<br />

54


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Ritornando poi a riflettere sulle questioni concrete <strong>che</strong> erano emerse nella vita<br />

famigliare, pensò <strong>che</strong> così preparato come si sentiva ora, avrebbe dovuto alla pri<strong>ma</strong><br />

occasione ed opportunamente, far abortire quell’intenzione velleitaria dei genitori di<br />

co<strong>ma</strong>ndare sul suo amore, imponendogli una moglie di tutta convenienza e bell’ e<br />

pronta: Maria Antonietta.<br />

indice<br />

55


Le decisioni di Matteo<br />

<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Riprese quindi,il giovane,i suoi incontri con Livia con la volontà di ottenere di più<br />

di quello <strong>che</strong> fino ad allora i suoi sentimenti avevano soltanto ed an<strong>che</strong> timidamente<br />

desiderato.<br />

Ora il suo spirito era deciso : liberare completamente la forza del suo amore verso<br />

Livia, per renderlo arbitro del comune destino e per rendere irrealizzabile qualsiasi<br />

altro disegno suggeritogli dall’opportunità dell’incremento patrimoniale, cui<br />

ambivano i genitori.<br />

Pure Livia sollecitava in cuor suo <strong>che</strong> Matteo le dimostrasse qualcosa di più <strong>che</strong> un<br />

timido amore, an<strong>che</strong> se accompagnato dal sostegno per farle superare le difficoltà<br />

economi<strong>che</strong>. Sentiva di essere veramente innamorata e disposta a seguirlo verso un<br />

futuro comune,se glielo avesse chiesto.<br />

Toccava perciò a Matteo dare l’avvio ad un percorso sentimentale da protrarsi senza<br />

limiti di alcun genere : era stato lui a prendere l’iniziativa di affacciarsi<br />

prepotentemente nella sua vita.<br />

Matteo intuì chiaramente la predisposizione di Livia a credere nel suo amore e ad<br />

offrirle il proprio per alimentarlo. Trasformò pertanto, i loro incontri di timidi<br />

innamorati in occasioni per render l’ani<strong>ma</strong> sempre più prolifica di intenso, puro,<br />

vero amore.<br />

I genitori del giovane avevano notato l’invigorirsi del carattere del figlio,<strong>ma</strong> non se<br />

ne preoccupavano : --l’età fa <strong>ma</strong>turare il carattere –pensavano.<br />

L’amicizia con Maria Antonietta si stava saldando,così sembrava loro. La speranza<br />

<strong>che</strong> non fosse lontano il giorno <strong>che</strong> con il fidanzamento si facesse un primo passo<br />

verso l’auspicata unione,sembrava realizzarsi gradualmente senza difficoltà.<br />

Matteo sembrava così sicuro nel suo comportarsi,da tranquillizzarli. Già due<br />

incontri tra i due eredi, vi erano stati e tutto si era svolto come desiderato.<br />

In vero Matteo aveva tenuto un atteggiamento molto riservato in quelle visite,<strong>ma</strong> il<br />

riserbo era stato interpretato come un segno di compostezza,di educazione,di<br />

distinzione.<br />

An<strong>che</strong> Maria Antonietta non aveva dato segno di alcun entusiasmo nell’intrattenersi<br />

con il presunto voluto sposo,<strong>ma</strong> si sa, un tocco di classe e di aristocrazia non<br />

autorizzano certo ineleganti, pacchiane <strong>ma</strong>nifestazioni esteriori ed esigono invece il<br />

controllo di qualsiasi emozione e sentimento, sia d’amore, <strong>che</strong> di gioia, <strong>che</strong> di<br />

dolore. L’importante <strong>è</strong> <strong>ma</strong>ntenere sempre un’apparente finezza nei modi.<br />

Un evento imprevisto venne però a scombussolare la tranquillità di Livia e di<br />

Matteo e si ripercosse sui rapporti tra padre e figlio e persino sul fidanzamento<br />

imposto.<br />

Il Puricelli aveva messo in atto lo smembramento della società e la cessione alla<br />

concorrenza della parte in cui lavorava Livia. Non passarono <strong>che</strong> pochi giorni<br />

dall’operazione <strong>che</strong> la nuova proprietà,nel previsto riassetto, provvide a licenziare<br />

diversi dipendenti, tra cui Livia.<br />

Matteo apprese la notizia proprio il <strong>ma</strong>ttino in cui la compagna l’aveva invitato a<br />

casa sua, per presentarlo al padre.<br />

56


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

“Matteo –così gli comunicò il licenziamento –tuo padre ha ceduto parte della ditta<br />

ed io ri<strong>ma</strong>ngo senza lavoro. Ma non preoccuparti : cer<strong>che</strong>rò di cavarmela<br />

egualmente. Andiamo a casa ora,mio padre ci attende”.<br />

Matteo dappri<strong>ma</strong> ri<strong>ma</strong>se senza parole,poi,con grande lucidità così sintetizzò il suo<br />

giudizio su quella disgrazia:<br />

“Mio padre non ha avuto pietà. Vuole affrettare i suoi <strong>ma</strong>neggi per impegnare il<br />

mio futuro con Maria Antonietta e mi ha messo davanti al fatto compiuto, per farmi<br />

rassegnare ad eliminarti dai miei pensieri”.<br />

Queste parole Matteo se l’era dette a bassa voce, come se parlasse a sé stesso,<strong>ma</strong><br />

Livia comprese quello <strong>che</strong> aveva voluto dire. Era al corrente del desiderio dei suoi<br />

genitori . Non aveva <strong>ma</strong>i sentito parlare di Maria Antonietta,<strong>ma</strong> le fu evidente <strong>che</strong><br />

quello non poteva <strong>che</strong> essere il nome della prediletta di suo padre. Non perse la<br />

cal<strong>ma</strong> : nessuno –era convinta – avrebbe potuto spezzare il legame tra lei e Matteo.<br />

“I nostri cuori –pensò—sono una barriera sicura”.<br />

Arrivarono,i due giovani, a casa di lei piuttosto taciturni,come lo erano stati durante<br />

il tragitto.<br />

Pensò il padre di Livia a rasserenare l’atmosfera durante il sobrio pasto:<br />

“Finalmente ti conosco, Matteo. Livia non mi nasconde nulla e mi ha sempre<br />

parlato di te.<br />

Beh! Cosa mi dici? La nostra vita <strong>è</strong> molto diversa dalla tua!<br />

Cosa vuoi? Non possiamo fare di meglio! Mi sembri però un bravo ragazzo, <strong>che</strong><br />

non guarda alle apparenze!”.<br />

“Papà,diventerai triste quando ti darò la cattiva notizia. Ho perso il lavoro oggi.<br />

Matteo <strong>è</strong> più dispiaciuto di me”.<br />

Il padre si sentì più imbarazzato <strong>che</strong> dispiaciuto:<br />

“Mi spiace. Capisco,però : lavoro a tempo parziale,racco<strong>ma</strong>ndato. Sono posizioni<br />

<strong>che</strong> non durano. Peccato! Per fortuna ti <strong>ma</strong>nca solo un anno alla laurea e ti sei<br />

messa a posto con le tasse. Abbiamo quindi qual<strong>che</strong> mese di respiro. Vedrai <strong>che</strong><br />

troveremo una soluzione”.<br />

“Signor Marco –Matteo non attese un attimo a farsi sentire – l’ho aiutata una volta<br />

sua figlia e l’aiuterò ancora –stia tranquillo – e questa volta farò in modo <strong>che</strong> non si<br />

verifichi più una delusione per Livia. Lei sa <strong>che</strong> le starò vicino ancora e poi,<br />

chissà…”.<br />

L’operaio si era già reso conto <strong>che</strong> quel giovane, figlio di un pezzo grosso,era sano<br />

di coscienza. Livia non l’avrebbe tollerata un giorno, la sua compagnia, se non<br />

fosse stato così. Aveva,la ragazza,la coscienza della sua classe: dalla vita si deve<br />

volere solo quello <strong>che</strong> va d’accordo con un ideale <strong>che</strong> può far bene a tutti ---diceva<br />

sempre –e non solo a quelli <strong>che</strong> hanno la borsa piena, come l’hanno i nostri<br />

padroni!”.<br />

“Matteo – lo tranquillizzò l’operaio –mia figlia non perde il tempo con te. So <strong>che</strong><br />

non starete ad aspettare <strong>che</strong> la fortuna vi caschi addosso dal cielo! Continuate pure<br />

sulla buona strada. Non ve ne pentirete <strong>ma</strong>i! Ed ora scusatemi : c’<strong>è</strong> una riunione del<br />

sindacato cui non posso <strong>ma</strong>ncare. Vi lascio e spero di vedervi ancora assieme!.<br />

Ciao Matteo,la buona volontà non ti <strong>ma</strong>nca!”.<br />

57


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Matteo si avviò verso casa con lo spirito piuttosto in subbuglio.<br />

Suo padre --questo era il suo fermo pensiero--ha voluto strafare, nel suo<br />

program<strong>ma</strong> di farmi coltivare, come vuole lui, il mio rapporto con Maria<br />

Antonietta.<br />

Evidentemente crede, da un po’ di tempo, <strong>che</strong> mi sia convinto dell’opportunità di<br />

allacciare un saldo legame di amicizia, destinato poi a diventare una vera<br />

unione,con Maria Antonietta.<br />

Crede forse –pensò pure-- <strong>che</strong> mi piaccia persino, quella frivola ragazza<br />

<strong>che</strong>,poveretta, ha in mente solo quello di cui una sua coetanea, <strong>che</strong> abbia la testa<br />

sulle spalle, non avrebbe nemmeno nell’anticamera del cervello.<br />

Ho fatto <strong>ma</strong>le,sono stato un bell’ingenuo ad accettare gli inviti dei Marcoli, a<br />

quelle festicciole in cui Maria Antonietta voleva far la regina,mettersi in mostra.<br />

L’ho fatto solo per dare un contentino a mio padre e per non fargli fare cattiva<br />

figura con quel suo amico finanziere.<br />

Con la sua mentalità <strong>è</strong> incomprensibile per lui <strong>che</strong> io possa preferire una compagna<br />

qualsiasi <strong>che</strong> non riesce neppure a pagare le tasse dell’Università,ad un’aristocratica<br />

futura erede di grandi fortune, <strong>ma</strong> acerba di sentimenti come Maria Antonietta.<br />

Con questi pensieri in capo, arrivò a casa deciso a discutere con suo padre di quello<br />

<strong>che</strong> era successo e di cui era venuto a conoscenza proprio e solo dalla persona <strong>che</strong><br />

aveva voluto aiutare.<br />

Seduta in salotto trovò la <strong>ma</strong>dre, <strong>che</strong> lo accolse con un sorriso triste <strong>ma</strong> soddisfatta,<br />

come se avesse la speranza ---pensò ---<strong>che</strong> la perdita del lavoro da parte della<br />

famosa compagna avesse potuto finalmente metter fine a certi pensieri del figlio e<br />

<strong>che</strong> or<strong>ma</strong>i dovesse convincersi an<strong>che</strong> lui, <strong>che</strong> quella relazione non era stata <strong>che</strong> un<br />

fuoco di paglia e <strong>che</strong> era l’ora di tornare alla realtà. Ma, come il <strong>ma</strong>rito, era stata<br />

tratta in inganno dalla presunzione <strong>che</strong> il loro piano non avrebbe certamente <strong>che</strong><br />

essere stato condiviso da Matteo.<br />

“ Matteo,come ti senti oggi? Sei tornato un poco tardi,hai già pranzato? Debbo farti<br />

preparare qualcosa? Tuo padre <strong>è</strong> già uscito, aveva degli impegni”.<br />

Il giovane non disse una parola della notizia <strong>che</strong> l’aveva turbato,persino indignato<br />

perché sapeva <strong>che</strong> la <strong>ma</strong>dre attraversava un periodo di <strong>ma</strong>lfer<strong>ma</strong> salute.<br />

“ Mi sentirò meglio quando avrò chiarito una questione con mio padre, questa sera<br />

–si limitò a rispondere-- Ho <strong>ma</strong>ngiato abbastanza e me ne vado di sopra,debbo<br />

studiare,<strong>ma</strong>m<strong>ma</strong>”.<br />

La signora Lea comprese <strong>che</strong> Matteo era alquanto contrariato, <strong>ma</strong> non disse nulla e<br />

non lo trattenne.<br />

Da qual<strong>che</strong> tempo la sua salute non era più quella di pri<strong>ma</strong>. Accusava non lievi<br />

disturbi ed aveva in corso continui esami : i medici non riuscivano a trovar la causa<br />

del suo <strong>ma</strong>lessere. Sentiva diminuire le forze, la donna e non aveva più voglia di<br />

interessarsi di tante cose, tendeva ad estraniarsi an<strong>che</strong> dalle questioni famigliari.<br />

Se era serena,lo era perché,come il <strong>ma</strong>rito non aveva alcun dubbio sul rinsavimento<br />

di Matteo. La tristezza <strong>che</strong> appariva an<strong>che</strong> dal suo modo di parlare di esprimersi, e<br />

l’insolita rassegnazione a qualsiasi evento era riferibile soltanto a quel preoccupante<br />

cambiamento del suo stato di salute.<br />

58


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Avrebbe voluto partecipare con impegno all’intensificarsi dell’amicizia con i<br />

Puricelli e contribuire con il suo interessamento a rendere sempre più intenso il<br />

rapporto tra il suo Matteo e Maria Antonietta,<strong>ma</strong> le <strong>ma</strong>ncavano le forze.<br />

Matteo,in camera sua, cercò di staccarsi dai suoi pensieri dedicandosi allo studio,<br />

<strong>ma</strong> poi non fece altro <strong>che</strong> prepararsi alla discussione col padre,<strong>che</strong> prevedeva<br />

dram<strong>ma</strong>tica.<br />

Erano quasi le venti, quando si sentirono due colpi di clacson.<br />

L’auto col padre stava varcando il cancello della villa e l’autista aveva avuto<br />

segnalare l’arrivo : pioveva forte ed era necessario <strong>che</strong> qualcuno venisse fuori con<br />

l’ombrello, per accompagnare in casa il padrone.<br />

Matteo,<strong>che</strong> era alla finestra,ansioso del ritorno del padre, uscì subito di casa con il<br />

domestico munito di ombrello e corse incontro all’auto per far scendere il genitore e<br />

riportarlo in casa protetto dalla pioggia.<br />

Il signor Leo era del solito umore : indecifrabile.<br />

Nessuno avrebbe potuto capire se gli affari erano andati bene o <strong>ma</strong>le.<br />

Il finanziere non scopriva <strong>ma</strong>i le proprie carte,le proprie intenzioni,an<strong>che</strong> in<br />

famiglia.<br />

Si sarebbe saputo quello <strong>che</strong> pensava,quello <strong>che</strong> aveva deciso, a pranzo od a<br />

cena,tra una portata e l’altra e solo un poco alla volta ,quasi a spizzichi.<br />

E quello <strong>che</strong> era nelle sue intenzioni lo si comprendeva solo dalle prime parole <strong>che</strong><br />

diceva, dal tono più o meno fermo o sottolineato da particolare accento.<br />

Quella sera,a cena, si trovarono solo Matteo ed il padre : la signora Lea era più<br />

indisposta del solito e quel pasto <strong>che</strong> avrebbe gradito in compagnia, le era stato<br />

servito in camera dalla cameriera.<br />

Il padre non disse verbo per tutto il tempo in cui sorbì la solita cre<strong>ma</strong> di verdure con<br />

la <strong>ma</strong>ssi<strong>ma</strong> cal<strong>ma</strong>,quasi centellinandola.<br />

Aveva già compreso dalla pri<strong>ma</strong> occhiata <strong>che</strong> aveva dato al figlio, nello scendere<br />

dall’auto, <strong>che</strong> la questione del licenziamento della compagna proletaria sarebbe<br />

stato messo all’ordine del giorno. Il suo mutismo era quindi giustificato dalla<br />

necessità di mettere a punto le più efficaci risposte da dare a Matteo.<br />

Attese <strong>che</strong> il cameriere,servito il secondo piatto,fosse ritornato nelle cucine.<br />

I suoi ponderati, calibrati, pensieri,vennero messi a conoscenza, con una flem<strong>ma</strong><br />

quasi solenne, del commensale, an<strong>che</strong> se questi era il figlio,un essere nei confronti<br />

del quale la spontaneità, la sincerità e la fran<strong>che</strong>zza avrebbero dovuto essere di<br />

nor<strong>ma</strong>.<br />

“Matteo! Non mi sembri molto lieto questa sera! Sei preoccupato per la <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong>?<br />

Sarebbe giusto,siamo tutti preoccupati per la sua salute <strong>che</strong> ha un andamento<br />

preoccupante. --- una pausa per sottolineare l’importanza della conclusione del suo<br />

prologo, ed alla fine disse, scandendo le parole :<br />

Allora Matteo,cosa mi rispondi?”.<br />

L’esca era stata buttata : ora toccava al figlio rispondere. La do<strong>ma</strong>nda era stata al<br />

<strong>ma</strong>ssimo penetrante nell’interlocutore e per il tono,l’espressione e la voce come era<br />

stata fatta, non avrebbe potuto <strong>che</strong> provocare una risposta franca, schietta, veritiera<br />

pronunciata senza peli sulla lingua.<br />

In quell’istante,poi, Matteo si rese conto <strong>che</strong> il momento era decisivo per i futuri<br />

rapporti con il padre e non risparmiò quindi, dal concentrare nella sua risposta, il<br />

59


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

senso profondo di tutte le riflessioni <strong>che</strong> lo avevano impegnato a farsi un giudizio<br />

dell’idea di base <strong>che</strong> caratterizzava il genitore:<br />

“ Certo! Non sono proprio lieto.<br />

Anzi sono offeso : non capisci di aver messo sotto i piedi i sentimenti verso una<br />

compagna <strong>che</strong> mi stava a cuore?<br />

Pri<strong>ma</strong> fai un bel gesto procurandole un lavoro indispensabile. Aveva ha an<strong>che</strong> il<br />

padre disoccupato.<br />

Poi rovini tutto, facendoglielo perdere da un giorno all’altro, senza neppure<br />

avvisarmi. Come posso sentirmi?”.<br />

Il padre non batté ciglio : era solo un poco impallidito.<br />

“ Era livore o rimorso ? –pensò il giovane--“.<br />

Ma la reazione del padre al suo interrogativo fu una prevedibile reprimenda:<br />

“ Una compagna! Senza risorse e futuro! Non <strong>è</strong> bastato un gesto di carità per far<br />

tacere la tua coscienza?<br />

E tu cosa vuoi fare o probabilmente hai già pensato di fare?<br />

Io e tua <strong>ma</strong>dre ti abbiamo messo davanti un avvenire sicuro, facoltoso. Saresti<br />

venuto an<strong>che</strong> tu a far parte di coloro <strong>che</strong> contano. Al tuo fianco avresti avuto<br />

un’invidiabile, aristocratica ed affascinante erede di una fortuna <strong>che</strong> si dira<strong>ma</strong> nei<br />

decisi gangli della finanza e tu ti perdi per la pri<strong>ma</strong> ragazza con la quale sei stato<br />

capace di imbastire un’avventura?<br />

Non <strong>è</strong> forse uno sproposito il tuo?<br />

Non sono proprio convinto, <strong>che</strong> lo vorrai compiere davvero!”.<br />

“Ecco –pensò Matteo neppur meravigliato di quello <strong>che</strong> aveva sentito --- mio padre<br />

ha detto proprio quello <strong>che</strong> prevedevo,<strong>che</strong> ero sicuro <strong>che</strong> dicesse. Cosa poteva dire<br />

d’altro?<br />

Vede la vita solo in funzione della ric<strong>che</strong>zza <strong>che</strong> rende superiori al prossimo ed al<br />

potere <strong>che</strong> ne discende “.<br />

La risposta da darsi, pertanto, non poteva <strong>che</strong> arginare una morale così misera e<br />

demolirne il principio infor<strong>ma</strong>tore.<br />

“Ah! E’ questo allora il tuo program<strong>ma</strong>!. Inserirmi in un mondo <strong>che</strong> parla un<br />

linguaggio diverso dal mio, in un’atmosfera <strong>che</strong> non darebbe respiro alla mia voglia<br />

di vivere,di essere libero, di conoscere i problemi di tutta la società non solo quelli<br />

della tua classe eletta! Maria Antonietta! Che vita sarebbe la mia accanto ad una<br />

donna del genere?<br />

La creatura di un mondo avido,senz’ani<strong>ma</strong>,<strong>che</strong> pensa solo a sé stesso, sordo alle<br />

sofferenze <strong>che</strong> gravano sulla <strong>ma</strong>ggior parte della società. Non <strong>è</strong> forse cosi?”.<br />

Nella breve pausa <strong>che</strong> seguì, padre e figlio ri<strong>ma</strong>sero immobili, dominando persino<br />

l’esteriorità dei loro volti, <strong>che</strong> non avevano ancora l’espressione più consona allo<br />

stato d’animo.<br />

Il genitore, uso alla forte e gelida concentrazione dello spirito, <strong>che</strong> il finanziere<br />

privilegia con grande flem<strong>ma</strong>, sembrò ri<strong>ma</strong>nere addirittura impietrito.<br />

Matteo invece cercava di infondere nel proprio aspetto quel tocco di energia <strong>che</strong> il<br />

nuovo orientamento ideale gli aveva rinvigorito la coscienza.<br />

Un poco impulsivo per la sua età, ruppe il silenzio per primo,ripetendo con foga:<br />

“ Non <strong>è</strong> forse così?”.<br />

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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

A questo punto il genitore non seppe più tacere e, con assoluta cal<strong>ma</strong>, rispose<br />

nell’unico modo <strong>che</strong> le sue incrostazioni ideali potevano permettergli:<br />

“ Rinsavisci,Matteo! Sei un Puricelli, hai una ric<strong>che</strong>zza, una reputazione famigliare<br />

da difendere : Maria Antonietta Marcoli ti aiuterà a coronare i successi di tuo padre<br />

ed i tuoi, <strong>che</strong> otterrai seguendo il sentiero <strong>che</strong> ho tracciato con il mio prestigio.<br />

Perché avrei dovuto avvisarti di un evento <strong>che</strong> ti procurava il vantaggio di por fine<br />

ad una ragazzata, <strong>che</strong> avrebbe potuto allontanarti da noi?<br />

Ti <strong>è</strong> dispiaciuta la perdita del lavoro della tua compagna? Beh! Se vuoi le troverò<br />

un altro posto!”.<br />

Si vide a questo punto Matteo scuotere la testa con sulle labbra un sorriso non certo<br />

di s<strong>che</strong>rno o beffardo ,sentimenti <strong>che</strong> non conosceva, <strong>ma</strong> di risoluta, bonaria<br />

risolutezza di chiarire in modo del tutto limpido la propria idea, quasi <strong>che</strong> volesse<br />

infonderla nel padre:<br />

“Il sentiero <strong>che</strong> ho scelto,papà, porta verso un avvenire più elevato di quello <strong>che</strong> mi<br />

indichi.<br />

La mia coscienza mi spinge verso il bene.<br />

An<strong>che</strong> per te sarà così, <strong>ma</strong> il bene <strong>che</strong> mi attira <strong>è</strong> differente di quello <strong>che</strong> esige il tuo<br />

lavoro, il tuo mondo e cio<strong>è</strong> una parvenza, un surrogato di bene, <strong>che</strong> produce frutti<br />

solo a chi lo possiede e lo usa per farsi più ricco e potente.<br />

Il bene <strong>che</strong> voglio io <strong>è</strong> quello <strong>che</strong> può migliorare la vita di tutti : di quelli <strong>che</strong><br />

soffrono di fame o d’ingiustizia, <strong>ma</strong> an<strong>che</strong> di quelli <strong>che</strong> sono chiusi in sé stessi<br />

come lo sei tu, <strong>che</strong> non conoscono la pace dell’ani<strong>ma</strong> e la gioia <strong>che</strong> premiano chi si<br />

dedica alla conoscenza e all’aiuto del prossimo.<br />

Ho voluto aiutare la compagna perché ritenevo ingiusto <strong>che</strong> non potesse continuare<br />

gli studi, mentre io lo potevo.<br />

Questo mi ha fatto scoprire dei sentimenti <strong>che</strong> erano ancora latenti in me : la gioia<br />

di aver compiuto un gesto solidale <strong>che</strong> ha creato un legame con la compagna ed<br />

an<strong>che</strong> l’amore verso di lei, tanta <strong>è</strong> stata lieta l’emozione suscitata nel suo cuore<br />

dalla mia spassionata generosità.<br />

Ed ora, papà, non posso annullare, neppure reprimere, dei sentimenti <strong>che</strong> hanno<br />

<strong>ma</strong>turato ed elevato la mia coscienza.<br />

Ho conosciuto la vita della compagna, di coloro <strong>che</strong> vivono nella sua misera<br />

periferia e ti assicuro <strong>che</strong> ho sentito verso quel mondo, <strong>che</strong> non conoscevo,<br />

un’affascinante attrazione, <strong>che</strong> assolutamente non provo verso il mondo in cui vuoi<br />

farmi prigioniero”.<br />

Il padre, <strong>ma</strong>no a <strong>ma</strong>no <strong>che</strong> il figlio esprimeva concetti per lui inconcepibili, <strong>ma</strong>i<br />

sentiti, subiva,senza <strong>che</strong> potesse impedirla, una strana metamorfosi del volto.<br />

Le palpebre si erano spalancate e mettevano in mostra un paio d’occhi persino<br />

ingranditi per la meraviglia, la bocca gli si era completamente chiusa, come se<br />

avesse il divieto di aprirsi, per esprimere stupore o forse per gridare il suo sdegno,<br />

nel sentirsi del tutto denudato da un’accusa così sferzante.<br />

An<strong>che</strong> chi <strong>è</strong> scosso da emozioni sconvolgenti,però, specialmente se refrattario alla<br />

dolcezza del bene, recupera in breve l’abituale gretto pensare.<br />

Alle volte,nel caso di cuori rinsecchiti,il ripristino dell’animo avviene senza neppur<br />

essere sollecitato da una morbosità abituale e radicata.<br />

Il Puricelli ritrovò presto il proprio io, accusandone però un certo indebolimento.<br />

61


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Il pungolo ideale di Matteo aveva raggiunto il punto nodale delle radici della<br />

<strong>ma</strong>lvagità dello spirito del finanziere, ne aveva reciso le più ispessite da tanti<br />

<strong>ma</strong>neggi speculativi e liberato alcune delle po<strong>che</strong>, potenzialmente generanti il<br />

sentimento del bene,dell’amore,presenti nel suo animo.<br />

Sarebbe or<strong>ma</strong>i stato ,quell’uomo, vulnerabile per l’avvenire all’aggressione di idee<br />

pregne di quell’armonia <strong>che</strong> <strong>è</strong> la vera fonte dei buoni sentimenti.<br />

Quella sera si alzò da tavola umiliato, infiacchito nella sua rigida concezione di<br />

antagonismo votato alla potenza del denaro e così si congedò dal figlio :<br />

“Dovrai riflettere Matteo! Il tuo posto <strong>è</strong> nella difesa, nel rendere ancora più grande<br />

quello <strong>che</strong> ho costruito. Non certo nel disperderlo”.<br />

Si avviò poi verso il suo studio con passo meno sicuro del solito.<br />

Da quel giorno Matteo si vide con Livia non solo il <strong>ma</strong>ttino,<strong>ma</strong> an<strong>che</strong> nel<br />

pomeriggio. La giovane aveva serie difficoltà a trovare una nuova occupazione, <strong>ma</strong><br />

non essendo nella sua natura abbandonarsi alla sfiducia , occupava diverse ore a<br />

studiare con Matteo, a prepararsi alla prossi<strong>ma</strong> sessione di esami.<br />

Contenevano l’esteriorità del loro rapporto d’amore,i due innamorati, per un<br />

semplice motivo : pensavano a costruirsi un avvenire e <strong>che</strong> per conquistare la loro<br />

unione , di sacrifici non si avrebbe certo potuto fare economia.<br />

Matteo da parte sua si era reso conto <strong>che</strong> per conquistare la propria libertà, per non<br />

farsi opprimere da quella cappa di idee, di insegnamenti, di modi di giudicare,di<br />

decidere, in cui i cui i genitori lo volevano spiritualmente imprigionare, avrebbe<br />

dovuto compiere passi decisi, senza tentennamenti, <strong>ma</strong> an<strong>che</strong> senza fughe in avanti.<br />

Si astenne pertanto da qualsiasi ulteriore contrasto col padre, mostrandosi però<br />

privo di qualsiasi resipiscenza.<br />

Sicuro del fatto suo.<br />

An<strong>che</strong> nei confronti dei Puricelli tenne una linea di condotta dignitosa e prudente.<br />

Ai the setti<strong>ma</strong>nali in cui era invitato faceva qual<strong>che</strong> chiacchierata con Maria<br />

Antonietta <strong>che</strong> con i mille frivoli pensieri, <strong>che</strong> aveva sempre in capo, non si dava<br />

certo da fare per farsi conquistare da Matteo, come i genitori avrebbero desiderato.<br />

Matteo poi, del tutto innamorato di Livia, non aveva nel proprio cuore nemmeno il<br />

più piccolo e periferico posto per quella ragazza, <strong>che</strong> per rinvigorire la propria<br />

apparenza aristocratica, aveva saputo solo accentuare l’erre moscia nel suo parlare.<br />

indice<br />

62


La perdita della <strong>ma</strong>dre<br />

<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

La situazione sarebbe stata immutabile a lungo, quando iniziò per Matteo un<br />

periodo triste e rivoluzionario della propria esistenza,nel medesimo tempo.<br />

Le condizioni di salute della <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong>,la signora Lea, in luogo di migliorare, per le<br />

assidue cure prestatele, peggiorarono vistosamente.<br />

I numerosi esami clinici cui era stata sottoposta non avevano del tutto chiarito la<br />

diagnosi della <strong>ma</strong>lattia.<br />

Così pure dicasi per le visite specialisti<strong>che</strong> ed i consulti medici.<br />

Solo un ricovero ospedaliero di una ventina di giorni rese possibile individuare la<br />

causa del deperimento e della profonda prostrazione della signora.<br />

Matteo ne era profondamente addolorato e preoccupato: aveva ridotto il tempo<br />

dedicato a Livia e si intratteneva regolarmente,specie la sera,nella camera della<br />

<strong>ma</strong>m<strong>ma</strong>, cercando di alleviare la sua sofferenza.<br />

An<strong>che</strong> il signor Uberto si era molto rattristato del continuo peggioramento delle<br />

condizioni di salute della moglie.<br />

La preoccupazione ed il dolore di assistere all’affievolirsi della vita di colei <strong>che</strong> gli<br />

era stata sempre a fianco nella sua snervante, frenetica attività finanziaria, avevano<br />

fatto affiorare dal suo intimo quegli sprazzi di bontà <strong>che</strong> il benefico scossone, avuto<br />

dal rivoluzionario <strong>ma</strong>turarsi di Matteo, aveva reso liberi nella sua coscienza.<br />

Livia si era accorta <strong>che</strong> la <strong>ma</strong>lattia della <strong>ma</strong>dre, considerata or<strong>ma</strong>i incurabile,<br />

influiva profondamente sullo stato d’animo di Matteo. Anzi, si convinse <strong>che</strong> aveva<br />

inciso persino sul suo carattere, perché il compagno,rattristato e preoccupato, aveva<br />

perso quel senso di ingenuità, di innocente visione della vita e di eccessivo<br />

ottimismo, <strong>che</strong> gli si leggevano in volto fino a poco pri<strong>ma</strong>.<br />

Se avesse invece saputo <strong>che</strong> Matteo aveva avuto un dram<strong>ma</strong>tico scontro col padre,<br />

in cui il suo nuovo modo di pensare era stato lealmente e con forza chiarito senza<br />

mezzi termini, avrebbe valutato diversamente l’apprezzabile <strong>ma</strong>turazione del<br />

compagno.<br />

Ed era così. Lo spirito del giovane si era fatto più forte e deciso proprio perché si<br />

era liberato dal timore di far sapere al padre <strong>che</strong> era cambiato nel profondo della sua<br />

coscienza,<strong>che</strong> non era più quello di pri<strong>ma</strong>, timido, remissivo, incerto, privo di<br />

mordente.<br />

Aveva fatto an<strong>che</strong> qualcosa di più : aveva con chiarezza lapidaria messo a nudo<br />

l’egoistica ed arida mentalità del padre, dichiarandogli poi apertamente <strong>che</strong> era sua<br />

fer<strong>ma</strong> intenzione di incamminarsi su una strada del tutto diversa da quella <strong>che</strong><br />

voleva fargli imboccare, <strong>che</strong> sentiva di ripudiare.<br />

Ma il colpo di grazia alla propria timidezza ed alla boriosa volontà dei genitori di<br />

co<strong>ma</strong>ndare sui suoi più intimi sentimenti, era stato dato dal suo rivelare con<br />

passione se non addirittura con orgoglio, il suo amore per Livia.<br />

Fino al momento in cui una sana , intensa e non fugace emozione, ri<strong>ma</strong>ne timida<br />

nell’intimo di chi già la sente in sé, non genera slancio vitale.<br />

Ma quando chi ne <strong>è</strong> portatore, ha l’audacia di lacerare il velo della timidezza <strong>che</strong><br />

impedisce di farla conoscere al mondo, allora rende deciso e sicuro chi l’ha liberata<br />

e gli da forza per raggiungere un nobile scopo.<br />

63


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

An<strong>che</strong> la <strong>ma</strong>dre,signora Lea, pri<strong>ma</strong> intuì e poi venne a conoscere dalle stesse<br />

confidenze di Matteo, <strong>che</strong> or<strong>ma</strong>i l’ ambita unione con la famiglia Marcoli, tramite<br />

quella dei rispettivi eredi,era del tutto sfu<strong>ma</strong>ta.<br />

Addio all’apparire sulla scena del vertice della classe eletta, del mondo<br />

imprenditoriale,dell’alta finanza, di una coppia affascinante,aristocratica, di<br />

impensabile signorilità ed eleganza, quella di Matteo e di Maria Antonietta,<br />

continuatori della fa<strong>ma</strong> dei Puricelli e dei Marcoli!<br />

La signora Lea non accusò il colpo, non si addolorò come Matteo avrebbe pensato.<br />

La pretenziosa signora d’un tempo era divenuta una semplice donna, convinta<br />

an<strong>che</strong> lei di essere di carne ed ossa come tutte.<br />

Pensava raramente alle sue ric<strong>che</strong>zze,ad devoto rispetto col quale le ami<strong>che</strong> dello<br />

stesso ceto, <strong>ma</strong> ora decadute o dal patrimonio di ordinario peso, usavano<br />

mostrarglielo per ingraziarsi il vasto potere <strong>che</strong> lei ed il <strong>ma</strong>rito potevano esercitare<br />

con un semplice virtuale cenno.<br />

Aveva preso,costretta a prendere per l’esattezza,l’abitudine di riflettere<br />

profondamente ed a lungo.<br />

Pensava alle tribolazioni dei parenti,lasciati nel dimenticatoio, persino alla<br />

numerosa servitù <strong>che</strong>,chissà, senza controllo, <strong>ma</strong> più ancora per la <strong>ma</strong>ncanza della<br />

sua guida,autorevole e <strong>ma</strong>gistrale, forse si sarebbe sentita abbandonata.<br />

Matteo! Lo pensava,certo. Ma non appena le appariva nella mente febbrile il suo<br />

nuovo aspetto di giovane or<strong>ma</strong>i <strong>ma</strong>turo, quasi di uomo padrone del proprio destino,<br />

fino a poco tempo pri<strong>ma</strong> ,giovane timido,desideroso di essere imboccato di saggi<br />

consigli, si intimoriva : il suo spirito rifuggiva ora, perché or<strong>ma</strong>i,prossimo a<br />

spegnersi,da un onesto esame di coscienza da parte sua.<br />

La povera donna, meno incline ad un operare cinico come il <strong>ma</strong>rito, serbava però in<br />

sé la capacità di a<strong>ma</strong>re, an<strong>che</strong> se nei limiti di una spiritualità subordinata ai doveri<br />

<strong>che</strong> le imponeva l’appartenenza alla sua classe sociale.<br />

Ogni riflessione <strong>che</strong> faceva sulle persone <strong>che</strong> le stavano vicino o con le quali aveva<br />

rapporti, venivano pertanto da lei improntate ad un ro<strong>ma</strong>ntico sentimento di<br />

comprensione e di amore, accentuato dalla tristezza, <strong>che</strong> l’inguaribile morbo<br />

infondeva in lei.<br />

Gradualmente, con l’inesorabile decorso della <strong>ma</strong>lattia, divenne indifferente a<br />

quello <strong>che</strong> succedeva attorno a lei,in famiglia,ai successi del <strong>ma</strong>rito,alla strada <strong>che</strong><br />

aveva preso Matteo. L’unione <strong>che</strong> aveva desiderato tanto,tra Matteo e Maria<br />

Antonietta ed in particolar modo con i Marcoli,non ri<strong>ma</strong>se <strong>che</strong> un pallido ricordo.<br />

Si spegneva serenamente,quella donna, tra il dolore <strong>che</strong> il <strong>ma</strong>rito sentiva<br />

davvero,particolarmente nelle pause dell’ininterrotta attività e quello di Matteo, <strong>che</strong><br />

sconfinava sovente nella sincera disperazione.<br />

Livia, di bontà squisitamente sensibile,provava persino un dolore affettuoso per<br />

quella signora, <strong>che</strong> non aveva <strong>ma</strong>i conosciuto. Tanto poi sentiva la necessità di<br />

confortare Matteo, <strong>che</strong> un pomeriggio,uno degli ultimi vissuti da sua <strong>ma</strong>dre,<br />

lo accompagnò nella triste visita.<br />

Forse fu il miracolo <strong>che</strong> premia l’amore sincero,forse fu un gesto d’affetto verso il<br />

figlio, forse addirittura un modo di benedire la sua volontà di scegliere come<br />

compagna della sua vita quella giovane <strong>che</strong> stentava persino a <strong>ma</strong>ntenersi agli studi,<br />

<strong>che</strong> fece prendere alla moribonda, con le proprie, le <strong>ma</strong>ni di Matteo e di Livia<br />

64


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

unendole con la forza <strong>che</strong> le era ri<strong>ma</strong>sta, con un sorriso assieme di amore, di<br />

augurio e di soddisfazione per il gesto compiuto.<br />

Ai due giovani spuntarono le lacrime agli occhi per la commozione. E quelle<br />

lacrime uscirono a lungo, poco dopo, quando il cuore della signora Lea cessò di<br />

battere.<br />

All’estre<strong>ma</strong> agonia partecipò an<strong>che</strong> il <strong>ma</strong>rito, liberatosi per la circostanza, dai soliti<br />

improrogabili impegni.<br />

Il dolore di Matteo per la morte della <strong>ma</strong>dre fu tanto profondo, da coinvolgere<br />

an<strong>che</strong> l’animo di Livia.<br />

L’amore tra i due giovani si radicò ancor di più accentuando la propria componente<br />

di affettuosità.<br />

A quel triste luttuoso evento seguì un lungo periodo di reciproco forte impegno di<br />

portare a termine gli studi, di tensione ideale, con la visione di un futuro <strong>che</strong> si<br />

sentivano sicuri di conquistare con la forza delle idealità, <strong>che</strong> or<strong>ma</strong>i avevano in loro<br />

stessi.<br />

indice<br />

65


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

La crisi economica ed una dram<strong>ma</strong>tica lotta sindacale<br />

Uberto Puricelli, non era passato <strong>che</strong> un mese dalla morte della signora Lea,aveva<br />

ripreso con il solito ritmo e con il solito virtuale cipiglio di navigato finanziere ed<br />

an<strong>che</strong> di agguerrito speculatore, la sua attività.<br />

Non pensava certo più ad invogliare Matteo ad incontrare Mara Antonietta. Era<br />

stato invitato dai Marcoli ad una serata con Matteo,<strong>ma</strong> se n’era andato solo.<br />

Or<strong>ma</strong>i si era rassegnato al radicale cambiamento dello spirito del figlio ed alla sua<br />

perdurante relazione con quella tal compagna, di nome Livia.<br />

L’aveva vista di sfuggita,quella ragazza, il giorno dei funerali della moglie,al<br />

braccio di un uomo di un certa età,dall’aspetto modesto,forse di semplice operaio.<br />

Non sapeva <strong>che</strong> quel tizio era suo padre : persona di tutto rispetto.<br />

Non voleva però intromettersi in quel rapporto <strong>che</strong> disapprovava,lo umiliava pure :<br />

non si sentiva nemmeno di provocare dei contrasti con il figlio. Non voleva<br />

affrontare Matteo in discussioni accese e sconvolgenti come quella in cui il figlio<br />

aveva apertamente dichiarato di voler imboccare una strada del tutto diversa da<br />

quella da lui tracciata.<br />

In definitiva tutto proseguiva conformemente alla nuova atmosfera <strong>che</strong> si era<br />

for<strong>ma</strong>ta in famiglia dal giorno in cui Matteo aveva fatto la conoscenza di Livia, se<br />

ne era innamorato a pri<strong>ma</strong> vista ed aveva chiesto al padre di aiutarla trovandole un<br />

posto di lavoro.<br />

Erano avvenuti,in vero,dei fatti nuovi, <strong>che</strong> però non avevano modificato una<br />

situazione or<strong>ma</strong>i stabilizzata : la confer<strong>ma</strong> del rifiuto da parte di Matteo di<br />

assecondare l’ambizioso desiderio dei genitori di vederlo incamminarsi verso il<br />

<strong>ma</strong>trimonio con Maria Antonietta e la morte della signora Lea.<br />

L’atmosfera famigliare,ossia tra padre e figlio, si era solo notevolmente raffreddata.<br />

L’amore <strong>che</strong> univa Matteo a Livia dava invece ancora più calore ai loro cuori.<br />

A smuovere la situazione di perdurante stallo tra i complessi rapporti tra padre e<br />

figlio, Matteo ed Antonietta, Matteo ed i Marcoli e loro simili e persino quelli tra<br />

Matteo e la classe eletta,si verificarono dei fatti eccezionali di profondo,<br />

straordinario significato.<br />

La crisi economica, <strong>che</strong> gravava sulla Nazione, non solo non si attenuava, <strong>ma</strong><br />

tendeva addirittura ad aggravarsi.<br />

Le industrie licenziavano, i salari erano come sempre insufficienti a soddisfare le<br />

esigenze vitali di chi lavorava e di chi viveva di sola pensione.<br />

Aspre lotte sindacali riuscivano ad arginare una disastrosa deriva, <strong>ma</strong> non certo a<br />

rovesciare una situazione seriamente pregiudicata, <strong>che</strong> avrebbe potuto essere<br />

almeno in parte sanata con un sostanziale sacrificio da parte della classe dei<br />

proprietari ed al potere.<br />

Questa classe, però, non voleva rinunciare an<strong>che</strong> ad un sia pur minimo<br />

alleggerimento dei propri redditi,della propria ric<strong>che</strong>zza.<br />

La disoccupazione aumentava. Si verificavano persino numerosi ed eclatanti casi di<br />

lavoratori <strong>che</strong> arrivavano a denunciare la loro dram<strong>ma</strong>tica situazione con l‘esporsi<br />

emble<strong>ma</strong>ticamente a gravi pericoli, allo scopo di richia<strong>ma</strong>re e mobilitare l’opinione<br />

66


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

pubblica, affinché intervenisse per far recedere l’industriale od il finanziere da esosi<br />

provvedimenti portatori di infauste conseguenze agli interessi dei lavoratori.<br />

I vari finanzieri Marcoli,Puricelli e compagni non disar<strong>ma</strong>vano però.<br />

Sapevano il fatto loro : operavano sempre con l’intento di fare buoni investimenti<br />

ed affari, an<strong>che</strong> sulle spalle di chi viveva di solo lavoro, di tutti coloro <strong>che</strong><br />

prestavano l’opera nelle industrie su cui la <strong>ma</strong>novra della finanza spadroneggiava<br />

come sempre.<br />

Nello stesso particolarmente critico periodo successe <strong>che</strong> la crisi aveva coinvolto<br />

an<strong>che</strong> una delle più importanti industrie della regione, con la conseguente messa in<br />

cassa integrazione di diverse centinaia di dipendenti,in buona parte operai.<br />

I sindacati non avendo avuto,dalla direzione,non solo chiarimenti e rassicurazioni<br />

sul futuro dell’azienda, <strong>ma</strong> nemmeno minime garanzie sulla ripresa dell’attività,<br />

procla<strong>ma</strong>rono pri<strong>ma</strong> un’astensione parziale dal lavoro e poi lo sciopero di una<br />

giornata intera di tutti i dipendenti.<br />

L’azienda ri<strong>ma</strong>se pri<strong>ma</strong> fer<strong>ma</strong> sulla propria posizione di incomunicabilità e poi<br />

mise in cassa integrazione un altro consistente numero di lavoratori.<br />

La risposta dei sindacati fu la dichiarazione di un nuovo sciopero, cui ne fece<br />

seguito dopo pochi giorni un altro ancora,considerato <strong>che</strong> la direzione insisteva nel<br />

proprio atteggiamento di chiusura ad ogni chiarificazione ed alle trattative proposte<br />

dal sindacato.<br />

La situazione peggiorò ulteriormente : nuova messa in cassa integrazione di altri<br />

lavoratori e nuovi scioperi.<br />

La Direzione tentò allora la carta dell’intimidazione e con un pretesto qualsiasi<br />

licenziò una decina di operai, quasi tutti delegati sindacali.<br />

La situazione di venne insostenibile ed allora i sindacati, an<strong>che</strong> per evitare <strong>che</strong> il<br />

comportamento provocatorio della direzione spingesse i lavoratori più insofferenti<br />

ad azioni estremisti<strong>che</strong>, si consultarono con i vertici nazionali dell’organizzazione,<br />

<strong>che</strong> agì prontamente procla<strong>ma</strong>ndo lo sciopero generale di tutto il settore industriale.<br />

Sia nell’industria in crisi <strong>che</strong> in diverse altre grandi industrie del settore, la finanza<br />

aveva ingenti interessi in gioco.<br />

I finanzieri ed i banchieri avevano investito enormi capitali in quel settore e<br />

pertanto si resero conto della necessità di eliminare con ogni mezzo lo stato di<br />

agitazione e gli scioperi in corso nell’ azienda colpita dalla crisi.<br />

Ristrette riunioni dei <strong>ma</strong>ggiori interessati al grave proble<strong>ma</strong> si conclusero<br />

segretamente con la decisione di provvedere alla delocalizzazione dell’attività<br />

produttiva dell’azienda in crisi.<br />

Per rendere operativo un drastico provvedimento del genere era però necessaria una<br />

decisione in tal senso da parte dell’Assemblea degli azionisti, <strong>che</strong> fu convocata<br />

sollecitamente, presso la stessa azienda interessata, <strong>che</strong> disponeva di idonei locali.<br />

Il caso volle <strong>che</strong> fossero i <strong>ma</strong>ggiori azionisti,proprio i due eminenti finanzieri:<br />

Lorenzo Marcoli ed Uberto Puricelli i più accesi sostenitori,nel corso<br />

dell’Assemblea <strong>che</strong> si ebbe luogo il giorno stabilito, della necessità di delocalizzare<br />

l’azienda.<br />

Gli operai e gli impiegati (oltre 2000 unità complessivamente) non erano a<br />

conoscenza dei lavori dell’Assemblea.<br />

67


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Notarono soltanto l’ingresso continuo di numerose auto <strong>che</strong> vennero ad occupare<br />

completamente il posteggio interno.<br />

Era quasi il momento in cui la sirena annunciava la fine della giornata lavorativa,<br />

quando si sparse la notizia <strong>che</strong> era in corso l’Assemblea degli azionisti. La<br />

preoccupazione dei lavoratori si <strong>ma</strong>nifestò subito. Le notizie sull’effettiva<br />

situazione economica dell’azienda e sulle decisioni <strong>che</strong> venivano prese al riguardo<br />

dovevano subito essere portate a conoscenza degli interessati --- chiesero subito i<br />

delegati sindacali.<br />

La riposta della direzione fu alquanto evasiva : l’Assemblea sarebbe continuata il<br />

giorno successivo e pertanto non poteva essere fornita alcuna notizia.<br />

Ai lavoratori non ri<strong>ma</strong>se altro <strong>che</strong> attendere, <strong>ma</strong> la loro preoccupazione non diminuì<br />

e la conseguente tensione divenne altissi<strong>ma</strong>.<br />

La fabbrica quella sera si svuotò, <strong>ma</strong> gruppi di lavoratori ri<strong>ma</strong>sero davanti ai<br />

cancelli per controllare l’uscita degli azionisti nella speranza di venire a conoscenza<br />

di quello <strong>che</strong> stava avvenendo e quello era successo nell’Assemblea.<br />

Dovettero però accontentarsi di assistere all’uscita della auto dei partecipanti<br />

all’Assemblea,<strong>che</strong> avvenne quasi subito : era evidente <strong>che</strong> l’Assemblea non si era<br />

conclusa.<br />

Il giorno successivo non tutti i dipendenti entrarono in fabbrica : un certo<br />

quantitativo ri<strong>ma</strong>se ai cancelli per controllare l’entrata delle auto degli azionisti ed<br />

avere così confer<strong>ma</strong> <strong>che</strong> l’Assemblea aveva ripreso i lavori.<br />

L’Assemblea riprese effettivamente i lavori quel giorno.<br />

Alcuni impiegati riuscirono ad entrare nel palazzo della Direzione, sfuggendo al<br />

servizio di vigilanza <strong>che</strong> permetteva l’ingresso solo ai dirigenti ed agli azionisti e<br />

raggiunsero il salone dell’Assemblea, senza farsi notare.<br />

Assistettero ad una riunione alquanto burrascosa : le notizie sulla situazione<br />

dell’azienda furono addirittura dram<strong>ma</strong>ti<strong>che</strong>.<br />

Gli amministratori fecero ognuno la propria relazione <strong>che</strong> concludeva nella certezza<br />

<strong>che</strong> si sarebbe verificato un irreparabile dissesto, se non fossero stati presi al più<br />

presto adeguati provvedimenti.<br />

La discussione <strong>che</strong> seguì fu alquanto accesa e le proposte di risanamento finanziario<br />

dell’azienda furono gravissime.<br />

Non ri<strong>ma</strong>neva <strong>che</strong> una soluzione, per salvare più <strong>che</strong> la ditta l’ingente capitale<br />

azionario: trasferire gli impianti, le attrezzature ed il monte merci in un’altra<br />

Nazione, in cui la <strong>ma</strong>no d’opera locale avesse un costo inferiore a quello<br />

attualmente sostenuto.<br />

Veniva previsto <strong>che</strong> nel volgere di qual<strong>che</strong> anno l’azienda,con il<br />

trasferimento,sarebbe divenuta addirittura redditizia.<br />

Pri<strong>ma</strong> ancora <strong>che</strong> i lavori terminassero,i tre dipendenti <strong>che</strong> si erano infiltrati<br />

nell’Assemblea, raggiunsero i propri uffici ed infor<strong>ma</strong>rono della dram<strong>ma</strong>tica<br />

decisione i delegati sindacali.<br />

La notizia si sparse tra gli operai proprio nel momento in cui la sirena invitava ad<br />

abbandonare la fabbrica.<br />

I delegati sindacali presero allora la parola in tutti i reparti, proponendo una pri<strong>ma</strong><br />

for<strong>ma</strong> di protesta <strong>che</strong> fu unanimemente accolta : attendere ai cancelli l’uscita degli<br />

azionisti e degli amministratori ed inscenare nei loro confronti una forte<br />

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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

<strong>ma</strong>nifestazione con lo scopo di far conoscere la loro volontà di difendere in ogni<br />

modo il posto di lavoro e di impedire <strong>che</strong> la fabbrica venisse chiusa o trasferita<br />

altrove.<br />

Davanti ai cancelli si affollò una <strong>ma</strong>ssa enorme,combattiva e decisa a tutto. Più<br />

l’attesa dell’uscita degli azionisti si prolungava, più la volontà di protestare<br />

aumentava.<br />

Finalmente le Guardie aprirono i cancelli e le prime auto uscirono, <strong>ma</strong> trovarono<br />

grande difficoltà a proseguire.<br />

Riuscivano ad andare avanti soltanto a passo d’uomo , suonando continuamente il<br />

clacson.<br />

Attorno a questo primo corteo di auto si erano for<strong>ma</strong>te due ali di lavoratori, <strong>che</strong><br />

for<strong>ma</strong>ndo uno stretto passaggio,quasi un sentiero, costringevano gli azionisti ad<br />

un’andatura di lu<strong>ma</strong>ca.<br />

Gli operai raggiungevano con la loro testa i finestrini di ogni auto, mostrando agli<br />

occupanti la loro espressione di vibrata protesta e obbligandoli a sentire i più<br />

significativi commenti alle loro intenzioni.<br />

Col passare del tempo, le urla della <strong>ma</strong>ssa divenivano sempre più forti e sdegnate. Il<br />

suono dei clacson ed i fischi degli operai aumentavano il rumore e la confusione.<br />

L’uscita dai cancelli delle auto degli azionisti, costretti a <strong>ma</strong>rciare così a rilento ,era<br />

lentissi<strong>ma</strong>.<br />

Il corteo,poi, dovette fer<strong>ma</strong>rsi più di una volta a causa di accesi scontri verbali tra<br />

gli operai ed alcuni azionisti <strong>che</strong> protestavano e minacciavano persino di far<br />

intervenire la forza pubblica.<br />

Più di un’ora trascorse quando si videro uscire dai cancelli delle auto<br />

particolarmente lussuose, più grandi di quelle comuni,con i vetri oscurati e guidate<br />

da un autista in uniforme. Evidentemente erano quelle degli amministratori e dei<br />

<strong>ma</strong>ggiori azionisti .” Pescecani! -- urlarono gli operai.<br />

Le ali degli operai si infittirono ancora di più rendendo ancora più lento e<br />

difficoltoso il transito delle auto.<br />

L’eco di questa imponente <strong>ma</strong>nifestazione si fece sentire an<strong>che</strong> nel centro della<br />

città,tanto era rumorosa e raggiunse persino la strada <strong>che</strong> portava verso la periferia,<br />

<strong>che</strong> Livia aveva da poco imboccato con Matteo, per tornare a casa.<br />

I due giovani,incuriositi cercarono di capire cosa stesse succedendo, <strong>ma</strong> nessuno dei<br />

passanti seppe dare loro una risposta. Intuirono però <strong>che</strong> non poteva trattarsi <strong>che</strong> di<br />

una <strong>ma</strong>nifestazione sindacale e pertanto, si portarono verso la zona industriale,dove<br />

si trovavano le grandi fabbri<strong>che</strong>.<br />

Raggiunsero la <strong>ma</strong>ssa degli operai, <strong>che</strong> cercavano di ostacolare il passaggio degli<br />

azionisti, proprio nel momento in cui si erano accese discussioni e persino delle<br />

colluttazioni tra le Guardie della fabbrica, richia<strong>ma</strong>te dal frastuono e un gruppo di<br />

operai, <strong>che</strong> tentava di fer<strong>ma</strong>re le auto dei pezzi grossi, per poi aggredirne gli<br />

occupanti.<br />

“Gridiamogli in faccia la nostra protesta, a questi pescicani ! –urlavano”.<br />

La situazione stava degenerando. I corpo a corpo con le Guardie diventavano<br />

sempre più numerosi.<br />

Qualcuno degli azionisti era riuscito ad avvisare col telefono dell’auto la Polizia e<br />

già si sentivano in lontananza le sirene delle camionette, <strong>che</strong> stavano arrivando.<br />

69


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Livia era molto preoccupata di quello <strong>che</strong> stava accadendo e stretto un braccio a<br />

Matteo disse a voce più alta quello <strong>che</strong> aveva mormorato pri<strong>ma</strong>, nel raggiungere la<br />

zona industriale:<br />

“Matteo ! La <strong>ma</strong>nifestazione parte proprio dalla fabbrica in cui lavora mio padre!.<br />

Succede qualcosa di grave! Senti! Sta arrivando la Polizia!”.<br />

Qualcosa di grave stava proprio accadendo : le Guardie della fabbrica avevano<br />

avuto la peggio, nello scontro con il gruppo di operai particolarmente animosi e due<br />

di questi erano riusciti a bloccare una delle auto ed aprire la portiera posteriore.<br />

“Venite un po’ fuori,pescecani! Vogliamo <strong>che</strong> ci diciate subito quello <strong>che</strong> state<br />

facendo! Non ci porterete via il lavoro questa volta! Su, fuori! Fatevi vedere in<br />

faccia!”.<br />

Uno degli occupanti dell’auto, proprio quella dei pezzi grossi, era stato preso da un<br />

braccio e tirato a forza per farlo uscire. Il personaggio si dibatteva,faceva<br />

resistenza,urlava.<br />

Nessuno interveniva,però. I <strong>ma</strong>nifestanti erano solidali con i più battaglieri e<br />

volevano proprio sentire quello <strong>che</strong> avrebbe detto quel potente azionista, <strong>che</strong> stava<br />

per essere messo a loro confronto.<br />

Il personaggio faceva però una resistenza accanita . L’altro azionista, <strong>che</strong> gli era<br />

seduto accanto, lo teneva per le spalle e quindi gli operai, per riuscire a trascinar<br />

all’esterno quello <strong>che</strong> avevano preso per un braccio, dovettero addirittura buttarsi<br />

dentro l’auto in cui si scatenò un corpo a corpo furioso. Finalmente il <strong>ma</strong>lcapitato,<br />

con un ultimo strattone, venne portato all’esterno,in mezzo alla folla imprecante.<br />

L’azionista o amministratore <strong>che</strong> fosse,si dimenava e non staccava i piedi da terra,<br />

per impedire di essere trascinato in mezzo alla folla. Il cappello e la borsa gli erano<br />

caduti a terra ed il cappotto, per gli strattoni datigli al braccio, stava sfilandosi da<br />

una parte.<br />

La <strong>ma</strong>ssa, vedendoselo or<strong>ma</strong>i a pochi passi, aumentò le invettive,le urla e la propria<br />

fer<strong>ma</strong> richiesta :<br />

“Finalmente ti fai vedere,anonimo padrone! Ora devi parlar chiaro. Abbiamo il<br />

diritto di sapere quello <strong>che</strong> si tra<strong>ma</strong> alle nostre spalle. E’ il nostro lavoro <strong>che</strong><br />

produce per tutti, mentre voi pensate solo ai vostri interessi!”.<br />

Il poveraccio veniva spinto da tutte le parti e correva persino il pericolo di andare a<br />

finire sotto i piedi della folla.<br />

Qualcuno l’aveva preso per il collo e lo scuoteva come fosse una <strong>ma</strong>rionetta.<br />

La situazione era proprio pericolosa : da un momento all’altro poteva succedere<br />

l’irreparabile. La <strong>ma</strong>ssa era indignata ed inferocita nello stesso tempo.<br />

La Polizia non era in grado di intervenire : si trovava davanti una folla immensa,<br />

<strong>che</strong> le impediva di raggiungere le auto fer<strong>ma</strong>te dai lavoratori e l’azionista or<strong>ma</strong>i in<br />

ostaggio.<br />

Vi fu però chi comprese <strong>che</strong> la violenza in atto avrebbe potuto mettere in pericolo<br />

l’incolumità dell’ostaggio e vanificare il significato e lo stesso scopo della<br />

<strong>ma</strong>nifestazione.<br />

Non esitò un istante, quel lavoratore responsabile e si mise davanti, deciso, al<br />

gruppo <strong>che</strong> strapazzava l’azionista e fer<strong>ma</strong>mente lo fermò:<br />

70


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

“Lasciatelo! La nostra lotta non ammette questi sistemi! Il nostro sindacato, ho il<br />

titolo di rappresentarlo, chiederà per do<strong>ma</strong>ni una riunione con la Direzione e le<br />

decisioni prese dall’Assemblea,statene certi,dovranno esserci chiarite.<br />

Ed allora sapremo come portare avanti la nostra lotta”.<br />

Si fece poi largo nel gruppo e raggiunto l’ostaggio convinse chi lo tratteneva a farlo<br />

risalire l’auto.<br />

Livia e Matteo pur osservando la scena da una certa distanza, sentirono nascere in<br />

loro,ad un certo punto,uno strano presentimento.<br />

Fecero allora il possibile per avvicinarsi alle auto, fissando i volti degli<br />

interessati,specialmente quelli dell’operaio <strong>che</strong> aveva fatto valere la propria<br />

autorità. Matteo fu il primo ad escla<strong>ma</strong>re:<br />

“Livia,<strong>ma</strong> quello <strong>è</strong> tuo padre !Pensa,<strong>è</strong> proprio lui!”.<br />

“Sì, hai ragione <strong>è</strong> lui! L’ho capito quando si <strong>è</strong> fatto conoscere: <strong>è</strong> lui infatti, il<br />

segretario del comitato sindacale della fabbrica!Ecco dove siamo venuti oggi!”.<br />

Ma le sorprese non erano finite per i due giovani,quel giorno.<br />

La Polizia, raggiunto il luogo dove si era svolto il dram<strong>ma</strong>tico scontro, fece<br />

allontanare la folla dalle due auto e volle accertarsi <strong>che</strong> il <strong>ma</strong>lcapitato azionista non<br />

avesse subito lesioni.<br />

I due giovani si erano avvicinati alle auto proprio nel momento in cui il personaggio<br />

contestato si voltava per rispondere alla Polizia.<br />

Matteo si trovò davanti,a poca distanza colui <strong>che</strong> proprio non se l’aspettava : suo<br />

padre, il signor Uberto Puricelli uno dei più importanti azionisti della fabbrica.<br />

“ Livia,guarda! E quello <strong>è</strong> mio padre !: l’azionista salvato da tuo padre!”.<br />

“ O il pescecane come lo chia<strong>ma</strong>vano quegli operai? – rispose Livia, tanto<br />

emozionata <strong>che</strong> non seppe trattenere uno scoppio di risa.<br />

Poco pri<strong>ma</strong> si era trattenuta dal piangere di gioia e d’orgoglio, nel vedere il padre<br />

<strong>che</strong> dimostrava la forza del suo senso di responsabilità, della serietà delle proprie<br />

idee. Ma lo scorgere un uomo col fiero cipiglio della potenza, col cappello in<br />

terra,scapigliato,col cappotto <strong>che</strong> pendeva tutto da una parte,le era sembrato<br />

veramente buffo.<br />

Tutto stava finendo per il meglio : il padre di Matteo fu aiutato a siste<strong>ma</strong>rsi il<br />

cappello,a raccogliere la borsa, a rassettarsi ed a risalire sull’auto dove l’attendeva<br />

l’altro eminente finanziere : il dr.Lorenzo Marcoli.<br />

La folla si diradò. Le auto dei potenti ripartirono . Gli operai si fer<strong>ma</strong>rono a<br />

commentare l’accaduto,a discutere sulle decisioni del’ Assemblea e poi, affissi<br />

<strong>ma</strong>nifesti ed appesi, ai cancelli della fabbrica ed ai pali della luce, cartelli invitanti<br />

allo sciopero dell’indo<strong>ma</strong>ni ed alla partecipazione dell’Assemblea, <strong>che</strong> si sarebbe<br />

tenuta in fabbrica, una buona parte degli operai tornò alle proprie case.<br />

indice<br />

71


<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Una conclusione <strong>che</strong> confer<strong>ma</strong> le nuove idee di Matteo<br />

Quella sera Matteo pri<strong>ma</strong> accompagnò a casa Livia, poi tornò nella sua villa.<br />

Era molto tardi. Aveva voluto di proposito tornare tardi, nella speranza <strong>che</strong> il<br />

padre, col passar delle ore, si fosse almeno in parte riavuto da quella dram<strong>ma</strong>tica<br />

avventura, addirittura aggressione, subita quel giorno.<br />

“ Forse,pensava, l’autista avrà avvisato il domestico <strong>che</strong> il padrone sarebbe tornato<br />

a casa scombussolato,<strong>che</strong> avrebbe avuto bisogno di riposare un poco e poi di cenare<br />

alla buona e di essere alla fine accompagnato in camera, per godere di un<br />

rasserenante riposo.<br />

Trovò invece il padre seduto in poltrona nel suo studio, molto pensieroso e con<br />

un’espressione esacerbata.<br />

“Ah! Sei tornato Matteo. Ho già cenato, <strong>ma</strong> ho stentato a metter qualcosa nello<br />

sto<strong>ma</strong>co. Ho avuto una giornataccia,sai,oggi. Mi hanno persino messo le <strong>ma</strong>ni<br />

addosso quei lavoratori, <strong>che</strong> da un po’ di tempo riscuotono le tue simpatie.<br />

Hai saputo quello <strong>che</strong> <strong>è</strong> successo alle “Metallurgi<strong>che</strong> riunite “ di cui sono<br />

Presidente?<br />

Sciopero selvaggio, urla,insulti agli azionisti; una folla di scal<strong>ma</strong>nati voleva<br />

impedire l’uscita delle nostre auto dalla fabbrica in cui vi era stata l’Assemblea del<br />

capitale.<br />

Mi trovavo sulla mia Cadillac in compagnia del signor Marcoli e ci sono andato di<br />

mezzo. Per poco non <strong>è</strong> andata a finir <strong>ma</strong>le.<br />

I più esaltati chissà cosa volevano fare di me : picchiarmi brutalmente, nella<br />

migliore delle ipotesi!.<br />

Fortuna volle <strong>che</strong> un tizio, <strong>che</strong> non aveva perso la ragione, ha sentito il dovere di<br />

intervenire, di liberarmi dalle grinfie di quei violenti e di aiutarmi a salire sull’auto<br />

dalla quale ero stato tirato fuori selvaggiamente.<br />

Cosa ne pensi,Matteo?Sarebbe questa la <strong>ma</strong>turità della classe operaia?”.<br />

Nelle parole dell’uomo vi era, Matteo lo intuì,oltre ad un <strong>che</strong> di cattiveria, di<br />

disprezzo, an<strong>che</strong> un senso di umiliazione, di velato ed indefinito pentimento.<br />

Al termine dell’impegnativo,scabroso,intenso confronto ideale <strong>che</strong> seguì e seppe<br />

addentrarsi in una coscienza alquanto bolsa, emerse proprio, con chiarezza, <strong>che</strong> in<br />

quell’uomo,in quel inveterato finanziere, era prossimo il riconoscimento delle<br />

proprie colpe.<br />

Matteo non rispose subito alla do<strong>ma</strong>nda del padre.<br />

Si limitò a rincuorarlo, mettendogli una <strong>ma</strong>no sulla spalla, aggiungendo:<br />

“ La situazione <strong>è</strong> molto grave papà. La crisi fa emergere gravi problemi”.<br />

Osservò poi il padre <strong>che</strong> sembrava essersi immerso in profondi pensieri ed an<strong>che</strong> lui<br />

sentì la necessità di riflettere..<br />

“ Forse ---pensò --- l’avrà richia<strong>ma</strong>to alla realtà la parola crisi.<br />

Mi sembra di sentire il suo ragionare : “La crisi? Ma chi l’ha provocata? Nessuno :<br />

<strong>è</strong> una legge di mercato. Ed io <strong>che</strong> potevo, <strong>che</strong> posso farci?<br />

Null’altro <strong>che</strong> continuare quello <strong>che</strong> ho sempre fatto. Sono gli altri <strong>che</strong> devono far<br />

la loro parte.<br />

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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

Sacrificarsi,rinunciare a tante pretese, a pensare ai propri doveri, pri<strong>ma</strong> di agitarsi<br />

tanto. Se la prendono invece con me,con i miei soci e con tutti quelli <strong>che</strong> contano.<br />

Do<strong>ma</strong>ni l’Assemblea deciderà, <strong>è</strong> certo,di salvar la fabbrica ed i capitali <strong>che</strong> sono a<br />

rischio.<br />

E’ lo Stato <strong>che</strong> deve pensare a chi ri<strong>ma</strong>ne senza lavoro. Noi dobbiamo badare agli<br />

interessi generali ed ai nostri.<br />

Non possiamo certo buttare al vento il frutto di tanti sacrifici”.<br />

Matteo a questo punto si scosse. Quelle ipotesi sul pensiero del padre,erano<br />

veramente improntate a pessimismo. nero pessimismo.<br />

Se fosse quello, il senso del suo ragionamento, ci sarebbe d’aver paura – pensò--.<br />

Sarebbe vergognoso <strong>che</strong> si considerassero i lavoratori come semplici pedine da<br />

spostarsi da una parte all’altra,an<strong>che</strong> al di là dai confini della Patria, secondo la<br />

convenienza di pochi, in base ad una legge di mercato, di un mercato creatura di un<br />

siste<strong>ma</strong> economico perverso, escludente la solidarietà, for<strong>ma</strong>tosi necessariamente a<br />

causa dell’impazzare dello sfrenato individualismo,del cinico egoismo!”.<br />

Ma il giovane non ritenne saggio affrontare il padre sul terreno teorico, ideologico.<br />

Solo il richiamo alla coscienza,alla generosità,ai sentimenti inviolabili<br />

dall’egoismo,avrebbe potuto fare breccia nella rigida,dura, spessa incrostazione<br />

ideale del padre.<br />

“Mi chiedi cosa penso della classe operaia.<br />

Ma non hai pensato,papà,<strong>che</strong> quel tizio,come l’hai chia<strong>ma</strong>to, <strong>che</strong> ti ha liberato dalla<br />

morsa delle braccia dei più accesi <strong>ma</strong>nifestanti, non poteva <strong>che</strong> essere an<strong>che</strong> lui un<br />

operaio?<br />

Ed era an<strong>che</strong> del sindacato,come si <strong>è</strong> dichiarato e subito ascoltato.<br />

Ed allora cosa vuol dire ciò?<br />

Vuol dire <strong>che</strong> fosse comprensibile,u<strong>ma</strong>no, <strong>che</strong> il pericolo,minaccia in fin dei<br />

conti,di vedersi portar via la fabbrica, la ragione di vita, provocasse sdegno e<br />

spirito di rivalsa da parte degli operai. Operai <strong>che</strong> producono ric<strong>che</strong>zza di cui tu ed i<br />

tuoi simili ve ne appropriate.<br />

Le agitazioni sindacali,le proteste operaie,caro papà,non si svolgono in un<br />

laboratorio sotto controllo, <strong>ma</strong> nella viva realtà. E’ quindi prevedibile, quasi<br />

nor<strong>ma</strong>le, <strong>che</strong> qual<strong>che</strong> frangia della protesta tenda a sconfinare nell’eccesso,come<br />

nel caso <strong>che</strong> ha riguardato la tua persona.<br />

Succede però quasi sempre <strong>che</strong> nella classe stessa intervengano forze a riportare la<br />

lotta sulla strada <strong>ma</strong>estra e ad evitarne il fallimento.<br />

Lo comprendi questo,papà?”.<br />

Il padre,il finanziere, ri<strong>ma</strong>se quasi trasecolato dalla risposta del figlio.<br />

Da consu<strong>ma</strong>to e freddo calcolatore, riprese però subito l’energia <strong>che</strong> gli aveva<br />

sempre permesso di vincere,<strong>ma</strong> an<strong>che</strong> di sopraffare e do<strong>ma</strong>ndò a sua volta:<br />

“Un operaio, chi mi ha salvato? Chi lo può confer<strong>ma</strong>re ? E tu come fai ad esserne<br />

così sicuro?”.<br />

Si volse poi al figlio con un’espressione di sfida, per annullare col dubbio quella<br />

specie di sermone <strong>che</strong> si era sentito recitare.<br />

La risposta di Matteo fu fulminea e questa volta il padre, impallidito dalla<br />

sorpresa,non ebbe più parole.<br />

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<strong>Ric<strong>che</strong>zza</strong>, <strong>povertà</strong>, <strong>ma</strong> <strong>è</strong> l’amore <strong>che</strong> co<strong>ma</strong>nda<br />

“ Papà,quel tizio <strong>che</strong> ti ha tirato fuori da una situazione precaria, era proprio un<br />

operaio.<br />

Un operaio <strong>che</strong> conosco molto bene e <strong>che</strong> apprezzo: il padre della mia compagna,di<br />

Livia”.<br />

Il padre si trovò davanti, ancora una volta, l’amore del figlio verso quella<br />

compagna, quale inviolabile barriera per continuar ad imporre la morale <strong>che</strong> l’aveva<br />

rigidamente orientato nella sua conquista di ric<strong>che</strong>zza e di potere.<br />

Il suo concreto ragionare,questa volta rispettoso dell’eterna potente idea insita<br />

nell’uomo, lo convinse allora <strong>che</strong> il vero amore co<strong>ma</strong>nda sempre, an<strong>che</strong> sulla<br />

ric<strong>che</strong>zza e la <strong>povertà</strong>.<br />

Ricompose quindi la sua battagliera espressione e ri<strong>ma</strong>se a lungo a riflettere nel suo<br />

studio, Matteo invece,non si attardò molto a pensare.<br />

La sua nuova visione ideale della vita, apparsagli il giorno in cui aveva cominciato<br />

a comunicare spiritualmente con Livia, era or<strong>ma</strong>i, limpidamente chiara.<br />

L’Assemblea degli azionisti della “ Metallurgi<strong>che</strong> riunite”, sanzionò poi il<br />

trasferimento all’estero della fabbrica, <strong>che</strong> riprese presto a produrre redditi.<br />

Gli operai dovettero accontentarsi del sussidio della Cassa Integrazione e sopportare<br />

duri sacrifici della cui durata non <strong>è</strong> possibile fare previsioni.<br />

L’unione di Matteo e Livia non ebbe termine ed i due giovani affrontarono la vita<br />

con le loro forze.<br />

Il signor Uberto,il finanziere,ri<strong>ma</strong>se invece molto solo.<br />

Nel suo orientamento ideale qualcosa si era cambiato.<br />

Aveva cominciato a considerare, nel prendere decisioni, quello <strong>che</strong> le sue<br />

operazioni avrebbero potuto provocare in coloro <strong>che</strong> ne venivano coinvolti.<br />

indice<br />

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